Nel senso che è concepibile un esperimento che possa mostrarla falsa. Che possa esistere, in linea di principio, un risultato, un evento, qualcosa, che la possa dimostrare falsa. La verità, al contrario della falsità, è invece sempre impossibile da dimostrare. Tutte queste cose vanno dette limitatamente alle proposizioni esistenziali globali, universali
e c'è/è concepibile un esperimento/qualcosa che possa dimostrare falsa questa teoria di Popper?
Non si tratta di una teoria scientifica, quindi non è falsificabile. È una definizione, direi che appartiene al campo della filosofia. Quindi è confutabile solo retoricamente, penso, per quanto ne so (sfugge un po' al mio campo...)
euh, cosa c'entra Popper con la mentalità medievale? Non ho seguito tutto, ma non è che qua siamo un po' fuori topic?
e c'è/è concepibile un esperimento/qualcosa che possa dimostrare falsa questa teoria di Popper?
Non è una teoria: è una definizione. Prima di mettersi a parlare di "scienza", Popper definisce che cosa lui intende per "scienza". La scienza è cioè un insieme di proposizioni universali (teorie, ipotesi, affermazioni) il cui insieme dei possibili falsificatori non è vuoto. L'insieme dei falsificatori di una religione, ad esempio, è vuoto, quindi (nella definizione di Popper) la religione non è scienza. Di conseguenza Popper non se ne occupa (non dice che la religione sia un "errore" - visto che oltretutto è impossibile farlo: dice solo che lui non se ne occupa, in quanto al di fuori del suo campo di studio).
L'insieme delle affermazioni "scientifiche" può anche contenere affermazioni false (potrebbero essere anche tutte false), e persino affermazioni la cui falsità è già stata dimostrata - ad esempio, la teoria gravitazionale di Newton è già stata falsificata da Einstein - tuttavia resta scientifica (l'unico requisito è che sia falsificabile). Oltretutto la teoria di Newton è utile: per mandare un'astronave sulla Luna si usa la teoria di Newton, perché funziona benone allo scopo (applicare la teoria di Einstein sarebbe inutilmente laborioso). Ci si accontenta cioè di una verità locale (che come ho già detto è ottenibile, altrimenti non saremmo qui a scriverci).
Quello che Popper sottolinea, nella sua definizione, è che la scienza non pretende mai di avere ottenuto verità universali e incontestabili.
Per consolarti, aggiungerò che Popper sottolinea che un totale razionalismo è impossibile: alla base della scienza c'è una affermazione metafisica, e pertanto indimostrabile. E cioè che la realtà possa essere studiata in modo logico-razionale. In effetti la cosa sembra funzionare - ma questo non basta a renderla una affermazione scientifica ovviamente (secondo la sua stessa definizione).
Se intendi rispondere a questo messaggio, ti prego di aprire una nuova discussione perché siamo totalmente OT (fallo tu, perché io le apro sempre nei sottoforum sbagliati...). Magari cita il mio messaggio per intero, cosí da non perdere il thread...
AGGIUNTA: grandissimo Khal, che mi ha preceduto mentre scrivevo... 1) è una definizione, e 2) siamo OT!
Assurdo, perché qualcosa la puoi conoscere, e infatti la conosci, e non tenerne conto di proposito significa fare il giochino dello struzzo. È chiaro che la tua conoscenza sarà sempre parziale, e proprio per questo il tuo giudizio non sarà mai definitivo. Se arriva nuova conoscenza, nuovi fatti, rettificherai infatti il tuo giudizio sulla base di questi.
evidentamente non hai capito bene quello che intendevo. Non sto dicendo che non bisogna tenere conto dei fatti, bensì che bisogna tenere conto solo dei fatti che conosciamo con certezza.
ad esempio... immaginiamo di sapere che
- nel '400 un capitano mercenario, tale Bonaventura, ordinò ai suoi uomini di massacrare la popolazione di una città conquistata
- dal suo biografo sappiamo che era ligio alle tradizioni, ai costumi popolari.
