Si ma se uno è contrario al principio della legge per quale motivo dovrebbe votarla?
Allora no, ma il punto è che se Veltroni parla di "disponibilità" per discutere certi aspetti... di fatto con questa modifica il potere di rinviare o meno i processi è del giudice e non c'è nessun obbligo. Si tratta di una possibilità, se non vogliono applicarla non la applicano. Riprendendo il discorso che molte volte è stato fatto per argomenti diversi "è una libertà in più, che non lede i diritti di nessuno". A Veltroni schifava, a quando dice, il blocca processi che non c'è più; inoltre sono stati accettati degli emendamenti del PD..allora perchè non è disposto a votare?
Ho sentito che il ministro-ombra del PD ha detto che sono contrari a lasciare la discrezionalità al giudice. E comunque c'è anche una giustificazione più politica: cioè quella di non avallare una legge che comunque è stata di fatto utilizzata come minaccia per far approvare il Lodo Alfano. Mi pareva di ricordare che le trattative più o meno palesi prevedevano l'eliminazione della blocca-processi per poter poi discutere il Lodo. Ora il Governo ha prima approvato il Lodo, poi ha stravolto la blocca-processi mettendo in difficoltà il PD. A me è sembrato un congegno ben orchestrato per mettere in difficoltà l'opposizione che comunque, essendo in palese affanno, si muove sempre senza un obiettivo e un po' alla carlona.
A vedere tutto a posteriori l'accordo con Di Pietro è stato dannoso per Veltroni. Se voleva il dialogo e poi si porta dentro Di Pietro, che comunque ha tradito il patto elettorale col PD (alla faccia dell'onestà), si mette in una posizione difficile. Evidentemente Veltroni sperava in qualche modo di vincere o pareggiare.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Il secondo mandato di Tremonti si preannuncia meno disastroso del primo, ma solo perchè ci sono meno margini per le manovre fantasiose, ma io continuo a non vederci niente di buono. Intanto gli annunciati tagli alla sanità hanno fatto infuriare i governatori delle Regioni, compresi quelli di destra (Formigoni è stato il più critico).
Evidentemente Veltroni sperava in qualche modo di vincere o pareggiare.
Veltroni sperava in un andamento diverso per quanto riguarda il senato. Le regioni segnalate come incerte sono andate tutte al CDX..di fatto al senato il PD+IdV ha vinto soltanto dove era impossibile perdere: Emilia-Romgna, Toscana, Umbria, Marche e Basilicata.
pare che la blocca processi sarà modificata di brutto, sostanzialmente dando una discrezionalità ai giudici di sospendere per non più di 18 mesi alcuni processi minori, per reati con pena non superiore ai 4 anni di reclusione. prima considerazione: si è dimostrato come la blocca processi fosse solamente un ricatto della maggiornaza per far passare il provvedimento davvero voluto, cioè il lodo alfano, senza troppi scossoni. la paura che, per bloccare il processo di berlusconi, si bloccassero altri 100000 processi, ha fatto effetto (e lasciamo perdere la favoletta che non ne avrebbe usufruito per favore, siamo adulti);
seconda considerazione: questa non è una blocca processi, nè una rinuncia all'obbligatorierà dell'azione penale, ma solamente una legge che permette un diverso ordine dei lavori, il che è molto diverso da quanto proposto all'inizio e quanto auspicato da molti;
terza considerazione: il limite della pena edittale è stato abbassato da 10 a 4 anni, dimostrando un paio di cosette, la prima delle quali è che QUEL limite specifico era stato inserito proprio per comprendervi un determinato processo, mentre la seconda è che quel limite era troppo alto e irragionevole, e che avrebbe aumentato l'insicurezza dei cittadini e l'incertezza della pena.
ora berlusconi è a posto, ha ottenuto quello che voleva, e non corre nemmeno più il rischio di una pronuncia di incostituzionalità. l'opposizione l'ha presa in quel posto col sorriso, pare, se è contento veltroni....
io non lo sono, ma i fatti sono questi....
Il secondo mandato di Tremonti si preannuncia meno disastroso del primo, ma solo perchè ci sono meno margini per le manovre fantasiose, ma io continuo a non vederci niente di buono. Intanto gli annunciati tagli alla sanità hanno fatto infuriare i governatori delle Regioni, compresi quelli di destra (Formigoni è stato il più critico).
beh, peggio di quello che ha fatto negli ultimi 3 anni del precedente mandato, è difficile :huh: in ogni caso, in Sicilia i ticket già ci stanno, quindi no problema. Apprezzo che si tagli la spesa in sanità, basta che non taglino la scuola. Ho letto anche del braccio di ferro con Brunetta vinto da Tremonti in relazione a particolari vantaggi di carriera e indennità alle forze dell'ordine, più i tagli alla difesa, che non può fare altro che farmi gioire.
