Un articolo di Valigia Blu in cui si "smontano" le critiche giuridiche al Ddl Zan:
Vogliamo una società socialista che corrisponda alle condizioni del nostro paese, che rispetti tutte le libertà sancite dalla Costituzione, che sia fondata su una pluralità di partiti, sul concorso di diverse forze sociali. Una società che rispetti tutte le libertà, meno una: quella di sfruttare il lavoro di altri esseri umani, perché questa libertà tutte le altre distrugge e rende vane.
Enrico Berlinguer
What is honor compared to a woman's love? What is duty against the feel of a newborn son in your arms… or the memory of a brother's smile? Wind and words. Wind and words. We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.
George R. R. Martin (A Game of Thrones)
The measure of a life is a measure of love and respect,
So hard to earn, so easily burned
In the fullness of time,
A garden to nurture and protect
It's a measure of a life
The treasure of a life is a measure of love and respect,
The way you live, the gifts that you give
In the fullness of time,
It's the only return that you expect
Neil Peart (The Garden)
Ernest Hemingway once wrote, ‘The world is a fine place, and worth fighting for.’ I agree with the second part.
Andrew Kevin Walker (Seven)
In this game that we’re playing, we can’t win. Some kinds of failure are better than other kinds, that’s all.
George Orwell (Nineteen Eighty-Four)
Che ne pensate di questa storia ?
https://www.tempi.it/chelsea-mitchell-stati-uniti-connecticut-usa-today-atleti-trans/
che è una follia. infatti in florida hanno fatta una legge ad hoc.
in ambito sportivo chiaramente avere una struttura maschile è ovviamente un vantaggio. qui si rischia un domani di vedere un atleta trans in una finale olimpica vincere e sportivamente parlando non è giusto.
cmq erano già scoppiate altre polemiche anche perchè per alcune lo sport è un veicolo per avere delle borse di studio.
poi il tutto in contrapposizione a casi come quelli della semenya per dire...dove ha valori fuori norma e dovrebbe fare delle cure per diminuire i livelli di testosterone.
Mettendo da parte l'articolo, che è palesemente scritto con toni posticciamente polemici ed indignati, con lo scopo preciso di generare flame, su una rivista molto oltre Famiglia Cristiana nello spettro del conservatorismo cattolico e in cui compaiono articoli come "Fate l'amore non fate il gender" (?!)...mettendo da parte tutto questo, dicevo, è innegabile che un problema su questo aspetto vi sia.
Il punto però non penso sia tanto nel prendere atto che vi sia un problema, ma nell'ottica in cui ci si pone per tentare di risolverlo. Si è venuto a creare un vulnus, un cortocircuito, tra le sacrosante richieste di riconoscimento e legittimazione della comunità LGBTQ+ e il mondo sportivo, che ha una divisione in settore maschile e femminile stabilita per preservare la correttezza delle competizioni ed eguali condizioni di gara agli atleti.
Bene. Come lo vogliamo risolvere?
Perchè sta li la questione. Abbiamo intenzione di risolverlo chiamando in causa la comunità LGBTQ+, coinvolgendola nel dibattito con piena legittimità e dandole voce in capitolo anche per quanto riguarda le decisioni da prendere? O vogliamo fare "LALALALA NON VI SENTO...GLI UOMINI DEVONO GAREGGIARE CON GLI UOMINI E LE DONNE CON LE DONNE", imponendo uno status quo e negando qualsiasi possibilità di arrivare ad una soluzione condivisa?
qui non c'è niente da discutere. E' un oggettivo. una atleta trans inteso nato uomo avrà sempre un vantaggio enorme rispetto alle donne. e siccome bisogna garantire un minimo di equilibrio sportivo e di competitività perchè se no il prodotto sport (perchè parliamo poi anche di professionismo) non sarebbe più credibile, bisogna adottare delle regole precise.
poi per me la cosa è semplice: gareggiano con gli uomini. nessuno impedisce il non partecipare ma appunto con chi ha la tua stessa struttura biologica.
poi se in nome del politicamente corretto ecc si decide il contrario bene. discrimineremo le atlete e pace. se è questo che si vuole. ma chiunque segua lo sport sa esattamente che non si può ragionare come fosse un normale ambito di lavoro.
andiamo x estremi: passa la autodeterminazione del genere. quindi un uomo, facciamo sportivo che fa tennis, decide che è donna (sto banalizzando il processo) e di giocare quindi i tornei femminili. dominerebbe senza problemi. questa è la realtà. sarebbe tutto sfalsato.
