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Contest di scrittura creativa
Q di Qhorin Halfhand
creato il 11 giugno 2009

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Ser Balon Swann
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Ser Balon Swann
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Inviato il 05 novembre 2009 21:17

proprio bello Arya!

 

 

però questi terroristi non è che abbiano proprio scelto fenomeno di sangue freddo... forse non ho capito io, ma è sventuta?

<img alt=" />

 

direi che c'era ancora tempo per andare in bagno, aprire il finestrino e lanciarsi fuori...


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Mordente
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Mordente
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Inviato il 06 novembre 2009 20:28

Poco a poco

 

Quando arrivò in stazione, il treno era già lì. Era grande, tanto lungo che non riusciva a vedere la locomotiva e l’ultimo vagone, e bello, rosso acceso con varie decorazioni color oro,

Sorridendo, l’uomo si affrettò a salire.

Si accomodò nel primo scompartimento che trovò, pieno per metà di persone che chiacchieravano allegramente, senza badare al nuovo arrivato, che si sedette sentendosi a suo agio. Notò quasi subito che l’interno del treno non era sfarzoso quanto l’esterno, anzi era piuttosto sporco, e di uno sgradevole colore beige. Tuttavia non si irritò più di tanto, e, sentendo il treno partire, si rilassò ammirando il paesaggio dal finestrino.

Si svegliò qualche ora dopo, anche se non si ricordava di essersi addormentato. Notò che alcune delle persone che prima sedevano a qualche posto di distanza si erano avvicinate e ora stavano accanto a lui. Erano una compagnia gioiosa, piena di vita, e in breve tempo anche l’uomo cominciò a scherzare e ridere con loro, sentendosi parte del gruppo. Una donna attirava particolarmente la sua attenzione: una signora di mezz’età, con uno sguardo gentile, e fu con lei che parlò maggiormente. Fu lei a dargli il soprannome che tutti usarono: Dino.

Il tempo passava in fretta, divorando stazioni su stazioni, e la compagnia di Dino cominciò ad assottigliarsi poco a poco: i suoi amici scendevano, e lui notò che anche se uscivano i passeggeri dallo scompartimento, non ne aveva mai visti entrarne.

Aveva paura quando pensava al “fuori”: dal suo finestrino, il lato sinistro del treno, vedeva un bellissimo paesaggio, che cambiava continuamente, da un armonioso scenario collinare a un impervio e affascinante picco innevato, a una rassicurante e tranquilla baia marittima. Ma il lato destro… quello era inquietante, angosciante: guardando da quella parte si vedeva solo il buio, un velo di tenebre che celava qualunque cosa si nascondesse in esso.

Dino si chiedeva dove andassero i suoi amici che scendevano, ma quando lo chiedeva a quelli che erano ancora con lui, loro assumevano un’aria perplessa e alzavano le spalle.

A un certo punto cominciava a sentire una certa angoscia: metà delle persone con cui aveva iniziato il viaggio erano scese. Ed infine arrivò il momento che temeva più di quanto riusciva a immaginare, a cui non aveva mai voluto pensare: la donna con lo sguardo gentile gli rivolse un sorriso triste e disse che doveva scendere, che quella era la sua stazione. Dino la implorò di non andare, di rimanere con lui, che nessuno la costringeva… ma lei scosse la testa; gli rispose che il capotreno sarebbe venuto ad accompagnarla giù, come faceva con tutti: il suo biglietto prevedeva di arrivare a quella stazione, e non oltre. Trattenendo le lacrime, Dino annuì. Lei si alzò e se ne andò, senza neanche dirgli addio.

L’uomo si guardò intorno: anche le persone che c’erano dall’inizio del viaggio erano quasi tutte scese. Però notò che ce n’erano di nuove. Strano, era convinto che nessuno fosse entrato, ma doveva essersi sbagliato.

Un altro gruppo attirò la sua attenzione: c’era una donna molto attraente circondata da uomini. La donna lo attraeva molto, e con un lieve senso di colpa nei confronti di quella che lo aveva appena lasciato, si unì a loro. Fece fatica, ma dopo qualche tempo era riuscito a ritagliarsi un piccolo spazio all’interno del gruppo, che notò essere giostrato e guidato dalla bella donna: concedeva a tutti un po’ di attenzione, ma a nessuno mai troppa. Fu mentre parlava con lei che un altro fece una battuta più brillante e gli rubò la palla. Dino lo guardò con odio e si accorse che non c’era niente che potesse fare. Mortificato, si allontanò.

