Ok, l'ho scritto
Domani pomeriggio lo riguardo e lo posto " />
DICIANNOVESIMO CONTEST DI SCRITTURA CREATIVA: IL TRAMONTO
Ogni giorno
Guardò fuori dal finestrino: grossi nuvoloni coprivano ogni cosa, non promettendo niente di buono. Fino a quel momento aveva guidato initerrottamente, così decise di approfittarne per prendersi una pausa. Fermò il camion ai bordi della stradina, non senza accertarsi che il carico fosse saldamente assicurato al rimorchio, quindi saltò giù e accese una sigaretta.
“Che lavoro di me**a” pensò, come ogni giorno. Guidava dall'alba al tramonto senza sosta, si riposava soltanto poche ore e poi ripartiva per tornare indietro. Ogni pausa che decideva di prendersi, poi, significava correre come un matto per recuperare, o non sarebbe arrivato in tempo e sarebbero stati guai. Niente di più noioso e stressante.
Certo, era un lavoro utile. Anzi, praticamente indispensabile. Ma soprattutto gli conferiva una posizione di un certo rilievo. Già una volta il capo gli aveva concesso un favore considerevole, un castigo esemplare per quel branco di idioti che l'aveva derubato, e non gli era costato nulla. Normalmente era difficile ottenere aiuti del genere, ma per lui era stato sufficiente anche solo minacciare di non mettersi in moto una mattina. Questo gli piaceva. Il potere che lui, che pure tutto sommato era decisamente più in basso degli altri, poteva esercitare sul grande capo. Lo faceva sentire importante, gli gonfiava il petto d'orgoglio. Anche perchè lui, quel potere, se l'era guadagnato con una vita intera di faticatore instancabile, senza prendersi mai un giorno di ferie. Sì, poteva essere soddisfatto di se stesso, ma per il resto... non c'era granchè di buono, nel suo lavoro.
Aspirò l'ultima boccata di nicotina, poi gettò via la sigaretta e la spense con un piede. Poteva prendersi solo pause brevi, e questa era una di quelle cose che invece decisamente non gli piacevano. Almeno, non mancava più molto al tramonto. Lanciata l'ennesima occhiata al carico, salì a bordo e ripartì.
Lasciò spaziare lo sguardo sulla distesa che aveva davanti, cercando di ricordarsi il motivo per il quale aveva accettato quel posto, tanto tempo prima. Non riuscì a provare alcuna emozione, e a pensarci bene non era neppure tanto sicuro di averne provate allora. In tutti quegli anni erano cambiate tante cose: era cambiato il mondo, innanzitutto, e i mezzi e i modi del suo mestiere si erano via via adeguati ai tempi. L'unica cosa a non essere cambiata era lo scenario davanti a sé, per cui ormai conosceva ogni singolo centimetro di quella strada, tanto che avrebbe potuto percorrerla ad occhi chiusi. Non che ci fosse molto da guardare, del resto, specie con tutte quelle nuvole. Una stretta strada bianca nel mezzo del nulla. Quale allegria!
Davvero non riusciva a immaginare un lavoro più noioso, ma soprattutto che lasciasse meno tempo libero. Gli altri potevano spassarsela come meglio credevano: i loro doveri erano ben poca cosa, e i piaceri li superavano nettamente. Stavano sempre a raccontare di questa o quell'altra avventura, dei loro inganni e dei loro divertimenti. Chi si era vendicato, chi era riuscito a mettere incinta una moglie fedele... Lui invece poteva solo sperare che qualche bella fanciulla acconsentisse a guardarlo dormire. Solo d'inverno riusciva a trovare un po' di respiro, quando l'intervallo tra il tramonto e l'alba era maggiore di quello inverso. Non vedeva l'ora che arrivasse, così avrebbe potuto divertirsi un po' anche lui.