Più che gli estremi sono interessanti tutte le situazioni poste tra questi: un nato uomo che inizia la transizione in età adolescenziale mantiene comunque questo vantaggio nello sviluppo fisico? Un uomo adulto che effettua la transizione rischia davvero di sbancare nelle competizioni agonistiche femminili, per esempio uno come me che fa nuoto non agonistico dall'età di 7 anni in caso di transizione potrebbe seriamente diventare la nuova Federica Pellegrini? E se invece fosse una cintura nera in sollevamento bottiglie, dopo la transizione l'allenamento serrato la porterebbe a progredire "come un uomo, come una donna o una via di mezzo"? E per tutte le competizioni ufficiali ma meno elitarie di olimpiadi, mondiali, serie a, ecc...?
Il problema è che certe cose danno solo ragione a chi si scaglia contro il LGBT "Vedete ? E' questo quello a cui vogliono portarci !!111!!!"
Per dire, sui social di destra ora gira questa foto
Con tanto di commenti indignati di gente che sbraita "ideologia malta, deviano la mente dei bambini!!!!1111", "A questo ci porterà il DDL Zan".
A me sembra che una possibile soluzione esista già, volendola davvero cercare e applicare (ed è chiaro che c'è chi non ha alcuna voglia o interesse a farlo!). Basterebbe infatti ridefinire i criteri di partecipazione a questo tipo di competizioni, considerando non solo e non tanto il sesso biologico degli atleti e delle atlete in gara, ma intrdocuendo anche elementi quali peso, massa muscolare ecc. come già avviene, ad esempio, nella box.
L'osservazione dell'atleta-studentessa americana è sostanzialmente giusta: la competizione non è equa se lei deve correre in competizione con qualcuno che ha una struttura fisica-muscolare che la/lo collocherebbe in una categoria differente. Esattamente come non lo sarebbe se una donna pugile in categoria welter potesse gareggiare con un uomo in categoria piuma.
Giusto per capirci, la gente ragiona cosi (presa da un social):
CitaSe la legge Zan verrà approvata ogni trans potrà insultare, sputare e mancare di rispetto a chiunque, senza che neppure lo si possa menare e neppure denunciare, senza essere tacciati a nostra volta di essere omofobi... ci sono categorie di persone che dovrebbero essere aiutate e protette, ma non quelle.
prendiamo esempi concreti nello sport per capire un po' il valore uomo donna inteso come prestazione atletica.
tipo tante volte si sente che serena williams poteva giocare contro gli uomini. ecco che poi si viene a sapere che in una partita di allenamento con un tennista neanche top 100 ha preso una sonora batosta, come è normale che sia.
altro caso che x me può essere di esempio, questa volta riguarda il doping. si pensa che anche dopo che uno è stato squalificato e non ne fa più uso, cmq nel proseguo della sua carriera l'uso del doping può avere effetti a lungo termine.
quindi come si fa a fare distinzioni tra quanto ha fatto la transizione o meno? cioè secondo me cmq hai sempre un vantaggio in partenza.
giusto x non essere frainteso sto parlando solo di ambito sportivo....
x me ha più senso che gareggino contro gli uomini. mentre fare una categoria ad hoc sarebbe problematico da un punto di vista pratico oltre che difficilmente si avrebbe una grande competizione visto il numero esiguo di atleti, sia organizzativo.
Ma, oddio, esiguo numero... l'atletica ne conta di partecipanti!
Se pensiamo anche solo alla corsa ne abbiamo già parecchie di sottocategorie: staffetta, ostacoli, 100 m piani, 200 m piani, 800 m, campestre, podistica, maratona, mezza maratona ecc. Non mi pare un grosso problema aggiungere un'ulteriore declinazione al fine di creare maggiore equità in termini di massa muscolare ecc. Sempre ammesso che lo si voglia davvero fare.