Passò molto tempo a guardare le meraviglie che sfrecciavano dal lato sinistro del treno, e si sentì in pace. Non si annoiava ad ammirare paesaggi sempre diversi, anche se simili all’apparenza: ogni volta scopriva qualcosa di nuovo, qualche particolare che lo riempiva di stupore e meraviglia.

Ma non bastava. La solitudine pesava tanto, troppo. Notò improvvisamente che rimaneva solo un passeggero nello scompartimento, un vecchio con l’aria persa e lo sguardo fisso nel vuoto. Dino gli si avvicinò. Il vecchio lo guardò e disse: -Questo viaggio è terribile… tra quanto devo scendere?-

Dino rispose: -Non lo so… ma perché vuole scendere? C’è il buio là fuori…-

-Quando ero giovane no, non volevo andare… - il vecchio era sull’orlo delle lacrime. –Ma come si può continuare così? Non c’è più nessuno… c’è solo il dolore… e i ricordi… non voglio i ricordi… andate via!- All’improvviso si mise a urlare: -ANDATE VIA! ALLORA, CAPOTRENO, DOVE SEI? NON VIENI PER QUESTO VECCHIO?-

Dino si allontanò, spaventato. Una mano si posò sulla sua spalla. Si girò e vide un uomo rubicondo, dal volto rosa e gli occhi acquosi. Disse di essere il capotreno, e che Dino doveva seguirlo. Dino, terrorizzato, non riusciva a dire niente. Poi il suo sguardo si posò sul vecchio che gemeva e piangeva, e annuì, senza dire niente, e seguì il capotreno.



AryaSnow
Assassina al servizio della Barriera
Guardiani della Notte
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AryaSnow
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Guardiani della Notte

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Inviato il 06 novembre 2009 21:04

Nello stile penso ci siano molte imperfezioni e cose da curare meglio.

Il contenuto di per sè come idea è abbastanza interessante, fantasioso e inquietante.


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Metal Duchess
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Metal Duchess
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Inviato il 06 novembre 2009 21:11

Ecco il mio racconto,scritto dopo ore nel treno verso Roma...

 

IL TRENO DEIDESIDERI

 

Pioveva.

Aghi freddi e sporchi cadevano dal cielo grigio e pesante,si infrangevano al suolo in un ritmico crepitio.

La ragazza guardava fuori dal finestrino pensierosa,le mani bbandonate sul grembo e le gambe distrattamente accavallate;guardava i binari lerci di grasso e polvere brillare e diventare lucenti come onice nero.

Il chiacchiericcio ad alta voce la irritava,soprattutto perchè era in un dialetto che non le piaceva per niente.

Alterata ricercò il lettore musicale tra le pieghe del cappotto di lana nero.

-Siamo in arrivo a Terni-

La voce che penetrava oltre la chitarra elettrica e la batteria.

Il treno si fermò lentamente alla stazione plumbea;aprì le porte con uno sbuffo catarroso e subito rumori strascicati di valigia e scalpiaccio di scarpe invernali riempì lo scomparto.Gente comune:vecchietti col giornale e la coppola storta sul cranio pelato,donne con le gambe gonfie e la valigia screpolata,uomini in giacca e cravatta con una valigetta di lucido cuoio marrone.

E tra tutta la calca,silenziosa,minuta e pallida,la ragazza la vide:una bambina bagnata come un pulcino e magra come un chiodo.Le manine scarne nascoste detro guanti di lana sintetica,la giacca a vento di fustagno consunta.

Procedette in silenzio,con gli occhioni azzurri grandi come il mondo che si spostavano guardigni e curiosi da un posto all'altra.

Per uno strano meccanismo fisico e psicologico,le persone cercano sempre di prendere un posto da soli,come se la vicinanza con gli altri potesse arrecargli danno;e guai a guardarsi negli occhi,nemmeno per un secondo,chè si potrebero scoprire pensieri e emozioni che non volgiamo dividere con nessuno per paura che ce le rubi,che le strappi come il controllore con i biglietti.

