Nymeria Sand: godibile, ben scritto, nessuna particolare pecca. Però non mi ha detto granchè, non mi ha colpita... mi è sembrato di leggere qualcosa di già visto, già letto, già sentito. E poi non riesco a farmi andare giù il fatto che vai a capo a ogni rigo :/ Se c'è un a capo, è indice di una pausa molto forte. Quindi io, nella lettura, metto una pausa molto forte. Salvo poi trovarmi al rigo successivo con qualcosa che in realtà è fortemente connesso alla frase precedente e non necessiterebbe di una pausa tanto forte... insomma, mi rovina la lettura " /> Ma se non hai intenzione di cambiarlo, pazienza, scelta tua :/
Erin: bellino ^^ Molto carina la battuta finale, l'idea mi è piaciuta. Però non è riuscito a colpirmi, e soprattutto tecnicamente è inferiore agli altri che hai postato finora... concordo con le correzioni fatte dal khal, e non credo di avere altre cose da aggiungere in merito. E' un peccato, comunque, perchè del tuo primo racconto, ad esempio, avevo apprezzato soprattutto la forma
Seetharaman Toral: non l'ho capito .____. Cioè, ho capito il dialogo, la questione dei ricordi eccetera, però non he no capito il senso... La profezia secondo me è troppo marginale, e il racconto in sè alla fine è un semplice dialogo tra due persone, non c'è una trama e questo purtroppo - secondo la mia opinione - lo penalizza. Per quanto riguarda i dialoghi, sono un buon primo tentativo, ma c'è ancora da migliorare (a parte la questione della punteggiatura, sulla quale non concordo con khal ma con Tyrion - cioè, a ben vedere con Mornon in realtà). In alcuni punti mi suona un po' poco naturale, ma nel complesso nulla di grave. Non posso esprimermi sull'originalità o meno nel trattamento del tema perchè, come già scritto, secondo quel che mi è arrivato il racconto non parla di una profezia, ma di due persone che chiacchierano :/
Joanna Lannister: innanzitutto benvenuta " /> fa sempre piacere avere nuove penne! ^^ Poi, il racconto: bello! Mi è piaciuto parecchio, e non mi è suonata buffa la sorpresa finale, anzi, l'ho apprezzata molto. E' però vero che probabilmente si poteva comprendere anche senza inserire tutti quei dettagli, ma non lo trovo un difetto, personalmente. Concordo con Tyrion quando dice che l'ambientazione è molto bella e curata, è molto viva, mi sono sentita proprio sul posto, complimenti! Per quanto riguarda la forma, ti dico solo che leggendo ho pensato "ehi, questa ragazza ha talento, se continua così raggiungerà alti risultati", e lo penso ancora. La tua scrittura è ancora immatura (mi hai fatto pensare a me a 15 anni - ah, giusto per, ne ho 20 ora), però ha veramente un ottimo potenziale, e tutto quel che posso consigliarti è semplicemente di scrivere scrivere e scrivere in modo da affinarti " /> L'unica "pecca" che ho riscontrato è che in certi punti il dialogo mi è parso un pochino affettato, ma penso che sia in linea coi personaggi quindi non è grave.
AryaSnow: gatti " /> L'idea è geniale, la forma perfezionabile. La parte che trovo un pochino più debole - ma ancora non sono riuscita a capire perchè e cosa ci sia che non mi convince - è il primo paragrafo. In certi punti mi si è inceppata un pochino la lettura, ma niente di grave, alla fine sono solo questioni di gusto e scelte personali. L'alternanza con le parti in corsivo mi è piaciuta e secondo me va bene così, anche se avrei preferito che quelle in corsivo restassero su un tono più neutro e cronachistico, ma siccome non era quello il tuo intento, non è da considerarsi difetto, ma semplice gusto personale " />
Il mio racconto è in fase di revisione, ma non mi convince. Sono incapace di farmi venire idee geniali, o quanto meno un po' più originali ç___ç
Sia l'inglese che gli elfi (a quel modo) li ritengo difetti di un'ambientazione fantasy " />Non ho capito se sia la presenza di nomi inglesi e, separatamente, di elfi o la compresenza delle due cose nello stesso racconto a disturbarti. " />
l'ambientazione contiene nomi inglesi (perché?) e elfi
In ogni caso l'unico nome inglese che c'è in tutto il racconto è quello della spada del protagonista, che sinceramente non sapevo come altrimenti chiamare. In italiano Stella della Sera mi avrebbe fatto perdere preziosi caratteri e non mi sembrava altrettanto incisivo e darle un nome straniero-non-inglese-magari-sumero a caso non avrebbe reso giustizia alla storia che c'è dietro e che per ora esiste solo nella mia testa.