34 minuti fa, rhaegar84 ha scritto:cioè secondo me cmq hai sempre un vantaggio in partenza.
Prima hai parlato di dato oggettivo quindi, per coerenza, i "secondo me" non dovrebbero esistere. Per me la cosa migliore è che si organizzi una discussione con le parti in causa e si parta dai dati scientifici che ci diranno se il momento della transizione conta o meno, se i ragionamenti delle categorie apicali possono valere per le categorie più basse (se cioè il ragazzino rachitico che cambia sesso sarà necessariamente il cristiano Ronaldo della serie a femminile o se potrà farsi la partitella in Eccellenza con le amiche) e se eventuali vantaggi siano concretamente categorizzabili. La soluzione esposta da @Maya mi sembra un pelino più realistica, dati scientifici permettendo.
@Mayaintendevo partecipanti solo categoria trans. cioè parliamo di una piccola % della popolazione di cui poi alcuni dovrebbero fare atleti professionisti. anche perchè più hai un bacino di atleti grande più poi il tuo sport sale di livello. per cui fare una categorie ad hoc non so che appeal possa avere in termini di competitività. questo però è un discorso di prodotto sportivo se mi passi il termine.
cmq io rimango coi miei profondi dubbi sul partecipare a gare femminili. vediamo cosa diranno i medici sulla base di dati scientifici. quello che mi chiedo è se possano dare una risposta certa sul tema o se invece cmq la "struttura" fisica con cui si nasce quella è. già sugli effetti per dire del doping a lungo termine ci sono discussioni in atto (al di là della questione etico-morale).
del resto come ricordavo già il caso della Semenya è stato a lungo dibattuto per anni arrivando poi a prescriverle addirittura una cura medica per i livelli di testosterone fuori dalla norma. quindi sono tematiche veramente complesse e di non facile soluzione.
@Il Lord riformulo allora: secondo il mio parere, che vale quel che vale non essendo medico o altro ma solo un appassionato di sport, c'è un vantaggio oggettivo essere uomo in ambito sportivo/professionistico. per questo sono sempre esistite 2 categorie distinte. addirittura in alcuni sport tipo sci ci sono piste uomo/donna proprio per questioni di sicurezza in quanto troppo "difficili" per le donne, non avendo la stessa potenza degli uomini.
boh non aggiungo altro per non essere pesante e ripetitivo. vediamo un po' come si evolverà la questione.
59 minuti fa, rhaegar84 ha scritto:intendevo partecipanti solo categoria trans.
Al di là di qualsiasi altra considerazione in merito, non so quanto avrebbe senso perché ci sono uomini che scelgono la transizione a donne, ma anche il contrario, per cui non risolverebbe il problema.
Se ammettiamo che biologicamente il sesso biologico possa determinare caratteristiche fisiche di forza e resistenza ben precise e se desideriamo davvero salvaguardare il diritto individuale all'identità di genere, credo che non ci possano essere molte altre strade se non ridisegnare le categorie di competizione definendole non guardando al sesso biologico o al genere delle/degli atlete/i, ma piuttosto secondo parametri oggettivi e generali quali peso corporeo, massa muscolare, ecc. In questo modo, nessuno si troverebbe avvantaggiato o discriminato per quel che madre natura ha concesso.
Chiaro è che ci vorrebbe non solo un set di nuove regole attraverso cui concepire lo sport agonistico, ma anche una diversa forma mentis. Più di qualcuno potrebbe non voler ammettere e accettare di essere inseriti in alcune categorie. Quanti uomini, ad esempio, accetterebbero di buon grado di essere inseriti in una categoria sportiva dove, secondo criteri fisici oggettivi, ci sono principalmente donne?
non vedo molte soluzioni: categoria a parte per persone transgender oppure si valuta caso per caso a seconda dello sport e ragionando per categorie oggettive (tipo il peso ma rischiando però un'eccessiva particellizazione delle competizioni).
Ci sono casi dove penso che essere nato uomo o donna faccia poca differenza in sport come il tiro con l'arco, o la moto GP... La situazione si complica dove c'è contatto diretto.