Io ancora non ho capito bene,ma se l'idea prende forma ci provo lo stesso. " />
5.000 caratteri giusti " />
Alessandra, sei un genio " />
modestamente " />
@Aryasnow: che io sappia dovrebbe essere in parte dovuto al fatto che quando copincolli qualcosa direttamente da un post si aggiunge al conto una spazio per ogni caporigo, ma capace che mi sbagli...
per il contest, vediamo che riesco a tirar fuori domani...stasera non se ne parla che devo studiare, e comunque ho solo mezze idee " />
Sì...Vi sono mancato?
Sì, è vero. Ma occorre un po' per rompere il ghiaccio... Magari riproponi il tema quando vinci un'altra volta! " />Comunque in generale i vostri racconti sono abbastanza teneri. Vi siete trattenuti, dite la verità.
Approvo in pieno il tuo stimolo - ma quoto AryaSnow... " />In un racconto pulp molte volte gli eventi che avete raccontato avrebbero preso strade diverse.
Questo tema offre ancora molte possibilità che non sono state esplorate, nessuno ha spinto le mani a fondo nella "melma". Quindi fatevi avanti. " />
Ecco, bravo: anche secondo me erano tutti in tema.Nonostante ciò i racconti postati hanno tutti qualcosa di valido e sono in tema (avevate dubbi " /> ).
Per ora li ho letti solo velocemente e farò un commento dopo una seconda lettura. Sebbene nella forma siano molto diversi, quelli che mi sono piaciuti di più per ora sono quello di Lysmaya e quello di Korlat che nonostante abbiano evitato l'utilizzo di parolacce (troppo facile ) e di dialoghi semi-seri sono i più "pulp" finora.
Molto buona anche la struttura data ai racconti da Tyrion e Arya e l'idea avuta da Lochlann. Non ci avrei mai pensato.
Prete Rosso, vuoi dire che ho davvero imbroccato il tema? " /> la cosa mi sconvolge, grazie! " />
Contest di scrittura creativa 10: Pulp Fiction
Il segreto di Mister Paulie
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Il cellulare squillò proprio nell’istante in cui, dopo dieci minuti buoni di ricerca, Will trovò la scatola con il sale tra le centinaia di cianfrusaglie che teneva nel suo ufficio.
“Ciao Tesoro, sto lavorando. Hai bisogno?”.
Jhonny il Silenzioso osservò senza commentare il collega sforzarsi di non alzare gli occhi al cielo. Sicuramente quella bestia di sua moglie l’avrebbe in qualche modo percepito e allora sarebbero stati guai.
Avevano un lavoro importante da svolgere e non avevano affatto bisogno di inutili discussioni.
“No amore, figurati! Non mi disturbi affatto” Will guardò l’orologio, era tardissimo “sono sempre felice di sentirti. Tranquilla biscottino. Passo io a prendere i bambini. Se tutto va bene per le diciotto ho finito. D’accordo, Ti amo tanto anche io. Sì. Un Bacio. Ti amo”.
Finalmente chiuse la comunicazione.
Will sembrò per un attimo sperduto al centro della stanza. Solamente un cenno impaziente del Silenzioso lo riportò alla realtà.
“Dove eravamo rimasti?” Si guardò un attimo attorno, passandosi da una mano all’altra il cartone di sale che teneva in mano. Il suo sguardo cadde finalmente sul ciccione seduto su una sedia.
Legato ed imbavagliato.
“Che sbadato, ora ricordo!”.
Sorridendo si avvicinò all’uomo, gli tolse la calza dalla bocca e gli rovesciò un’abbondante dose di sale sulla brutta ferita alla testa.
L’uomo grasso si risvegliò con un urlo di dolore.
“Bentornato fra noi Mister Paulie!” Will lanciò uno sguardo dietro di se “Avanti, dagli anche tu il bentornato Jhonny!”.
Jhonny il silenzioso si limitò a chinare il capo.
“Cosa mi avete fatto? Cosa volete?” farfugliò Paulie.
“Ma che domande sono? Vogliamo i soldi!”
“Soldi? Quali soldi?”
Will scosse la testa deluso e con un movimento rapido lo colpì alle costole. Un rumore secco indicò il fratturarsi di un osso.
“Dove sono i verdoni Paul? Posso chiamarti Paul vero?” il ciccione in risposta si mise a piangere “lo prenderò come un affermazione amico Paul”.