Questa è la direzione giusta, tagliare sulla difesa mi trova concorde alla grande. Certo, con me deve scontare ancora i fondi rubati a calabria e sicilia per le infrastrutture, per far risparmiare 100 euro l'anno ai più abbienti.
Ho ascoltato tutti gli interventi e non le frasi estrapolate e modificate dalle testate giornalistiche
Per esempio?
Non potendo trovare le testuali parole di utilizzate da fonti di stampa per descrivere gli interventi...ti posso dire sharingan che Tavaglio non ha mai offeso ne attacato il papa come era scritto negli interventi istantanei dei giornalisti... allo stesso modo Beppe Grillo non ha mai offeso il capo dello stato e infine di Pietro non ha mai offeso nessuno anzi è stato estremamente cordiale :lol:.
vorrei anche aggiungere che ognuno è copevole delle propire parole Di pietro non poteva chiedere ad ognuno dei partecipanti di analizzare e censurare alcuni commenti "hot"... che libertà di parola sarebbe :huh:
Le uniche offese si possono trovare nell'intervento della Guzzanti ( per me per niente offensive :figo: :figo: ) ma questo lo lascio ad altri... :lol:
http://www.chiarelettere.it/?id_blogdoc=1967085 qui gli interventi di TUTTI se vuoi controllare... :lol: :wub:
Ho ascoltato tutti gli interventi e non le frasi estrapolate e modificate dalle testate giornalistiche
Per esempio?
Non potendo trovare le testuali parole di utilizzate da fonti di stampa per descrivere gli interventi...ti posso dire sharingan che Tavaglio non ha mai offeso ne attacato il papa come era scritto negli interventi istantanei dei giornalisti... allo stesso modo Beppe Grillo non ha mai offeso il capo dello stato e infine di Pietro non ha mai offeso nessuno anzi è stato estremamente cordiale :lol:.
vorrei anche aggiungere che ognuno è copevole delle propire parole Di pietro non poteva chiedere ad ognuno dei partecipanti di analizzare e censurare alcuni commenti "hot"... che libertà di parola sarebbe :huh:
Le uniche offese si possono trovare nell'intervento della Guzzanti ( per me per niente offensive :figo: :figo: ) ma questo lo lascio ad altri... :lol:
http://www.chiarelettere.it/?id_blogdoc=1967085 qui gli interventi di TUTTI se vuoi controllare... :lol: :wub:
Non ho mai letto notizie riportanti la notizia che Travaglio avrebbe offeso il Papa. La Guzzanti semmai. Grillo il Pres. Rep secondo me lo ha offeso, o meglio lo ha irriso. Di Pietro offende sempre e sapeva benissimo che Guzzanti le spara grosse, quindi la sua retromarcia in cui si dissocia da Guzzanti e Grillo è quantomeno stravagante.
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Di Pietro offende sempre e sapeva benissimo che Guzzanti le spara grosse, quindi la sua retromarcia in cui si dissocia da Guzzanti e Grillo è quantomeno stravagante.
mi spiace solo che non ho più il foglio della diretta :huh: :figo: c'erano tantissime inesattezze tipo che Furio Colombo e Flores d'Arcais si erano arrabbiati con travaglio, quelle che ti ho esposto prima e il turpiloquio che al di fuori della guzzanti non mi risulta (se poi voi intendete turpiloquio la parola di travaglio "scopatina" )
.http://it.youtube.com/watch?v=FeAH7CYN_jU&feature=email unico esempio sotto mano di pesante inesattezze è questo :lol:
Mi trovi dove Di pietro è offensivo? :figo:
in ogni caso si procede alle grandi manovre politiche. L'unica colpa che ho io è quello che ho creduto ancora una volta nei DS, pazienza, non accadrà mai più. Rutelli e Tabacci si strizzano l'occhio, e si pensa all'alleanza per costruire la nuova democrazia cristiana. Che fallimento sarebbe per gli ex diessini, della margherita non mi sorprendo.
Di Pietro giustamente se la ride, ben sapendo che moltissimi voti nel caso confluiranno nel suo partito, visto che anche la sinistra radicale is on the road al momento.
La dichiarazione dell'ex magistrato è stata molto simpatica, ovvero che è curioso di vedere come faranno campagna politica insieme Anna Finocchiaro e mafia Cuffaro :huh:
Che debacle, che debacle, il PD è più che fottuto imho. Possibilità di redenzione ne vedo poche, Veltroni è giustamente "morto" agli occhi dell'uomo di sinistra. Collusi no grazie.
l'opposizione l'ha presa in quel posto col sorriso, pare, se è contento veltroni....
Quali eventi ti fanno dire che l'opposizione l'ha presa col sorriso?
Mi trovi dove Di pietro è offensivo?
