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Contest di scrittura creativa
Q di Qhorin Halfhand
creato il 11 giugno 2009

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lysmaya
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lysmaya
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Inviato il 12 febbraio 2010 3:06

La Dama ADORA il racconto di Triex, per quanto la riguarda, la vittoria è tua! <img alt=" />

Bello anche il brano di Ilyn, anche se la Dama vuole rileggerlo (magari dopo aver visto il video, chè tanto per cambiare il suo macinino fa le bizze)...

Comlimenti a entrambi (ma a Triex di più, sperando che Ilyn non se la prenda)... <img alt=" />


E
Erin
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Erin
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Inviato il 12 febbraio 2010 10:02
Triex : sei il mio idolo!! dubito che qualcuno ti possa rubare il mio voto! XD

T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Inviato il 12 febbraio 2010 10:23

È la trascrizione di un video che dura pochi secondi, non sappiamo se è stato accelerato apposta o cos’altro, ma mi serviva un contesto misurabile e razionale. Uno spartito.

OK, ma perche' ti serviva un contesto misurabile e razionale? Perche' doveva essere il terzo quarto di un film? Perche' doveva durare in tutto 8 secondi? O, alternativamente: perche' il nastro e' stato rallentato, in fase di registrazione? Il lettore tutte queste domande ovviamente se le pone. Tu gli fornisci informazioni estremamente precise, e lui si chiede a che servono, cerca di trovarne una posto nella storia.

Nel video viene inquadrato il primo piano di un uomo. Le voci si sentono fuori campo, e discutono dell’uomo stesso. Questa è la scena degli eventi.

Non si capisce chi l’ha ucciso, ma intuiamo che tutti e tre avevano in progetto di farlo e che il loro atteggiamento non era proprio genuino nei suoi confronti, così come intuiamo che il cane (Potevi sistemare anche lui, già che c’eri/Vai, bello, fai giustizia) era già lì, e apparteneva all’uomo. I tre si minacciano a vicenda con la pistola e si spremono in congetture; il cane fa precipitare gli eventi, perché il mexican stad-off finisce in tragedia, e vendica involontariamente il padrone (che ha un sorriso stampato in faccia). Tutto qui.

Perfetto, Ilyn, non lo metto in dubbio. E io andavo proprio in questa direzione - se non fosse per il fatto che mi avanzavano pezzi che non trovavano utilizzo.

Il sangue appartiene alle voci fuori campo, stando alla trascrizione, e l’ombra è quella del cane, che è l'unico a muoversi.

OK. In questo modo fai capire che il cane appartiene alla vittima (e' affezionato a lui). Giusto.

Infatti l’ombra si allontana quando viene chiamata dalla voce maschile 1; il sangue appare durante la sparatoria (minuscole macchie ellittiche, perché è così che il sangue dovrebbe schizzare su un corpo solido in seguito al colpo di un’arma da fuoco).

Descrivere (nella trascrizione) schizzi di sangue con "macchie ellittiche di liquido probabilmente ematico" e' (anche se in misura minore) anch'esso fuorviante. Uno direbbe "schizzi di sangue", no? Invece con questa espressione nel piu' grottesco linguaggio tra il burocratico e lo scientifico, mi metto a pensare a chissa' quale strano fenomeno...

Non l’ho specificato al di fuori dello spoiler perché l’immagine potesse essere letta anche senza i dialoghi (in fondo non si sentono, a velocità naturale), quindi senza riferimenti espliciti a ciò che viene detto. I collegamenti, però, sono lì. Uno dopo l'altro.

Dopo la tua spiegazione non metto in dubbio che i dettagli fossero tutti li', uno dopo l'altro. Ma c'erano anche altri dettagli, che avevano tutta l'apparenza di essere dettagli critici, e in quanto tali inceppavano la logica semplicita' della sequenza da te descritta.

 

Quasi tutte queste cose davo per scontato che fossero intuibili. La sfida che mi ero posto, piuttosto, è stata quella di scrivere i dialoghi in modo tale che, magari a una seconda lettura, fosse superfluo persino leggere chi diceva cosa, tanto il discorso fosse fluido e le voci distinguibili fra loro. Non dico che funziona, dico che è quello che ho provato a fare.

Direi che funziona benissimo. Il dialogo e' semplicemente stupendo.

