/me mette in moto la macchina delle idee...... " />
E io metto in moto La Macchina del Tempo!!! " /> È solo un raccontino scherzoso, e naturalmente fuori concorso./me mette in moto la macchina delle idee...... " />
La Macchina del Tempo
Un bel giorno uno Studente di Fisica Italiano ideò e costruì una Macchina del Tempo. Era esattamente come ci si aspetta che una Macchina del Tempo debba essere: il corpo assomigliava a un elicottero senza la coda e senza l'elica, più un paio di pattini che se uno ci pensa su un attimo si chiede: e quelli, a che ca**o servono? All'interno, al centro di un pannello carico di levette, lucette, lancette e bussolette, campeggiava il Calendario Perpetuo, ovvero quello schermo a cristalli liquidi dove sta scritto qualcosa tipo DATA: 10 giugno 2004, 10:45 , e magari per giunta anche: Giovedì . Poco più giù stava una specie di volante tipo autoscontri, che stimolava un'ulteriore domanda: e a che ca**o serve un volante, in una Macchina del Tempo? E la risposta è, naturalmente, che serve a dare al pilota - mentre viaggia attraverso tutte quelle luci caleidoscopiche - qualcosa a cui aggrapparsi.
Fatto sta che, proprio mentre l'inventore di tale meraviglia si apprestava a farsi un giretto esplorativo nel tardo Cretaceo, arrivò un Messaggio Urgente di Sua Santità il Papa. L'Eccellente Studente di Fisica era invitato a presentarsi in Vaticano, per conferire col Santo Padre riguardo alla Liceità dei Viaggi nel Tempo.
Dopo che il Papa ebbe fatto versare i drinks, lo Studente di Fisica si sentì un po' più a proprio agio, e dato che del tutto scemo non era aveva già capito benissimo qual era il problema.
"I Luoghi e i Tempi Sacri non dovrebbero essere profanati," spiegò il Papa.
"Beh..." prese tempo lo Studente, che ormai non aveva più la minima intenzione di visitare il Cretaceo - meditando blasfemicamente di assistere, come minimo, al Parto della Vergine Maria. Poi aggiunse: "E perché non si dovrebbe?"
Il Papa, che non era scemo neppure lui, se l'aspettava. Dopotutto, lo Studente era un Fisico. C'era poco da appellarsi alla Fede, con uno che aveva applicato con successo, e ripetutamente, il metodo scientifico. Così disse: "Forse non sei religioso, tuttavia dovresti rispettare il Credo di milioni e milioni di persone nel Cristo, e in tutti gli Altri Santi Che Ne Sono Seguiti."
"Beh?" obiettò lo Studente, "Il Credo ne risulterà rafforzato, no?"
Allora il Papa disse: "Per i Cristiani la sola Via è la Fede. Visitare i Luoghi e i Tempi Sacri sarebbe una Rinuncia alla Fede, perché Fede significa Credere Senza Prove, cioè solo con l'ausilio del Proprio Cuore e della Verità Rivelata."
"Beh?" obiettò lo Studente, "Se Dio permette l'esistenza di una Macchina del Tempo, forse ammette implicitamente che noi si possa visitare i Luoghi e i Tempi Sacri."
Allora il Papa disse: "Dio permette il Peccato, ma sta a noi respingere la Tentazione di Satana."
"Beh?" obiettò lo Studente, "Se Dio permette il Peccato, perché proprio io non dovrei essere libero di commetterlo?"
E il Papa spiegò: "Perché condurresti nel Peccato una moltitudine di altri Innocenti, che non hanno la Forza di Resistere alla Tentazione!"
"Beh?" obiettò lo Studente, "Se non hanno la Forza di Resistere alla Tentazione, non sono forse già colpevoli di fronte a Dio?"
