Sono contenta di essere migliorata! " /> come dicevo, visto che il tema mi piaceva qnche il risultato è stato migliore.
AryaSnow: l'espressione è riferita al fatto che una volta qualcuno magar i si sarebbe avvicinato a Laurence e l'avrebbe coperto con l'ombrello. Invece adesso, con l'industrializzazione, le persone lo guardano perchè non è normale che uno cammina tranquillo senza ombrello. Ma non glie ne frega nulla. Ho chairito? " />
Per quanto riguarda la ripetizione, è voluta...A me filerebbe male senza...ma credo sia ancora una volta contaminazione dall'inglese! " />
Ad ogni modo sono davvero onorata che ti piaccia!
Tyron:non mi dire così,ce sennò dopo alimenti false speranze! XD
Tutto chiaro. E' anche una buona idea mettere quel particolare, peccato che io non l'abbia colto.AryaSnow: l'espressione è riferita al fatto che una volta qualcuno magar i si sarebbe avvicinato a Laurence e l'avrebbe coperto con l'ombrello. Invece adesso, con l'industrializzazione, le persone lo guardano perchè non è normale che uno cammina tranquillo senza ombrello. Ma non glie ne frega nulla. Ho chairito? " />
Adesso non so se la "colpa" è di una mia distrazione o di una scarsa chiarezza nel testo, dovrei rileggerlo per dirlo " />
Aspetto la tua sentenza finale! " />
Metal Duchess: due parole, semplicemente b-e-l-l-i-s-s-i-m-o! Mi ha coinvolto molto, soprattutto i parallelismi tra ricordi e presente favoriscono l'immersione e sei stata brava a guidare il lettore, almeno me, verso i sentimenti voluti fino al finale molto triste.
Brava!
Gli altri racconti li commento domani, perdonatemi " />
Contest di scrittura creativa: Il Gioco
"Ti masturbi guardando i porno su internet?" chiese Lidia, tutta gongolante, scacciando dal viso un lungo ciuffo dei capelli neri con un rapido gesto della mano.
Marco, l'unico single della compagnia, invece di risponderle fece una risata beffarda.
"La verità, vogliamo la verità, ricordalo," sottolineò Paolo, seduto al suo fianco, agitandogli un dito ammonitore davanti al naso.
"Non ti vergognare, dai," rincarò Marta, la moglie, versandosi un altro goccio di vino nel bicchiere già pieno.
"No, non lo faccio," rispose finalmente Marco, tranquillo.
"Bugiardo!" accusò Luigi, lanciando comunque un'occhiata di rimprovero a Lidia. "E chi non lo fa, suvvia..."
"... Stai rovinando il gioco! Devi dire la verità!" insistette Paolo, tornando a far cerchi in aria con l'indice. Aveva davvero bevuto troppo, per quella sera.
"L'ho detta," confermò Marco. "Le donne non mi mancano, e no, non mi masturbo guardando filmini. Conservo le energie per il giorno dopo..." Tutti risero, e Paolo si accodò in ritardo mentre Marco restava a guardarli sorridendo.
"Va bene va bene!" concluse Lidia, accarezzando con soddisfazione solo parzialmente inconsapevole i suoi lunghi capelli. "Risposta accettata. Ora tocca a Marco fare una domanda!" Si chinò sulla bottiglia vuota, sul pavimento, e la fece ruotare. "E a rispondere sarà... No!" si portò teatralmente le mani alla bocca, spalancando gli occhi.
"Tocca proprio a te Lidia!" annunciò Paolo, inceppandosi inevitabilmente su proprio. Marco vide Luigi chinarsi appena verso Lidia, e lo udì mormorare: "Sta attenta a quello che dici..."
Marco, pur non smettendo di sorridere, fece mostra di pensarci su. Poi, lentamente, si raddrizzò: "Quanto spesso fai l'amore?"
Tutti scoppiarono a ridere sguaiatamente, ma Luigi era livido: "Non vale! Questa domanda coinvolge altre persone, e..."
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere," spiegò Marco, continuando a sorridere.
"È vero, è vero! Questo è il gioco della verità, vogliamo la verità!" gridò Paolo tornando a puntare l'indice, stavolta dritto al soffitto.
