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Vikings
M di Manna
creato il 12 giugno 2013

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Il Lord
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Inviato il 10 gennaio 2019 23:54

Esatto potevano finire la serie con la vendetta da parte del grande esercito pagano e avviare 1 o 2 spinoff con cui portare avanti la storia dei figli di Ragnar, chessò uno su Bjorn alla scoperta del Mediterraneo un'altra sul danelaw e wessex così trattavano tutte le storylines senza fretta e senza bisogno di farle intrecciare a forza.


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Lyra Stark
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Inviato il 11 gennaio 2019 13:34

Per ciclicità io intendo proprio una struttura che si ripete paro paro a ogni stagione ampiamente prevedibile. Abbiamo sempre:

- Progetti di espansione verso nuove terre e ricerca di alleati/convincimento dei vichinghi riluttanti ad inizio stagione;

- Tradimenti e sotterfugi di alleati vari; a parte si potrebbe inserire Rollo che a ogni stagione è indeciso da che parte stare, prima tradisce poi cambia idea;

- dibattito religioso giusto per mettere qualcosa di metafisico;

- nuovo interesse amoroso per Ragnar (qualcuno mi spieghi la cinese a cosa è servita che per me è ancora un trauma);

- contendente con devianze morali possibilmente sessuali;

- nel finale situazione che pare disperata ma poi si risolve grazie a stratagemma di Ragnar;

- riconquista della fiducia e consolidamento del potere a casa.

E questo dedotto solo fino a metà stagione 4 perché poi mi sono stufata di guardare.


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.

 

When the snows fall and the white winds blow,

the lone wolf dies, but the pack survives

 

Stark è grigio e Greyjoy è nero

Ma sembra che il vento sia in entrambi

 
 
What do they say of Robb Stark in the North?
They call him The Young Wolf
They say he can't be killed...
 
A thousand years before the Conquest, a promise was made, and oaths were sworn in the Wolf's Den before the old gods and the new. When we were sore beset and friendless, hounded from our homes and in peril of our lives, the wolves took us in and nourished us and protected us against our enemies. The city is built upon the land they gave us. In return we swore that we should always be their men. Stark men!

 

 
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Menevyn
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Menevyn
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Inviato il 16 febbraio 2019 20:38

Finita anche la seconda parte della quinta stagione. Se il problema fino alla conclusione della prima parte è stata la ciclicità, adesso siamo piombati nel "cosa-ci-inventiamo-adesso" più totale.

 

Kattegat.

Abbiamo lasciato i Lothbrok a scornarsi in una guerra civile che riunisce la famigliola al completo: Bjorn, Ivarr, Ubbe, Hvisterk, Lagertha e dopo un viaggio di un migliaio di chilometri, anche il buon Rollo. C'erano le premesse per qualcosa di non dico epico, ma almeno risolutivo. Invece, Rollo, dopo aver autato Ivarr a prendersi Kattegat, rivela di voler aiutare Lagertha e Bjorn ("No, Bjorn... Io sono tuo padre!"... era decisamente nell'aria, ma speravo se lo sarebbero risparmiato), incassa il no della famiglia, torna da Ivarr, gli chiede un patrimonio (che ha però il tatto di definire "accordo commerciale") per l'aiuto che ha fornito, prende e torna a casa. E il Duca di Normandia non lo rivediamo più. L'allegra compagnia decide di andare in Inghilterra, dove Heahmund conta di ottenere protezione per i normanni e di essere reintegrato nel vescovato. Il problema è che anche qui ci si muove in ordine sparso. Heahmund viene fatto piombare in una crisi esistenziale piuttosto confusa; da una parte sembra genuinamente preoccupato per la sua anima e per la sua fede, dall'altra non rinuncia a Lagertha e quando il rivale minaccia di smascherarlo pubblicamente, lo uccide senza pietà. Alla fine viene colto da un'epifania che però non lo porta da nessuna parte, in quanto rimane, benchè valorosamente, ucciso in battaglia. Se Heahmund doveva essere l'Athelstan di questa stagione, non vale un dito del suo presunto predecessore (il suo tormento interiore era decisamente più coerente, per non dire nobile). Bjorn ormai è ben lontano da quello pseudo-Ragnar che sembrava nelle scorse stagioni; la fugace relazione con la promessa sposa di Alfred non riesco a capire a cosa serva, e anche la rinnovata alleanza con Harald (il porre l'accento a cadenza regolare sulla sua sfortuna in fatto di donne sta iniziando a stufare) sembra l'ennesimo stratagemma per traghettare un'episodio verso l'altro ed arrivare alla fine della stagione. Abbastanza gratuita è anche la pazzia e la rinascita di Lagertha.

I soli personaggi che mostrano un'evoluzione, nel teatro inglese, sono Ubbe ed Alfred, che ripropongono il rapporto Ragnar-Ecbert, e ci mostrano in cosa si sarebbe potuto evolvere, in circostanze diverse. Di fatto, Ubbe riesce a coronare il sogno di suo padre ("guarda questo tesoro", dice a Bjorn con una zolla di terra in mano), e la disponibilità farsi battezzare per raggiungere uno scopo lo avvicina ulteriormente a Ragnar. Ed Alfred, pur correndo enormi rischi, getta le basi di una convivenza che Ecbert aveva sfiorato, ma che non aveva avuto il coraggio di realizzare. Ecbert ha istruito Alfred per tutta la sua vita, preparandolo a succedergli un giorno, ma non sono stati i consigli di Ecbert a permettere ad Alfred di prevalere. Alfred si è affidato alla sola cosa che suo nonno non gli ha insegnato, anzi, dalla quale l'ha messo in guardia: la fiducia.

