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The Witcher - la serie TV
L di Lyra Stark
creato il 20 luglio 2019

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Oathkeeper
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Inviato il 30 dicembre 2019 13:07
52 minutes fa, Euron Gioiagrigia dice:

 

Concordo. Aggiungerei anche che è un atteggiamento un po' strano (per non dire disonesto), perché si può essere fedeli ai libri ed essere comprensibili anche ai soli spettatori, come dimostrano le prime stagioni di GoT. Aggiungiamoci che la S2 arriverà nel 2021, non so quanti spettatori avranno la pazienza di aspettare o molleranno.

Ciò non toglie che è una serie tv che ha il suo fascino, ma si poteva impostare meglio.

 

Mi ricordo le prime puntate di GOT, con tutti quei nomi e casate non ci capivo nulla.

Ricordo anche nella prima, con l'arrivo dei Lannister a Winterfell, le presentazioni delle famiglie e Arya che sussurrava a Bran "Quello è Jamie Lannister, il fratellogemellodellaregina" e "Dov'è il nano?" per spiegare le connessioni di sangue. Oggi mi fa sorridere come escamotage, ma ai tempi è servito per fare chiarezza in una rete di personaggi intricata. Probabilmente, se invece di questo espediente avessero lasciato lo spettatore arrivarci da solo guardando le puntate, sarebbe stato ostico.

Sono scelte.


Questa è l'unica Odissea:  gli Argonauti partono in cerca della realtà per trovare, alla fine,

colui che la sta sognando. (Il pappagallo dalle sette lingue)

 

Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo. ( Virgilio - Eneide )

 

Tutte le fini sono il mio inizio, tutti i cammini sono il mio sentiero.

(benedettini disertori)

 



 

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Lyra Stark
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Inviato il 30 dicembre 2019 13:35 Autore

Secondo me considerando che la sceneggiatrice è una gran appassionata dei videogiochi ha "ragionato" da esperta, forse anche a livello inconscio, e non da neofita.

E penso anche che fossero così preoccupati di non piacere ai fandom già strutturati e numerosi di videogiocatori e di lettori che diciamo si sono focalizzati più su questi ultimi, forse anche memori delle insurrezioni avvenute nel caso di GoT? 

Magari volevano anche "aumentare" il senso di mistero e suspance per le ultime puntate rimanendo più vaghi. 

E dalle interviste è possibile che cerchino di riservarsi il materiale per le stagioni future centellinandolo il più possibile.

Ad ogni modo lievemente "autocastrante" è un aggettivo valido. 

Nel mio caso comunque non è ciò che mi fa tenere le distanze.


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 

Euron Gioiagrigia
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Euron Gioiagrigia
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Inviato il 30 dicembre 2019 15:39

Vista la 1x08, ultima puntata della S1. Di seguito una breve sintesi:

Puntata che verte sullo scontro tra la minoranza delle maghe che vuole difendere il mondo libero e su Geralt, che prima viene ferito gravemente da degli esseri misteriosi e poi raccolto da un mercante che casualmente è il marito della donna che ha preso in cura Ciri. Geralt vive diverse allucinazioni febbrili in cui ricorda il suo passato e come è stato abbandonato dalla madre perché diventasse uno strigo, e poi si risveglia curato anche se non si sa bene come (c'entra forse l'intervento di quella maga che Geralt vede in sogno?). Alla fine, come era prevedibile, Geralt incontra Ciri, confermando così che non si può sfuggire al proprio destino.

Intanto le maghe fronteggiano il preponderante esercito nilfgaardiano, ma dopo un'iniziale resistenza le cose si mettono molto male, complici i trucchi di Nilfgaard per assoggettare tramite una specie di ipnosi una delle maghe all'interno delle mura. Quando tutto sembra perduto, Yennefer scatena tutto il suo potenziale e apparentemente brucia l'intera foresta, presumibilmente con dentro l'esercito nilfggardiano. Proprio in quel momento compare uno degli eserciti dei regni del Nord, comandato dal re la cui figlia era stata salvata da Triss e Geralt. Per il momento l'assalto di Nilfgaard è stato calmato, ma i piani del cavaliere nero e di Frigilla andranno avanti, e sono ancora molto misteriosi.

 

A questo punto posso fare un sunto della S1, dividendolo in ciò che mi è piaciuto e ciò che non mi è piaciuto.

Pro:

 

- Tecnicamente molto ben curata, sia come musiche che come fotografia desautorata. In generale si è riusciti a creare una buona atmosfera, e i lettori mi dicono anche molto aderente ai romanzi;

- Henry Cavill assolutamente in parte;

- La serie è molto ricca a livelli tematici: il diverso, la xenofobia, il razzismo, la misoginia, la corruzione dilagante, i paralleli storici tra un impero forte in espansione e tanti stati liberi ma deboli...direi che già questo ne fa una serie tv adulta;

- L'atmosfera a tratti noir, caratterizzata da un protagonista molto disilluso verso il mondo che lo circonda;

 

Contro:

 

- Come già notato da tutti, la serie risulta di ostica comprensione per i non lettori, anzi i primi episodi sono per certi aspetti incomprensibili. La scelta di creare tre linee temporali senza però esplicitarlo bene è assolutamente controproducente in una stagione d'esordio;

- Molte sono le cose poco spiegate, ma su tutte i poteri di Ciri e la faccenda della manipolazione del "caos". Forse sulla prima questione avremo lumi nella S2, ma sulla seconda avrei gradito maggior chiarezza;

- La serie, almeno nel mio caso, non riesce a creare vera affezione verso i personaggi se non verso il protagonista. Trovo che la caratterizzazione dei personaggi risulti buona solo con Geralt e Yennefer, ma già risulti incompleta per Ciri e i vari personaggi secondari;

- World building poco chiaro. Io non ho capito nulla dei rapporti tra maghi e maghe e dei rapporti tra questi con i vari regni e l'impero di Nilfgaard, e non ho capito nulla delle motivazioni di Frigilla.

 

Nel complesso posso dire che promuovo la S1 con riserva; se dovessi dargli un voto, gli darei un 6,5. Però le riconosco che mi ha invogliato a leggere i romanzi (aspetto solo che mi arrivi in libreria il primo), e questa è sempre una cosa buona. Quando ne avrò letti un paio aprirò una discussione in Braavos, in modo da estendere l'argomento a tutti senza andare OT qui. Sono sicuro che dopo averli letti tante cose mi risulteranno chiare e potrò affrontare meglio la S2.

