"Madre, proteggi la città in questi giorni tristi. Proteggi i nostri uomini dal dio guerriero e infondi coraggio in noi che rimaniamo. Concedimi la forza per guidare il mio popolo. Fa' che sia d'esempio per le nostre donne. Infine proteggilo da ogni male, fallo tornare da me."
Quote Arya:
Non ho capito... il popolo deve essere d'esempio per le donne? Ma le donne non fanno parte del popolo? Cos' sembrano qualcosa di esterno :-P
In che senso il popolo deve tornare da lei?
@Arya:Penso che tu non abbia compreso bene questa parte...da quel che io ho compreso " Fa che sia d'esempio per le nostre donne" il Fa è riferito a lei (fa che io possa condurre ...), poi "fallo tornare da me" penso che sia riferito al protagonista del 2^ capitolo che se è come penso io ha ingravidato la figlia del re (la protagonista del primo racconto)
Ciao
PS: @Erin: ho letto il tuo racconto, molto bello, complimenti, non so se qualche altro te lo ha fatto notare ma, da quel che mi ricordo Roma è stata fondata ne 753 a.c. quindi 753+313=1066
A farti innamorare della protagonista della prima parte e a empatizzare con il protagonista della seconda. Essere l'amante di una principessa non è l'atto più onorevole per un cavaliere. Volevo mostrare al lettore perchè il cavaliere si è innamorato di lei sfidando l'ira di un re senza raccontare con un flashback il loro incontro. Poi se non è servito o la parte risulta inutile non sono stato abbastanza bravo a raccontarlo. " />Prete Rosso: Non sono sicura di aver capito bene il senso complessivo. Me lo spieghi? E a cosa "serve" il pezzo iniziale coi bambini?
L'atmosfera comunque è carina.
Gli schiavi impegnati a curare i fiori, non la disturbarono durante la passeggiata. Lasciò il viale principale e sparì dietro due aiuole zeppe di fiori blu e gialli.
Prima di tutto, nella prima frase la virgola non ci va. Poi io eviterei la ripetizione di "fiori". Ci sono tanti modi per non usare questa parola nella prima frase.
Poi c'è "un altura" senza apostrofo.
Il brano l'ho finito stamattina all'uni. Per rientrare nei 5000 caratteri ho tagliato qua e là ma ogni tanto qualcosa è rimasto fuori posto. Correggo subito.
Attorno ad essa, la sua bis-bisnonna aveva dato ordine di erigere quei giardini. Guardandoli da quel punto, poteva distinguere quattro fasce concentriche di costruzioni. Ognuna di esse era stata aggiunta negli anni successivi dalle regine che erano state onorate dalla dea Madre con la nascita di una figlia.
Non sta molto bene la prima frase. Mettendo in fondo a essa "erigere quei guardini", dai enfasi a queste parole finali. Lo trovo fuori luogo, visto che hai appena parlato dell'esistenza dei giardini. Suona come una "precisazione inutile".
Il senso di questo paragrafo è quello di accennare la struttura matriarcale della società in questione. Il culto principale è quello della Madre e, di fatto, sono le regine a comandare. Agli uomini è affidato un ruolo subalterno e il comando delle azioni militari. Avrei avuto bisogno di molto più spazio per farlo capire e certo non era questa la sede. Qui volevo mettere in luce l'importanza della donna e di ogni nata e basta. In effetti tutto il periodo si potrebbe eliminare, ma mi piaceva dare qualche informazione in più.
Scusa, leggendolo più volte non mi sono reso conto che il congiuntivo fosse dubbio. Sarebbe"Madre, proteggi la città in questi giorni tristi. Proteggi i nostri uomini dal dio guerriero e infondi coraggio in noi che rimaniamo. Concedimi la forza per guidare il mio popolo. Fa' che sia d'esempio per le nostre donne. Infine proteggilo da ogni male, fallo tornare da me."