I signori sul vagono vanno oltre,perchè non ci sono posti da quattro liberi.

Quando si accorgono della bambina si affrettano a chiudere la porticina trasparente,ma con le coda dell'occhio continuano ad osservarla.è piccola,non potrà avere più di otto o nove anni.E sarebbe anche bella se i suoi capelli biondi non fossero così sporchi e arruffati.

La ragazza incrociò il suo sguardo;ma fu un attimo:la bambina voltò di scatto la testa lurida e continuò ad aggirarsi tra i posti con quel timore rabbioso dei cani battuti dai padroni;vorrebbero fidarsi,ma non possono.

E silenziosa come un'ombra di nebbia,la bambina scompare dello scomparto successivo.

La ragazza continuò ad ossservare la porticina a vetri che oscillava:chissà come si chiamava quell'esserino pallido e smunto?

"Scusa,è libero?"

Una voce di palese acccento straniero la fece voltare;un uomo tozzo e basso di statura,con la pelle scura e il naso schiacciavo chiedeva di potersi sedere con la sua busta di plastica riempita con delle mele gialle su uno dei tre posti liberi.

"Prego"

Lei vedeva gli altri passeggierei guardarla torvi,chiedendosi forse cosa stesse pensando quella ragazzaina evidentemente benesante con i tratti del nord;probabilmente era una turista,non sapeva che qui in Italia i negri,gli arabi,i barboni e i vagabondi sono spazzatura...

Gli alberi continuavano a susseguirsi,silenziosi;ma il rumore dello sferragliare delle rotaie riempiva ogni momento di silenzio tra le chiacchiere e il lettore musicale.

L'uomo di colore guardava fuori il buio che scendeva piano sulle montagne spruzzate dalla prima timida neve.

Era arrivato l'inverno anche in un luogo caldo e prediletto da molti degli extracomunitari che avevano scelto come scrigno per le proprie speranze un pezzo di terra verde e stretta,ricca e prospera.

Peccato;sarebbe stato un bel sogno.

Il treno arrivò a destinazione.

La ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi scese infilando le mani nelle tasche.

In fondo per ognuno c'è un posto nel mondo...il problema é:quale treno ci porterà là?



AryaSnow
Assassina al servizio della Barriera
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AryaSnow
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Guardiani della Notte

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Inviato il 06 novembre 2009 21:49

Metal Duchess: l'atmosfera è sicuramente resa bene e ci sono delle belle immagini. Questo lo ritengo importante. Qualche appunto stilistico, però:

- dopo i segni di interpunzione bisognerebbe lasciare uno spazio, questo errore infastidisce leggermente.

- lo stile è un po' più pomposo della (secondo me) dose giusta: diversi aggettivi e parole in troppo, che si potevano benissimo evitare senza togliere nulla al contenuto e alle sensazioni.

- un particolare:

La ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi scese infilando le mani nelle tasche.

Sarebbe la protagonista, questa ragazza? Non mi sembra il massimo fare una descrizione fisica del personaggio pdv (colore degli occhi e dei capelli), in un momento in cui non ha alcun motivo di pensare al suo aspetto, nè vede sè stessa. Mi sembra un po' fine a sè stessa e fuori luogo in quel punto.

 

Il contenuto non ha colpi di scena nè chissà quali effetti speciali, è molto calmo e "normale". Però in questo è carino, la malinconia è abbastanza ben trasmessa.

 

Non è male^^


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Metal Duchess
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Metal Duchess
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Inviato il 06 novembre 2009 22:04

Grazie!

Beh,è vero,il mio stile è abbastanza pomposo,la mia prof di italiano dice che sarei dovuta nascere nel '600 <img alt=" />

La descrizione della ragazza l'ho inserita perchè è un personaggio fisso dei miei racconti e secondo me serve a indetificare...nel racconto si parla di aspetto nordico;beh,in qualche modo lo esplica ;)

ad ogni modo,anche io ho apprezzato il tuo.