Modificato il 05 July 2024 17:07


Maya
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Inviato il 30 dicembre 2019 17:53
5 hours fa, Euron Gioiagrigia dice:

Concordo. Aggiungerei anche che è un atteggiamento un po' strano (per non dire disonesto), perché si può essere fedeli ai libri ed essere comprensibili anche ai soli spettatori, come dimostrano le prime stagioni di GoT.

 

In realtà "Il guardiano degli innocenti" funziona più o meno allo stesso modo: c'è un macro racconto che ne contiene una serie di altri. Io ci ho messo un attimo a capire che i diversi capitoli del racconto "la voce della ragione" erano intervallati dai racconti singoli... :unsure:

 

Comunque, sono una voce fuori dal coro e sinceramente a me non è affatto dispiaciuta la scelta dei diversi livelli temporali, anzi. Ho anche interessante e stimolante scoprirlo un po' alla volta e rimettere insieme i diversi pezzi sparsi (e ci tengo a dire che io sto ancora finendo "Il guardiano degli innocenti", ergo ho finito la serie pressoché "a digiuno" dei libri). Diciamo che ho vissuto il tutto come una sorta di "gioco". :ehmmm:Tuttavia, capisco benissimo anche il punto di vista di chi avrebbe preferito più chiarezza e linearità.

 

La mancanza di una chiara costruzione del contesto è invece più fastidiosa. Ci sono tante cose che non sono dette né spiegate a cominciare dal ruolo dei witcher (o "strighi"), dalle loro caratteristiche, dal perché ce ne sono pochi e così via. Non è chiaro come funzioni l'Organizzazione dei maghi: esiste una gerarchia all'interno? qual è il suo ruolo: politico, religioso, sociale, tutti questi ecc.? Si parla di regni del Nord e del Sud, ma senza spiegare in cosa consista questa distinzione: si tratta di una semplice divisione geografica o c'è altro?  

 

In generale, a me la serie è piaciuta al punto da indirizzarmi verso i libri che quindi serviranno a colmare la distanza fino alla prossima stagione. Probabilmente va vista tutta fino alla fine sospendendo qualsiasi giudizio, perché presi singolarmente alcuni episodi possono in effetti essere stranianti.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

"Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità" (La ragazza nella nebbia - Donato Carrisi)

 

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Euron Gioiagrigia
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Inviato il 30 dicembre 2019 18:06
11 minutes fa, Maya dice:

 

In realtà "Il guardiano degli innocenti" funziona più o meno allo stesso modo: c'è un macro racconto che ne contiene una serie di altri. Io ci ho messo un attimo a capire che i diversi capitoli del racconto "la voce della ragione" erano intervallati dai racconti singoli... 

 

 

A maggior ragione, se già il libro è poco chiaro (anche se in un romanzo una simile struttura narrativa è più tollerabile), la serie avrebbe dovuto essere più esaustiva. Bastava una semplice didascalia.

Comunque mi rendo conto che hanno voluto usare un approccio reader friendly e bisogna accettarlo.


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Inviato il 30 dicembre 2019 19:06

Recuperati gli Episodi 6 e 7.

 

Recensione 1x06:

 

Nel clangore di un'adunata ritornano perentori i dilemmi morali, dove l'etica piega l'essere umano più di quanto possa mai fare qualsiasi altra cosa, mettendone a dura prova costituzione ed elasticità. Ma il  dilemma morale logora e impensierisce solo coloro che ritrovano nella propria natura ciò che è afferente a quella medesima etica che li affligge e al tempo stesso li impreziosisce . Ci si ritrova dunque a interrogarsi per l'ennesima volta sul valore dell'esistenza e della vita stessa, qui rapportata in modo pedissequo e ripetuto a qualsivoglia categoria. Che valore ha realmente l'esistenza, se sporcata dai filtri della diversità e se in virtù di tale diversità è considerata un qualcosa a cui nessun rispetto è dovuto. E quanto, davvero quanto, la categoria della bestia possa essere scissa da quella dell'essere umano. E' quindi eticamente tollerabile che una creatura possa essere fatta a pezzi senza alcuna remora, anche se inoffensiva. E' quindi eticamente tollerabile cacciare un drago solo a scopo di potere e vanagloria. Un'ennesima volta ci si ritrova dinanzi all'obbligo di riflessione etica, al  dubbio d'empatia. Con ogni fotogramma il corollario umano è mostrato nella distopia e nell'amoralità, ma parimenti smentito da eccezioni che tengono ancora viva una speranza idealistica, emblema della preservazione di dignità e giustizia, metaforicamente intarsiate dalla ferrea volontà di non cedere a materialismi e a convenienze. Per ogni cento cavalieri come quello che accompagna Yennefer, vergati nella superficialità e nella prevaricazione del prossimo, sussiste un Geralt in grado di estraniarsi dal meccanismo e di dire no, in grado di opporsi e dimostrare la possibilità di un'alternativa divenendo egli stesso l'alternativa.  L'inoppugnabile giogo della compassione, a sua volta condizionata dalle estensioni del raziocinio . E tutto ciò si configura come la contrapposizione tra ritualità ed eccezione, che pur essendo tale non si ritiene tale.

 

Il vuoto, il vuoto è l'ampio e affascinante sottofondo dell'episodio. Solchi incolmabili, fissi nell'esistenze di ognuno.

La voragine all'interno dell'intimità di Yennefer - una voragine di cui lei stessa è  artefice e responsabile  - l'attanaglia al punto da renderla disposta a qualsiasi atto pur di colmarla. Un modus operandi che stride con quello adoperato da Geralt, che ha accettato quei vuoti all'interno di sé stesso e ha deciso di provare a farvi fronte con un cammino retto, arduo, ma quantomai rispettabile.  Ciononostante il senso di mancanza all'interno del Sé di Yennefer di Venderberg surclassa qualsivoglia attestato di vanità ed egoismo che ella profonde in ogni gesto, una mancanza dilaniante e avvolgente, condizionante, dinanzi alla quale ogni suo potere è ininfluente dinanzi a quell'unico centimetro che la rende incompleta . Il generare una vita diviene dunque il mezzo, l'assioma con cui confermare il senso della propria esistenza. Una possibilità che la strega non ha più, e di cui ha scelto di privarsi, individuando nel mero potere e nella venerazione degli altri il  naturale e vendicativo riempimento al baratro che persisteva dentro di lei . Eppure ciò si è rivelato profondamente sterile, sterile quanto ella stessa, incapace di lenire alcunché, incapace di far fronte ad un bisogno incontrovertibile. E Geralt ha pietà, ha pietà di un tale tormento ed è dilaniato da non poterlo lenire a propria volta; lo strigo è granitico e inamovibile dalla sua posizione consapevole, egli ha accettato la sua impossibilità di creare la vita, e lo ha fatto di buon grado, conscio di quanto inusuale e tortuoso possa essere un cammino come il suo. Tuttavia egli avverte dolore per l'inquietudine della persona che ama, per l'impossibilità di gestire quella sofferenza, di renderla meno perentoria.