Dopo una buona mezz'ora di batti e ribatti, il Papa era arrivato al tono seguente: "Vuoi Soldi? Ne abbiamo al di la' dei tuoi sogni più astronomici. Vuoi Donne? Ne abbiamo di tutte le età, dalle Vergini di Sedici Anni fino alle Galline Vecchie che fanno un Brodo Straordinario. Vuoi Uomini? Possiamo chiudere un occhio anche su questo. Vuoi Droga? Vuoi Rock'n Roll? Vuoi Libertà? Possiamo darti tutto questo."
"Beh," disse lo Studente, "vada per le Vergini di Sedici Anni, più una Quantità Astronomica di Denaro..."
E fu così che la Macchina del Tempo finì seppellita negli Archivi Vaticani, e la Fede fu salva.
Spero di non avere offeso nessuno... il racconto è veramente solo scherzoso...
hola a tutti, stavolta mi avrete sul baraccone " />
oggi tramite il trasferimento dei 3 gatti la chiusura della casa al mare è stata ufficializzata " />
" /> Ma fai sul serio? Oh, grazie eh... ma non mi sembrava poi chissà che cosa! " /> E poi ero più sbronzo che mai!!! È già tanto che ho messo in fila le lettere... " />" />" />Tyrion Hill: sei un folle E un genio. Non per nulla sei il mio Sensei. Sto pezzo non è geniale: è METAGENIALE. " />
ho inziato a scrivere una bozza anche io...a breve spero di riuscire a postare lo scritto alquanto insignificante...ma vabè.
ps. tyrion il brano lo leggo domani! XD
CONTEST DI SCRITTURA CREATIVA: TEMPO
IL TEMPO: UNA LEGGENDA
Questa è la Cantica dei Sei Rintocchi: una leggenda tramandata di padre in figlio, di bocca in bocca, su come il tempo e lo spazio abbiano avuto inizio e su cio’ che attende tutti noi alla fine di entrambi. Così come mio padre la recitò a me, io la recito a voi acciocchè impariate e traiate da essa monito.
“Primo rintocco.
Il punto di luce si espande istantaneamente, avvolgendo oceani di nulla in un ribollente fuoco; la radianza scuote le fondamenta della quiete che urla nell’agonia del parto. Un’unica forza spiana la strada al caos; l’uovo cosmico è schiuso.
Secondo rintocco.
Il silenzio retrocede impaurito, ma non perde del tutto la volontà di lottare, e l’entropia intesse i primi fili della sua rete. La radianza rallenta la sua corsa, e laddove i fili dell’entropia sussurrante la toccano, essa genera figli.
I primi sono creature imperfette e volatili, meri parti dell’immaginazione di un mondo alla rovescia che invano cercano un posto nel nuovo creato... ma la grande forza si è incrinata e infine si spezza in tante immagini distorte; nelle sue fessure l’entropia s’insinua, avvelenandola.
Terzo rintocco.
La radianza non si è arrestata: ora lotta spalla contro spalla con la tenebra che, smembratasi in fili più sottili di un capello grazie agli inganni dell’entropia, ha permeato i primi figli dell’uovo cosmico imbastardendoli a tal punto che sono usciti, enfiati e appesantiti, dai leggeri reami del pensiero e si sono fatti realtà. Invano tentano di imitare la radianza primigenia con le loro poche stille di potere corrotto, illuminando la vuota e ancora intoccata vastità del creato con i loro miliardi di fuochi infetti.
Quarto rintocco.
Il piano dell’astuta entropia arriva a fruizione: lentamente, approfittando della cieca spinta della radianza, l’ha diretta secondo le sue voglie imbrigliandola in un’oscuro dedalo di leggi retto da un principio di perdizione, e corrompe definitivamente la gloria brillante del caos. Il creato geme quando le prime torce dei figli degeneri si spengono: alcune conservano un scintilla del potere originario, enfiandosi in sconfinate oscenità rossastre o riducendosi a pietruzze maligne e brillanti. Coloro che furono le più scintillanti e superbe precipitano nell’abominio della tenebra, mostri inconoscibili che esistono solo per divorare. Il vuoto inizia a reclamare i suoi territori ancestrali, e solo una debole eco della radianza madre implora aiuto al cosmo.