Il video non c’entra nulla, è solo un famosissimo pezzo jazz (All Blues – Miles Davis) che ascoltavo durante la scrittura e che ha il ritmo perfetto (in 6/8, appunto) per questo racconto. Un semplice consiglio per l’ascolto.

Di nuovo: e' un dettaglio irrilevante, quindi, e pertanto fuorviante. A mio parere non si mette (in un racconto) una cosa solo "perche' e' bella". La si mette perche' serve. In un racconto non ci devono essere dettagli superflui (decidere che cosa e' superfluo e cosa no molto spesso e' difficile, ma non in questo caso).

Diciamo che mi ha influenzato, visto che i dialoghi e il racconto, esteticamente, hanno la pretesa di ispirarsi al jazz. Ovvero, improvvisazione pura, un ampliamento del tempo scandito da pochi accordi (le immagini). Tutti i ragionamenti delle voci non portano infatti a nulla di concreto, non viene svelata la verità, ma sono godibili (anche qui, non dico che lo sono oggettivamente, ma è quello che ho provato a fare) solo in quanto tali.

E' vero, in questo senso ho certamente "goduto". Anche se e' stata un po' sadomaso, come esperienza... <img alt=" />

Esprimono dei sentimenti e degli atteggiamenti molto differenti; interagiscono, si incastrano e si spintonano fra loro attraverso l’improvvisazione, convergendo verso la medesima conclusione.

Bello.

Ci sono altre cose da dire, ma mi fermo qui.

No, adesso le dici... <img alt=" />

E non dire che odi il mio racconto. Neanche io ho capito perché Angelo è un pugile e la donna si sente più bella, vendetta dopo vendetta, ma mica odio il tuo racconto per questo :-P Anzi, mi è piaciuto.

Allora... Angelo e' un pugile per varie ragioni: la prima, immediata, e' che all'inizio del racconto volevo "preannunciare" la violenza successiva; la seconda, meno immediata, e' la rottura con il convenzionale (di regola per sapere come curarci un braccio ci rivolgiamo a un medico, eppure un pugilatore probabilmente potrebbe aiutarci di piu').

 

La donna si sente sempre piu' bella vendetta dopo vendetta semplicemente perche' la vendetta "fa bene". Dopo la vendetta ci si sente finalmente "vivi", a posto con se' stessi. Senza vendetta semplicemente si soffoca la rabbia dentro (come ha fatto Marta, con la sua vita dove ha imparato a ingoiare e ingoiare), e ci si distrugge. Naturalmente Marta ha soffocato un tantino troppo a lungo, ed e' flippata del tutto.


S
Ser Lostdream
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Ser Lostdream
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Inviato il 12 febbraio 2010 16:46

Quattordicesimo contest di scrittura creativa: La Vendetta

 

Profumo di Vendetta

 

Larry osservava con apprensione la porta del direttore.

Ancora pochi istanti e la sua vita sarebbe cambiata in meglio. Promozione con consistente aumento di stipendio.

A pensarci bene non era stato poi così difficile. Era bastata una semplice bugia ben costruita per togliere di mezzo il suo unico rivale.

Finalmente la porta si aprì.

Bill ne uscì scuro in volto, le spalle ricurve a formare un’improbabile gobba, la camminata lenta. Lo sconforto aveva preso il sopravvento sul suo aspetto serio e composto.

Larry lo osservò di nascosto riporre in una scatola tutti i suoi affetti personali, liberando per sempre la scrivania.

Una volta finita, senza dire una parola si diresse verso l’ascensore.

Vederlo gli ricordò un condannato a morte mentre percorre il suo ultimo miglio.

Per un attimo i loro sguardi si incrociarono e Bill gli fece un cenno di saluto.

Larry arrossì e abbassò lo sguardo mentre un terribile presentimento nasceva dentro di se: lui sapeva.

 

Larry si girava e rigirava nel letto, incapace di prendere sonno.

“Che hai amore?” la voce della moglie era poco più di un sussurro “sei molto agitato".

“Mi spiace averti svegliata”.

“Posso fare qualcosa per te?”.

“No” rispose l’uomo in maniera più brusca di quanto avrebbe voluto “vado a prendere una boccata d’aria”.

Fuori l’aria era tiepida e il cielo stellato.

Larry inspirò profondamente nel silenzio innaturale della città.