"... in realtà sono due domande, andiamo..." continuò a protestare il marito, sempre più debolemente, ma la risposta sdegnosa della moglie lo interruppe:
"Una, forse due volte al mese..." Le risate si fecero assordanti, e faticarono a spegnersi, coprendo le proteste e le accuse di Luigi, mentre Marco simulava un'espressione di stupore.
"Eh, Luigi, non hai più vent'anni," commentò Marta, tornando a riempire il bicchiere ormai vuoto.
"... si vede che non t'interesso più," fece Lidia, puntando il nasetto all'insù.
"La settimana scorsa avevi il tuo ciclo," accusò caparbiamente Luigi, "e mercoledì scorso quando te l'ho chiesto eri tu che non volevi..."
"Me l'hai chiesto? Ma quando?"
"Mercoledì scorso, me lo ricordo, e tu..."
"Ma che càzzo dici?"
"Sei proprio una str..."
"Dai, Luigi, si fa per scherzare, non vedi che ti sta prendendo in giro?", intervenne Marta.
"Tu chiudi il becco! Io..."
"Tu non parlare così alla mia amica!" sbottò Lidia.
"E tu non dire balle che non stanno..."
"Io non dico balle!!!"
"... non può dire balle, questo è il gioco della verità..." bofonchiò Paolo, cercando attorno a sé il suo bicchiere.
"Te lo posso dimostrare che dici balle!!!"
"Va bene, va bene," tagliò corto Lidia. "Hai ragione tu. Per farmi perdonare, ti cedo il turno."
"Oh, ecco," accettò Luigi. "Hai ammesso. Ti toccherebbe una penitenza, ma sorvoliamo, va..." Si chinò sulla bottiglia, e la fece ruotare. "Alla mia domanda dovrà rispondere..." un ghigno di soddisfazione prese forma sul suo viso, mentre la bottiglia si fermava: "Marco".
Marco aspettava, calmo. Luigi si era fatto serio, mentre pensava a cosa chiedergli. Infine le sue labbra si mossero:
"Ti scopi mia moglie?"
Lidia si voltò a guardarlo, e arrossì. Tutti fecero silenzio, e si voltarono a guardare Marco.
Marco restò a fissare Luigi, tranquillo. Poi rispose, piano: "Sì".
Lidia scattò in posizione eretta, emettendo un frettoloso e stridulo "Ma io non..."
"Sei una tròia!!!" ruggì Luigi, e mosso da un impulso irrefrenabile le mollò uno schiaffo in pieno viso.
"Ehi, ehi," intimò Paolo, trovando finalmente il suo bicchiere e rovesciandolo.
"Ma non è vero!" protestò Lidia, mentre gli occhi le diventavano lucidi per la commozione.
"Calma, ragazzi, è solo uno stupido scherzo..."
Marco si svegliò, e guardò l'orologio sul comodino. Era mattina avanzata. Ripensando al caos della notte prima si rigirò nel letto, e abbracciò Lidia affondando il viso nei suoi folti capelli neri. Cominciò ad accarezzarla, dolcemente, finché non si svegliò anche lei: "Dove sono?" mormorò.
"A casa mia. Ricordi?"
Lei ricordò: "Oddio..." gemette, tornando ad affondare il viso nel cuscino.
"Luigi era furioso..." commentò Marco.
Rimasero in silenzio per un po'.
Poi Lidia rialzò la testa e lo fissò, improvvisamente sveglia: "Perché hai mentito? Al gioco della verità?"
Marco sorrise: "Se non l'avessi fatto, non ti avrei mai avuta."
Dunque
Metal Duchess: davvero molto carino e coinvolgente. Mi è piaciuto soprattutto come ogni brandello di memoria ritornava in seguito a qualcosa che il protagonista vedeva. Bello anche il passaggio dai giochi infantili ai giochi più adulti fino al "non è un gioco?" finale. Coinvolgente.
Tyrion Hill: la trama è abbastanza semplice (nonostante all'inizio mi sono confusa con i nomi, ma sono appena sveglia e potrei essere io XD). Tuttavia personalmente non mi ha colpito, forse perchè è abbastanza penosa la storia di come lo sfascio di una storia venga messo in luce durante un gioco della bottiglia.
Per il resto sono contenta che il mio brano stia piacendo.
