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Scrivi tu che scrivo anche io
H di hacktuhana
creato il 29 gennaio 2015


Seija
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Seija
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Inviato il 29 giugno 2015 18:40

Mi prendono spesso di te

confusi sensi di lontananza

distanza vacua che allunga le immagini,

le schernisce in tremolanti icone di poveri sorrisi.

E così ti deformi in parole e frasi incompiute,

in sguardi e visi che offrono alle mie dita

una carne impalpabile.

Ed è come tirarsi dietro la memoria

in una notte così vuota e lunga

da sembrare un'eternità di stagioni.


H
hacktuhana
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hacktuhana
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Inviato il 30 giugno 2015 1:09 Autore

Mille stelle nel cielo non mostrano altro,

che niente risulta diverso,

seppur possa, ognuna di esse, brillare.

 

L'oscurità è a dettarne l'intenso.

Il fuoco pulsante e la luce splendente.

 

Togli l'abisso più nero, e infinite bellezze cadranno,

senza valore.

 

Spegnile tutte, anche una per una,

Finalmente vedrai quanto buio rimane.


A
Aegon il mediocre
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Aegon il mediocre
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Inviato il 30 giugno 2015 21:26

Ho scoperto ora questa discussione, molto interessante...

Qualche tempo fa scrivevo poesie, cercando di sperimentare, facendo il più possibile labor limae e cercando di usare un linguaggio semplice e chiaro per spingere maggiormente sulla musicalità e i livelli di significato... ahimè chissà dove ho ficcato i miei lavori.

 

L'unica che mi ricordo, proprio perché è brevissima è la seguente...

 

Guarisco se filtro dal suono

una nota, un'immagine viva.

 

Se non mi mandate a quel paese magari ogni tanto scrivo qualcosa ahahah.


                   2zexno1.png                       

 

" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

H
hacktuhana
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hacktuhana
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Inviato il 30 giugno 2015 21:33 Autore

No tutt'altro :D

 

Scrivi! XD Hahahahaha

 

 

No veramente, ben vengano le tue poesie!

 

Specie se cerchi la musicalità poi... molto interessato :)


A
Aegon il mediocre
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Inviato il 30 giugno 2015 21:37

Ahahah ok, allora quando ho tempo mi metto sotto e condivido qualcosa :yeah:


                   2zexno1.png                       

 

" Sono io la tempesta, mio lord. La prima tempesta e l'ultima "

 

Volevo essere il re del mare, ma all'anagrafe sbagliarono una lettera

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Seija
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Inviato il 06 luglio 2015 16:05

Dolce,

è riposo

lento

che scivola

nei pensieri.

Tenero,

è piatto

e pur sembra

che sinuoso

si muova

tra le onde

tenui

della notte,

calmo

il tuo abbraccio

che ai tuoi

attimi

mi lega

con morbidi

lacci

d'argento

e malva.

Lì,ove

lo sguardo

del mare

l'orlo

non scorge,

lì sotto

le nostre

anime,

sai che

ti è accanto.

 

Spiragli

d'amore

o scherzi

del destino,

il silenzio

della notte

ci avvicina.

Modificato il 05 July 2024 17:07


Seija
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Inviato il 07 luglio 2015 17:01

C'è un chiaro

silenzio

che si illumina

sulle tue parole

e nella notte

il tiepido

calore

del nostro

abbraccio

d'amaranto

risplende

nei sordi

sentieri

opachi

del tempo.

E sfiori

una struggente

perfezione

quanto questo

infinito

specchio

s'innalza

agli angoli

più remoti

delle stelle

Od il sole

infiamma,

o sei mio

soltanto.

E quale

autentica

armonia

rapisce

i nostri sguardi

e frantuma

il respiro,

sconvolge

l'animo

fino al tuo

volto,

corpo

che amo.

Voce

di petali

sinuosi.

Oceano

a braccia

aperte...

gridi.


H
hacktuhana
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H

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Inviato il 07 luglio 2015 18:33 Autore

Come quel senso di risveglio perso appena aperti gli occhi,

come quel soffio di respiro dato senza prender fiato,

restare a esistere per chi vuole vedere,

non trasmettendo tracce che sul niente a ricordare.

 

Che cosa poi sia il vivere davvero?

Che a chi non ne capisce, non c'è posto ad arrivare?

E cosa sia il battito più forte in petto,

o che di sguardo acceso sconosciuto nei riflessi?

 

non saper guardare,

ma scrivere parole e sogni, per poterne traspirare,

o non vedere dentro a motivare,

ma a illudere se stessi per volare.

 

E voi,

voi che più di tutti gli altri guardate in faccia,

avrete sempre da mostrare quel che dio vi ha regalato,

e inconcepibile rimane tutto quel che vi è diverso,

forse che vi disturbi quanto dico?

