Bellissima canzone questa di Battiato, @Stella di Valyria. Anche io leggendo il testo di quella postata da @JonSnow; le ho subito associate, anche se quella di Battiato è molto meno forte come contenuto. Bellissime entrambe. 

@porcelain.ivory.steel, ancora una volta, che sensibilità simili abbiamo!
Sì, il testo di quella postata da JonSnow; lo sto leggendo con calma ora, è veramente bello ed inquietante. "I can't escape myself" da sola vale la canzone. Ed è una sensazione che conosco, a modo mio: perchè (scusate se parlo tanto di me) ho sempre avuto la caratteristica di una mente che, se la iperattivo su determinati pensieri (qualcosa di creativo, o un problema di matematia difficile), poi non riesco più a fermare. Chissà se succede anche a qualcuno di voi? A vent'anni era sopportabile (dovevo solo evitare di iperattivarla prima di andare a dormire, tipo scrivendo racconti, se no era insonnia garantita), negli studi mi ha fatto pure comodo (risultati ottimi e, spesso, in esami e test, con tempi molto più brevi della media); ma con gli anni questa caratteristica è aumentata, e in più io non la sopporto più: è come essere su un'auto senza freni, non so più (da anni) cosa voglia dire rilassarsi mentalmente (che poi, intanto, quando ci sono da prendere decisioni non la seguo mai, la parte razionale. Eppure, è sempre lì che rompe.. mai un momento che taccia. e il pulsante per spegnerla o abbassare il volume, non c'è).

Ed è qualcosa di vicino all'idea che mi piace tanto nella canzone di Battiato: "potendo rinascere, vorrei più leggerezza e stupidità". Curiosa coincidenza: entrambe contengono una frase che molto probabilmente nelle intenzioni significa cose diverse, ma, isolandola dal contesto, si potrebbe anche interpretare in modo simile (vorrei essere diverso, più lieve e leggero / vorrei essere liberato da me stesso), ed entrambe parlano di una parte animale di cui ci si vorrebbe liberare. Ma in Battiato sarebbe per raggiungere un'ascesa ad un piano superiore (e trovare la pace interiore quasi assoluta), nell'altra canzone è gridato con la disperazione di una questione di sopravvivenza, quasi un'invocazione dall'inferno di una persona consapevole di stare diventando qualcosa che non vorrebbe essere, che non è il suo vero sè. Bellissima davvero.
 

"...Ho bisogno di una prospettiva 

  come gli affreschi di Giotto

  come chi pesti al G8..."

2 hours fa, Stella di Valyria dice:

@porcelain.ivory.steel, ancora una volta, che sensibilità simili abbiamo!
 

é vero! 

per quanto siano come ho detto molto belle entrambe (quella postata da @JonSnow; non la conoscevo, non è esattamente il genere di musica che ascolto solitamente, ha una forza non indifferente, mentre L'animale di Battiato è in assoluto una delle mie preferite) ci sono differenze credo nelle intenzioni dell'autore. Quella di Battiato so avere avuto molteplici interpretazioni nel corso degli anni; chi ne legge un mal di vivere generico e nichilista, chi ancora uno stato perpetuo di insoddisfazione che impedisce di rilassarsi e godere a pieno della quotidianità, essendo costantemente alla ricerca di "altro", io invece, visti i riferimenti ad un'altra persona che presumibilmente dovrebbe essere compagna di vita ho una lettura differente, ossia quella di una relazione in cui lui soffre questo eterno convivere con un "animale" che lo rende schiavo tanto di passioni violente quanto di apatia, e lei che subisce gli umori altalenanti di lui apparentemente con sopportazione, in realtà covando un rancore che prima o poi sfocerà in crisi insanabile (parlo con cognizione di causa, purtroppo ). 

E' come se questa relazione tutta protesa nel soddisfare l'inappagabile ego di lui, condizione della quale lui è cosciente (fingere, tu riesci a fingere quando ti trovi accanto a me, di dai sempre ragione e avrei voglia di dirti che è meglio che sto solo.. dentro me segni di fuoco e l'acqua che li spegne).

Certo, la chiosa finale è meravigliosa.. e non si arrende mai, e non sa attendere, e l'animale che mi porto dentro vuole te.

Sono legato a loro patologicamente, quanto ai Placebo. 

''I tried to be someone else,

But nothing seemed to change.

I know now, this is who I really am inside.

Finally found myself

Fighting for a chance.

I know now, this is who I really am.''