Non mi riferivo a questo intervento. Di Pietro è offensivo più volte. Per lui il caso specifico non conta.
in ogni caso si procede alle grandi manovre politiche. L'unica colpa che ho io è quello che ho creduto ancora una volta nei DS, pazienza, non accadrà mai più. Rutelli e Tabacci si strizzano l'occhio, e si pensa all'alleanza per costruire la nuova democrazia cristiana. Che fallimento sarebbe per gli ex diessini, della margherita non mi sorprendo.
Innanzitutto bisogna distinguere le manovre politiche dalla realtà. Il fatto che Rutelli strizzi l'occhio a Tabacci non significa necessariamente che l'UDC farà alleanza col PD, nè che questa nuova alleanza segni la nascita della nuova DC che era tutt'altro. Secondariamente se fosse per il solo Tabacci lo accoglierei a braccia aperte. Per chi come me ha votato per una coalizione con Mastella e Pecoraro, Tabacci sembra Bismarck.
Di Pietro giustamente se la ride, ben sapendo che moltissimi voti nel caso confluiranno nel suo partito, visto che anche la sinistra radicale is on the road al momento.
Di Pietro è stato sottovalutato. Ha firmato un patto elettorale col PD, senza il quale ora sarebbe fuori dal Parlamento e poi ha fregato Veltroni andando per i fatti suoi. Bella dimostrazione di lealtà. Tra l'altro ha anche firmato il programma del PD, un programma che prevede una legge sulle intercettazioni abbastanza severa. La riporto qui sotto:
Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali. E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati.
Ora fa tuoni e fulmini però cerca di piazzare il fido Orlando alla Presidenza della Vigilanza della RAI, una carica che necessita dei voti del Pdl, il quale non ne vuole sapere. Il PD, masochistichamente, invece continua a rispettare i patti e a proporre Orlando. :huh: Eh la lealtà di Di Pietro....
Comunque stamattina c'è un altro interessante articolo sulla questione degli intellettuali e del moralismo della sinistra. La firma è sempre di Ernesto Galli della Loggia. Lo condivido in toto. Vorrei sapere il vostro parere (soprattutto quello di Beric :figo: ).
È un demone antico quello che martedì scorso è rispuntato sul palco romano di piazza Navona. È il demone che spinge di continuo una parte di Italiani a credere non solo che il proprio Paese è governato (o può esserlo da un momento all'altro se vincono gli «altri») da una masnada di furfanti corrotti, ma che questi furfanti, in fondo, non sono altro che il vero specchio del Paese, o meglio della sua maggioranza. È il demone, appunto, del moralismo divisivo: cioè dell'idea che l'Italia non è un solo Paese, con propensioni, aspetti, caratteri buoni e cattivi, intrecciati inestricabilmente in tutte le sue parti e in certa misura dentro ognuno di noi. No, l'Italia sarebbe invece un Paese con due anime, due morali, addirittura due popoli di segno opposto. Da una parte gli Italiani cattivi (per natura reazionari, prevaricatori e imbroglioni) e dall'altra invece gli Italiani buoni (altrettanto naturalmente democratici, rispettosi della legge e attenti al bene pubblico). Da una parte insomma l'Italia maggioritaria moralmente grigia; e di fronte, a cercare di contrastarla, quella che ama definirsi «l'altra Italia», irrimediabilmente di minoranza. La rappresentazione di questo modo di vedere le cose è andata in scena nel modo più evidente sul palco di Roma: dove è apparso chiaro, per l'appunto, che l'essenziale era urlare a squarciagola che Berlusconi incarna il massimo degli obbrobri possibili. Dimenticando però che, proprio se un simile figuro non ha dalla sua nessuna buona ragione, tanto più allora vi devono essere però delle buone ragioni se una maggioranza di Italiani lo ha votato. Ma il moralismo serve appunto a vanificare ogni questione politica di tal genere: la maggioranza degli Italiani ha votato Berlusconi? E che problema c'è? Vuol dire che sono fatti della sua stessa pasta, è la prova che sono dei furfanti come lui.
È una storia antica, dicevo, questa del moralismo. Una storia che comincia subito dopo l'Unità, quando lo sdegno per le miserie del Paese e il venir meno delle grandi speranze risorgimentali si tramutano nella messa sotto accusa delle sue classi politiche, del «Paese legale»; che prosegue poi con l'antigiolittismo di tanta parte della cultura nazionale la quale, alla denuncia delle malefatte del «ministro della malavita», associa ora la novità importante della denuncia dell'inadeguatezza morale dell'opposizione socialista, colpevole di essere collusa e di tenergli bordone. Una storia, infine, che fino ad oggi sembrava culminare e compendiarsi nella fiammeggiante predicazione di Gobetti e nel suo culto per le «minoranze eroiche » chiamate a lottare contro tutto e contro tutti. Contro Giolitti, contro Turati, contro Mussolini: tutti colpevoli egualmente, anche se a vario titolo si capisce, di promuovere la «diseducazione» morale e politica del popolo italiano. Considerato peraltro — c'è bisogno di dirlo?— non desideroso di altro.
