E poi non sono bravo a fare critiche come le fa lui(Metamorfo), da saputello... e poi scrivere qualcosa come ha fatto lui(Metamorfo), da saputello...
Ecco. Immaginavo che qualcuno mi avrebbe dato del saccente. L'avevo messo in conto, come una delle controindicazioni del proporre commenti critici. Pensavo succedesse prima: stavo quasi pensando di essermi salvato " />
io voto per Hacktuhana ed Emma Snow
Però nessuno ha commentato il mio racconto,parlo di voi Metamorfo o Hack.
D:
Io credo che i commenti, e soprattutto le critiche, siano costruttive perché aiutano a migliorarsi,
e aiutino anche a comprendere il meraviglioso mondo della scrittura.
Quindi io vorrei questi ''commenti'', critiche o meno, per crescere da questo punto di vista.
E credo sia necessario perché ho solamente 14 anni.
grazie a chiunque mi darà un commento, Francesco
Il primo voto va sicuramente ad Idriel Stark.
Per il secondo sono indecisa su Metamorfo e Misterpirelli. Quindi mi riservo un po' di tempo per pensarci.
comunque tu decida mi sento già onorato di essere in bilico con metamorfo (di cui io sono già diventato fan " /> )
@Misterpirelli il tuo racconto è scritto bene, i dialoghi sono perfetti. I personaggi si riescono a comprendere, compare la pietà che nella mitologia raramente è presente, ecco forse la particolarità è l'umanità della donna guerriera che rende originale il racconto.
@ygritte, ti ringrazio per il commento
diciamo che l'umanità della guerriera è stato per me non solo una scelta consapevole, ma il motivo stesso per il quale ho scritto il racconto. Volevo descrivere il conflitto interno di una guerriera. Non so se ci sono riuscito, se mi sono spinto 'troppe oltre' creando stonature, o se al contrario potevo spingermi 'ancora più in la'.Dubbi amletici che ormai lasciano il tempo che trovano... rileggerò il mio racconto tra qualche mese, e valuterò con più distacco. Ad ogni modo grazie di avere letto il racconto.
Io credo che i commenti, e soprattutto le critiche, siano costruttive perché aiutano a migliorarsi,
e aiutino anche a comprendere il meraviglioso mondo della scrittura.
Quindi io vorrei questi ''commenti'', critiche o meno, per crescere da questo punto di vista.
E credo sia necessario perché ho solamente 14 anni.
grazie a chiunque mi darà un commento, Francesco
Tranquillo, anche io sto preparando commenti per tutti, è solo che la cosa richiede tempo...
Grazie, io volevo solamente far capire che io chiedo la maggiore brutalità nel commento per avere una vera concezione del mio lavoro.
Quindi non siate buoni.
Mio giovane e già così saggio daerys, avrai il commento più completo ed esaustivo che sarò capace di offrirti. Te lo prometto. <br /><br />Inviato dal mio GT-I9100 utilizzando Tapatalk<br /><br />
Grazie, io chiedo solamente un po' di verità, non addolcita dal velo di complimenti che si possono fare per la mia giovine età.
Quindi ripeto, siate più crudi, brutali e umani possibile.
Seconda tranche di commenti.
Mi sono piaciuti tutti! Bellissimi! Complimenti!
No, scherzavo " />
La buona notizia è che sarò breve.
Anche in questi racconti, ho trovato le pecche degli altri (personaggi troppo anonimi, poco osare). Per molti di questi, aggiungo l’essere troppo didascalici: il tema “gli altri siamo noi” (come cantava qualcuno) è abusato (come l’espediente dello specchio) e spesso troppo spiegato, troppo esplicitato. In alcuni casi, il messaggio è il racconto stesso, mentre il racconto dovrebbe essere vivace, interessante, e soltanto dopo, riflettendoci, veicolare un messaggio.
Li ho stampati senza nomi, quindi non so chi siano gli autori. A chi tocca nun s'ingrugna (questa non è di Dante " />)
La figura.
Scrittura che riesce a creare atmosfera, ma appesantita da troppi aggettivi, avverbi (soprattutto quelli di modo: "continuamente", "mentalmente", "finalmente"…), e quegli “iniziare": “iniziava a diventare”, “iniziò a vorticare”, “iniziò a percuotere”.