 

«  Temo che ti abbia portato via la razionalità . », le espressive esternazioni di Yennefer sono un assedio emotivo. La ratio è annientata dal riattestarsi di essenze ambivalenti. E' ancora percepibile il contrasto di esistenze simili e contemporaneamente dissimili, abbandonate dal mondo, non collocabili in modo alcuno  e da nessun altra parte se non accanto e di fronte all'altro . La sessualità e la reciproca cura divengono l'ennesimo espediente con cui rimuginare sulle proprie personalità piagate, prigioniere di universi sbagliati, assuefatte nella complessità e nella malinconia. L'uno e l'altra devono fare i conti con il disfacimento dei propri meccanismi difensivi, resi vulnerabili e privi d'orgoglio, resi assoggettati dall'inevitabile passaggio di dover compiere delle rinunce in virtù di coloro che hanno accanto, il prezzo da pagare per non percepire più il richiamo di quel vuoto, il prezzo da pagare per avvertire invece un briciolo di completezza, anche solo per pochi istanti di una vita che li ha resi sino a quel momento infelici.

 

Ma nelle intimità compromesse e malinconiche non sussistono guarigioni;  la pace ritrovata nell'altro è il contrappasso di un effetto placebo il cui strascico è ancor più desolante e travolgente. La consapevolezza, poi, di un'eccessiva differenza tra le proprie nature, sino all'impossibilità di ritrovarsi compatibili. Rimarcabile e indimenticabile è la presenza di quello stesso altro che sbiadisce sino a scomparire, rendendo ogni momento una memoria da custodire e rivendicare.

 

Un legame arduo, distruttivo ma antinomicamente prolifico, che trova il suo spartiacque nell'istante di una crudele onestà, nella sua derivazione. Una derivazione apparentemente artificiale, frutto di un Jinn. Il non aver potuto scegliere davvero, il non sapere quanto sia reale e quanto non lo sia, fa sì che tutto esploda, acuendosi nello stridere di reciproche accuse. Così le persone smettono di presenziare, ma presenziano invece le lacrime, lasciando ai vuoti l'amaro ritorno.

 

Impossibilitato a fare altro, Geralt esplode di negatività contro Ranuncolo, fedele amico su cui riversare, pur ingiustamente, ogni malessere.

 

La sperduta Cirilla oltrepassa ostacoli apparentemente insormontabili. Perfino il Doppler non può opporsi al destino della medesima e al forte richiamo che ella sente verso di esso. Ogni suo passo si configura nel predefinito, sino a rendersi dolorosamente necessario. Ella è creatura innocente, inconsapevole di tutto ciò che si cela dietro di lei e, soprattutto, di tutto ciò che si cela davanti a lei, mastodontico e impensabile per chiunque, ma soprattutto per chi come lei è un'esistenza in balia dei traumi che il mondo le ha inflitto.

 

 

 

Recensione 1x07:

 

Il momento delle reazioni. Reazioni  dolore emotivi lancinanti e presenti da sempre.

Il Lupo Bianco non cessa di ululare, la sua anima è pallida e candida allo stesso tempo, la sua trasparenza minacciata dal sangue che sgorga ora dalle sue ferite interiore. Non sottrarsi al destino, alla responsabilità, è l'unico modo di tollerare tutto ciò, sino a renderlo accettabile. Così la sorpresa ignorata sino a quell'istante diviene il lecito metodo con cui riscattarsi, con cui darsi un senso. Per ogni male subito Geralt conosce un solo meccanismo di reazione: compiere il bene. Nella volontà di tutelare Cirilla il suo Io ritrova l'antica fermezza. Lo scopo e il raggiungerlo divengono più preziosi di qualsivoglia sollazzo, sospingendolo ancora e ancora ad accettare inauditi pesi, a far evolvere la propria coscienza sempre attiva e mai sopita, sempre disposta ad una dimensione critica. Egli a suo modo difendere e vuole difendere. E lo stesso è disposta e inclina a fare la Regina Calanthe, protettiva verso la sua stirpe, verso la propria discendenza, sino a ergersi al di sopra del fato, sino a vedere in quel fato una violenza ed un'invasione senza fondo. Negli atti di Calanthe, non diversamente da quelli di Geralt, non vige del vero egoismo, quanto una reattiva rivendicazione verso dei processi ritenuti profondamente ingiusti, verso cui non piegarsi in modo alcuno. Il rifiuto alla possibilità di perdita, il custodire gelosamente, l'inimicarsi il destino stesso con sicumera e belligeranza.

 

La rinuncia è percepita come una sottrazione che la regnante, per orgoglio e dignità, non avrebbe e non potrebbe mai accettare. Calanthe è fierezza e consapevolezza, mai passività; è passionale amore materno che sgorga in ogni azione discutibile e che morbosamente si rende artefice dell'unica difesa possibile dinanzi all'ineluttabile. L'inganno è quindi la metodologia più rapida e accessibile, per quanto sia del tutto infruttuosa dinanzi a chi è abituato a leggere dal buio e nel buio come Geralt di Rivia. Ma l'ineluttabile è ineluttabile e solo dinanzi alle grida di Nilfgaard ella cede, rinunciando all'alterigia e alla sicumera sin lì assunte, realizzando invece la portata di quello stesso destino che ardentemente aveva cercato di allontanare. Inevitabile altrettanto il consapevole e profondo passaggio di testimone tra ella e lo Strigo, unica sua possibilità per la sopravvivenza dell'amata Cirilla.

 

Per contro, Yennefer non può che fare un salto nel suo stesso passato. Dinanzi agli occhi veneranti del proprio ex-amante ella assapora gli scorci di un'esistenza che ha rifiutato, scorci di tutto ciò che ella sarebbe potuta essere e avrebbe potuto vivere se solo avesse preso una decisione alternativa. Il suo modo di lenire il dolore è mediante l'auto illusione. Baci privi di reale sentimento divengono il metodo con cui esprimere un dolore elettivo, che intorpidisce e lautamente soggioga, un legame che non è tale assurge ad ipnosi autoinflitta, con la sola conseguenza di non voler pensare.

 

Ma è proprio in quest'atto, nella facilità di compierlo che ritorna la conferma di un qualcosa che la strega ha sempre saputo: mai avrebbe potuto scegliere quel cammino, fin troppo placido e insensatamente calmo. Ed è anche nel visitare le sue vecchie stanze ad Aretuza, così come nel confrontarsi all'antica mentore, che questo si riconferma a lei, il sottofondo di una frusta che schiocca e che le ricorda il prezzo e il piacere di un'apparente libertà. Lei che da sempre tutto muove, lei che da sempre scuote il mondo con tutto ciò che fa parte di lei, sino a farlo tremare e ripiegare su sé stesso. Mai, davvero mai avrebbe potuto compiere scelte diverse.