Sono stati gli scrittori, i poeti, il ceto accademico, gli intellettuali in genere, a svolgere un ruolo centrale nel far sorgere e nell'alimentare questa tradizione del moralismo divisivo. Un ruolo che rimanda al ruolo politico di coscienza della nazione che sempre gli intellettuali hanno avuto in Italia, prima e durante il Risorgimento, e che hanno mantenuto fino ad oggi.
La storia politica italiana specie nel '900 è stata per molti versi, infatti, una storia d'impegno politico degli intellettuali; e questo impegno si è esercitato quasi sempre come denuncia e scomunica dai toni moralistici non di una politica con nome e cognome, ma dell'Italia «cattiva», di «quest'Italia che non ci piace», secondo le parole famose di Giovanni Amendola.
È naturale che farsi alleato un simile atteggiamento, sollecitarlo e vezzeggiarlo, rappresenta una tentazione per qualunque forza d'opposizione. La sinistra italiana ne sa qualcosa. Nel dopoguerra, infatti, il Partito comunista iniziò una politica di stretta alleanza con gli intellettuali, e dunque anche esso fece proprio in misura notevole il moralismo divisivo che nella tradizione italiana caratterizzava il loro impegno. Del resto, un partito antisistema com'era il Pci di allora — sicuro di non poter mai arrivare al governo per vie normali, condannato alla contrapposizione permanente — divisivo lo era naturalmente. Per forza esso doveva alimentare la divisione in «buoni» e «cattivi». Il taglio moralistico che vi aggiunsero gli intellettuali dunque vi fu, e fu certo significativo, se non altro per mantenere viva una tradizione, ma il gelido realismo di Togliatti curò di non farsene prendere mai la mano, di sbarrargli qualunque avvicinamento al terreno cruciale della decisione politica. Dove invece restarono famose le sue «aperture» e i suoi «dialoghi» (perfino con gli ex fascisti).
Le cose sono iniziate a mutare del tutto con Berlinguer. È allora infatti che il discredito progressivo della tradizione comunista e la crisi dell'Urss lasciano il Partito comunista privo sempre più della sua identità storica. Ed è allora che il vuoto ideologico, che nel frattempo diviene progressivamente vuoto politico, comincia inesorabilmente a essere sempre più riempito dall'irrigidimento moralistico. Il quale tende a sua volta a diventare urlo delegittimatore, creazione del nemico assoluto, visto addirittura come frutto di una «mutazione genetica ». Con sempre meno operai e sempre più esponenti del «ceto medio riflessivo » nelle proprie file, suggestionato da spregiudicati gruppi editoriali che ambiscono quasi a dettargli la linea, pressato da giudici di tipo nuovo che considerano se stessi e la giustizia come investiti di una missione etica, e infine condizionato da una stampa straniera abituata a semplificare drasticamente una realtà italiana che nella sostanza non conosce, il Pci non trova di meglio che fare della «questione morale» la sua nuova carta d'identità. Incapace di convertirsi alla socialdemocrazia, al partito di Gramsci e di Togliatti, che pure un tempo non ignorava gli aspri dilemmi della politica, non rimane che presentarsi come «il partito degli onesti»; che affidare le sue speranze alla delegittimazione morale dell' avversario.
Lì avviene il ripudio drammatico e totale di una storia, una rottura sociale e antropologica, quello che potrebbe definirsi il salto verso il moralismo in un Paese (e dunque in un partito) solo. È da quel momento che un nugolo di professori, di giornalisti, di teatranti, di showmen televisivi, di romanzieri, comincia a pensare ormai di essere di fatto il padrone dell'elettorato di sinistra. E, quel che è peggio, in una certa misura lo diventa davvero. L'8 luglio romano ha rappresentato l'esito di questo lungo itinerario. Esso però dovrebbe aver fatto capire definitivamente, a chi non l'avesse ancora capito, che cosa implica alla fine il moralismo divisivo: in una parola la concreta impossibilità della democrazia. Se infatti l'Italia che politicamente non ci piace è fatta di gente moralmente ottusa guidata da un malandrino, è ovvio che la sola possibilità è una lotta all'ultimo sangue, muro contro muro, senza alcun compromesso immaginabile, mai. E se poi si dà il caso che quell'Italia così detestabile vince le elezioni, allora è inevitabile convincersi che la democrazia, un sistema che permette cose simili, in realtà è niente altro che una truffa. Ma è questo che conviene davvero alla sinistra? È questo che conviene al Partito democratico?
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Mi trovi dove Di pietro è offensivo?
Non mi riferivo a questo intervento. Di Pietro è offensivo più volte. Per lui il caso specifico non conta.
Di Pietro giustamente se la ride, ben sapendo che moltissimi voti nel caso confluiranno nel suo partito, visto che anche la sinistra radicale is on the road al momento.
