E per la rpima volta, anche la Dama prova a partecipare...
Solo una piccola precisazione: questo brano è stato scritto un po' di getto, ieri notte e non ha avuto troppe riletture, per cui la speranza è che non risulti eccessivamente "grezzo"... Purtroppo l'aver avuto l'idea la sera prima della fine del contest non è stata troppo d'aiuto... Ciò detto, buona (si spera!) lettura!
3° contest di scrittura
"La Profezia"
La ragazza si strinse al petto dell’uomo che le stava di fronte, assaporando l’odore che emanava dalla sua pelle, reso ancor più forte dall’immota umidità di quella sera di inizio estate. Quante volte aveva già vissuto quella scena, nella sua mente, quante volte aveva già potuto scorgere quel che stava per succedere…
Erano mesi ormai che si sentiva certa che sarebbe arrivato quell’istante, per quanto nulla, eccetto le sue premonizioni, avrebbe mai potuto far supporre un simile sviluppo.
Le bastò chiudere gli occhi per rivivere ogni singola visione di quel preciso momento; ogni volta la scena che le si presentava alla mente, pur essendo sempre la stessa, aveva le sue piccole particolarità, poche differenze che la rendevano completamente unica, per quanto la sostanza non variasse mai.
Nessuna delle immagini che aveva vissuto col pensiero, però, l’aveva preparata al fiume di emozioni e sensazioni che provava in quel momento: mai avrebbe potuto immaginare tutte le sfumature del profumo che emanava dal corpo che teneva tra le braccia, un inebriante aroma di pelle, dopobarba e palpabile eccitazione; nulla avrebbe potuto farle intuire quanto dolce e seducente potesse essere sentire il respiro di lui che le carezzava lievemente i capelli, mentre il suo fiato gli sfiorava lieve la base del collo per poi insinuarsi sinuosamente sotto il tessuto della camicia appena sbottonata; niente l’aveva preparata a quel senso di paura, agitazione, aspettativa e desiderio che sembrava esploderle nel petto e che percepiva nel battito accelerato del cuore del compagno.
Bramava e temeva ciò che stava per succedere, sentiva l’inevitabilità di quel momento di cui era certa fin dalla sua prima visione. Mai un suo presentimento le aveva mostrato il falso, sebbene spesso gli elementi di contorno risultassero diversi da come le erano apparsi. Eppure ogni volta c’erano alcune azioni, piccoli particolari, singole parole o intere frasi che si ripetevano sempre uguali a se stesse, sia nelle visioni che nella realtà ed era certa che anche questa volta non sarebbe stato differente.
Sapere cosa l’attendeva non sminuiva quel che stava vivendo, anzi: la sua aspettativa rendeva ogni secondo che si frapponeva al realizzarsi del presagio brillante nella sua particolare singolarità; gioiva nel veder coincidere con la sua premonizione tante piccole cose e accoglieva con pari letizia ogni minima differenza, perché proprio in esse stava la realtà di quell’evento.
Alzò il viso verso quello dell’uomo per veder risplendere nei suoi occhi la stessa ansia che pervadeva ogni fibra del suo essere, per veder spuntar nel suo sorriso la felicità che condividevano. I loro volti, lentamente, iniziarono ad avvicinarsi, esitando nella trepidazione dell’imminente incontro. Gli sguardi si incrociarono desiderosi e supplici, prima che le palpebre si chiudessero sui loro occhi, contemporaneamente, nel preciso istante in cui le loro avide bocche iniziavano a toccarsi.
Con tenera timidezza la ragazza sentì le sue labbra schiudersi per accogliere il bacio quasi impacciato dell’amante, come se lui non fosse certo di poter osare tanto, ma mentre sentiva il suo sapore invaderla, lasciò che l’imbarazzo cedesse il passo alla passione.
Le sue visioni non l’avevano preparata ad una tale sintonia con l’uomo che le carezzava il viso ed i capelli mentre continuava a baciarla con sempre crescente foga e sentimento, ogni sensazione era più nitida, amplificata rispetto a quanto aveva immaginato.
Finalmente dissetati dal reciproco desiderio i due amanti lasciarono che le loro labbra ormai paghe si allontanassero, un sorriso sorpreso e soddisfatto aleggiava sul volto di entrambi, ciascuno vedeva le proprie emozioni riflesse nel volto che gli stava di fronte.