 

Così la Loggia dei Maghi si prepara a guerre che sconvolgeranno l'equilibrio del mondo e di ogni regno. Nilfgaard avanza e la brama di controllo sul continente stesso si palesa con evidenza e amoralità. Come ogni dittatura, le responsabilità del suo successo sono ripartite anche e soprattutto con chi ha scelto di guardare altrove e non opporsi. In Stregobor e nell'aderenza di altri come lui ad un connaturarsi ipocrita ed egoistico tutto è vulnerabile e indebolito. La discrepanza tra chi crede nella libertà e nell'empatia, e tra chi invece lavora per ridurre chiunque al giogo dell'uniformità e della quiescenza. Tutto esplode...

 

...Come esplodono i poteri e le volontà di Cirilla, sempre più un passo più vicina a ciò che la attende. La ragazzina procede con una risolutezza e un'abnegazione di cui ella stessa è creatura inconsapevole, eppure per ogni giorno che rende il suo corpo più debole, la mente continua a forgiarsi nella sofferenza più disparata. La solitudine alita su di lei e la bracca più di qualsiasi nemico, ma ella si ripropone di essere stoica, per quanto possibile.

 

L'anima dell'erede di Cintra cela il suo senso nel predefinito.

 

 

 

Note a margine:

 

• Sempre più conferma di come la storyline di Cirilla sia stata il punto debole della serie. Scene rese fin troppo semplicistiche, poca introspezione nella gestione della ragazzina, poca capacità di suscitare empatia per le sue vicende, che nella trama cartacea di The Witcher sono il fulcro di tutto ma che qui appaiono invece marginali e fuori contesto.

 

• Gestione non perfetta del legame Geralt-Yennefer, ma ottima resa. E' stato gestito in modo rispettoso della controparte originale. Poche banalità, abbastanza pragmatico pur mantenendo un'aura drammatica ed esistenzialista.

 

• I dialoghi di Geralt sono stati mantenuti sempre profondi e taglienti, senza la vera e propria necessità di alleggerire. Una scelta coraggiosa, oserei dire, ma altrettanto fruttuosa.

 

• L'interprete di Ranuncolo si è rivelato un casting azzecatissimo, è praticamente fuso con il personaggio che interpreta ed ha, a mio parere, il carisma necessario a renderlo interessante nel suo essere eccessivo ed eccentrico.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

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« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.


Euron Gioiagrigia
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Euron Gioiagrigia
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Inviato il 30 dicembre 2019 20:29
%d/%m/%Y %i:%s, JonSnow; dice:

• L'interprete di Ranuncolo si è rivelato un casting azzecatissimo, è praticamente fuso con il personaggio che interpreta ed ha, a mio parere, il carisma necessario a renderlo interessante nel suo essere eccessivo ed eccentrico.

 

A proposito di Ranuncolo, mi stavo chiedendo: ma quanti anni ha? Se è un umano normale, come fa a non invecchiare mai? Mi pare che dal primo incontro con Geralt alla loro separazione (ovviamente provvisoria, ti pare che non si incontrano di nuovo) sia passato parecchio tempo.



Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 31 dicembre 2019 12:37

 

 

Vorrei iniziare sottolineando un concetto che salta all’occhio in quasi ogni puntata della serie del quale già ho fatto cenno peraltro.

Il diverso  Geralt di Rivia viene assoldato in genere  per annientare un mostro,ma alla fine sempre o quasi va a scontrasi fin dalla prima puntata  con la malvagità  umana, con la sete di potere oltre ogni limite,con le ipocrisie autoassolventi cui personaggi egoisti si appligliano per giustificare le loro richieste di morte.Fortuna che Gerald forte del suo essere mutante anche con poteri magici asseconda certe condanne a morte solo quando sa  che esse sono davvero necessarie.Egli è peraltro persona aliena particolarmente onesta con se stesso e con gli altri  che mai compiace nessuno per secondi fini , fossero pure potenti re o regine come la forte Calanthe.Credo che questo messaggio venga fuori in modo potente dai libri,ma anche la serie credo dia input precisi a saperli cogliere senza soffermarsi su un romaticismo da fangirls  fuor luogo e assurdo nel contesto violento in cui la storia  è ambientata

E veniamo a Yennefer su cui peraltro mi sono già abbondantemente espressa

Spoiler 1 x 7

 

Nella 1 x 7  Yennefer ,  estremamente delusa dopo aver scoperto che il suo amore per Geralt era frutto di una magia ( paradossale e beffarda legge del taglione  per chi come lei preparava a pagamento filtri d’amore) , ripercorre il proprio passato ed infatti incontra  Istredd,  ha con lui uno scambio di battute  in cui,sia pure in modo apparentemte distaccato, mostra il suo bisogno di essere amata e compresa  mostrando come ella a conti fatti sia alla ricerca di una vita senza espedienti per sfruttare chi si rivolgeva  a lei .No perché se non lo si fosse capito Yen è restata profondamente umana nel suo più profondo del cuore dopo la trasformazione ,ma contestualmente è eccessivamente ferita dalla sua scelta determinata anche dalla sua educazione competitiva e asettica presso la Confraternita in cui ,per sentirsi accettata e per mostrare anche a se stessa di valere , ha fatto una scelta che è contro ad ogni suo desiderio.


Infatti  essa l’ha  privata  del dono che aveva buttato via facilmente a causa della rabbia che la possedeva ,con grande irrazionalità e cioè quello di avere figli cui regalare una propria eredità.Prima era  una sorta di mostro solo esteriormente per la gente che la disprezzava e derideva.Dopo l’operazione è diventata una sorta di mostro intollerabile per lei stessa .Yen  ha barattato con la bellezza fredda e asettica, la sola cosa bella che aveva in se , cioè la possibilità di essere madre indispensabile per qualcuno.E con il tempo ha capito che probabilmente il gioco non valeva la candela anche perché , a conti fatti , usata e maltrattata era prima,usata e affatto considerata era poi.

E infatti il suo sarcasmo  nel rapportarsi con altri era ed è figlio di questa enorme delusione per un baratto che non valeva la pena fare secondo lei .Ergo arriva ad odiare la casa in cui è stata allevata ad essere strega priva di sentimenti e ad aizzare le allieve in esse presenti a non credere alle bugie che ad esse vengono raccontate invitandole di fatto a ragionare con la propria testa , seuendo le proprie vere inclinazioni.

