Nel sogno del gorilla succede molto... però è appunto solo un breve sogno, non cambia la trama "vera" principale.Ha ragione triex, dai. Voglio dire, io ci ho messo: donne nude, bambini rapiti, effetti speciali a go-go, entusiasmanti inseguimenti coi gorilla, e la fine del mondo. Niente, non succede nulla -__-
Sul sole che smette di sorgere in effetti hai ragione, è un evento "piuttosto" considerevole :-P
Diciamo allora che comunque è un racconto che dà una forte impressione di lentezza e immobilità.
Allora non c'è nient'altro da capire oltre a ciò che ho già capitoNel contesto del dialogo, è un suo ragionamento sul progetto a cui sta lavorando. Fa filosofia spicciola sull'architettura, dicendo che negli appartamenti ci sono troppe pareti divisorie (che non sono necessarie alla struttura portante, ma solo a suddividere lo spazio): se in casa vuoi così tanti ambienti separati, tanto vale andare a vivere da soli.
Nel contesto del racconto, visto che lui parla fra sè e sè, di spalle, e la ragazza neanche lo capisce (e neppure il lettore è costretto a farlo), volevo mostrare la poca comunicazione che c'è fra i due.
Pensavo che magari la frase in sè avesse qualche importanza per il suo contenuto.
Beh, non ce la faccio più a rileggerlo, e non ho il coraggio di buttarlo via.
Questa volta ho assunto il ruolo di Ilyn Payne (senza offesa, anche perchè tu scrivi molto meglio " /> )
Le considerazioni le lascio a dopo.
Quindicesimo Contest di Scrittura Creativa:
La Notte
Di giorno questa città pullula di ombre, di notte le ombre liberano il buio.
Lampioni malefici accecano le tristi stelle, nell'indignazione della luna.
Quattro barboni stanno davanti ad un bidone infuocato come se chiedessero generosità all'inferno.
Un ebreo s'attarda a chiudere la sua bottega.
Due mascalzoni armati di coltelli inseguono una fanciulla sperduta. Il gatto nero, sul davanzale di una finestra, l'avvisa del pericolo con un miagolio isterico, ma lei non lo sente. Le sue urla si confondono con quelle della sirena di una macchina della polizia che sfreccia sulla Grand Avenue.
Il sindaco si affaccia alla finestra del suo lussuoso ufficio e osserva la sua lussuosa città: si compiace dei palazzi claustrofobici costruiti senza problemi giudiziari, dei parcheggi costruiti sopra ai parco giochi pensando che i bambini avrebbero confuso i due nomi, dei centri commerciali costruiti al posto di scuole. Dalla porta del suo ufficio vengono tre battiti delicati. Finalmente la sua donatrice di piacere è arrivata. Apre la porta e si ritrova una pistola con silenziatore puntata al pomo d'Adamo. La donna, vestita in minigonna e camicetta trasparente, preme la pistola contro il collo del politico costringendolo a indietreggiare. L'esile dito schiaccia il grilletto e uno spruzzo di sangue, come da uno sfiatatoio, macchia l'arrogante ritratto appeso al muro retrostante. Scappa la ragazza tra le risate della luna.
Corre la volante sulla Grand Avenue urlando luci rosse e blu. Insegue un'auto nera, carica di carne e piombo, che sputa pallottole e polvere bianca. Folli cocainomani alla guida, povere creature dalla triste sorte, non sanno di essere già cadaveri. Fuggono, tra il traffico di vite squallide, in una scia nera che non si può fermare, che niente può fermare, niente tranne un camion che sta attraversando un incrocio. L’impatto è così violento da far alzare in volo una nube i piccioni appestati. Latta e sangue sull'asfalto. Arriva la macchina della polizia a colorare la morte. Ora rosso, ora blu è il volto spappolato dei cinque corpi senza vita.
Un ratto scappa in una fogna con qualcosa in bocca. Un riflesso rivela l’unghia di un dito.
Da un pub proviene un blues malinconico e le grida di una rissa. La sensuale voce di una cantante si riversa sulla strada insieme ai frantumi di una finestra.
L’ebreo cammina per il marciapiede stringendosi il cappotto al petto. Un lezzo di sfortuna precede quattro figure tristi, quattro straccioni che cercano cartacce per alimentare il loro fuoco. L’ebreo fa finta di non vederli, gira lo sguardo e passa oltre indifferente. Uno dei quattro lo raggiunge e lo tira per una manica chiedendogli qualche spicciolo. L’ebreo si divincola e procede il suo camino verso casa, ma dopo qualche passo è attorniato da tutti e quattro i barboni che gli chiedono l’elemosina. Si stringono attorno a lui e lo supplicano con strani e diversi accenti. Il loro alito e acre, i loro vestiti sono impregnati dell’odore della città, i loro occhi racchiudono la notte. L’ebreo terrorizzato estrae una pistola, vecchia e arrugginita, e inizia a sparare in preda all’agitazione. Ne ferisce due e scappa urlando qualcosa in yiddish.
Il muso del ratto annusa il fetore urbano in cerca di pericoli, poi l'animaletto sbuca sul marciapiede. Non fa in tempo a correre nel cassonetto che il gatto nero, con un balzo, lo ha già afferrato e ne sgranocchia il cranio, tra i denti gialli e la lingua ruvida, facendo le fusa.
La porta secondaria del pub si apre, illuminando il vicolo oscuro. Escono quattro uomini che trascinano dei vestiti con dentro una persona. Si tratta di un ragazzo sui vent'anni. I quattro lo gettano a terra e iniziano a picchiarlo con pugni, calci, mazze e catene. L'indifeso cerca di rialzarsi, ma più ci prova più viene schiacciato al suolo.
I lampioni, invidiosi della luce del sole che nasce ad est, si spengono uno dopo l’altro.
La luna ha fatto grasse risate stanotte e ora lascia il posto al sole, la cui arte è di rinchiudere la notte nelle ombre degli uomini.