Quinto rintocco.
Le torce brillano sempre più deboli: come attirate le une dalle altre, le mostruosità senza luce si scontrano generando giganti la cui fame non puo’ più essere saziata; la spinta della radianza è finita e il suo ultimo gemito non echeggia più nel cielo. Alcuni figli degeneri, i pochi sopravvissuti alla voracità sconfinata degli dei neri, trovano forza sufficiente per rifugiarsi nei quasi perduti reami dell’immaginazione.
Sesto rintocco.
Senza più alcun nutrimento, uno a uno gli dei senza luce muoiono: la loro voce corrotta è l’ultimo vero suono che si sente prima dell’assoluto silenzio. L’entropia cala il sipario sul nulla infinito.”
***
Lo so, come stile non è granchè, ma mi piaceva l'idea e l'ho sviluppata così come mi veniva " />
Beh, diavolo, ora sono imbarazzato davvero...considerando che è stato scritto di stragetto con pochissime correzioni. " />
L'idea di una sorta di "degenerazione" della divulgazione scientifica in una sorta di leggenda medievale per motivi "boh" comunque mi è nata dalla mia confidenza quinquennale con Warhammer 40k, in cui appunto la tecnologia e il metodo scientifico sono degenerati in un tramandarsi di superstizione, una sorta di Evo Oscuro della scienza " />
Ecco il mio ^^
Ottavo contesto di scrittura creativa: il tempo
Tic…tac…tic…tac…
Il tempo di quel maledetto orologio appeso alla parete pareva non scorrere mai.
Lo stava odiando con tutte le sue forze: pareva che la lancetta dei secondi avesse deliberatamente rallentato.
Non ce la faceva più: iniziava a sudare freddo e le gambe erano tese per lo sforzo (se la sera sarebbero state doloranti non se ne sarebbe sorpresa). Si appoggiò pesantemente alle mattonelle dietro di lei: il contatto della fredda ceramica sulle sue braccia nude le fece dimenticare l’angoscia per un misericordioso attimo. Ma fu solo una mera illusione.
Mi devo distrarre -si disse mentalmente, portandosi dietro l’orecchio una ciocca di capelli-devo pensare ad altro.
Decise di studiare quell’orologio. Era brutto, quadrato, con la cornice bianca: le ricordava quello che c’era nella sua camera di ospedale quando era stata ricoverata. Banale. E poi andava così dannatamente lento.
Era tutto così lento…sentiva quasi che la stessa terra rallentava il suo corso.
Si è tutto fermato…tutto mi rema contro…scommetto che persino i pinguini nel polo sud si sono fermati per non far passare il tempo!
Lo sguardo carico di odio si spostò verso la porta davanti a lei.
Ma che caxxo sta facendo là dento?
Detestava quella ragazza, le stava rovinando la giornata. Si augurava che un’astronave aliena la rapisse appena usciva di là…che le esplodesse la macchina…che la lasciasse il ragazzo!
Oddio oddio…ti prego. Ok calma…pensa a qualcosa…a qualche canzone, ecco! Qual’era l’ultima canzone che ho ascoltato? Ah ecco Freddy Mercury…Time waits for nobody..Time waits for nobody
Ancora quel maledetto tempo! Anche nelle canzoni!
Ecco di nuovo prepotente l’orologio…tic..tac…tic…tac….come delle gocce d’acqua…tante gocce d’acqua….Oh…no questo pensiero di liquido no!
“Ma quanto tempo ci vuoi stare là dentro?” mormorò disperata, quasi con le lacrime agli occhi.
Stava per cedere…sarebbe stato un disastro…ma stava per cedere…lo sentiva.