Di Pietro è stato sottovalutato. Ha firmato un patto elettorale col PD, senza il quale ora sarebbe fuori dal Parlamento e poi ha fregato Veltroni andando per i fatti suoi. Bella dimostrazione di lealtà. Tra l'altro ha anche firmato il programma del PD, un programma che prevede una legge sulle intercettazioni abbastanza severa. La riporto qui sotto:
Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell’udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali. E’ necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un’efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati.
Ora fa tuoni e fulmini però cerca di piazzare il fido Orlando alla Presidenza della Vigilanza della RAI, una carica che necessita dei voti del Pdl, il quale non ne vuole sapere. Il PD, masochistichamente, invece continua a rispettare i patti e a proporre Orlando. :huh: Eh la lealtà di Di Pietro....
Ma guarda che rileggendo attentamente mi sembra differente da quelo che la legge sulle intercettazioni vuole proporre... quindi se fa tuoni e fulmini mi sembra anche giusto anzi normale...da quanto lessi, lui era giustamente daccordo per una rivisitazione delle intercettazioni per limitarne sopratutto i costi e la pubblicazione di fatti non inerenti il processo. Tutto qui nessun strappo del programa firmato con veltroni :lol:
Al contrario mi sembra che Veltroni volesse un totale silenzio (io ricordavo fino alla prima udienza :figo: ) quindi casomai è lui a strappare il programma ecco una frase: «Noi siamo perché i magistrati - ha detto Veltroni - possano fare tutte le intercettazioni che ritengono necessarie ai fini delle indagini: ma siamo perché non finiscano sui giornali, a salvaguardia della privacy dei cittadini, che è un valore»
per la questione di Leoluca, non è che il pdl non vuole votarlo semplicememte, se si presentassero alla votazione facendo quadrare il numero legale, Leoluca salirebbe comunque :figo: :lol:
Tuttalpiù ci sarebbe la questione che il pdl non dovrebbe per niente fiatare e silurare le votazioni sulla scelta de presidenza della Vigilanza Rai...questa scelta spetta solo all'opposizione, qualunque essa sia :lol: :wub:
Comunque stamattina c'è un altro interessante articolo sulla questione degli intellettuali e del moralismo della sinistra. La firma è sempre di Ernesto Galli della Loggia. Lo condivido in toto. Vorrei sapere il vostro parere (soprattutto quello di Beric
Non mi è piaciuto molto quest'articolo... secondo me ha cassato completamente il senso della manifestazione di Roma... due o tre pensieri sparsi:
È naturale che farsi alleato un simile atteggiamento, sollecitarlo e vezzeggiarlo, rappresenta una tentazione per qualunque forza d'opposizione. La sinistra italiana ne sa qualcosa. Nel dopoguerra, infatti, il Partito comunista iniziò una politica di stretta alleanza con gli intellettuali, e dunque anche esso fece proprio in misura notevole il moralismo divisivo che nella tradizione italiana caratterizzava il loro impegno. Del resto, un partito antisistema com'era il Pci di allora — sicuro di non poter mai arrivare al governo per vie normali, condannato alla contrapposizione permanente — divisivo lo era naturalmente. Per forza esso doveva alimentare la divisione in «buoni» e «cattivi». Il taglio moralistico che vi aggiunsero gli intellettuali dunque vi fu, e fu certo significativo, se non altro per mantenere viva una tradizione, ma il gelido realismo di Togliatti curò di non farsene prendere mai la mano, di sbarrargli qualunque avvicinamento al terreno cruciale della decisione politica. Dove invece restarono famose le sue «aperture» e i suoi «dialoghi» (perfino con gli ex fascisti).
questo imho è in errore, anche perchè trattare di così tanti anni in così poco spazio porta inevitabilmente a riassumere in base a un filo teorico che potrebbe essere errato. Non tanto per la visione del PCI del moralismo dualista (era un periodo di forti dicotomie, la faceva tanto il PCI quanto la DC, ma soprattutto tanto gli Usa quanto la Russia), ma soprattutto chi intende come intellettuali? :huh: Comunque la dicotomia buono/cattivo è una dicotomia cognitiva, e come ogni opposizione è basilare e semplice: l'intellettuale è portatore - se è veramente intellettuale - di moralismo più complesso. Insomma, non è stata certo la tradizione intellettuale marxista a portare avanti l'idea che i capitalisti fossero i cattivi e i comunisti i buoni, semmai questo è il pensiero del popolo (ma non si può neppure dire che tutti i votanti del PCI conoscessero Marx, anche se è un altro discorso...)