Spiace vederla ridotta così,spiace constare tutta la sua rabbia e ribellione contro quello in cui ha creduto , ma per chi non lo avesse capito questa è Yen ,non certo la maga egoista, bugiarda,sarcastica che superficialmente si vede .Ripeto, ella vuole trasmettere una sua eredità e vedremo come ciò accadrà nella ottava e ultima puntata .Ma ora è   arrabbiata e sconvolta per quello che ha scelto di essere senza poter avere una reale scelta nel mondo violento ed ipocrita in cui viveva , dove il diverso  veniva violentemente ,con atti o parole,emarginato e lo è diventata tanto  da non voler capire ( perché aveva subito una imposizione secondo lei e cioè una limitazione alla sua liberta  di scelta ) che Geralt poteva riempire quel vuoto e che lui mai l’avebbe tradita  a maggior ragione essendo legato a lei da un potente incantesimo

Yenn odia tutto quello che le hanno insegnato tra quelle mura della scuola di maghe perché ancora una volta capisce  che quella scuola di fatto non aiutava ragazze sfortunate o vendute  ad emanciparsi , a diventare padrone del loro destino ma produceva personaggi che sapevano solo assecondare i progetti nefasti di re indegni e voraci  ,falsi,ipocriti,violenti senza  empatia per propri simili , immorali e dotati di una gretta avidità  mai saziata perché essi,come il cavaliere imb****le messo alla berlina ,  erano perennemente in circa di sempre maggiore potere,un potere  costruito su cadaveri insepolti sparsi in ogni dove  con indifferenza e magari pure fonte di fastidio. Ma questi sono problemi che l’umanità tuttora si porta appresso anche oggi che si definisce civile e a parole contro ogni guerra.Questo è uno dei messaggi cruciali di The witcher a saperlo cogliere ovvio

E per inciso, secondo me Anya Chalotra è stata molto brava a mostrare senza eccessivi birignao,  tutte le contraddizioni di Yen ed i suoi stati d’animo

E ancora una volta ci viene mostrato il personaggio della leonessa Calanthe ,fiera ,sincera come solo le donne di personalità e vero valore possono e sanno essere ,indomita.ribelle, ella è una grande donna, una regina,una guerriera ,una che combatte le sue battaglie in prima persona non delegando altri  , non sfruttando altri , e che vuole proteggere il suo regno ad ogni costo anche battagliando in prima persona.E’ una vera domina che non definirei femminista di maniera  ante litteram visto che sa essere anche profondamente femminile e materna

Calanthe si cerca il marito che vuole ma fa in modo che sia lui a chiederla in moglie anche se lei aveva già deciso di sceglierlo come suo uomo ,peraltro un uomo degno e meritevole di stima. Ed è pure cinicamente pragmatica come devono esserlo le vere regine perchè  cerca  di insegnare alla amata figlia ad essere realista accettando un matrimonio di convenienza e dicendole che poi avrebbe avuto gli uomini che avesse voluto.Calanthe  ha cercato di sfidare il destino anche perché troppo intelligente per accettare ridicole convenzioni scritte da uomini in un certo senso per penalizzare ancora di  più i più deboli,come per esempio un bambino non ancora nato con  la disumana legge della sorpresa .Ella combatte coraggiosamente anche contro il destino e infatti cerca di ingannare Geralt venuto a prendere con sé Ciri come il destino aveva dettato.

Eppure, nonostante tutti i suoi sforzi e contro la sua tenace volontà  la leonessa  deve lasciar andare Cirilla incontro al proprio destino, dal quale per nessuna ragione potrà mai fuggire.Ed è figura tragica perché quando tutto sta crollando ed il suo regno sta per cadere in mano ai suoi feroci nemici,ella dice a Ciri di cercare Geralt.

Questi dopo il vano tentativo  di ricongiungersi con la giovane principessa, era stato imprigionato tra le mura di Cintra e aveva preso parte allo scontro tra le due città. Ora, trovare e proteggere Ciri è il suo scopo, e questa volta Geralt di Rivia non si sottrarrà al suo destino perché capisce che sa di fare la cosa giusta,come sempre, e che  la sua bambina che il destino ha regalato a lui ,senza possibilità di avere prole come la sua Yen per  allevarla nel modo migliore , avrà un un ruolo importante nel futuro di quel mondo direi decisivo,nelle guerre a venire.

Geralt sarà pure un witcher ma è capace di fare le scelte giuste vuoi quando non ammazza presunti mostri a comando,vuoi quando decide che aiutare Ciri è lo scopo vero della sua vita errante da emarginato.

Due parole infine per il fedele Sacco di topo.Egli fa  tutto quello che è in suo potere  nella lotta contro gli arroganti nilfgaardiani e come tutti gli uomini giusti e disinteressati,con grande spirito di servizio e che non tramano nell’ombra facendo un comodo doppio gioco, egli è tra i primi a pagare la sua fedeltà oltretutto credo che conoscesse il proprio destino ,ma finchè vivo egli si batte sempre  affinchè la principessa Ciri svolga il compito che il destino le ha assegnato

 

Anche questa puntata è molto interessante e didascalica in alcuni momenti ma non per questo noiosa o peggio gratuita

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei   miei bellissimi  ed elegantissimi avatar e firma

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« I am a wolf and I fear nobody. »

''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''

« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »

''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.

 

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Lyra Stark
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Inviato il 02 gennaio 2020 13:21 Autore

qualche notiziola

http://www.bestmovie.it/bestserial/the-witcher-in-parecchi-paesi-la-serie-netflix-ha-gia-superato-la-popolarita-di-un-altro-celebre-show/729679/ 

riassumo per comodità: in molti paesi per visualizzazioni The Witcher ha battuto Stranger Things, considerato il titolo di punta di Netflix.


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 
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JonSnow;
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Inviato il 02 gennaio 2020 13:24

Ok, Serie finalmente conclusa. 

 

Recensione 1x08:

 

 

Le fiamme divorano i primi fotogrammi, ma la terra non è l'unica cosa che erode.