Non ho capito... il popolo deve essere d'esempio per le donne? Ma le donne non fanno parte del popolo? Cos' sembrano qualcosa di esterno :-P
In che senso il popolo deve tornare da lei?
Fa' che io sia d'esempio. Mi sono dimenticato.
Allora meno male che non siamo in francia. " /> Comunque hai ragione. E' imperdonabile.Aron avrebbe voluto rispondere tornerò, invece disse "Addio." Ennis si voltò e ricominciò la sua ronda. Rimase solo.
Ecco, questo sbalzo di pdv per me è da ghiliottina :-P
"tornerò" non dovrebbe essere tra virgolette?
Ho inserito tornerò in corsivo per differenziare i pensieri dalle parole. Non essendocene altri prima di questo ho optato per la soluzione meno invasiva.
Sulle altre annotazioni sono d'accordo. C'è poco da commentare. " />
Purtroppo non riesco ancora ad eliminarne la maggior parte. In questo caso, poi, la storia non permette grande dinamicità, quindi il problema si sente maggiormente. Comunque ci sto lavorando.Vedo che hai fatto anche un grande uso dei "disse". Io di solito per gusto personale cerco di limitarli il più possibile, non mi piacciono. Però finchè sono solo dei "disse" e non diventano 234 sinonimi diversi (esclamò, filosofò, apostrofò, negò, arzigogolò...), la cosa è sopportabile.
@ Aegon
Tutto giusto. Scegliendo quel titolo mi sono risparmiato di descrivere una relazione passando direttamente a raccontare il suo "tramonto". Chiedo al lettore di lavorare un pò d'ingegno per raggiungere alcune conclusioni, però non mi sembra che sia impossibile.
PS: @Erin: ho letto il tuo racconto, molto bello, complimenti, non so se qualche altro te lo ha fatto notare ma, da quel che mi ricordo Roma è stata fondata ne 753 a.c. quindi 753+313=1066
ma porc...ho sbagliato a scrivere. Ho anche recuperato il foglio dove avevo fatto il calcolo e lì avevo scritto giusto...
Per me al massimo può avvenire il contrarioA farti innamorare della protagonista della prima parte e a empatizzare con il protagonista della seconda.
racconto carino e con abbastanza pathos.
Una domanda: lui si è buttato dal grattacielo più alto che avesse mai visto ed è sopravossuto? Non è un po' irrealistico?
Nello stile la cosa che mi ha più dato fastidio è stata quel "come un'onda anomala e incontrollabile", che trovo proprio inutile.
Bé.. forse non è realistico al 100%, ma non doveva esserlo... Però penso che possa succedere.. Un mezzo miracolo.. alla fine cmq non è sopravvissuto.. semplicemente non è morto sul colpo...
alleraS: l'interpretazione del tema del tramonto mi sembra abbastanza originale, questo fatto l'ho apprezzato. Mi sembra un po' assurdo che ci sia una divisione di tempo così netta tra tramonto e non tramonto, con un'ora così precisa. Questo mi ha dato un po' fastidio.
Dal punto di vista stilistico, le osservazioni più importanti che ti farei è che il pdv all'inizio è troppo incerto e non mi convincono tutti questi stacchi.
AlleraS: In generale questo racconto mi è piaciuto. " /> Ti segnalo i punti in cui ci sono delle variazioni di pdv o è poco chiaro quale sia.
All'inizio siamo nella testa di Luca."E infine ecco gli orari dell'alba e del tramonto nelle diverse regioni"
"Roma 19:17, Roma 19:17, Roma 19:17..."
Poi qui il narratore interviene leggermente. Secondo me si può evitare. Altrimenti dovresti rimodulare il periodo per ancorare il pdv alla testa di Luca altriment sembra che il pdv sia il dottore.Scrollò infastidito le spalle e il dottore,
ormai abituato all'umore lunatico di questo particolare paziente, mise da parte i convenevoli e si mise al lavoro in silenzio.
QUi torniamo col pdv di Luca.Tredici minuti dopo stava già rimettendo tutto nella borsa, mentre poneva quelle che ormai erano domande di rito.