@AryaSnow: quel "tuttavia" l'ho messo intenzionalmente. Volevo spiegare come nonostante lo scopo di Brenno fosse solo insultare gli spettatori dell'arena e l'imperatore, il suo essere guerriero gli imponeva di affrontare i combattimenti a cui era sottoposto. Non so se alla fine è una contrapposizione abbastanza forte da meritare un "tuttavia"...forse leggendo il brano non si capisce bene " />
Metal Duchess: mah... secondo me il passaggio proprio non è chiarissimo... non penso che ci sarei mai arrivata in modo immediato...
Erin: hmmm, per me non ci sta tanto bene il "tuttavia"...
Tyion Hill: questa volta non mi è piaciuto, nè nello stile nè nella storia.
Le storie "normali" di amori e sc**ate non sono mai state il mio genere in letteratura. O meglio, in realtà un po' sì, ma comunque in contesti più ampi e con personaggi più interessanti e approfonditi in sè. Un raccontino così proprio non mi dice niente.
Poi ci sono tanti personaggi e tanti nomi che per buona parte del racconto non dicono niente, perchè io lettore non conosco quei personaggi e finchè non accade qualcosa di particolare (la storia del tradimento...) sembrano tante facce nella nebbia che mi dimentico la riga dopo che vengono nominati (essendo tanti e gettati lì tutti insieme). Questo fatto però è un fatto difficile da risolvere senza allargare il racconto.
Dal punto di vista strettamente tecnico invece ci vedo difetti evitabili molto facilmente.
La cosa proprio bruttina è l'uso estenuante di sinonimi di "disse" dopo ogni battuta. In un misero raccontino abbiamo: chiese, sottonineò, rincarò, accusò, insistette, confermò, concluse, annunciò, spegò, continuò a protestare, gridò, commentò, fece, accusò, intervenne, sbottò, bonfochiò, tagliò corto, accettò, ruggì, intimò, protestò, mormorò, gemette, commentò... vedi? " />
Finchè se ne usa uno ogni tanto è un conto, ma così è davvero ben oltre il troppo. Sono inutili e ridondanti. Primo, perchè di capisce benissimo quasi sempre il modo in cui uno parla dalla battuta in sè, e si dovrebbe capire se i dialoghi sono efficaci. Secondo, perchè si capisce anche il fatto in sè che il personaggio sta parlando. Mi sanno parecchio di "scrittura ingenua", e sembra anche quasi che un narratore stia intervenendo dall'alto per specificare meglio ai lettori stupidotti che "guardate che qui il personaggio ha risposto", "qui il personaggio commenta" e così via. Qualcuno lo terrei anch'io, ma col contagocce.
Inoltre diversi passaggi consecutivi hanno proprio la struttura "sinonimo di disse+nome del personaggio+verbo al gerundio", anche questo non è il massimo.
Poi ci sono altre imperfezioni in confronto meno gravi: qualche aggettivo o avverbio tagliabile (ad esempio si dice ben due volte che Lidia ha i capelli lunghi e i capelli neri), tre punti esclamativi consecutivi (che come scrittura non è certo il massimo dell' "eleganza", non è molto "da libro". O un punto esclamativo o nessuno. Se si vuole esprimere ancora di più di più la rabbia di qualcuno, lo si comunichi solo con gesti particolari, non misurandola in base al numero di punto esclamativi), la ripetizione di "si chinò sulla bottiglia e la fece ruotare".
Poi qui: Perché hai mentito? Al gioco della verità?"
Forse non è tanto corretto il punto di domanda nel secondo periodo, e forse sarebbe meglio unire proprio i due periodi.
Ci avevo provato ugualmente, nel modo che segue:Tyion Hill:
Poi ci sono tanti personaggi e tanti nomi che per buona parte del racconto non dicono niente, perchè io lettore non conosco quei personaggi e finchè non accade qualcosa di particolare (la storia del tradimento...) sembrano tante facce nella nebbia che mi dimentico la riga dopo che vengono nominati (essendo tanti e gettati lì tutti insieme). Questo fatto però è un fatto difficile da risolvere senza allargare il racconto.
Lidia si accarezza sempre i capelli.
Marta si versa sempre il vino.
Paolo continua ad agitare il dito.
Luigi continua a fare l'idiota.
Marco sorride sempre.
