Uhm... non sono davvero sicuro che ne valga la pena... Erano raccontini che leggevo da piccolo, un po' sul comico. Io li adoravo, ma insomma, non ti aspettare chissà cosa... (io li ho letti su questa edizione del 1971 - te l'ho detto che ero piccolo? " /> )@Tyrion Hill: quel racconto che dici non l'ho letto, magari a settembre mi giro un po' le biblioteche per vedere se lo trovo da qualche parte (o me lo vado a leggere a scrocco in qualche feltrinelli " /> )
E ora veniamo a questo:
a essere sincera la prima versione del mio pezzo risale a qualche anno fa, e in occasione di questo contest gli ho fatto un pesante lavoro di editing sia per farlo rientrare nel limite dei caratteri, sia per correggere errori vari e sistemare la nuova forma e soprattutto dargli un incipit decente. Del vecchio è rimasta inalterata giusto qualche frase, perè essendo il progetto originale precedente al contest, devo considerarlo fuori gara ?
E poi questo:
Dunque... Mi spiace di avere seminato il panico in questo modo. Credo di dovere delle spiegazioni. Quando ho detto a Mariateresa che secondo me aveva violato il regolamento, mi riferivo al fatto che lei ha preso un pezzo del suo megaromanzo, ci ha aggiunto la parola "mostro" da qualche parte, e quindi l'ha postato. Come ha detto lei stessa:AVVERTENZA: questo pezzo fa parte di un'ambientazione più ampia, ma non è un estratto da un pezzo già scritto. (casomai avverrà il contrario)
Per far rientrare in tema questo brano, ho dovuto forzare un po' le cose e introdurre il Mostro come elemento un po' esterno.
Cosí, secondo me, non va bene (in ogni caso è Qho a decidere).
Ma il vostro caso (Seeth e Nymeria) mi sembra completamente diverso. Tutti abbiamo idee che coviamo da anni. Molti di noi hanno già costruito un loro mondo, una loro ambientazione (Khal, Idriel, e altri), e sarebbe sciocco non utilizzarla per i propri racconti. Seeth poi ha recuperato solo un'idea - il racconto l'ha riscritto tutto!
Insomma, non volevo fare il poliziotto - e non vorrei nemmeno che nessun altro lo facesse. Volevo solo dire che in quest'ultimo racconto Mariateresa è stata davvero spudorata, a mio parere! " />
Nymeria, non ho ancora letto il tuo racconto, ora lo faccio!
Nymeria Sand: L'ho trovato di difficile lettura, un po' confuso. L'ho riletto tre volte, per essere sicuro che non fosse colpa del fatto che ieri sera ho bevuto troppo. " /> Anche dal punto di vista dell'originalità mi ha deluso un po'... Mi ha riportato immagini da X-men (anche lì, il problema del diverso - anzi, del diversissimo! - discusso a livelli di governi, ecc.), e cortei d'altri tempi contro la discriminazione razziale e la segregazione.
Verrebbe da chiedersi, dunque, in quale senso il "mostro" sia essenziale al racconto (visto che, storicamente, è bastato molto meno per scatenare l'odio). Eppure qui sta forse la bellezza del racconto: i "mostri" delle fiabe sono conosciuti e amati da tutti. Esiste già un ponte fra i "mostri" e il lettore, e questo agevola l'empatia nei loro confronti. Inoltre, la frase “CHI SONO I VERI MOSTRI?” è il vero centro della storia: poter ribaltare la parola "mostro" alle autorità, alla polizia, in modo cosí diretto (voglio dire, in una manifestazione anti-razzista sarebbe insensato il cartello "CHI SONO I VERI NEGRI"), ha un effetto davvero dirompente.
Nel complesso, però, visti i tuoi pezzi precedenti sono convinto che avresti potuto scrivere questo molto meglio.
Nymeria Sand: " /> contrariamente a Tyrion Hill, sono rimasto positivamente impressionato da questo racconto, tanto più ripensando a quelli precedenti che proprio non... ci siam capiti.
Io invece non ho avuto problemi di comprensione. Il senso è chiarissimo, forse certi passaggi sono un po' confusi ma trovo che esprima il senso di baraonda della manifestazione. In quanto a originalità, per il mio palato è più che sufficiente, e non mi ricorda affatto X-men. Riguardo al significato, io lo interpreto come un'allegoria delle lotte novecentesche (ma attualissime, vedi rom) per i diritti, in cui mostro = il diverso che vuol essere accettato. E mi piace l'idea di usare mostri mitologici per questo (anche se avrei usato esseri più conosciuti che i sidhe e i daktyloi, a livello di centauri e arpie... in un racconto breve meglio evitare le citazioni colte non necessarie, appesantiscono, IMHO). Il racconto non ha una trama complessa, con un finale semplice, positivo ma nient'affatto scontato (visto il trend dei contest, mi aspettavo quasi di più una carica poliziesca che li avrebbe massacrati tutti " /> ) e per questo tanto più da apprezzare. La frase "chi sono i veri mostri" invece mi pare un punto debole, in quanto relativamente scontata come tema e certamente presente in altri racconti a venire (parzialmente nel mio, totalmente in un racconto che ho letto in anteprima); ma non rovina affatto la scena. Per concludere, hai anche smesso di mettere un rientro alla fine di ogni periodo, punto sul quale ho rotto tanto le scatole, cosa posso chiedere di più? " /> Insomma, lo trovo molto valido e mi giunge inatteso.Nymeria Sand: L'ho trovato di difficile lettura, un po' confuso. L'ho riletto tre volte, per essere sicuro che non fosse colpa del fatto che ieri sera ho bevuto troppo. Anche dal punto di vista dell'originalità mi ha deluso un po'... Mi ha riportato immagini da X-men (anche lì, il problema del diverso - anzi, del diversissimo! - discusso a livelli di governi, ecc.), e cortei d'altri tempi contro la discriminazione razziale e la segregazione.
