Ho problemi di connessione..
Ci è stato detto da tanti. Per questo motivo, io ed Emma Snow abbiamo deciso di dare altre 24 ore di tempo in più per dichiarare il proprio voto.
Le operazioni di voto si concluderanno quindi eccezionalmente con un giorno di ritardo, domani sera alle 21.
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
Ah, ma allora non è stato solo un problema della mia connessione in questi ultimi giorni... ç_ç
In ogni caso ringrazio Aeron Plain per il voto " />
@misterpirelli
grazie mille per il tuo commento
per quanto riguarda la guerra a dire il vero non avevo in mente un'ambientazione reale o storica... era una guerra civile "random".
La scelta dei nomi è stata casuale a dire il vero, forse ho preferito questi inglesizzanti piuttosto che quelli italiani per rendere la cosa più "internazionale" x_x
Comunque se ti andrebbe di buttare giù qualche riga sulla questione del narratore ne sarei ben felice.
trovo le tue osservazioni molto costruttive
Voce del narratore...
@ erin e a chi dovesse interessare l'argomento
Provo ad essere breve per quanto possibile.
Per non creare stonature, in narrativa è bene tenere sempre presente con quale voce del narratore si parla. I più usati sono i seguenti:
narratore immerso = il narratore narra da dentro un unico personaggio. Come ad esempio Martin
narratore onnisciente = narratore che il più delle volte narra da fuori tutti i personaggi, (prendendosi anche la libertà di rivelare cose che i personaggi non vedono). Come ad esempio Tolkien.
Quando si racconta con un narratore immerso, bisogna prestare molta attenzione a non riportare i pensieri di un altro personaggio direttamente, altrimenti il lettore ne resta spiazzato. (Prova ad immaginarti un POV di Jon Snow dove tutto ad un tratto una frase finisce con ... - pensò Sam)
Nel tuo testo, fin nelle prime righe, quando si parla di Andrew, tu parti con sta frase
( Andrew) Sperava che pronunciandole....
Il narratore sta riportando i pensieri di Andrew direttamente, dunque io lettore mi sento immerso dentro Andrew.
Poco righe più tardi poi però il testo fa.
Ma che hai?' gli chiese l'amico, vedendolo così pensieroso.
Io come lettore, a quel punto del racconto, mi sento ancora immerso dentro Andrew. Dunque come fa Andrew a sapere che l'amico lo vedeva pensieroso? Per il lettore è come essere sbalzato di punto in bianco nel pov dall'altro. È una stonatura per il lettore medio.
In un caso del genere io avrei usato una frase tipo.
..gli chiese l'amico, con tono preoccupato.
Più legittimo.
Andrew non può vedere con gli occhi dell'amico, ma può si riconoscere il tono della sua voce.
Capì?
@misterpirelli
grazie mille per il tuo commento
per quanto riguarda la guerra a dire il vero non avevo in mente un'ambientazione reale o storica... era una guerra civile "random".
La scelta dei nomi è stata casuale a dire il vero, forse ho preferito questi inglesizzanti piuttosto che quelli italiani per rendere la cosa più "internazionale" x_x
Comunque se ti andrebbe di buttare giù qualche riga sulla questione del narratore ne sarei ben felice.
trovo le tue osservazioni molto costruttive
Voce del narratore...
@ erin e a chi dovesse interessare l'argomento
Provo ad essere breve per quanto possibile.
Per non creare stonature, in narrativa è bene tenere sempre presente con quale voce del narratore si parla. I più usati sono i seguenti:
narratore immerso = il narratore narra da dentro un unico personaggio. Come ad esempio Martin
narratore onnisciente = narratore che il più delle volte narra da fuori tutti i personaggi, (prendendosi anche la libertà di rivelare cose che i personaggi non vedono). Come ad esempio Tolkien.
Quando si racconta con un narratore immerso, bisogna prestare molta attenzione a non riportare i pensieri di un altro personaggio direttamente, altrimenti il lettore ne resta spiazzato. (Prova ad immaginarti un POV di Jon Snow dove tutto ad un tratto una frase finisce con ... - pensò Sam)
Nel tuo testo, fin nelle prime righe, quando si parla di Andrew, tu parti con sta frase
( Andrew) Sperava che pronunciandole....
Il narratore sta riportando i pensieri di Andrew direttamente, dunque io lettore mi sento immerso dentro Andrew.
Poco righe più tardi poi però il testo fa.
Ma che hai?' gli chiese l'amico, vedendolo così pensieroso.