Will estrasse da una borsa degli attrezzi un martello e un chiodo lungo circa cinque centimetri.
Con un sorriso compiaciuto li mostrò a Jhonny che approvò con un alzata di sopracciglia.
“Tony vuole i suoi soldi” Will lo fissò dritto negli occhi, cercando di assicurarsi la completa attenzione “Quindi, Paul, dove li hai nascosti?”
“Ve ne posso dare molti di più se mi lasciate vivere, lo sapete?” Il ciccione spostò lo sguardo dal suo aguzzino all’uomo silenzioso alle sue spalle “Sono da una vita in questo giro. Ho una grande riserva nascota. Non è necessario che andate avanti a sgobbare per quello str***o di Tony. Lui vi paga cento? Io vi do mille! Io…”
Le parole gli morirono in gola, urlò di dolore, poi svenne.
“Non ci credo” Will guardò Jhonny “Ci ha preso per delle puttane?”.
Il silenzioso rispose con un’alzata di spalle.
“No, dico io, possibile che nessuno crede più nei sacri valori della vita? Lealtà. Serietà... Amore!”
Bang!
La testa di Will esplose. Il suo cervello disegnò un grottesco disegno sulla parete alle sue spalle.
“Lealtà. Serietà. Amore. Hai ragione vecchio mio” Jhonny risistemò la pistola nella fondina “Ma dimentichi gli altri tre valori: Soldi. Più soldi e ancora più soldi”.
Avvicinandosi all’uomo svenuto, spostò con un calcio il corpo senza vita dell’ex collega.
Il dolore gli aveva fatto perdere i sensi un attimo prima e sempre il dolore lo riportò alla lucidità quando Jhonny estrasse con uno strattone il chiodo dalla sua rotula.
“Bene Mister Paulie. Ora siamo io e te, mi segue?” estrasse nuovamente la pistola e gliela puntò dritta alle palle “Tony ci offriva duecento. Secondo i miei calcoli dunque, tu me ne puoi dare qualcosa come un po’ di milioni giusto?”.
Paulie annuì. Grosse lacrime gli rigavano le guance.
“Dove li trovo?”
“Mi hai preso per uno stupido? Io te lo dico e tu mi uccidi!”
“Sbagliato. Me lo dice subito ed io me ne vado, lasciandola uscire sulle sue gambe da solo” Jhonny scandì le parole, come dovesse spiegare qualcosa di elementare ad un bambino “Se me lo vuole dire dopo, la porto con me dopo averle rotto qualche vertebra qua e là, capisce Mister Paulie?”
Mister Paulie era un uomo intelligente.
Capì al volo che quell’uomo non scherzava. Prese un respiro profondo e gli diede l’informazione.
Jhonny sorrise compiaciuto e si avviò verso l’uscita.
“Un momento. Non mi libera?”
“Ha ragione, mi scusi”
Bang!
La materia grigia di Paul andò a mischiarsi con quella di Will tutt’attorno.
Il signor Tony era un uomo malfidente.
Aveva seguito quei suoi due scagnozzi per assicurarsi che il lavoro andasse fatto bene e che nessuno intendesse fregarlo.
Attese pazientemente che quel bastardo di Jhonny il Silenzioso recuperasse i soldi dal nascondiglio segreto di Mister Paulie prima di prendere attentamente la mira e sparargli alla testa.
“Ottimo lavoro, bastardo. E grazie del piccolo extra”
Non male ^^ anche se non credo ci fosse bisogno di metterlo sotto spoiler " />
L'unica cosa è la frase
cioè, probabilmente sono tardo io eh " /> , ma per un pò non ho capito di chi era la moglie.. " />Jhonny il Silenzioso osservò senza commentare il collega sforzarsi di non alzare gli occhi al cielo. Sicuramente quella bestia di sua moglie l’avrebbe in qualche modo percepito e allora sarebbero stati guai
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Forse è perchè all'inizio sembra che il PdV sia di Will, dopo sembra scoprirsi che è di Johnny: per com'è scritto l'inizio, si rischia di creare questo evitabile malinteso, che può suonare fastidioso.
Nel complesso la scrittura non è male, in linea generale pulita come al solito, anche se questa volta ci ho visto qualche imperfezione in più. Una cosa in particolare: perchè così tanti paragrafi? L'unico stacco giustificato era l'ultimo, essendoci un salto temporale e un cambiamento di PdV.