Verrebbe da chiedersi, dunque, in quale senso il "mostro" sia essenziale al racconto (visto che, storicamente, è bastato molto meno per scatenare l'odio). Eppure qui sta forse la bellezza del racconto: i "mostri" delle fiabe sono conosciuti e amati da tutti. Esiste già un ponte fra i "mostri" e il lettore, e questo agevola l'empatia nei loro confronti. Inoltre, la frase “CHI SONO I VERI MOSTRI?” è il vero centro della storia: poter ribaltare la parola "mostro" alle autorità, alla polizia, in modo cosí diretto (voglio dire, in una manifestazione anti-razzista sarebbe insensato il cartello "CHI SONO I VERI NEGRI"), ha un effetto davvero dirompente.
Nel complesso, però, visti i tuoi pezzi precedenti sono convinto che avresti potuto scrivere questo molto meglio.
Passiamo al commento tecnico: T discreto-buono, la paragrafazione è migliorata anche se ancora non è impeccabile, niente da ridire sul linguaggio che mi scorre a sufficienza. C buona, l'ambientazione emerge con chiarezza dal breve racconto senza infastidire con dettagli non necessari; ci sono margini di miglioramento ma il passo avanti rispetto allo scorso racconto (Ikar e Karak) è enorme. La trama è semplice e abbastanza interessante. E buono-molto buono, soprattutto mi è piaciuto il miglioramento fatto, sempre dal mio punto di vista; non ho trovato (quasi) niente di banale. Nota negativa: un po' lunghetto, non sarebbe stato difficile tagliare 300 caratteri senza perdere nulla. Voto finale: stavolta ti meriti un buono pieno, brava!
" />
(il sottoscritto ha iniziato a scrivere, ma l'ispirazione gli manca un po'. Arriverà...)
CONTEST SCRITTURA 4: IL MOSTRO
Occhi verdi
Il dito pigiava instancabilmente sul telecomando. I canali della tv cambiavano così velocemente da non lasciare nemmeno il tempo di capire i temi delle varie trasmissioni.
Con un sospiro Marco spense lo schermo e si sdraiò sul divano, ma dopo pochi secondi anche quella posizione gli sembrò insopportabilmente scomoda.
Guardò l’ora: le nove e venti.
Guardò il display del cellulare: nessun nuovo sms.
Era passata solo mezz’ora dall’ultimo messaggio, ma gli sembrava un eternità.
Riaccese la tv e ricominciò a fare zapping.
Maledetta riunione di lavoro.
Era iniziata già da un’ora e non ne poteva più. Quell’idiota del suo capo insisteva nell’organizzare quelli che lui chiamava aggiornamenti, almeno una volta al mese. Gli argomenti erano sempre gli stessi: Obiettivi annuali, situazione attuale, proposte di miglioramento.
Ogni volta sembrava di vedere lo stesso film e il solito imb****le ripeteva instancabilmente le stesse domande. Quella tortura sarebbe andata avanti per almeno 3 ore.
“Paola? Sei con noi? Vuoi che sto zitto un attimo così non disturbo i tuoi pensieri?”
La ragazza rispose con un sorriso tirato e si raddrizzò sulla sedia.
Viscido verme, ti possa investire un auto mentre torni a casa.
Guardò l’ora: le dieci e cinque.
In meno di due ore sarebbe nuovamente stata tra le braccia del suo amore. Non le restava che tener duro e fingersi interessata.
Tutte quelle riunioni la sera, sempre fino a tardi.
C’era qualcosa di strano, se lo sentiva dentro. Un fastidio persistente dalle parti dello stomaco. Gli intorpidiva i muscoli e gli rallentava il pensiero. Un nodo alla gola che gli toglieva l’appetito e rallentava il respiro.
“Un libro, mi ci vuole qualcosa da leggere”.
Fece scorrere lo sguardo sugli scaffali della libreria ma, come per le altre tre volte quella sera, non trovò nulla che attirasse la sua attenzione. Un occhio cadde per l’ennesima volta sul cellulare, ma ancora niente. Non un messaggio, non uno squillo.
“Ma è possibile che non abbia ancora avuto una pausa?”.
Erano le undici passate e la preoccupazione lo stava sfiancando più del solito. Sì fidava di lei, ma non di quelli che le stavano attorno. Soprattutto quel porco del suo direttore. L’aveva sorpreso più volte lanciarle sguardi lussuriosi. Si doveva sempre trattenere per evitare di spaccargli la faccia.
Non poteva aspettare oltre. Le avrebbe fatto una sorpresa raggiungendola in ufficio.
Finalmente é finita.
Quel pignolo del contabile era stato più pedante del solito con le sue domande inutili e fastidiose. Appena fuori dall’edificio provò a telefonare a Marco. Lasciò squillare a lungo. Nessuna risposta.
Non importava, in meno di mezz’ora sarebbe stata a casa.
Arrivata alla macchina salì di corsa, appoggiò la borsetta sul sedile posteriore e mise in moto.
“Maledizione!”
Capì subito cosa era successo. Purtroppo non era la prima volta che dimenticava le luci accese.
Era stato un colpo di fortuna.
Era stato il destino.
Paola lavorava per lui da almeno cinque anni, forse sei. Non lo ricordava esattamente. Ma sapeva benissimo che era da tre anni che stava con Marco.
Era stato un colpo di fulmine.
Per loro probabilmente. Per lui di sicuro.
I pregiudizi nel suo settore erano ancora molto forti e un direttore omosessuale non era ben visto. Doveva stare attento.
Avrebbe rinunciato subito a quel sogno proibito, se non l’avesse sorpreso più volte a fissarlo con sguardi focosi.