Lei conosceva già la frase che stava per esser pronunciata, l’aveva sentita risuonar nella sua testa fin dalla prima volta in cui, quasi per celia, aveva raccontato di questa sua visione a quello che ora poteva davvero dirsi il suo compagno, dicendogli che quasi poteva descrivergli la consistenza e la morbidezza delle sue labbra.
“Allora? Sono come te le eri immaginate”, chiese lui senza smettere di sorriderle.
“No, meglio!”, rispose lei, stringendogli le mani e allungandosi verso il viso per riprendere a baciarlo.
Tra una cosa e l'altra sono riuscito a scrivere qualcosa anche questa volta... Purtroppo difficilmente potrò rispondere ad eventuali domande. Purtroppo non penso riuscirò neanche questa volta a votare e commentare i vostri validissimi racconti per via, come già scritto dopo il primo contest sono a Scuola Reclute e il tempo che ci lasciano libero é davvero poco " /> ...
Però farò in modo di leggervi e seguirvi il più costantemente possibile e critiche e commenti sono sempre i benvenuti...
" />" />
CONTEST SCRITTURA 3: PROFEZIA
Libero verso la fine
“Lei è una mexxa”
“Come scusi?”
“Lei è una grandissima mexxa.” Ricky Hogan prese un profondo respiro “So che è una cosa scontata da dire, ma lo penso dal giorno in cui ho visto la sua bruttissima faccia.”
Il direttore lo guardò con occhi sgranati, aprì la bocca solo per richiuderla un attimo dopo. Sembrava un pesce.
Ricky lo fissò dall’alto in basso con un sorriso trionfante sulle labbra.
“Me ne vado, caro il mio direttore, e la prego: non mi stia bene.”
Si voltò ed uscì dall’ufficio in cui aveva sgobbato per ben venticinque anni, facendo un lavoro che odiava per persone che disprezzava.
Se ne andò sentendosi leggero.
“È proprio sicuro signore?”
“No” Ricky sorrise sarcastico “A dire il vero oggi non sono venuto qui per prelevare tutti i soldi dal mio conto fino all’ultimo centesimo, come tra l’altro le ho appena chiesto, ma per vedere la sua espressione stupita dopo aver sentito la mia domanda.”
Hogan fissò a lungo l’impiegata . Provò una sensazione di trionfo mentre la vedeva alzarsi con aria offesa per soddisfare la sua richiesta.
Ignorando i segni d’impazienza della signorina dietro il bancone, se la prese comoda per contare tutti i suoi averi. Non voleva lasciare nemmeno un centesimo a quella maledetta banca.
Se ne andò sentendosi ricco.
La barca era anche più grande di quanto pensava.
Aveva sempre sognato di potersene comperare una e non esitò un attimo quando consegnò la valigetta con tutto il suo denaro per possederla.
“C’è tutto quello che ti avevo chiesto?”
“Credimi amigo, là dentro c’è abbastanza per poterci vivere un anno intero senza dover toccare terra.”
“E le armi? Ce le hai messe le armi?”
“Puoi affondare l’intera flotta della Marina degli Stati Uniti da solo, con quel che c’é dentro amigo.”
“Non c’è bisogno di esagerare. Ti ho già pagato e sono soddisfatto.” Ricky salì sulla sua nuova casa “Un ultima cosa: Io non sono tuo amico.”
Meno di un ora dopo Ricky Hogan si dirigeva senza meta verso il mare aperto.
Se ne andò sentendosi libero.
“Sarei dovuto partire prima”
Mancavano ormai poche ore alla fine di tutto e già vedeva nuvole nere e minacciose ammassarsi all’orizzonte. Ricky guardò l’acqua dell’oceano e vide una coppia di delfini passare a pochi metri dalla sua grande barca: che spettacolo!
“È davvero un peccato non avere più tempo.”
I primi lampi iniziarono a squarciare il cielo.
La tempesta non si avvicinò neppure alla barca di Ricky Hogan. Dopo la paura arrivò la sorpresa. Dopo il sollievo la gioia.
Per tre giorni festeggiò con grandi bevute la sua beffa al destino.