C’è un’unica frase alla prima persona plurale che mi pare non in linea col resto: “Intervenimmo…”
Davanti allo specchio.
Troppo raccontato: un parlato che non mostra un’immagine, non attiva un senso (dei cinque) nel lettore. Non deve esserci per forza azione, ma un parlare (con se stessi) non attrae, non coinvolge.
Giorni bui.
La scelta del presente ci sta. La scrittura è abbastanza pulita e scorrevole, anche se monocorde (forse per assonanza con la depressione del personaggio). Però è mono-tono anche il contenuto: ok, c’è la discesa nell’inferno della depressione, ma non viene rimarcata con niente di speciale che esca fuori da lui, o qualcosa all’esterno che possa interessare il lettore, coinvolgerlo in qualche modo.
Storia di un pessimo guerriero.
Per il titolo si poteva sicuramente trovare qualcosa di meglio.
Dialoghi troppo prolissi e anche qui, un po’ troppo “in stampatello”. Quando sembra osare (pesanti insulti ai condottieri), poi c’è, secondo me, una cedimento di coraggio che stona (“Che vadano tutti a smarrirsi tra i mari”. Tutto qui? “smarrirsi tra i mari”?).
Tuttavia, Tersite è un personaggio “vivo”, di cui a me lettore importa qualcosa. Mi ha preso dall’inizio, anche se avrei preferito un finale più forte, più impressivo.
Il muro.
La prosa può andare, ma nel racconto non succede niente di interessante, di coinvolgente. Gigi passa dall’altra parte del muro, incontro Gigidall’altraparte. Sono uguali. Fine.
Il messaggio “gli altri sono come noi” è la storia stessa, ed è perfino esplicitato alla fine (come se non fosse chiaro prima). Io però voglio leggere qualcosa di intrigante, avvincente, sorprendente…non una frase-concetto.
L’uomo dai due respiri.
Comunica in qualche modo il conflitto, la sofferenza, ma è troppo raccontato, troppo prolisso. Niente viene mostrato. Diventa difficile da digerire.
Era rinchiuso.
Prima frase troppo lunga.
Anche qui, il “sono uguale a loro” non era necessario: lo si capiva perfettamente. Più elegante una conclusione di altra natura.
In generale, è poco originale.
Io.Te.
Ho capito presto che si trattava di uno specchio. Forse, con una sorpresa finale mi avrebbe fatto un migliore effetto.
All’inizio i dialoghi sono ficcanti, un bel botta e risposta. Poi si banalizzano e diventano verbosi.
Primo voto a Storia di un pessimo guerriero. Per il secondo ci devo pensare.
Storia di un pessimo guerriero.
Per il titolo si poteva sicuramente trovare qualcosa di meglio.
Dialoghi troppo prolissi e anche qui, un po’ troppo “in stampatello”. Quando sembra osare (pesanti insulti ai condottieri), poi c’è, secondo me, una cedimento di coraggio che stona (“Che vadano tutti a smarrirsi tra i mari”. Tutto qui? “smarrirsi tra i mari”?).
Tuttavia, Tersite è un personaggio “vivo”, di cui a me lettore importa qualcosa. Mi ha preso dall’inizio, anche se avrei preferito un finale più forte, più impressivo.
@metamorfo
ti ringrazio del commento. ne avevo bisogno.
per quanto riguardo il 'smarrirsi tra i mari', la mia idea era quella di inserire una maledizione un po velata verso Odisseo, che poi finirà a smarrirsi tra i mari per davvero. Mi rendo conto che delle sane parolacce potevano avere un effetto più forte, ed forse erano più apropriate. Come possibilità l'ho presa in considerazione, ma poi ho deciso per la frase 'tra i mari'.
per quanto riguarda il finale, posso solo dire che idealmente avrei avuto bisogno di qualche migliaio di battute in più. Avrei voluto enfatizzare il momento prima dell'uccisione, ma poi non sapevo se stavo esagerando, dunque ho tagliato qualche frase.
Forse è vero che mi manca il corraggio.