Guardò l'ora, per accertarsi di essere in regola. Mancava veramente poco, ma per fortuna era quasi arrivato. Non c'era alcuna fretta: di lontano intravvedeva già la cima del palazzo, e più dietro il mare. Chissà se quella notte qualcuna avrebbe scaldato un po' il suo letto... magari Perseide aveva deciso di fargli una sorpresa.
Il pensiero gli diede la forza di arrivare fino in fondo. Superati i cancelli esterni, andò dritto verso il garage, che aveva accuratamente lasciato aperto il giorno prima per perdere il minor tempo possibile. Entrò, quindi scese e si stiracchiò. Era sempre molto piacevole arrivare, questo doveva ammetterlo, ma forse era così proprio perchè si trattava di un lavoro tanto noioso. Sospirò, poi si avviò verso l'uscita. Come sempre, prima di andarsene, accarezzò con lo sguardo il suo prezioso carico. Erano quasi tremila anni che lo portava in giro, ormai, avanti e indietro. Ci si era decisamente affezionato, e una parte di lui forse avrebbe sofferto se gli fosse mai capitato di cambiare lavoro. Gli fece un piccolo quanto inutile cenno con la mano e uscì.
Quando fu fuori, chiuse lentamente il portellone: l'intensa luce rossa che veniva dall'interno pian piano si smorzò e si spense. Per Elio non c'era niente al mondo di più appagante del tramonto: significava la fine della sua fatica quotidiana, e il riposo per lui e il suo amato Sole.
L'Iperione, che dona gioia ai mortali, salì in fretta i gradini del grande palazzo dorato sulle rive dell'Oceano. Tra poche ore sarebbe stato già tempo di ripartire, per permettere al Sole di sorgere ancora una volta.
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Ecco qua, ce l'ho fatta! Non è niente di che, giusto una cosina per rimettermi in esercizio. " />
Idriel Stark: Mi sa che hai esagerato con gli avverbi in "-mente" :-/
Comunque l'idea del pdv del camonionista e delle sue difficoltà mi piace, però non ci sono passaggi che ho trovato particolarmente interessanti nel modo in cui tutto è stato sviluppato.
In ogni caso bentornata! Da secoli non ti si rivedeva qui! " />
Idriel Stark: bentornata! " />" /> E' sempre un piacere leggere i tuoi brani. Come sempre sono scritti abbastanza bene. AryaSnow ti ha già fatto notare l'uso eccessivo di avverbi. In un punto verso l'inizio secondo me c'è anche una ripetizione eccessiva del termine "lui", però a parte questo nulla di importante a livello prettamente grammaticale. Ciò nonostante il brano non riesce ad essere incisivo. Una domanda, perciò, te la voglio fare.
Perché hai deciso di utilizzare un narratore esterno onnisciente che segue il protagonista e racconta dall'alto tutto ciò che pensa? Non sarebbe stato meglio ancorare la telecamera nella testa del protagonista scremando tutte le frasi in cui traspare la presenza di questo narratore? Il brano secondo me se ne sarebbe giovato parecchio. " />
Oddio, ma è mai possibile che debba diventare una regola quella del punto di vista interno? Sta diventando una fissazione. A furia di fare sempre così si perde l'originalità " />
Non è una questione di "regole", semplicemente nella maggior parte dei casi è la scelta più appropriata per coinvolgere di più il lettore. Ci si cala più nella vicenda mettendosi nei panni di un personaggio piuttosto che in quelli di un Dio-narratore estraneo alla vicenda.
L'originalità penso che vada cercata in ben alti modi, non attraverso scelte espressive meno appropriate fatte per il gusto di farle.
Però nel racconto di Idriel non mi pare che il narratore sia onnisciente... o ero rimbambita io quando l'ho letto? " />
PS: proporrei di chiudere venerdì alle 00:00. Cosa ne pensate voi? Qualcun altro sta lavorando a qualcosa?
