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Limiti della Satira
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creato il 15 ottobre 2014

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Anonimo

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Utente Anonimo


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Inviato il 15 ottobre 2014 20:06 Autore

Un argomento che mi sta molto a cuore, tanto da evitare parole mie e utilizzare quelle di Uomo Morde Cane.

http://www.uomomordecane.it/2011/11/yes-another-pippon-about-the-satires-limits/

Vorrei conoscere il vostro punto di vista, dato che siete una comunità numerosa ed eterogenea.
Se vi sembra che alcuni argomenti un tempo considerati intoccabili, ora abbiano assunto un aspetto decisamente più frivolo, magari perchè la società si è abituata a una maggior dose di cinismo o semplicemente perchè piace essere considerate "brutte persone".

La serietà di un argomento vieta di parlarne in chiave satirica? Strappare una risata su un argomento considerato tabù non è più gratificante e liberatorio che strapparla sul classico "Brunetta basso" o sulla qualsivoglia battuta sul potente di turno?

Sono curioso.









Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
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Lord Beric
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Inviato il 15 ottobre 2014 23:15

Il link postato è interessante, mi fa venire in mente quando Crozza dovette smettere di imitare Benedetto XVI perché "su certe cose non si deve scherzare". Oppure alla funzione del ridicolo che è l'oggetto del meraviglioso dialogo tra Guglielmo e Jorge ne Il nome della rosa.

 

La funzione della satira imho deve essere catartica e non solo sbeffeggiatoria; ridere di qualcosa può significare due cose. Può significare rifiutarsi di comprenderlo e ridurlo "al peto e al rutto", oppure può significare accettarlo, comprenderlo, conoscerlo e quindi poterci ridere sopra a fronte della consapevolezza acquisita. Ecco, credo che la satira dovrebbe portare al secondo caso, e non al primo. :)


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]


joramun
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joramun
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Inviato il 16 ottobre 2014 15:24

È interessante, perchè quando ho letto il titolo del topic ho anche io pensato ad un articolo di UMC; è interessante perchè nell'articolo in questione (che è questo qui) lo stesso autore torna sull'argomento "satira in italia" e parla di qualcosa su cui sono assolutamente d'accordo, e cioè che la satira italiana ha fallito.

 

Fatte salve un paio di eccezioni (Guzzanti, Luttazzi e il primo Grillo), che non a caso sono spariti da qualsiasi radar televisivo, in Italia la satira si è "bagaglinizzata" non va oltre il "ridiamoci su, cosa vuoi farci"; ha perso quella funzione positiva di catalizzatore della rabbia civica, che (in teoria) dovrebbe attivare il nostro senso critico ed impedirci di eleggere gente come Razzi.

Per citare Paolo Rossi, in passato lo scopo della satira era quello di urlare a tutti "il re è nudo!"; ora il re si mette di fianco al giullare che lo imita, ed entrambi urlano "siamo nudi!"


M
Manifredde
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Manifredde
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Inviato il 16 ottobre 2014 16:09

Le parole possono evocare emozioni, questo é chiaro. Se tu usi delle parole che in te e in chi ti sta vicino provocano emozioni di ilaritá quando per altre persone quasi altrettanto vicine sono fonte di angoscia, ricordi di un dramma non ancora concluso, disperazione etc, allora stai affondando coltelli nella carne delle persone.

 

Poi si puó giocare la carta magica, accusando gli altri di ipocrisia: questa carta, economica ma efficace, la usano un pó tutti ormai. É efficace quanto basta a chiudere il discorso, ma non impegna in ulteriori approfondimenti.

Quando nell'articolo si mostrano gli esempi che sempre piú si allontanano come reazione emotiva si coglie nel segno, ma mi pare che poi l'interpretazione che ne viene data é completamente fuori luogo. Non si chiede sobrietá per rispetto del morto, ma per rispetto delle emozioni degli altri. Io non soffro per la morte di un bambino cinese come per il figlio di un vicino, E PER FORTUNA: o dovrei essere completamente privo di emozioni, o dovrei sopportare il peso di un simile lutto moltiplicato per tutti i bambini che muoiono ogni giorno, TUTTI I GIORNI.

 

Quindi no: se mi fai una battuta su un bambino cinese morto, ti dico che é di pessimo gusto ma li mi fermo. Se me la fai sul figlio di un mio vicino di casa ti dico che sei un bastardo perché affondi il coltello nella mia carne.

