City of violence, di Seung-wan Ryoo, con Jae-mo Ahn, Kil-Kang Ahn, Seok-yong Jeong, Doo-hong Jung, Beom-soo Lee. In seguito alla morte di un amico, detective di Seoul torna nella città dove è cresciuto. Durante le indagini scoprirà vecchi rancori tra i suoi compagni di un tempo. Una sorta di paradossale rivisitazione di Kill Bill in salsa orientale, che fa sua tutte le esagerazioni del genere e le insaporisce con quei rimandi al buon spaghetti western tanto cari a Tarantino. Si sa già la conclusione da metà del film, ma non importa: ci si diverte, e anche parecchio. Acrobazie al limite dell'umano, combattimenti infiniti, sangue qua e là, battaglie con centinaia di combattenti sul campo: una vera delizia dal punto di vista dell'azione, il tutto accompagnato da musiche di chiare reminescenze morriconiane. Interessante anche l'uso di sporadici flashback sull'adolescenza del quintetto, che rende più partecipi emotivamente delle vicende dei protagonisti. Uno sprezzante film di genere, dove violenza, ironia e azione si ibridano nel migliore dei modi, delineando un apologo irriverente sul tema della vendetta. Scoppiettante. Voto 4 / 5 " />" />
in ordine:
14 08 bellissimo!!terrore puro!mi ha tenuto incollato alla sedia il mio collega rideva in modo alquanto isterico!!XD
100 ragazze:divertente commedia ironico sentimentale sul amore e le rivalità tra uomo e donna che spesso sono facilmente risolvibili con un pò di dialogo!
The Quiller memorandum, di Michael Anderson, con George Segal, Max von Sydow, George Sanders, Senta Berger, Alec Guinness. Agente segreto viene mandato in missione a Berlino, per indagare su un'organizzazione segreta di neo-nazisti. Nel frattempo si innamora di una bella insegnante di scuola. Un classico film di spionaggio, nobilitato però dalla sceneggiatura di Harold Pinter, che riesce a rendere una storia fantapolitica apparentemente banale, interessante e coinvolgente. Regia nella media, idem per le interpretazioni, con Guinness e von Sydow sprecati in piccoli ruoli. Godibile. Voto 3 / 5 " />" />" />
Mi sono tuffato nella visione di un un film del 1998 approfittando del collegamento con l'attore principale John Cusack che per la sua prova di recitazione nell'horror "1408" e nel drammatico "Grace is gone", si dice sia in corsa per l'oscar. Staremo a vedere.
Il film in questione è "mezzanotte nel giardino del bene e del male" con John Cusack, appunto, Kevin Spacey, Jack Thompson, Irma P. Hall, Jude Law, Alison Eastwood, Paul Hipp. Regia di Clint Eastwood.
Uno scrittore viene inviato per scrivere un pezzo su una particolare festa di Natale a Savannah.
Il film è senz'altro poco strutturato, ma nonostante ciò l'intreccio si dipana per 2 ore e 20 minuti senza risultare mai banale o pesante, muovendosi lungo l'onda emozionale che coinvolge lo spettatore. Punto di forza in una sceneggiatura priva di grandi colpi di scena, sono i dialoghi tra i protagonisti, soprattutto Cusack, che immergono chi guarda nella tranquilla vita di Savannah. Dalla visione traspare un certo piacere della narrazione, tanto che alcune volte sembra che Eastwood scada nel raccontare eventi fini a se stessi, ma il risultato è ben dosato, sicchè questa panoramica sulle stranezze della vita di provincia risulta divertente ed originale. Da vedere, quando si ha tempo...8/10 " />
L'ultima riva, di Allan Dwan, con Anthony Quinn, Ray Milland, Debra Paget. Agricoltore è costretto con la forza a scortare il vecchio amante di suo moglie per superare il confine con il Messico. Sopite discordie verranno alla luce. Riuscita avventura a tre, lui, lei e l'altro in un contesto periglioso, tra canyon e colline, alla ricerca della salvezza. Equamente diviso tra dramma d'amore e pura azione, vede nel confronto Quinn - Milland uno scontro d'assi non indifferente, vero punto di forza del film. La tensione è costante, e pur nella sua breve durata, il film si fa ricordare per più di un motivo. Corda tesa. Voto 3.5 / 5 " />" />
I pirati dei caraibi - ai confini del mondo 4,5/5
ne voglio ancoraaaaa... datemi pirati fantasy.... a meeee!!! (mezzo punto in meno per l'insopportabile Elizabeth) " />
Ieri sera ho visto Irina Palm: una signora di mezz'età tenta di guadagnare dei soldi per consentire al nipotino un'operazione che potrebbe liberarlo da una grave malattia, ma l'unico modo che trova per farlo è, come dire, poco ortodosso " />
Mi è piaciuto molto. In linea con lo spirito di alcuni film inglesi (chessò, mi viene in mente Full Monty). Ma forse è anche meglio: come diceva la presentazione sul volantino (tratta dal Messaggero), fa ridere pur non essendo esattamente una commedia, fa piangere pur non essendo esattamente un melodramma... e a tratti fa pure pensare pur non essendo affatto un film serioso.