Io come lettore, a quel punto del racconto, mi sento ancora immerso dentro Andrew. Dunque come fa Andrew a sapere che l'amico lo vedeva pensieroso? Per il lettore è come essere sbalzato di punto in bianco nel pov dall'altro. È una stonatura per il lettore medio.
In un caso del genere io avrei usato una frase tipo.
..gli chiese l'amico, con tono preoccupato.
Più legittimo.
Andrew non può vedere con gli occhi dell'amico, ma può si riconoscere il tono della sua voce.
Capì?
" />
credo di aver capito di cosa stai parlando.
Effettivamente non ci avevo fatto caso, ma hai ragione nel dire che è una cosa che può spiazzare considerato che il punto di vista è quello di Andrew: dando per scontato che il personaggio col pov fosse preoccupato/ pensieroso non ho avuto esitazioni a rendere partecipe anche l'altro pg di questa consapevolezza e qui è cascato l'asino.
E' una sfumatura a cui cercherò di fare attenzione in seguito.
Grazie mille per la spiegazione: una delle cose belle del contest è poter usufruire di questi scambi/consigli da parte di altri amanti della scrittura
@maya
ti ringrazio del feedback.
a dire il vero, alle motivazioni dei personaggi avevo pure dedicato gran parte del lavoro preparatorio, e volevo fare sviluppare il racconto intorno a quello. Solo che poi per ragioni di battute ho dovuto fare una scelta radicale, e ho deciso di puntare sulla tensioni emotiva.. dal momento che mi interessava narrare l'avvicinamento dell'altro sopratutto... il fatto che tu mi dica che da lettrice avresti voluto sapere qualcosa di più su Isilea, forse è anche una buona cosa, dal momento che alla fine ho volutamente deciso di lasciare un po di mistero intorno al suo background per utilizzarla ancora...
@Erin. Se posso permettermi, ti vorrei suggerire la lettura di Giovanni Verga che ho citato per l'uso di un linguaggio verosimile rispetto ai suoi personaggi. La particolarità però è che, a dispetto di questa sua scelta "verista", lui usa una posizione da narratore esterno onniscente. Potrebbe suonare come un controsenso, invece con il registro linguistico definisce l'ambientazione, fornisce dettagli sul contesto sociale ecc., d'altro canto mantiene una posizione esterna alla storia e dominante rispetto alla scena... boh, solo un suggerimento se ti va di approfondire questo argomento. <br /><br />Inviato dal mio GT-I9100 utilizzando Tapatalk<br /><br />
<br /><br />Accidenti, ci siamo sovrapposti con i post...@maya<br />ti ringrazio del feedback.<br />a dire il vero, alle motivazioni dei personaggi avevo pure dedicato gran parte del lavoro preparatorio, e volevo fare sviluppare il racconto intorno a quello. Solo che poi per ragioni di battute ho dovuto fare una scelta radicale, e ho deciso di puntare sulla tensioni emotiva.. dal momento che mi interessava narrare l'avvicinamento dell'altro sopratutto... il fatto che tu mi dica che da lettrice avresti voluto sapere qualcosa di più su Isilea, forse è anche una buona cosa, dal momento che alla fine ho volutamente deciso di lasciare un po di mistero intorno al suo background per utilizzarla ancora...
" /><br />
<br />È assolutamente una cosa buona. Se mi è rimasta la"fame", vuol dire che sono personaggi interessanti. Secondo me, questo può essere un episodio di una storia molto più ampia e un giorno spero di leggerla. <br />
...nella mia testa risultava abbastanza degradato, ma mi rendo conto che potevo renderlo funzionale alla storia e non l'ho fatto, forse perchè nel mio immaginario i dettagli c'erano e la spiegazione la conoscevo, ma non ho fatto in modo che i personaggi ne avessero conoscenza o ne parlassero.
@Ygritte,
nella scrittura, Avere un immagine chiara nella testa del mondo che si vuole raccontare, può essere un arma a doppio taglio.
una delle cose più insidiose della scrittura è appunto che lettore vede solo quello che tu racconti, tutto il resto non esiste.
Essere il dio di una storia è un grossa responsabilità... se non sei consapevole del potere che hai, finisci per spezzare la magia del racconto.
@Erin. Se posso permettermi, ti vorrei suggerire la lettura di Giovanni Verga che ho citato per l'uso di un linguaggio verosimile rispetto ai suoi personaggi. La particolarità però è che, a dispetto di questa sua scelta "verista", lui usa una posizione da narratore esterno onniscente. Potrebbe suonare come un controsenso, invece con il registro linguistico definisce l'ambientazione, fornisce dettagli sul contesto sociale ecc., d'altro canto mantiene una posizione esterna alla storia e dominante rispetto alla scena... boh, solo un suggerimento se ti va di approfondire questo argomento. <br /><br />Inviato dal mio GT-I9100 utilizzando Tapatalk<br /><br />
Mi stai chiedendo di fare pace con uno degli autori che ho detestato di più al liceo...
ci proverò, in fondo è giusto concedere una seconda possibilità.