Ho però volutamente evitato di raccontare l'uccisone in modo troppo esplicito. Non so, per i miei gusti personali, in quel frangente ci stava meglio un uccisione un po ' censurata'.
sono scelte che ho preso, ma mi fa piacere sentire le tue critiche. tra qualche mese, quando riprenderò in mano in racconto, vedrò se riesco a migliorarlo e terrò presente dei tuoi appunti...
Anche sul titolo vedrò di farmi venire in mente qualcosa di meglio.
Intanto, grazie di nuovo, tra l'altro, anche del voto.
Daerys, guarda, ci provo, ad accontentarti, perché fino alla fine non sapevo se votare te, Laren Dorr, Sposa del Re (per le similitudini che vi ho trovato nella ricercatezza), escludendo stavolta lo stile immediato e per me molto paicevole, di chi aveva già attirato la mia attenzione, come Maya, Ygritte e Ser Lostdream(su tutti), ma anche Erin, Idriel e Misterpirelli, come già detto.
allora:
Ecco il tuo racconto:
Aprì gli occhi, sapendo che le tenebre erano già intorno al suo corpo. “Le solite ombre” valutò.
Era abituata all’oscurità perché era il suo destino. “Una volta era anche la mia felicità” pensò.
Inizio accattivante, una persona che è felice dell'oscurità! Anzi era... come mai? E che succede in generale?
Ottima premessa insomma.
La parte più buia vorticava in un mulinello nero cenere. Del fuoco uscì dal centro di esso.
Non si mosse, non fece nulla. “Mostrami qualcosa di diverso” chiese silenziosamente.
Bene, rapida descrizione ambientale che però non rivela molto, e lascia attenti a cercare indizi in questo senso,
ossia: dove siamo??? Lei pare però padroneggiare il tutto, visto ciò che chiede... livello già notevole!
Una Figura iniziò a brillare di un grigio che passava velocemente al nero, e viceversa.
Quella Figura intorno a lei era diversa dalle altre, non la conosceva.
Stava crescendo? Stava retrocedendo?
Di sicuro stava modificando il corso degli eventi, questo faceva.
Passaggio che un po' mi ricorda la prima descrizione degli Others... bella scelta del "conosceva" in corsivo!(a queste cose rimango ben disposto).
Una "figura"(???) che non cambia il bisogno di scoperta di indizi, anzi, e per di più, già la situazione sta evolvendo inaspettatamente, e nessuno pare capace di padroneggiarla, tranne lo scrittore, in cui... ci si rimette per il seguito.
Notevole questa parte!
Cambiava continuamente. “Sa fare solo questo?” pensò. “Non l’ho mai vista.”
Iniziava a diventare qualcosa di nuovo, e in un tratto non era più nella sala buia di prima.
“E’ una valle?” pensò. Il caldo sole scaldava gli alveoli pulsanti di vita dei fiori, le limpidi acque di un lago.
Il luogo cambiò di nuovo. “E’ il deserto?” si chiese. “Ma piove.”
La calma pioggia dissetava gli arbusti lì vicino, bagnava la sabbia intorno ad essi e colpiva anche lei.
L’ambiente raggelò. “Ghiaccio?” si domandò. <<No, è neve.>> le rispose una voce che vibrava, gioiosa.
La soffice neve che cadeva sopra dei pini creava un verde sconosciuto agli occhi, un verde abbagliante.
La luce verde la investì. “Tenebra, di nuovo.”
Pezzo da cui ora ci si aspetta un punto di riferimento, un appiglio, e una strada da seguire, sia pure continuando per astratto, per mistero o per qualcosa che però sia congruo e attinente allo stile preso fin dall'inizio.
Invece... a parte lo stupore, l'essere pensierosa verso questa "nuova" figura,
al cambio di scena, abbiamo gli alveoli... al cambio successivo gli arbusti... termini fuori fase, a mio giudizio prolissi, come poi diventa tutto il pezzo, descrittivo ma barocco, ridondante, contrario al primo momento, ma senza sortire, magari, un effetto efficace come contraltare.