Anche il cambiamento di PdV solo nelle ultimissime righe in sè non è proprio il massimo (e in effetti è un errore un po' simile a quello che ho fatto pure io), si poteva benissimo finire il racconto dal PdV di Johnny (lui che vede Tony che si avvicina... "M***a, allora mi ha seguito...." ecc ecc).
Storia carina, con abbastanza eventi e colpi di scena, bellina la scena della tortura... ma nonostante questo suona troppo banale... sono tutte cose fin troppo viste e riviste, la trama appare molto scontata e un po' "vuota", senza idee particolarmente interessanti.
Perchè sotto spoiler? Mica è così scandaloso " />
Storia carina, con abbastanza eventi e colpi di scena, bellina la scena della tortura... ma nonostante questo suona troppo banale... sono tutte cose fin troppo viste e riviste, la trama appare molto scontata e un po' "vuota", senza idee particolarmente interessanti.
Lo so che l'idea non era molto originale ma... questa volta non mi é proprio venuto in mente di meglio... " />
Perchè sotto spoiler? Mica è così scandaloso
Sotto Spoiler solo per evitare di dover censurare qualche parolaccia... odio profondamente le censure in un racconto.. son solo due stelline *** in mezzo ad una parola forse.. ma davvero.. non le sopporto " />
Una cosa in particolare: perchè così tanti paragrafi?
Ho separato sostanzialmente il racconto in 4 parti differenti: l'inizio - La tortura - Il tradimento - Il finale.
P.S: Ammetto che l'inizio può lasciare un po' confusi sul Pdv... ma a me sembrava chiaro che fosse Will al telefono " />
Sulle parolacce hai perfettamente ragione! Però a quanto mi è stato detto in un racconto è "legale" metterle anche senza censura o avviso " />
Uhm, non mi sembra tanto corretto separare quando non ci sono cambi di PdV, salti temporali, cambi di scena ecc; anche perchè questi racconti sono cortissimi... C'è il rischio che un lettore si distragga e sospetti che tali cambiamenti spaziali/temporali ecc ci siano.Ho separato sostanzialmente il racconto in 4 parti differenti: l'inizio - La tortura - Il tradimento - Il finale.
P.S: Ammetto che l'inizio può lasciare un po' confusi sul Pdv... ma a me sembrava chiaro che fosse Will al telefono " />
Nell'inizio, chi stava facendo cosa era apparso chiaro pure a me, però non è molto chiaro di chi è il PdV e anche questo disturba un po' l'immersione.
Allora...ecco il testo.Spero di non essere andata troppo fuori tema e troppo fuori con le parole...non so come si fa a vedere il conteggio dei caratteri...se fosse OT o troppo lungo,eliminatelo dal contest,ma datemi comunque i vostri pareri. " />
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GIOCHI IMPOLVERATI
I bicchieri tintinnavano contro il collo delle bottiglie.
I camerieri in giacca nera versavano ai tavoli vino di ottima annata.
La Duchessa fece un cenno di assenso e portò alla bocca il calice appena riempito.
"Allora siamo d'accordo."diceva un uomo tarchiato.
"Certo!" rispondeva un altro,più giovane e altetico,stringendogli la mano. Fu una frazione di secondo;la bustina di polvere bianca passò da un palmo a un altro:un occhio non allenato non avrebbe notato nulla.Ma la Duchessa era nata in quegli ambienti; ormai era routine vedere cose di quel genere.
L'uomo giovane,che aveva preso la bustina di nylon,si sedette vicino alla ragazza:
"Ancora qui a fare la brava padrona di casa?"
Lei voltò pigramente la testa,allontanando il bicchiere dalle labbra bordeux:
"Stai per caso facendo dell'ironia?"
"Oh,non oserei mai..."ammiccò lui "solo che...beh,non sarebbe la prima volta che abbandoni la festa per andare a sballarti...".
La Duchessa irrigidì la mascella;scolò le ultime gocce di vino e si alzò di scatto. Fece un grande sforzo per non barcollare.
Vagò con lo sguardo sul divanetto e recuperò la borsetta di perle.
"Non sono ca**i tuoi,caro amico Guglielmo..."un sorriso acido le tirò le guance arrossate per l'alcool "direi che ultimamente ti sei impicciato troppo degli affari miei".