 

Per il resto, a Kattegat, Ivarr viene fatto anche lui sprofondare in una sorta di follia più controllata, ma ugualmente stonata; il suo desiderio di accettazione e di grandezza gli fanno instaurare un'assolutismo abilmente camuffato dalla volontà di proteggere il suo popolo dai nemici di ogni dove, ma la sua autodivinizzazione finisce con lo spingere il personaggio troppo sopra le righe. Ivarr riacquista un lato umano davanti al figlio deforme; non lo uccide solo perchè il suo aspetto lo indebolisce, politicamente e psicologicamente, ma perchè sa bene cosa voglia dire essere diverso, e debole, in una società come quella vichinga. E' la prima volta che lo si vede provare pietà per qualcuno.

 

E' la storia di Floki quella che riesce meglio. Egli ha abbandonato la sua vita "mortale", seguito da un gruppo di seguaci, per vivere in comunione con gli Aesir in quella che pensa sia Asgard, ma per quanto la sua devozione riesca a suscitare rispetto ed ammirazione, ha infine modo di capire, e solo dopo aver seppellito un morto dopo l'altro, che non ha il potere di cambiare la natura umana. Che il cambiamento è stato suo e basta.

Ed il finale della stagione, per Floki, è molto potente, perchè nel momento in cui decide di lasciare il mondo degli uomini e crede di aver finalmente raggiunto gli dei che tanto ha cercato e dai quali si sente abbandonato, incontra il dio dei cristiani, il suo nemico giurato, col quale si ritrova da solo, seppellito nella montagna.

 


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Inviato il 23 febbraio 2019 17:38

Deludente anche per me tutta la seconda parte della quinta stagione, se si escludono un paio di episodi che comunque non la salvano in toto, e non ci vanno nemmeno lontanamente vicino.

Ciò che salvo è principalmente l'arco di Ubbe, che tra tutti i Ragnarsson si è finalmente distinto per spirito di intraprendenza, per coraggio e per lealtà, ponendosi addirittura in antitesi con la scelta dell'amato fratello Bjorn, quella di non unirsi alle forze anglosassoni di re Alfred, considerato un ingannatore come il nonno, e soprattutto di non accettare il Dio cristiano. Di contro, ho trovato, tranne alcuni frangenti, la trama di Bjorn la Corazza (emblematico per lui che la corazza venga scalfita da una donna) parecchio sottotono ed anche un po' grottesca, nel volere a tutti i costi fargli ripercorrere l'ascesa paterna. Di particolare intensità e poesia il punto di vista di Alfred sulla battaglia contro l'esercito di re Harald, tra l'altro la colonna sonora in questa occasione si rivela particolarmente di impatto, come era già accaduto per la 5x10 con il canto di guerra norreno intonato, da lati opposti degli schieramenti, dai fratelli Halfdan e Harald.

Su Lagertha ho poco da aggiungere, la sua storyline insieme a quella di Floki per me è la più deludente in assoluto, e non basta la pur toccante visione degli ultimi istanti di vita di Ragnar a riscattarla da venti episodi in cui la guerriera ne esce con le ossa a dir poco rotte. Molto intenso sia il concetto del ricongiungersi in una dimensione onirica con l'amato Ragnar per dargli l'addio che a lungo era stato negato, e che ella stessa si era negata, trincerandosi dietro un dolore muto e sordo, infine abbandonandosi allo strazio della perdita, che quello, parallelo, di rivivere il tutto nei panni di re Aelle, incarnandone il rancore ed il desiderio di vendetta che per tutto questo tempo le erano in parte appartenuti. Tuttavia, credo che la deriva del suo personaggio fosse già scritta agli albori della soap tardo adolescenziale con il vescovo Heahmund, e difatti hanno continuato su quel filone. Peccato.

La trama soporifera di Floki e delle Icelands invece poteva essere gestita in maniera nettamente migliore, potendo contare su una natura potente a far da sfondo al misticismo insito nel personaggio del costruttore di navi, ed invece si sono incartati per dieci episodi sul nulla: l'unica cosa che forse possiamo cogliere, che forse anche Floki in ultimo ha colto in quel bellissimo dialogo che è anche monologo con se stesso, è che tutto ciò che egli ha vissuto in primis nella sua "vita passata" (passioni, conquiste, disfatte, dolori e perdite) e poi nella parentesi islandese ha cambiato lui, ma non ha cambiato il cuore di tutti gli altri coloni. L'essere umano è quel che è, ovunque egli si trovi, e non basta cambiare il luogo in cui si vive se non si è mutati interiormente.