- dalle cronache del tempo sappiamo che prima delle battaglie gli eserciti usavano ubriacarsi a morte.
ora, potremmo ipotizzare che quando diede l'ordine, la psiche di Bonaventura fosse ottenebrata dall'alcol, e quindi giudicarlo di conseguenza.
oppure non farlo, evitare di supporre e inventarsi fatti ed eventi di cui non abbiamo la minima prova, e limitarci a giudicare in base a ciò che sappiamo. Ovvero che Bonaventura diede l'ordine, e migliaia di civili furono massacrati. Punto.
ma passiamo alla mentalità.
dai manoscritti dei chierici dell'eipoca sappiamo che l'usanza di ubriacarsi prima della battaglia era considerata turpe e infame barbarie. ma era veramente così x tutti, o solo per i religiosi più intransigenti?
supponiamo di essere eccezionalmente fortunati, e mettere le mani sul diario di un mercenario del tempo, in cui egli confessa che l'alcol gli serviva per vincere la paura della morte.
poi possiamo metterci del nostro, in base a quanto sappiamo da altre fonti o per immedesimazione; il rito di ubriacarsi prima della battaglia era un'antica tradizione celtica; le bevute potevano servire per rafforzare il cameratismo; potevano anche servire, anche se nessuno lo confessava, per evitare di avere ricordi troppo vividi delle atrocità che si sarebbero commesse. E molte altre cose.
Tutte queste informazioni possono spiegare le tendenze generali, individuare una delle cause principali degli atti di crudeltà delle truppe mercenarie sulla popolazione. Utile, globale, quasi scientifica.
Ma se dobbiamo giudicare il locale, il singolo, là e allora, il nostro Bonaventura, tutto si complica.
Bonaventura era stato educato da religiosi? magari sì; ma molti religiosi avevano un passato da guerrieri, e non erano certo loro a scrivere i manoscritti... è possibile che l'educatore di Bonaventura non fosse severo riguardo al tema dell'alcol prima della battaglia.
E Bonaventura era un cuor di leone, oppure doveva trovare coraggio nel vino per non cagarsi sotto davanti ai suoi uomini? Era consapevole di partecipare a un rito millenario ormai dimenticato? Cosa pensava del cameratismo tra i suoi uomini? lo riteneva fondamentale oppure per lui erano solo carne da macello? Era senza pietà, oppure anche lui trovava conforto nell'oblio che il vino può dare?
Le variabili sono innumerevoli, le combinazioni quasi infinite.
E non è solo una questione di quantità (conoscere quante più variabili), ma anche e soprattutto di relazionare le informazione fra loro, di dare loro il significato e l'interpretazione corretta.
Solo considerando le poche da me elencate, la presenza di una o l'altro muta completamente il giudizio morale. Cambia tutta la mentalità di Bonaventura, in modo sostanziale.
E stiamo parlando solo se fosse ubriaco o meno... pensa quando dovremmo analizzare cosa ne pensavano le varie componenti della società medievale sul massacro di civili, e quali di queste componenti abbiamo maggiormente influito su Bonaventura, e come, e come la psiche di Bonaventura le abbia recepite...
Il puzzle non è ricostruibile, Tyrion... anche avendo tutti i tasselli (i fatti), sarà impossibile metterli in relazione in modo corretto (ricreare la mentalità del singolo all'interno della mentalità storica, che già di per sè difficile da ricostruire)... troppe variabili, troppo intime, troppo personali di colui che si vuole giudicare.
Quindi, io continuerò a giudicare (se proprio devo, mica è necessario, eh...) in base all'unica mentalità che conosco, l'unica mentalità che mi permette di dare un significato coerente ai pochi tasselli che conosco. La mia.
Quindi, senza voli pindarici sull'educazione, sull'infanzia, sull'inconscio e il suboconscio di Bonaventura, sul fatto che quella mattina prima dell'assalto avesse mal di pancia o la sua pulzella l'avesse tradito con il sindaco della città, giudicherò i fatti
il tal Bonaventura ha ordinato l'eccidio di civili- è stato un atto crudele e violento, che io disprezzo. Moralmente mi sento di condannare il tal Bonaventura.
evidentamente non hai capito bene quello che intendevo. Non sto dicendo che non bisogna tenere conto dei fatti, bensì che bisogna tenere conto solo dei fatti che conosciamo con certezza.