Lei si voltò e si fece spazio tra signore siliconate e industriali puzzolenti di sigaro;si portò al centro del salone e si congedò con parole cortesi,adatte al suo rango.
Imboccò una rampa di scale e iniziò correre con fatica. Affannata,entrò nella sua vecchia stanza dei giochi;c'erano ancora diversi passatempi della sua infanzia:impolverati.
Si sbattè violentemente la porta alle spalle;spalancò il finestrone e si appoggiò alla ringhiera di marmo.
Il vento della notte autunnale scompigliava la stola di pelliccia e penetrava nella profonda scollatura del vestito di raso. La ragazza si sciolse i capelli e si tirò via il rossetto con il dorso della mano.
Sospirò.
Rientrò,lasciando uno spiraglio per far in modo che il freddo l'acccarezzasse come un amante finalmente delicato. Si spogliò dal vestito e rimase nuda tra i giochi di quando era bambina; in un angolo,un armadietto:c'erano spesse bottiglie e sacchettini bianchi.
Lentamente,la Duchessa si avvicinò ad una delle ante; l'aprì. Afferrò una brocca di rum scuro e prese una lunga sorsata. Le sue spalle bianche erano illuminate dalla luna pallida che si specchiava sul vetro.
Le girava la testa. Sia appoggiò a un piccolo cavallo a dondolo,ma perse l'equilibrio; crollò a terra. Allungò nuovamente la mano; prese una bustina di coca e la versò sul pavimento. Si piego per prepararsi una riga.
"Sapevo che non eri così stanca come hai detto di sotto...". Guglielmo entrò,la sua ombra che si allungava sulla schiena della Duchessa.
Si avvicinò; capì che la mente di lei era in uno stato di semi coscienza,con quegli occhi lucidi e assenti.
Con calma,l'uomo si spogliò.
Poggiò su un tavolo di plastica rosa la camicia,la cravatta e i pantaloni gessati.
Finalmente sciolse i ribelli capelli biondi e sovrastò la ragazza. I due si guardarono per qualche secondo.
"Vuoi scopare,vero?" la voce della Duchessa era biascicata e roca.
Guaglielmo non rispose. La spinse per terra,la chioma scarlatta di lei si imbiancava di coca. Iniziò a morderle il collo,sentendo tra i denti il sapore del sangue vivo; fece scorrere la lingua su tutto il suo corpo nudo. Le sfiò le mutandine di pizzo e la penetrò,senza badare ai suoi gemiti di dolore.
Guglielmo venne dentro al corpo slanciato di lei.
Poggiò ansimante la testa sui seni prosperosi della Duchessa; poi si alzò.
"E' ora che qualcuno amministri il tuo patrimonio"le disse alzandosi. La squadrò un attimo,subdolo:" Spero vivamente di averti messa in cinta,questa sera...se ci sarò riuscito,vorrà dire che avrò raggiunto il mio scopo".
"VAFFANCULO!" ringhiò lei,stesa sul pavimento,mentre si faceva una riga.
"Ci vediamo dopo" le sorrise lui "suppongo che tu voglia stare un po sola con te stessa." continuò allacciandosi la cintura.
La Duchessa lo fulminò coi sui grandi occhi verdi:
"Non l'avrai vinta,str***o! Io non sono come te!"
"Oh,invece siamo più simili di quanto pensi!". L'uomo si legò i lunghi capelli dorati.
Aprì la porta e fece per uscire.
"Stasera dormirò con te,Duchessina bella."
La ragazza non ebbe tempo di replicare. L'uomo chiuse la porta e la lasciò sola coi suoi giochi:impolverati.
Allora...ecco il testo.Spero di non essere andata troppo fuori tema e troppo fuori con le parole...non so come si fa a vedere il conteggio dei caratteri...se fosse OT o troppo lungo,eliminatelo dal contest,ma datemi comunque i vostri pareri. " />
4400 caratteri, sei ampiamente nei limiti " />
Meglio così allora " />
Sullo stile la mia opinione resta uguale a quella del tuo racconto precedente: quello che mi piace è la capacità che hai di creare immagini e rendere l'atmosfera. Trovo però lo stile troppo barocco (più parole del giusto, secondo me), dopo la punteggiatura ci va uno spazio (oltre a qualche altro errorino grammaticale) e la descrizione delle labbra della donna dal suo stesso PdV non mi pare il massimo.... poi al passaggio al PdV di Guglielmo invece il cambio di paragrafo ci vorrebbe :-P
La trama è carina, i personaggi pure, e mi piace anche l'ambientazione aristocratica.