Potentissimo infine il suo ritrovarsi faccia a faccia con la croce cristiana, posto simbolicamente di fronte all'ossessione di un'intera vita ed a ciò che il contrastarla in ogni modo l'ha condotto, ed il venir (forse) sepolto da una pioggia di sassi all'interno della caverna. Quasi a preannunciare il definitivo tramonto, da lì in avanti, del paganesimo ed l'affermarsi anche nel Nord Europa del cristianesimo.

Sul mio adorato Ivarr abbiamo già detto molto. Ho trovato questo video che per me ne rappresenta benissimo evoluzione, sfaccettature, carisma e personalità, forza ed umanità.

Conto di rivederlo provato ma comunque indomito e furente nella prossima, conclusiva stagione. Skol!

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

___

"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

___

Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 

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Inviato il 23 febbraio 2019 19:56

Premetto di non aver mai trovato Vikings particolarmente entusiasmante o interessante, ma le prime tre stagioni da 10 episodi erano sicuramente guardabili. Passare a stagioni da 20 episodi, per altro nel momento in cui la serie stava chiaramente perdendo energia... boh non ne vedo il senso. Mollato a metà della quarta  e mi pare di capire di non essermi perso molto.

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Some people choose to see the ugliness in this world, the disarray. I choose to see the beauty. To believe there is an order to our days. A purpose.

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Inviato il 23 febbraio 2019 23:38

Si, probabilmente c’è anche questo fattore da considerare poiché la trama che già di suo si stava sgonfiando dalla metà della quarta stagione - eccezione fatta per gli episodi finali - ha trovato un innaturale prolungamento che ha portato necessariamente a dover ampliare trame che invece sarebbe stato meglio chiudere in maniera coerente ed organica.

Questa seconda parte di stagione, però, più che la prima, soffre a mio avviso di un vero e proprio calo di qualità della scrittura da una parte e stanchezza generale dall’altra. Ed è un vero peccato perché di cose da mostrare sulla progenie di Ragnar Lothbrok, dato che la serie di intitola Vikings, ce ne sarebbero.

SPOILER S5

Ad esempio, per me uno dei characters che nella prima parte della quinta stagione aveva avuto uno sviluppo notevole era Ivarr, con la sua controparte cristiana, re Alfred, a fare da contraltare. Ed infatti nei primi dieci episodi Ivarr funziona, solo che poi si decide di fargli fare la parte dell’invasato alle prese con la sua prima cotta adolescenziale che di botto perde tutta la sua rabbia, tutta la sua audacia,  tutta la sua arguzia, e si ritrova tiranno in una Kattegat  pronta come non mai al riscatto dei nostri beniamini, Lagertha e Bjorn. Da personaggio complesso, imprevedibile ed articolato quale ci era stato presentato, Ivarr si ritrova all'improvviso preda di se stesso e delle sue insicurezze, quando per un intero arco di episodi ci avevano spiegato quanto la sua diversità e la sua deformità fossero per lui punti di forza anziché di debolezza. 

Idem per Rollo, chiamato in causa per una misera apparizione e per una presunta rivelazione che a mio avviso non cambia una virgola rispetto alla questione paternità di Bjorn ed alle cose che già sappiamo. 

Spero in un finale, se non all’altezza delle prime stagioni, per lo meno meno confusionario e raffazzonato. 

 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Menevyn
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Inviato il 24 febbraio 2019 19:18

Una delle delusioni più grandi è arrivata dopo la scena in cui

Ivarr ricorda di aver giocato a scacchi col il giovane Alfred e dice di non vedere l'ora di un'altra partita, dandoci così l'impressione che si stia per arrivare allo scontro decisivo tra i due strateghi, ed invece...

Senza contare che Ivarr viene fatto scappare alla chetichella, dunque non riesco ad immaginare in che modo potrebbe tornare, intendo un modo originale, che non stia costantemente nello schema del "già visto e rivisto" per l'ultima stagione.

 


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Inviato il 24 febbraio 2019 21:13

Si, concordo, tra l’altro quella scena 

in cui i giovanissimi Ivarr ed Alfred giocano a scacchi fu davvero bella sia simbolicamente che per come fu girata, con un contrasto luce/ombra di grandissimo impatto.. tra i due si crearono in effetti stima e affetto reciproco, e non mi sarebbe dispiaciuto rivederli, fronteggiarsi ora. Magari, mi auguro, è una reunion solamente posticipata. 

Per me è stata molto deludente la trama del Wessex nella sua parte finale, inizialmente mi pareva essere quella che maggiormente reggesse l’intera stagione; deludente come è stata affrontata la questione congiura ai fini di un tradimento poi non consumatosi da parte del gruppetto facente capo al principe Athelred, con una Judith che di materno dimostra davvero poco o nulla preferendo fin dall’infanzia un figlio rispetto ad un altro, e che arriva a sbarazzarsi beatamente del proprio primogenito dopo aver già favorito con ogni mezzo l’ascesa del secondogenito. 

Che poi ci rivelino che lei è malata, poco cambia. Si è sempre mostrata manipolatrice ben più di quanto lo stesso Ecbert potesse immaginare, e siamo ormai ben lontani dalla dolce ed ingenua Judith di cui Lagertha tesse ancora le lodi. Un personaggio che ho sempre trovato poco credibile per il tempo in cui vive ed il ruolo che si trova a ricoprire. 