Il quarto giorno benedisse quel natale che aveva rinunciato ad attendere quando aveva iniziato a dar retta a tutte quelle cose scritte in libri e sentite in tv.
Dopo qualche settimana la curiosità gli impose di tornare verso la costa, per vedere cosa era toccato a quei poveracci che aveva lasciato indietro.
Quando giunse in vista della terra ferma il cuore iniziò a battere all’impazzata.
Appena vide e capì, iniziò a piangere come un bambino.
Non era cambiato niente.
Il fatto è che a parlare di elfi in modo banale sono capaci tutti, e sarebbe segno di banalità; parlare di elfi in modo originale invece va bene. La citazione vagante che fai tu (e qua mi allaccio al discorso che farò sotto) non basta per mostrare l'originalità, dice solo "nel mio mondo ci sono elfi", e questo di per sé non è un segno buono. Elfi non originali secondo me sono un difetto di superficialità; il modo in cui tu li nomini mi fa sospettare che tu sia colpevole di superficialità.
Premettendo che sono almeno quattro anni che lavoro seriamente a questa ambientazione e che ci ho giochicchiato per almeno altrettanti anni prima, mi fa piacere che tu da una singola parola/frase, sia in grado di vedere così in profondità ( o non in profondità, visto che secondo te non ce n'è) nel mio lavoro.
Tuttavia tu non sai che l'Impero degli Elfi nella mia ambientazione è una monarchia teocratica, caratterizzata da una spinta espansionistica dettata dalla volontà di unire sotto una sola corona tutte le etnie elfiche e da potenti tensioni interne tra i capi delle varie etnie fra loro e con l'Imperatore.
Non sai neanche che tra i problemi principali dell'Impero ci sono la riforma agraria e la libertà di culto.
E non sai nemmeno che la tassazione imposta per combattere l'invasione dell'Orda (Soprannome amichevole della Grande Orda del principe demoniaco di Volgarth), unita a queste questioni, ha scatenato una rivolta anti-imperiale di vaste proporzioni, che ha quasi portato al crollo dell'impero.
E tra le cose che non sai del mio lavoro, potrei anche annoverare il fatto che il Popolo Esule è costituito dagli elfi ribelli che sono stati maledetti dall'Imperatore e dai Suoi Alti Chierici, o che l'Imperatore è stato a guardare mentre i militari effettuavano la pulizia etnica delle stirpi maggiormente coinvolte nella Rivolta, o ancora che l'Impero appoggia militarmente e politicamente il governo del Culto della Luce (che venera un unico Dio sommamente buono e giusto), appunto per eliminare gli ultimi residui delle forze ribelli, mentre simpatizzanti del popolo Esule, di nascosto mandano aiuti alla Repubblica di Valdania e delle Valli.
Ecco, questo è solo l'antipasto di tutte le cose che non sai del mio lavoro, che comprendono anche il motivo per cui la spada deve chiamarsi Stella del Vespro, o qualcosa di analogo, e perchè la città di origine dei fanti neri deve avere un nome che si riferisce alla notte, che ora non intendo spiegarti per non tediare eccessivamente gli altri partecipanti.
Grazie ancora per i tuoi commenti illuminati, cortesi e soprattutto privi di pregiudizi.
Aryasnow : che bello, un racconto coi mushi " />. Anche a me il titolo ha ricordato quell'altro racconto di Lovecraft, anche se lo svolgimento c'entra poco...non è male come autore, se ti capito leggilo " />
quanto alla forma del tuo racconto, solo un paio di piccoli appunti
Guardò intorno e non scorse anima viva
a me come suone piace di più con un "si" prima del guardò, non che la forma che hai scelto tu sia sbagliata però " />
Uno scatto, e fu fuori, con l’aria fresca tra i peli e il selciato sotto le zampe
qua non mi piace il ritmo che la prima virgola dà, secondo me è più bello senza
poi una cosa che non mi è chiara: ma in pratica questi sono diventati supergatti forzuti, dalle mille vite e velenosi, oppure mezzi strani lo erano anche prima ?
comunque di quelli che ho letto finora (ma me ne mancano ancora un bel po' " /> ) è quello che m'è piaciuto di più " />
Lo sono diventatipoi una cosa che non mi è chiara: ma in pratica questi sono diventati supergatti forzuti, dalle mille vite e velenosi, oppure mezzi strani lo erano anche prima " />?