Si accese una sigaretta e lascò vagare lo sguardo sulle strade deserte, sui semafori che lampeggiavano agli incroci, sulle insegne di alcuni negozi e i lampioni che illuminavano le vie sotto casa.

“Sono fottuto” pensò “quel bastardo sa che è colpa mia”.

Larry restò senza fiato.

Un’auto nera era appena transitata di sotto, rallentando visibilmente davanti a casa sua.

“ca**o! Ma quella…” la sua bocca non finì la frase, la sua mente invece sì “…è l’auto di Bill”.

La gola secca, il cuore che batteva all'impazzata.

Aveva paura.

 

“Larry? Sei in casa?”.

Sua moglie era tornata dal lavoro, ma lui non si degnò di rispondere.

Si era preso il giorno libero per poter liberare la mente e pensare con calma a quello che poteva fare per evitare o contrastare la reazione dell’ex-collega, invece si era trovato a giocare ad un videogioco per ore.

Non capiva perché, ma avere la libertà di poter fare tutto quello che voleva su quel piccolo schermo lo rilassava.

Quando Sara lo trovò stava tirando fuori un tizio da un’auto colpendolo più volte con una mazza da baseball.

“Ci sei allora” constatò la donna con un’espressione di disapprovazione “come stai?”.

“Bene bene” rispose l’uomo in tono distratto.

“Sì, anche io sto bene. Grazie” esclamò stizzita Sara sedendosi accanto a lui “se mi dedicassi almeno la metà delle attenzioni che dai al lavoro e a questi stupidi videogiochi, sarei la donna più felice sulla terrà lo sai?”.

Larry annuì ma non distolse lo sguardo dalla tv.

“Sai chi è passato oggi in agenzia? Quel tuo collega, come si chiama? Bill, mi pare”.

 

PAUSA

 

Larry ripose il joystick sul tavolino davanti a se. Sara aveva tutta la sua attenzione.

“Cosa voleva?”.

“Lavoro in un’agenzia viaggi” la moglie alzò gli occhi al cielo “prova ad indovinare?”.

Larry non colse l’ironia e attese che la donna continuasse.

“Pensava di prenotare una crociera, dice che è un periodo difficile sul lavoro e vuole staccare un po’. Poverino, è un tipo davvero simpatico ed educato”.

Lo sguardo di Larry era perso nel vuoto.

E così è questo il gioco a cui vuoi giocare” pensò mentre si alzava ed usciva di casa lasciando la moglie sola sul divano.

 

“Ciao Bill”

Il sacchetto di plastica si gonfiava al ritmo del respiro affannato di Bill. Le sue mani si aggrappavano disperate sui polsi di Larry.

“Non hai niente da dire?” Larry strinse di più per non lasciar passare neppure un filo d’aria.

Larry si era intrufolato nella casa dell’ex-collega mentre era fuori casa e aveva atteso con pazienza che esso rientrasse. Appena si era chiuso la porta alle spalle, l’aveva aggredito.

“Era una cosa fra me e te, brutto bastardo!” i movimenti di Bill diventavano sempre più lenti “Sei tu che hai provato a tirare in mezzo la mia Sara e sai cosa ti dico? Non ci sto. Non ti lascerò mettere in atto la tua vendetta”.

Bill non si muoveva più.

Bill era morto.

 

“Ciao amore, sono rientrato” Larry era di ottimo umore, si era sbarazzato del corpo e poteva continuare tranquillo con la sua vita.

“Sara? Sei in casa?”.

Trovò la moglie in cucina, intenta a spettegolare con un’altra donna che non aveva mai visto prima.

“Ciao tesoro” vedendo lo sguardo curioso del marito si affrettò a fare le presentazioni “lei è Monique, la fidanzata del tuo collega, ci siamo conosciute in agenzia”.

“Piacere” Monique gli tese la mano.

Con esitazione Larry la strinse, guardandola attentamente negli occhi.

All’improvviso uno strano presentimento lo colpì: Lei sapeva.

“Il piacere è mio” la mano libera andò a tastare la tasca della giacca.

La presenza del sacchetto di plastica lo tranquillizzò e uno strano sorriso gli deformò il viso.