Se hai qualche buon suggerimento, ben venga, sei libero e anzi pregato di farti sentire.
Io odio smodatamente l'uso della lingua inglese già nella vita di tutti i giorni, figurarsi nei racconti fantasy. Si suppone che in un mondo fantasy vengano parlate altre lingue che sul pianeta terra; alcuni nomi possono essere tradotti per comodità, per esempio le Lande Desolate (che ahem non sono un nome granché originale, ma insomma...), l'Orda, il Culto, la Decapoli. Giustamente questi sono tradotti nella lingua che usa il "traduttore", ossia l'inventore del mondo fantasy/scrittore. Oltre a questi poi aggiungi un nome di spada, Evenstar, che è tradotto in inglese: per quale ragione, se non che l'inglese è tanto di moda? Poi c'è anche Nightdale. Suggerimenti: se non ti piacciono traduzioni come "Stella del Vespro" o "Vallenotte", meglio cambiare il nome e mettere qualcosa che sia traducibile con bell'effetto anche in italiano. Oppure puoi lasciare il nome nel loro formato originale, una lingua fantasy, il che molto spesso significa pigiare i tasti del pc a caso. Poi ci sono autori come Tolkien che ci degnamo di inventare una lingua apposta, o altri come Mariateresa che studiano il gallese per usarlo nei racconti; non è necessario arrivare a questo punto. Come hai inventato i nomi di Kerak e Ikar, puoi inventare la spada chiamata Mathar e i fanti neri di Imdal.
OK, e non è un difetto poi tanto grave. Il fatto è che a parlare di elfi in modo banale sono capaci tutti, e sarebbe segno di banalità; parlare di elfi in modo originale invece va bene. La citazione vagante che fai tu (e qua mi allaccio al discorso che farò sotto) non basta per mostrare l'originalità, dice solo "nel mio mondo ci sono elfi", e questo di per sé non è un segno buono. Elfi non originali secondo me sono un difetto di superficialità; il modo in cui tu li nomini mi fa sospettare che tu sia colpevole di superficialità. Per questo sarebbe forse stato meglio non tirarli in ballo del tutto... Ma forse sono anche problemi di gusti personali.Per quanto riguarda gli elfi, che ci posso fare? A me piacciono. Sono passata direttamente dalle fiabe al fantasy (soprattutto Forgotten Realms e Signore degli Anelli) e ormai gli elfi fanno parte integrante della mia idea di fantastico.
Ricordi il mio racconto di tradimento? Dall'ambientazione ho tratto il fatto storico, ok, e poi due nomi di persona e due nomi di luogo: Merustar re di Ashwil, Notaras imperatore di Tekos. Tutto il resto non l'ho inserito. Persino il padre di Notaras non è mai citato per nome " /> (Tuxir il Grande, per la cronaca) E, credimi, la mia ambientazione è complessa a sufficienza, sono dieci anni che ci lavoro senza scrivere una riga di narrativa... OK, la pianto, ma è per dire che il problema mi è noto ç_çInoltre per quanto riguarda gli accenni ad altri fatti, pensavo che aumentassero il fascino del racconto.
Molti altri pezzi (come quello di Seeth per il primo contest) contenevano accenni nebulosi a fatti esterni non completamente spiegati.
Se si scrive un racconto appartenente ad un'ambientazione complessa è facile cadere nella tentazione di accennare a questioni che, per motivi di spazio non si possono esaurire, soprattutto perché, avendole tutte nella propria testa, lo scrittore trova comprensibili anche notizie vaghe a battaglie e campagne passate del proprio protagonista.
D'altronde come si può spiegare tutto in circa 4000 caratteri?
Insomma: i fatti accennati in modo nebuloso in 4000 caratteri, secondo me, NON sono un pregio. Confondono solo le idee e danno l'impressione che il narratore voglia stordire il lettore con nomi altisonanti, tanto per divertimento. Un po' va bene, creano interesse: ma poco, altrimenti diventano superflui e fastidiosi e creano solo senso di ignoranza e impossibilità di conoscere tutto. Fai attenzione a dire solo il necessario.
Ok, il fatto che sia voluto e motivato lo rende già più comprensibile. Ma gli altri brani del contest ti sono tanto ostici da leggere? Mah, non so. Personalmente, a me danno un sacco di fastidio quei rientri, trovo che interrompano troppo il testo, mi rallentano la lettura. Ti consiglio di provare a scrivere in modo "normale", se non è un problema grave per te.Infine per quanto riguarda la formattazione, ho già chiarito che è una scelta dettata dal supporto.