Tutte cose interessantissime. Che dal tuo racconto non traspaiono per niente.
Il fatto è che a parlare di elfi in modo banale sono capaci tutti, e sarebbe segno di banalità; parlare di elfi in modo originale invece va bene. La citazione vagante che fai tu (e qua mi allaccio al discorso che farò sotto) non basta per mostrare l'originalità, dice solo "nel mio mondo ci sono elfi", e questo di per sé non è un segno buono. Elfi non originali secondo me sono un difetto di superficialità; il modo in cui tu li nomini mi fa sospettare che tu sia colpevole di superficialità.
Premettendo che sono almeno quattro anni che lavoro seriamente a questa ambientazione e che ci ho giochicchiato per almeno altrettanti anni prima, mi fa piacere che tu da una singola parola/frase, sia in grado di vedere così in profondità ( o non in profondità, visto che secondo te non ce n'è) nel mio lavoro.
Tuttavia tu non sai che [...]
Evitiamo la polemica, per favore, che al momento mi pare fuori luogo: se proprio ci tieni, ti avverto che sono allenato. NON ho affatto affermato che il tuo mondo e il tuo modo di parlare degli elfi sia effettivamente banale. Anzi, da quel che mi hai spiegato poco fa (che ho tagliato per brevità) mi sembra molto interessante e lontano dal concetto classico e noiosissimo che trovo scadente. Io HO affermato che nominare gli elfi in modo superficiale come hai fatto non lascia capire questa profondità. Siccome gli elfi sono un segno caratterizzante di un certo filone fantasy scontatissimo, quello capitanato da Strazzulla e Paolini, in mancanza di indicazioni contrarie io sospetterò che, sarò portato a pensare che un'ambientazione contenente un impero degli Elfi sia piuttosto banale.
Riassumendo: gli Elfi senza approfondimento sono banali, secondo me. In questo racconto non hai messo nessun approfondimento sugli elfi. Limitatamente a questo racconto, non apprezzo la tua ambientazione.
Sperando che basti per spiegare la mia posizione, aggiungo un commento riallacciandomi a quanto ti ho detto prima: il fatto che inserire troppi riferimenti oscuri a un'ambientazione sia un danno per un racconto breve e indipendente. (Che sia indipendente fa parte delle regole del contest.) Nel tuo caso, hai messo un sacco di nomi ma non ho avvertito niente di quella complessa ambientazione che dici di avere: sarebbe stato molto meglio limitare le citazioni e approfondire di più pochi, pochissimi, anche un aspetto solo, per esempio il perché la spada abbia quel nome.
Illuminati sì, ma solo dalla lampada di camera mia; cortesi, chiedo perdono se sono stato maleducato, al di là del malinteso non mi pare affatto; privi di pregiudizi, qua ci andrebbe un lungo discorso... ma se ritieni che "elfi non approfonditi = male" sia un pregiudizio, allora ho quel pregiudizio " />Grazie ancora per i tuoi commenti illuminati, cortesi e soprattutto privi di pregiudizi.
EDIT: letti gli altri racconti, domani troverò il tempo di commentarli in dettaglio e assegnare (di già) i miei voti
Eh... Bravissima. È proprio cosí: volevo fare un minitrattato sulla profezia, ma poi la tentazione di trasformarlo in racconto è stata forte. E a questo riguardo, ho una cosina da raccontare.Tyrion Hill: leggendolo, l'impressione che ne ho avuto è stata di una sorta di "introduzione al tema del contest", e in quella veste il racconto funzionava benissimo, era perfetto... finchè non si arriva al finale, che non mi pare ben collegato al resto, e mi è sembrato forzato perchè mi ha dato l'impressione di essere stato messo lì solo per colpire il lettore, per amor di colpo di scena...