Questa volta il limite di caratteri non mi ha dato alcun problema: appena un po' di più di 4000 battute.
E rieccomi qua! " /> Dopo la lunga pausa per la tesi un lumicino si è riacceso e l'ho subito usato per questo raccontino
La notte
Non ci si batte, di notte.La notte è stata creata dagli dèi per il riposo, per accumulare le forze e poterle poi sfogare in un onorevole scontro alla luce del sole. L’oscurità è un manto perverso e cupo, che semina timore e insicurezza, ti fa colpire i compagni e mancare i nemici, e tutto diventa ignoto, il terreno su cui poggiare il prossimo passo così come la tenue figura al fianco a cui affidare la propria salvezza, ed il destino pare immobile, in attesa della beffa finale da sempre destinata a chi sfida gli dèi muovendosi in armi nelle tenebre.
Perché non si combatte di notte. E’ una regola consolidata, da sempre rispettata in tutte le lande e da tutti i popoli, così come tutti si svegliano al sorgere del sole, e tutti si addormentano al suo calare.
Il buio era quasi totale, avvolgente, mentre il silenzio veniva invece spezzato a tratti da rumori soffocati, in lontananza verso ovest, e dal rapido sciacquio del fiumiciattolo ad est. Non un gran corso d’acqua e certamente non un ostacolo invalicabile, ma comunque a suo modo pericoloso, tanto per le rive fangose e scoscese quanto per i trentamila nemici al di là di esso.
Era una bella notte, dopotutto, e a considerarla equamente una notte mite, dato il periodo, una notte in cui sognare, in altre circostanze, una notte in cui amare, o bere in compagnia.
Una notte creata per godere a fondo della vita, onorando così gli dèi, e non per sfidarli con arroganza.
La sua bassa risata, tanto sommessa quanto spontanea, lo stupì e lo riscaldò lungo il tragitto tra la tenda ed il cavallo, un baio. Tutto era pronto, dopo lungo tempo passato ad erigere piani, sviscerare la situazione e soppesare i rischi.
I vecchi avevano predicato la calma, i giovani dimostrato la solita irruenza, ma come sempre la decisione era sua. Vi erano state deboli proteste, non molte, ma la sua volontà era raramente messa in discussione. D’altronde, come disse un saggio, l’autorità, quella vera, la si ha fin quando non si è costretti ad usarla.
Alla sua sinistra le colonne di fanteria erano in attesa, silenziose e trepidanti, mentre alle sue spalle i cunei di cavalleria scalpitavano, ed i nitriti dei cavalli venivano prontamente smorzati con mano ferma e sicura.
Tutti aspettavano un suo ordine, e lui esitò. Gli dèi non amavano quelli che compivano gesti come quello che stava per compiere, ed il risultato era spesso la sconfitta, oltre che il disonore. Ma l’esitazione fu fugace, e fu scacciata semplicemente con un sorriso ed una scrollata di spalle: non era un uomo qualunque, ed il suo destino era nelle sue mani, sempre.
Un rapido cenno e le trombe squillarono arroganti, spazzando violentemente la notte, e gli uomini entrarono nelle acque poco profonde del Granico, seguendo il proprio re.
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Stark from Jugoslavia: A essere scorrevole, scorre. Ci vedo comunque un po' di difetti, ma una cosa in particolare che mi ha lasciata perplessa è questa...
Di giorno questa città pullula di ombre, di notte le ombre liberano il buio.
(...)
La luna ha fatto grasse risate stanotte e ora lascia il posto al sole, la cui arte è di rinchiudere la notte nelle ombre degli uomini.
Praticamente ci sono le ombre che di notte liberano il buio e di giorno sono "usate" dal sole per rinchiudere la notte. Boh, sinceramente non mi convince molto il senso di questa cosa... magari spiegamelo " />
Poi vabbè, ad esempio...
Scappa la ragazza tra le risate della luna.
Direi che è meglio "la ragazza scappa"...
e alcune altre cose...
Comunque la resa dell'atmosfera generale è riuscita. Inizio a pensare che il tuo punto forte sia proprio questo.
L'idea di questa "cattiveria" che si manifesta nella notte non è male, e gli ambienti così malfamati per me sono sempre belli da leggere. Anche se, essendo tutta una descrizione molto generale, il limite è quello di non riuscire a interessarsi particolarmente a un aspetto preciso (una situazione, un personaggio...) tra quelli descritti. Però vabbè, hai fatto questa scelta.
Lochlann: L'aspetto che non mi piace è che in diversi punti la punteggiatura mi sembra davvero bruttina. Ad esempio, nel primo paragrafo c'è un periodo lunghissimissimo. Ma ci sono alcuni altri punti in cui non mi suona bene...
Un'altra questione è il modo di suddividere in paragrafi: prima fai tutto un discorso generico, poi a metà del secondo paragrafo di punto in bianco introduci il personaggio, e poi passi a un paragrafo diverso (perchè?) per continuare con quel personaggio in quella situazione. Io farei una separazione a metà del secondo paragrafo e unirei quella parte al terzo.
Il tema storico in sè tendo a gradirlo, incontra i miei gusti. Carina l'idea di far capire solo alla fine di che personaggio storico si tratta.
Il racconto di Stark from Jugoslavija è ricchissimo di immagini molto riuscite, secondo me. Promette molto, ma molto bene per il futuro, eppure ancora non mi è piaciuto molto nel suo complesso. Mi è piaciuto come collage di immagini, di impressioni: è anche questa una buona tecnica di scrivere, se vogliamo, ma per una pura questione di gusti a me piacciono le storie. Con un inizio, una fine, e quello che ci sta in mezzo.
Lochlann non mi ha entusiasmato, però... però ha saputo rendere qualcosa di davvero importante, e cioè il senso di violazione di una regola sacra (quella di non combattere di notte). È un momento chiave, e l'atmosfera che lo circonda, i pensieri di Alessandro mentre si decide a voltare una pagina, riescono a comunicarsi al lettore.