Questo pezzo, sostanzialmente, è basato su due letture ideologiche. Quella introspettiva e quella relazionale. La lettura proposta è quella a riguardo di quanto possano essere tossici e logoranti i legami che causano una violenza su sé stessi per aderire alle esigenze e all'idea che l'altra persona vorrebbe di te. Ma il risultato è solo un qualcosa di morboso, macchinoso, straziante. La voce di Jared trascina un qualcosa di infatti lancinante, di un soggetto che, per quanto abbia snaturato sé stesso per un legame e per l'altra persona, alla fine crolla, racchiuso in un impasse senza tempo in cui vi è solo negatività e alienazione, nonché la volontà di ritrovarsi ed essere semplicemente sé stesso dopo essersi ormai svuotato, che ciò lo si accetti o meno. Quindi è una presa di coscienza, un ritorno all'amor proprio. E Jared, nel modo di cantarla, propone esattamente il senso di sofferenza e ripetizione, quell'esasperazione unica, coerente con la profondità del testo. 

L'altra lettura proposta è quella del timore di non riconoscersi o di non conoscere sé stessi quanto si pensa, ritrovandosi ad esaminarsi dall'esterno e a ritrovare un qualcuno che non si credeva potesse essere dentro di sé. La fuga dinanzi ai lati più inediti e reconditi della propria personalità, quelli sul quale non si ha controllo e che, per via dell'umanità insita, imperversano senza controllo, venendo fuori nei momenti più disparati. 

Detto questo, come direbbero loro, 

Provehito in Altum.

Uno dei miei gruppi italiani preferiti, una delle canzoni del cuore.

L'altro giorno, tornando dall'ufficio in macchina col moroso, ho sentito la versione originale dei Pet Shop Boys di questa canzone che, sin da quando ero una bambinetta priva di alcun gusto musicale (e soprattutto incapace di capire di cosa mai parlasse il testo perché non conoscevo l'inglese), mi è sempre piaciuta. Volendo postarla qui, mi sono imbattuta in questa cover fatta dai Gamma Ray.......e, data la mia anima rockettara, ho pensato che mi si addicesse di più. Tra l'altro è proprio ben fatta! Pur avendo una grinta sonora che, per ovvi motivi, mancava all'originale, non ne ha "esasperato" la natura originale.

19 hours fa, JonSnow; dice:

 

Detto questo, come direbbero loro, 

Provehito in Altum.

The Kill è stata la prima canzone che ho amato dei 30STM, anche se è stato con From Yesterday che è anche uno dei miei video preferiti. Quegli anni sono stati fantastici e i Mars sono stati più che formativi e importanti. Ti ringrazio @JonSnow; per aver parlato di loro. 

E aggiungo una delle mie canzoni preferita

Figurati, @Lady Monica. Sono tra i miei preferiti. Per quanto mi riguarda la magia finisce dopo This is War. Il quarto Album, cioè, Love Lust Faith and Dreams, mi è sempre sembrato un'opera troppo distante dai primi tre, che sono l'essenza di Jared Leto. Non che sia scadente, ma di certo siamo ben lontani dal fulcro delle loro canzoni e melodie. From Yesterday è terribilmente adrenalinica, in netto contrasto a pezzi meravigliosi come Hurricane. Ecco, questa è sempre stata una loro caratteristica, quella di una sorta di contraddizione di fondo che completasse il loro stile. La capacità di fornire pezzi adrenalinici, ma al tempo stesso fare la medesima cosa al contrario, fornendo pezzi lenti e profondi, quasi strazianti. Un modo di fare artistico a dir poco completo. 

Prosegue il mood elettorale, oscillando tra ilarità ed ilarità.

9 hours fa, JonSnow; dice:

Figurati, @Lady Monica. Sono tra i miei preferiti. Per quanto mi riguarda la magia finisce dopo This is War. Il quarto Album, cioè, Love Lust Faith and Dreams, mi è sempre sembrato un'opera troppo distante dai primi tre, che sono l'essenza di Jared Leto. Non che sia scadente, ma di certo siamo ben lontani dal fulcro delle loro canzoni e melodie. From Yesterday è terribilmente adrenalinica, in netto contrasto a pezzi meravigliosi come Hurricane. Ecco, questa è sempre stata una loro caratteristica, quella di una sorta di contraddizione di fondo che completasse il loro stile. La capacità di fornire pezzi adrenalinici, ma al tempo stesso fare la medesima cosa al contrario, fornendo pezzi lenti e profondi, quasi strazianti. Un modo di fare artistico a dir poco completo. 

Non posso che essere d'accordo con te al 100%. Per me LLFD non è neanche un album dei Mars, almeno non di quelli che sono i "miei" Mars. 

Dopo una giornata sufficientemente discutibile, trovare casualmente qualcuno/qualcosa che, condividendo un infinitesimo di sé, ti colpisce nel profondo inevitabilmente scalda il cuore. Takk.

E il pensiero va

alla pioggia presa con le dita

a un ramo invisibile

alle voragini nascoste sotto un tappeto dorato

costellate di oggetti materiali, appigli

sulle pareti di una montagna da scalare

avvolta nella nebbia.

