Bellissima citazione!
Che ne pensi del prologo invece mastro hack? :)
Tutto è rifugio
prima che il soffio sia
appena fuoco
non siamo ancora eppure
la tua premura
come il girasole
fa di cenere il bacio
la corolla.
Cadi,
e rimani afferrato alla polvere a terra,
senza alzare pretese le braccia a sostegno
ne la vista a rivolgere il cielo, lontano.
Poni il tuo stare, nuovo partire
tra creature di carte buttate
pezzi di cose finite o lasciate
dove restano impronte percorse,
abbandonate.
Guarda il mondo del chi non ha ali
e rinuncia anche al solo pensiero del sogno a venire
perché stanco di tender catene a spezzare
niente altro che ossa al dolore a sentire.
Questo è il tuo posto e respiro
sono tante le cose da fare
prospettive di nuovo scoprire
che l'inferno, ai ricordi a svanire rimane.
Tra rituali incoscienti di giorni per testimoniare
tra quei posti occupati a nessuna importanza a seguire
dove strade non leggono nomi
e ne ombre ne luci ne cambiano il senso.
Com'è
sfumato
l'orizzonte
ove il suo
animo
sa dirmi
addio,
ed il tempo non risponde
a chi l'aria
tersa
dei giacinti
chiede adesso.
È il suo
vivere
sommesso,
adagiato
come vecchio
animale stanco
ed inerme
a toccar
il cielo.
Ridete di chi,
alla vita ha già dato lettura di favola senza morale,
ridete di chi,
al silenzio di vuote ragioni, è riuscito a rispondere senza perché
ridete di chi,
ai più alti ideali possibili, ha lasciato il mondo a lottare per se,
ridete di chi,
ai potenti che regnano i popoli, nasconde il dubbio.
Ridete di chi,
al peccato ha rinchiuso ogni senso, che sia di essere o di esistere,
ridete di chi,
alla morte ha sorriso chiedendo di vivere dentro,
ridete di chi,
ha creduto all’amore, per sempre ha dato ragione di credere,
ridete di chi,
agli dei che sovrastano i cieli ha finito di chiedere.
E ridete di chi,
nasconde per se, l’ultima lacrima,
ma ridete di chi,
ogni cosa che sente o che prova, rimane con se.
Ridete di chi,
sia che canta o che suoni, ricerca soltanto una chiave per continuare,
ridete di chi,
no, non crede a quel che si vede, perché altro, sicuro, da vedere c’è,
ridete di chi,
ha sognato di avere le ali, per fuggire via da questa verità,
ridete di chi,
per tutti quanti i sogni avuti, sognerà ancora.
Vergine
la sera
al tuo bacio
germoglia di brevi sospiri
arpa
superba viandante
tintinna
la sciarpa del sole
dissolve
in piccole scintille nella notte.
Ti diranno cose che ti faranno male.
E ti arriveranno addosso, seppure non le sentirai appartenerti,
penetreranno il sangue, a farsi strada fino al cuore,
strisciando come insinuazioni senza fondo.
Ti faranno male, nonostante continuerai a ripeterti il contrario.
Avranno il marchio del giudizio di chi guarda il mondo,
con niente altro che i propri occhi, chiusi dalle proprie certezze.
E apparterrai, a questa o quell'altra categoria di caduti, di perduti,
di sbagliati.
Quando poi sarà anche solo uno pronunciato da chi nel cuore hai lasciato far entrare, allora avrai persino perso.
E no, non basterà rassegnarsi.
Nemmeno urlare le tue ragioni.
Aprirai gli occhi al pianto, e forse,
continuerai a camminare con le stesse gambe che avevi.
Con una certezza perduta, ed un nuovo nero pensiero conquistato.
Se non ti avessi incontrata, adesso sarei
lacrime per chi mi avrebbe ancora ricordato,
polvere d'eco nei suoni del vivere giorno per giorno,
forse un pensiero o un rimpianto lontano
a chi ogni tanto un sorriso ho strappato.
Che di mani a cui affidi il cuore, tra tante,
difficile è trovare quelle che,
stringendolo anche fino a far male,
faranno ogni cosa per non farlo cadere,
sorridendo gioia allo stesso ritmo del battito in petto.
Io ti ho trovata, tra occhi a giudizio marchiati
e catene al pensiero che osserva soltanto il peccato.
Dovunque vorremo finire di andare,
io sarò lì,
con tutto e ogni cosa che sono.
Non tacero'il silenzio,
non scriverò, questa notte.
Da troppo tempo manca questo posto,
ciglio scolorito del mio giardino,
non ho più l'unico
scalino del mattino.
Ho vagato per quei tuoi occhi quieti
ma ogni volta, ancora, domani,
il sipario toglieva l'estremo ricordo
per l'addio più effimero.
Vesti lievemente distese
dell'oscura inquietitudine notturna
legan di stella in stella
il sentiero che abbiam perduto.
Partiremo.
Ci lasceremo accanto
stracci di fiori appassiti
che si gettano dalle nostre parole
nel mare più salato,
dolce abbraccio,
lieve appiglio a quella fiera nave.
Ma tu lasciala andare,
la mia unica notte,
le sue vele baciate dal vento
raccontan lente il mio sapore.
Salve a tutti! Scopro solo ora che siete in molti a scrivere poesie e racconti; in fremente attesa dell'apertura di un nuovo Contest di Scrittura Creativa ho deciso quindi di pubblicare per la prima volta un mio racconto e sarei curioso di sapere che ne pensate di questo mio breve scritto. Saluti dal Lupo di Angband!!
1. La Bussola di Chauchat
Aprì gli occhi e il vento pungente sferzò il suo viso con violenza. Appena sopra la linea dell'orizzonte una pennellata di ocra aveva tinto il cielo e la luce stanca andava a tuffarsi negli abissi di quel mare nero.
L come Lupo? :)
Bello!
Ottimo scritto.
Per caso (L)ontano parente di quello "F" di un certo pendolo?
Attendiamo il seguito :)
L come Lupo? :)
Bello!
Ottimo scritto.
Per caso (L)ontano parente di quello "F" di un certo pendolo?
Attendiamo il seguito :)
Grazie Hack!
Eco è sicuramente un punto di riferimento ma più a livello di affinità di concetti che per trama e personaggi; il Pendolo di Foucault non c'entra troppo con questo scritto.
Al massimo potrebbe essere un brutto lontano parente della Torre Nera di King!
Appena ho un po' di tempo finisco il 2° capitolo e lo pubblico!