Cosa cerchi di sapere
che io non sappia già.
La nostra durata si conta sui fili
d'erba disciolta in sale
e dopo verrà il cielo
con il suo fragore di stelle
a scuoter e gettar lontano
ogni frammento di parola.
Ce ne andremo così
da queste lucciole bambine,
dal cortile che silenzioso
poggia sguardi in ombra,
dai passi che si calpestano
lungo la notte,
da un cuore impazzito
su un verso informe.
Ma il tempo non avrai
per chieder dove siano i tuoi anni.
Fenice.
Danza su nuvole di circostanza,
questo incantesimo che oscura il mondo,
pioggia di un'anima che sta nascendo,
risveglio che ci distrugge i sogni.
E fingerai di passarci affianco,
fotografia di un istante eterno,
veglia continua di profumi intensi,
vestaglia di una rinascita.
Cosa vive fuori, al di là degli occhi,
solo un passo oltre,
dorme nella mente,
costruisce immagini,
castelli fragili, domande inutili,
altrove istante.
Echi lontani disturbano il cielo,
campi sommersi di inutili ali,
rabbia, dolore, paura di urlare,
veli di cenere sulla vita.
Ricordi rimodellati dal tempo,
menzogne rese più vere del sangue,
sabbia ci resta da stringere in mano,
stanche rovine di divinità.
Sopravvive ancora, al di là del senso,
resta nell'attesa,
immortale evento,
sia la luce o tenebra, sia falso o verità,
esiste nel nulla, se
nulla esisterà.
Che a provare a dormire poi finisci a pensare
e alle mille domande non rispondi che niente,
poi vai via coi ricordi e le cose passate
quando qualcosa scordi o ti sembran cambiate,
trovi qualche rimpianto che alle labbra dan morsi
e trattieni un po' il pianto singhiozzando rimorsi,
per trovare coraggio provi allora a sognare
quante cose che ancora puoi vedersi avverare,
senti il cuore che batte, il silenzio respira,
gli occhi restano aperti alla mente che gira,
che a provare a dormire, questa notte non riesci,
come tutte le volte che la storia conosci,
quindi ti alzi dal letto, scrivi quello che hai dentro,
accarezzi il tuo gatto e ti scopri un sorriso,
hai capito che forse a cercare risposte
basta solo scoprire dove sono nascoste,
chi ti resta vicino o chi porti nel cuore
son le uniche cose cui non puoi rinunciare.
La notte scorsa non riuscendo a riprendere sonno, stando a letto, con gli occhi aperti al buio, ho ripensato alla maestra dei primi tre anni di scuola elementare. Come tutte le vere maestre aveva un doppio cognome, si chiamava Scaglione Gervasio. Prendeva alla lettera i modi di dire figurati, come “bagnare il naso”. A me piaceva primeggiare, non lo nego, ma mi faceva senso essere costretto a dare una leccatina con la lingua sul naso di un mio compagno.
Il rito iniziava con la consegna dei compiti in classe corretti. Accompagnato dall’annuncio della maestra: «Questa volta Giacinto ha bagnato il naso a Carlino. Su venite qui alla cattedra e tu facci vedere che gli bagni il naso». Non avevamo le classi miste, non mi sarebbe dispiaciuto dare una leccatina al naso di una bambina. Fra maschi mi faceva un po’ schifo. In particolare con Carlino, perché lui, mentre gli bagnavo il naso, mi sussurrava una frase che non ho mai capito se fosse un invito o un ordine. Che io peraltro non ho mai eseguito; la mia disobbedienza non ha mai prodotto conseguenze spiacevoli. In cambio io non ho mai fatto la spia, non ho mai detto: «Signora maestra, Carlino, mentre gli bagnavo il naso, mi ha detto piano “basme el cul”».
Lei avrebbe di sicuro sgridato il mio compagno, perché in classe era assolutamente proibito parlare in piemontese. Avrei potuto riferirlo in italiano ma non suonava tanto bene.
Anche trovarmi nella condizione di avere un naso bagnato da un compagno mi dava enorme fastidio e forse è questa la ragione per cui facevo sforzi disumani per essere il primo in classifica, essere un leccatore e non un leccato.