Complimenti a entrambi! " />
Contest di scrittura creativa: la notte.
La luce nella notte
I tergicristalli consunti stridevano sul vetro, cancellando le goccioline che tornavano presto a punteggiarlo. Legata, distesa sul sedile posteriore che le vibrava contro la schiena, Night non sapeva dove si dirigevano. Il nastro adesivo le tirava la pelle intorno alle labbra.
«Pazienta un altro po’.» Al volante, Light regolò lo specchietto in modo da poterle lanciare occhiate. Si era levato il travestimento. Night ancora stentava a credere che suo fratello e il celebre Cavaliere Luminoso fossero lo stesso individuo. «Stasera sarai mia ospite. Ti sono mancato?»
Luci di lampioni guizzavano oltre il finestrino, il loro giallo bagliore risaltava nell’ambiente notturno.
«E’ stato un peccato averti persa di vista. Resti la mia sorellina, malgrado le nostre… divergenze…»
Imboccarono un vicolo più nero. Lì il terreno era accidentato, la macchina sussultava. Un coniglio di gomma era attaccato al parabrezza con la ventosa. Si agitava anche lui, quasi volesse liberarsi da un guinzaglio. Ogni ribellione era inutile. “Merda”. Night si contorse sul sedile.
«Pensi di impietosirmi facendo i capricci? C’è chi sta peggio di te. Tutti quelli che hai ucciso, per cominciare.» L’occhio riflesso di Light aveva un’espressione severa.
Night avrebbe voluto rispondergli che il punto non era quello. Semplicemente non accettava di essere in trappola proprio ora, dopo aver chiuso con l’oscura identità segreta.
Trascorsero altri minuti di viaggio, finché Light non si accostò sulla destra.
«Eccoci.» Si girò verso di lei, tradendo un’aria pensosa. «Devo portarti in casa. Sarà più facile per entrambi se te ne starai buona.» La sua mano sinistra sbucò come dal nulla. Impugnava una bomboletta spray. «Sogni d’oro.» Uno spruzzo fresco le sgorgò sul volto. La vista si annebbiò…
«Sogni d’oro.» Light le baciò la guancia ancora calda per la bruciatura di sigaretta e le lacrime.
«Davvero vuoi dormire? Quel signore ha promesso di aiutarci…»
«E’ un estraneo, si sarà già dimenticato che esistiamo. Sei stupida se ci speri tanto.»
«Ci ha difesi dalla banda di Frank. E’ stato l’unico.»
Si udirono dei colpi dietro la porta. «Ancora accesa, questa luce fottuta?» La voce di loro madre era aspra per la sbronza. «A nanna subito, se non volete altre botte!»
Night sobbalzò e spense la lampadina. Eppure rimase sveglia al buio, le dita immerse nel pelo dell’orsacchiotto.
I loro passi risuonavano nelle tenebre. Night non si era sbagliata: il gentile signore era venuto. Nel cuore della notte li aveva chiamati sussurrando. Erano usciti dalla finestra, lo avevano seguito fino a quella specie di sotterraneo. Un posto con i muri scrostati e l’aria umida. Lei però si sentiva più al sicuro lì, con quell’uomo a fianco, che in casa vicino a sua madre.
«Avete raccontato alla mamma ciò che vi hanno fatto?» Il misterioso amico teneva la torcia sollevata.
Fu Light a rispondere. «Se l’è presa con noi. Dice che lo meritiamo: siamo dei rammolliti, loro fiutano la debolezza.»
«Lo siete davvero?»
«Beh…»
Night sentì l’imbarazzo diffondersi sul viso. Anche lui ora li avrebbe disprezzati? «La prego, non ci abbandoni.» Gli si avvicinò, gli strinse un lembo della camicia. «La mamma non ci vuole bene.»
«Perché non reagite? A voi non piacerebbe dargliene?»
«I nostri compagni sono tanti… tutti contro di noi…E’ ovvio che sono più forti!»
«Proprio così.» Il signore le carezzò i riccioli. Poi fece scorrere il cerchio luminoso verso un angolo del vicolo cieco. Night ebbe un balzo nel petto quando vide il bambino legato e imbavagliato. Era Frank, il capo della banda che li tormentava. «Chi è il debole adesso? Cosa aspettate a farvi valere?»
«Come scordarselo... La mia prima notte felice.» Le mani imprigionate di Night avvolgevano il bicchiere di tè. La bevanda scottava attraverso la plastica.
«E di certo non l’ultima.» Il mento sorretto da un pugno, Light le parlava con sarcasmo. «Ne hai fatta di strada negli anni: il Mostro della Notte, il misterioso serial killer che non agisce mai alla luce del sole. “Misterioso” non per me. Già da un bel pezzo ho capito chi sei.»
Night sollevò il bicchiere facendo tintinnare le manette. «Light, ascolta…»
«Credi che la brutta infanzia ti scusi? Io sono cresciuto con te. Quella notte sono scappato il preda al terrore, tu sola hai dato retta allo squilibrato. E guardaci adesso: io, un eroe che difende la brava gente dalle tue nefandezze; tu…»
«Io sto cercando di cambiare! Ho incontrato una persona speciale, ho capito che… » Scosse la testa. «Se mi hai spiata come dici, avrai visto da quanto tempo sono inoffensiva.»
Un’ombra calò su volto di Light. «E’ questa la mia disgrazia.» La afferrò per i polsi, versando parte del tè. I suoi occhi divennero fessure. «Non esiste Cavaliere Luminoso senza le tenebre da combattere. Non mi resta che l’identità di un fallito. Un mestiere malpagato, un carattere di merda… A nessuno importa di me, e nel sonno solo brutti ricordi mi stanno accanto. Ti rivoglio al lavoro, a rendere la mia vita degna di essere vissuta.»