Al posto di "alveoli pulsanti di vita dei fiori" meno vezzo di parole in descrizione, magari, anche perché il successivo:"la calma pioggia dissetava gli arbusti", vezzeggia ancora e va sull'arcaico, al posto di arbusto, metti(parere mio eh), albero, ramo, lascia cioè qualcosa di immediato e "normale" al fianco di qualcosa di raffinato, anche se aggettivo, e l'effetto, sempre secondo me, diventa più efficace e "fermo", solido.
Anche la soffice neve... insomma, pare di essere entrati dentro un mondo di soffice cotone... troppo!
Il ritorno alla tenebra è una liberazione " />
(qua son stato duro eh, dimmi cosa ne pensi)
Non poteva vedere ma poteva ancora sentire la natura intorno a lei.
“Lasciami vedere, oh Figura.”
Lo chiese mentalmente perché era questa la via, parlare era proibito.
Un punto fermo, anche se intuibile prima, "parlare era proibito".
Siamo di fronte a unaqualche iniziazione rituale... e finalmente la cosa si fa interessante, molto!
Non vedeva, ma capì che era ritornata nella valle, ma i fiori erano appassiti, intorno a lei nulla.
Il sole le stava bruciando la pelle, sentiva il dolore.
E sentire il dolore di una Figura era impossibile. “Perché mi fai questo?” chiese alla Figura.
Era ritornata nel deserto, ma non era possibile definirlo così ormai.
L’acqua era ovunque, una tempesta infuriava. L’acqua le entrò nel petto, soffocò. “Salvami” pensò.
Sentiva il freddo sotto i suoi piedi. Nevicava.
Altro cambio, ma qui, si rimane fedeli al cambio "spoglio", all'appassire dei fiori(molto più immediato degli alveoli eccetera),
e di tutto lo scenario percepito precedentemente.
Probabilmente più facile essere concreti e ricercati con tempeste e dolore, ma lo si può essere anche con pioggia e soffice.
Finalmente la vista ritornò. “Troppo bianco” pensò. “Solo bianco.”
Provava dolore, e conquistò una scelta sbagliata.
Bellissimo l'utilizzo del termine CONQUISTO' una scelta sbagliata. Potente.
<<Perché mi tormenti, oh Figura?>> urlò. <<Divina io sono la tua messaggera, colei che tu hai scelto!>>
Il vento iniziò a vorticare intorno a lei. <<Tu, non hai fatto valere le voci!>> urlava la Figura.
<<Loro non mi hanno creduto, oh Figura! Mi dispiace.>> disse angosciata.
<<VERRAI PUNITA!>> urlò la Figura.
Momento interessante, topico evidentemente, si sta compiendo il destino della prescelta, dell'adepta, e pare proprio andare per il peggio, la scelta sbagliata sono le urla di disapprovazione? In ogni caso è accattivante il momento.
Il vento aumentò, e iniziò a percuotere la sua cute come milioni di randelli.
Non poteva muoversi, era ancorata al terreno. Una donna le sì avvicinò.
La sua capigliature era intrecciata nella più splendida acconciatura avesse mai visto.
Fiori cadevano ad ogni suo movimento. “E’ lei, la Figura” pensò.
<<Oh, Divina!>> cominciò ma la Figura la bloccò.
<<Capirai il futuro, vedrai i Divini e la morte sopraggiungerà in te se necessario sarà, oh mortale.>>
Finisce la prima parte e... che strana sensazione di restare ancora spaesato rispetto a quanto volesse dire il racconto, il che per me è un bene eh, mi costringe a pensare, valutare, optare, scegliere... piccola ricaduta... :"...percuotere la sua cute come milioni di randelli", pare che gli stia facendo il solletico... secondo me meglio:"...percuoterla come (con) milioni di randelli " così, almeno io, percepisco una manica di mazzate " />
La Sacerdotessa Divina era ancora in quella sala dove le ombre vivevano e roteavano, vi era rimasta per tutta la notte.
Nessuno poteva entrare, perché lì si annidavano i terrori che stroncavano anche giovani vite.
Le storie su quei luoghi, e sulle donne che riuscivano a vedere nelle tenebre si moltiplicavano sempre di più.
Ma così come le voci andavano a moltiplicarsi aumentava anche il numero di ragazze morte in quelle stanze.