Mia madre allevava le galline per avere le uova fresche; avevo pensato che se mai mi fossi trovato nella necessità di sottoporre il mio naso alla leccata di un compagno ci avrei prima spalmato sopra un leggero strato di ca**a di gallina, che noi chiamiamo “Sguicia”, una parola che comunica bene l’idea della sua scivolosità.
La nostra maestra ci aveva spiegato che tutto ciò che non è vietato dalla legge è permesso. Mi ero informato, non c’era nessuna legge che vietasse di spalmarsi sul naso della ca**a di gallina.
Oggi, memore dei vecchi tempi, sono andato dal vicino di casa, lui alleva ancora i polli, e gli ho chiesto di lasciarmi fare una visitina al suo pollaio.
E dunque…
Nessuna volontà di insegnarvi niente, scusate,
non ho quest'intenzione.
Chi mai potrei essere per saperne di più,
chi ha mai nominato la mia vita, esempio?
O i miei pensieri possono avere la presunzione di spiegare la verità?
Non vogliono essere parole incise a fuoco eterno, le mie,
ne le mie stupide poesie hanno l'ardire di chiamare sentimenti attorno, e dentro,
io faccio ciò che posso, io vivo ogni momento dedicato al dubbio.
E non ho Dio da ricercare, e non ho dei da far vedere,
io non dirò pensiero modellato al giusto,
se del mio sangue non ne scorre,
non nascondo margini, perché in assenza,
di me,
niente esiste,
niente modelli e scuole, a escludere ancora prima di capire,
maestro vedo chiunque sia capace,
ad essere se stesso e non a dire.
E ad ogni sbaglio, io mi riconosco, uomo,
se così posso.
......
Una cosa scritta un po' di tempo fa,
per non dimenticare che è sempre attuale.
Sempre.
E per qualunque futile o importante motivo che sia.
Mai voluto essere migliore di nessuno.
Pensa che certi piccoli secondi
si uniscono e formano gli attimi
che increspano i sorrisi. Pensa.
Pensa che fuori la pioggia striscia pensieri
che sbattono-falene cieche-i vetri,
le imposte, i tuoi occhi trasparenti,
i venti-a nulla valgono i tergicristalli
della ragione-E vogliono entrare.
Affacciati ora sul pozzo, sentilo ora il rotto
respiro dei giorni, il fiato ambiguo e rarefatto.
Aprila ora la finestra sulle voci, sullo sciame
di voci, oscure viandanti di terre lontane, voci
che migrano da oltre le porte di ieri
nascoste ai pensieri, alle soglie dei tuoi occhi
bambini; vincilo ora lo stupore, fiato breve
beffardo, dolce dolore che annulla i confini.
Voltati ora, adesso, subito, guardala
fermala l'ombra che ti sfiora, che passa,
che libera in te un breve miraggio nell'inquieta
trasparenza del suo andare, del suo viaggio.
Dormi
lieve
sui clivi
scolpiti
di pioggia
che un giorno
di glicine
raccontano
soltanto,
a me
che non
so di aver
vissuto
tutti i battiti
del cuore
con il loro
ritmo,
dolce.
Vorrei
trovare
parole
autentiche
per raccontarti
in un mattino
troppo lontano,
spruzzato
di vecchia
giovinezza
effimera,
per parlare
a te
che scopri
appena il mondo
di un amore
che solcava
tutti i pensieri
del crepuscolo
ed il dolore,
attore muto,
nei pallidi
viaggi
che non conosco
ne' hanno
un tempo.
Ne'luce.
Seija non sai proprio scrivere!
Hack....continuo con ostinazione!
Prima o poi imparerò!!!
E guarderò per sempre la dove il cuore si accende
di musica che ruberò ad ogni istante,
ogni istante che vive dentro,
respira all’interno.
Cercherò dovunque possa incontrare i miei sogni,
lo chiederò a un dio, dove volano gli angeli,
e ti incontrerei, e ti ruberei,
mi trasformerai...
di luce, questa notte, parlerà di te,
che al nero dai colore vivo, più vivo che c’è,
e resta di te, anche se non ci sei,
chissà dove.