 

In sinstesi: si, ci sono degli argomenti che, per rispetto degli altri (ammesso che te ne freghi qualcosa), dovresti trattare con maggiore sensibilitá, e questi limiti cambiano con la societá, e il target a cui ti rivolgi. Poi puoi anche credere che parli per un bene superiore. Io lo accetto e tu accetti le critiche che ti vengono mosse. Chi fa satira DEVE accettare, lui per primo e con rispetto, le opinioni contrarie (o si aspetta il tappeto rosso?).

 

Tutto IMHO, ovvieamente.



Anonimo

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Inviato il 16 ottobre 2014 20:58 Autore

La carta dell'ipocrisia chiude il discorso, ma mai da parte di chi accusa; è sempre l'accusato a farsi indietro.
E' vero che non è una virtù, ma non c'è nulla di male ad ammettere di fregarsene altamente di un terremoto in Pakistan quando nostro figlio rischia la vita.
Nessuno obbliga nessun'altro a dispiacersi per tutti quelli che subiscono ogni giorno tragedie e disgrazie, ma ammettere di essere egoisti non sarebbe poi così male.
La società impone o comunque predica l'altruismo, ma lo fa solo a parole: Quante volte puoi osservare l'animalista di turno indossare cuoio e chiedere la morte di un suo simile. Quante volte senti la signora del terzo piano che paga l'8x1000 e va in chiesa ogni Domenica, lamentarsi "oddio i barboni sotto casa non li voglio". E altri millemila esempi più o meno calzanti. Questa è ipocrisia. Serve della satira per svelarla? No. Basti pensare a sostenitori della libertà d'espressione, pronti a segnalare su Facebook battute non gradite.

Sono responsabile di quello che scrivo io, non di quello che percepisci tu

Per lo stesso motivo per cui una persona può tranquillamente ignorare un morto in Pakistan e soffrire per un morto in Italia, la stessa cosa può fare il comico, trattarli come eguali, perchè appunto non ne è colpito in prima persona. (conosco comunque scrittori che hanno fatto degli ottimi pezzi sulla morte di propri parenti o di loro stessi).
Non ci si può preoccupare per come verrà recepita una cosa, specialmente perchè la società moderna ci dà tutti gli strumenti per ignorare ciò che non ci piace.
Ma soprattutto perchè ognuno vive la cosa a modo suo.
Perchè a volte ci può stare mettersi nei panni altrui, ma sono decisamente scomodi e portano alla creazione di piccoli cloni.

Per quanto mi riguarda, le critiche ci possono stare tranquillamente, ma nella mia breve "carriera" le critiche sono sempre state "spero che ti venga un male incurabile a scelta ecc ecc".
"Ti ho denunciato al sacro romano impero e spero tu muoia".
E quindi vorrei tanto vederne di ben fatte, strutturate e personali senza che debbano essere per forza verità assolute.


Per quanto riguarda la Satira in Italia purtroppo sono d'accordo. E' alla continua ricerca di facili consensi, si attacca sempre il potente perchè è più facile, perchè nel peggiore dei casi una risata la strappa sempre al debole o all'oppresso.
All'estero hanno Gervais, CK, Izzard, Dieudonnè (per dirne alcuni). Qua in Italia, ovviamente ridimensionati li abbiamo, ma solo in piccole nicchie perchè la verità scomoda, l'esorcizzare una paura ci mette ancora troppo terrore e quindi preferiamo vedere Matano che scoreggia o Brignano che boh, non so neppure cosa voglia dire.

 


M
Manifredde
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Manifredde
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Inviato il 17 ottobre 2014 9:24

Sono responsabile di quello che scrivo io, non di quello che percepisci tu

Non che le cose siano slegate. A meno che tu non voglia dire che sei libero di scrivere quello che ti pare, e allora intendi anche:

 

-articolo scientifico che sostenga l'inferioritá dei neri (denuncia per razzismo)

-articolo scientifico che sostenga l'inferioritá delle donne (denuncia per sessismo) (se degli uomini ti becchi il 'premio femminista dell'anno').

-insulti al Presidente (denuncia per vilipendio al capo dello stato)

-negazione della Shoah (mi pare vietato, almeno in germania)

-elogio di determinati crimini (denuncia per apologia di reato)

etc etc etc.

 

Non é solo la satira, ma TUTTI i campi sono vincolati. O abbattiamo tutti i muri (anche quelli che ci fanno comodo) o accettiamo che ce ne siano.