La reazione di re Alfred poi è un grande boh. Probabilmente ha giocato in questo la giovane età degli attori, o la loro fisicità ancora acerba, che stride con lo spessore dei ruoli che sono chiamati ad interpretare; eppure, questo vale fino ad un certo punto, perché ad esempio Alex Andersen, l’interprete di Ivarr, che dovrebbe avere pressappoco la loro stessa età, è molto più credibile in un ruolo ancor più carismatico, ed è ovviamente di una bravura dieci spanne superiore alla loro. 

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Lyra Stark
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Inviato il 25 febbraio 2019 21:24
Il 24/2/2019 at 21:13, porcelain.ivory.steel dice:

Si è sempre mostrata manipolatrice ben più di quanto lo stesso Ecbert potesse immaginare, e siamo ormai ben lontani dalla dolce ed ingenua Judith

Se è mai esistita quella Judith. Io l'ho trovata manipolatrice fin da subito anche con Athelstan  e personalmente è un personaggio che odio profondamente. Anche perché non aveva grandi motivi per fare quello che ha fatto nella sua vita. Vendicarsi del marito? Come si è rigirata il suocero poteva rigirarsi anche lui, che da quanto visto con Kwentrith è pure capace di compassione e amore, o almeno di qualcosa di simile. Non che il suocero sia molto meglio 


E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.

 

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Inviato il 25 febbraio 2019 21:55

Sono della tua stessa opinione su Judith, nel senso che anche a me forse solo agli albori è parsa diciamo timida e spaesata, in un ambiente fortemente maschilista quale era quello  delle corti signorili dell'epoca, ma ingenua e dolce proprio mai. Anche perché, passi che una donna che potesse accedere all'istruzione ed al sapere era davvero una rarità, per lei le porte della conoscenza si spalancano solo dopo essersi concessa al suo suocero e re.

La storia della passione travolgente tra lei ed Athelstan francamente non l'ho mai capita, il tutto solo per concepire quello che sarebbe divenuto Alfredo il Grande, ma tutta la questione dei presunti soprusi da parte del marito assente e poco devoto (quando in seguito vediamo che gli stessi suoi figli con le consorti non sono poi molto più presenti), differentemente all'atteggiamento attento del monaco cristiano, mi sembrano solo una giustificazione al suo comportamento licenzioso prima con quest'ultimo e poi con Ecbert, che da buon furbone quale è non si lascia sfuggire di barattare la disponibilità pressoché illimitata della nuora nel proprio talamo con il concederle una certa libertà di azione e con il renderla partecipe di alcuni "insegnamenti". 

Al di là di questo, a me il suo personaggio non è mai piaciuto proprio perché ha sempre privilegiato in modo palese e sfacciato Alfred rispetto ad Athelred, ponendo di fatto le basi per un comprensibilissimo risentimento da parte di quest'ultimo, non tanto verso il fratello, quanto proprio verso la madre. Lo capiamo bene dalla sia dalla scena 

dell'avvelenamento che da quella precedente, dove Athelred le si rivolge male dopo che per l'ennesima volta Judith pretende che si diano ai lord le informazioni che lei ritiene di dover dare sullo stato di salute di Alfred, in quel momento tra la vita e la morte.

Figura ingombrante per entrambi i figli, ma se per Alfred è stata per lo meno anche scudo, come da dettami di Ecbert, per Athelred probabilmente ad un certo punto ha anche smesso di essere madre comprensiva; semplicemente, il primogenito rappresentava una minaccia per l'ascesa del figlio eletto e doveva essere eliminato; non si è nemmeno mai preoccupata di indagare quali fossero le ragioni di risentimento, e si è arrogata il diritto di decidere per l'intero regno chi dei due suoi figli dovesse regnare, perché sì.

Niente, è una cosa che da donna trovo incomprensibile ed insopportabile.

Lagertha che la fa passare anche per grande donna, la definisce addirittura guerriera, lei che ha utilizzato tutte le armi in suo possesso per sedurre, manipolare ed infine eliminare chi si opponeva ai suoi scopi.. mah.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

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Inviato il 28 marzo 2019 2:32

Rispunto anche qua. XD

Sono arrivata alla fatidica 4x15. E resto un po' spaesata su cosa ci attenderà dopo tale evento. Al momento i Ragnarsson più interessanti sembrano essere Bjorn (che è anche il figlio che più tempo ha trascorso col padre e più tempo ha avuto per assorbire la filosofia; difatti vuole recarsi a Roma) e Ivarr. Anche se con Ivarr ci si sposta su un registro diverso: il riscatto attraverso la forza della rabbia ma anche del valore sotto aspetti differenti, quel valore inatteso perché nascosto da altro che cattura l'attenzione degli altri. Quindi questo, insieme al fatto che possa esserci un maggior ritorno alle divinità norrene potrebbe dare delle linee di novità. Mi è piaciuta la contrapposizione tra i due avversari che assistono all'esecuzione: il pathos calmo di Ecbert versus la rabbia altisonante di Aelle contribuiscono a tagliare una linea ancora più netta tra i due, per altro già tracciatasi con l'Ecbert pubblico e l'allargamento del suo potere. 

