I limiti esistono in un solo senso: il rispetto altrui
Difficile conciliare la satira (che si basa sulla desacralizzazione, la ridicolizzazione, l'affronto, lo sberleffo) con il rispetto. Almeno nel comune significato della parola.
Anche io devo recuperare qualche passaggio della discussione. Riparto da i due interrogativi che credo siano alla base del topic: ci sono limiti di satira? Se sì quali?
La satira è una forma d'arte irriverente per natura, una letteratura che gioca e si prende gioco dello status quo, si trastulla con i tabù e ride delle più radicate convinzioni.
I limiti esistono in un solo senso: il rispetto altrui, il che non ha proprio nulla da spartire con la censura o l'auto censura.
Non aggiungo niente di nuovo nel rispondere come la vedo io: l'unico limite della satira e della libertà di espressione dovrebbe essere solo ed esclusivamente la legge, non vedo invece come il rispetto possa rientrare nel merito
La satira per sua natura è dissacrante, irrispettosa e scomoda, e se c'è una cosa che spesso non viene capita, è che non debba necessariamente suscitare la risata fine a sé stessa, ma il pensiero, la riflessione, l'autocritica se necessario.
We do not Sow
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“You may dress an ironman in silks and velvets, teach him to read and write and give him books, instruct him in chivalry and courtesy and the mysteries of the Faith,” writes Archmaester Haereg,
“but when you look into his eyes, the sea will still be there,cold and grey and cruel.”
I limiti esistono in un solo senso: il rispetto altrui
Difficile conciliare la satira (che si basa sulla desacralizzazione, la ridicolizzazione, l'affronto, lo sberleffo) con il rispetto. Almeno nel comune significato della parola.
Anche io devo recuperare qualche passaggio della discussione. Riparto da i due interrogativi che credo siano alla base del topic: ci sono limiti di satira? Se sì quali?
La satira è una forma d'arte irriverente per natura, una letteratura che gioca e si prende gioco dello status quo, si trastulla con i tabù e ride delle più radicate convinzioni.
I limiti esistono in un solo senso: il rispetto altrui, il che non ha proprio nulla da spartire con la censura o l'auto censura.
Non aggiungo niente di nuovo nel rispondere come la vedo io: l'unico limite della satira e della libertà di espressione dovrebbe essere solo ed esclusivamente la legge, non vedo invece come il rispetto possa rientrare nel merito
La satira per sua natura è dissacrante, irrispettosa e scomoda, e se c'è una cosa che spesso non viene capita, è che non debba necessariamente suscitare la risata fine a sé stessa, ma il pensiero, la riflessione, l'autocritica se necessario.
Credo che il tutto stia nel come si dice una cosa e non solo in quel che si dice ed in questo caso specifico anche nel saper bilanciare ironia, sarcasmo, comicità, goliardia ed inserire il tutto nel giusto contesto.
C'è un confine sottile tra presa in giro ed offesa. Tra tutte le forme letterarie, la satira è quella che più si muove lungo questo confine, ma non per questo il confine non esiste e non per questo si può non tenerne conto.
Non sto dicendo che sia facile, ma è per questo che si parla di arte e per questo l'arte non è una merce che chiunque può comprare al supermercato. :)
I limiti esistono in un solo senso: il rispetto altrui, il che non ha proprio nulla da spartire con la censura o l'auto censura.
Molto difficile per me stabilire il rispetto altrui: ognuno ha una soglia diversa di sensibilità.
A me chiamavano/chiamano ogni tanto, "saponetta" alcuni potrebbero sentirsi indignati a me non ha mai interessato e ci rido anche sopra (basta che sia una saponetta alla lavanda *___* )
Ad esempio io non apprezzo la satira "politicamente corretta" quella insomma che legittima l'ironia sulla malattia fisica di Brunetta o sulle probabili attività sessuali della Santanché ma che si scandalizza quando le stesse battute vengono rivolte a personaggi "più amati".
La satira dovrebbe essere assolutamente democratica come la morte, dovrebbe toccare ogni tipo di argomento nel rispetto della sola legge.
Daenerys Armada
Per rispetto altrui non parlo di sensibilità che è qualcosa di molto difficile da definire.