Quando aveva visto Paola in difficoltà con l’auto, aveva colto al volo l’occasione di accompagnarla a casa. Si trattava solo di vederlo pochi secondi, ma tanto gli bastava.
Non erano ancora partiti quando con sorpresa lo vide avvicinarsi all’auto come una furia, in mano un lungo bastone.
Non capì cosa gli urlava mentre lo toglieva a forza dal suo veicolo.
Non sentì il micidiale colpo alla testa.
L’ultima cosa che udì, l’urlo di Paola.
L’ultima cosa che vide, furono due incandescenti occhi verdi.
Poi il buio.
************************************************************************************
Con piacere, anche per questo quarto contest vi propongo il mio racconto.
Questa volta ho provato a scrivere qualcosa che non sia incentrato quasi interamente sui dialoghi e sono curioso di sentire i vostri pareri.
Come al solito vi ringrazio anticipatamente per commenti e critiche.
E scusatemi se non potrò rispondere subito ad eventuali domande di chiarimenti, ma il tempo.... é quel che é... " />
Ci tengo a precisare giusto una cosa.
Per chi non vedesse il collegamento con il mostro, mi sono ispirato a questa citazione:
"La gelosia è un mostro dagli occhi verdi, che dileggia il cibo di cui si nutre!" W. Shakespeare
Questa volta inverto: prima commento, poi presento il mio racconto :P L'avrei fatto già ieri sera ma non ho più avuto tempo e mi si sono anche rotti gli occhiali " />
mariateresa: non mi è piaciuto :/ A cominciare dal fatto che tu stessa hai detto di aver dovuto inserire forzatamente il tema del mostro, cosa che non ho apprezzato per nulla, perché i racconti dovrebbero essere concepiti e scritti appositamente per il contest. Per continuare poi con il tema scelto, che non rientra proprio nei miei gusti (ma, appunto, sono gusti) e per il linguaggio, che ho trovato un tantinello troppo melenso e retorico " /> Mi spiace
Aryasnow: bello! Personalmente mi è piaciuto molto così com'è: è originale, è coinvolgente, è scritto bene. Insomma, ha le tre caratteristiche fondamentali che cerco in un racconto " /> Peccato che non sia in gara, o avrei probabilmente votato te per la terza volta di fila, almeno per il momento.
C'è solo una cosa che non mi convince, ed è la frase iniziale. Fa un bell'effetto, arrivati alla fine del racconto, quando si capisce che quella frase lì in realtà avviene alla fine di tutto, però alla prima lettura mi ha disorientata quel cambio di prospettiva perchè non ero riuscita a capire come si collegavano le cose. Penso che il "problema" (se così si può chiamarlo, perchè l'effetto era probabilmente voluto, e probabilmente è solo a me che ha dato "fastidio") si possa comunque agevolmente risolvere segnalando lo stacco: sì, hai messo due righe vuote anzichè una, ma forse degli asterischi o un'interruzione di altro tipo potevano andar meglio, secondo me. Questione di gusti personali, comunque, per il resto a me il racconto piace così com'è, l'ho detto " />
Unica nota di demerito: è il terzo racconto che scrivi e la terza favoletta-noir... mi piacerebbe vederti alle prese con un altro genere. Abbiamo capito tutti che questo ti riesce benissimo " />
...ah! un'altra cosa, ma piccola:
"pigliò" mi è suonato un po' troppo colloquiale/dialettale, e non mi è piaciuto " />Il giornale del mattino pigliò fuoco immediatamente, poco dopo tutto il divano fu un enorme falò.
Seetharaman Toral: sì, non è un'idea particolarmente originale, però mi è piaciuto molto il modo in cui l'hai resa, il tono che hai dato al racconto, l'impostazione del brano. C'è qualche inezia che non mi ha convinto, ma siamo a livelli di vocaboli che non mi hanno convinta e che io avrei sostituito con altri, quindi rientriamo nella categoria dei "gusti personali" e non è importante. Il finale è effettivamente prevedibile, però non mi ha dato fastidio. Un buon racconto
Nymeria Sand: mi è piaciuto sicuramente di più degli ultimi due. L'ambientazione qui risulta chiara anche dai pochi accenni, e ne apprezzo l'originalità; il linguaggio è appropriato al tema e il contenuto ideologico forte e ben presente. Mi è piaciuta molto la scelta del termine "colorato", che secondo me riesce ad esprimere benissimo il concetto di fondo ^-^ A me non ha fatto pensare agli X-men.. ma agli elfi domestici di Harry Potter sì! XD Naturalmente son cose diverse, e il collegamento mi ha semplicemente fatto sorridere e non è in nessun modo penalizzante, per quanto mi riguarda.
Due note negative: 1- anche io avrei preferito utilizzare figure mitologiche più conosciute, in un racconto tanto breve e nel contesto del contest (scusa il bisticcio di parole), così che si poteva fare a meno di alcune delle spiegazioni in coda e 2- anche secondo me si poteva ridurre qua e là ed evitare così di eccedere di quasi 400 caratteri.
Il racconto in anteprima cui faceva riferimento il khal a proposito del tema del racconto, è il mio " /> però le storie sono completamente diverse quindi spero che la cosa non penalizzi nè me nè te
Ser Lostdream: mi è piaciuto meno dei precedenti, e ho trovato vagamente confusa (solo vagamente, però: leggendo con più attenzione risulta tutto chiaro) la scena finale. Ci sono alcuni punti in cui la lettura non mi è filata completamente liscia (se vuoi te li segnalo) e la cosa mi ha colpita perchè è la prima volta che mi succede con un tuo racconto. Nel complesso però il racconto non è niente male. Buona l'idea del mostro-gelosia: sicuramente un'interpretazione più originale, io non c'avrei mai pensato, e l'ho apprezzata molto " />
Rileggo un'ultima volta il mio racconto e poi lo posto
In attesa di riuscire a smetter di litigare col suo brano (c'è ancora qualcosa che non la convince,ma non riesce a sistemarlo), la Dama continua a commentare.