Dopo tanto tergiversare e sotto la spinta della gentile AryaSnow... e sul filo di lana, come mio solito... posto il mio primo racconto su questo forum.
Si lo so, sono meno di 5000 caratteri... spero vada bene lo stesso " />
Forza di Volonta'
Paul ansimava e il fiato formava nuvole candide.
Intorno a lui la nebbia scivolava fra gli edifici.
Il respiro della citta'.
Cosi' la chiamava Stuart nei suoi momenti romantici.
Solitamente subito dopo una buona dose di acidi.
O un omicidio.
O uno stupro.
O tutte e tre le cose insieme.
I giornali li chiamavano "Il Branco".
Paul sorrise.
Un sorriso tirato, sofferente da tossicomane all'ultimo stadio.
Ma l'uomo con il gessato aveva detto che avrebbe sistemato tutto.
Niente piu' dolore. Niente piu' paura. Niente piu' desiderio consumante.
Paul passava il peso del corpo da un piede all'altro.
Una macchina della polizia passo' di fronte al vicolo.
"Sei venuto ragazzo. Hai coraggio e sei intraprendente".
Paul sobbalzo' e si volto'. La voce dell'uomo in gessato sembrava sempre di un'altra epoca.
"Si... si... sono venuto. Ho fatto quello che hai chiesto."
Involontariamente una mano controllo' l'involucro sotto la felpa.
L'uomo fece un passo avanti. La luce del lampione non mostrava il volto. Solo gli occhi grigi brillavano nel vicolo.
"sapevo che eri un bravo ragazzo. L'ho capito subito. Un bravo e ubbidiente ragazzo all'antica. Come non se ne trovano piu'."
Paul si inumidisce le labbra. Non si sente a suo agio vicino all'uomo.
La pioggia comincia a cadere leggera, un manto grigio sulla citta'.
L'uomo con il gessato allunga una mano.
E' segnata come dal duro lavoro e trasmette una sensazione di forza e sicurezza.
Sembra non appartenere ad un uomo capace di chiedere quello che ha chiesto.
Paul e' nervoso. Molto nervoso. Non pensi bene quando sei nervoso, gli diceva Stuart.
Si passa le mani sui pantaloni umidi per asciugare il sudore.
Ormai sono qui pensa. Tanto vale andare fino in fondo.
Prende l'involucro sporco di sangue e lo passa all'uomo.
"Bravo figliolo. Vedi che e' stato facile?"
Paul annuisce. Ora mi dara' cio' che mi ha promesso.
Ma sa gia' che non e' vero, che ora l'uomo se ne andra' lasciandolo li'.
"Ora sei libero dalle tue paure figliolo. Dai tuoi desideri. Vai a casa."
La voce vibra nell'aria sino a lui e qualcosa dentro il suo corpo cambia.
Raddrizza le spalle e respira a fondo. E' vero, si sente meglio. E Stuart che lo prendeva in giro.
Non vede l'ora di andare a dirglielo...
Il suo urlo rimbomba nel vicolo e poi le lacrime e i singhiozzi.
Quando la polizia lo arresto' Paul non oppose resistenza.
Grazie per avermi segnalato gli errori!Purtroppo ho il brutto vizio di non rileggere mai quello che scrivo...lo rivedrò e depennerò gli errori di battitura " />Sullo stile la mia opinione resta uguale a quella del tuo racconto precedente: quello che mi piace è la capacità che hai di creare immagini e rendere l'atmosfera. Trovo però lo stile troppo barocco (più parole del giusto, secondo me), dopo la punteggiatura ci va uno spazio (oltre a qualche altro errorino grammaticale) e la descrizione delle labbra della donna dal suo stesso PdV non mi pare il massimo.... poi al passaggio al PdV di Guglielmo invece il cambio di paragrafo ci vorrebbe :-P
La trama è carina, i personaggi pure, e mi piace anche l'ambientazione aristocratica.
Per qanto riguarda lo stile,non posso farci nulla:questo ho. " />