Lì avviene il ripudio drammatico e totale di una storia, una rottura sociale e antropologica, quello che potrebbe definirsi il salto verso il moralismo in un Paese (e dunque in un partito) solo.
ultimamente sembra andare di moda la parola "antropologico" usata a casaccio :figo: Fini, Bondi, adesso lui nell'editoriale... ma perchè? :figo: non ha senso quella frase :lol:
L'8 luglio romano ha rappresentato l'esito di questo lungo itinerario.
come ho detto all'inizio, secondo me non ci ha beccato: non è stato l'intellettualismo di sinistra a trionfare a Navona, ma l'esatto contrario. L'anima intellettuale della sinistra non c'entra nulla a mio avviso con Di Pietro, Grillo, la Guzzanti, gli anti-berlusconiani e gli insulti in piazza... ma non è solo una questione di insulti: è una questione di politica urlata, senza mezze misure, di dicotomie nette. E' la formula vincente già usata dalla Lega, che Di Pietro giustamente (politicamente parlando per lui, ovviamente) ripropone: perchè le elezioni hanno dimostrato che la formula Lega funziona. Le urla, gli insulti, la testardaggine popolaresca, caciarona della Lega dei primi tempi era stata sottovalutata, e adesso si è dimostrata vincente: perchè la dicotomia bianco/nero paga, e il "volemose bene, siamo tutti amici, dialoghiamo e cerchiamo di andare d'accordo" non paga più in politica. L'ha usata solo Veltroni ed ha fallito, Berlusconi ha cominciato ad usarla solo dopo le elezioni, prima i toni erano gli stessi della Lega e della sinistra radicale. Con questo non voglio giudicarli, ma solo dire che paga a livello di voti.
Per me, l'errore dell'autore è nel sovrappore la questione intellettuale alla questione morale. Ma anche lo stesso Veltroni, a mio avviso, sbaglia politicamente parlando su questa strada, non paga. Il moralismo del "noi siamo buoni e loro cattivi" è tipicamente anti-intellettuale. Maroni, Calderoli, Bossi, Borghezio (se vogliamo anche Berlusconi, ma lui è un caso speciale che a livello di comunicazione politica merita un libro a parte), Di Pietro, Grillo... il loro modo di fare politica è lo stesso, ad oggi. E secondo me, Di Pietro ha cominciato a spingerci ancora di più proprio perchè le ultime elezioni sono andate come sappiamo.
Ma guarda che rileggendo attentamente mi sembra differente da quelo che la legge sulle intercettazioni vuole proporre... quindi se fa tuoni e fulmini mi sembra anche giusto anzi normale...da quanto lessi, lui era giustamente daccordo per una rivisitazione delle intercettazioni per limitarne sopratutto i costi e la pubblicazione di fatti non inerenti il processo. Tutto qui nessun strappo del programa firmato con veltroni
Non mi sono spiegato bene. Ho fatto un calderone. Allora:
Di Pietro ha rotto il patto con Veltroni perchè aveva detto che dopo le elezioni avrebbero fatto un gruppo unico in Parlamento.
La questione delle intercettazioni è diversa. Quello che voglio dire è che anche la proposta intercettazioni del PD che ha firmato Di Pietro è comunque fortemente limitativa, solo che si concentra più sulla pubblicazione che sulle indagini dei magistrati. A questo proposito Veltroni ha detto più volte che è contrario al Governo che invece vuole agire direttamente sui magistrati. Quindi non vedo il PD come colluso col Governo (tra l'altro mi piacerebbe sapere quali provvedimenti del Governo sono stati approvati anche dal PD). La constatazione però è che Di Pietro era comunque favorevole a operare una qualche forma di controllo delle intercettazioni, cosa che adesso non mi pare sia rimasta così (ma mi posso sbagliare).
per la questione di Leoluca, non è che il pdl non vuole votarlo semplicememte, se si presentassero alla votazione facendo quadrare il numero legale, Leoluca salirebbe comunque
Cioè?
questa scelta spetta solo all'opposizione, qualunque essa sia
Non mi pare ci sia una legge simile. A quanto mi ricordavo io il fatto che il Pres. della Vigilanza spetti all'opposizione è più una consutudine che una vera norma. Cioè se il PdL vuole si elegge chi gli pare, no? Rimane comunque il fatto che il PD non abbia inciuciato con l'avversario per un posto (e potrebbe farlo).
(era un periodo di forti dicotomie, la faceva tanto il PCI quanto la DC, ma soprattutto tanto gli Usa quanto la Russia),
Certo. Ma infatti si dice che nella prima fase con Togliatti il contatto intellettuali-politica rimase comunque distante. Il cambiamento ci fu con Berlinguer. E comunque è singolare: i comunisti in tutto l'Occidente erano i cattivi, in Italia gli intellettuali marxisti decidono che è il contrario e una parte di popolo ci crede. E' un'anomalia. La DC la vedo molto più pratica, anzi profondamente cosciente che dentro di sè c'è un gran bel po' di marciume.