E poi, mentre stava per arrendersi, il miracolo.
La porta si aprì ed uscì quella maledetta.
Non la guardò nemmeno in faccia…poteva essere bellissima o orrida; anche se avesse avuto i capelli fosforescenti non l’avrebbe notato. Magari la conosceva anche, ma non importava.
Il tempo era davvero agli sgoccioli: chiuse violentemente la porta dietro di lei.
Ti prego…resisti…ancora pochi secondi… supplicò mentre armeggiava nel piccolo ambiente.
“Oddio si!” sospirò disperata
Il tempo prese a scorrere normale. I secondi ripresero a susseguirsi alla loro velocità. La terra riprese a ruotare sul proprio asse. La vita poteva proseguire…
Appunto mentale -pensò un minuto dopo mentre si lavava le mani-non bere un’intera bottiglietta d’acqua in dipartimento…almeno finchè ci sarà un solo bagno funzionante.
Nota: la canzone è Time, di Freddy Mercury. La traduzione dei versi è: il tempo non aspetta nessuno
I caratteri sono meno di 3000 ^^
Il tema non mi ha ispirato altro ^^'
http://www.hinaworld.it/labarriera.net/forum/public/style_emoticons/default/wink.gif
Ottavo contest di scrittura creativa
Il Tempo
Come quando una dirompente carica di cavalleria riesce a distruggere uno schieramento meticolosamente preparato, ed i resti di questo si gettano in una fuga tanto precipitosa quanto inutile, così la luce del Sole sbucò fulminea attraverso le linee sinuose delle montagne innevate ad oriente e divampò nella vasta vallata sottostante, spezzando il dominio che fino a quel momento la notte deteneva con tirannica crudeltà. L’avanzata progredì inarrestabile, dapprima sviluppando la propria manovra al centro, dove con un accecante luccichio illuminò il fiume che distendeva pigramente le proprie spire sinuose al calore solare, per poi arrivare anche su per le creste, incontrando una timida resistenza da parte di un fitto boschetto, che cresceva a nord del corso d’acqua. I raggi di luce si fecero presto strada tra la vegetazione, riuscendo ad arrivare nel cuore della macchia fino a scaldare una piccola, timida fogliolina, carica di brina congelata. Il calore lentamente la sciolse, ed una piccola scia di liquido trovò la sua strada fino ad arrivare alla punta dove prese forma una goccia che infine precipitò, bagnando il viso del giovane che dormiva, esausto, sul terreno, svegliandolo.Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."
Lochlann: Finora mi sembra il racconto migliore. Le descrizioni sono potenti (forse anche "troppo", in certi punti, all'inizio). Il tempo e' la migliore risorsa della giovinezza - bel messaggio! Non importa quanto totale sia la catastrofe - c'e' il tempo per rifarsi. Questa e' una grande consapevolezza.
Mi fai venire voglia di scrivere un racconto con un vecchio che pensa al tempo che ha sprecato... " />
Posso partecipare anch'io?
Ottavo contest di scrittura creativa
Il Tempo
Tempo, tempo,tempo…
Mentre i mondi muoiono e si disgregano la donna fissa la lama, come se il suo sguardo, la sua sola volontà, possa accelerarne o rallentarne la discesa.
Eppure la falce, fra le mani bianche e consunte, non muta il suo moto, fra le stelle che si spengono.
“Aspetta”
Ella grida.
“Aspetta”
Sussurra lui beffardo, facendo eco alla sua disperazione, distorcendola, corrompendola, riplasmandola a sua immagine, rendendola vana.
“Un giorno soltanto…”
Sotto il cappuccio il vuoto oscuro dell’universo sembra incupirsi, la sua piena attenzione è su di lei.
“Cos’è un giorno per te? Un momento soltanto fra le pieghe del tempo, per dirsi addio, tutto qua.