Sì in effetti ora che l'ho riletto per bene la struttura e la punteggiatura hanno qualcosa che non mi quadra, però l'idea mi è venuta oggi, l'ho scritto di corsa perchè dovevo uscire e non sapevo se l'avrei potuto poi postare stasera in tempo per la scadenza, ghghgh..Lochlann: L'aspetto che non mi piace è che in diversi punti la punteggiatura mi sembra davvero bruttina. Ad esempio, nel primo paragrafo c'è un periodo lunghissimissimo. Ma ci sono alcuni altri punti in cui non mi suona bene...
Un'altra questione è il modo di suddividere in paragrafi: prima fai tutto un discorso generico, poi a metà del secondo paragrafo di punto in bianco introduci il personaggio, e poi passi a un paragrafo diverso (perchè?) per continuare con quel personaggio in quella situazione. Io farei una separazione a metà del secondo paragrafo e unirei quella parte al terzo.
Il tema storico in sè tendo a gradirlo, incontra i miei gusti. Carina l'idea di far capire solo alla fine di che personaggio storico si tratta.
" />
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
AryaSnow, mi stai prendendo in giro, o non ho capito. La qualità dei tuoi racconti è di regole ben superiore! Non è che sia brutto, ma... da te mi aspetto di più. L'idea mi sembra abbastanza banale, e di fatto succede molto poco. Non eri tu quella che voleva l'azione? Ho anche l'impressione che hai dovuto tagliare molto a causa del limite di 5000 caratteri...
Qualche commento:
I tergicristalli
Chissà perché, io ero sicurissimo che il plurale di "tergicristallo" fosse invariante. "I tergicristallo". Ma evidentemente sbagliavo (ho consultato la web).
consunti stridevano sul vetro, cancellando le goccioline che tornavano presto a punteggiarlo. Legata, distesa sul sedile posteriore che le vibrava contro la schiena, Night non sapeva dove si dirigevano. Il nastro adesivo le tirava la pelle intorno alle labbra.
«Pazienta un altro po’.» Al volante, Light regolò lo specchietto in modo da poterle lanciare occhiate.
Bello, Light e Night.
Si era levato il travestimento. Night ancora stentava a credere che suo fratello e il celebre Cavaliere Luminoso fossero lo stesso individuo. «Stasera sarai mia ospite. Ti sono mancato?»
Luci di lampioni guizzavano oltre il finestrino, il loro giallo bagliore risaltava nell’ambiente notturno.
Un po' ridondante, no? "Il loro giallo bagliore risaltava nell’ambiente notturno" potrebbe essere tranquillamente eliminato.
«E’ stato un peccato averti persa di vista. Resti la mia sorellina, malgrado le nostre… divergenze…»
Imboccarono un vicolo più nero. Lì il terreno era accidentato, la macchina sussultava. Un coniglio di gomma era attaccato al parabrezza con la ventosa. Si agitava anche lui, quasi volesse liberarsi da un guinzaglio.
Bello, perché sottolinea indirettamente la prigionia (della sorella).
Ogni ribellione era inutile. “Merda”. Night si contorse sul sedile.
«Pensi di impietosirmi facendo i capricci? C’è chi sta peggio di te. Tutti quelli che hai ucciso, per cominciare.» L’occhio riflesso di Light aveva un’espressione severa.
Night avrebbe voluto rispondergli che il punto non era quello. Semplicemente non accettava di essere in trappola proprio ora, dopo aver chiuso con l’oscura identità segreta.
Trascorsero altri minuti di viaggio, finché Light non si accostò sulla destra.
«Eccoci.» Si girò verso di lei, tradendo un’aria pensosa.
Brutto ("tradendo un’aria pensosa"). L'aria pensosa ce l'hai o non ce l'hai: non la "tradisci". Uno può tradire il fatto di essere pensoso, mostrando una faccia pensosa.
«Devo portarti in casa. Sarà più facile per entrambi se te ne starai buona.» La sua mano sinistra sbucò come dal nulla. Impugnava una bomboletta spray. «Sogni d’oro.» Uno spruzzo fresco le sgorgò sul volto. La vista si annebbiò…
"Sgorgare" non mi sembra il termine appropriato, per uno spruzzo da una bomboletta.
«Sogni d’oro.» Light le baciò la guancia ancora calda per la bruciatura di sigaretta e le lacrime.
«Davvero vuoi dormire? Quel signore ha promesso di aiutarci…»
«E’ un estraneo, si sarà già dimenticato che esistiamo. Sei stupida se ci speri tanto.»
«Ci ha difesi dalla banda di Frank. E’ stato l’unico.»
Si udirono dei colpi dietro la porta. «Ancora accesa, questa luce fottuta?» La voce di loro madre era aspra per la sbronza. «A nanna subito, se non volete altre botte!»
Night sobbalzò e spense la lampadina. Eppure rimase sveglia al buio, le dita immerse nel pelo dell’orsacchiotto.
I loro passi risuonavano nelle tenebre. Night non si era sbagliata: il gentile signore era venuto. Nel cuore della notte li aveva chiamati sussurrando. Erano usciti dalla finestra, lo avevano seguito fino a quella specie di sotterraneo. Un posto con i muri scrostati e l’aria umida. Lei però si sentiva più al sicuro lì, con quell’uomo a fianco, che in casa vicino a sua madre.
Questa è la frase più bella del racconto.
«Avete raccontato alla mamma ciò che vi hanno fatto?» Il misterioso amico teneva la torcia sollevata.
Fu Light a rispondere. «Se l’è presa con noi. Dice che lo meritiamo: siamo dei rammolliti, loro fiutano la debolezza.»
«Lo siete davvero?»
«Beh…»
Night sentì l’imbarazzo diffondersi sul viso. Anche lui ora li avrebbe disprezzati? «La prego, non ci abbandoni.» Gli si avvicinò, gli strinse un lembo della camicia. «La mamma non ci vuole bene.»
«Perché non reagite? A voi non piacerebbe dargliene?»