Io personalmente ho difficoltà a leggere a video lunghi brani scritti troppo compatti: mi lacrimano e mi bruciano gli occhi per lo sforzo. " />
In considerazione di questo fatto, e pensando che anche altri possono incontrare il mio stesso problema, ho deciso di lasciare il rientro alla fine di ogni frase.
So perfettamente che questa scelta non è formalmente corretta e, se la storia fosse destinata ad un supporto cartaceo, l'impaginazione sarebbe diversa.
Grazie di aver risposto alle mie critiche, mi hai fatto sentire utile " />
A tutti gli altri: non ho ancora avuto tempo di leggere gli ultimi racconti sono un po' pressato stasera. Ho scritto un mio testo, ma al momento sono 7000 caratteri e lo devo sfoltire e non so se faccio a tempo. Se proprio non riesco, posterò lo stesso nel topic Scrivere come fuori concorso " />
Stavo ideando una raccolta di favole scritte da un elfo bardo di mia invenzione(Naoise), e mi è venuta in mente questa. Assolutamente autoconclusiva e non legata ad un romanzo.
L'angelo della morte
Si racconta che un giorno l'angelo della morte bussò alla porta di una capanna nascosta nel folto della foresta. Nella capanna abitava una donna, ma non era una donna come tutte le altre. Conosceva le antiche arti magiche e i segreti delle rune, e per questo il suo villaggio l'aveva condannata a morire in solitudine. La strega aprì la porta e vide un giovane gravemente ferito, lo fece entrare e lo medicò con delle erbe.
:<<Chi ti ha insegnato i segreti della natura?>>chiese l'angelo incuriosito, poichè la donna sapeva molte cose per la sua giovane età
:<<I libri, mio signore>>rispose la strega, lo sguardo rapito dalla luminosa bellezza del ragazzo
:<<E i libri ti hanno insegnato tutto quello che sai?>>
:<<Si. I libri nascondono tutto il sapere del mondo>>
:<<Conosci tutto sul mondo con i tuoi libri?>>
<<No, non tutto. Non ho mai conosciuto l'amore, la felicità e la morte>>
<<Perchè? I libri non parlano di questo?>>
<<Oh si, ne parlano tanto. Ma non possono insegnare nulla più di semplici definizioni>>
<<Io la morte l'ho conosciuta>>
<<Davvero?>>rise la donna<<e com'è?>>
<<Tu come la immagini?>>
<<Brutta, tetra e cattiva. Con un grande mantello e una falce in mano>>
<<Io ho conosciuto un'altra morte. Era bella, luminosa e buona. Aveva il volto di un bel giovane ed era stata ferita cadendo sulla terra. Poi ha incontrato una bella donna, che l'ha guarita. E la morte ha provato l'amore e la felicità>>
<<Non c'è nulla di bello nella morte>>rispose allora la strega, turbata da quelle parole<<perchè la morte ha una sola faccia, ed è detta l'Impassibile>>
<<Io ti dico che prima di lasciare questa terra, tu conoscerai l'altro volto della morte>>rispose il giovane, poi si alzò e sparì oltre il bosco.
Passarono molti anni, anni di solitudine, e il giovane non tornò più a fare visita alla strega. Alcune notti, quando nessuno poteva vederla, la donna usciva e andava per il bosco alla ricerca del bel giovane del quale si era innamorata. Ma non lo trovò mai, e quando il fiore della sua giovinezza si spense decise di rinunciare per sempre a quella fantasia giovanile. Finchè un giorno non si ammalò gravemente, e sentì bussare alla porta. Lentamente andò ad aprire, e gridò sorpresa quando rivide il ragazzo della sua giovinezza. Era bello e giovane come quando lo aveva incontrato la prima volta, e gli anni erano scivolati sulla sua pelle lucente senza segnarla. Ma lei era invecchiata, e si vergognò molto di questo. Nascose il viso tra le mani, piangendo in silenzio, ma il giovane se ne accorse.
:<<Perchè piangi?>>le chiese gentile, accarezzandole i capelli sbiaditi
:<<Perchè sono diventata vecchia, mentre tu sei rimasto giovane com'eri un tempo>>
:<<I tuoi libri non hanno un rimedio per questo?>>
<<No, perchè l'unico rimedio a questo è la morte. E io non voglio morire>>
<<Hai paura della morte?>>
<<Ho paura di perdere te, perchè ti amo e sono felice in tua compagnia>>
<<Allora adesso conosci l'amore e la felicità?>>
<<Si, anche se per poco. Ora arriverà la morte e spazzerà via tutte le gioie della vita, e io sarò polvere al vento>>
<<Ricordi la mia profezia? Un giorno avresti conosciuto l'altro volto della morte>>
<<Sono passati tanti anni, e io non l'ho mai conosciuto>>
<<Ti sbagli. Questa è la seconda volta che lo vedi>>.