Credevo che avrebbe funzionato, e invece evidentemente mi sbagliavo.Gia', ma io quei verbi mica li ho messi per spiegare come uno sta parlando, ma per spiegare chi sta parlando. Io concordo con quello che dici qui, se danno fastidio tutti questi verbi danno fastidio, ma come dovrei riscrivere una cosa come:Dal punto di vista strettamente tecnico invece ci vedo difetti evitabili molto facilmente.
La cosa proprio bruttina è l'uso estenuante di sinonimi di "disse" dopo ogni battuta. In un misero raccontino abbiamo: chiese, sottonineò, rincarò, accusò, insistette, confermò, concluse, annunciò, spegò, continuò a protestare, gridò, commentò, fece, accusò, intervenne, sbottò, bonfochiò, tagliò corto, accettò, ruggì, intimò, protestò, mormorò, gemette, commentò... vedi? " />
Finchè se ne usa uno ogni tanto è un conto, ma così è davvero ben oltre il troppo. Sono inutili e ridondanti. Primo, perchè di capisce benissimo quasi sempre il modo in cui uno parla dalla battuta in sè, e si dovrebbe capire se i dialoghi sono efficaci. Secondo, perchè si capisce anche il fatto in sè che il personaggio sta parlando.
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere," spiegò Marco, continuando a sorridere.
Come faccio a far capire che e' Marco che parla, e non Paolo?Certo, certo.Mi sanno parecchio di "scrittura ingenua", e sembra anche quasi che un narrature stia commentando dall'alto per specificare meglio ai lettori stupidotti che "qui il personagigo ha risposto", "qui in personaggio commenta" e così via. Qualcuno lo terrei anch'io, ma col contagocce.
Come detto prima, il capelli erano la sua tag di riconoscimento: necessaria per aiutare a superare il fatto che in questo breve racconto occorre imparare 5 nomi.Poi ci sono altre imperfezioni in confronto meno gravi: qualche aggettivo o avvebrio tagliabile (ad esempio si dice ben due volta che Lidia ha i capelli lunghi e i capelli neri),
Oh, mio Dio, qui hai proprio ragione. Che vergogna!!! " />tre punti esclamativi consecutivi (che come scrittura non è certo il massimo dell' "eleganza", non è molto "da libro".
Si', si'!!!O un punto esclamativo o nessuno.
Vero. Giusto.Se si vuole esprimere ancora di più di più la rabbia di qualcuno, lo si comunichi solo con gesti particolari, non aggiungendo nuovi punti esclamativi), la ripetizione di "si chinò sulla bottiglia e la fece ruotare".
No, questa e' l'unica cosa sulla quale non concordo con te: qui era importante enfatizzare i due poli della frase.Poi qui: Perché hai mentito? Al gioco della verità?"
Forse non è tanto corretto il punto di domanda nel secondo periodo, e forse sarebbe meglio unire proprio i due periodi.
Ma mi sembra anche piuttosto difficile evitare fin dall'inizio il senso di "confusione" o di "manichini anomini" (almeno, io un po' questa impressione l'ho avuta). Così su due piedi non saprei nemmeno io come rendere meglio. Boh, ci sarebbe proprio da mettersi a pensarci^^Credevo che avrebbe funzionato, e invece evidentemente mi sbagliavo.
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere." Marco continuava a sorridere.Gia', ma io quei verbi mica li ho messi per spiegare come uno sta parlando, ma per spiegare chi sta parlando. Io concordo con quello che dici qui, se danno fastidio tutti questi verbi danno fastidio, ma come dovrei riscrivere una cosa come:
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere," spiegò Marco, continuando a sorridere.
Come faccio a far capire che e' Marco che parla, e non Paolo?
Se si mette sulla stessa riga il personaggio-soggetto che agisce subito dopo la battuta (o subito prima, o in mezzo tra una battuta e l'altra), si dovrebbe intuire che la dice lui.
Poi magari suona meglio variare un po' la struttura (non lo so, ipotizzo, ci sarebbe proprio da lavorarci sopra e curare ogni riga): una volta fai così, un'altra dici proprio un verbo (anche semplicemente "disse", che talvolta nella sua semplicità è meglio di un verbo più preciso, perchè almeno non dà l'aria di spiegare la lettore il tono già ovvio), un'altra uso qualche altra strategia ancora...