«I nostri compagni sono tanti… tutti contro di noi…E’ ovvio che sono più forti!»
«Proprio così.» Il signore le carezzò i riccioli. Poi fece scorrere il cerchio luminoso verso un angolo del vicolo cieco. Night ebbe un balzo nel petto quando vide il bambino legato e imbavagliato. Era Frank, il capo della banda che li tormentava. «Chi è il debole adesso? Cosa aspettate a farvi valere?»
«Come scordarselo... La mia prima notte felice.» Le mani imprigionate di Night avvolgevano il bicchiere di tè. La bevanda scottava attraverso la plastica.
«E di certo non l’ultima.» Il mento sorretto da un pugno, Light le parlava con sarcasmo. «Ne hai fatta di strada negli anni: il Mostro della Notte, il misterioso serial killer che non agisce mai alla luce del sole. “Misterioso” non per me. Già da un bel pezzo ho capito chi sei.»
Night sollevò il bicchiere facendo tintinnare le manette. «Light, ascolta…»
«Credi che la brutta infanzia ti scusi? Io sono cresciuto con te.
Ben detto, Light! (pensa il lettore)
Quella notte sono scappato il preda al terrore, tu sola hai dato retta allo squilibrato. E guardaci adesso: io, un eroe che difende la brava gente dalle tue nefandezze; tu…»
«Io sto cercando di cambiare! Ho incontrato una persona speciale,
No, orrore: "una persona speciale". Questo è linguaggio da quindicenni, bleah!!! " />
ho capito che… » Scosse la testa. «Se mi hai spiata come dici, avrai visto da quanto tempo sono inoffensiva.»
Un’ombra calò su volto di Light. «E’ questa la mia disgrazia.»
Perché disgrazia? Anche da quello che segue...
La afferrò per i polsi, versando parte del tè. I suoi occhi divennero fessure. «Non esiste Cavaliere Luminoso senza le tenebre da combattere. Non mi resta che l’identità di un fallito. Un mestiere malpagato, un carattere di merda… A nessuno importa di me, e nel sonno solo brutti ricordi mi stanno accanto. Ti rivoglio al lavoro, a rendere la mia vita degna di essere vissuta.»
Un po' deludente, no?
Contest di scrittura creativa 15... Racconto FUORI CONCORSO
Soli
“Presto, svegliati!” Marc scosse la moglie.
“È ora?” Lois aprì un occhio sbadigliando.
“Sì, mancano solo cinque ore” Marc le sorrise “Preparati, tra poco sarà notte”.
I capelli erano ormai grigi da tempo, ma Lois sembrava una bambina. Usciva di casa vestita con il suo miglior vestito, gli occhi lucidi, tra le mani una vecchia macchina fotografica e un cestino da pic-nic.
“Sbrigati o rischiamo di arrivare tardi” Marc aspettava impaziente in auto da più di quindici minuti.
“Dove andiamo a vederla?”.
“È una sorpresa. Se siamo fortunati, arriveremo giusto in tempo”.
“Guarda il sole, piccola” Marc indicò l’enorme palla gialla che iniziava la sua lenta discesa verso l’orizzonte “Mancheranno meno di tre ore”.
“Lo vedo” Lois sospirò.
“Mi sembri triste, cosa hai?”.
La donna si asciugò due lacrime che facevano capolino dagli angoli degli occhi e con il capo accennò al paesaggio attorno a loro.
“Guarda le strade, sono quasi deserte”.
“Bene. Sai che guaio se avessimo dovuto affrontare anche il traffico?”.
Lois scosse la testa.
“Amore mio, sei troppo romantica” Marc mise la freccia ed uscì dalla strada principale per immettersi in una piccola via secondaria che si inerpicava su per una collina “Ti ricordi quando vivevamo ancora in città, sulla Terra?”.
Lois si limitò ad annuire, probabilmente se avesse provato a parlare avrebbe pianto ancora una volta, come le capitava sempre.
“Tutto quel caos e quel rumore. Prima di arrivare qui, neppure noi apprezzavamo molte cose solo perché non le conoscevamo o perché non ci mancavano”.
“Ma su questo dannato pianeta, con i suoi tre soli, possono godersi la notte solamente tre minuti ogni novantasei ore” Lois contò con le dita “Tre minuti”.
“Tre minuti non sono una notte, amore. Lo è per noi che l’abbiamo conosciuta sulla Terra, ma queste generazioni non l’hanno mai vissuta e non ne capiscono il valore”.
Il resto del viaggio, lo passarono in silenzio, prima di parcheggiare ai limiti di un boschetto.
“La notte, qui, la conoscono solo i vecchi come noi. Tutto qui” indicò davanti a se “Dobbiamo camminare solo un poco, forza”.
I due anziani sedevano sulla coperta distesa sul prato.
“Vuoi un altro poco di vino?” chiese Lois.
“No, grazie”.
Il sole lanciava i suoi ultimi raggi stanchi sulla vallata sotto di loro. Dalla collina potevano vedere i pochi insediamenti umani che scomparivano in mezzo alla vegetazione e ad est, le fabbriche della più importante zona industriale del pianeta.
Mentre il buio avanzava, Marc osservò con tristezza le luci accendersi attorno ad alcuni edifici. La vita andava sempre avanti e non c’era davvero tempo per fermarsi a riposare su quel pianeta fatto di luce.
“Il tramonto è meraviglioso, non trovi?”.
“Sì, lo è”.
Il cielo si dipingeva di colori splendidi mentre il sole, finalmente, spariva.
Era notte.
“Lo senti?”.
“Sì”.
“Amo questo silenzio”.
Marc le cinse le spalle con un braccio.
Una brezza leggera si intrufolava tra i rami alle loro spalle e dentro i loro vestiti.
Un lungo brivido percorse entrambi, giù lungo tutta la schiena.
Sopra di loro un numero infinito di stelle ricopriva come un maestoso manto tutto il cielo.