Secondo me nulla si conosce con certezza - e non conosciamo con certezza nemmeno noi stessi, se è per questo.
ad esempio... immaginiamo di sapere che
- nel '400 un capitano mercenario, tale Bonaventura, ordinò ai suoi uomini di massacrare la popolazione di una città conquistata
- dal suo biografo sappiamo che era ligio alle tradizioni, ai costumi popolari.
- dalle cronache del tempo sappiamo che prima delle battaglie gli eserciti usavano ubriacarsi a morte.
ora, potremmo ipotizzare che quando diede l'ordine, la psiche di Bonaventura fosse ottenebrata dall'alcol, e quindi giudicarlo di conseguenza.
oppure non farlo, evitare di supporre e inventarsi fatti ed eventi di cui non abbiamo la minima prova, e limitarci a giudicare in base a ciò che sappiamo. Ovvero che Bonaventura diede l'ordine, e migliaia di civili furono massacrati. Punto.
È quel "punto", a essere assurdo. Un vero studioso darà semplicemente il giusto carattere probabilistico al suo giudizio. Cioè (tipo): "Bonaventura diede l'ordine, e migliaia di civili furono massacrati. Ricordando che Bonaventura era ligio alle tradizioni e ai costumi popolari, e visto che prima delle battaglie gli eserciti usavano ubriacarsi a morte, è probabile che Bonaventura fosse anch'esso ottenebrato dall'alcol". Tu dici che il solo fatto certo è che Bonaventura ha massacrato, ma un fatto non ha significato se non è collegato ad altri fatti, in un determinato contesto. Non basta dire: "Non-massacrare - bbuono. Massacrare - nobbuono".
ma passiamo alla mentalità.
dai manoscritti dei chierici dell'eipoca sappiamo che l'usanza di ubriacarsi prima della battaglia era considerata turpe e infame barbarie. ma era veramente così x tutti, o solo per i religiosi più intransigenti?
supponiamo di essere eccezionalmente fortunati, e mettere le mani sul diario di un mercenario del tempo, in cui egli confessa che l'alcol gli serviva per vincere la paura della morte.
Molto "moderno", tra parentesi, visto che si fa ancora oggi.
poi possiamo metterci del nostro, in base a quanto sappiamo da altre fonti o per immedesimazione; il rito di ubriacarsi prima della battaglia era un'antica tradizione celtica; le bevute potevano servire per rafforzare il cameratismo; potevano anche servire, anche se nessuno lo confessava, per evitare di avere ricordi troppo vividi delle atrocità che si sarebbero commesse. E molte altre cose.
Tutte queste informazioni possono spiegare le tendenze generali, individuare una delle cause principali degli atti di crudeltà delle truppe mercenarie sulla popolazione. Utile, globale, quasi scientifica.
Ma se dobbiamo giudicare il locale, il singolo, là e allora, il nostro Bonaventura, tutto si complica.
Ti stai ripetendo: queste cose le hai già dette con chiarezza molte altre volte. Ho capito. È la tua conclusione quella con cui non mi trovo d'accordo. E cioè che, "dunque", nulla si può dire di Bonaventura. Mi spiace, ma si può dire molto. Si può andare a fondo alle cose.
Bonaventura era stato educato da religiosi? magari sì; ma molti religiosi avevano un passato da guerrieri, e non erano certo loro a scrivere i manoscritti... è possibile che l'educatore di Bonaventura non fosse severo riguardo al tema dell'alcol prima della battaglia.
E Bonaventura era un cuor di leone, oppure doveva trovare coraggio nel vino per non cagarsi sotto davanti ai suoi uomini? Era consapevole di partecipare a un rito millenario ormai dimenticato? Cosa pensava del cameratismo tra i suoi uomini? lo riteneva fondamentale oppure per lui erano solo carne da macello? Era senza pietà, oppure anche lui trovava conforto nell'oblio che il vino può dare?
Le variabili sono innumerevoli, le combinazioni quasi infinite.
E non è solo una questione di quantità (conoscere quante più variabili), ma anche e soprattutto di relazionare le informazione fra loro, di dare loro il significato e l'interpretazione corretta.