Poi, onestamente: a me uno scrittore (o attore, o giornalista) a cui non frega nulla del lettore sará anche un grande professionista, ma come persona non é che mi ispiri molto. È una semplice questione di sensibilitá ed empatia, quella capacitá che solo agli psicopatici manca. Ripeto che parlo del suo pubblico, quindi persone in un certo senso a lui vicine, non di un pinco pallo in Australia che potrebbe, un giorno, leggere/vedere il suo intervento e sentirsene offeso.

 

Infine: nella mia personalissima esperienza, si accusano gli altri di ipocrisia quando non si é capito bene il meccanismo che si sta attaccando, e spesso chi lo fa é almeno altrettanto ipocrita (se visto in quella stessa ottica). Quindi la discussione non ne trae alcun vantaggio e sarebbe meglio tornare ad argomentazioni sul merito.



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
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Lord Beric
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Inviato il 17 ottobre 2014 11:41

Aggiungo che molto spesso oggi alcune uscite cosiddette "satiriche" sono frutto più di "voglia di tirar fuori qualcosa di sensazionale" o di provocare che di suscitare un'effettiva riflessione sul tema.


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The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
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Anonimo

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Inviato il 17 ottobre 2014 13:12 Autore

Manifredde, ho scritto quella citazione solo per collegarmi alla parte in cui dico che la sensibilità è soggettiva.
E' ovvio che non si possa scrivere qualsiasi cosa, o meglio si può, ma se ne pagano le conseguenze e sta a chi l'ha scritto ritrattare, come purtroppo capita, o battersi perchè la sua libertà di espressione o satira in questo caso non venga limitata (l'esempio di Umore Maligno è abbastanza calzante).

Sono d'accordo che la satira debba comunque essere nel rispetto della legalità, ma fortunatamente tra il dire e il fare ce ne passa. E tra fare satira e battute fuori luogo ce ne passa ancora di più.
Non è la pesantezza della presa in giro/insulto il problema, perchè per quanto una cosa sia vera o provata, si tende ad accettare maggiormente una presa in giro al potente che non al debole. (Berlusconi che va con minorenni) eppure già ribaltando la situazione e dicendo che (minorenni si prostituiscono) si passa dalla parte dell'insensibile. Stessa cosa discriminando i neri si passa per razzisti, discriminando la Lega Nord, per eroi nazionali.
Quando si scrivono battute si lascia perdere il giusto o sbagliato, il politicamente corretto, anche se c'è comunque gente capacissima e divertente che riesce a restare in quella sfera, ma tolta la risata cosa ti resta?

Per ricollegarmi anche a quanto dice Lord Beric, purtroppo è così, ma come in tutte le cose c'è chi la fa bene e chi male, pensando di fare satira scrivendo "Vesuvio pensaci tu". Questo è voler attaccare e non ha nulla di comico o riflessivo, ma una battuta contro la religione (esempio), per quanto esista il vilipendio della stessa non è mai (o quasi) un attacco personale a quell'argomento, ma più che altro a chi ci crede in maniera spropositata e cerca di imporre la sua visione agli altri (es. banale: Sentinelle in piedi)

Edit: mi è venuto in mente un esempio perfetto per la frase "Sono responsabile di quello che scrivo io, non di quello che percepisci tu".
Un autore molto bravo (Faberbros) qualche tempo fa ha scritto: "India, uno stupro ogni 10 secondi. Ma non toccategli i pescatori". (vado a memoria, ma è simile) comunque è stata fatta più per far capire l'assurdità dei giornali in Italia, pronti a dipingere l'India come una nazione di mostri, per creare nella gente il desiderio di salvare due soldati che probabilmente hanno ucciso due persone.
La battuta è stata ripresa da gruppi di estrema destra e usata come bandiera, per questo ognuno è responsabile di quello che scrive, ma non di quello che capiscono gli altri.


M
Mordente
Confratello
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Mordente
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M

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Inviato il 21 ottobre 2014 22:01

Come Schopenhauer ci insegna, la comicità è tanto più forte quanto l'oggetto è serio. Per questo la gran quantità di battute e scherzi sul sesso (l'argomento più serio di tutti e che ci sta più a cuore); per questo la satira prende di mira la politica e la gestione del potere.

Solo una cosa, dice, è tabù, vale a dire scherzare sulla morte: ci dà un tale senso di orrore solo a pensarci, che non può esservi comicità.

 

Da amante dell'humor nero: IMHO l'humor nero si basa sul fatto che non sollecita l'immaginazione, in altre parole non richiama veramente l'idea della morte, o almeno non induce a pensare alla morte come lo si fa da seri. Per questo è anche molto pericoloso, perchè chi invece è magari più sensibile, o si sente toccato dall'argomento in modo personale (ad esempio un parente morto di recente) si offenderà.