Dopo verrò con te, di mia spontanea volontà”
La falce si arresta ad un respiro di distanza, fendendo l’aria, bisecando l’ossigeno, scindendone gli atomi.
Lei si sente soffocare, per la pressione, la densità, il peso dello sguardo del mietitore.
“Esperienze umane limitate, prive di significato, minuscole e irrilevanti. Perché prolungare la fine”
Lui mormora e non è una domanda, le sue parole schiacciano al suolo e corrodono gli intenti, egli è tutto, egli è nulla.
Ma lei persiste.
“Le uniche limitazioni sono le tue, tu non comprendi perché non puoi!”
Ella grida.
Qualcosa cambia, la pressione scompare, il sangue riprende a scorrere ed il cuore improvvisamente batte, mentre i polmoni voraci ingoiano l’aria e le mani artigliano vuote le lenzuola.
Una presenza, il gelo scorre lungo la sua nuda schiena, carezzando languido le vertebre, tingendo di viola l’avorio, mentre malevola una voce le sussurra nel buio della memoria:
“Allora insegnami il valore del tempo, il valore delle azioni umane. Fino al calare del sole, poi tutto finirà”
Si risveglia, fragile nell’oro del mattino, ossa d’uccello, ma senza ali, così poco tempo, così tanto da vivere.
I bambini irrompono in camera, facce sorprendenti nella loro intensa gioia.
Umani.
Bizzarro.
Qualcosa si sovrappone alla sua vista, altri occhi catalogano l’esperienza visiva, la sezionano per conoscerla, per assimilarla.
‘Sono mai stata così felice?’ si chiede avvertendo un senso di distacco, conscia solo ad un qualche profondo livello che ogni sua azione, parola o pensiero verrà filtrato e analizzato da una mente inumana.
Logiche immortali prive di molli sinapsi e viscida carne caduca.
“Mamma?”
Chiede titubante la bambina, il labbro inferiore sporge d’un tratto caparbio, è imbronciata.
Non è saltata sul letto, non l’ha abbracciata come ha fatto il fratello.
Si percepisce la differenza con mille momenti simili e dissimili a questo.
Una variabile è introdotta.
Il bambino dall’incavo del suo collo sbuffa all’indirizzo della sorella, ma lei vede ciò che non dovrebbe e corre via, confusa.
Lei emette un gemito, come un animale ferito, ed il bambino la stringe più forte, non sapendo perché.
La variabile viene analizzata, affetto per il guscio mortale, familiarità con la presenza femminile con funzione materna.
La presenza percepisce un senso alieno di…soddisfazione.
La comprensione provoca appagamento.
“Ti sei alzata tardi”
Borbotta il bambino intrecciato alle sue membra, avviluppato attorno al suo sole.
“Incubi”
Si ritrova a dire, mentre con un gesto ormai automatico gli arruffa i capelli ed aggiusta il suo peso alzandosi, bilanciando sul fianco il figlio accoccolato e ancora sonnolento.
Entra in cucina quasi fluttuando, un passo dopo l’altro, con una precisione ed un’economia di movimenti esagerate, non interamente sue.
Occhi azzurri la fissano impauriti.
“Guardala papà, mamma non è solo mamma”
La bimba tira la gamba dei pantaloni, si aggrappa esigendo attenzione.
Il padre distratto ride delle sue paure, bacia la moglie e rincorre il figlio, in ritardo per la scuola.
In un’ ora la casa è vuota.
Tranne loro due.
“Chi sei?”
Singhiozza la bambina stringendo al petto un coccodrillo rosa.
Colore errato, nota la presenza, forma addolcita, zanne inesistenti.
“La tua mamma”
“No, non tu. Lui”
Il volto di sua madre le sorride, dolce, perfetto fin nei dettagli, i finissimi segni agli angoli degli occhi, quel guizzo del sopracciglio, il movimento delle mani; ma la bimba non lo vede, o meglio, lo vede ma non solo quello, vede oltre, vede il vuoto senza tempo, estraneo e freddo, imparziale come l’inverno ed altrettanto gentile.