Utilizza la stessa notazione per i dialoghi e una differente per i pensieri. In questo caso la prima frase è un ricordo e la seconda frase è invece pronunciata a voce? I corsivi e le virgolette non rendono subito chiaro qual è la differenza."Assolutamente mai l'esposizione diretta ai raggi solari... no, nemmeno con la nebbia o gli occhiali da sole... al massimo -al massimo!- occhiali completamente neri -sì, come quelli che portano i ciechi. Rischia di ritrovarsi con la retina completamente bruciata."
"Voglio vedere la luce del sole almeno una volta nella vita."
Sei nella testa di Luca non c'è bisogno di dire che quello è un suo pensiero. Inoltre qua mancano le virgolette che hai usato prima invece.Perchè deve sempre essere così a disagio con me, perchè deve sempre guardarmi con quegli occhi tristi? Sono sedici anni che mi tratta come se fossi una bambola di porcellana,
fu il pensiero infastidito del ragazzo.
Questo è un pensiero di Luca.Oh, ma quanto dura un minuto? Gli occhi sull'orologio e la mano sulla tenda, e il cuore che batte all'impazzata...
Chi parla qui invece?La lancetta si spostò sul 17. Un lievissimo, quasi impercettibile movimento, quasi non avresti detto che ci fosse stato, se la lancetta dei secondi non avesse appena oltrepassato il 12 per ricominciare un nuovo giro. Luca aprì le tende.
Se è un pensiero di Luca lo devi segnare come tale, se è del narratore è un errore.Anche una singola goccia di luce vale il prezzo di un'esistenza nell'oscurità, se l'alternativa è vivere per sempre nella penombra.
Comunque è un ottimo brano.
Continuo a commentare gli altri racconti.
Erin: mi è piaciuto il tuo brano. L'unica cosa che non condivido, ma qui siamo nel campo dei gusti personali, è l'utilizzo di un narratore esterno onnisciente. Non la trovo la scelta più adeguata per rendere i pensieri del protagonista al meglio e visto che ce ne sono parecchi seminati qua e là avrei preferito vederli scritti, nudi e crudi, piuttosto che sentire una voce fuori campo raccontarli con domande retoriche in alcuni casi. Tuttavia è una scelta coerente in tutta la prima parte e perciò, se a te piace, sta bene. Per il resto te la cavi bene come al solito. Non posso giudicare l'attendibilità della parte storica perchè non è il mio campo, però credo che stia bene anche quella visto che nessuno ha aggiunto nulla. Brava. " />
Ti segnalo i punti in cui ci sono delle variazioni di pdv o è poco chiaro quale sia...
Ops.
In effetti ammetto che nei miei scritti non mi sono mai preoccupata molto di mantenere un punto di vista coerente, preferisco scrivere quello che mi viene senza occuparmi molto di questo particolare... dovrei cominciare a fare più attenzione " />
Per quanto riguarda l'uso di corsivi e virgolette, le parole in corsivo separate dal brano indicano i ricordi, mentre le frasi successive sono pensieri ossessivi, ripetuti di Luca, che ho preferito scrivere con caratteri normali per distinguerli dai ricordi e dal pensiero più fugace di uno degli ultimi capoversi. Mi rendo conto che non si capisce molto bene, ma di solito scrivo a mano e nel trascrivere al computer ho usato quei caratteri che più mi sembravano adatti a trasmettere quello che avevo in mente. Adesso mi accorgo che agli occhi di un lettore esterno non era facilmente comprensibile. Scusate.
Comunque grazie a te e ad AryaSnow per i commenti e le correzioni
Grazie! " />Comunque è un ottimo brano. " />
Una volta che hai capito dove guardare, la correzione diventa rapidissima e rende il tuo brano molto più interessante. Ho scritto parecchi racconti prima che qualcuno mi facesse le stesse osservazioni però adesso questi errori riesco a limitarli e ad una seconda rilettura difficilmente mi scappano. " />Ops.