Ovvio che no. Dipende da ciò che si scrive. Personalmente uso molto più facilmente la terza persona limitata che il pdv interno ad un protagonista proprio per il fatto che non devo raccontare i pensieri del personaggio. Questo però si può fare quando i pensieri del pg non sono importanti, quando la storia è dinamica o ci sono molti dialoghi che mi permettono di far trapelare i pensieri tramite azioni e battute. Quando il pg è unico e non ci sono dialoghi, l'unico modo che ho per raccontare i suoi pensieri è quello di utilizzare un pdv interno al protagonista o un narratore esterno onnisciente. Tra le due opzioni preferisco la prima perché permette di non scrivere frasi del tipo (prendo il brano di Idriel):Oddio, ma è mai possibile che debba diventare una regola quella del punto di vista interno? Sta diventando una fissazione. A furia di fare sempre così si perde l'originalità " />
"Guidava dall'alba al tramonto senza sosta, si riposava soltanto poche ore e poi ripartiva per tornare indietro. Ogni pausa che decideva di prendersi, poi, significava correre come un matto per recuperare, o non sarebbe arrivato in tempo e sarebbero stati guai. Niente di più noioso e stressante."
che equivalgono a raccontare un pensiero. E' come se si usasse il discorso indiretto e perciò si perde in immediatezza e incisività. E' lecito farlo però il pensiero nella mente del pg si forma in modo diverso. Se la telecamera è all'interno della testa del pg la frase dovrebbe essere diversa. Esempio:
"Porca vacca. Devo pisciare ma non posso fermarmi. Sono in ritardo mostruoso."
Siccome questo metodo è molto più difficile perché l'integrazione tra narrato e pensieri è complessa, la prima soluzione è quella più adottata dagli scrittori, specie i non professionisti. Ciò non toglie che perda in incisività e in brani come questo, in cui praticamente si ha un flusso di coscienza del pg, non è, imho, la soluzione migliore. Per questo chiedevo. " />
Il narratore è accanto al pdv. Non dentro al pdv. Eppure racconta i suoi pensieri. Ho scritto onnisciente perché non è una terza persona limitata, ma ovviamente non è da considerarsi come quello dei Promessi Sposi tanto per dirne uno. " />Però nel racconto di Idriel non mi pare che il narratore sia onnisciente... o ero rimbambita io quando l'ho letto? " />
No Prete, aspetta....
- Con la terza persona limitata si possono benissimo raccontare i pensieri del persponaggio.
- Quella frase di Idriel non indica un narratore onnisciente, ma è un semplice "raccontato e non mostrato".
Io per terza persona limitata intendo una telecamera che è posizionata accanto al protagonista e lo segue nei suoi movimenti. Quindi essendo una telecamera non legge nella mente del protagonista e di conseguenza non può vedere i suoi pensieri. Tanto per capirci i PDV di Martin non sono terza persona limitata. Anche se è presente la terza persona la telecamera è fissa nella mente dei PDV. E' grazie a ciò che possiamo leggere i suoi pensieri.No Prete, aspetta....
- Con la terza persona limitata si possono benissimo raccontare i pensieri del persponaggio.
- Quella frase di Idriel non indica un narratore onnisciente, ma è un semplice "raccontato e non mostrato".
Sperando di aver superato eventuali incomprensioni, nel brano di Idriel tutti i pensieri del camionista sono raccontati nello stesso modo. Quindi devo presumere che sia una precisa scelta stilistica, non un singolo errore. Allora non essendo una terza persona limitata, non essendo nemmeno un pdv alla Martin, devo dedurre che i pensieri siano raccontati da un narratore esterno. Inoltre siccome ci sono anche dei ricordi, il narratore è onnisciente. Questo è il ragionamento che ho fatto. Poi non so. Posso sbagliare. " />
Beh, stando a quanto ho studiato io, il narratore del mio racconto non si può definire un narratore onnisciente, perchè non sa assolutamente niente di più di quanto non sappia il protagonista. Il narratore è onnisciente quando, appunto, sa tutto. Nel racconto ho semplicemente fatto ricorso a un discorso indiretto libero, e sì, è una scelta stilistica e se l'ho usato è perchè a me piace.