Il giorno prima di scrivere il racconto, mentre ci stavo ancora pensando, ne ho discusso con mio figlio (18 anni). Gli ho detto che volevo fare una "lezioncina" sulla profezia, ma mi mancava un finale. Dopo un po' di brainsotorming siamo giunti alla conclusione che l'Allievo doveva naturalmente uccidere il Maestro (vedi, l'Edipo c'entra in più di un modo... " />), e doveva ucciderlo proprio utilizzando le conoscenze appena apprese. L'idea era quella di un delitto perfetto: senza profezia, il Maestro non sarebbe mai morto. Ma pronunciando la profezia, l'Allievo crea un futuro dove il Maestro muore.
Quando però ho scritto il racconto (mio figlio dormiva) ho pensato che il finale era ancora troppo "cerebrale", cioè il racconto sarebbe stato interamente una "lezione" sulla profezia e le sue applicazioni... " /> E allora, spinto anche da quella psicopatica di AryaSnow " /> , ho pensato che ci voleva proprio una scena violenta, in cui l'Allievo uccide subito il Maestro. E non lo fa leggendo nella sfera una profezia, ma leggendo invece un fatto certo e ineluttabile (cioè una banale affermazione "scientifica"). L'Allievo cioè attacca il Maestro sicuro del successo. Era comunque nelle sue intenzioni farlo, ma cosí l'ha potuto fare con maggiore freddezza, perché sicuro dell'esito.
La mattina dopo ho fatto leggere il racconto a mio figlio. Quando ha letto il finale, si è arrabbiato come una bestia. Ha detto che il finale non c'entrava niente con il resto della storia, l'Allievo non usava nemmeno una profezia per uccidere, e cosí avevo svilito tutto. Come te, ha detto che il racconto andava bene, tranne il finale... " /> Vabbè, peccato! " />
Cavoli, avete pubblicato una marea di racconti in mia assenza, quindi non so se riuscirò a esprimere il mio parere su tutti oggi. Comunque inizio:
Nymeria Sand: il racconto mi è piaciuto molto. Lo stile mi sembra più che buono, ovviamente il linguaggio usato da Ikar è molto enfatico, ma sfiderei chiunque a fare un discorso compassato prima di una battaglia. L'ambientazione non mi sembra affatto banale, in particolare per il fatto che il nemico da battere, o meglio uno dei nemici, da quanto ho capito, è una setta religiosa che definirei "fondamentalista".
Questo carica di un significato specialissimo la battaglia di Ikar e dei suoi:
Noi siamo uomini e donne liberi, non combattiamo per un Signore, un dio, o un re, ma per la libertà della Decapoli, perché le persecuzioni siano solo un ricordo, perché tutti possiamo vivere degnamente e senza paura.
Ecco, mi sembra che ci sia un messaggio fortemente umanistico, soprattutto mi ha colpito l'espressione "vivere degnamente". Mi pare che esorti alla riflessione su cosa sia la dignità dell'uomo e se sia qualcosa che possa essere sacrificato, anche se in nome di un altissimo ideale come una divinità. E questo mi sembra confermato dal fatto che Ikar rifiuta la profezia, il Fato e compagnia bella in nome della potenza dell'agire umano. Insomma, "l'uomo al centro di tutto".
In effetti ci sono un po' di ripetizioni che si potevano evitare e mi sarebbe piaciuto che si approfondisse il legame che si capisce che univa Ikar alla città in cui aveva vissuto con la donna amata (sono una romanticona, mi sarebbe piaciuto un po' più di elemento amoroso, ma forse in effetti non ci sarebbe stato molto col resto, no? " />)
Erin: sottoscrivo per quanto riguarda gli errori di grammatica (anche io non amo molto le virgole tra soggetto e verbo) e il cambio di nome della protagonista (per inciso, io preferisco Keren, che mi sembra più esotico... Karen fa troppo serial americano " /> ). In una sola parola, io definirei questa storia "tenera", la protagonista è molto "picci", ma lo stile non mi convince molto, a volte mi sembra un po' una "favoletta" con espressioni non sempre originali, e avevo avuto sospetti su come sarebbe andata a finire fin dalla comparsa della famosa pietra magica.
Mi sarebbe piaciuto che fosse approfondita la figura della Ninfa e magari descritta in modo da caricarla di maggiore fascino (io personalmente trovo interessantissime le ninfe, quindi mi sarebbe piaciuto che se ne facesse un personaggio più ambiguo e misterioso) ma forse, come nel caso del racconto precedente, sto pretendendo troppo approfondimento da un racconto in primo luogo di circa 4000 caratteri, e in secondo luogo molto più incentrato sulla figura della ragazzina che su quella della Ninfa.