Allora l'angelo divenne splendente e luminoso come una stella, e la strega lo riconobbe per quello che era realmente.
:<<Vieni con me. Perchè quello che ti offro è ciò che questa esistenza non ti ha mai dato. Io ti dono una nuova vita>>. La donna lo abbracciò e chiuse gli occhi, finalmente felice e amata dopo tanti anni.
:<<Ora lo vedo>>sussurrò prima di abbandonarsi al sonno eterno<<il tuo volto. Non è morte;è vita>>.
ps:non vuole essere un inno al suicidio, ben inteso " />
Mariateresa, è il pezzo più interessante tra tutti quelli postati da te che ho letto.
Brava! ">
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
L'ho curato per bene, senza tralasciare nulla. Ho scoperto che le bozze se non si toccano per troppo tempo macerano, e recuperare la storia è difficile(io sto scrivendo tutto d'accapo " /> )
Pensavate di esservi liberati di me? " />
Torno alla ribalta con un pezzo scritto in prima persona (che buffo), con ambientazione moderna, molto moderna, direi aprile 2009.
La profezia
Ricordo che me ne stavo mollemente sdraiata sul divano, con un braccio a penzoloni su una ciotola di pop corn ormai vuota e gli occhi che mi si stavano chiudendo, non tanto per stanchezza quanto per noia. Dall'altra parte della stanza lampeggiava la luce bluastra della televisione, che blaterava insensatezze pubblicitarie, e il ticchettare dei tasti del computer di mio fratello mi conciliava il sonno.
Mentre la mia coscienza si preparava a oltrepassare il confine che separa le due realtà, qualche parola catturò al lazo la mia attenzione, facendomi sussultare.
"... del terremoto che ha colpito l'abruzzo questa notte. Si tratta di una tremenda sciagura..."
Rimasi a guardare il servizio del tg senza parlare, mettendomi a sedere e guardando mio fratello con aria interrogativa. Lui tornò quasi subito a fissare il proprio schermo, mentre io mi grattavo la testa e cercavo di capire cosa fosse successo.
Un grande terremoto aveva colpito l'Aquila proprio quella notte, provocando centinaia di morti e migliaia di feriti. Io guardavo ancora intontita, senza rendermi davvero conto di cosa significasse. Il servizio continuava implacabile ostentando la distruzione. Era successo di notte, mentre la gente dormiva. Era successo all'improvviso, nessuno poteva prevederlo.
"Falso! Era stato previsto! Non posso crederci, è vero!" Esultò mio fratello girandosi sulla poltrona con le rotelline. "Vieni a vedere"
Inutile dire che mi alzai di controvoglia, e anche un po' seccata dalla noncuranza con cui stava affrontando la vicenda. Appoggiai la mano sullo schienale della sedia e mi chinai verso lo schermo per leggere.
"Che roba è?"
"Sono le profezie del Ragno Nero, un profeta tedesco, guarda, leggi qua"
"Molte saranno le donne che piangeranno sulle culle vuote. E molti saranno gli uomini che chiuderanno la strada dei padri. Nella valle chiusa dai monti e solcata dal fiume vedranno la luce degli uomini con le gambe della rana, il corpo del capretto e la testa umana. Il grande fiume segnerà la sua pazzia verso la quarta luna. Trascinerà cose e uomini, seminando la distruzione."
Finito di leggere guardai mio fratello come si guarda una me**a appena pestata.
"Vedi, la valle chiusa dai monti e solcata dal fiume è chiaramente l'abruzzo, e si legge chiaramente che ci sarà un disastro alla quarta luna, cioè il quarto mese, dai, è adesso, aprile"
Che idiozia. Che fratello idiota che ho.
"Certo, qua parla di un fiume, ma se vai a vedere l'interpretazione, che comunque è stata scritta anni fa, anni, ti rendi conto? Beh comunque dice che potrebbe trattarsi di un terremoto."
Mi stavo incazzando. Lui non se ne rendeva conto, il piccolo nerd, ma mi stavano girando di brutto.
"Insomma, è tutto qua, un terremoto in abruzzo ad aprile del 2009, l'aveva previsto."
Esplosi.
"Ah certo, è chiaro. Un pirla qualunque del, di quand'è? sedicesimo secolo, ha previsto un terribile terremoto e cosa fa? Ci scrive un fottuto indovinello. Se anche fosse vera, a cosa è servita?"
Mollai un pugno sulla tastiera che strappò un gemito a mio fratello, che si era fatto piccolo piccolo rannicchiandosi sulla tastiera, e mi rialzai andando a spegnere la televisione, che nel frattempo aveva già cambiato argomento.
"Perché sei arrabbiata?"
Mi voltai verso di lui fulminandolo con lo sguardo.