Oggettivista
Confratello
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Oggettivista
Confratello



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Inviato il 12 febbraio 2010 16:57
Ser Lostdream: mi è piaciuto veramente molto, complimenti! D'altronde questo è proprio il genere di racconti brevi che adoro, il finale poi è la parte più azzeccata. <img alt=" />

I
Ilyn Payne
Confratello
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916 messaggi
Ilyn Payne
Confratello

I

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Inviato il 12 febbraio 2010 18:21

Dopo la tua spiegazione non metto in dubbio che i dettagli fossero tutti li', uno dopo l'altro. Ma c'erano anche altri dettagli, che avevano tutta l'apparenza di essere dettagli critici, e in quanto tali inceppavano la logica semplicita' della sequenza da te descritta.

Sì, ma dovresti anche aver capito che dietro “la logica semplicità della sequenza da me descritta” c’è anche “il pensiero contorto da intuire” :-P

Cioè, se ci sono dettagli strani, e io i dettagli non li metto casualmente, vuol dire che probabilmente il racconto è anche simbolico, come quello della donna mangiata. C’è un messaggio, anche se io il messaggio ce lo metto quasi a livello inconscio e in maniera per nulla esplicita. Tu però sei curioso, vuoi sviscerare tutto. E mi fai diventare logorroico.

 

No, adesso le dici...

Metto in spoiler, perché il discorso è vergognosamente lungo e noioso e qualcuno potrebbe scambiarlo per un altro racconto :-P Comunque è l’ultima volta. Dalla prossima cambio registro (se ci riesco).

 

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Partiamo da una fonte di ispirazione: Blow Up di Antonioni. Il protagonista del film è un fotografo che, attraverso l’ingrandimento di alcune foto (in gergo blow up) scattate in un parco, scopre un omicidio. Difficile riassumerlo in due parole, ma uno dei temi della storia viaggia sul confine tra la realtà oggettiva e il modo in cui la percepiamo.

Nel mio raccontino, il “blow up” attraverso cui si scopre l’omicidio è sonoro. Come un’improvvisazione musicale, qui i dialoghi avevano lo scopo di dilatare la storia e approfondirla. Per questo ho integrato gli spoiler nel racconto e non viceversa: mi davano l’idea di ampliamento, anche visivo, del brano.

 

Perché usare il video, e non descrivere semplicemente la scena? Perché il protagonista è l’uomo inquadrato, che però non interagisce. Allora o usavo un narratore onnisciente, che non mi piace affatto, o mi inventavo qualcos’altro. Ho optato per una via di mezzo: mezza idea presa da Blow Up, l’altra mezza era il narratore esterno ma ottuso, che trascrive.

 

Questo narratore tenta (sbagliando) di descrivere la storia in maniera oggettiva, attraverso una trascrizione grottescamente puntigliosa. Hai ragione, è fatto apposta. Anzi, inizialmente la trascrizione delle immagini era più lunga, scritta come un verbale dei carabinieri, all’imperfetto, senza virgole e pieno di espressioni tipiche. In quella versione, descrivevo persino il colore del muso del cane, chiamato ”animale di razza canina” (colore arlecchino bianco e nocciola).

Poi ho preferito concentrarmi di più sui dialoghi e ho snellito tutto passando al presente e lasciando solo le informazioni essenziali (la coperta diventava corta). L’idea, comunque, era proprio quella di presentare una descrizione inadeguata all’oggetto descritto, talmente intenta a farne le pulci in uno pseudo-burocratese e talmente rigida nei suoi schemi da risultare alienata.

 

I numeri. Il video è in 4/4 come in una battuta musicale semplice. 8 secondi per comodità (essendo multiplo di 4): un quarto, cioè 2 secondi, mi sembrava l’ideale per conciliare la necessità di decelerare l’audio ma non il video, lasciandoli quindi su due piani differenti. E la scena avviene durante il terzo tempo perché è il preludio a quello finale.

Il video è quello puntigliosamente descritto; l’audio, o meglio i suoi protagonisti, non sono affatto descritti, e anche i loro nomi sono quanto di più vago ci possa essere. Sono i dettagli a rendere la scena irreale, mentre le voci non interpretate dal narratore sono più naturali, anche se molto stereotipate (ma non potevo fare altrimenti, se volevo che si reggessero da sole). In questo modo volevo evidenziare che i dettagli erano, proprio perché assurdi o caricaturali, gli aspetti più simbolici e meno reali del racconto. Dovevano insospettire, o semplicemente incuriosire. Le voci, invece, erano davvero solo delle voci.