Ben scritto,per quanto non combaci molto coi miei gusti sia a livello di tematiche che di stile...ma oggettivamente è davvero ben pensato!!!Brava.

ps.cmq la ragazza sarei io <img alt=" />


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Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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Inviato il 06 novembre 2009 22:29

Racconto in forma un po’ abbozzata dato che due giorni fa mi si è corrotto il file system del pc <img alt=" /> e ho dovuto riscrivere velocemente e in segreto tutto dall’inizio col computer di mia sorella.

 

 

 

GALAXY EXPRESS 666

 

 

 

Ora che non c’è la massa di pendolari ad affollarlo il treno automatico della linea R4 arriva puntualissimo, e io inizio il mio giro di saluto a questo mondo. Scelgo uno delle centinaia di posti vuoti e do un ultimo sguardo alle strade e alle stazioni che mi hanno fatto compagnia in questi giorni. Concluso il giro dal capolinea mi dirigerò verso la base di lancio, dove tutto è pronto per la mia nuova partenza. Uno dei piccoli shuttle utilizzati per riparazioni veloci in orbita era già pronto sulla rampa, e la poca forza che riesco ad avere sarà più che sufficiente per avviare le procedure partenza.

La linea metropolitana di superficie R4 è l’unica che continua a funzionare, con la centralina che puntuale fa partire le sei corse giornaliere, e io sono rimasto l’unico affezionato passeggero. Non continuerà a girare ancora a lungo, il gruppo elettrogeno di emergenza credo riuscirà a mantenerlo in funzione per un altro paio di giorni. Dopotutto gli è andata bene, i sistemi di mantenimento di emergenza delle altre linee hanno collassato dopo appena 56 ore. Beh, mai che il sistema di trasporti urbano avesse mai funzionato decentemente anche quando erano ancora tutti qua.

Mi è sempre piaciuto prendere i treni, che fossero vecchi trappole puzzolenti di olio bruciato e ferro o gli ultimissimi ultraerodinamici in similplastica con deodoranti e aria condizionata sempre in funzione. Forse gli unici che non ho amato sono gli ultimi modelli utilizzati sulle tratte veloci. Non che fossero scomodi, ma a me piace distinguere il panorama, e non amo la compagnia di pendolari nervosi.

In attesa che arrivasse l’ultima corsa della giornata ho fatto un giro nel vecchio quartiere fieristico. Sembrava di percorrere il lungomare di una qualche marina dopo che la festa è finita, i pavimenti antiscivolo ancora ingombri di scatole di cartone, plastica da imballaggio e carta straccia, e in un angolo decine di gabbie per polli ormai del tutto arrugginite. Non consigliano di respirare a pieni polmoni vicino a quella roba, ottimo covo per microrganismi poco simpatici, dicono, ma nulla che mi potesse preoccupare.

Non ho i polmoni da un bel po’, ormai.

 

Era un’umidissima mattina di settembre l’ultima volta che ho sentito la mia voce.

Da quando ero arrivato avevo già preso otto proiettili in corpo e una volta anche una fucilata a bruciapelo. Ero una visione spaventosa, mi dissero, non pensavano che quella volte me la sarei cavata. Ma sopravvissi anche a quello, e divenni a tutti gli effetti la mascotte sorridente del gruppo. Quello che a trent’anni suonati ne dimostrava ancora venti e che a ogni colpo che incassava continuava imperterrito a marciare, quello che si faceva fare le foto idiote pieno di bendaggi sul treno-infermeria e che in pochissimo tempo era di nuovo saltellante in testa al gruppo. Quando tutto ti va bene, quando ogni cosa piccola cosa va per il verso che desideri, ti senti onnipotente. Potresti fare qualunque cosa, e lo sai.

Ma non ero resistente poi a tutto, a quanto pare.

Facevo i soliti lavori di sgombero del terreno dove avremmo dovuto posare i nuovi binari quando l’esplosione cancellò il mondo intorno a me per una decina di secondi. Dovevo aver beccato un ordigno inesploso, oppure una di quelle mine che andavano tanto di moda all’epoca. Mai saputo cosa fosse di preciso, comunque.

Appena fumo e polvere si diradarono vidi accorrere gli altri, qualcuno imprecava. Jinn, la ragazza che avevo nominato mia fotografa ufficiale, non la smetteva di urlare.