"Perché? Mi chiedi perché? Rispondi! A cosa è servita?"
"Eh?"
Avevo voglia di umiliarlo, di farlo sentire male perché IO stavo male, perché tutto quello che era successo era profondamente sbagliato e me lo sentivo dentro.
"Puppa. A cosa è servito che qualcuno facesse una profezia su questa cosa, se poi nessuno l'ha saputa interpretare? E poi anche se lo avessero fatto, avrebbe potuto impedire la strage?"
Mi avvicinai puntando il dito verso il suo schermo.
"Ha impedito la strage?" urlai. Non rispose e ripetei la domanda, più forte.
"N-no"
"Che razza di fottuta profezia è allora? A cosa ca**o è servita? A cosa ca**o è.. servita?"
Mi si incrinò la voce, mi salirono le lacrime agli occhi. Mi ritirai in camera mia, avendo cura di sbattere forte la porta dietro di me. Mi lasciai cadere sul letto, preda di un turbine di emozioni. Avevo dato di matto per una cosa inutile, pensai. Era solo che... mi dava fastidio.
Tutti si chiedono sempre se qualcosa poteva essere previsto. Ma a cosa serve prevedere, se non si riesce ad impedire?
Giusto per referenza, il ragno nero e le sue profezie sono reali: http://ragno-nero.blogspot.com/2008/08/in-costruzione.html
E ce l'ho fatta.
CONTEST DI SCRITTURA CREATIVA - LA PROFEZIA
Anno 87 dell’Impero
La montagna solitaria che dominava il porto di Othrond sembrava ispirare l’ascetismo; almeno mezza dozzina di caverne ospitava eremiti in odor di santità. Il più rispettato di loro non era il più anziano, ma uno che aveva dedicato le sue meditazioni alla vita comune con maggior frequenza che ai problemi cosmici e metafisici. Nome non ne aveva più, come tutti gli altri: la gente lo indicava con parafrasi ormai dimenticate.
La quotidianità di quell’uomo rimase imperturbabile anche durante la guerra contro Tekos, della quale non ebbe nessun sentore finché una mattina apparvero le bianche vele dei Nokve, venute a circondare il porto. Tuttavia, egli non comprese la portata degli eventi fino alla sera seguente. Le navi non si erano mosse: era iniziato un assedio che intendeva prendere Othrond per fame, essendo la città dipendente dal commercio e dalla pesca. Frattanto gli strateghi dell’Arconte avevano deliberato, e ora una delegazione giungeva dal più saggio degli asceti per chiedergli un importante aiuto nella guerra. Questa volgeva molto male, e ciò era ormai chiaro ai battaglioni di Othrond: una consapevolezza che in combinazione con una profezia a favore di Tekos aveva portato a terra il loro morale. I Nokve erano fiduciosi nei loro dèi che avevano annunciato loro la nascita di un impero universale sotto Tekos, mentre i guerrieri di Othrond avevano terminato le speranze. Ecco qual era l’aiuto richiesto all’eremita: un oracolo che ridesse fiducia ai combattenti.
Gli strateghi portarono doni e riferirono con molta umiltà le richieste dell’Arconte, chiedendo all’anacoreta di interrogare gli dèi e scoprire quale via potesse condurre alla vittoria i loro uomini. Con belle e sante parole, l’asceta li assicurò che comprendeva la necessità dei suoi concittadini, e che si opponeva alla profezia menzognera di Tekos. Quindi promise di eseguire i riti necessari per convocare i numi astrali e ipogei e rivolgere loro le suppliche dei fedeli. In conclusione, chiese una notte di tempo.
L’indomani, come stabilito, sulla piazza principale di Othrond si schierarono i soldati, di fronte all’Arconte in persona e a una vasta folla che si pigiava nelle viuzze. Preannunciato dal suo santo fetore, l’eremita scese dalla sua grotta e raggiunse la parata. L'emozione lo suggestionò, e così volle salire al di sopra del popolino per declamare il suo oracolo. Si arrampicò goffamente su una statua, si aggrappò saldo con una mano e si sporse verso l’arconte. Con severissimo cipiglio, l’uomo iniziò invocando i nomi delle tremende divinità che aveva contattato nella notte. La sua voce era come il rombo del mare, gli occhi saettavano tra gli astanti, la mano libera gesticolava. Prima di dichiarare il responso degli dèi fece una pausa a effetto, sicuro di sé.