Nymeria Sand: carina l'idea, per quanto, oltre a ricordare gli X-Men alla Dama ha fatto venire in mente anche le "deportazioni" di Lord Farquad del primo "Shrek"... A parte questo, però alla Dama non è piaciuto molto... Forse perchè ha trovato un po' stridente l'ambientazione "moderna" con elementi così palesemente fantastici (gusti personali, non critica)... Ci son stati alcuni pezzi in cui anche lo stile non la entusiasmava, ma forse era davvero dettato solo dal non trovare troppo entusiasmante l'argomento... Sorry... " />
Ser Lostdream: bello, bello, bello! Non è immediato il collegamento mostro-gelosia, il mostro poteva essere il lavoro che fagocita la vita della protagonista, poteva essere la lontananza dalla persona amata, l'insicurezza che questo comporta, il non accettar se stessi (o non essere accettati dagli altri)... Molti mostri...
Ma senza dubbio molto bello! " />
Provvidenziale il post della Dama che mi ha evitato i due post consecutivi, cosa che odio... grazie!
Premessa: i contenuti sono forti. Spero di non disturbare nessuno " />
4° CONTEST DI SCRITTURA CREATIVA: IL MOSTRO
«Avanti, ti ho detto di mangiarla!»
Il bambino guardò nauseato il piatto che aveva davanti; con la coda dell'occhio vedeva il suo cestino del pranzo stretto tra le mani del capobanda.
«Non voglio...» disse con un fil di voce.
«Perché, ti fa schifo?»
«Sì...» L'odore era terribile.
«Avete sentito? Gli fa schifo!» il ragazzino rise forte, e con lui gli altri. «A me fai più schifo tu».
Altre risate. Venivano anche dal tavolo accanto.
Lacrime presero a scivolargli lungo le guance: non voleva mangiare ca**a di cane.
«Allora, che cosa aspetti?»
«Non ci riesco...»
A quel punto una mano gli afferrò la testa e gliela spinse nel piatto. Le risate furono incontenibili. Nessuno, nella mensa, mosse un dito per aiutarlo.
Come sempre.
Era così dal primo giorno.
Lucio se lo ricordava bene, il suo primo giorno di scuola. L'asilo lui non l'aveva fatto, perché era stato quasi sempre in ospedale. Ogni tanto lo addormentavano, e tutte le volte si risvegliava con delle bende sul viso. Quando gliele toglievano la sua faccia era sempre un po' diversa. Anche dopo che aveva iniziato la scuola era successo, ma solo due volte. Però non avevano ancora finito, gli aveva detto il dottore, e lui lo sapeva bene: era ancora tanto brutto... un mostro, come dicevano tutti.
Il primo giorno di scuola ancora non lo sapeva, di essere un mostro. La mamma gli diceva sempre che lui era speciale, e la nonna rispondeva che tutti i bambini sono speciali. Allora lui credeva di essere solo un bimbo come tanti.
Era così contento, quel giorno. Avrebbe conosciuto altri bambini, finalmente, avrebbe avuto degli amici! Ma quando entrò nell'aula tutto sorridente... vide presto che nessun altro sorrideva. Tutti lo guardavano. Qualcuno bisbigliava all'orecchio di un compagno, qualche altro lo indicava, e una bambina si mise a piangere dicendo alla mamma che non voleva andare a scuola coi mostri.
Era molto difficile.
Nessuno voleva sederglisi accanto, tutti lo evitavano, e tra di loro parlavano sempre di lui e dicevano cose cattive. Quando la maestra li sentiva li rimproverava, ma nemmeno lei lo toccava mai, e quando gli parlava non lo guardava.
A casa raccontava sempre tutto alla mamma e al papà. La mamma piangeva; il papà gli diceva invece di non ascoltarli, perché non era vero che lui era un mostro. Lucio allora sorrideva, e la mattina dopo tornava a scuola carico di energie e deciso a dire a tutti come stavano le cose, ma poi...
Presto aveva cominciato a non crederci più.
I problemi seri erano cominciati alla mensa, dove c'erano anche i bambini più grandi. Loro non si limitavano a prenderlo in giro: gli facevano tanti dispetti e alle volte lo picchiavano, perché non potevano sopportare una faccia così brutta.
La prima volta l'avevano picchiato perché aveva fatto cadere un cucchiaio.
«Ehi, mostro...» aveva detto il capo, «come ti permetti di disturbarci mentre mangiamo? Già vederti mi disgusta, ora ti metti anche a far rumore? Guardati, come sei brutto: hai la faccia tutta storta, e quest'occhio è grande il doppio dell'altro... che schifo. Forse se ti do un pugno diventano uguali, eh?»
«Ti prego, no...»
«“Ti prego, no”... sei anche una femminuccia!» rise forte. «Adesso ti facciamo vedere noi cosa meritano quelli come te...»
Gli avevano fatto tanto male.
A casa l'aveva detto al papà e lui era andato a scuola a parlare col direttore. Gli aveva risposto che erano solo cose da ragazzi, presto avrebbero smesso, non c'era bisogno di allarmarsi: Lucio doveva solo evitare di provocarli e tutto si sarebbe aggiustato. Il papà si era arrabbiato: aveva urlato e gli aveva chiesto se essere nati deformi era forse provocare, ma il direttore l'aveva mandato via perché il suo comportamento era “sconveniente”.
Così il giorno dopo Lucio era tornato a scuola, e l'avevano picchiato di nuovo perché per colpa sua erano stati sgridati.