Lenta e inequivocabile si manifesta altrettanta erosione, quella dell'individualità di ognuno. L'Io di chicchessia si riscopre vacuo e misero dinanzi all'ineluttabilità della distruzione, dinanzi a confini interiori pedissequamente prevaricati dalla volontà altrui di dominio, una silente e allarmante persecuzione di idee e coinvolgimenti. L'ambizione è quindi derisa, mortificata da una sua gemella ancor più tracotante e annebbiante per la mente. Lo stesso desiderio, elemento così personale e motivante, si riscopre vulnerabile, banale e mellifluo. Il capriccio della propria anima assume forme incomprensibili, sino a svalutarsi, sino a rendersi più inutile di quanto lo sia mai stato. E tutto ciò poiché tutto arde e tutto è vanificato. Così è sempre l'uomo dinanzi alla morte, al concetto del tristo mietitore e della valente signora che tutto spegne e tutto porta a fine. Per quanto l'essere umano possa valere, per quanto indomito egli sia, e per quante ambizioni e capricci egli possa profondere nell'esistenza, tutto ciò che egli è si ritroverà attanagliato nell'arrendevolezza e nella mistificazione nel momento in cui tale prospettiva di morte possa palesarsi su di lui e minacciare tutto ciò che spiritualmente e soprattutto materialmente egli perorava. Si è dunque ancor più preda di sé e degli eventi se non si riuscirà a ottenere la forza necessaria da dentro sé stessi per una altrettanto bisognosa auto consapevolezza, la possibilità di cogliere quanto il singolo e i suoi intenti siano di scarsa rilevanza in un quadro che affonda le proprie radici nell'universale e non può essere altrimenti circoscritto. Ogni immagine di battaglia non può che rimandare a tal filosofia, alle umane fissità del niente, dove l'introspezione perde di senso se la vita e l'esistenza stessa non sono onorate dal compiere ciò che conta realmente. L'assenza di ideologie sane e di fermezza diviene lo snodo cruciale in cui l'uomo annienta sé stesso. Non vi sono spazi, non vi sono centimetri abbastanza ampi da garantire la preservazione di quella stessa vocazione materialista che rende la mente così labile e incline ad auto omaggiarsi. Dinanzi alla distruzione, di fronte a urla, caos e clangore di spade che cozzano tutto diviene vuoto e privo di senso, e al contempo ci si riscopre. Si scopre la necessità di cominciare ad essere di più di quel che si è, di ritrovare amor proprio e vere motivazione. Si scopre la necessità di omaggiare sì qualcosa, ma la vita medesima e non il proprio ego, già corposamente sin lì nutrito. La scelta diventa pertanto inevitabile: preservare il meglio dell'esistenza o profondere distruzione e male. Il porsi a metà non è una possibilità tangibile, né concreta. E molti, qui, hanno scelto la prima strada.

 

Yennefer non può che sottrarsi a ciò che l'aveva sin lì alimentata, avvicinandosi di conseguenza alle parti migliori di sé stessa, così latenti e trascurate. Eppure ella è sempre stoica e coerente nel suo processo di auto convincimento: ella indottrina sé stessa di egoistici moventi, come se ogni suo gesto di nobiltà fosse esclusivamente mosso dalla volontà di mantenere la propria libertà intatta e come se affrontasse Nilfgaard solo perché entità che minaccia tale possibilità. Se ciò è in parte autentico, ancor di più lo è ciò che l'anima davvero: l'inseguimento di quelle stesse istanze positive che ella teme ma da cui è irrimediabilmente affascinata e di cui sente il richiamo quanto un essere umano annaspante, soggiogato da uno stato di apnea. Perciò ella segue il consiglio della mentore, rimembrando ogni ferita subita e inflitta, ogni dolore sperimentato su di sé e causato agli altri, ogni sofferenza emotiva e ogni trauma che l'ha resa ciò che è, esplodendo di negatività; una negatività che la rende irraggiungibile e potente, distruttiva e autodistruttiva, alienata e costante, unica e ambivalente, confinandola nell'irreplicabile. Ed è tutto ciò che le permette di far fluire verso l'esterno quanto ella avesse dentro, facendo sì che la sua magia annientasse al contempo le forze oppositrici, rivalendosi di ogni corpo bruciato come una cruda e affascinante vendetta che avvampa dinanzi a lei come il dolore a lungo ha avvampato dentro di sé.

Yennefer smentisce dunque sé stessa e lo fa tra le lacrime: la vita ha molto da darle quanto ella stessa ha da dare alla vita e agli altri. Ed è dinanzi ad un rogo catarchico che ella subisce tale lezione, non potendo opporsi ad essa.

 

Come non può opporsi Geralt di Rivia, letteralmente traghettato dal carro del destino, tra metaforiche e significative reminiscenze di un passato irraggiungibile e distante, ma che lo ha segnato così profondamente. L'abbandono di una madre, la mutazione, il respingimento dell'esistenza stessa, a cui però ha fatto fronte non respingendola a propria volta, non emarginandosi, ma diventando un qualcosa di diverso e singolare. Tutte le sue sofferenze emergono in modo incontrovertibile, eppure si rendono insignificanti nel momento in cui egli rinuncia alla propria individualità per un bene più grande, per il bene di qualcun altro. E' nella preservazione dell'idea di quel qualcuno che egli nobilita ancora e ancora il suo essere, sino a impreziosirlo di nuove consapevolezze. Il suo dolore passato diviene pertanto vacuo e passato, per quanto pulsante e rimembrante, dinanzi al possibile dolore di qualcun altro, un qualcuno a cui è legato e a cui sente il bisogno di ricongiungersi.

 

Ed è proprio nell'abbraccio finale, con quelle laconiche parole, che egli scopre tanto il fatalismo quanto l'enorme portata del destino. In un singolo istante, in un candido e innocente abbraccio, la voragine avuta dentro di sé sino a quel momento è ampiamente colmata, le ferite lenite, il suo animo ridestato.

 

Chi è unito dal destino troverà sempre il modo di ricongiungersi. Bello, affascinante, significativo.

 

 

Considerazioni finali:

 

 

• Episodio 8 che soffre ancora una volta della mediocrità degli effetti speciali, che rendono poco credibile l'atmosfera e forzano i fotogrammi minandone la serietà e la portata. Questo, in una battaglia così ampia e cruciale, pesa moltissimo. Ma c'è poco che si potesse fare in tal senso.

 

• Di come abbiano gestito le plotline ne abbiamo già discusso, è quanto ha assassinato l'animo dei non-lettori. Errore marchiano non renderle più fruibili e chiare, dato che si tratta di una serie al debutto.

 

• Come si pensava ed ampiamente ventilato, la Season 1 si è rivelata più un grosso prequel introduttivo che una vera e propria trasposizione in atto. E' dunque una macroscopica iniziazione alla saga stessa, misto tra veri flashback, parti del romanzo e racconti brevi slegati. Ciononostante è stata ampiamente fedele al cartaceo, più di quanto si possa pretendere da una trasposizione televisiva di solito.

 

• Tutto l'arco di Cirilla è stato gestito malissimo, rendendosi distante e poco approfondito su ciò che conta davvero, ossia senso e introspezione. E' stato tratato così male al punto da aver reso quasi filler una vicenda che è invece il fulcro della saga di The Witcher.