Non è la sensibilità che non deve essere urtata. Non è l'idea in sé che non deve essere oggetto di risata, ma il diritto ad avere quell'idea.
Provo a spiegarmi meglio: si può fare satira su un certo modo di pensare, anche su un certo modo di essere. Il confine è non usare la satira per colpire il singolo per il fatto stesso di pensarla in quel modo o per il fatto di essere in un certo modo (a volte, in quest'ultimo senso, non c'è scelta, se pensiamo alle malformazioni fisiche per esempio).
Il problema del fatto che il solo limite della satira dovrebbe essere la legge è che spesso la legge la fa chi subisce la satira. ;) Quindi non sono tanto sicuro che il confine debba essere quello.
A me il ragionamento di Maya pare sensato: si può tranquillamente dissacrare qualcosa con ironia, si può ridicolizzare un tabu in modo serio (sembra un ossimoro, lo so) portando la gente a riflettere.
Il problema è chi da quel tabu ci guadagna tende a prenderla piuttosto male...
Io per rispetto intendo un dovere, e i doveri sono obblighi di cui ci facciamo carico per salvaguardare proprio la conquista della tanto amata libertà, facendo ognuno la propria parte.
Non sono in grado di giudicare se Charlie Hebdo riuscisse in questo, non l'ho mai letto, anche se quelle poche cose viste in questa triste circostanza non mi hanno per niente infastidito e qualche sorriso m'è venuto...
Di certo chi li ha assassinati merita il peggio del mio biasimo e speriamo il massimo della pena in termini legali.
E' il caso di separare i discorsi comunque, perché sennò pare che criticando genericamente eccessi satirici si stia dando addosso in qualche modo ai poveri vignettisti morti ammazzati.
Il problema del fatto che il solo limite della satira dovrebbe essere la legge è che spesso la legge la fa chi subisce la satira. ;) Quindi non sono tanto sicuro che il confine debba essere quello.A me il ragionamento di Maya pare sensato: si può tranquillamente dissacrare qualcosa con ironia, si può ridicolizzare un tabu in modo serio (sembra un ossimoro, lo so) portando la gente a riflettere.Il problema è chi da quel tabu ci guadagna tende a prenderla piuttosto male...
concordo.
Ottima riflessione sulla legalità come limite.
Le leggi vanno si rispettate, ma anche ove possibile e appunto doveroso, anche migliorate. La satira è ottimo strumento di sensibilizzazione.
La satira non ha il dovere di rimanere confinata all'ironia bonaria, anzi, soprattutto quando si tratta di potere e credenze, la satira ha quasi il compito di essere caustica, dissacrante, in un certo senso "irrispettosa".
Qualcuno potrebbe dire: sì, è giusto, ma soltanto quando il potere e la credenza sono sbagliate, per esempio faceva bene la satira ad essere pesante verso Robespierre, Hitler e Stalin: dissacrare quelle figure, ridicolizzarle, farle perdere consenso era una buona cosa.
Il problema è che "giusto" e "sbagliato" sono giudizi di valore. Se è al potere Berlusconi, chi pensa che stia rovinando il paese saluta la satira tagliente nei suoi confronti. Ma Berlusconi stesso, i suoi cari e i suoi seguaci la riterranno irrispettosa.
Stessa cosa ora che è al potere Renzi, o in una ipotesi in cui fosse al potere Grillo.
Inoltre, come definire il rispetto?
Cosa è rispettoso e cosa non lo è?
Un fotomontaggio con un imam e un rabbino (o il presidente israeliano e un palestinese) che si baciano, con la scritta "fate l'amore non fate la guerra", è rispettosa o no?
La maggioranza del mondo dirà che non è irrispettoso, e che se la satira non può fare neppure questo, allora non ha senso che esista.
La maggioranza dei Musulmani ed ebrei, dei Palestinesi e Israeliani, dirà che una vergognosa mancanza di rispetto.
Si possono fare migliaia di esempi, ma non si può mai trovare un'indicazione univoca, perchè il concetto di rispetto è troppo soggettivo, e troppo legato ad altri giudizi di valore, a loro volta soggettivi.
Rispetto potrebbe voler dire tante cose.
E' logico che il pensiero dell'artista di satira di turno, stabilirà cosa voglia rispettare e cosa no, è consequenziale che se ci si sentisse attaccati da quel pensiero si risponda a propria volta.