 

Stiamo parlando però di voci rapidissime, quasi istantanee. E le ascoltiamo avendo davanti agli occhi sempre lo stesso volto. Stiamo parlando, perciò, dei pensieri del protagonista. Sono la sua parte più razionale (dubbi, congetture, progetti, alleanze, eccetera) e sono arrivati a un momento di tensione tale da risultare dannosi.

Arriviamo allora al cane. È la quarta voce del protagonista, ma è diversa. Innanzitutto si muove, libera, si esprime in maniera molto più semplice e sembra quella più genuinamente affezionata al padrone. La più sincera, possiamo dire. È l’istinto o l’improvvisazione, che rompe gli schemi (tutto il brano è racchiuso in uno schema razionale e misurabile, mentre l’evento descritto va nella direzione opposta) e spazza via il veleno accumulato nel frattempo. Matura in pochi secondi, si sfoga, poi lascia di nuovo il posto alla ragione (VOCE MASCHILE 1: È un momento di precario equilibrio. Passerà, come sempre). I tre rinasceranno, finché non si arriverà a una nuova crisi risolta da un’altra scarica istintiva. Questa non viene giudicata: può essere positiva o negativa, ma resta comunque vera.

 

L’ombra preannuncia l’arrivo di questo momento, il modo più incisivo che mi è venuto in mente per raffigurarlo è una bella raffica di sangue in faccia. Quindi, leggendo la storia in maniera "superficiale" (non in senso negativo, anzi), è tutto collegato, ma con dettagli bizzarri. Come nell’altro racconto. Scavando a fondo nella storia, le immagini sono simboliche, i dialoghi sono un tentativo di descrivere un pensiero che sfocia in un gesto irrazionale.

Di solito, dopo aver fatto qualcosa di irrazionale, si dice “non so che mi ha preso”.

 


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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Bannato
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Inviato il 12 febbraio 2010 18:30

Grandissimo racconto, Ser Lostdream! Nulla da dire... Il finale è assolutamente geniale. "Lei sapeva". Complimenti!

 

C'è un typo: devi scrivere "effetti personali". Gli "affetti personali" sono un'altra cosa... <img alt=" />

 

Mah, Ilyn Payne, sono impressionato...


M
Metal Duchess
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Metal Duchess
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Inviato il 12 febbraio 2010 21:10

Ecco il mio racconto. Spero vi piaccia. <img alt=" /> intanto leggo gli altri. <img alt=" />

 

Il sorriso della vendetta.

Il rombare anticipò l'ombra della moto. Sotto i lampioni le cromature scintillavano come platino, le borchie sulla sella erano punte d'argento sulla sagoma scura.

Lady Metallo scese dal bolide, le lunghe gambe inguainate nella pelle nera.

Osservò l'ingresso del locale, le luci basse e suadenti.

Quando si sfilò il casco, sua chioma scarlatta fiammeggiò sulla giacca di cuoio. Pienamente consapevole della sua bellezza luciferina, entrò.

Una nuvola di fumo le incorniciò il viso diafano; respirò a fondo: confrontata ai fumi radioattivi che, come mutante era abituata a respirare, la fragranza di sigarette e canne era davvero piacevole.

Lady Metallo squadrò attentamente la clientela; un sorrisino malizioso le tirò le labbra.

Si avvicinò al bancone togliendosi il giaccone da motociclista; appoggiò le braccia scolpite sulla superficie e individuò l’uomo che aveva intravisto. Non lo conosceva, ma era con alti funzionari statali.

Doveva essere una persona importante, ma non a tal punto da divenire bersaglio della Guerriglia: ne sarebbe stata informata. Spettava a lei far fuori quelli che, in un passato non troppo remoto, avevano confinato migliaia di umani nel ghetto radioattivo. Lei uccideva; da sempre. Anzi, col tempo si era assuefatta all’odore del sangue vivo, al sapore che assumeva sulle sue lame preziose. I suoi compagni di Guerriglia la temevano, avevano timore di quella che era stata una bambina disturbata dalle atrocità della guerra civile; gli orrori inconsci, che aveva probabilmente subìto da piccola, le avevano lasciato un certo gusto sadico.

"Ma stasera poco sangue: mi voglio divertire... senza sporcarmi la faccia!"

Ammiccando, la ragazza incontrò lo sguardo di quell'uomo. Le bastò un cenno: lui la seguì fuori dal locale.