Marc e Lois restarono così, abbracciati, per tutta la durata della notte. Nessuno osava dire una parola, per paura di rompere quella magia.
Ad est il cielo si rischiarò e la luce riprese il dominio del cielo, spazzando via tutte le stelle.
Senza parlare i due si alzarono ed iniziarono a riporre tutte le loro cose nella cesta e prima di andare, entrambi lanciarono un’ultima occhiata sopra le loro teste, dove un azzurro intenso privo di nuvole dominava tutto.
La notte era ormai lontana, gli uccelli tornavano a cinguettare e l’ambienta a riempirsi di fruscii e rumori. La magia era rotta.
“Buongiorno, amore” la donna si sporse verso Marc e lo baciò su una guancia.
L’uomo avviò il motore e si mise in viaggio per il ritorno.
Sarebbe stata una lunga giornata, sognando la notte a venire.
A parte che, se rileggi bene quello che ho detto, non ho detto che "voglio l'azione" :-PAryaSnow, mi stai prendendo in giro, o non ho capito. La qualità dei tuoi racconti è di regole ben superiore! Non è che sia brutto, ma... da te mi aspetto di più. L'idea mi sembra abbastanza banale, e di fatto succede molto poco. Non eri tu quella che voleva l'azione? Ho anche l'impressione che hai dovuto tagliare molto a causa del limite di 5000 caratteri...
Comunque a tagliare non ho tagliato. Semplicemente, vedendo quanti pochi caratteri avevo ho stretto tutto fin dalla prima stesura. Avevo comunque 800 caratteri in troppo ma... quelli li ho eliminati tutti con la sola pulizia tecnica. Comunque sì, la sostanza è che senza il limite avrei scritto di più.
Che succeda nulla però non mi pare proprio. Il mio problema era proprio che c'era troppa roba da dire Già solo il flashback è una storia che se descritta più nei dettagli potrebbe occupare un intero racconto di 5000 caratteri. Se poi ci si aggiungono anche le parti prima e dopo, in cui le cose comunque succedono e ci si scambia svariate informazioni... Anche le trama nel mezzo tra il passato e il presente non è certo un cambiamento da poco. Non so se ho mai costruito trame così lunghe nei brani precedenti. Boh :-P
Del contenuto che hai capito? Quale sarebbe l'idea che ti è arrivata?
In verità c'è un motivo per cui l'ho messo. Il titolo è "la luce nella notte" e questo è il concetto-base di partenza: la luce che risalta nella notte, la notte in un certo senso "aiuta" la luce, che ne ha bisogno. Ovviamente il racconto non parla tanto di questo in senso letterale, ma figurato. Però ho messo dei passaggi che evidenziavano questa immagine anche materialmente proprio per via di questo concetto di base.Un po' ridondante, no? "Il loro giallo bagliore risaltava nell’ambiente notturno" potrebbe essere tranquillamente eliminato.
Uhm, probabile...Brutto ("tradendo un’aria pensosa"). L'aria pensosa ce l'hai o non ce l'hai: non la "tradisci". Uno può tradire il fatto di essere pensoso, mostrando una faccia pensosa.
Uhm.. non saprei... non mi sembrava così inappropriato... come mai? Tu che avresti usato?"Sgorgare" non mi sembra il termine appropriato, per uno spruzzo da una bomboletta.
Io la trovo abbastanza "universale" come espressione. Ma come al solito, su tutte le osservazioni poi comunque ci penso lo stesso.No, orrore: "una persona speciale". Questo è linguaggio da quindicenni, bleah!!! " />
Perchè lo spiega dopo.Perché disgrazia? Anche da quello che segue...
Deludente in che senso?
AryaSnow. Il racconto mi è piaciuto nel complesso. I personaggi mi hanno ricordato Dexter e Debra Morgan a parti invertite, con un retroscena simile a quello della prima stagione :-)
Ci sono alcune cose che però, secondo me, non vanno. Te le dico ora e non alla fine, come faccio di solito, perchè più degli altri mi sembri attenta ai dettagli, non perché nel tuo racconto ci siano più difetti. Anzi.
L’inizio è un po’ caotico. Lei vede cose che non dovrebbe vedere, dalla sua posizione: se unisci questo ai nomi simili anche nel genere, io mi sono trovato a rileggere una scena che avrebbe dovuto essere solo introduttiva.
E non mi hanno convinto le motivazioni del fratello. Ho capito il messaggio che volevi dare, ma mi sembra un po’ tirato, perché di solito avviene il contrario: è l’ombra a nascere con la luce, è il cattivo che risparmia il buono (se non altro per il gusto di sfuggirgli ancora). Ma un poliziotto che cattura un serial killer mi sembra tutt’altro che un fallito. Quindi perché catturarla, se voleva solo usare poche parole per dirle di continuare? In barba alla poca azione e ai pochi eventi, io, fossi stato al posto tuo e senza alcuna pretesa di avere ragione, mi sarei concentrato solo sull’ultima scena per spiegare meglio il concetto, magari inframezzandola a qualche ricordo.
Wahahah. Io sono una grande fan di Dexter e c'è stata un po' di ispirazione da lì. Però molto poca, giuro^^AryaSnow. Il racconto mi è piaciuto nel complesso. I personaggi mi hanno ricordato Dexter e Debra Morgan a parti invertite, con un retroscena simile a quello della prima stagione :-)
Più che Dexter e Debra, mi sono ispirata a Dexter e l'altro fratello killer. La parte da cui mi sono ispirata è il concetto di due fratelli con infanzia traumatica comune e strade (in un certo senso) diverse, perchè l'origine comune doveva evidenziare meglio anche questo senso di unità tra opposti (inoltre mi sembrava carino anche per la storia in sè). Tutto qui. Basta.
Ma comunque la mia intenzione era qualcosa di molto diverso, spero quindi che non ti sia sembrato troppo simile :-P Infatti Dexter e Brian sono molto diversi da Light e Night come caratterizzazione. Ma c'è una grandissima differenza anche se li paragoni a Dexter e Debra. Spero sia passato...