Ad esempio anche... chessò...
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere." C'era molta malizia nel sorriso di Marco.
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere." Marco accompagnò quella frase con un sorriso.
Ma Marco amava proprio farsi gli affari degli altri. "È il gioco della verità: Lidia deve rispondere.".
"È il gioco della verità," gli occhi di Marco scintillavano di curiosità, "Lidia deve rispondere.".
E così via...
Ovviamente prendi queste frasi solo come esempi di possibili strutture in generale, poi non è detto che siano davvero belle da mettere proprio in quel preciso momento del brano^^
Di metodi secondo me ce ne sono un bel po', ma tutti quei sinonimi di "disse" consecutivi proprio non stanno per niente bene.
Non è più corretto: Perché hai mentito, al gioco della verità?"?No, questa e' l'unica cosa sulla quale non concordo con te: qui era importante enfatizzare i due poli della frase.
In quel modo lì continua a non piacermi... E ad essere sincera continuo a preferire ancora di più "Perchè hai mentito al gioco della verità?" e basta :-P
Porca miseria!!! Perche' non ci ho pensato? " />"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere." Marco continuava a sorridere.
Uhm... Prendo nota. Grazie, sul serio!
Concordo, concordo!Se si mette sulla stessa riga il personaggio-soggetto che agisce subito dopo la battuta (o subito prima, o in mezzo tra una nattuta e l'altra), si dovrebbe intuire che la dice lui.
Poi magari suona meglio variare un po' la struttura (non lo so, ipotizzo, ci sarebbe proprio da lavorarci sopra e curare ogni riga): una volta fai così, un'altra dici proprio un verbo (anche semplicemente "disse", che talvolta nella sua semplicità è meglio di un verbo più preciso, perchè almeno non dà l'aria di spiegare la lettore il tono già ovvio), un'altra uso qualche altra strategia ancora...
Mi sento un idiota... " />Ad esempio anche... chessò...
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere." C'era molta malizia nel sorriso di Marco.
"È il gioco della verità: Lidia deve rispondere." Marco accompagnò quella frase con un sorriso.
Ma Marco amava proprio farsi gli affari degli altri. "È il gioco della verità: Lidia deve rispondere.".
E così via...
Si', certo...Ovviamente prendi queste frasi solo come esempi di possibili strutture in generale, poi non è detto che siano davvero belle da mettere proprio in quel preciso momento del brano^^
Non e' questione di correttezza: e' questione di come la frase viene pronunciata, e di come si parla nella vita reale. Qui ci sta una domanda: "Perche' hai mentito?" Subito seguita da una precisazione: come se chi parla aggiungesse un altro pezzo alla stessa domanda, un pezzo che aveva dimenticato: "Al gioco della verita'?"Non è più corretto: Perché hai mentito, al gioco della verità?"?
In quel modo lì continua a non piacermi... E ad essere sincera continuo a preferire ancora di più "Perchè hai mentito al gioco della verità?" e basta :-P
Questo non lo cambiero' nemmeno se vieni qui con spranghe e lame. " />
AryaStark: il finale, sul nooo.. palo! mi ha fatto proprio ridere! " />
Erin: qui invece il finale mi ha fatto capire cosa c'entra il racconto col contest " />
Metal Duchess: non è proprio il mio genere, ma nonostante ciò mi è piaciuto, molto ^^
Tyrion Hill: bel finale, all'inizio anche io non ci capivo niente coi nomi, ma è facile che sia colpa del mio ritardo mentale " />
I miei commenti sono sempre così, non riesco ad essere approfondito e sistematico come AryaSnow.. " />
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Sono molto contenta che vi sia piaciuto il brano che ho postato " />
Nonno Tyron:secondo me hai scritto cose migliori. Non è male, ma puoi fare molto di più! " /> C'è qualcosa che mi disturba nella caratterizzazione, ma non saprei definirlo. E' più una sensazione a pelle! " />
Direi che le tue sensazioni a pelle funzionano bene, nipotina! " />
Ahahahahahha!!! Grazie, mio venerando vegliardo " /> ....la nipotina fa una riverenza e le porge lo stemma del Ducato! " />
Ehi, nonno va bene, ma vegliardo... Non esageriamo! " />