"Buonasera" ghignò lei; nel buio del vicolo i suoi denti perfetti brillavano minacciosi.

“Salve. Piacere, io solo il comandante…”

“Non importa. Probabilmente non mi vedrà più dopo stasera.”

“Allora” sbuffò il militare, irritato “dovrei controllarle i documenti.”

Lady Metallo squadrò il comandante con aria beffarda: “Pensa che io possa venire la ghetto?”

Sul viso di lui si disegnò un’espressione incerta e vagamente diffidente.

“Ahahah! Era una battuta! Le sembro un mutante per caso?” ridendo, lei gli spalmò una mano sul cavallo dei pantaloni.

“Ho la netta sensazione che stasera tornerà cadetto.”

Lo sguardo di lui si accese. Eccitato, condusse la ragazza verso una macchina sportiva.

“Guido io. Sarò la sua Generalessa, stanotte!

 

“Mi stanno per elevare di grado. Sono molti anni che servo fedelmente il Regime.” si pavoneggiava il capitano.

Gli occhi felini di Lady Metallo si ridussero a fessure, e si passò la lingua sulle labbra: avrebbe scopato con uno che forse avrebbe ucciso a breve.

Appena la porta si aprì, lei lo buttò sul pavimento, eccitata come non mai da quel pensiero.

Lui la trascinò giù, toccandola con bramosia. Il suo respiro era pesante, il sudore che già gli imperlava la fronte era acre e forte.

Lady Metallo si fermò per un istante: una sensazione di disagio l’aveva improvvisamente fatta trasalire .

Ma l’uomo già le passata la lingua sul seno, affondava le dita nelle cosce muscolose. Quando si accorse che aveva notato quello che aveva al fianco, la mutante sorrise diabolica.

“Le piace? Un bel pugnale, non crede?”

Estrasse il coltello e, lentamente, accarezzò con la lama il petto del comandante. Questo rabbrividì. E quando il pennato gli scivolò sulle spalle, gemette di piacere.

Lady Metallo si ritrasse ancora: la sensazione di disagio si era fatta largo di nuovo.

Ma lui affondava la lingua sul suo sesso scuro, e ci mise poco a farle riacquistare il sorriso diabolico.

Lei lo sdraio sulla schiena; con uno strattone lo spinse dentro di sé.

I gemiti dell’altro iniziarono a farsi più forti man a mano che la ragazza aumentava il ritmo. Con due ultimi movimenti più intensi degli altri, l’uomo raggiunse l’orgasmo. Le sue urla di piacere erano profonde, roche.

Familiari.

In quel momento, una scarica di immagini precipitò nella testa della mutante.

C’era una donna a terra che gridava, piangeva. E c’era un uomo di spalle in divisa governativa. E lei, nascosta, percepiva l’odore acre e forte del suo sudore. E sentiva l’odore del suo sperma. Lo stesso che ora le imbrattava il sesso.

Vedeva quella che doveva essere sua madre, e l’uomo che l’aveva stuprata e uccisa.

Le urla si trasformarono in un rantolo. Il respiro si fermò, l’espressione dell’orgasmo ancora sulla faccia.

Per una frazione di secondo, Lady Metallo guardò il cadavere con noncurante disinteresse.

Poi si rialzò.

All’improvviso, la consapevolezza di ciò che aveva ripescato, da chissà quale angolo sperduto della mente, le riempì la vista, il cuore batteva così forte che sembrava stesse per esplodere.

Stupita, si toccò la gocciolina salata che le scendeva sul viso. Non ricordava di aver mai pianto.

La lacrima scivolò sul coltello scintillante di sangue.

L’acciaio smagliante sorrideva vittorioso per la vendetta che, inconsapevolmente, agognava da sempre


T
Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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T

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Inviato il 12 febbraio 2010 21:21

Mi è piaciuta abbastanza l'ambientazione, Metal Duchess (or should I say, Lady Metal?), ma la storia era un po' banale, secondo me...


M
Metal Duchess
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Metal Duchess
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M

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Inviato il 12 febbraio 2010 21:34

L'hai detto:non sono un tipo molto fantasioso!Punto più che altro sulle atmosfere. Poi vabè, a me la trama stavolta non sembrava banale,ma sono opinioni! <img alt=" />


S
StarkfromJugoslavija
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StarkfromJugoslavija
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S

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Inviato il 12 febbraio 2010 21:35

Accidenti: mi ero dimenticato che è oggi il termine del concorso! <img alt=" />

 

Quindi ecco il mio racconto, come al solito tagliuzzato qua e là (dovrebbero essere 4998 battute).