E' la formula vincente già usata dalla Lega, che Di Pietro giustamente (politicamente parlando per lui, ovviamente) ripropone: perchè le elezioni hanno dimostrato che la formula Lega funziona. Le urla, gli insulti, la testardaggine popolaresca, caciarona della Lega dei primi tempi era stata sottovalutata, e adesso si è dimostrata vincente: perchè la dicotomia bianco/nero paga, e il "volemose bene, siamo tutti amici, dialoghiamo e cerchiamo di andare d'accordo" non paga più in politica. L'ha usata solo Veltroni ed ha fallito, Berlusconi ha cominciato ad usarla solo dopo le elezioni, prima i toni erano gli stessi della Lega e della sinistra radicale. Con questo non voglio giudicarli, ma solo dire che paga a livello di voti.
Sono d'accordo. Ma non vedo contrasto con quello che dice il giornalista. C'è sicuramente uno schiacciarsi della politica sul caciaronismo, che secondo me è stato inventato da Berlusconi in persona, ma questa è solo una forma. I contenuti sono diversi. La Lega è un partito molto pratico: no immigrati, federalismo, no Europa ma non ha la pretesa di superiorità morale che Di Pietro e simili invece continuano a mostrare. A mio avviso Di Pietro si muove con abilità in mezzo a tutto questo, prendendo un po' a destra e a sinistra.
Tra parentesi se dovessimo classificare l'IdV nelle classiche differenziazioni destra-sinistra-centro dove lo collocheremmo?
Ah un'ultima cosa. Berlusconi ha appena detto che "I palestinesi ricordano che io da privato ebbi a sostenere anche economicamente Arafat, quando Craxi vedeva in lui un protagonista credibile del processo di pace". Ma vi sembra una cosa normale? Ai tempi di Craxi Arafat non era ancora considerato un terrorista e pure in combutta con Saddam? :huh:
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Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
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Comunque stamattina c'è un altro interessante articolo sulla questione degli intellettuali e del moralismo della sinistra. La firma è sempre di Ernesto Galli della Loggia. Lo condivido in toto. Vorrei sapere il vostro parere (soprattutto quello di Beric :huh: ).
È un demone antico quello che martedì scorso è rispuntato sul palco romano di piazza Navona. È il demone che spinge di continuo una parte di Italiani a credere non solo che il proprio Paese è governato (o può esserlo da un momento all'altro se vincono gli «altri») da una masnada di furfanti corrotti, ma che questi furfanti, in fondo, non sono altro che il vero specchio del Paese, o meglio della sua maggioranza. È il demone, appunto, del moralismo divisivo: cioè dell'idea che l'Italia non è un solo Paese, con propensioni, aspetti, caratteri buoni e cattivi, intrecciati inestricabilmente in tutte le sue parti e in certa misura dentro ognuno di noi. No, l'Italia sarebbe invece un Paese con due anime, due morali, addirittura due popoli di segno opposto. Da una parte gli Italiani cattivi (per natura reazionari, prevaricatori e imbroglioni) e dall'altra invece gli Italiani buoni (altrettanto naturalmente democratici, rispettosi della legge e attenti al bene pubblico). Da una parte insomma l'Italia maggioritaria moralmente grigia; e di fronte, a cercare di contrastarla, quella che ama definirsi «l'altra Italia», irrimediabilmente di minoranza. La rappresentazione di questo modo di vedere le cose è andata in scena nel modo più evidente sul palco di Roma: dove è apparso chiaro, per l'appunto, che l'essenziale era urlare a squarciagola che Berlusconi incarna il massimo degli obbrobri possibili. Dimenticando però che, proprio se un simile figuro non ha dalla sua nessuna buona ragione, tanto più allora vi devono essere però delle buone ragioni se una maggioranza di Italiani lo ha votato. Ma il moralismo serve appunto a vanificare ogni questione politica di tal genere: la maggioranza degli Italiani ha votato Berlusconi? E che problema c'è? Vuol dire che sono fatti della sua stessa pasta, è la prova che sono dei furfanti come lui.
Questo è vero, purtroppo, quali che siano le cause che hanno generato tale demone...
Nel senso che non sarà stata esclusivamenta colpa degli intellettuali, pur se il loro contributo è innegabile.
Incapace di convertirsi alla socialdemocrazia, al partito di Gramsci e di Togliatti, che pure un tempo non ignorava gli aspri dilemmi della politica, non rimane che presentarsi come «il partito degli onesti»; che affidare le sue speranze alla delegittimazione morale dell' avversario.