Forse che vi prospetti un dubbio mai pensato?

 

Io vi consiglio almeno questa volta,

ridete verso chi vita non ha mai imparato.

E la ragione è vostra, non c'è che dire,

se quanto esce da viscere rose dal sangue,

angeli non riescono a dar nome.

 

Seppure,

a ben vedere, gli angeli

son genere d'amore.



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Inviato il 09 luglio 2015 15:07

Sono scappati i cavalli azzurri

dalle stalle dei tuoi pensieri, corrono liberi

sulle tue dita, sulle mie, sugli occhi

che aprono piste, lanciano ponti, passerelle

di emozioni, sudori, tremori.

Chiudi le porte, non lasciare che tornino

all'oscurita'delle greppie, alle foibe

delle angosce, ai silenzi inattivi di mute

attese.Lasciali, sentili nel galoppo, nel tumulto

della vittoria, là dove si corre un palio

che non conoscevi, neanche immaginavi.

Senti come corrono, mandrie

di impronte volanti, di segni ventosi,

di ansiti ritmati su lunghe distanze,

di sbuffi e narici dilatate nei sogni

che poi la notte riordini

con labbra umide di tremante fantasia.



Seija
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Inviato il 10 luglio 2015 15:01

Nell'urlante ippodromo che dentro

tambureggia,corro una scandalosa felicità.

Nell'aria annuso piogge bracconiere

e brecce-immagini-a solleticanti

moti,scorrerie ad arrischiare

mete,e il delirio di una lunghezza

infine,sull'ebbrezza del traguardo.

È Dioniso,

che scortica

che corre

che morsica.


E
Eddard Greyjoy
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Eddard Greyjoy
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Inviato il 12 luglio 2015 1:52

Ebbene l'ispirazione è riuscita a tornare. Tra qualche giorno pubblico uno scritto. Giusto il tempo di scrivere e dare una letta. :D


E
Eddard Greyjoy
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Inviato il 14 luglio 2015 18:26

Nuovo estratto dalla saga...:) Buona lettura!

 