Sono sicura che Il Prete Rosso non intendesse questo con la sua frase, ma comunque sono perfettamente capace di scrivere un flusso di coscienza come lo intende lui. Se non l'ho fatto è perchè a mio parere con la tecnica che ho scelto si riesce a scrivere un brano più fluido, compatto, organico, scorrevole. L'altra tecnica porta più spesso a uno "spezzettarsi" dei periodi che, imho, è più adatta a brani più crudi, forse, o comunque a brani che in qualche maniera vogliano "stupire con effetti speciali". Io non volevo stupire con effetti speciali, io volevo scrivere un brano tranquillo, riflessivo, qualcosa di semplice giusto per rimettermi in esercizio visto che non scrivo da quasi un anno, ma questo l'ho già scritto.
Vi prego di non prendere questa mia risposta come una polemica perchè assolutamente non vuole esserlo, è semplicemente la banalissima spiegazione del perchè ho usato il discorso indiretto libero anzichè una "terza persona limitata", che credo di aver bene interpretato come una "focalizzazione esterna". " />
(qui le definizioni come le sto intendendo io -> http://it.wikipedia.org/wiki/Focalizzazion...narratologia%29 con la clausola che nella focalizzazione esterna i pensieri possono essere raccontati con ricorso al discorso diretto)
Per quanto riguarda gli avverbi in -mente, quello è un erroraccio in cui incorro TUTTE le volte che ricomincio a scrivere dopo una lunga pausa " /> non so perchè sia così! :S Alla prossima ci starò certamente più attenta " />
l'unico "passaggio interessante" voleva essere il finale, in cui si svela la vera identità del camionista che, spero si sia capito, non è un banale camionista XD Forse non sono stata capace di creare alcun effetto sorpresa, e questo mi dispiace, perchè il mio intento era proprio quello >.< Ci riproverò >.<non ci sono passaggi che ho trovato particolarmente interessanti nel modo in cui tutto è stato sviluppato
Più tardi scriverò un commento agli altri racconti, ora ho bisogno di nutrirmi XD
Per me va bene chiudere il post a mezzanotte di venerdì se nessuno si fa avanti dicendo che ha qualche cosa da scrivere...vediamo che dice Qho ^^
Ma, infatti, mi sembra di aver chiarito che il termine onnisciente l'ho usato in un'accezione diversa da quella del Manzoni.Beh, stando a quanto ho studiato io, il narratore del mio racconto non si può definire un narratore onnisciente, perché non sa assolutamente niente di più di quanto non sappia il protagonista. Il narratore è onnisciente quando, appunto, sa tutto.
Da quanto ho capito io leggendo il tuo brano è che hai usato una focalizzazione di tipo 3 come base (secondo la classificazione da te scelta) a cui però hai aggiunto la capacità di raccontare i pensieri. L'effetto che ha avuto su di me è che sembra ci sia un narratore esterno che sa e racconta qualcosa che dovrebbe raccontare direttamente il pg oppure dovrebbe essere mostrato con le azioni del pg stesso.
Diciamo che ti sei posizionata "a metà" tra le categorie 2-3. Di per sé non è un errore. Anche perché non cambi pdv durante tutto il brano. Sei coerente. E' per questo che ti chiedevo perché avessi optato per questa scelta.
E questo era tutto quello che volevo sapere. Al di là di ogni polemica. " />Nel racconto ho semplicemente fatto ricorso a un discorso indiretto libero, e sì, è una scelta stilistica e se l'ho usato è perchè a me piace.
Sono sicura che Il Prete Rosso non intendesse questo con la sua frase, ma comunque sono perfettamente capace di scrivere un flusso di coscienza come lo intende lui. Se non l'ho fatto è perchè a mio parere con la tecnica che ho scelto si riesce a scrivere un brano più fluido, compatto, organico, scorrevole. L'altra tecnica porta più spesso a uno "spezzettarsi" dei periodi che, imho, è più adatta a brani più crudi, forse, o comunque a brani che in qualche maniera vogliano "stupire con effetti speciali". Io non volevo stupire con effetti speciali, io volevo scrivere un brano tranquillo, riflessivo, qualcosa di semplice giusto per rimettermi in esercizio visto che non scrivo da quasi un anno, ma questo l'ho già scritto.