“Io sono e non sono, è inutile dare una definizione che non capiresti”
E la piccola pare accettarlo. Spesso gli adulti affermano che i bambini non sono in grado di capire. Annuisce, con un frenetico movimento di codini e spazientita ribatte:
“Ma perché sei qui?”
“Per capire il tempo e gli uomini”
La bimba sorride, mostrando numerosi buchi nella dentatura minuta e stortina.
“La mamma è brava a spiegare, vedrai che capirai”
Lo consola dandogli piccole pacche sulla mano.
E l’essere cui gli umani pensano risponda al nome di Morte guarda sbigottito la piccola forma di vita che presume di potere rassicurare Lui.
Forse sta già imparando.
La giornata trascorre, si susseguono brevi dialoghi, piccoli gesti, un inspiegabile amore per il mondano, per le cose minute, per i denti che cadono e che richiedono una retribuzione in denaro da parte di un essere fittizio dotato di morfologia improbabile.
Lui, dentro di lei, inizia a comprendere il valore di un sorriso.
L’animale mostra i denti per minaccia.
Il bambino mostra i denti per sottolineare i vuoti e per essi essere elogiato.
L’adulto mostra i denti per un’infinità di ragioni, correlate a quello strano miscuglio astratto che sono i sentimenti.
L’uomo è guidato dai sentimenti.
L’uomo percepisce i propri difetti.
“Perché non si modifica?”
Stavolta chiede, lui che tutto sa ma che ben poco di ciò che è vita comprende.
La donna osserva il tramonto.
“Perché non sa di sbagliarsi, oppure per orgoglio o per mancanza di tempo, le ragioni sono infinite”
“Tempo. Ne parli ma non ti appartiene, cos’è per te il tempo?”
La sua frustrazione raffredda l’aria.
Il respiro della donna si condensa, lei ride. Inspiegabile.
“Il tempo mi permette di abbracciare mia figlia, di fare il bucato, di aiutare mio figlio con i compiti, di leggere il mio libro favorito. Il tempo non è un’entità, è un mezzo; a volte accelera ed è terribile, passa con tale rapidità che mi giro e lei ha già tre anni, oppure è lento e sofferto, le ore del parto sono infinite, agonia pura.”
“Sciocchezze! È invariato”
Precisa lui stizzito.
“Il tuo forse, non il mio. Quando lo riempi non lo è mai”
Lei scuote la testa, i capelli si muovono, le ricadono sulle spalle, lustri, morbidi, accesi di riflessi.
Lui si distrae, li guarda attraverso gli occhi di lei.
Non prova più disprezzo per la forma umana.
Non è debole, si giustifica, ha una forza sua.
Ignorando il corso dei suoi pensieri lei continua:
“Da quanto stiamo parlando del tempo?”
“Ore”
Lei sospira e lentamente solleva il braccio sinistro. Sono passati dieci minuti dall’inizio della discussione.
Lui sussulta. Impossibile. O forse no. Percezione, impulsi contrastanti,caos. VITA.
“Grazie”
“Vengo con te?”
“Non oggi. C’è ancora Tempo”.
Bè, è veramente molto bello..
" /> solo che è un pò lunghetto " /> dovrebbe essere di circa 4000 caratteri, spazi inclusi..
Sol da poco son giunto in queste terre, da una estrema ultima Thule. Un paese selvaggio che giace, sublime, fuori dal Tempo, fuori dallo Spazio.
All fled, all done, so lift me on the pyre. The feast is over and the lamps expire.
"I walked this land when the Tlan Imass were but children. I have commanded armies a hundred thousand strong.
I have spread the fire of my wrath across entire continents, and sat alone upon tall thrones. Do you grasp the meaning of this?"
"Yes" said Caladan Brood "you never learn."