Trucchi per scrivere con un linguaggio cinematografico (oppure 'mostrare senza dire' portato agli estremi livelli)
@Ygritte e gli altri interessati...
Non esiste una formula magica per utilizzare un linguaggio cinematografico, ma esistono si una serie di 'trucchi' che possono agevolare il lavoro.
Presi singolarmente, nessuno di questi trucchi potrà dare grandi risultati, ma è la combinazione tra questi che può fare la differenza tra una scena 'forte' che coinvolge e una che invece lascia distaccati.
Sono da prendere come 'possibili ingredienti', ma il piatto ogni autore se lo deve cucinare per se.
Userò una delle due frasi per fare degli esempi
Impietosamente le aveva strappato la camicetta mentre la riempiva di insulti, e si eccitava di più.
1) Prima consiglio: evitare gli avverbi come la peste.
Di questo se ne è già parlato. Dunque passo al prossimo punto.
2) Scelta accurata dei tempi verbali.
Il passato remoto resta il tempo verbale più 'diretto', e dunque il più consigliabile per scene particolarmente cariche di tensione, (ma anche imperfetto può essere una valida alternativa)
Nel tuo caso, (tolto anche l'avverbio) la tua frase diventerebbe.
le strappò la camicetta mentre la riempiva di insulti, e si eccitava di più
3) Calare il lettore nel personaggio con tutti i sensi.
Immaginare che cosa il personaggio sente al livello di udito, tatto, sapori, odori, visivo etc. scegliendo accuratamente un dettaglio e poi narrarlo dal punto di vista del personaggio stesso.
La tua frase potrebbe diventare:
Quando (l'uomo) le strappò la camicia, Lisa avvertì il gelo della sua mano...
4) Lasciare accadere spiegando il meno possibile, analizzare ogni verbo nel testo e chiedersi come aggirarlo (se possibile)
anziché la riempiva di insulti e si eccitava...(dire), avresti potuto mostrare la cosa davanti agli occhi del lettore (non avere paura di inserire parolacce in un testo letterario). Nel tuo caso la frase potrebbe diventare.
Quando (l'uomo) le strappò la camicia, Lisa avvertì il gelo della sua mano. 'P*tt*na', si sentì dire 'lo so che ti piace...'
5) tecnica della personificazione e scegliere con cura il protagonista di ogni singola frase.
È possibile estrapolare un particolare (anche inanimato o astratto) della scena, e renderlo il protagonista della frase. Anziché: l'uomo la tratteneva con un braccio' dire 'Il braccio di quell'uomo la tratteneva'.
Frase per frase, un accurata scelta del soggetto può avere una sua importanza sia per colorare il linguaggio, sia per dare immediatezza al racconto... nel caso della tua frase, la si potrebbe anche scrivere così...
La camicia si strappò e il gelo prese possesso di lei quando la mano le palpò un seno..
Notare che gelo è un concetto astratto eppure lo posso rendere protagonista di una frase (o sotto frase) ed ottenere un effetto (si spera) efficace.
6) non accontentarsi del significato più comune e immediato di una parola. Cercare il sinonimo giusto e provare ad andare oltre il significato più comune (questa è un consiglio, che è utile sempre)
Nel caso di la mano le palpò un seno (scusate l'esempio, ma è di un aggressione sessuale che stiamo parlando...) potrei provare con vari sinonimi: le afferrò il s., si aggrappò al s.
oppure provare ad usare termini, che nella vita quotidiana hanno tutt'altro significato, ma se inseriti nel contesto giusto, possono in automatico stimolare il lettore (inconsciamente) a crearsi una immagine nella testa.
Come ad esempio: la mano le morse il seno, la mano le stava mangiando il seno, la mano affondò nel suo seno... (quest'ultimo solo se il seno è grosso " />)
sono tutti verbi che di solito vengono usati in altri contesti. Affondare è una cosa che fanno le barche, mordere, mangiare, sono cose che solitamente una mano non fa. Eppure se inseriti in un contesto hanno il potere di rivelarsi al lettore in un senso più figurativo e possono 'mostrare' molto di più un sinonimo.
7) giocare sul ritmo e lunghezza delle frasi per costruire un crescendo.
Frasi brevi per azioni veloci, frasi lunghe per azioni lente è solo un punto di partenza.