In effetti ammetto che nei miei scritti non mi sono mai preoccupata molto di mantenere un punto di vista coerente, preferisco scrivere quello che mi viene senza occuparmi molto di questo particolare... dovrei cominciare a fare più attenzione " />
Niente scuse. " /> Siamo tutti qui per imparare a scrivere meglio. In questi casi il trucco è chiedersi sempre se il lettore potrebbe avere dei dubbi leggendo il racconto. Se questi vengono anche a te, riscrivi quel punto del brano.Adesso mi accorgo che agli occhi di un lettore esterno non era facilmente comprensibile. Scusate.
Comunque benvenuta tra noi.
Con questo siamo già a 6 brani votabili! " />
Contest di scrittura creativa: il tramonto
Il mio tramonto
“A stasera, amore. Vedremo insieme il tramonto.”
Nil fu contento di leggere il saluto che metteva fine allo scambio di SMS con la fidanzata. Avrebbe dovuto fare uno squillo di risposta, ma sul treno della metropolitana non c’era campo, così aveva una scusa. Infilando il cellulare in tasca, incrociò lo sguardo di una vecchia signora. “Che vuoi, gallina?” ebbe l’impulso di dire, ma si limitò a rivolgere l’attenzione altrove. Un ragazzo aveva la bocca celata dalla sciarpa e il gomito appoggiato sulla sbarra a lato del sedile; una quarantenne dagli occhi stanchi stringeva la borsa di marca taroccata. Quanta gente noiosa, irritante, infestava il mondo. Dietro scorreva uno sfondo scuro che rendeva più bianchi e più evidenti i graffi sul vetro. A ben guardare, formavano una scritta…
“Porto di Burn”. Il lato appuntito del cartello è rivolto nella direzione di corsa del trenino a vapore. Salirci è stata un’azione istintiva, ma Nil sente che, proprio oggi, non può perdersi il tramonto sul mare.
Una bambina siede di fronte. Sgambetta entusiasta, mentre il padre le parla del suo palloncino. «Non gli serve un padrone,» dice. «Se lo liberi si metterà a cacciare, crescerà, e poi caccerà prede più grosse.» La bambina vuole bene al palloncino, vuole che diventi forte. Lo spinge fuori dall’angusto finestrino e trattiene il filo un altro po’, dicendo addio. Poi molla la presa.
Nil scese dal treno alla fermata di Piazza Centrale. Imboccò un corridoio spoglio, udendo alle spalle passi di altri passeggeri mischiarsi ai suoi. Alcuni lo superarono, pressati da chissà quali insulse faccende. Tra loro c’era una rossa con gambe lunghe e minigonna. “Gnocca”. Si fermò in fila sulla scala mobile, proprio davanti a lui, facendogli trovare sotto il naso lo zainetto che indossava. Un’idea gli sorse dentro. Due gradini più giù un uomo nascondeva il viso dietro il News. “Quasi quasi…” Come guidata da una forza esterna, la mano si mosse verso la cerniera dello zainetto, lo aprì con cautela e afferrò il primo oggetto tastato. La donna non reagì, pareva non essersene accorta. Nil sorrise. Vide che la scala era giunta quasi in cima, dunque si spostò sulla sinistra e prese a salire, allontanandosi dal luogo del reato.
Mentre usciva in superficie, la frescura autunnale accentuò il brivido di esaltazione. Il sole dietro le nuvole conferiva loro una piacevole sfumatura metallizzata. Nil attraversò la piazza e si infilò nella Via dei Pioppi, per sedersi sulla panchina più appartata. Esaminò il trofeo in pelle marrone: era proprio un portafogli, come gli era parso. Ma l’emozione si stava già dissolvendo. Non era stato granché, non valeva il prezzo del rischio. Gettò il portafogli nella pattumiera. Rimase seduto e sprofondò nelle fantasie.
Il verde del prato che costeggia la via è talmente acceso da pungere gli occhi. Nil ne è circondato. Impaziente di giungere al porto, deve prima percorrere una tratta a piedi.