 

Torno un pochino indietro a sottolineare anche l'altro momento di spaesamento simile avuto alla 3x06. Athelstan era probabilmente uno dei personaggi che più mi intrigava, insieme a Ragnar ed Ecbert. Ma si era anche capito che sarebbe durato poco dal momento in cui aveva iniziato ad esprimere il desiderio di volersi distaccare anche da Ragnar stesso. Uno dei pochi momenti in cui traspare anche il senso di possesso di Ragnar, per quanto, per la maggior parte del tempo, si trovi a esaltare il valore della libertà. Tra i momenti più toccanti del post-Athelstan, vorrei rilevare sia il dialogo tra Ragnar ed Ecbert, sia il precedente monologo di Ragnar quando porta il suo corpo sulla montagna più alta. Qua si capisce che Athelstan è stato il personaggio che Ragnar ha amato di più, per la sua conoscenza, per la sua forza e, probabilmente, anche per la sua natura complessa e sfuggente, se lo paragoniamo a Lagertha, Aslaug, Rollo, o Floki. 

 

Quello che a questo punto trovo forse essere il personaggio un po' più deludente, comparandolo alle fonti storiche, purtroppo è Aslaug. È stata completamente epurata del suo lato Randalin. Ma capisco anche che non darle tali caratteristiche aiuti a differenziarla da Lagertha. Esulano dal dato storico, come avevo già detto in precedenza si tratta di un personaggio che, tutto sommato, ho apprezzato. Tralasciando la vicenda Arbard (non tanto per il tradimento a Ragnar che ci stava anche, ma per la mancata cura delle persone che ci hanno rimesso le penne o hanno rischiato di farlo e delle quali era responsabile), nel momento in cui accetta la scelta di Ivar, nonostante il sogno premonitore, e nel momento in cui Ragnar, prima di ripartire per l'Inghilterra, le riconosce l'imparzialità con cui ha curato i loro figli nonostante la loro relazione fosse ormai andata a ramengo, credo che tocchi alcuni dei suoi momenti più alti, che ricordano un po' le prime sequenze con cui ha fatto ingresso nella serie. 

 

Visto che ultimamente avete parlato anche di Judith, dico 2 parole anche su di lei. Sul (non) essere dolce e ingenua concordo con voi, è pacata e diplomatica, ma sa il fatto suo. In paragone, è molto più ingenua Kwenthrith. Anche se le sue ingenuità sono più che altro figlie dell'isolamento e della disperazione. Ha palesemente le gambe tagliate dal momento in cui Ecbert fa eliminare la colonia norrena dal figlio. 

Per il resto, su Judith, tendo a dissentire. A dire il vero, finora, come personaggio l'ho apprezzato molto. Mi era piaciuto anche il risvolto passionale con Athelstan, che è servito all'evoluzione di entrambi e anche a notificare allo spettatore che l'unico rimpianto espresso da Athelstan a Ragnar non abbia ragion d'essere. Ma mi pare di capire che Judith acquisisca dei lati negativi soprattutto nella quinta stagione che non ho ancora visto. 

Modificato il 05 July 2024 17:07

"And now at last it comes. You will give me the Ring freely! In place of the Dark Lord you will set up a Queen. And I shall not be dark, but beautiful and terrible as the Morning and the Night! Fair as the Sea and the Sun and the Snow upon the Mountain! Dreadful as the Storm and the Lightning! Stronger than the foundations of the earth. All shall love me and despair!”

 

She lifted up her hand and from the ring that she wore there issued a great light that illuminated her alone and left all else dark. She stood before Frodo seeming now tall beyond measurement, and beautiful beyond enduring, terrible and worshipful. Then she let her hand fall, and the light faded, and suddenly she laughed again, and lo! she was shrunken: a slender elf-woman, clad in simple white, whose gentle voice was soft and sad.

 

“I pass the test”, she said. “I will diminish, and go into the West and remain Galadriel.”

 

***

 

"A ruler needs a good head and a true heart," she famously told the king. "A cock is not essential. If your Grace truly believes that women lack the wit to rule, plainly you have no further need of me." And thus Queen Alysanne departed King's Landing and flew to Dragonstone on her dragon Silverwing. [...] The queen died of a wasting illness in 100 AC, at the age of four-and-sixty, still insisting that her granddaughter Rhaenys and her children had been unfairly cheated of their rights. "The boy in the belly," the unborn child who had been the subject of so much debate, proved to be a girl when born in 93 AC. Her mother named her Laena. The next year, Rhaenys gave her a brother Laenor. 

 

 

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Inviato il 17 aprile 2019 20:05

Le puntate centrali della seconda parte della quarta stagione sono in assoluto il punto più alto del ragnarcentrismo, della sua filosofia di vita improntata al concetto dell'homo faber fortunae suae, uno scalzare improvviso del fato, tanto caro alla cultura norrena, in favore di una sorta di precursione del deismo a regolare la vita dell'uomo. Se possiamo affermare di avere assistito alla nascita, all'ascesa, all'affermazione ed alla lenta ma inesorabile caduta del mito di Ragnar, di certo in questi episodi così paradigmatici assistiamo ad un ultimo colpo di coda del grande guerriero che fu contadino, poi conte, infine re.