In quel mentre, un moscone attratto dalle croste di sporcizia trovò un buco nell’abito e si infilò dentro. L’insetto della sorte non poteva sapere che l’asceta aveva una sola debolezza: soffriva di solletico. La sua espressione fierissima e piena di pathos rimase interdetta per un istante, poi si tramutò in una smorfia. Infine con uno scoppio di risa scroscianti si disfece, mostrando tutti i sette denti dell’uomo. Il poveretto tentò di grattarsi sul suo comico podio, ma a causa della posizione di equilibrio precario non ci riuscì: si contorse in modo ridicolo, poi perse la presa e precipitò a terra. Nonostante ciò, proseguì a sghignazzare come un pazzo, ululando e rotolando tra i piedi dei soldati e della gente sbalordita e scandalizzata.
Il primo a urlare fu un giovinastro. Poi gli fece eco una madre di famiglia, che disse una brutta parolaccia: i suoi cinque figli entusiasti la ripeterono a gran voce. E poi tutti presero a urlare contro l’anacoreta che rideva degli dèi e del futuro di Othrond. Un ragazzino sputò sul poveretto. Un soldato, nervoso per la guerra, gli diede un calcio, un altro gliene diede uno più forte facendolo rotolare in mezzo alla folla. La quale gli fu sopra.
In capo a due settimane, Othrond fu presa e divenne parte dell’Impero di Tekos. L’impero universale dominato dai Nokve, però, non si realizzò mai. Del Profeta Sghignazzante ne fu fatta una favola per bambini. O forse lo era fin dal principio?
************
4230 caratteri.
prossimamente posterò pure il racconto originale. Probabilmente 4000 caratteri sono troppo pochi per questo racconto: spiegazioni ulteriori servirebbero in alcuni punti, altrove mi sarei dilungato in dialoghi e descrizioni. Spero di essere riuscito a condensare il mio racconto con successo.
" />
Mariateresa: FINALMENTE! Ci sei riuscita - l'hai fatto! E hai saputo scrivere qualcosa di davvero bello. No, stupendo. La sai una cosa? Mi hai reso felice.
E con me non ti congratuli " /> ?
Edit: Khal il tuo racconto è fantastico xD
Non l'ho ancora letto - aspetta!Mariateresa: FINALMENTE! Ci sei riuscita - l'hai fatto! E hai saputo scrivere qualcosa di davvero bello. No, stupendo. La sai una cosa? Mi hai reso felice.
E con me non ti congratuli " /> ?
mariateresa: non è così male, e direi che lo stile è molto migliorato! (però verso la fine la parola "giovane" e derivati sono davvero troppo ripetute). Anche la trama in generale è non è male, anche se non è proprio il mio genere. Il racconto si regge molto bene da solo, anche questo è importante.
Secondo me hai fatto bene a tentare un racconto così, ti è stata utile l'esperienza!
triex: carino e mi ha divertito Forse ha troppo l'aria di "scritto di getto". Per ora è quello che mi è piaciuto di più.
khal: Uhm, il fatto che in origine doveva essere più lungo per me si sente un po'. La prima parte è troppo "da libro di storia" e sinceramente mi ha annoiato. Il seguito è stata una sorpresa. Mi ha un po' lasciato perplessa, nel senso che: da una parte è un'idea carina e mi ha colpito, dall'altra mi suonava troppo "innaturale" in rapporto con il modo in cui il brano è iniziato. Comunque: che ti sei fumato per scriverlo? " />
Ecco anche il mio " />
Contest di scrittura creativa: Profezia
Se avesse saputo che inventare predizioni era così facile, avrebbe senza dubbio iniziato a farlo molto tempo prima. “Del resto, chiunque adora sentirsi dire che tutto andrà bene”.
Per fare abboccare i clienti bastavano essenzialmente un po' di fantasia, una buona recitazione e una generosa dose di improvvisazione. Se poi si farciva il tutto con un po' di terminologia del settore e qualche parolone esotico, restava solo da apparecchiare la tavola.
Che fosse un'attività remunerativa, invece, l'aveva sempre saputo: era per quello che ci si era lanciata. C'era voluto del tempo per crearsi una clientela, ma una volta superato lo scoglio gli affari erano andati a gonfie vele. Guardando al patrimonio accumulato rimpiangeva amaramente quei tre anni di indugio... non faceva che pensare a quante decine di migliaia di euro in più poteva avere adesso. “Magari quella villa a picco sul mare sarebbe già mia...”
Il suono del campanello la riscosse dai pensieri. Guardò lo schermo del videocitofono: un cliente. Si diede una sistemata allo specchio, posizionò con cura i vari oggetti sul tavolo e si preparò ad accoglierlo.
L'uomo che entrò aveva un aspetto del tutto anonimo: alto, robusto, capelli scuri, un volto regolare e nessun tratto che attirasse l'attenzione. Era solo un altro pesciolino al suo amo, un altro piccolo passo verso la casa dei suoi sogni.