Figurati, ti ringrazio! Dillo pure sempre e rompimi le scatole quanto vuoi. Avere commenti dettagliati è proprio il mio principale desiderio per i contestCi sono alcune cose che però, secondo me, non vanno. Te le dico ora e non alla fine, come faccio di solito, perchè più degli altri mi sembri attenta ai dettagli, non perché nel tuo racconto ci siano più difetti. Anzi.
A cosa ti riferisci? Al fatto che veda lo specchietto? Mi sono posta il problema e ho provato a sdraiarmi nella mia macchina apposta : è possibile.L’inizio è un po’ caotico. Lei vede cose che non dovrebbe vedere, dalla sua posizione:
La storia dei nomi era un rischio. Però dall'altra parte serviva... hmm...se unisci questo ai nomi simili anche nel genere, io mi sono trovato a rileggere una scena che avrebbe dovuto essere solo introduttiva.
Mi dispiace che ti abbiano provocato confusione. La parte iniziale doveva al contrario creare un'atmosfera in cui calarsi prima della parte più "di trama", quindi è un vero peccato.
Il problema è che una maniera più adatta per chiamarli non mi viene Consigli?
Non ombra, ma notte, oscurità notturna. Mai nominata l'ombra. Sarebbe stato un brano fuori tema così.E non mi hanno convinto le motivazioni del fratello. Ho capito il messaggio che volevi dare, ma mi sembra un po’ tirato, perché di solito avviene il contrario: è l’ombra a nascere con la luce, è il cattivo che risparmia il buono (se non altro per il gusto di sfuggirgli ancora). Ma un poliziotto che cattura un serial killer mi sembra tutt’altro che un fallito. Quindi perché catturarla, se voleva solo usare poche parole per dirle di continuare? In barba alla poca azione e ai pochi eventi, io, fossi stato al posto tuo e senza alcuna pretesa di avere ragione, mi sarei concentrato solo sull’ultima scena per spiegare meglio il concetto, magari inframezzandola a qualche ricordo.
Il punto non è tanto che la luce nasce dalla notte, quanto che viene valorizzata da essa. Una torcia di giorno non ha senso accenderla. Questo è ciò che è espresso dalla caratterizzazione di Light: lui pensa che la sua vita non abbia più senso. Le buona azioni non è che nascano per forza dalle cattive, tecnicamente sono possibili in ogni caso. Però per Light ha senso comportarsi "da buono" solo così, Si è creato una seconda identità, in cui non si sente più uno sfigato, grazie alla contrapposizione con l'identità di Night.
Light non è un poliziotto. Non ho voluto renderlo poliziotto proprio per i motivi detti da te. E' una specie di supereroe. Nessun poliziotto si chiamerebbe "Cavaliere della Luce" :-P Ha una doppia identità, così come ce l'ha pure Night. Infatti più volte si parla di doppia identità, addirittura di travestimenti. E Night è stupita dallo scoprire che dietro al Cavaliere della Luce si nasconda l'identità di suo fratello.
C'è il supereroe con il suo avversario cattivo.
L'ha catturata perchè l'idea è che poi lui ovviamente la minaccia per costringerla a continuare. Non è solo una gentile richiesta. Le parla con fare minaccioso, la cattura... quindi la vuole costringere. Il fatto che la minacci si doveva intuire da questo, non avevo proprio spazio per scriverlo esplicitamente " />
Comunque sì, capisco che possa non capirsi bene. Ci sono tante cose in poco spazio, non sempre esplicite. Quello era il mio problema. Però alcuni a cui l'ho fatto leggere mi hanno detto di averlo capito bene anche così, quindi mi sono detta "allora non è proprio impossibile da capire" e alla fine ho optato per postarlo.
all'ultimo momento arrivo anch'io " />
scritto molto di fretta, purtroppo prima non ho avuto proprio tempo
Buonanotte
Eji Aamun sbarcò su Aerelle alle 1:13 a.m., in piena ora di punta. Senza alcuna fretta – al contrario del popolo del porto multifunzionale -.acquistò da uno degli store un paio di giornali, e chiese se avessero qualcosa della serie original o basic. Saputo che, no, loro di H&C non trattavano l'articolo e no, in nessuno degli altri punti vendita nel porta mutlifunzionale li trattavano, si diresse alla ricerca della piattaforma taxi. L'uomo che gli indicò quale percorso colorato seguire lo avvertì che c'erano da fare due sopraelevazioni per arrivarci. - Se vede un uomo lift con le braccia placcate di blu e bianco dica che la mando Inou. Le farà lo sconto.
Eji ringraziò e seguì il percorso indicatogli. Arrivato alla prima sopraelevazione si guardò attorno in cerca dell'uomo lift con le braccia blu e bianco. - Le serve aiuto, signore? Deve andare all'altro piano? - A parlare era stato un imponente uomo lift dalla sei braccia, blu e bianco. Eji disse di essere diretto alla piattaforma taxi, e che lo mandava Inou. L'uomo lift annuì. Con le braccia accessorie afferrò i bagagli, con le altre prese delicatamente il suo cliente e lo trasportò in volo fino al terzo piano. Lo lasciò poi accanto a un mezzo libero, e se ne tornò alla sua postazione dopo aver ricevuto la ricompensa per lo strappo.
Ej si accomodò nel taxi e riferì il nome del suo albergo. Il tassista partì spedito. - Lei è di Aamun, vero?
- Mmh. Sa dove posso trovare uno store specializzato per cibo che io possa mangiare?
- Qui su Aerelle? Prorpio no.
Il resto del viaggio fu silenzioso, tranne per le imprecazioni mormorate dal tassista ogni volta che un altro taxi gli sfrecciava vicinissimo. Raggiunsero l'albergo che mancava poco alle 2. Come tutti gli edifici di Aerelle, doveva avere almeno una ventina di piani. L'uomo nella hall chiamò subito un facchino che trasportasse Eji nella sua stanza. Mentre l'impiegato prendeva in braccio lui e i suoi bagagli, l'uomo della hall avvisò Eji che purtroppo il ristorante dell'albergo non era al momento attrezzato per servire clenti con particolari richieste alimentari.