Facciamo un passo indietro e ritorniamo a Kattegat osservando gli anni trascorsi tra l'ultima fallimentare campagna di Parigi ed il momento attuale, scoprendo che di Ragnar non si hanno notizie ormai da diversi anni, che Kattegat è governata, per modo di dire, da una Aslaug più spesso alticcia che sobria, che i loro figli sono cresciuti, divenuti ormai giovani uomini, addestrati, come tutti i vichinghi, nell'arte della guerra e del combattimento, vediamo che ognuno di loro ha sviluppato una propria personalità, chi più, chi meno. 

Il momento in cui Ragnar rimette piede a Kattegat, una cittadina ormai di primissima importanza per il commercio scandinavo, molto diversa che come egli l'aveva lasciata, è emblematico di quello che è il suo lascito tra la sua gente: un re che si è ritirato lontano dal mondo a leccarsi le ferite e che forse non tornerà mai più. La vita a Kattegat è andata avanti e così i suoi figli, tra i quali c'è divisione tra chi vive ancora con orgoglio il fatto di essere un ragnarsson e chi invece contesta al padre la scelta di essersi eclissato. Tra tutti, il più nostalgico risulta essere Bjorn la corazza, mentre Ivarr dice di comprendere le motivazioni che hanno indotto il padre a non fare più ritorno ed Ubbe si augura che un ritorno paterno invece ci sia. 

 

Ragnar torna e si ritrova quasi straniero presso il suo stesso popolo, molti non lo riconoscono, molti pur riconoscendolo gli riservano sguardi di ammonimento e di biasimo; per me sono scene di grande portata emotiva, seguite da dialoghi ancor più potenti, nelle quali Ragnar cerca di far comprendere ai propri figli tutto il peso di indossare una corona, di rivestire una carica. 

Si va poi velocemente ai motivi che inducono il re vichingo, dopo le reunions e gli addii di rito in particolare alle due donne della sua vita, a partire per l'ultima volta per il Wessex, dove egli ha un progetto di riscatto e di vendetta verso Ecbert, colui che l'ha tradito, ma sa di avere anche un conto in sospeso con re Aelle.  Egli sceglie di andare incontro al proprio destino, non accettando di sottostare a ciò che gli dèi, o chi per essi, hanno in serbo per lui.

Possiamo ravvisare in questi episodi tutto il costrutto del personaggio di Ragnar, un uomo che ha sempre guardato più in là dei propri contemporanei, colui che non si è accontentato di vivere una vita nella condizione di semplice contadino ma attraverso l'ingegno, la curiosità e la conoscenza è giunto a diventare re di un intero popolo. Questo, ovviamente, nella narrazione dello show.

Molto intenso il confronto tra questi ed Ecbert, tutto il discorso sulla fede e sugli dèi pagani in contrapposizione con l'unico dio cristiano; abbiamo l'anticipazione di ciò che di lì a poco vedremo, ossia il consegnarsi al suo aguzzino con la complicità di Ecbert il quale però ancora non è consapevole di sancire con quel gesto la propria fine. Sono scene davvero molto ben scritte a mio avviso, in particolare  nello sguardo vivido di un Ragnar che continua ad incutere timore, deferenza e rispetto seppur ingabbiato, per culminare in quel don't be afraid, un non avere paura al cospetto della morte.

Infine, quei lunghi ed intensi minuti di viaggio nel carro verso la sua fine, in cui ripercorre tutti i momenti ed i legami più significativi della sua vita, tutti gli incontri che lo hanno cambiato e determinato quale egli è ora, in una dimensione sospesa tra realtà e visione onirica. 

In un improbabile scambio di battute con il conducente del carro, l'uomo cieco di cui gli aveva predetto il Seer - cerca di auto convincersi che egli, non gli dèi, ha plasmato il proprio destino, indirizzandolo e scegliendo la propria morte. Infine, dopo una lunga agonia, viene gettato a morire nella fossa piena di serpenti, non prima di aver pronunciato un epico discorso in pieno stile norreno sul Valhalla e sul suo accedere a breve alle sue porte. Lo fa non perché egli ne sia convinto, tutt'altro (da quanto fin qui mostrato capiamo benissimo che Ragnar ha abdicato a qualsivoglia concetto di fede religiosa), ma nel rispetto di un intero popolo, il suo, che credendo invece fermamente nelle proprie divinità e nel proprio culto si aspetta di sentire quelle parole da re Ragnar.

 

Abbiamo poi questa netta contrapposizione tra un Aelle totalmente trasfigurato ed ebbro di vendetta, ed Ecbert  anonimo spettatore che, se da un lato soffre per ciò che sta accadendo all'amico e rivale di tante battaglie, dall'altro inizia a presagire ciò a cui l'averlo consegnato ad Aelle lo condurrà: l'ira dei norreni. Sono di certo due tra le puntate migliori dell'intera serie, a mio parere. 

Un po' contraddittoria la scena successiva, in cui una figura ultraterrena che dovrebbe raffigurare Odino si presenta ai vari figli di Ragnar per portar loro la notizia della sua morte: contraddittoria perché appunto contraddice un po' quella che era stata fino a quel momento la filosofia avulsa dal concetto dell'esistenza di un essere supremo e divino di cui Ragnar si era fatto portatore.


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My faith's in people, I guess. Individuals. And I'm happy to say that, for the most part, they haven't let me down.”