Le dicevo di stare calma, la mina era esplosa a pochi passi da me ma stavo bene, era tutto a posto.

Ma non mi sentiva. E io non sentivo la mia voce.

Tutti si stringevano attorno a quel che restava del mio corpo, ma nessuno faceva caso a me.

 

Chissà quanti tentativi ho fatto cercando di riottenere forma e capacità con cui nacqui la prima volta. Dopo la mia caduta devo essere rinato moltissime volte, dimenticato e ricordato frammenti della mia prima esistenza, esser passato da forme inconsistenti a sempre più perfette imitazioni di esseri umani, chissà se sono mai riuscito ad elevarmi almeno un po’ verso la mia forma originaria. A ogni fallimento devo aver rischiato di scomparire, e la perdita continua e improvvisa di materia mi ha portato via quasi ogni ricordo. Certo, so cos’ero e che cosa ho fatto, ma senza il resto non potrò mai ripristinarmi del tutto. E se su questo mondo c’era qualcuno che lo sapesse, ora che non è rimasto più nessuno la mia presenza qui non ha alcun senso.

So di esser stato imprigionato ed esiliato per condanna, e privato di tutta la mia potenza, ma non so più quale termine fosse stato stabilito alla mia pena. Ora sono rimasto solo e sono stanco, e ho paura che qui nessuno verrà a riprendermi. Stasera prenderò il mio trenino per lo spazio, per scandagliare ogni angolo dell’universo finché non m’imbatterò in quella che era la mia casa.

Oh, potrebbe volerci un’infinità di tempo, ma poco importa: bene o male la mia immortalità l’ho conservata.


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Ser Lostdream
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Ser Lostdream
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S

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Inviato il 06 novembre 2009 22:58

Ciaoooo a Tutti! ;)

 

Dopo 3 Contest, sono finalmente riuscito a tornare a seguire un poco questo bellissimo angolo di Barriera.

 

Purtroppo, dopo settimane di calma piatta in cui l'unica cosa che non mi mancava era il tempo... Da quando é cominciato il contest ho avuto un sacco di cose da fare e per finire, come al solito ho dovuto buttar giù il tutto un po' di fretta <img alt=" />

 

Il risultato non mi soddisfa molto... L'idea iniziale era un bel po' diversa, ma per me l'importante questa volta era tornare a partecipare.. ne avevo bisogno <img alt=" />

 

Come al solito grazie a tutti in anticipo per le vostre critiche e commenti... Nei prossimi giorni leggerò anche i vostri racconti e dirò la mia...

 

CONTEST 9: IL TRENO

 

Persy va all'Inferno

 

 

“Benvenuta signorina von Hölle”

Il demone pronunciò quelle parole con tutta la cordialità di cui era capace, cercando di nascondere lo sconcerto nel vedere quella giovane ragazza venirgli incontro. Era l’esatto opposto di come se l’era aspettata.

“Chiamami pure Persy” rispose sorridendo la ragazza.

“Potrebbe per favore mostrarmi l’invito?” chiese tendendole una mano dotata dita lunghissime.

La ragazza inarcò un sopracciglio in segno di disappunto e si mise a frugare nella sua borsetta. In un lampo ebbe il pezzetto di carta tra le mani e lo porse all’attenzione del Demone.

“Bene, mi segua”

Camminarono per qualche minuto lungo una ferrovia sotterranea, costeggiando i binari, prima di svoltare bruscamente a destra in un passaggio nascosto.

“Come ti posso chiamare? Penso che dove stiamo andando, chiamarti Demone sarà un po’ generico non trovi?” domandò Persy.

“Bill”

“Non sembra un nome da demone”

Il demone scrollò le spalle e continuò ad avanzare nell’oscurità. Il suo corpo emanava un tenue bagliore rossastro dando la possibilità a Persefone di studiarlo.

La ragazza non era certo un gigante, ma quel Bill era davvero piccolo. Tenendo in considerazione le piccole corna che aveva in testa le arrivava a malapena al seno. I suoi movimenti erano resi ancora più goffi dalle gambe tozze e le braccia sproporzionatamente lunghe che strisciavano sul terreno.