«Cosa posso fare per lei?», chiese, impostando la voce.
«Non... non si ricorda di me?», ribatté l'altro, sorpreso.
La donna ebbe un attimo di esitazione. Sì, forse... forse aveva un viso conosciuto, ma era difficile stabilirlo.
«Non so... dovrei?», rispose.
«Sono stato qui da lei un anno fa»
La maga dovette sforzarsi di trattenere una risata, e si limitò a sorridere, cercando di non risultare beffarda: «Beh, sa, ho molti clienti...»
«Ma non a tutti avrà predetto un'incredibile fortuna economica, immagino. Lei deve ricordarsi di me!». Il tono dell'uomo era quasi minaccioso.
Non riusciva a capire dove volesse arrivare, ma era certa che avesse un doppio fine.
«Incredibile fortuna economica... ? Oh... s-sì, certo, ora ricordo!»
In realtà non ricordava assolutamente. Non era qualcosa che aveva predetto a tutti, certo, ma senz'altro a molti... erano così contenti di sentirselo dire che spesso, certi della ricchezza futura, le lasciavano offerte molto più consistenti... Come poteva pretendere, quest'uomo, che si ricordasse di lui? Stare al gioco le sembrò la scelta più comoda.
«Si ricorderà, allora, che mi aveva persino consigliato in quali azioni investire i miei soldi...»
“Ho davvero fatto una cosa simile? E quest'uomo se l'è davvero bevuta?”. Certe volte proprio non riusciva a capire come i suoi clienti potessero crederle.
Comunque rispose che sì, lo ricordava.
«Bene. Sono venuto qui per dirle che ho seguito il suo consiglio», disse, guardandola dritto negli occhi. «Vuole sapere com'è andata?»
«Sarà andata bene, immagino!», disse lei, recitando la sua parte.
«Bene? Bene?! Per colpa sua ho perso tutti i miei risparmi! Li ho investiti tutti, proprio come lei mi aveva detto di fare. Tutti! E ora non ho più niente! Sono rovinato!». Il tono dell'uomo si era alterato pericolosamente. La donna si spaventò, così rimase ferma ad ascoltare, non sapendo come altro reagire.
«Lei mi aveva visto ricco, elegante, circondato da belle donne in un'enorme villa con piscina... proprio qui, in questa sua stupida palla di vetro...!» La afferrò, poi tornò a guardare la donna. I suoi occhi brillavano d'ira.
Sollevò in alto la mano: «E invece ho perso tutto!». L'ultima parola fu accompagnata dallo schianto del vetro contro la parete. Delle schegge colpirono la donna, ferendola. Il panico la invase, il respiro le si mozzò.
«Per lei è finita. Finita!» ruggì ancora l'uomo. Nella sua mano apparve improvvisamente un coltello, che in un attimo fu contro la gola della donna. Occhi negli occhi, il cliente sussurrò: «Lei ha smesso di ingannare la gente...»
La lama affondò di punta nel collo. Il sangue zampillò, macchiando le pareti. L'ultimo pensiero della maga fu per quella villa a picco sul mare che non sarebbe mai stata sua...
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Spero che la metafora iniziale sia comprensibile... mi piaceva " />
Ho letto gli altri racconti, ma li commenterò meglio più tardi, o domani.
Per ora dico che sono contenta che mariateresa abbia voluto tentare la strada del racconto breve, penso che il tentativo sia riuscito " /> Con triex e khal ho già commentato in privato, quindi mi dilungherò poi " />
EDIT: il copiaincolla mi ha fregato, mancava il finale. Ora c'è. Perdonatemi
Idriel: Figo l'omicidio alla fine " /> E' stata una svolta che mi ha colpito abbastanza e non mi è risultato troppo prevedibile. I personaggi sono caratterizzati discretamente.
Per ora è il brano che mi piace di più insieme a quello di triex...
QUESTO RACCONTO È FUORI CONCORSO! " />
La Profezia
Attorno alla sfera di cristallo c'era solo oscurità: solo al suo interno vibrava una trama complessa di luce. Una luce da decifrare.
- Cos'è una profezia? - recitò la voce del Maestro. L'Allievo attese. Sapeva di non dover rispondere: quello era il modo di spiegare del Maestro, cominciava sempre con delle domande. La risposta la forniva sempre lui stesso, immediatamente: - La profezia è un tipo di affermazione che riguarda il futuro.
- Ci sono diversi tipi di affermazione sul futuro, ma solo uno di questi è una profezia. - L'Allievo ascoltava attentamente, pur continuando a fissare la luce che serpeggiava nel cuore della sfera. Non c'era altro da guardare: il Maestro era una voce nel buio.