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"Dreams don't mean anything, Dolores. They're just noise, they're not real." "What is real?" "That wich is irreplaceable."

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"Gli umani sono strane creature, ogni loro azione è guidata dal desiderio, i loro caratteri forgiati dalla sofferenza. Per quanto essi provino, non potranno mai liberarsi dall'essere eternamente schiavi dei loro sentimenti. Finchè la tempesta li sconvolgerà dall'interno non riusciranno a trovare pace. Né da vivi, né da morti. E quindi, giorno dopo giorno, faranno ciò che è necessario.

La sofferenza sarà la loro nave.. il desiderio la loro bussola."

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Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.

 

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza; ti salverò da ogni malinconia

perché sei un Essere speciale ed io avrò cura di te. Io sì, che avrò cura di te.

 


Corvina
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Inviato il 19 settembre 2019 21:54

Finito adesso di guardare la seconda parte della quinta stagione.

Che dire, ammetto che questo finale mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca, sia per come è stata gestita frettolosamente la grande battaglia fratricida per Kattegat sia per quello che riguarda l'epilogo, scontato da ambo i lati: 

I buoni vincono, era ovvio, e Bjorn diventa finalmente re di Kattegat. Ancora più scontato era però che Ivar sopravvivesse e che trovasse un modo per scappare. A questo punto sono davvero stufa di averlo tra i piedi. Dopo tutto quello che ha fatto restando impunito voglio che muoia, punto.

Come personaggio non mi è mai piaciuto, l'ho sempre trovato sopra le righe e, soprattutto, uno di quei personaggi pianificati a tavolino per colpire, piacere o viceversa essere odiati. Nell'ultima parte della stagione questo aspetto è stato marcato fino all'esasperazione e il trapasso nello stereotipo si è compiuto: il solito kattivo paranoico e mezzo sadico che a sprazzi appare anche fragile e incompreso. Ma basta.

 

La grande delusione della seconda parte della stagione è stata, a mio parere, il mancato confronto tra Hvitserk e Ivar dopo la decisione del primo di staccarsi definitivamente dal secondo e dopo la morte di Thora.

Ho letto in alcune anticipazioni sulla sesta stagione che Hvitserk dovrebbe morire. Ecco, mi dispiacerebbe indescrivibilmente se questo accadesse prima che sia riuscito a vendicarsi di Ivar. 

Contrariamente a quanto ho letto in diversi post su questo topic, è uno dei personaggi che ho preferito in questa stagione, se non quello che ho preferito in assoluto; di sicuro tra i figli di Ragnar è quello a cui piano piano mi sono più affezionata. Non è maestoso come Bjorn, non è valoroso come Ubbe, non è crudele come Ivar. È il più umano dei quattro, ma proprio per questo è quello a cui ci si può sentire più vicini, è il più credibile e quello che si presta di più a mutamenti, riflessioni, contraddizioni (l'unico per cui si potrebbe fare un discorso vagamente simile è Ubbe, altra bella sorpresa di questa stagione). È partito decisamente in sordina rispetto agli altri, ma nel corso della stagione si è ritagliato il suo spazio, ha dimostrato valore e di saper rimediare ai propri errori. Spero che nella sesta stagione tutto questo non venga beatamente mandato a quel paese.

 

Due parole anche su due personaggi che una volta erano praticamente protagonisti ma che sono finiti sempre più ai margini della narrazione: Floki e Lagherta.

 

La storyline dell'Islanda non l'ho capita sinceramente, l'ho trovata un po' inutile e difficile da seguire (l'interesse era tutto focalizzato altrove): sembra sia servita solamente per dimostrare ulteriormente a Floki quanto il mondo in cui vive sia senza redenzione, e di quanto fuggire sia inutile a sottrarsi alla bestialità dell'uomo. Animun debes mutare non caelum. 

 

L'unica scena che davvero mi è rimasta impressa è quella finale, la misera croce trovata nelle profondità della grotta vulcanica e la sua reazione di sgomento e disperazione e, forse, di "resa" nei confronti di ciò che ha combattuto per tutta la sua vita. Non abbiamo mai visto Floki così fragile, ha toccato il fondo e chissà che finalmente non riesca a intravedere quella verità che tanto ha cercato.

 

Su Lagherta... boh, non saprei cosa dire se non che il suo arco narrativo mi sembra concluso da un pezzo. Amo il suo personaggio ma qua non abbiamo proprio più nulla da dire, pare.

Dalla love story con Headhmund - che tra l'altro mi dovranno spiegare a cosa sia servito 'sto benedetto personaggio: è arrivato che sembrava il nuovo cattivone di turno e poi si è rivelato mediamente inutile - alla presunta morte alla pazzia durata sì e no mezzo episodio.

 

L'unica cosa conclusione è stata capire, probabilmente, di amare ancora Ragnar anche dopo tutto quello che è successo, oltre la morte.

 

In definitiva le vicende dei figli di Ragnar mi hanno presa, questo sì, e l'apparato tecnico continua a rimanere il migliore che io abbia mai visto in una serie tv di questo genere; tuttavia la sensazione è che la narrazione abbia perso un po' di efficacia, la freschezza delle prime stagioni, e che la produzione si ritrovi a stritolata fra il pericolo di ripetere quanto già visto in precedenza e quello di osare troppo perdendo coerenza e combinando un pasticciaccio. Per ora si tiene in piedi e mi sento di promuoverla assolutamente, vedremo come sarà la stagione finale. 