Sinceramente non mi sembra di aver mai letto intendere la terza persona limitata e il narratore onnisciente nel modo in cui lo intendi tu...Io per terza persona limitata intendo una telecamera che è posizionata accanto al protagonista e lo segue nei suoi movimenti. Quindi essendo una telecamera non legge nella mente del protagonista e di conseguenza non può vedere i suoi pensieri. Tanto per capirci i PDV di Martin non sono terza persona limitata. Anche se è presente la terza persona la telecamera è fissa nella mente dei PDV. E' grazie a ciò che possiamo leggere i suoi pensieri.
Sperando di aver superato eventuali incomprensioni, nel brano di Idriel tutti i pensieri del camionista sono raccontati nello stesso modo. Quindi devo presumere che sia una precisa scelta stilistica, non un singolo errore. Allora non essendo una terza persona limitata, non essendo nemmeno un pdv alla Martin, devo dedurre che i pensieri siano raccontati da un narratore esterno. Inoltre siccome ci sono anche dei ricordi, il narratore è onnisciente. Questo è il ragionamento che ho fatto. Poi non so. Posso sbagliare. " />
(Cioè, in realtà nel manuale di scrittura di Novakovich parla della terza persona limitata anche nella tua stessa maniera, ma lo presenta solo come un tipo di terza persona limitata (terza persona oggettiva). Comunque entrare nei pensieri dei protagonista viene considerato anche lì terza persona limitata, ma di un altro tipo: terza persona soggettiva.)
Il pdv di Idriel è sempre interno al protagonista. Il fatto che poi molte cose siano raccontate invece che mostrate è un'altra cosa, e non implica una telecamera esterna. Si tratta semplicemente di una presentazione più riassuntiva delle cose. Anche Martin nei suoi PdV non mostra sempre tutto, ma qualche volta racconta pure (e quasi tutti ogni tanto raccontano, mi pare), ma questo non ha nulla a che fare con il narratore esterno.
PS: Quello di Martin dovrebbe essere "terza persona multipla", perchè nel corso del romanzo si cala in tanti personaggi diversi, senza tuttavia usare un narratore onnisciente.
Oddio... allora non l'ho capito " />l'unico "passaggio interessante" voleva essere il finale, in cui si svela la vera identità del camionista che, spero si sia capito, non è un banale camionista XD Forse non sono stata capace di creare alcun effetto sorpresa, e questo mi dispiace, perchè il mio intento era proprio quello >.< Ci riproverò >.<
PS: mi sono connessa al forum con un computer diverso e ho visto che da lì nel mio racconto si vede una stranezza grafica che il PC di prima non mostrava: uno stacco di una riga in un punto finale, in cui non doveva esserci. Non so perchè. Comunque ho editato il brano solo per sistemare questo.
Guarda, non è solo questione di complessità ma proprio di potere espressivo. Diverse situazioni con il punto di vista di una persona escono castrate, perché non si può descrivere quello che succede. L'esempio lampante viene dalla battaglie che si trovano nelle cronache. Fanno pena, perchè un punto di vista in una battaglia non dice niente. E, al tempo stesso, c'è la necessità di far fare qualcosa al personaggio nel quale è calato il punto di vista, per cui ci ritroviamo con un nano che fa sfraceli su un campo di battaglia.Siccome questo metodo è molto più difficile perché l'integrazione tra narrato e pensieri è complessa, la prima soluzione è quella più adottata dagli scrittori, specie i non professionisti. Ciò non toglie che perda in incisività e in brani come questo, in cui praticamente si ha un flusso di coscienza del pg, non è, imho, la soluzione migliore. Per questo chiedevo. " />
Per cui, la scelta di mettere il punto di vista interno da un lato può intrigare perchè da l'impressione al lettore di entrare nella testa del personaggio (ma tanto sempre lo scrittore scrive), dall'altro confina la visuale e di conseguenza confina la possibilità d'espressione.