So che, rispetto a molti di voi, musicalmente vivo in un mondo parallelo. Ma questo thread è bello anche per la varietà, e la varietà è ricchezza, no?
Allora, continuo con Bjork. Perchè amo questo brano? Perchè lei è unica, e con una dose di follia che metà basta (se non ci credete, guardate il video originale: non ho postato quello, anche se è geniale, perchè non so se avrei violato qualche norma -sul Tubo è classificato come solo per maggiorenni - e perchè... le continue immagini di piercing mi fanno troppo impressione. Anche se penso che stiano a significare che l'amore è anche dolore, e legame (l'iimmagine finale, che io trovo quasi inguardabile, è emblematica). Questo brano l'ho amato da subito, quando un certo Vincenzo -ex amico, poi evaporato e svanito  per sempre, come tale, in soli dieci minuti di una litigata storica- me lo aveva fatto alscoltare su Youtube, tra commenti entusiastici. E l'ho amato dalle prime note, dal suono dell'arpa all'inizio. Per inciso, ho scoperto solo ora, da questo video, che è un'arpa: l'ho sempre creduto uno xilofono, e lui (il suddetto Vincenzo, a cui devo, se non altro, la scoperta di Bjork) lo interpretava (poeticamente, non materialmente) come il suono del ghiaccio, di quelle piccole stalattiti che si formano nei giorni di gelo.

Impressione personale (poi magari per voi è diversissimo): anche se l'esecuzione dal vivo come suono ed esecuzione è vicinissima a quella del DVD, per qualche motivo (psicologico, penso) la canzone rende e colpisce dieci volte di più nel video ufficiale: in questo video ci sono troppi elementi di distrazione, a me sembra che, musicalmente, diventi qualcosa di confuso e di cui si perde il filo; mentre nel video -aspetti "particolari" a parte- si coglie molto meglio la costruzione, la pulizia e bellezza della struttura. Se volete "sentire" davvero questa canzone, cercatevi quello.

Per inciso: sono anni che aspetto una bella nevicata, per ascoltare Bjork (soprattutto i suoi brani più cerebrali e meno orecchiabili di questo) mentre fuori nevica: penso che sarebbe stupendo, bianco con bianco, ghiaccio con ghiaccio. E niente: le poche volte che nevica, me ne dimentico completamente. E quando me ne ricorderei, quell'anno non nevica.
 

Sempre sul mood Queen, questa è' una canzone che mi ronza in testa da due giorni, un altro classico. Bisogna ascoltarla ameno una volta nella vita, altrimenti si perde un altro importante pezzo della storia della musica! Insomma, se non l'avete mai ascoltata... provvedete subito!

Le donne della mia famiglia non sono mai state felici di festeggiare la giornata delle donne, considerandolo come festeggiare la mancata emancipazione e conseguimento della parità di genere. Una giornata, che sta là a ricordare loro che ogni anno che hanno trascorso lima una distanza, che rimane là.

D'altro canto, è l'ennesima ricorrenza ridotta a pretesto per fare acquisti di beni e servizi. Ed è l'ennesima ricorrenza in cui chiunque il giorno precedente dica tutto ed il contrario di tutto circa le donne, si unisce in un' ipocrita costernazione collettiva, per tornare il giorno dopo a dare esempio di tutto ed il contrario di tutto.

Nel mio piccolo, lo prendo come un momento di riflessione personale, circa la difficoltà di sradicare arcani stereotipi sociali, soliti essere usati concettualmente e verbalmente, tipo il maschilismo becero. Inoltre la differenza naturale tra uomini e donne porterebbe più ad una necessità di valorizzazione delle potenzialità dei due generi, fino a renderli pari nei diritti e nelle possibilità, piuttosto che ad un appiattimento istituzionale, calato dall'alto, senza un riscontro reale nel tessuto sociale. Metodi, approcci.

Inoltre la sensibilità che avvertiamo nei riguardi della latente lotta delle donne verso l'acquisizione della piena indipendenza, è una sensibilità di fronte ad una diseguaglianza che possiamo osservare da vicino e che non possiamo non identificare immediatamente. Che poi del resto, è il modo più efficace e per certi soggetti l'unico possibile, per consentire un'empatia ed una consapevolezza rispetto ad una discriminazione.

Sia uomini che donne si stringono in questo giorno, nell'autoanalisi del loro rapporto reciproco ed i primi rendono omaggio alle seconde (ordine di presentazione volutamente e polemicamente scelto). Se è l'unico modo, ci vorrebbe una giornata ad hoc per ogni problematica sociale, così che almeno un giorno all'anno si possa avvertire il disagio del discriminato, della vittima, dell'emarginato.

Buona festa della donna