 


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Figlia dell' estate
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Inviato il 20 settembre 2019 0:16

Anch'io ho appena finito la seconda parte della quinta stagione di Vikings. E anch'io sono rimasta abbastanza delusa. Innanzittutto comincio col dire che le prime quattro stagioni mi sono piaciute molto, c'é qualche storyline che non ho gradito (il viaggio nel Mediterraneo, ka parentesi francese di Rollo), ma insieme riescono a raccontare una storia unitaria, che ha il suo punto di forza nelle interazioni tra Ragnar e gli altri personaggi principali e nell'incontro/scontro tra diverse culture (che poi é ció che rende interessante un'epoca bistrattata come l'Alto Medioevo). Questa storia finisce inevitabilmente con la morte di Ragnar e la sua presa di distanza sia dalla religione vichinga che dal cristianesimo, e la quinta stagione si puó considerare quasi un sequel, con un cast ormai diverso dal precedente.

Tuttavia il problema, a mio avviso, non risiede nella dipartita di Ragnar, Ecbert o di Athelstan (l'amore mio :wub:), bensí nella scelta di non sviluppare appieno i personaggi della new generation (Alfred, Ubbe, Ivarr, Hvitserk,) continuando a insistere su vecchi personaggi.

Se la 4x20 lasciava presagire una lotta tra i figli di Ragnar, la prima parte della quinta stagione si concentra piuttosto sulla lotta tra Ivarr e Lagherta (personaggio che ormai da tempo non aveva piú nulla da dire). La lotta tra i fratelli é stata rimandata alla seconda parte della stagione, ma a quel punto SPOILER SECONDA PARTE:

Ivarr aveva ormai perso tutta la sua forza e il suo fascino (come quei fiori dal profumo molto intenso che appassiscono in fretta) mentre gli altri tre non avevano ancora un'identitá propria. In questa seconda parte ho apprezzato soprattutto Hvitserk, unico tra i figli di Ragnar ad aver ereditato la sua attrazione per diverse culture, e anch'io sono rimasta delusa per il mancato confronto con Ivarr.

Si é deciso di puntare tutto sul figlio maggiore Bjorn, che personalmente mi é sempre sembrato il cosplay mal riuscito di Ragnar e che si salva solo grazie alla storia d'amore con Grumild (si scrive cosí?).

Sul fronte inglese Alfred (o come lo chiamo io "Cocco di Mamma") é nella passivitá piú totale: sempre in balia degli eventi, vince la battaglia grazie a Ubbe e l'unico cambiamento che abbiamo visto in lui é stato l'orrendo pizzetto. 

Nella prima parte della quinta stagione avevamo visto il contrasto tra Ethelwulf (si scrive cosí?), che ha saputo amare e crescere un figlio non suo, e Judith, che si é dimostrata invece una pessima madre. 

Speravo che l'omicidio del fratello servisse a Cocco di Mamma per svegliarsi un pó e staccarsi da questa ingombrante figura materna, e invece ha finito per prendersi due belle strigliate: dalla stessa Judith e da Lagherta. A questo punto Alfred può anche diventare il migliore re dell'universo, per me resterá sempre un personaggio sprecato.

La storyline di Floki é veramente deludente, perché é bloccata in un loop di omicidio e vendetta, che porta al suicidio dell'unica persona di buonsenso su quell'isola e allae morte dello stesso Floki. A cosa sono servite le visioni profetiche di Floki? Non lo scopriremo mai.

 

Modificato il 05 July 2024 17:07

"Gli dei esistono" ripetè a se stessa. "E anche i veri cavalieri. Tutto questo non può essere una menzogna".

 

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Inviato il 20 settembre 2019 11:00
10 hours fa, Figlia dell' estate dice:
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La storyline di Floki é veramente deludente, perché é bloccata in un loop di omicidio e vendetta, che porta al suicidio dell'unica persona di buonsenso su quell'isola e allae morte dello stesso Floki. A cosa sono servite le visioni profetiche di Floki? Non lo scopriremo mai.

 

Sono di parte perché Floki resta il mio preferito tra tutti i personaggi di Vikings, ma la storyline in Islanda non l'ho trovata così male e credo mi sia piaciuta proprio perchè staccata da tutte le altre vicende (a sottolineare la natura stessa del personaggio, che ha un legame particolare con la natura e non è mai stato realmente interessato alle varie lotte di potere, specie dalla morte di Ragnar in poi).

 

Devo specificare che la seconda parte di stagione l'ho guardata mandando avanti molte parti per cui non avevo il minimo interesse, quindi mi sono persa alcuni sviluppi di trama , ma ho cercato di seguire le cose principali e appunto, la vicenda in Islanda per vedere come andava a finire. Non sono però sicura che Floki

sia definitivamente morto nel crollo, almeno non ancora (spero che quando uscirà di scena, gli affideranno una scena in cui esprimersi un'ultima volta visto che l'attore è uno dei migliori del cast attuale)

 


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