"No, no! Non doveva andare così!"
Dentro di sè Trimar Vraed si sentiva quasi distrutto. Avrebbe potuto piangere a dirotto per liberarsi di tutto quel peso. Invece, per non dare l'impressione di essere una femminuccia o un debole, aveva scelto di non versare nemmeno una lacrima.
In quel momento si trovava nella Stanza Reale, solo insieme al padre. Entrambi per molti minuti se ne erano stati seduti a guardare nel vuoto, senza dire una parola, assorti in chissà quali pensieri.
Infine, Bavar Vraed decise di porre fine a quel silenzio interminabile: <<In questi momenti mi domando che ho fatto per aver un figlio così irresponsabile. Il problema è che non trovo nessuna risposta.>>
<<Ho fatto quello che ritenevo giusto.>>
<<Lascia che mi congratuli con te. Hai fatto veramente un buon lavoro.>> Detto questo, il padre iniziò a battere lentamente e in maniera palesemente ironica le mani. Poi riprese a parlare, ma la voce, prima calma, era cambiata repentinamente:
<<Sei un idiota! Questo è il minimo che posso dirti. Ma l'hai mai usata in vita tua quella testa? Hai mai ragionato? Avanti, rispondi!>> Trimar non fece in tempo ad aprir bocca, che già Bavar aveva ricominciato la sua predica: <<No, no, non scomodarti. Diresti solo sciocchezze. Anzi, ora stammi a sentire o almeno provaci. Devi imparare una volta per tutte a non essere così istintivo. Le bestie usano solo l'istinto. Noi uomini, invece, sappiamo anche usare la ragione. Tuttavia, a malincuore devo constatare che tu non sei un vero uomo. Peccato! Una delusione dopo l'altra: prima Immis sparisce, poi tu fai il temerario, credendo di arrivare chissà dove.>>
A quel punto anche il figlio sbottò: <<Come puoi parlare così? Da che pulpito? Sono stato l'unico in tutto il regno a fare qualcosa. Tu te ne sei stato a "ragionare", a pensare. Risultato? Niente. Avrebbero potuto stuprarla, ma tu avresti continuato a non fare nulla.>>
Quelle parole avevano per un attimo lasciato con le spalle al muro il vecchio Bavar.
"Ecco cosa succede a starsene solo a pensare. Non si agisce più." pensò Trimar, fissando il padre con aria di sfida.
<<Capirai da solo, figlio, che hai agito nel modo sbagliato. Immis ora è sparita. Non so chi l'abbia rapita e dove sia andata. Forse non te ne sei accorto, ma questo è stato un bene. Siamo stati fortunati.>>
"Fortunati? Che idiozia!" disse tra sé e sé Trimar, lasciandosi scappare una risatina, che Bavar notò subito.
<<Mi fa piacere che ti facciano ridere le mie parole. Di solito non sono bravo a far divertire. Comunque, ascoltami bene. Immagina cosa sarebbe successo se Immis non fosse sparita, quando sei stato scoperto. Ci hai mai pensato? Forse non te ne rendi conto, Trimar, ma il Lord di Altatorre è capace di tutto. Avrebbe notato subito quanto ci tenevi a liberare Immis e, a quel punto, non avrebbe esitato a fare ciò che voleva con lei, solo per il puro gusto di farti infuriare. Poi ti avrebbe umiliato insieme a tua sorella e mi avrebbe chiesto riscatti su riscatti per liberare entrambi. Ho speso già molto per riaverti qui con me. Sei uno sciocco e un irresponsabile, ma sei mio figlio e se non ti volessi bene, non avrei dato tutto quel danaro per il tuo riscatto.>>
Trimar, tuttavia, sembrava aver ascoltato solo alcune delle tante parole del padre e ricominciò a parlare, cercando di nascondere come poteva il suo palese nervosismo: <<Forse hai ragione, ma, per tutti i fulmini, cosa pensi di fare adesso? Prima c'erano speranze, ma ora ce ne sono molte di meno. Non sappiamo ancora chi sia stato a portar via Immis, perché lo abbia fatto e dove sia ora. Il mondo è troppo vasto e nè io nè tu possiamo conoscerlo tutto in ogni suo dettaglio. Ti dirò di più: non ci sono solo le Grandi Terre. Esistono altri continenti, isole, luoghi impervi e inesplorati. Potrebbe essere dovunque.>>
Terminato il suo discorso, sentì una forte rabbia e, allo stesso tempo, tristezza e delusione dentro di sé.
"Maledizione! Come la trovo ora?"
Bavar conosceva bene suo figlio e notò subito che qualcosa non andava. <<Siamo in due a sentirci distrutti. Perdere una figlia è tremendo. Voglio essere ottimista e sperare che i suoi rapitori non l'abbiano uccisa o almeno non le abbiano fatto troppo male. Spero che stia il più bene possibile.>>
<<Lo spero anche io. Voglio bene a mia sorella più di ogni altra cosa. Questo ormai ti è chiaro.>>
<<Chiarissimo. Io voglio bene sia a tua sorella, che a te. Per questo ho preso la decisione di bandirti dal regno.>>
Quelle ultime parole lasciarono Trimar per diversi istanti ammutolito e sorpreso. "Ma...cosa sta dicendo?"
<<Sei impazzito, padre! Tutto questo ragionare ti ha danneggiato il cervello! Prima dici che mi vuoi bene e poi mi mandi via così tranquillamente. Scherzi, vero?>>
<<Trimar, Trimar, figlio caro, ancora una volta non fai che usare il tuo istinto e non pensi abbastanza, prima di agire. Sei il mio erede di diritto, ma se continui così, se non cambi, non sarai mai pronto per prendere il mio posto. Ecco la missione che ti do: trova Immis e non tornare senza di lei. Se lo farai, ti farò cacciare di nuovo e ti farò controllare per impedirti di tornare ancora. Vuoi tua sorella? Allora vattene da quest'isola e cercala. Mi fido di te e so che riuscirai a trovarla. Anche se ci vorranno mesi o anni, prima o poi saprai dov'è e tornerai con lei. Ti mando via, ma lo faccio a malincuore. Sentirò la tua mancanza, come ora sento quella di Immis.>>
<<Bene, mi metterò in viaggio il prima possibile. Innanzitutto, devo richiamare i membri del mio gruppo.>>
<<Questo non è possibile, Trimar. Sono tuoi complici. Anche loro hanno disobbedito come te agli ordini. Ritengo giusto che paghino. Staranno nelle prigioni il tempo necessario perché capiscano.>>
<<Ma sono i migliori che ci siano, padre! Sono forti, furbi, agili, non ci sono uomini come loro. Non puoi sostituire i miei con nessun'altro.>>
<<Troverò le persone giuste per sostituirle o, almeno, ci proverò. A quanto pare sarà difficile. Ma prima, ti chiederò questo: sai cosa rende un gruppo, un equipaggio o addirittura un esercito forte e anche difficile da sconfiggere? Chi li comanda. Se il capo non si mostra all'altezza, allora anche il suo gruppo, come lo chiami tu, non sarà forte come dovrebbe essere. Non sei pronto per i tuoi uomini, te lo dico con sincerità, figlio mio. Se fossi alla loro altezza, non esiterei a liberarli e a farli partire con te. Non ti darò degli scarti, dei fannulloni. Ti darò gli uomini più fidati che conosco.>>
Trimar decise di andarsene via e si diresse verso la porta. Prima di uscire, si voltò verso il padre e disse: <<Puoi anche risparmiare tutta questa fatica. Tieniti i tuoi uomini fidati. Se non avrò i miei, allora tanto vale fare tutto da solo.>>
Detto questo, uscì e, mentre scendeva le scale, sentì il padre esclamare: <<Buon viaggio! Non deludermi!>>
"Non preoccuparti. Prima, però, non devo deludere mia sorella. E per farlo, mi servono i miei uomini, che tu lo voglia o no."