Costruirò un nido tra le stelle, dedicato a te,
un battito di voce, forte, più forte.
Accenderò mille soli ancora, brucerò di te,
eterne sensazioni nascoste dentro,
che si nutrono di te, essenza dei sogni miei,
dove te ne vai, dove te ne vai,
dove te ne vai…
Aspetterò il momento, attimo di controtempo,
di danza che descrive disegni di dio,
e ti canterò.
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Canzone...
"dove il cuore si accende"
dedicata, decisamente :)
Un po' di sana allegria...
Perdere il senso di continuare
verso tutte queste strade, aperte
senza più voler guardare se poi conti
cosa alla fine sia, o possa costruirsi
ancora.
Non è più pensiero motivante
lo stesso obiettivo in se
ha perso ragione, se mai ne abbia poi avuta,
di porsi in essere.
E non segue più neanche il sole la luna
ciclicità imperterrite, atte a ribadire l'importanza di una fotocopia.
Lasciare che finisca la carta, o non guardarla più.
Prospettive di lasciarsi a cadere,
han perso il fascino poetico del rappresentare sconfitta.
Come un elevarsi a simbolo
a prendere ragione di predestinazione,
alla follia,
al dolore estasiante.
Perdere se stessi verso l'attimo presente.
Questa la risposta intravista.
Purché non resti troppo contemplata,
onde diventare altro motivo a dimenticare.
Fermo.
Ai margini di ogni scelta,
che sia sognata, che sia desiderata, che sia consciamente valutata. Giusta
o anche sbagliata.
Si, fermo. Senza aver fatto niente.
E dire al mondo che
non c'è.
Eco.
Perché di vento sinuoso
gli anni se ne sono andati
con l'ultimo soffio della sera
e di te che ancora mi accompagni
nei vuoti giardini di ieri
un fiore leggero resta ora.
Perché di quell'antico amore
le impronte sul lago
più non sono nostre
e, ove la dolce metafora
del tuo corpo nudo
lungo la sorgente delle illusioni
dispare
lentamente naufragando,
il tuo sapore più non si respira.
Perché il riflesso ha ormai dissolto nel cielo
il pudore del mio canto
e la parsimonia con cui
si donava allora a te,
a te perfetta luce
d'occidente muto,
a te di cui il volto struggente
più non si accarezza, solo di sole i petali
e tutto l'infinito che ci sta accanto, rimane.
Se dico che questa è bellissima non faccio un torto alle altre dove ho solo messo il punto verde vero?
No non lo faccio, quando scriverari qualcosa di banale e "lineare", avvertimi, che segnalerò al forum che qualcuno t'ha forzato l'account
Comunque adesso(canzone).
Riguardo la vita, non mi abbandona mai la stessa sensazione
di averla persa,
riguardo la realtà, non mi convinco che di sogni non si vive.
Riguardo dio, chissà dove è adesso
quella certezza di averti capito.
Riguardo chi, anima d'inferno,
la mia speranza è di averti cambiato.
Vivo, vivo, vivo qui
comunque adesso
vivo, vivo, vivo ma se ho vinto o perso
non mi domando più,
non mi ricordo più,
non mi trasformerò in quello che sono.
Sogno di libertà, non ho perduto mai la stessa ostinazione,
non mi risveglio.
Sogno di umanità, non ho vissuto ma, l'amore resta
dentro me.
Pregherò di scoprire adesso,
dov'è la terra del canto eterno.
Rinchiuderò ogni sensazione
per sempre nei sogni.
Vivo, vivo, vivo qui
comunque adesso.
Vivo, vivo, vivo ormai da troppo tempo
Vivo, vivo, vivo di ferite aperte.
Vivo, vivo, vivo anch'io.
Il mondo brucia, non m'interessa più.
Le stelle crollano, non mi riguarda più.
La mente è spenta ormai,
il cuore è fermo, sangue non versa più,
Io non esisto, io non esisto, io non esisto.
Io non esisto.