 

Quattordicesimo contest di Scrittura Creativa: La Vendetta

 

Titolo: La quercia si mosse

 

La quercia si mosse. La grande quercia secolare che stava al centro del parco ebbe un moto di agitazione. Sollevò uno dei rami più grossi e lo schiantò su tre cuccioli di uomo che stavano giocando a biglie. I tre corpicini rimasero a terra, immobili, come la pianta qualche momento prima.

 

Sarah McKenzie, la biologa, camminava pensierosa nel laboratorio davanti ai campioni appena esaminati. “Radici con fibre elastiche mosse da un primitivo sistema nervoso, fragole che producono tossine, foglie che emettono vapori nocivi...” ragionò incredula “...e ora, come se non bastasse, orsi che assaltano in massa i negozi, scoiattoli che scannano le coppiette nei giardini pubblici, branchi di lupi alle periferie delle città, cervi che incornano automobili...la natura sembra impazzita”. Così la biologa ragionava sulla lunghissima lista di stranezze successe negli ultimi mesi senza riuscire a darsi una risposta razionale.

 

‹‹Signore e signori, siamo di fronte ad un cambiamento epocale!›› esclamò il relatore. ‹‹Madre Natura ha deciso di dare un'accelerata all'evoluzione e si è dimenticata di noi…››.

‹‹Non si è dimenticata di noi! Tutto questo lo fa proprio per liberarsi di noi! La Natura ci sta rigettando come un trapianto fallito. Ci uccide come si uccide un figlio che non si potrà sfamare›› lo interruppe Sarah McKenzie alzandosi di scatto dalla sedia.

Tutti gli scienziati presenti si girarono per guardarla. Nella sala era caduto il silenzio più profondo, al punto che si poteva sentire il fischio del vento all'esterno farsi sempre più forte.

‹‹Signorina McKenzie, lei ci sta dicendo che questo non è più il nostro pianeta? Che non è anche il nostro pianeta?››.

Queste parole sollevarono un animato e polemico brusio nella sala. I ricercatori, riuniti per l'eccezionale conferenza, non riuscivano a concepire in che modo queste parole potessero essere vere. Sarah osservò i colleghi e capì che il dialogo era fallito. Fece per dirigersi verso il relatore, quando le porte si spalancarono violentemente facendo entrare il vento freddo. Era calata la sera e tutto era offuscato da una grigia polvere in cui si libravano fogli di giornale.

La sala era piombata di nuovo nel silenzio.

Una gigantesca tromba d’aria si avvicinava alla città, lenta e inesorabile come se ballasse un walzer. Divampò il panico e gli scienziati presero a scavalcarsi l’un l’altro per cercare di uscire il prima possibile dall’edificio.

Sarah indossò il cappotto e uscì lentamente lasciandosi alle spalle la sala vuota.

 

Camminava per le strade di una città desolata.

Ogni tanto si sentivano delle grida tra i palazzi.

Alcuni uomini fuggivano inseguiti da nuvole di corvi.

Passò davanti ad una chiesa dalle cui finestre proveniva una flebile luce e la sua attenzione venne attirata dalla commistione di voci che intonava una preghiera.

“Chissà se pregano il loro Dio perché li faccia rimanere in questo mondo o perché li porti il prima possibile in quell'altro?” pensò sospirando “...Perché nessuno va a pregare nel tempio della Natura?”.

Il suo passo successivo fu interrotto da una tegola che si frantumò davanti ai suoi piedi. Alzò lo sguardo e vide che sul tetto della chiesa vi erano centinaia di piccioni che assalivano ferocemente i coppi. Accelerò il passo e altre tegole caddero dietro di lei andando in mille pezzi. Allontanandosi dalla chiesa la nenia si affievolì fino a tacere, ma altri suoni si fecero strada nelle orecchie di Sarah. Questi suoni divennero più chiari quando lei si avvicinò alla vetrina di un negozio di elettronica. Erano esposti una dozzina di televisori, lasciati accesi su canali che trasmettevano diversi telegiornali. Sentì giornalisti dalla voce tremula informare il mondo del maremoto nel Mediterraneo, dell'eruzione sulla costa ovest degli USA, della tempesta di neve in Cina, del terremoto in Brasile, dell'inondazione dell'Indonesia. Si fermò ad osservare le confuse immagini, ma lo spettacolo non durò molto. Uno alla volta i televisori si spensero e dopo di loro fu la volta dei lampioni. Il black-out sembrò rafforzare il vento. Sarah, non più illuminata dagli schermi, riusciva ora a vedere il proprio riflesso sul vetro del negozio. Sapeva di vedere il proprio volto per l'ultima volta, ma non era triste per questo.