- Se oggi è domenica, posso affermare che domani sarà lunedí. Questa affermazione è vera, ma non è una profezia: è solo una affermazione scientifica, che si basa su leggi ben definite. La profezia va ben oltre a questo. La magia va ben oltre la scienza. - L'Allievo fu sicuro di aver percepito un'inflessione quasi sprezzante, nella cantilena neutra del Maestro. Ne fu segretamente divertito, per un breve momento; poi tornò a concentrarsi sulla lezione.
- Ciò che rende immensamente complessa l'arte della profezia è che ogni affermazione sul futuro che non sia banalmente scientifica... se viene annunciata modifica il futuro stesso. Una affermazione scientifica non modifica il futuro: al massimo può rendercene consapevoli, ma non lo può cambiare, che sia annunciata o che non lo sia. Che sia vera o che sia falsa. - Ci fu un breve silenzio.
- Una affermazione non banale sul futuro può essere vera prima di averla pronunciata, e falsa dopo che lo si è fatto. Questa non è una profezia. Se la sfera - l'Allievo vide emergere dal buio per un solo attimo la mano bianca del Maestro, in un gesto distratto verso la luce tremolante - ci mostrasse che questa casa sarà distrutta da un incendio questa notte, noi resteremmo svegli e preverremmo ogni incendio. Solo se questa affermazione non fosse creduta, allora l'incendio avverrebbe. - L'Allievo non aveva bisogno di vedere il Maestro per sapere che stava sorridendo: - Cassandra ha avuto gioco facile: le sue affermazioni non avevano alcuna influenza sul futuro, pur essendo vere. Nemmeno questa è una profezia, anche se molti credono che lo sia. -
L'Allievo si distrasse dalla luce ipnotica: - Ma, Maestro, Cassandra conosceva il futuro: era una profetessa! - Si pentí subito di avere interrotto il Maestro, e si preparò a scusarsi, ma il Maestro non esitò: - Cassandra vedeva il futuro, ma la sua conoscenza non poteva servire a nulla: gli Dei si sono solo presi gioco di lei. -
L'Allievo tacque, e attese. Il Maestro riprese a cantilenare: - Una profezia è una affermazione che prima di essere pronunciata è falsa, e dopo essere stata pronunciata diventa vera. Una vera profezia crea il futuro. Un futuro che prima non c'era. Se l'Oracolo di Delfi non avesse rivelato a Laio quello che un suo eventuale figlio avrebbe compiuto, nulla di quanto predetto si sarebbe mai avverato: Edipo stesso non sarebbe mai nato. -
L'Allievo capì. E il Maestro concesse il silenzio necessario a lasciar assimilare questa nuova conoscenza. Le luci nella sfera danzavano. Erano cose. Segnali. L'Allievo si riscosse, e trovò il coraggio di chiedere: - A cosa serve la sfera? -
- Guardala, - fu la tranquilla risposta. - Guardala. Sono visioni del futuro, alcune banalmente vere, altre inutilmente false, altre ancora pronte a diventare vere una volta pronunciate e credute. Quando la struttura non cambia nelle due diverse prospettive... -
L'Allievo la vide, di colpo, con assoluta chiarezza: la struttura di luce era precisa, nettissima. Non doveva fare altro che pronunciare ciò che aveva visto, e che sapeva.
- Maestro, io ti ucciderò. -
Ci fu solo qualche secondo di silenzio prima che il Maestro sbottasse: - Sciocchezze! - ma con un calcio l'Allievo aveva già rovesciato il tavolo, era già su di lui: la sfera rotolava sul pavimento portando via la sua luce verso un angolo, facendo appena in tempo a trarre un bagliore dal pugnale stretto nella mano. Con la lama alla gola il Maestro respirava convulsamente, a fatica. L'Allievo esitò solo per un attimo, poi lacerò le carni con facilità. Sentì il sangue spruzzargli in faccia, ma durò poco. Si alzò, tremando appena. Rinfoderò il pugnale, si voltò e raggiunse la sfera, la raccolse, l'accarezzò con la punta delle dita, e infine ne celò parzialmente la luce nel mantello. Rallentò solo un istante, mentre usciva, per scrutare l'ombra indistinta del Maestro sul pavimento. - E no, questa non era una profezia, - disse beffardo.
4678 caratteri: ma tanto è fuori concorso!!! " />" />
EDIT:Stamattina l'ho riletto, e mi sono accorto di una noiosa ripetizione della parola "appena", che mi inceppava un po' il finale; ho anche eliminato un "e creduta" del tutto inutile, e ho aggiunto l'aggettivo "beffardo" nel finale - di quest'ultima cosa però non sono sicuro - forse è ridondante... Mi sono permesso di fare queste correzioni direttamente qui, dato che il mio pezzo non è in concorso.