 

• Alcuni casting totalmente sbagliati. Triss Merigold, ad esempio, che nulla ha a che vedere per fattezze con il proprio character, tanto per look quanto per etnia. Altro esempio Fringilla Vigo interpretata da un'attrice di colore, pur avendo caratteristiche totalmente differenti. Ma in genere non è nemmeno questa differenza estetica a pesare, quanto bravura in sé e fascinazione. Entrambe si sono rivelate piuttosto anonime rispetto alla crucialità che i loro personaggi portano con sé. Lo stesso si può dire, almeno in parte, anche per il casting di Ciri. Molto carismatici invece Calanthe e Ranuncolo (che, a proposito, sì è umano ma la storia del not-aging è un antico dibattito anche per la controparte nei libri), con performance graditissime che hanno dato ancor più lustro e importanza ai characters in questione.

 

• Henry Cavill assoluto protagonista, di nome e di fatto. Ha ampiamente smentito i miei dubbi, rivelandosi all'altezza tanto del ruolo quanto del compito. Tormentato, elegante, dinamico, oscuro, disilluso e profondo. Il suo Geralt può già definirsi iconico.

 

 

Per ciò che concerne CGI ed effetti vari, siamo ad un livello decisamente scarso, così come concerne la cura di determinate ambientazioni. Ma in questo senso tutto dipende sempre dal budget a disposizione. Riguardo la narrazione e la gestione in sé, poteva essere fatto un lavoro migliore, ma la fedeltà al cartaceo e il focus posto su taluni dettagli fa comunque onore e lo rende un prodotto singolare per rispetto verso l'opera.

 

C'è molto molto lavoro da fare e la strada è lunga, ma il potenziale è evidente ed io, personalmente, ho gradito.

 

Il giudizio complessivo è per me un 7.


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« I did what I thought was right. » Jon Snow

« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister

« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learnWinterfell is Our Home, we have to fight for it.  » - Sansa Stark 

« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark

« good act does not wash out the bad, norbad act the good. » - Stannis Baratheon

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

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Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.

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rhaegar84
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rhaegar84
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Inviato il 02 gennaio 2020 16:56

io intanto ho preso e letto i primi 2 libri, i prequel diciamo, e adesso parto con il terzo/primo della saga. li ho trovati interessanti e in alcuni capitoli anche divertenti. rispetto alla saga geralt è più presente mentre nella serie si è dato maggior spazio a yennefer (dove nei libri non si parlo chiaramente del suo passato, almeno nei primi 2) e ciri. alla lunga forse era meglio seguire i libri in maniera più fedele. non so però poi nel videogioco come si siano sviluppate le trame. quindi magari si è preso sia dal cartaceo che dal videogame. 



Iceandfire
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Iceandfire
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Inviato il 02 gennaio 2020 18:56

 

Ho trovato in questa puntata molto molto brava ed espressiva Anya Chalotra più che in altre puntate.E’ un personaggio che va oltre la strega delle favole dei fratelli Grimm,ovviamente cattiva.Perfetto il suo casting come quello di Geralt che peraltro deve essere poco espressivo perché estremamente geloso dei suoi sentimenti: fantastico Cavill!

Spoiler 1 x 8

 

Yennefer si è unita ai maghi tra i quali c’era la sua mentore Tissaia, maga e membro del Concilio dei maghi e preside di Aretuza ,per combattere i nilfgaardiani e come sempre sembra ironica,carcastica,non interessata perché ha già vissuto 3 vite e nessuna di esse l’ha soddisfatta ,ella cerca qualcosa che al momento sa di non poter avere .Ma in questa puntata finale la sua  maturazione arriva alla fine : solo in un momento cruciale per i destini di vari popoli ella  capisce quale è appunto la sua eredità da trasmettere  in questo supportata moltissimo dalla rettrice.
 
Tissaia,come si era capito da un sorriso al volo nei suoi confronti mentre era una allieva che non conosceva le sue enormi potenzialità, aveva grande considerazione ma pure affetto per lei anima contorta come il suo ex corpo e che tale resta anche dopo l’operazione che la trasforma in una bellissima,sarcastica,disillusa maga. E Tissaia le dice che deve liberare il caos canalizzando tutto il proprio passato, tutto  il male che le è stato fatto e tutte le  emozioni provate nelle sue vite specie quelle negative.E allora Yen libera tutta la negatività, tutto il dolore accumulato e in parte consciamente rimosso subito nelle tre vite che ha vissuto  e alla fine brucia letteralmente tutto il delirio di potere dei nilfgaardiani.
 
Ma non sappiamo poi dove è finita ,sappiamo solo che le maghe al servizio della algida Frigilla ,che non coltiva un briciolo di umanità per nessuno  sono prosciugate ,rinsecchite e risucchiate nel nulla dopo aver creato su suo ordine  bombe di fuoco da lanciare sui nemici ( Yen è bravissima a intercettarle e farle esplodere altrove) .

Il fuoco che scaturisce da Yen ai massimi livelli ricorda vagamente le fiamme che Mel sprigiona sulle trincee nella 8 x3 di GoT ( bellissima vista in blu ray)

E la figura di Yen ricorda Jean Grey
Jean, dopo la sua morte e congiunzione con il luogo di incubazione cosmico della Fenice, è stata definita Fenice Bianca della Corona (White Phoenix of the Crown) e in questo ruolo ha salvato e riscritto per un'ultima volta la storia della Terra.Ella è  un'importante figura di riferimento nella vita di tutti coloro che le sono stati accanto: moglie e primo amore di ciclope, "figlia" e discepola di Charles Xavier principale interesse sentimentale di Wolverine etc

A questo proposito,essendo l’autore dell’opera cartacea un polacco, Andrzej Sapkowski, non ho potuto far a meno  di pensare  ad una sorta di riferimento storico al regime nazista ( circa il regno di Nilfgaard) che invase la Polonia e che considerava i polacchi come persone di nessun conto che meritavano di essere vessate ( basta andare a Cracovia nella  fabbrica di Schindler per capire perfettamente il rapporto tra invasori ed invasi polacchi visto che ci sono sale in cui sono allocate foto della vita dei polacchi prima e dopo l’invasione)

E veniamo a Frigilla ,male rappresentata direi se non nel suo intento preciso di supportare acriticamente  il male e portare alla vittoria i nilfgaardiani,non era un mostro additato al pubblico disprezzo e ludibrio,ma mostro diventa per la sua immensa sete di potere che le serve per affermare solo se stessa ,il suo egoismo anche nel mostrare di essere la strega migliore. Nei libri ho letto che Fringilla e il witcher ebbero una relazione amorosa molto intensa, al punto che la maga fece di tutto affinché il witcher non lasciasse il castello dove dimorava. Tuttavia, Geralt non riuscì mai a dimenticare Yennefer, nonostante i sentimenti che provava per Fringilla, tanto che durante un momento di passione tra i due, il witcher pronunciò sottovoce il nome della maga di Vengerberg ( ricorda qualcuno di GoT vero?)