Da guardare se non si è troppo schizzinosi " />
World Trade Center. Di Oliever Stone. Con Nicolas Cage, Michael Pena, Jay Hernandez, Armando Riesco, Maria Bello, Maggie Gyllenhaal, Donna Murphy, Patti D'Arbanville.
Non lo avevo visto finora. Avevo paura delle emozioni che avrei provato guardando di nuovo quegli aerei e le due torri che collassano.
Durante la visione del film lo shock vissuto nel 2001 si è ripresentato più forte. La consapevolezza degli avvenimenti che sarebbero stati narrati, aumenta l'angoscia nel seguire gli sprazzi della tranquilla vita newyorchese prima dell'attacco e quando Stone inquadra per la prima volta Nicolas Cage, ti prende una morsa al cuore perchè sai già che forse quel giorno sarà il suo ultimo.
E' difficile trascendere la rappresentazione filmica dell'evento dai fatti reali. Se la storia narrasse di qualche disastro immaginario, si direbbe che la scelta di guardare gli eventi tramite gli occhi di una squadra di soccorso rimasta intrappolata in una delle torri, non è la più azzeccata. Però il fatto di sapere che le persone di cui si parla esistono, che le loro paure, il loro dolore è reale, rende la narrazione intensa e pervasa di quei valori di forza interiore e di rinascita che hanno accompagnato tutta l'umanità dopo la strage.
Un film drammaticamente sconvolgente. 8.5/10 " />
Vento di terre lontane, di Delmer Daves, con Rod Steiger, Ernest Borgnine, Glenn Ford, Felicia Farr, Valerie French, Charles Bronson. Cowboy vagabondo finisce a lavorare per un onesto ranchero, che lo prende in simpatia e lo promuove a suo vice. Ma la moglie del capo finirà per inguaiare il nuovo arrivato. Western classico, che pone però molta attenzione sulla psicologia dei personaggi, laddove le pulsioni sessuali e i rifiuti colpiscono più duro d'un colpo di pistola. Sparatorie che comunque non mancano, riuscendo a creare quel giusto mix di azione e dramma. Glenn Ford poi è sempre una sicurezza, qua fiancheggiato da attori di primo livello, tra cui si nota un giovane Charles Bronson. Colpo sicuro. Voto 3.5 / 5 " />" />" />
Repulsion, di Roman Polanski, con Catherine Deneuve, Yvonne Furneaux, Ian Hendry, John Fraser. A Londra una giovane ragazza comincia a dare forti segni di squilibrio, dovuti a mancanze affettive. Il degenero mentale le procurerà allucinazioni e brutali scatti di violenza. E' un film sulla mente umana, che qui trova come specchio lo sfacelo dell'abitazione, e il quieto vivere tra le quattro mura si trasforma ben presto in una prigione dell'anima, dalla quale è impossibile uscire. Muri che crollano, mani che escono dalle pareti, passi inquietanti nella notte: il tutto accompagnato da una musica in costante evoluzione, atta a sottolineare le inquietudini sempre più marcate della ragazza, cui la Deneuve riesce a dare una personalità forte pur nella sua follia, con un'interpretazione straordinaria. La regia di Polanski è fredda e lucida, con alcune trovate logistichi di indubbia genialità. Orso d'Argento al Festival di Berlino nel 1965. Baratro d'autore. Voto 4.5 / 5 " />" />" />