Seija
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Seija
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Inviato il 16 luglio 2015 15:07

Getta

in alto

l'essenza

dell'attimo

perfetto

e le rose

mai colte

ed il sogno

della luce.

 

Voleranno,

si confonderanno,

vivranno

 

finché tu vorrai.

Raccogli

l'eterno

negli occhi

chiari,

spoglialo

dei rancori,

rendilo

struggente.

Puro.

 

Parlerà

del tuo tempo

e dell'amore

che fra noi vive.

 

Per sempre.


E
Eddard Greyjoy
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Eddard Greyjoy
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Inviato il 17 luglio 2015 23:35

questo è quello che ritengo il prologo della mia saga. Buona lettura!

 

<<Ma dove sono?>>
Qembris si sentiva confuso e spaesato. Guardarsi intorno non servì a niente: ogni cosa in quel luogo era per lui totalmente ignota. La torcia che teneva in mano era l'unica fonte di luce. Cercò di capire dove si trovava.
<<Sembra una galleria. Sicuramente sono sottoterra.>>
Continuava a parlare ad alta voce, convinto che nessuno potesse sentirlo.
Credeva di essere completamente solo. Invece, udì quelli che sembravano i passi di alcuni uomini. Il rumore si faceva sempre più alto, finché Qembris vide arrivare, correndo e con delle torce, il suo capitano, seguito da Gnoho, da uomini sconosciuti e da una ragazza. La bellezza di quest'ultima lo fece sorridere.
Il capitano si mise a rimproverarlo senza fermare la sua corsa: <<Che fai? La statua? Avanti! Corri!>>
Uno degli uomini esclamò: <<Coraggio! Ci siamo quasi!>>
Non chiese a nessuno dove si stavano dirigendo così di fretta. Cominciò anche lui a correre velocemente e in un attimo si trovò davanti solo Gnoho, che aveva un passo incredibile.
Quella galleria sembrava lunghissima. Qembris si accorse di correre così veloce da lasciare sempre più indietro il resto del gruppo. Girò più volte la testa, ma dei suoi compagni ormai non c'era traccia. Erano troppo rapidi loro due.
Si rivolse al suo compagno di avventure per mare: <<Gnoho! Mi senti? Dovremmo aspettare gli altri! Sei d'accordo?>>
Nessuna risposta.
Si girò ancora una volta per controllare se qualcuno, allungando il passo, li stesse raggiungendo.
Quando tornò a guardare davanti, si accorse che il marinaio era totalmente immobile. Non fece in tempo ad arrestare la sua corsa e lo scontro fu praticamente inevitabile.
Urtò con una certa violenza, dovuta alla velocità, il suo amico, che, tuttavia, non fece una piega. Egli, al contrario, sentì del dolore.
<<Accidenti, ma di che sei fatto?>>
Aveva ancora gli occhi rivolti a terra. Quando li alzò, capi perché il compagno era rimasto come paralizzato.
Quello che si trovò davanti era uno spettacolo incredibile. Non credette ai propri occhi.
Ma il godimento per quella vista fu molto breve. Udì una voce urlare "guai a voi!" e, girandosi, notò che Gnoho perdeva molto sangue: qualcuno gli aveva tirato un coltello.
Si guardò attorno e notò alcuni uomini. Molto probabilmente o erano arrivati prima di loro o erano giunti attraverso un'altra via, un'altra galleria.
Uno di loro prese un altro coltello e lo lanciò contro di lui. Qembris, invece di tentare di evitare la lama, chiuse gli occhi.
Quando li riaprì, si trovava in un ambiente familiare: la branda della cara vecchia nave.
"Solo un sogno." pensò.
Qualche istante dopo sentì la voce del capitano: <<Avanti, poltroni! Giù da queste brande!>>
"O forse è qualcosa di più."

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Eddard Greyjoy
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Eddard Greyjoy
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Inviato il 18 luglio 2015 19:45

Questa è abbastanza particolare. Si chiama "silenzio"

 

Silenzio

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Ultima Risposta
4 anni fa

MIGLIOR CONTRIBUTO IN QUESTA DISCUSSIONE
H
hacktuhana
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Seija
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Eddard Greyjoy
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Stella di Valyria
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