“E’ spaventoso. Quale Dea pretende questo dai suoi figli?” si chiese.
Cambio di punto di vista, spiegazione abbastanza efficace di un culto che ancora non si è inquadrato appieno, ma di sicuro, è messo in discussione da questo nuovo personaggio, con motivi precisi.
“Ma io sono solo un giovane schiavo di questo Tempio, devo obbedire” ricordò.
“La Sacerdotessa era bella, ricordo quella notte in cui s’intrufolò nel mi..”
I suoi pensieri vennero interrotti dalla voce del Capo. <<Dobbiamo intervenire. Se la troveremo viva sarà il Miracolo che aspettavamo, anche se la pazzia avrà preso il suo corpo. Ma se sarà morta il Buio avanzerà.>>
Bene, a parte certe ripetizioni, che non (mi) danno fastidio, il guerriero schiavo è innamorato dell'altro personaggio, la sacerdotessa(quindi non una novizia, e questo è interessante!), poi c'è un capo... e la sua consapevolezza sul cosa aspettarsi, dall'esito della prova che ci è stata prima descritta. Un culto ripetuto e perpetrato...
Intervenimmo, aprimmo le porte e vedemmo quella figura bianca, piccola, morta.
Non possedeva più la folta chioma rossa. “Grigio. Nero, i colori della Tenebra, delle Ombre.” Pensò.
<<La Divina Figura ha reclamato la sua anima!>> urlò il Capo.
<<Il Buio avanzerà, prepariamoci.>> Iniziò a piovere.
E' morta! Il buio avanzerà, e quella figura bianca, piccola, ne è la causa e la vittima.
Momento che a me piace molto!
Quella nottata non riusciva a dormire.
Sentiva l’amore scivolato dalla sua vita, non comprendeva perché la Divina Figura avesse reclamato la sua vita.
“Quella Figura, non è degna di portare quel nome.” Pensò.
<<Sei l’altro!>> urlò. <<L’altro lato della luce, tu sei solamente le Tenebre! Non sei una Divina Figura.>>
Qualcosa si mosse nelle ombre delle sua camere, qualcosa di antico.
Sole bollente. Pioggia soffocante. Neve, morte arrivarono.
Un finale che non spiega del tutto, mi lascia il dubbio di non aver capito appieno, ma come detto, questo mi piace e mi sta bene,
in ogni caso, il riconoscere "l'altro", il non divino, la non-luce, mi fa ancora pensare agli Estranei e alla loro affermazione!
Questo mi conquista, in ogni caso, pare, che l'oscurità abbia avuto la meglio, servendosi di un culto, probabilmente "stolto", avventato e affidato a sacerdotesse piccole, bianche e fragili...
Insomma, a parte l'eccessiva prolissità in un frangente in particolare, il racconto mi è piaciuto!
E' evocativo, è disarmante ed avvincente, perché non si fa capire, si nasconde, e infine, proprio come la Divina Figura/Altro, prende il sopravvento e arriva a finire, togliendoti la lettura e lasciandoti perplesso... storia strana questa!
Che dire, bravo!
Dimmi naturalmente cosa non condividi e... quello che ti pare insomma " />
EDIT
riprendo l'ottima idea avuta da Misterpirelli di mettere sotto spoiler il proprio parere sul racconto di Daerys, la modifica è solo per questo
@metamorfo
ti ringrazio del commento. ne avevo bisogno.
per quanto riguardo il 'smarrirsi tra i mari', la mia idea era quella di inserire una maledizione un po velata verso Odisseo, che poi finirà a smarrirsi tra i mari per davvero. Mi rendo conto che delle sane parolacce potevano avere un effetto più forte, ed forse erano più apropriate. Come possibilità l'ho presa in considerazione, ma poi ho deciso per la frase 'tra i mari'.
per quanto riguarda il finale, posso solo dire che idealmente avrei avuto bisogno di qualche migliaio di battute in più. Avrei voluto enfatizzare il momento prima dell'uccisione, ma poi non sapevo se stavo esagerando, dunque ho tagliato qualche frase.
Forse è vero che mi manca il corraggio.