Raggiunta la sua stanza Eji si buttò esausto sull'unica sedia nella stanza. Avrebbe preferito una poltrona o un letto vero, ma su Aerelle nessun albergo ne disponeva. Si riposò per una ventina di minuti. Si sentiva ancora le ossa a pezzi, ma si costrinse ad alzarsi e uscire negli affollati boulevard della città.
A pochi metri dall'entrata dell'albergo vide un piccolo store alimentare. Entrò e fece un rapido giro degli scaffali, senza trovare nulla di utile. Chiese al commesso, porgendogli una lista di marche e relative serie. L'uomo gli diede gentilmente un'occhiata, facendo finta di pensarci su. Scosse la testa. Non trattavano quella roba, rispose. Provi da Lec, due isolati sulla destra.
Eji raggiunse il secondo store ma nemmeno la Lec supermercati aveva alcunchè. Stavolta lo indirezzarono da Rhy&Fè, e lì il commesso non apena vide il colore del mantello di Eji non aspettò nemmeno di vedere la lista o di essere interpellato. - Original o basic non ne abbiamo. - disse visibilmente annoiato.
Forse era il caso di lasciar perdere i piccoli store del centro, decise Eji. Fermò un taxi e si fece portare nel centro commerciale più vicino. Una voltà lì cercò l'ipermercato, e dovette pagare nuovamente un uomo lift. Per evitare di girare mezz'ora a vuoto – si eran già fatte le 4 – chiese direttamente a un commesso. In quel punto vendita non avevan nulla che potesse fare al caso suo, disse l'addetto, ma che aspettasse un attimo. Lasciato solo, Ej vagò pigramente tra gli scaffali. Cominciava a sentirsi terribilmente stanco, mentre il resto dei clienti dell'ipermercato era ancora pienissima d'energia. Ma dal suo così poco sofisticato corpo non poteva pretendere di più.
Il commesso tornò. Aveva fatto un paio di chiamate, e aveva saputo in quale punto vendita era meglio che Eji si recasse. Gli porse il foglio con l'indirizzo.
Gli toccò di nuovo pagare l'uomo lift e un taxi. Altrove era molto più comune incontrare gente incapace di volare, così molti si dedicavano all'attività di accompagnatori, e noleggiarne uno per l'intera giornata era molto più economico. Ma Aerelle con la sua fabbrica era uno dei centri nevralgici della vendita di copri e accessori, e bisogna essere ben tricchi per viverci. Difficile trovare qualcuno che non avesse denaro a sufficienza per non essere sempre accessoriato all'ultima moda.
L'ipermercato stavolta era un complesso quasi monumentale, e un piccolo scaffale di siero per corpi basic c'era. Non fornitissimo e con poca scelta di gusti e modelli, ma a Eji bastava. Riempì il carrellino, pagò. Un uomo lift lo riaccompagnò all'entrata. - Fatto spesa grossa? - disse caricandosi le buste sulla schiena.
Tornato in albergo si gettò nuovamente sulla sedia. Erano appena le 6 e un quarto e lui era già distrutto.
Con "retroscena simile a quello della prima stagione" intendevo proprio quello, ma non volevo spoilerare, visto che è la rivelazione finale :-PPiù che Dexter e Debra, mi sono ispirata a Dexter e l'altro fratello killer.
Esatto: specchietto e bambolotto appeso. Sdraiata sul retro, coi sedili anteriori come ostacolo, avrei evitato di descrivere tutto quello che si trovava davanti.A cosa ti riferisci? Al fatto che veda lo specchietto?
Lucho e Noche? :-P O magari avrei lasciato solo i soprannomi da supereroi. Io, in tre racconti, ho usato in tutto 3 nomi per 9 o 10 personaggi totali.Il problema è che una maniera più adatta per chiamarli non mi viene " /> Consigli?
Ma la notte sarebbe sparita, arrestando la sorella? Era l'unica criminale della città?Il punto non è tanto che la luce nasce dalla notta, quanto che viene valorizzata da essa. Una torcia di giorno non ha senso accenderla.
Sì, ma dopo l'avrebbe liberata comunque, per poi cercare di fermarla (altrimenti che supereroe è?). A 'sto punto sarebbe stato più efficace rapire la "persona speciale", se davvero voleva costringerla. Ma anche questo non sarebbe stato un atteggiamento da supereroe.L'ha catturata perchè l'idea è che poi lui ovviamente la minaccia per costringerla a continuare. Non è solo una gentile richiesta.
È un discorso un po' contraddittorio, mi sembra.
Ad esempio, Batman viene sempre accusato di essere la causa della nascita dei cattivi, ma non smetterebbe mai di arrestarli. I cattivi, al contrario, provano sempre a ucciderlo, ma non poche volte, quando credono di esserci riusciti, se ne dispiacciono. Tu hai invertito questa situazione, ma la logica mi convince poco.
Il Giorno ha bisogno della Notte.Del contenuto che hai capito? Quale sarebbe l'idea che ti è arrivata?
Non so... Ci ho pensato, e non mi è venuto in mente nulla... non riesco a correggere cose già fatte (se non in dettagli minimi). Probabilmente avrei riscritto quella parte in modo completamente diverso.Uhm.. non saprei... non mi sembrava così inappropriato... come mai? Tu che avresti usato?"Sgorgare" non mi sembra il termine appropriato, per uno spruzzo da una bomboletta.
Dopo tutta questa scena, il rapimento, eccetera, mi aspettavo chissà che cosa. Una cosa inaspettata rispetto al contrasto notte-giorno. Forse ha ragione Ilyn... c'è qualcosa che non funziona nella logica.Deludente in che senso?