Seetharaman Toral: su questo racconto ho opinioni contrastanti, perciò temo che sarà difficile spiegarmi... " /> Partiamo dallo stile: direi che è bello, a me i dialoghi sono sembrati naturali e davano proprio l'idea di una conversazione di affari, in cui i partecipanti cercano di mantenersi piuttosto neutri e distaccati. Inoltre, i personaggi sono ben resi. Bella la figura del Cercatore, forse un fanatico ma più che altro un sognatore, proprio perché riesce a emergere da questo breve racconto ma intorno a lui rimane un alone di mistero. Poche notazioni su di lui, ma ben scelte " /> .
Il problema è che a prima lettura ci ho capito ben poco. Poi ho letto le precisazioni che hai aggiunto via via su richiesta di Tyrion e la storia si è rivelata molto meglio di quanto avessi pensato all'inizio. Trovo molto interessante l'ambientazione in un universo dove l'uomo non c'è più ed è diventato oggetto di profezie, credenze e discussioni sulla sua esistenza proprio come ora lo sono gli alieni.
Bellissimo anche l'anelito dei robot a diventare uomini proprio come noi, penso sia un po' come l'anelito dell'uomo di fede a ricongiungersi con quello che pensa sia il proprio "Principio". La storia quindi complessivamente mi ha fatto riflettere molto.
Però ho due appunti da fare:
1. Se non ci fossero state le precisazioni, avrei capito meno della metà e visto che le storie secondo me dovrebbero esaurirsi in sé, senza necessità di commenti, è un po' penalizzante. Ad esempio, se tu avessi inviato il racconto a una gara vera e propria, dove non si possono aggiungere spiegazioni, difficilmente sarebbe potuto essere apprezzato quanto merita.
2. Il tema della profezia è un po' marginale
Perciò, sono indecisa se votarti o meno, devo riflettere. " />
Arya Snow: sono un po' in controtendenza perché questo racconto non mi è piaciuto molto. Lo stile non ha niente che non vada, tranne che c'è una frase
Atterrò senza problemi sul balcone sottostante: non era certo così che sarebbe morto di nuovo.
che non mi suona bene, non ne capisco bene il senso; ad ogni buon conto trovo che in "gara" ci siano storie con uno stile più originale ed entusiasmante. Personalmente poi mi sembra che il tema di fondo sia uguale a quello di Erin: la profezia che si realizza, ma non nel modo che tutti si aspettavano, e che si realizza proprio perché c'è chi cerca di annullarne il potere (in quel caso la Ninfa, in questo il Re e i suoi abitanti).
Mi turba un po' (sia in senso positivo, che in senso negativo) il fatto che i gatti a loro volta si mettano a sterminare gli uomini, senza fare molte distinzioni: nel caso della storia Flis ne fa fuori uno che si è macchiato sicuramente di orrendi crimini contro i gatti, ma pensa di uccidere anche l'ubriaco e se non lo fa è perché non lo giudica un nemico abbastanza degno di questo nome più che perché non è sicuro che lui sia colpevole. Una scena decisamente apocalittica, quella dello sterminio degli Uomini e quello dei Gatti, che a me più che provocare emozioni respinge un po' (ovviamente si tratta di una pura impressione personale, quindi non sono in grado di esprimere motivazioni razionali... )-
Mariateresa: non mi dispiace affatto, sai? A tratti sembra davvero una favola antica che potrebbe stare bene in un romanzo fantasy. Lo stile è adatto a quello delle favole: un po' aulico ma al contempo uniforme, con un narratore perfettamente tradizionale, una sorta di "narratore corale" che rappresenta il popolo della cui tradizione la favola fa parte. Proprio perché è una favola ci può anche stare il fatto che la strega si innamori a prima vista dell'angelo, cosa che in un racconto di altro genere sarebbe risultata abbastanza fuori luogo. Carina la riflessione sul fatto che i libri non possano sostituire la vita, ma ci sono cose che mi sembrano un po' incongrue. Ad esempio non ho capito bene se la strega aveva capito fin dall'inizio che si riferiva a lei la profezia, dato che l'angelo non l'aveva chiarito bene, e non mi piace molto la frase finale. In conclusione, il tuo racconto è un altro di quelli papabili per il mio voto.