Magari sarà di moda, ma partire a scrivere col punto di vista perchè più complesso quindi da scrittore navigato mi sembra triste. Se si parte con questa idea bene, atrimenti non vedo perchè stare li a dire di fare altrimenti.
C'è poi da dire anche un'altra cosa. Il punto di vista del personaggio porta più facilmente a situazioni di ambiguità. Questo da un lato può essere interessante perchè permette più facilmente di mantenere l'interesse del lettore, dall'altra porta facilmente ad abusarne cambiando le carte in tavola, e questo lo trovo da biasimare. Detto in altre parole, permette facilmente di arrivare al colpo di scena, ma nei libri o nei racconti del colpo di scena me ne frega relativamente niente, mi piace leggere una storia coerente, interessante e soprattutto che mi dia spunti di riflessione.
Ma infatti dipende dallo scrittore scegliere il punto di vista più adeguato a raccontare la sua storia (o quel pezzo di storia) e non cedere alla tentazione di fare diventare i suoi personaggi "superman" solo perché non si sa cosa fargli fare. Anche per questo è più difficile. Non potendo spaziare da una parte all'altra dello schieramento deve raccontare una guerra solo tramite le sensazioni e le azioni di un pg. Non tutti ne sono capaci (Martin non è capace molte volte) e in questo caso non è detto che questo tipo di focalizzazione sia la scelta migliore.Guarda, non è solo questione di complessità ma proprio di potere espressivo. Diverse situazioni con il punto di vista di una persona escono castrate, perché non si può descrivere quello che succede. L'esempio lampante viene dalla battaglie che si trovano nelle cronache. Fanno pena, perchè un punto di vista in una battaglia non dice niente. E, al tempo stesso, c'è la necessità di far fare qualcosa al personaggio nel quale è calato il punto di vista, per cui ci ritroviamo con un nano che fa sfraceli su un campo di battaglia.
Per cui, la scelta di mettere il punto di vista interno da un lato può intrigare perchè da l'impressione al lettore di entrare nella testa del personaggio (ma tanto sempre lo scrittore scrive), dall'altro confina la visuale e di conseguenza confina la possibilità d'espressione.
Magari sarà di moda, ma partire a scrivere col punto di vista perchè più complesso quindi da scrittore navigato mi sembra triste. Se si parte con questa idea bene, atrimenti non vedo perchè stare li a dire di fare altrimenti.
Comunque non generalizzare le affermazioni che ho fatto. Io mi riferivo solo ed esclusivamente al brano di Idriel. Nel suo brano c'è un camionista che guida e che sostanzialmente è fermo e ricorda. Stop. Non ci sono dialoghi, non ci sono altri personaggi. Il pg non compie azioni dinamiche. Secondo me in quel brano poteva (non doveva) adottare una tecnica diversa e ho spiegato perché. Ho chiesto solo perché avesse scelto di non farlo. Non era una critica, era pura curiosità.
Se ci sono ambiguità lo scrittore non è bravo o al più è stato pigro e non si è impegnato per eliminarle. I colpi di scena non dipendono dal punto di vista, ma dalla storia che si è scelto di raccontare. Se ci sono vuol dire che sono importanti per la storia. Se se ne abusa, lo si fa qualsiasi punto di vista si adotti.C'è poi da dire anche un'altra cosa. Il punto di vista del personaggio porta più facilmente a situazioni di ambiguità. Questo da un lato può essere interessante perché permette più facilmente di mantenere l'interesse del lettore, dall'altra porta facilmente ad abusarne cambiando le carte in tavola, e questo lo trovo da biasimare. Detto in altre parole, permette facilmente di arrivare al colpo di scena, ma nei libri o nei racconti del colpo di scena me ne frega relativamente niente, mi piace leggere una storia coerente, interessante e soprattutto che mi dia spunti di riflessione.