«Pensa se per salvare la tua brutta faccia avessero rovinato la nostra con uno schiaffo... Vuoi che diventiamo tutti mostri come te?»
Lucio rialzò la testa dal piatto. Aspettò in silenzio che la smettessero – si stancavano sempre, a un certo punto – e quando infine si allontanarono andò in bagno a ripulirsi.
Era così dal primo giorno, e così sarebbe stato sempre.
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4179 caratteri, purtroppo proprio non sono riuscita a ridurre di più, anzi, in diversi punti mi sarei voluta dilungare :°
Spero di essere riuscita ad essere coerente nel lessico.
Sara " />
Ser Lostdream: Grazie per questo ennesimo bellissimo racconto. Certo, il richiamo a Shakespeare mi è stato utile a capire il perché degli "occhi verdi", ma anche senza si capiva lo stesso chi era "il mostro". Ma le descrizioni: l'attesa facendo zapping, il controllo del cellulare, i libri da leggere - e il classico meeting di lavoro, inutile e ipocrita... Mah, tu se vuoi sai fare "immergere" il lettore anche se non vuole. Nulla da dire, l'ho trovato un pezzo perfetto.
Idriel Stark: Ho apprezzato moltissimo la scelta di un linguaggio semplice, adatto al punto di vista di un bambino. Totale comprensione di cosa significa essere "un mostro" (incluso il non sapere di esserlo - perché di fatto non lo si è), anche se nell'ambiente scolastico basta molto di meno per diventare delle vittime: mi sono immedesimato... Da ragazzino ero spaventosamente magro, e per giunta l'oculista mi aveva diagnosticato un "occhio pigro": ho dovuto portare un occlusorio di gomma - appiccicato all'interno degli occhiali - per lungo tempo. Puoi immaginarti come sono state le mie scuole elementari... Questo racconto, al di là dell'ottima tecnica, mi ha commosso profondamente.
4° Contest di Scrittura Creativa: Il Mostro.
EDIT: quella che segue e' una versione tagliata malamente del racconto. La versione integrale e' qui.
"Se vuoi puoi venire a vivere da me," disse il Mostro, da dietro il bancone della pensione. Era un giorno caldissimo, cosí si era tolto la giacca d'ordinanza ed era restato in canottiera, mettendo in mostra il fisico tarchiato e muscoloso. Avevo passato la notte su una panchina del parco, con la testa appoggiata allo zaino: avevo bisogno di una stanza che non ero nemmeno sicuro di potermi permettere.
"A vivere da te?"
"Carlo, tu mi sembri una persona a posto: se hai bisogno di un tetto, non c'è problema. Non dovrai pagarmi niente, almeno finchè non ti sarai sistemato."
"Beh..."
"Lascia pure il sacco qui e aspettami fuori. Tra un quarto d'ora stacco, e ce ne andiamo."
"E dov'è casa tua?"
"È una villetta qui vicino. Vedrai che ti piacerà."
La villa era fuori città, in un grande giardino con un albero al centro. Davanti alla porta d'entrata il Mostro ammiccò, estrasse dalla tasca un oggetto e me lo mostrò. Era un ovale color avorio, con su scritto in calligrafia ariosa e svolazzante: Non rompete i co***oni. "Ti piace?" Il Mostro rise con foga.
"Beh... C'è forse qualcuno che ti rompe i co***oni?"
"Senti, Carlo: questa è casa mia, e qui faccio quello che voglio. Voglio uscire nudo in giardino grattandomi le palle? Esco nudo in giardino grattandomi le palle. Voglio salire sull'albero e pisciare di sotto? Salgo sull'albero e piscio di sotto. Qui possiamo fare tutto quello che vogliamo, e nessuno ci deve rompere i co***oni. Sei d'accordo?" chiese, convinto.
"Certo, d'accordo," risposi ridendo, mentre lui avvitava la targhetta sulla porta.
L'interno era un immenso soggiorno, ben illuminato da grandi finestre che davano sul giardino. "Guardati attorno - vado a prendere le birre! Quella è la nostra stanza da letto!" Entrai, e vidi il letto a due piazze: "Ah, lenzuola nere?" commentai ad alta voce. Lui rise, mentre portava le birre in soggiorno: "Sai, io sono un po' fascista... Picchio i drogati!" Spostai lo sguardo, e vidi un pugnale piantato nel legno del comodino: "E il pugnale, a che ti serve?" chiesi, tornando. Lui tirò su col naso: "Difesa personale."
La casa era sempre piena di ragazzaglia piena di voglia di far casino. Tra questi c'era Cin, un ragazzo pallido e magro che lavorava da un fruttivendolo. Il Mostro mi presentò anche una ragazzina di quattordici anni, viso d'angelo, riccioli neri, e un sorriso modesto che era un incanto. "Carlo, ti voglio presentare la mia ragazza," disse con solennità. La sua ragazza, questo amore di bambina? Guardai la testa rapata del Mostro, il naso schiacciato da pugilatore, i muscoli delle spalle guizzanti e sudati, l'abbronzatura a canottiera. "Piacere," mormorai.
Il Mostro offriva a piene mani sigarette, birra, vino, incitando gli ospiti a far festa, a godersela. Era teatrale in tutto. Quando andava al ce**o non chiudeva la porta: si sedeva sulla tazza, e cominciava a cantare a squarciagola: "Prendiii questooo in manoooo... ZINGARAAAAA...!" Nessuno ci faceva caso, tranne Cin che commentava "Ma dai, Mostro, chiudi la porta..."
Una volta Cin si fermò a dormire da noi: era troppo fatto per tornare a casa da solo. Mentre cercavo di prender sonno, li sentivo confabulare in soggiorno. Poi venne la voce ferma, tranquilla del Mostro: "Carlo."
Risposi bofonchiando: "Che c'è?"
"Vieni."
"Ma che..."
"Vieni."