In ogni caso Frigilla è un personaggio minore ,male castato peraltro ma che secondo me sta a significare tutta la seduzione del male se esso porta al potere assoluto, male rappresentato anche dai serpentelli che avvelenano l’ambiente e che alterano la mente delle maghe che si opponevano allo strapotere di Nilfgaard.

E il nostro lupo bianco?Come sempre avverte del pericolo chi si preoccupa per i cadaveri di morti da giorni ma come sempre,generosamente corre in aiuto dell’uomo assalito dai zombi voraci  ( sembrano quelli di Got che assaltano Bran e compagnia in GoT)  e viene azzannato da una gamba il che induce una ferita grave che deve essere curata

A causa della ferita infetta lo strigo diventa vittima di allucinazioni, grazie alle quali possiamo dare uno sguardo alla sua infanzia e capire cosa ha forgiato il suo carattere.Apprendiamo che la maga Visenna, sua madre, lo aveva abbandonato affinché diventasse un Witcher e compisse il proprio destino. E ci viene mostrata tutta la sofferenza del bambino per l’abbandono improvviso e perpetrato con l'inganno, e il suo amore-risentimento per la madre .

Molto bello è l’espediente di alternare nel suo sogno delirante il volto di Renfri con  quello di Yennefer e di sua madre: le tre donne di grande importanza per vari motivi nella sua vita.E sempre in sogno egli ripercorre il suo duro addestramento a Witcher  ( 3/10 ce la fanno e sono inizialmente bambini innocenti il cui destino orribile si deve compiere)

Il lato umano del macellaio di Blaviken si ripropone in modo molto evidente ,infatti come si era capito da subito egli  prova sentimenti compreso il rancore-amore per la madre e nutre delle debolezze, in qualche modo tutte legate a una figura femminile che per lui ha un peso importante, trattasi di donne del destino peraltro

E il solito incontrastabile ed ineludibile destino  vede insieme il Lupo Bianco, il cucciolo di leone di Cintra e la maga di Vengerberg già perché nella commovente scena finale in cui Geralt e Ciri si abbracciano con sollievo e speranza ,Ciri chiede a Geralt : “Chi è Yennefer?“

Ecco questa è la triade su cui verterà probabilmente la seconda stagione

 

Considerazioni finali

Concordo con molte conclusioni finali di  @JonSnow; che non sto,quindi,a ripetere

Certamente alla fine della 1 stagione di questa intrigante serie ( se non fosse intrigante non avrebbe spinto molti a comprare i libri ) i 3 personaggi principali sono stati messi sulla scacchiera e ci sono stati riportati importanti particolari delle loro singole storie che si intrecceranno nella stagione 2

Credo che tutti abbiano capito come e perché essi siano strettamente legati tra loro.Certo i lettori sono stati avvantaggiati ma gli spettatori non lettori alla fine hanno unito tra loro i fili della storia , ergo, secondo ,me gli sbalzi temporali, man mano perfettamente compresi se si guarda il tutto con attenzione non pensando solo a criticare apriori,hanno reso la storia ancora più interessante e fruibile nonostante tutto.

 

Non è una favola per bambini  e lo si capisce anche grazie ad essi

Non so se tutti hanno notato nella sigla iniziale della 1 x 8 il bellissimo intreccio animato  che porta alla formazione del ciondolo di lupo che Geralt ha al collo,suggerisco di guardare con attenzione tutti i movimenti

Voto 7,5    

 

 

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Lyra Stark
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Inviato il 02 gennaio 2020 19:12 Autore

In realtà è il logo della serie che riunisce i suoi 3 protagonisti: Geralt simboleggiato dal lupo, Cirilla dalla rondine che è il significato del suo nome elfico, e Yennefer dal fiore. 

Credo che il ciondolo che Geralt ha al collo abbia solo il lupo che è il suo simbolo.

Tra l'altro ho scoperto che i lupi bianchi o per meglio dire artici hanno gli occhi gialli proprio come il nostro.


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

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Inviato il 02 gennaio 2020 20:27

L'accostamento al lupo artico è molto coerente, questo anche al di là del colore relativo all'iride.

 

La specie artica, per chi ne ha conoscenza, è tra le più interessanti e singolari poiché tra le poche  dei lupi ad essere ambivalente, tanto in grado di essere integrata in una dinamica a gruppo quanto a estraniarsi in una singola. E' continuamente parte e non parte del branco, ed è in grado di vivere in entrambi i modi. Non ci si ritrova dinanzi ad un vero e proprio lonewolf, ma ad un lonewolf che diviene tale nel momento in cui avverte il bisogno di allontanarsi dalla dimensione corrente, spesso non rivedendosi in essa, isolandosi per poi ricreare un branco solamente proprio in modo ciclico.

 

Al contempo nel lupo bianco l'ambivalenza si estende anche al comportamento sociale, perché la sfiducia verso la presenza umana è solamente parziale. E' in grado di rapportarsi all'uomo senza temerlo, ma al tempo stesso non è quella la sua sfera.

 

Questo tipo di attitudini e comportamenti sono perfettamente congrui a quelli del protagonista della serie. Geralt è lonewolf ma contemporaneamente non lo è, come vediamo tanto con Ranuncolo quanto con Yen e, successivamente, con Ciri. Inoltre pur essendo disincantato rispetto alla natura umana, egli non la teme e non si isola del tutto dalla stessa, non rinunciando ad integrarsi nelle loro funzioni e inclinazioni comportamentali, risolvendo molto spesso anche le loro grane.

 

Diciamo che è quasi del tutto perfettamente allineato al simbolismo costituito da questo particolare lupo, tra l'altro dai sensi particolarmente acuti; mai del tutto violento, ma letale se necessario. Proprio come Geralt, che non trova piacere nel togliere una vita, ma lo fa in modo abile ed inequivocabile se la situazione dovesse richiederlo. 


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Iceandfire
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Inviato il 02 gennaio 2020 20:37

Avevo visto giusto come riporta il link 

https://www.justnerd.it/2019/12/28/the-witcher-cosa-significano-i-simboli-che-appaiono-allinizio-delle-puntate/

Quello della ottava e’ bellissimo per come si forma reso estremamente plastico ed elegante dal bianco e nero 


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