La strada passa tra due rocce. Un palloncino enorme, quattro metri d’altezza e colore familiare, è rimasto incastrato nel mezzo bloccando il cammino. Nil si avvicina; posa le mani sulla superficie gommosa e poi spinge. Corpi morti sono imprigionati in quel rosa trasparente: lucertole, topi e un essere umano. L’ostacolo non si smuove; serve un oggetto appuntito.
Una prostituta batte nei pressi. Vedendosi gli occhi addosso, incrocia le braccia sotto al seno, scuote la chioma rossa. «Dammi le scarpe,» dice Nil, «voglio i tuoi tacchi a spillo.» La donna tace, lo guarda perplessa. Se l’è cercata. Lui gliele prenderà lo stesso, con le cattive e con gli interessi.
«Vorrei sentirlo di nuovo.» Mary lo attirò a sé, facendo oscillare gli orecchini a spirale di dimensioni esagerate. «Adoro quando lo dici». Chiuse gli occhi per gustarsi appieno il momento.
Nil trattenne un sospiro. Che senso aveva fargli ripetere le stesse cose? «Ti amo tanto, piccola». Le baciò la fronte nel solito modo.
Mary sorrise estasiata, tanto sciocca da bersi le sue cazzate.
Si sedettero su una panchina del lungomare a godersi il panorama.
«Non è bellissimo?» Lei gli poggiò la testa sulla spalla, contemplando il bagliore arancione. «Il nostro tramonto».
Una trentina di persone è radunata sul raggruppamento di scogli che si innalza sulla spiaggia del porto. C’è della tensione sospesa nell’aria. La luce rossastra, apocalittica, tinteggia l’intera costa. «E’ in ritardo,» dice un bambino a fianco a Nil, con voce tremolante. Fissa insieme agli altri il mare di petrolio appena mosso, le onde nere e lucide.
Mezz’ora dopo l’ultima nave fa capolino all’orizzonte. Più si avvicina, più si sentono le grida di disperazione. Nil rivolge la mano verso quel punto, come per impedirle di avanzare.
Quando il sole entra in contatto col mare, la nave è a metà strada. Fiamme si alzano in lontananza e dilagano sulla superficie liquida. Il vascello si vede a fatica, avvolto nel fuoco che si fonde col cielo, e urla riempiono il tramonto. “Il mio tramonto,” pensa Nil, mentre la soddisfazione gli inonda il petto.
Se siamo a ben sei brani votabili allora direi di chiudere il contest se non oggi, entro la settimana ^^
Subito magari no, perchè sarebbe una chiusura troppo improvvisa (magari qualcuno ha appena iniziato a scrivere qualcosa, pensando di fare in tempo). Personalmente opterei per fissare la scadenza dopo una settimana, cioè venerdì prossimo.
A me un'ideuzza sarebbe venuta... più tardi provo a buttar giù una bozza. Si sa mai che ritorni (se qualcuno ancora si ricorda di me e se mi vuole ancora XD)
Ma certo non vi chiedo di tenere il contest aperto solo per me, ecco, se volete chiuderlo domani stesso fate pure.
Ne approfitto per fare un rapido complimento a Erin per il racconto, ma in particolare per la scelta del tema, che mi tocca profondamente " />
Un commento più elaborato lo farò stasera o domani, quando finirò di leggere tutti i racconti.
Subito magari no, perchè sarebbe una chiusura troppo improvvisa (magari qualcuno ha appena iniziato a scrivere qualcosa, pensando di fare in tempo). Personalmente opterei per fissare la scadenza dopo una settimana, cioè venerdì prossimo.
Hai ragione. Così magari saretta trova l'ispirazione. " />
Ne approfitto per fare un rapido complimento a Erin per il racconto, ma in particolare per la scelta del tema, che mi tocca profondamente " />
Grazie Sara è un tema molto particolare anche per me, come puoi ben immaginare! " />