Ho però volutamente evitato di raccontare l'uccisone in modo troppo esplicito. Non so, per i miei gusti personali, in quel frangente ci stava meglio un uccisione un po ' censurata'.
sono scelte che ho preso, ma mi fa piacere sentire le tue critiche. tra qualche mese, quando riprenderò in mano in racconto, vedrò se riesco a migliorarlo e terrò presente dei tuoi appunti...
Anche sul titolo vedrò di farmi venire in mente qualcosa di meglio.
Intanto, grazie di nuovo, tra l'altro, anche del voto.
Non è che l'unica alternativa sia tra "Che vadano tutti a smarrirsi tra i mari" e le parolacce.
Intendevo che, dopo avergli dato dei cornuti, degli strupatori...quella frase suona troppo lieve, educata e in questo senso, stonata. Penso che ad un uomo davvero arrabbiato vengano più facilmente imprecazioni/maledizioni tipo "Che anneghino tutti come i cani che sono", oppure "che marciscano tra le onde", oppure "che il mare se li porti alla malora", ecc.
Per il finale, non mi aspettavo passaggi cruenti o pulp nell'uccisione. Mi è sembrato che andasse a spegnersi. Però qui è una scelta personale.
Sto preparando approfonditi commenti per tutti, costruttivi anche se da mero lettore quale sono o al più da amica quale potrei essere. Volevo andare in ordine di pubblicazione, ma provo ad accontentare subito δαηργς.
Come promesso, quindi, δαηργς, questo è il mio commento. E’ solo la mia opinione. Cruda e brutale non lo so, vera sicuramente. Prendila per quella che è.
@δαηργς. Letto tutto il tuo racconto, più volte. Sono rimasta molto colpita della storia che hai costruito. La tua trama è articolata e complessa. Alcune cose però sfuggono alla prima lettura, come ad esempio il cambio di POV alla fine. La differenza tra i due momenti del racconto si poteva evidenziare di più.
La prima parte, molto “onirica”, secondo me l’hai resa bene. Forse ci sarebbe da calcare un po’ di più la mano sulla diversità delle voci. La Figura dovrebbe parlare con maggiore autorità rispetto alla Sacerdotessa. Le due voci non dovrebbero confondersi, a meno che la Figura non sia una specie di proiezione dell’io interiore della Sacerdotessa. Anche in quel caso però forse si potevano usare allo stesso tempo un certo numero di somiglianze ed altrettante differenze, per creare una calcolata confusione che stuzzicasse il lettore, portandolo a domandarsi se la Figura altro non fosse che una personificazione del subconscio, una voce interiore. Spero di essermi spiegata.
Mi piace molto l’uso che hai fatto delle figure retoriche (es. “chiese silenziosamente”, “verde abbagliante”ecc.) e anche il modo in cui hai reso “vivi” i colori e gli elementi naturali, dando loro valenza di vero e proprio stimolo sensoriale.
Sempre nella prima parte, secondo me, hai fatto una scelta vincente in fatto di punteggiatura. La tentazione di ricorrere alle coordinate ed alle subordinate di ennesimo grado in fase descrittiva poteva qui essere forte. Utilizzando frasi brevi e molti punti, invece di lunghi periodi, hai fatto una scelta vincente. In questo modo, per me lettore è più facile guardare con gli occhi del personaggio ed entrare in simpatia.
La seconda parte, il ritorno alla realtà, mostra una situazione diversa temporalmente (un momento successivo), fisicamente (al di fuori della sala) e psicologicamente (un altro POV). Secondo me, questo passaggio sarebbe stato più evidente con un netto cambio di registro linguistico, da simbolico a più realistico (passami i termini). Se mi autorizzi a toccare il tuo testo, ti posso fare un esempio concreto.
In generale, hai usato tanti avverbi, aggettivi ecc.: è una scelta che secondo me nella prima parte può funzionare, o comunque a me non pesa. Nella seconda parte, invece, un po’ sì. Come dicevo, a quel punto ci si aspetterebbe un netto cambio di registro e probabilmente anche un linguaggio più essenziale e stringato.
In generale, sei stato bravo e non solo in considerazione dei tuoi quattordici anni. Ho cercato di leggerti senza considerare questo elemento.