Quel riflesso rivelò un bagliore alle sue spalle. Si girò e vide uscire da un vicolo un agnellino belante col manto illuminato dalla luna. Commossa, attraversò la strada e gli andò in contro. Questo non ebbe alcuna paura e, anzi, protese il collo per annusare la mano che Sarah gli avvicinava. Poi si ritrasse e riprese a belare.

Alla biologa parve di sentire rumore di zoccoli. Dallo stesso vicolo emerse una mandria inferocita di Artiodattili, li conosceva bene: arieti e capre, montoni e pecore. Avevano le corna e il pelo sporco di sangue. La investirono senza quasi vederla e la calpestarono riducendo il suo corpo in poltiglia. Quando se ne furono andati rimase solo l'agnellino a belare vicino al suo cadavere. E quando se ne andò anche lui, rimase solo il vento.

 

 

 

 

P.S. Appena ho un po' di tempo commenterò gli altri racconti, per ora applaudo triex, penso che avrai il mio voto <img alt=" />


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Tyrion Hill
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Inviato il 12 febbraio 2010 23:10
Stark from Jugoslavija: La trama è banalissima, la storia è raccontata a tratti in modo un po' ingenuo (soprattutto in tutta la parte iniziale). Eppure tocca qualcosa. Forse un certo senso di colpa, forse un dispiacere per tutto quello che abbiamo perduto. E ci sono anche delle immagini che riescono a far scorrere un brivido su per la schiena. Lei che si vede specchiata sulla vetrina dopo che si spegne tutto e rimane solo la luna, ad esempio. Bella l'idea dell'agnellino - il simbolo, appunto, di ciò che abbiamo perduto (o almeno crediamo di avere perduto). Nel complesso, niente affatto male, anzi!

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Tyrion Hill
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Tyrion Hill
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Bannato
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Inviato il 13 febbraio 2010 0:20

Per una volta non ho molti dubbi. Il primo posto, per me, va a f88bc5b47cefc4db1c251abd11e46b24'f88bc5b47cefc4db1c251abd11e46b24

TRIEX! <img alt=" />

Saper far ridere non è facile, lui ci è riuscito con me (che ne ho tanto bisogno), e gli sono riconoscente per questo.

 

Per il secondo posto sono stato un po' incerto fra Ilyn Payne e Ser Lostdream. Ma alla fine, ho fatto la mia scelta: f254643bdc287896698dfa1aa8589abc'f254643bdc287896698dfa1aa8589abc

Whahahahah! <img alt=" /> 34aaf521b55dd9557f9731fb648b8530'34aaf521b55dd9557f9731fb648b8530

SER LOSTDREAM! <img alt=" />

Devo ammettere che il dialogo di Ilyn Payne è magistrale, perfetto: ma ho deciso di "punirlo" per tutti i suoi giochini!!! Whahahahah!!! <img alt=" />

(scusate, oggi ho bevuto più del solito)

 

 

 


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Metal Duchess
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Inviato il 13 febbraio 2010 10:26

Sinceramente è difficile scegliere, perchè niente mi ha davvero preso l'attenzione....rileggerò e voterò a breve. <img alt=" />


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Erin
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Inviato il 13 febbraio 2010 10:29

Ilyn Payne : solo dopo diverse riletture sono riuscita a capirci qualcosa <img alt=" /> Purtroppo non mi ha colpito molto...preferisco i racconti che mi arrivano immediatamente.

 

Ser Lostdream: davvero molto bello. L'ossessione di Larry è descritta davvero molto bene. Per quanto non sia il mio genere mi ha davvero coinvolto. ^^

 

Metal Duchess: per quanto l'ambientazione non sia delle mie preferite è scritto molto bene e mi è piaciuto parecchio ^^

 

Torno dopo a leggere l'ultimo racconto ^^


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