Scusate ma oggi arrivo solo fino a qui, ormai si è fatto tardi e sono un po' stanca.
Volevo solo aggiungere che anche secondo me sono da premiare i racconti che provocano un'emozione, ma soprattutto quelli che mi fanno riflettere sulla questione di cui si tratta e che mi sono basata molto su questo criterio per valutare i racconti.
Lysmaya: Si poteva accorciare molto: ci sono molte ripetizioni, intere frasi che tornano a ribadire lo stesso concetto. Persino il finale reitera quanto già espresso altrove. Le capacità espressive restano comunque ottime (mi ha solo infastidito quel fiato che si "insinua sinuosamente" dentro la camicetta: non è tanto la ripetizione della stessa parola nel verbo e nell'avverbio, quanto il fatto che questa è un'immagine surreale, mentre il resto delle descrizioni non lo sono).
Ser Lostdream: Mi ha divertito parecchio. I dialoghi marciano bene. L'umorismo è difficile, e tu lo hai saputo controllare davvero bene. Non ho capito perché il protagonista abbia bisogno di tante armi: anzi, magari non ho davvero capito tutto... Il protagonista si convince che ci sarà una grande catastrofe, si defila, ma al suo ritorno scopre con delusione che non è successo niente. E che ha distrutto la sua vita per nulla. È cosí? C'è altro che mi è sfuggito?
Il senso è che, se quel gatto doveva morire una seconda volta (una era già morto a causa della balestra), è assai improbabile che sarebbe successo cadendo: è difficile che i gatti muoiano in questo modo, data la loro capacità di atterrare in piedi.che non mi suona bene, non ne capisco bene il senso;
Assolutamente no. Cioè... questo fatto qui magari è abbastanza simile, ma lo spirito e il senso dei due racconti è estremamente diverso.Personalmente poi mi sembra che il tema di fondo sia uguale a quello di Erin: la profezia che si realizza, ma non nel modo che tutti si aspettavano, e che si realizza proprio perché c'è chi cerca di annullarne il potere (in quel caso la Ninfa, in questo il Re e i suoi abitanti).
Qui la cosa importante che volevo far intendere è la profezia intesa come fonte di superstizione e oppressione, se sia veritiera o meno è secondario. In realtà la "vera" profezia (quella sentita dal re) non è nemmeno quella che poi vediamo realizzarsi, non si sa nemmeno se si realizzerà mai o meno (anzi, probabilmente era un mero delirio mistico). La seconda profezia (quella vista dagli abitanti, falsificata dal re) paradossalmente si realizza in un certo senso.
In ogni caso, non ho assolutamente "copiato" da nessuno dei racconti precedenti, se è questo che vuoi dire " /> (non so... dato che hai presentato la presunta somiglianza come un difetto... " /> ).
A me piacciono le situazioni e i personaggi con un po' di ambiguità, piuttosto che la nettissima divisione tra buoni e cattivi " />Mi turba un po' (sia in senso positivo, che in senso negativo) il fatto che i gatti a loro volta si mettano a sterminare gli uomini, senza fare molte distinzioni: nel caso della storia Flis ne fa fuori uno che si è macchiato sicuramente di orrendi crimini contro i gatti, ma pensa di uccidere anche l'ubriaco e se non lo fa è perché non lo giudica un nemico abbastanza degno di questo nome più che perché non è sicuro che lui sia colpevole.
Mi piace evidenziare come i gatti, per quanto vittime, capaci di grande solidarietà e comprensibili nei loro gesti, non siano solo dei poveri santerellini che subiscono e combattono rimanendo al 100% giusti, ma ciò che hanno subito abbia incattivito e reso cinici per certi versi pure loro " />
@SER LOSTDREAM: il tuo racconto mi attira molto e come al solito mi piace tanto come scrivi e costruisci i dialoghi. Il problema è che non mi è del tutto chiaro: la terribile tempesta alla fine la vede arrivare, no? E allora perchè poi vede che tutto è rimasto come prima?