Poi puoi giocare sui contrasti, intervallare una frase lunga, da una composta di solo una parola, per creare pausa di suspanse.
In questo senso, io ti invito di rileggere il racconto proposto Idriel, che secondo me, è uno di quelli ritmati meglio, tra quelli che sono stati proposti in questa edizione.
Sottoscrivo i punti di Misterpirelli.
Cito a memoria una frase illuminante di Stein: "una buona scrittura dovrebbe evocare sensazioni nel lettore: non il fatto che stia piovendo, ma la sensazione della pioggia addosso".
In questo caso, non descrivere il terrore di lei, il senso di violazione, ma fare in modo che lo avverta il lettore.
4) Lasciare accadere spiegando il meno possibile, analizzare ogni verbo nel testo e chiedersi come aggirarlo (se possibile)
anziché la riempiva di insulti e si eccitava...(dire), avresti potuto mostrare la cosa davanti agli occhi del lettore (non avere paura di inserire parolacce in un testo letterario). Nel tuo caso la frase potrebbe diventare.
Quando (l'uomo) le strappò la camicia, Lisa avvertì il gelo della sua mano. 'P*tt*na', si sentì dire 'lo so che ti piace...'
Per il punto 1) toglierei il "Quando" (se leggi un buon libro, non lo trovi mai) e il "si sentì dire": non è necessario (è ovvio che sta parlando l'uomo e che sta parlando con lei) ed è meglio sostituirlo con un dettaglio sensoriale (punto 3), per esempio la voce di lui (graffiante -dà anche una sensazione fisica-, roca, ecc.) o l'odore del suo fiato (sa di alcool, sa di qualche cibo -anche buono, per contrasto-, ha un alito cattivo -in tono con la sua cattiveria?), ed eventualmente anche la sensazione che danno a lei.
Vanno bene frasi brevi, col punto, per accellerare il ritmo (punto 7).
Si potrebbe persino togliere quel "Lisa avvertì", perchè non necessario: è chiaro che si tratti della mano dell'uomo e che la sensazione è provata da Lisa. Meglio utilizzare quello spazio per inserire la sensazione di lei a quel gelo (anche con una metafora): il gelo della sua mano la fa rabbrividire? E' una sferzata ? Le arriva alla testa? All'anima? Le brucia sulla pelle? ecc.
Le strappò la camicetta. La mano gelida (mostrare la sensazione su di lei). "Put**na!" (mostrare la voce o l'alito di lui) So che ti piace"
Insomma, un possibile ottavo punto potrebbe essere: tutto il superfluo va scartato.
6) non accontentarsi del significato più comune e immediato di una parola. Cercare il sinonimo giusto e provare ad andare oltre il significato più comune (questa è un consiglio, che è utile sempre)
Nel caso di la mano le palpò un seno (scusate l'esempio, ma è di un aggressione sessuale che stiamo parlando...) potrei provare con vari sinonimi: le afferrò il s., si aggrappò al s.
oppure provare ad usare termini, che nella vita quotidiana hanno tutt'altro significato, ma se inseriti nel contesto giusto, possono in automatico stimolare il lettore (inconsciamente) a crearsi una immagine nella testa.
Come ad esempio: la mano le morse il seno, la mano le stava mangiando il seno, la mano affondò nel suo seno... (quest'ultimo solo se il seno è grosso " />)
sono tutti verbi che di solito vengono usati in altri contesti. Affondare è una cosa che fanno le barche, mordere, mangiare, sono cose che solitamente una mano non fa. Eppure se inseriti in un contesto hanno il potere di rivelarsi al lettore in un senso più figurativo e possono 'mostrare' molto di più un sinonimo.
Esatto. Per esempio, qui potrebbe starci bene il verbo "artigliare": richiama la violazione del corpo, la stretta fisica quasi graffiante, e anche il rapace (lei è una preda).
Le artigliò il seno.
@metamorfo
ti do ragione sui ragionamenti stilistici...
i miei erano esempi un po blandi, mi interessava spiegare il concetto
artigliare mi piace... molto più azzeccato..
@metamorfo
ti do ragione sui ragionamenti stilistici...
i miei erano esempi un po blandi, mi interessava spiegare il concetto
artigliare mi piace... molto più azzeccato..
Sì, certo. Ho ripreso quella frase-esempio per mostrare come spesso nella scrittura, anche quando non ce ne accorgiamo, e dopo una prima ripulita, rimane dal superfluo (e manca del necessario).
Servirebbe sempre un feroce un auto-editing (per chi ha la voglia e la pazienza per farlo - non bisogna essere pigri come il sottoscritto " /> )