In pratica, esiste perchè ci è indifferente la vita degli altri (in senso generale); ma se richiama in modo più vivido di così l'idea della morte, allora provoca orrore.

 

Personalmente non direi che c'è si può mettere un limite oggettivo alla satira (umorismo in generale): come un po' in tutto, ciascuno ha il proprio, e se qualcun altro lo varca, scatta la condanna.

Per fare un esempio, io rido tranquillamente anche a battute veramente indecenti che fanno riferimenti a stragi e violenze (se spiritose abbastanza, naturalmente); mi sentirei parecchio offeso da una battuta, per esempio, che mette in ridicolo Beethoven. Questo perchè la musica mi sta a cuore più di ogni altra cosa e la considero la cosa più seria che c'è. Per chi non la vede come me, suonerà strano, e chi tra questi è un moralista mi considererà un mostro insensibile.

 

P.S: l'articolo non mi è piaciuto, le battute non facevano neanche un po' ridere >_>



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
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Lord Beric
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Inviato il 23 ottobre 2014 12:07

Edit: mi è venuto in mente un esempio perfetto per la frase "Sono responsabile di quello che scrivo io, non di quello che percepisci tu".

Su questo concetto non penso di essere così d'accordo, se devo essere sincero. Da un lato è impossibile prevedere per chi scrive l'infinita gamma di reazione da parte di chi legge, dall'altro l'apologia o l'istigazione di attività, associazioni o eventi criminosi sono una realtà, e devono essere vietate. Dove sia il limite, è un problema.

 

Inoltre cosa è crimine e cosa no lo decide generalmente lo Stato, e lo Stato, nella sua accezione di Potere, è e deve essere continuo oggetto di critica, compresa quella satirica. Quindi la stessa definizione di cosa è legale o cosa no deve rientrare nel diritto di critica e di satira, con il rischio di ricadere nei casi di istigazione e apologia di cui sopra. Dove sia il confine, è ancora una volta un problema.

 

La stessa cosa vale per ciò che non è definito dalla legge ma dalla consuetudine e dalla morale, con le dovute trasposizioni.

 

Questo per dire che la satira si muove sempre lungo un limite scivoloso. Non penso di avere le corrette risposte in merite, ma non credo che "scrivere di tutto nel tono che voglio e chi se ne importa delle reazioni" sia la strada giusta.


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Anonimo

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Utente Anonimo


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Inviato il 31 ottobre 2014 21:06 Autore

Un'intervista con annesso spettacolo niente male.
http://www.comedybay.it/bill-burr-you-people-are-all-the-same-2012/

Forse era meglio quando faceva il tirapiedi di Saul Goodman?

Dimenticavo la perla del giorno https://www.youtube.com/watch?v=sK5LHUAVIeg&list=UUhyBBOnDBxBLuqm6EV_Xl-A&index=32
Non solo si può scherzare su qualsiasi cosa, ma è catartico farlo.



Anonimo

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Utente Anonimo


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Inviato il 07 gennaio 2015 17:27 Autore

Purtroppo oggi in Francia hanno trovato il famoso Limite della Satira.

Quando l'uomo con la matita incontra l'uomo col kalashnikov, l'uomo con la matita ha sicuramente vinto.




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Shiera Blackfyre
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Shiera Blackfyre
Confratello

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Inviato il 07 gennaio 2015 17:59

Onore a tutta la redazione di Charlie Hebdo

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Daenerys Armada

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Exall
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Exall
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Inviato il 07 gennaio 2015 18:19

Dicevano che la penna uccide più della spada. Mi sa che si deve aggiornare il proverbio.


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Lochlann
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Lochlann
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L

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Inviato il 07 gennaio 2015 19:29

Peins un Mahomet glorieux, tu meurs.
Dessine un Mahomet rigolo, tu meurs.
Gribouille un Mahomet ignoble, tu meurs.
Réalise un film de merde sur Mahomet, tu meurs.
Tu résistes à la terreur religieuse, tu meurs.
Tu lèches le cul aux intégristes, tu meurs.
Pends un obscurantiste pour un abruti, tu meurs.
Essaie de débattre avec un obscurantiste, tu meurs.
Il n’y a rien à négocier avec les fascistes.
La liberté de nous marrer sans aucune retenue, la loi nous la donnait déjà, la violence systématique des extrémistes nous la donne aussi.
Merci, bande de cons.

Stéphane "Charb" Charbonnier 15/10/12


Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.

All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.

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"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.

I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"

"Yes" said Caladan Brood "you never learn."

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