Scesi dal letto, e li raggiunsi. Mi tremavano lievemente le gambe.
"Siediti."
"Che succede?" chiesi, fingendomi assonnato.
"Carlo, tu sai che siamo gente a posto. Ti trovi bene con noi, vero Carlo?"
"Certo..."
"Beh, devi sapere una cosa: noi siamo anche un poco ladri." Attese.
"Ladri?"
"Ladri. E questa notte abbiamo in mente una cosa che è sicura al centocinquanta per cento."
"Ma non può essere centocinquanta, al massimo può essere cento per cen..."
"Al centocinquanta per cento," insistette il Mostro, alzando appena la voce. "E tu ci devi aiutare. Sei incensurato, quindi non rischi niente. Non come me..."
"Ah. E che hai fatto?" chiesi, sforzandomi di sorridere. Lui gonfiò il petto:
"Violenza carnale."
"Bene... E che cosa dovrei fare?"
"Ma niente. Entriamo in una discoteca - a quest'ora è chiusa - e ci portiamo via liquori, sigarette..." spiegò, soddisfatto.
Pensai molto in fretta, e arrivai a una decisione: "Va bene, andiamo..."
Tutto andò alla perfezione. Al centocinquanta per cento.
"Beato te che te ne vai," disse Cin, guidando il furgone: "Io, ogni volta che vedo un poliziotto, mi cago sotto."
"E perché non te ne vai anche tu?"
"E come faccio? Io vivo qui. Il Mostro ci domina tutti, è vendicativo..."
Ripensai alla conversazione con mio padre, che non sentivo da un anno: "Papà, le cose non mi vanno molto bene... Tornerei a casa... Riprenderò a studiare, lo prometto". E lui, "Ti aspettiamo a braccia aperte!" Felice. Incredibile. "Ma dimmi," chiese poi, abbassando un po' la voce: "Ti droghi?" Avevo sorriso alla cornetta del telefono: "No, papà, non mi drogo, tranquillo..."
4924 caratteri. Vi chiedo pietà. Una volta Qho ha detto che avrebbe tollerato fino a 5000 caratteri, e questa volta ne avevo davvero bisogno. Il racconto inizialmente mi era venuto di 10000 caratteri! Ho passato la serata a tagliare, snellire, tagliare... e piangevo facendolo. Numerosi dettagli sono stati sacrificati, ma spero che ciò che è rimasto sia sufficiente a spiegare perché il Mostro era un mostro.
Se trovate che il racconto debba essere squalificato per la lunghezza, non me ne lamenterò: sarò solamente felice che lo avrete letto.
Idriel Stark: pesaaante... non lo stile, il tema... Il racconto è ben scritto, ma fa davvero venire i brividi... Anche perchè purtroppo davvero i bambini sanno essere crudeli... " />
Tyrion Hill: però... anche il tuo è bello pesantuccio... molto particolare, molto "strano"... molto "forte"... " />
Ed ora, anche se la Dama continua a sentire che c'è qualcosa che ancora non va, ma che non riesce ulteriormente a sistemare, ecco il suo brano.
4° Contest di Scrittura Creativa: Il Mostro
Il Mostro era immobile, acquattato. Non dormiva mai.
Come una terribile fiera in attesa della prossima preda sapeva aspettare il momento opportuno per balzar fuori dal suo nascondiglio e ghermire l’ignaro pensiero vagabondo, nutrendosi di lui, mistificandolo e diventando sempre più forte.
A nulla servivano le parole, ogni logica cedeva il passo, nessuna razionalità era in grado di contrastare la sua forza. Era pura emozione e si nutriva di ogni sentimento, avvelenando qualunque bel ricordo gli si parasse davanti; non aveva pietà alcuna, non c’era nulla che non potesse raggiungere e deturpare, niente che non fosse in grado di profanare.
Alle sue spalle non lasciava altro che una buia voragine incolmabile; il suo arrivo portava sconforto, vergogna, senso di colpa; uccideva ogni gioia con la sua mera presenza, invadeva il cuore lasciandolo prostrato e sanguinante, privo di speranze.
La sua semplice e spietata crudeltà continuava a mieter vittime e la sua mole, ormai incontenibile, traboccava dal petto della ragazza che ormai si sentiva perduta. Aveva provato molti dolori nella sua vita, ma era sempre riuscita a superarli trovando nuove felicità. Non questa volta. Il Mostro stava divorando tutto ciò in cui aveva sempre creduto, quello per cui valeva la pena lottare: ogni appiglio cui potersi aggrappare diventava solo un altro cadavere nella scia distruttiva di ciò che la stava lacerando.
Era stato terribilmente efficiente: dapprima si era insinuato tra le pieghe dei suoi pensieri, come un semplice, sciocco dubbio; aveva saputo aspettare, aveva finto di esser sconfitto ogni volta che la solarità della ragazza era stata in grado di zittirlo e relegarlo ai confini della coscienza. E da lì, quasi in esilio, aveva saputo organizzare la sua riconquista: subdolamente aveva iniziato a sussurrarle nell’orecchio, aveva saputo sfruttare l’orgoglio ferito, aveva maneggiato abilmente le sue paure e le sue insicurezze trasformandole nel proprio scudo.
Ma solo nel momento in cui la giovane aveva fatto un passo falso, venendo meno, anche solo per un istante, a quelli che erano i suoi principi, il Mostro aveva davvero potuto reclamar la sua vittoria: il senso di colpa era diventato la sua fortezza ed il suo miglior alleato: aveva piegato le crisi di coscienza al suo volere, spingendole a cercar negli altri un motivo per cui le cose avevano preso una piega tanto inaspettata. Era solo una questione di tempo, ormai: gli serviva solo una perfetta arma d’attacco per lanciarsi nell’assalto finale, e quando finalmente aveva avuto davanti a sé l’occasione di sferrare l’offensiva, non aveva risparmiato nessuna delle sue infide strategie.