Soffio, di Kim Ki-Duk, con Chang Chen, Park Ji-a, Ha Jung-woo, Hang In-Hyung, Kim Ki-duk, Lee Joo-Seok. Donna tradita dal marito, si prende a cuore le vicende di un detenuto condannato a morte. Finirà per fargli "rivivere" tutte le stagioni dell'anno in una veloce e poetica carrellata. L'ultimo film del maestro coreano è uno dei suoi più difficili ed emblematici. Se in più di un'occasione pare infatti fine a se stesso, autocitazionista all'eccesso e fin troppo assurdo, non si può comunque fare a meno di denotare dei momenti di grande poesia. I protagonisti, come da tradizione di buona parte del suo cinema, parlano poco o nulla, il tutto è lasciato alla musica e alle immagini capaci di immergere in un limbo emotivo di indubbio fascino. Non è una delle sue opere migliori, ma chi conosce e apprezza il suo stile, anche qui non rimarrà deluso. Astratto. Voto 3 / 5 " />" />" />
Missili in giardino, di Leo McCarey, con Joan Collins, Paul Newman, Jack Carson, Joanne Woodward. In una piccola cittadina americana, l'esercito compra una vasta area per condurvi esperimenti top secret. Una coppia in crisi si troverà sulle barricate opposte: lei contraria, lui al lavoro per i militari. Irriverente commedia che fa della pungente, ma simpatica e mai corrosiva, satira sulla società a stelle e strisce. Oltre 100 minuti di divertimento, con alcune scene davvero gustose, con un Newman a suo agio anche in un ruolo comico: diverte e si diverte. Ben supportato anche dal cast femminile, dalla moglie Woodward a Joan Collins, in alcuni siparietti davvero strepitosa. Sorriso facile. Voto 3.5 / 5 " />" />" />
Bittersweet life, di Kim Jee-woon, con Lee Byeong-Heon, Sin Min-ah, Kim Young-cheol, Hwang Jeong-min. Un giovane direttore di ristorante, invischiato in giri malavitosi, disubbedisce a un ordine del suo capo, boss mafioso. Ne pagherà le conseguenze, e cercherà il modo di vendicarsi. Dalla Corea del Sud arrivano uno degli ennesimi "noir" d'Oriente dell'ultimo periodo, anche qui carico di iper violenza. Se è vero che si comincia a notare una certa ripetitività, lo è altrettanto il fatto che questi film abbiano nella maggior parte dei casi un tasso di qualità elevato. E' così anche per Bittersweet life, che non manca di una certa poetica della vendetta, cupo e teso per quasi due ore, con qualche sprazzo di disilluso romanticismo. Girato quasi interamente di notte, a creare un'atmosfera adatta alle tematiche trattate. Duro. Voto 4 / 5 " />" />" />
La città è salva, di Bretaigne Windust, con Everett Sloane, Humphrey Bogart, Zero Mostel, Ted De Corsia. Procuratore generale vede morire il suo teste principale poche ora prima del processo contro il boss Mendoza, a capo di un'associazione di omicidi. Ripercorrendo gli interrogatori, cercherà un'alternativa. Solido poliziesco, che dopo un coinvolgente inizio comincia ad andare a ritroso, con continui flashback che si intersecano tra di loro. Niente love story, abbastanza inusuale per un film del genere con protagonista il buon Humprey Bogart, che libero da vicissitudini amorose, rende più duro il suo personaggio. Serrato. Voto 3.5 / 5 " />" />
Un chien andalou, di Luis Buñuel, con Simone Mareuil, Pierre Batcheff. Un barbiere (lo stesso Bunuel) recide con il rasoio l'occhio di una donna. Un uomo e una donna hanno strani rapporti, e visioni allucinanti. Nessuna storia, nessun filo logico, solo situazioni che si succedono senza senso apparente. Il primo film di Bunuel, un corto di brevissima durata, ideato insieme alla mente dell'amico e famoso pittore Salvador Dalì. Manifesto del movimento surrealista, con al suo interno scene "forti" impensabili per l'epoca (1929). E' un insieme di immagini da un fascino arcano e inspiegabile, che merita di essere visto e rivisto. Un must assoluto per chiunque si ritenga appassionato della Settima Arte. Calamita misteriosa. Voto 5 / 5 " />" />