Lì avviene il ripudio drammatico e totale di una storia, una rottura sociale e antropologica, quello che potrebbe definirsi il salto verso il moralismo in un Paese (e dunque in un partito) solo. È da quel momento che un nugolo di professori, di giornalisti, di teatranti, di showmen televisivi, di romanzieri, comincia a pensare ormai di essere di fatto il padrone dell'elettorato di sinistra. E, quel che è peggio, in una certa misura lo diventa davvero. L'8 luglio romano ha rappresentato l'esito di questo lungo itinerario. Esso però dovrebbe aver fatto capire definitivamente, a chi non l'avesse ancora capito, che cosa implica alla fine il moralismo divisivo: in una parola la concreta impossibilità della democrazia. Se infatti l'Italia che politicamente non ci piace è fatta di gente moralmente ottusa guidata da un malandrino, è ovvio che la sola possibilità è una lotta all'ultimo sangue, muro contro muro, senza alcun compromesso immaginabile, mai. E se poi si dà il caso che quell'Italia così detestabile vince le elezioni, allora è inevitabile convincersi che la democrazia, un sistema che permette cose simili, in realtà è niente altro che una truffa. Ma è questo che conviene davvero alla sinistra? È questo che conviene al Partito democratico?
Anche questo è vero, anche se personalmente l'8 luglio è stata una vicenda anomala, in cui è vero che hanno presenziato alla manifestazione senza però lasciare il segno, anzi cedendo il "timone intellettuale" a quella componente che, in realtà, intellettuale (in senso filosofico, ovviamente) non lo è per niente.
Sul fatto, invece, che poi sia stato lasciato a Di Pietro il "timone politico" non credo proprio che sia convenuto al PD.
Non mi sono spiegato bene. Ho fatto un calderone. Allora:
Di Pietro ha rotto il patto con Veltroni perchè aveva detto che dopo le elezioni avrebbero fatto un gruppo unico in Parlamento.
se ti ricordi bene la fusione fu osteggiata da stessi parlamentari PD, per me ha fatto bene a non fondersi con il PD :lol:
La questione delle intercettazioni è diversa. Quello che voglio dire è che anche la proposta intercettazioni del PD che ha firmato Di Pietro è comunque fortemente limitativa, solo che si concentra più sulla pubblicazione che sulle indagini dei magistrati. A questo proposito Veltroni ha detto più volte che è contrario al Governo che invece vuole agire direttamente sui magistrati. Quindi non vedo il PD come colluso col Governo (tra l'altro mi piacerebbe sapere quali provvedimenti del Governo sono stati approvati anche dal PD). La constatazione però è che Di Pietro era comunque favorevole a operare una qualche forma di controllo delle intercettazioni, cosa che adesso non mi pare sia rimasta così (ma mi posso sbagliare).
se ti leggi bene inasprisce regole che ci so già! non limita nulla, infatti è vietato tuttora pubblicare notizie durante indagine e le udienze preliminari (cosa giusta, se è quell che ho capito :wub: ) sulla privacy a quanto ho capito vuole solamente un maggiore applicazione delle leggi vigenti.
Cmq non ho mai detto che Veltroni stia inciuciando con Berlusconi in materia di intercettazioni ma certamente ha detto cose totalmente differenti dal programma e da Di pietro, infine quest'ultimo sta imbastendouna casino perchè ritiene (a mio parere giustamente) una grande legge con moltissimi articoli non condivisibili, in poche parole una legge sbagliata :lol: :lol:
Cioè?
Se non ricordo male la votazione è presieduta da un presidente ad interim di opposizione il cui voto vale doppio questo farebbe volgere l'ago della bilancia verso l'opposizione il quale in questo caso è compatta nella scelta di Orlando
Non mi pare ci sia una legge simile. A quanto mi ricordavo io il fatto che il Pres. della Vigilanza spetti all'opposizione è più una consutudine che una vera norma. Cioè se il PdL vuole si elegge chi gli pare, no? Rimane comunque il fatto che il PD non abbia inciuciato con l'avversario per un posto (e potrebbe farlo).
Non sarà forse una legge ma una prassi consolidata che non può essere all'improvvisao stravolta perchè l'opposizone ha scelto un personaggio scomodo, la sinistra nel suo governo del 98 si sorbì Storace in arte Epurator (:figo: che nome affascinante :figo: non scherzo ), al più questo "stop" sembra più una forzatura, dato che non avrebbe voce in capitolo in queste questioni, tesi confermata dal fatto che Orlando era stato prima della votazione concordato con la maggioranza al posto del ben più "intransigente" Beppe Giulietti.
Quindi il comportamento della maggioranza in questo frangente è tutto a loro sfavore sia nella millantato dialogo sia nella concezione dei pesi e contrappesi :wub: :wub:
Cmq sono dell'idea che le reti televisive debbano essere indipendeti dai partiti politici e ritornare a condurre un servizio pubblico fuori dalle logiche estreme di mercato (la privatizzazione non la salverebbe dagli iniciuci politici).
Tra parentesi se dovessimo classificare l'IdV nelle classiche differenziazioni destra-sinistra-centro dove lo collocheremmo?
Ma c'è bisogno i classificarla destra sinistra per analizarne i contenuti :huh: cmq gli argomenti sono molto eterogenei...