Nulla poteva sconfiggerlo ormai, la ragazza era completamente in suo potere: una volta persa la fiducia negli altri, era stato facile per lui distruggere anche quella che la giovane riponeva in se stessa; le sue barriere erano crollate una dopo l’altra, schiacciate dal soverchiante potere che il Mostro aveva negli anni conquistato.
Sola e disperata la ragazza sentiva ormai di aver perduto la sua guerra.
Le lacrime scorrevano lente sul suo viso, quasi non avessero nemmeno la forza di sgorgarle dagli occhi. La sua vista, sempre più confusa e annebbiata, continuava a riproporle senza tregua le stesse immagini.
Si sentiva sporca, come se lei stessa fosse stata la causa e la protagonista di quanto era stata costretta a vedere, di quello che il Mostro le aveva rivelato. Mai avrebbe pensato di arrendersi così al Dolore, ma davanti a ciò che le era stato mostrato era rimasta impotente, sconfitta: nulla poteva giustificare un tale squallido orrore.
Solo dopo essersi riempita la vista di imbarazzo e disgusto, solo dopo aver spinto il suo sguardo fino al fondo del baratro che le straziava il petto, aveva avuto la forza di chiudere gli occhi, inutilmente: anche contro lo sfondo chiuso delle palpebre sentiva come taglienti lame quelle scene che continuavano a ferirla, impossibili da ignorare, da dimenticare, ormai perennemente scolpite a vividi colori nella sua mente.
Il Mostro aveva vinto.
Con un ghigno crudele si dissolse in lei, pervadendola e dilaniando la sua anima.
(4128 caratteri)
Oh Dama, avevo pensato anch'io di scrivere qualcosa del genere (prima di ripiegare sul mio mostro criminale). Meno male che l'hai scritta tu! Molto ben scritto, molto avvincente. Forse verso la fine tende a essere un po' ripetitivo, ma non saprei bene cosa si potrebbe eliminare... forse il terzultimo paragrafo... o magari no... Comunque stupendo.
" />Intanto, per rallegrare il tema, propongo questo video, in onore di Seeth! " />
scusate l'assenza, continuo con lalettura dei racconti...quelli di Aryasnow lo faccio per ultimo dato che nonè in concorso e non vorrei fare troppo tardi con gli altri " /> ... comunque provvederò " />
Nymeria Sand : non che sia scritto male, ma non mi ha coinvolto granchè...nemmeno a me è piaciuto lo slogan "chi sono i veri mostri", troppo abusato. Non so dire di precisio cos'è che non me l'abbia fatto apprezzare nel totale, forse il tono o forse lo stile in sè, boh.
Ser Lostdream: mi piace il modo in cui scrivi e i cambi di personaggio si seguivano senza problemi, solo il collegamento col mostro non è che fosse immediato . Senza la citazione non l'avrei mai capito capito.
Parlando con i mod si è deciso che il mio contributo a questo contest dovrà passare sotto spoiler, per via dei contenuti forti che contiene.
D'altronde un tema del genere non può che spingere ad esplorare i temi più oscuri e disturbanti della storia.
Il mostro
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Ti intravedo mentre ti siedi e accavalli le gambe con quella gonna rossa troppo corta. La mia attenzione viene attirata magneticamente dalla canotta nera scollata e da quello che c'è dentro. Un flash, e il tuo seno sta premendo contro il vetro mentre il tuo fiato disperato lo appanna per l'ultima volta. Un altro flash e deglutisco dal mio sedile, muovendomi sul posto per sistemarmi le parti basse. me**a, l'erezione è andata di lato in questi jeans troppo stretti, e sta premendo contro qualcosa. Oh già, il coltello. Mi ero dimenticato di averlo.
Ti spio dal riflesso sul vetro, cercando di non fare trasparire i miei pensieri: tu urli, ti dibatti, piangi. Io ti strappo i vestiti, le tue tette sanguinanti sbucano fuori come nei film porno. Non dovrei pensare queste cose, ca**o, è da malati. Mi guardo attorno nervoso, per paura che qualcuno abbia capito cosa sono. Ma tu sei ignara.
La metropolitana rallenta e ti alzi per scendere. Subito scatto in piedi. ca**o no, non dovrei fare ca***te, ma ormai mi sono alzato, se mi sedessi di nuovo sembrerebbe sospetto. Ti seguo fuori come se niente fosse, mi fermo a guardare un volantino mentre ti allontani. Ok, ora mi faccio due passi all'aria aperta e torno a casa. Ad ammazzarmi di seghe.
Fuori mi accendo una sigaretta frettolosamente, rabbrividendo per l'arietta. Tu cammini sculettando, come una tr***tta che vuole una bella montata. E allora dillo che lo vuoi. Mi incammino dietro di te, consapevole di stare per compiere quella ca***ta. Ma nella mia mente si combatte una guerra persa in partenza. L'eccitazione si sta trasformando in adrenalina, sono un lupo sulle tracce della sua preda. E quando la raggiungerò, la sbatterò sull'asfalto, le tapperò la bocca con la mano, e le sbatterò la testa a terra fino a vedere il sangue.
Quanto ci separa, ormai? una trentina di metri, non di più. Ti sei voltata un attimo, preoccupata, e hai accelerato il passo. Io ho fatto lo stesso, sorridendo. Mi chiedo di che colore tu abbia gli occhi. Ti prenderò la testa tra le mani dopo averti tagliato la gola, mentre ti starò scopando osserverò la vita che ti si spegne dentro, e quel momento sarà il mio orgasmo. Dio, sono un mostro.