Diciamo che la parte drammatica sta proprio lì, nell'aver compreso ma nel non volerlo ammettere. La strega sente dentro di lei che quelle parole la riguardano, ma ha paura e le respinge. Perchè lo stare china sui libri per tanto tempo l'ha resa cieca alla vita esterna.
Si votaaaaa!!!
Stavolta esprimerò il mio voto con le faccine - che ideona che ho avuto!!!
La prima faccina si riferisce all'idea comunicata dal racconto, la seconda alle emozioni che ha saputo evocare in me, e la terza alla tecnica. Non svelerò il codice delle faccine, anche se lo si può dedurre facilmente...
... devo spezzare il messaggio in due, perchè a quanto pare c'è un numero massimo di faccine che può essere usato...
Nymeria Sand: " />" />
Erin: " />" />
Seethamaran Toral: " />" />" /> (penalizzato perché la profezia non era centrale al racconto).
Joanna Lannister: " /> " />
AryaSnow: " />" />
mariateresa: " />" />
triex: " />
khal Rakharo: " />" />
Idriel Stark: " />" />" /> (a proposito, pure la metafora della tavola apparecchiata era stupenda).
Lochlann: " />" />
Lysmaya: " />" />
Ser Lostdream: " /> " />
Esaminando la situazione, vedo che - non me l'aspettavo! - il primo posto lo devo proprio assegnare ad AryaSnow. La sua idea, come quelle di Nymeria e Lochlann, è fra le più originali. I gatti, i loro movimenti, la loro alleanza, mi hanno regalato grandi emozioni. E la tecnica è ottima - nella prima parte perfetta.
Al secondo posto ci metto Joanna Lannister, penalizzata unicamente dall'idea, che non è eccezionale. Ma tutto il resto è perfetto!
Devo complimentarmi anche per i lavori davvero ottimi di Nymeria Sand, mariateresa, Idriel Stark, e Ser Lostdream. Ma che ci posso fare? Ho solo due voti. Al solito, votare comporta sofferenza...
Per me è i contrario: il finale va bene così " /> , è la parte prima che è un po' pallosaCome te, ha detto che il racconto andava bene, tranne il finale... " /> Vabbè, peccato! " />
Comunque voto....
IDRIEL STARK e TRIEX " />
Sono stata indecisa anche con Ser Lostdream, perchè come al solito mi è piaciuto come scrive e come crea i dialoghi. Però questa volta la trama non mi convince del tutto.
Ser Lostdream: Mi ha divertito parecchio. I dialoghi marciano bene. L'umorismo è difficile, e tu lo hai saputo controllare davvero bene. Non ho capito perché il protagonista abbia bisogno di tante armi: anzi, magari non ho davvero capito tutto... Il protagonista si convince che ci sarà una grande catastrofe, si defila, ma al suo ritorno scopre con delusione che non è successo niente. E che ha distrutto la sua vita per nulla. È cosí? C'è altro che mi è sfuggito?
@SER LOSTDREAM: il tuo racconto mi attira molto e come al solito mi piace tanto come scrivi e costruisci i dialoghi. Il problema è che non mi è del tutto chiaro: la terribile tempesta alla fine la vede arrivare, no? E allora perchè poi vede che tutto è rimasto come prima?
Il protagonista voleva avere anche delle armi per potersi eventualmente difendere da una qualche minaccia. Era convinto che sarebbe arrivata una catastrofe che avrebbe distrutto tutto o tutti o almeno.. quasi tutti e dunque voleva essere pronto a tutto...
Alla fine lui vede una tempesta... che capita per coincidenza il giorno in cui doveva avvenire la catastrofe.. tutti qui... il 21 dicembre 2012 é passato senza nulla di che (infatti 4 giorni dopo.. l 25 dicembre 2012 lui festeggia il natale) ---- forse però il rimando alla data non é passato tanto " />
Alla fine lui torna e, come ha detto Tyrion Hill, scopre che non é successo niente in realtà e ora lui é rovinato
AaaaaahhhH!!! Non avevo colto questo gustosissimo dettaglio! " /> In effetti migliora ancora un po' il racconto, secondo me.il 21 dicembre 2012 é passato senza nulla di che (infatti 4 giorni dopo.. l 25 dicembre 2012 lui festeggia il natale) ----