Il dovere sta proprio nel rispetto(appunto) delle parti e dei mezzi, e nell'accettare le conseguenze ai propri atti, consapevoli anche e purtroppo di un mondo di tanti che difficilmente capirà.
A me sembra di aver dato un senso molto oggettivo alla parola "rispetto". :)
Non è la sensibilità che non deve essere urtata. Non è l'idea in sé che non deve essere oggetto di risata, ma il diritto ad avere quell'idea.
Chi fa satira non ti dirà mai che non hai diritto di avere un'idea. Ti dice: tu hai il diritto di avere quell'idea, e io ho il diritto di percularla.
Il confine è non usare la satira per colpire il singolo per il fatto stesso di pensarla in quel modo o per il fatto di essere in un certo modo (a volte, in quest'ultimo senso, non c'è scelta, se pensiamo alle malformazioni fisiche per esempio).
Quindi la satira non avrebbe dovuto colpire Hitler e Stalin in quanto singoli, per il loro "modo di pensarla"? O anche satireggiare il loro modo di porsi e atteggiarsi, per ridicolizzarli (vedi "Il grande dittatore")?
Sono domande eh, non è polemica: cerco anch'io di capire quale possa essere questo limite.
ma... cioè tipo in un mondo dove ogni singolo diritto e libertà incontra dei limiti (la libertà di espressione, di circolazione, sessuale, economica, religiosa, politica ecc.), l'unica che dovrebbe fare eccezione è la satira?
E questo perché... i criteri che si propongono per stabilirne gli eventuali limiti sono affetti da una vaghezza linguistica che non ne permette una precisa e univoca interpretazione. Ma wtf.
E' un discorso altamente irrazionale, spero ve ne rendiate conto. Primo perché la satira mi sembra un diritto/libertà di quart'ordine (tipo ne elencherei almeno 30 più importanti e vitali per il viver civile), e dunque non si spiega questo suo essere elevato a idolo intoccabile e onnipotente, secondo perché la vaghezza linguistica (ma oserei dire anche ontologica) caratterizza qualsiasi aspetto dello scibile umano, e quindi tirarlo in ballo per la satira è un discorso che non ha il minimo senso.
Il criterio "rispetto" è troppo vago? Ok troviamo un altro criterio, ma il criterio oggettivo non esiste. Il criterio che ti difende da me, tipo "incolumità fisica", è altrettanto vago. Cosa significa incolumità fisica? Forse un buffetto? E un pizzicotto? Un pizzicotto può fare male. E poi, le reazione dei singoli? Puoi essere un sadomaso per quanto ne so io. Magari pensavo di farti un piacere a frustarti. Eccetera.
Si stabilisce cosa vuol dire rispetto per i valori x e y, e poi se capiteranno casi limite si spera che chi di dovere giudicherà con equità e giustizia. Di più non si può fare.
La satira - e così la pubblicità, l'arte, la politica, e ogni altra forma di comunicazione - semplicemente non deve spingersi alla blasfemia, all'insulto razziale o offese pesanti in rapporto ad altri temi delicati e che storicamente sono da sempre causa di immani tragedie e bagni di sangue.
Ci sono modi per far ragionare e ridere sulla - e ridicolizzare la - religione senza bisogno di scadere nell'osceno e nell'offensivo.
Io avevo scritto che il limite fosse la legge: del tipo, tu fai pure satira su di me, ma io posso querelarti e vincere in tribunale; oppure posso denunciarti per istigazione all'odio raziale; ecc.
E' anche vero che questo limite funziona in un paese democratico, non sotto una dittatura.
sì beh ovvio che alla fine il limite lo pone la legge (o il combinato disposto tra diverse leggi elaborato dalla giurisprudenza, come succede in Italia per il diritto di satira)...
il punto è che la legge (o la giurispudenza) alla fine deve esplicitare, determinare quali siano i limiti in concreto, e se tra questi inserisce anche quello del vietare l'insulto, la blasfemia e l'oscenità in certi campi, non ci vedo niente di scandaloso (per alcuni è opportuno per altri inutile, ma non significa sopprimere il diritto di satira o mancare di oggettività/astrattezza)