Il cuore mi martella dentro come se questi fossero i miei ultimi battiti. Dimmi, sta facendo così anche il tuo? Ti sei già voltata altre due volte, continuando ad accelerare. Ragazza mia, se inizi a correre sei finita, ti sarò addosso in un lampo, ti solleverò la gonna e ti premerò la lama contro la gola, se oserai urlare sarai morta in un attimo, e forse ti converrà farlo.
Non c'è nessuno per questa stradina infinita, e gli unici rumori sono i tuoi tacchi e le mie scarpe pesanti. Presto ci sarà spazio solo per i tuoi gemiti e i miei ansimi, e poi un gorgoglio strozzato. Dopodiché le sirene, le manette, il processo e le sbarre. Anni di sbarre, dopotutto sono un mostro. Devo riprendere il controllo, devo lasciare andare il manico, fare dietrofront e tornare a casa. Ma continuo a camminare. Non posso resistere, la voglia è troppo grande, e so che sarà bellissimo, il coronamento di anni e anni di sogni di sesso e sangue.
Un passo, sono dietro di te, ti sento trattenere il respiro. Se corri ora è finita, scatterò. Se ti afferro ora è finita. Questo è il momento della verità, e lo sai anche tu. Un terribile istante senza fine, dove l'angoscia cola dalla tua fronte ed il futuro di due persone sta per essere deciso. Da me.
Ti oltrepasso senza guardarti, sento che ti fermi e tiri un sospiro. Potrei colpire ora, quando pensi ormai di essere in salvo, ma l'eccitazione sta già svanendo. La caccia è finita, e il predatore ha fallito. Non ho avuto la forza e il coraggio di colpire, e anche se so che è stato meglio così, mi sento assieme deluso e pieno di vergogna.
Ragazza mia, tu ora tornerai a casa e dimenticherai, penserai di aver sbagliato, di esserti preoccupata per niente. Penserai che tutto è a posto, ma io passerò una notte insonne a domandarmi perché sono così, perché provo queste cose, perché non ho mai il coraggio di andare fino in fondo, e cosa succederà quando lo farò davvero.
Rivivrò in eterno questa scena, con tanti altri finali. Per un po' sarai la mia fantasia, le tue sofferenze mi faranno compagnia. Finché non avrò capito se sono già un mostro, o se lo diventerò la prossima volta.
Allora, commento quelli che ho letto.
mariateresa: Non mi è piaciuto molto. Come hanno detto anche altri è un pò melenso e non mi ha convinta del tutto. Poi hai detto che hai dovuto inserire a forza il tema del mostro.. avevi tutto il tempo per creare un'altra storia che avesse come tema centrale, appunto, il mostro
Seetharaman Toral: Sarà pure banalotta la storia, ma tu l'hai resa davvero benissimo! Complimenti davvero, l'ho trovato un brano molto bello " />
AryaSnow: Molto carino, anche se non mi ha colpita come il racconto con cui hai vinto lo scorso contest. Ma avendo avuto poco tempo per scriverlo, devo dire che è un racconto ben riuscito " />
Nymeria Sand: Wao *-* il tuo racconto mi è piaciuto davvero tantissimo e anche se ricorda un pò X-Man, come già detto da qualcuno, per me è davvero bello e scritto bene. Brava!
Ser Lostdream: Idea originale quella di vedere la gelosia come il mostro! E mi è piaciuto molto come hai sviluppato la storia, è un racconto originale. Molto buono, sìsìs " />
Idriel Stark: E' vero, la trama è un pò pesante e triste, ma come ti ho già detto a me è piaciuto molto il tuo racconto ** come ha detto anche La Dama, è vero anche che i bambini, a volte, sanno davvero essere cattivi. Ho apprezzato di più i due precedenti che hai scritto, ma anche questo non è affatto male, davvero ^^
Tyrion Hill: Il tuo racconto viene notevolmente penalizzato dalla lunghezza secondo me :\ volendo, si è capito perchè il Mostro è un mostro, anche se forse la cosa è un pò forzata. Ho preferito di gran lunga il brano che hai scritto per il secondo contest. Comunque non me la sentirei di votarti, secondo me 924 caratteri in più sono davvero tanti ._. mi spiace >.<
triex: Boom! Decisamente andava messo sotto spoiler xD certo, non viene detto nulla di.. esplicito, diciamo. Però di certo non è un racconto leggero :P Di certo rende bene l'idea di mostro, anche se, come abbiamo detto ieri, pure qui c'è da discutere. Però insomma, diciamo che da donna mi sento particolarmente toccata da questo racconto xD scritto e sviluppato bene, ma sai che ho preferito altri tuoi racconti :P
lysmaya, al tuo ho dato una letta veloce e distratta, scusami tanto >.< stasera lo rileggo e ti darò un commento migliore ^^
Triex: Mi è molto difficile commentare questo pezzo. Alla prima lettura, oltre alla repulsione istintiva, mi ha molto infastidito. Ho cercato di capire perché... L'onestà mi va bene. Anche il fatto che la violenza non sia consumata è un pregio - questo essere in bilico tra fare e non fare: il personaggio non è un mostro, è solo un povero nevrotico con la mente affollata di fantasie che non realizzerà mai, e delle quali si sente comunque in colpa (il pervertito al contrario realizza i suoi crimini, e non se ne sente mai minimamente in colpa). Forse è il fatto di rendere tutto cosí esplicito - il non lasciare nessun "lavoro" da fare al lettore - che non mi piace molto.
Eh, ma ci sono tanti dialoghi... cioè, ci sono ben 98 virgolette aperte e chiuse. E per giunta quattro frasi in corsivo: per ognuna di queste mi conta ben sette caratteri in più (contano anche gli [ i ] e [ /i ]). Cosí sarebbero solo 4798! " />Tyrion Hill: [...] secondo me 924 caratteri in più sono davvero tanti ._. mi spiace >.<