“Ma girate tutti nudi all’Inferno?” Bill finse di non sentire e lei continuò “Sai, perché non siete certamente uno spettacolo ad andare in giro nudi e poi, sono abituata a vedere i demoni dei film io, che sono sempre dei gran f***i!”

Il demone le lanciò un’occhiata offesa e si pronunciò in un gesto osceno con le lunghe dita.

“Siete tutti così permalosi all’inferno?”

Bill si fermò improvvisamente costringendo Persy ad una brusca frenata.

“Lei è sicura di essere la signorina Persefone von Hölle?” sbottò Bill.

La ragazza annuì sorridendo.

“Lei sarebbe la direttrice dell’ufficio indagini sull’occulto DD?”

“Sì, fondata in onore del mio mito: Dylan Dog. Al momento non ho molto lavoro diciamo, ma arriverà, ne sono sicura”

Il demone scosse la testa rassegnato. Alla fine l’invito era stato correttamente redatto dal capo e gli ordini non andavano discussi.

“Mi segua, siamo quasi arrivati”

 

Lei è stata scelta per partecipare al viaggio inaugurale della prima linea ferroviaria all’inferno

 

Così recitava l’invito e Persy aveva sperato in un’occasione simile per tutta la vita e non dubitò mai, neppure per un istante si trattasse di uno scherzo. Nelle due settimane seguite all’invito, aveva provato ad immaginarsi lo spettacolo cui avrebbe assistito, ma nulla l’aveva preparata al panorama che le si parò davanti una volta varcata la soglia dell’Inferno.

Dopo aver sceso un’interminabile scalinata che sembrava dover arrivare sino alle viscere della terra, ai suoi piedi si distese un’immensa pianura. Così grande da non riuscirne a vedere i confini.

Da un lato c’erano tantissime masse informi, mentre dall’altra si delineava un’ immenso e pulsante serpentone rosso fuoco.

“Cosa diavolo è?”

“Signorina, la pregherei di non bestemmiare quaggiù! Non si insulta mai il padrone di casa dopotutto!”

“Si, hai ragione ma… Non capisco!”

“Allora, vede quelle specie di amebe bianche ammassate sul lato sinistro?” Bill attese giusto il tempo di assicurarsi che la ragazza avesse capito “Ecco. Quelle sono le anime che aspettano di entrare all’inferno, alcune sono lì da un millennio”.

“Un millennio? Scusa ma, come mai tanta attesa?”

“Deve capire che quando fu creato l’inferno, evidentemente nessuno si aspettava l’enorme successo che avrebbe riscontrato e i mezzi a disposizione per trasportare le anime da qui all’Inferno vero e proprio si rivelarono ben presto inadeguati, mi segue?”

“Il traghetto di Caronte?”

“Abbiamo dovuto penare l’impossibile per contrastare il putiferio tirato in piedi da Caronte! Il vecchio ha subito visto nel treno una minaccia personale. A dato vita ad un infinito susseguirsi di scioperi e incursioni da parte sua e un manipolo di fedelissimi contro gli addetti ai lavori”

“E alla fine?”

“Alla fine anche lui si è dovuto piegare al progresso. Questo è il futuro signorina, ora venga, ci imbarcheremo in prima classe, quella riservata esclusivamente a chi l’Inferno se l’è proprio guadagnato.”

Il demone trotterellò in avanti, lasciandola sola.

Il lungo treno si snodava per centinaia di metri, perdendosi nell’oscurità. Persy notò in un angolo, una piccola folla di creature, capeggiata da un vecchio incappucciato che sventolava stancamente alcuni cartelli con varie scritte di protesta come:

Oggi tocca a Caronte, domani potrebbe toccare anche a te!

Lasciate ogni speranza o voi che ci lavorate!

Persy non poté trattenere un timido sorriso, domandandosi se davvero un giorno anche laggiù si sarebbero dovuti confrontare con problemi come la disoccupazione.

Provò un attimo di pena per quelle creature, ma con un alzata di spalle seguì Bill.

Alla fine, tutti devono andare avanti.



AryaSnow
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AryaSnow
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Guardiani della Notte

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Inviato il 07 novembre 2009 9:16

Non ho ancora letto completamente i brani ma... Ser Lostdream, mi sa che il tuo supera un po' il limite di caratteri <img alt=" />


S
Seetharaman Toral
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Seetharaman Toral
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S

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Inviato il 07 novembre 2009 11:15

ha ragione Aryasnow, però secondo il mio pc sono solo 21 (titolo escluso), direi che fa in tempo a modificarlo un attimo, basta eliminare un paio di termini ed è fatta <img alt=" /> .


K
korlat
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korlat
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Inviato il 07 novembre 2009 11:33

Ser Lostdream, il tuo brano è veramente carino, originale e divertente, vagamente in stile urban fantasy e con quel tocco di malinconia inserito dalla figura del povero nocchiere <img alt=" /> .

 

unico neo è un errorino/svista:

A dato vita

 

Metal Duchess, il tuo racconto è ben scritto ma non mi ha trasmesso molto, eccezion fatta per un vago disgusto per la 'testa lurida' della bambina, ma forse sono io che l'ho letto di fretta.

Stasera lo rileggerò meglio!.

 

Seetharaman Toral, splendido ;)


S
Ser Lostdream
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Ser Lostdream
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S

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Inviato il 07 novembre 2009 11:46

Non ho ancora letto completamente i brani ma... Ser Lostdream, mi sa che il tuo supera un po' il limite di caratteri

ha ragione Aryasnow, però secondo il mio pc sono solo 21 (titolo escluso), direi che fa in tempo a modificarlo un attimo, basta eliminare un paio di termini ed è fatta

Ho ricontrollato ed in effetti ho scritto 21 caratteri in più...

Quando ho copiato il racconto dalla pagine word dove l'ho scritto mi contava 4'982 caratteri spazi inclusi - escludendo il titolo <img alt=" />

 

Vabbé, come da nuovo regolamento penso che questo significhi che sono fuori concorso...

A meno che mi concedete la possibilità di togliere quei 21 caratteri, ma non so se é regolare così. Oramai il termine é scaduto ed ho già postato.

 

Accetterò ogni verdetto ehehe <img alt=" />

 

Ser Lostdream, il tuo brano è veramente carino, originale e divertente, vagamente in stile urban fantasy e con quel tocco di malinconia inserito dalla figura del povero nocchiere

Penso che l'errorino che mi hai segnalato sia dovuto al fatto di aver cambiato la frase ed aver dimenticato così come era la povera A.... <img alt=" />

 

Grazie per gli apprezzamenti ;)


Q
Qhorin Halfhand
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Qhorin Halfhand
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Inviato il 07 novembre 2009 12:39 Autore

Non ho ancora letto completamente i brani ma... Ser Lostdream, mi sa che il tuo supera un po' il limite di caratteri

ha ragione Aryasnow, però secondo il mio pc sono solo 21 (titolo escluso), direi che fa in tempo a modificarlo un attimo, basta eliminare un paio di termini ed è fatta

Ho ricontrollato ed in effetti ho scritto 21 caratteri in più...

Quando ho copiato il racconto dalla pagine word dove l'ho scritto mi contava 4'982 caratteri spazi inclusi - escludendo il titolo <img alt=" />

 

Vabbé, come da nuovo regolamento penso che questo significhi che sono fuori concorso...

A meno che mi concedete la possibilità di togliere quei 21 caratteri, ma non so se é regolare così. Oramai il termine é scaduto ed ho già postato.

 

Accetterò ogni verdetto ehehe <img alt=" />

 

Il verdetto è che il termine scade stasera, quindi datti na mossa a levare quei 21 caratteri in più ;)


S
Ser Lostdream
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Ser Lostdream
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S

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Inviato il 07 novembre 2009 12:48

Il verdetto è che il termine scade stasera, quindi datti na mossa a levare quei 21 caratteri in più latoscuro.gif

Vi ringrazio per la vostra clementa ;)

 

Correzione effettuata.... Sono in gara dunque <img alt=" />


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zack86sq
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zack86sq
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Inviato il 07 novembre 2009 19:28

Ma pporc...pensavo che il contest scadesse oggi. <img alt=" /> Vabbè vista la fatica che ho fatto per concluderlo nei limiti dei caratteri vorrei sapere cosa ne pensate.

Qho lo posso postare qui fuori concorso o lo posto negli altri torpic dedicati alla scrittura?


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