Certo - eppure, ancora, non possiamo giungere alla conclusione di ignorare tutto. Se un problema è difficile, non è una buona ragione per non affrontarlo, e non risolverlo almeno parzialmente, o probabilisticamente. Altrimenti si approda trionfalmente alla totale assenza di comunicazione. Tu giudichi Bonaventura col tuo stomaco, io con il mio, AryaSnow con il suo - e in tutto questo Bonaventura cessa completamente di esistere. Non parliamo più di Bonaventura, ma di noi stessi. Bonaventura sarebbe irrilevante esattamente al punto di diventare identico a qualsiasi altro personaggio del passato "di cui non sappiamo nulla". Tanto vale non incomodarci a parlare di lui o di chicchessia, e dire: "Piacere, mi chiamo Balon, e sono fatto cosí e cosà". "Piacere mio, mi chiamo TyrionHill, e io sono fatto cosù e cosò". Interessante, certo, ma non stiamo più esaminando Bonaventura.
Quindi, io continuerò a giudicare (se proprio devo, mica è necessario, eh...) in base all'unica mentalità che conosco, l'unica mentalità che mi permette di dare un significato coerente ai pochi tasselli che conosco. La mia.
Potrei applicare esattamente tutto il tuo discorso alla tua stessa mentalità. Nemmeno quella conosci - se non in modo estremamente imperfetto. Non godi di autocoscienza totale, Balon. Non poi seguire tutti i processi di pensiero giù giù fino ai confini con il biologico...
Il punto è che, quando ragioniamo, lo facciamo comunque su basi incomplete e imperfette, perennemente. Questo però non significa che cessiamo di ragionare.
Quindi, senza voli pindarici sull'educazione, sull'infanzia, sull'inconscio e il suboconscio di Bonaventura, sul fatto che quella mattina prima dell'assalto avesse mal di pancia o la sua pulzella l'avesse tradito con il sindaco della città, giudicherò i fatti
il tal Bonaventura ha ordinato l'eccidio di civili- è stato un atto crudele e violento, che io disprezzo. Moralmente mi sento di condannare il tal Bonaventura.
Lo condanno anch'io, magari, ma la mia condanna sarà più valida della tua, perché conosco Bonaventura e il suo ambiente meglio di te. Si procede esattamente come con le teorie scientifiche: tutte false quanto vuoi, eppure ci sono teorie buone, ce ne sono di meno buone, e ce ne sono di ridicole.
La conclusione del tuo ragionamento è in ogni caso sbagliata, secondo me: se parti (come parti) dai presupposti che 1) la cultura dove si cresce influenza la mentalità, e 2) non conosciamo il contesto particolare del singolo, dovresti giungere alla conclusione che 3) Bonaventura non è giudicabile. Dopotutto, mica c'è l'obbligo del giudizio. Si può sempre rispondere "non lo so".
Secondo me nulla si conosce con certezza - e non conosciamo con certezza nemmeno noi stessi, se è per questo.
Non godi di autocoscienza totale, Balon. Non poi seguire tutti i processi di pensiero giù giù fino ai confini con il biologico...
io sì, perfettamente.
dai, anche tu sei caduto nella trappolona mediatica della psicologia? in quella grande trovata di marketing meglio conosciuta con il nome di psicoanalisi e inconscio? ma per favore...
Se un problema è difficile, non è una buona ragione per non affrontarlo, e non risolverlo almeno parzialmente, o probabilisticamente. Altrimenti si approda trionfalmente alla totale assenza di comunicazione. Tu giudichi Bonaventura col tuo stomaco, io con il mio, AryaSnow con il suo - e in tutto questo Bonaventura cessa completamente di esistere. Non parliamo più di Bonaventura, ma di noi stessi. Bonaventura sarebbe irrilevante esattamente al punto di diventare identico a qualsiasi altro personaggio del passato "di cui non sappiamo nulla". Tanto vale non incomodarci a parlare di lui o di chicchessia, e dire: "Piacere, mi chiamo Balon, e sono fatto cosí e cosà". "Piacere mio, mi chiamo TyrionHill, e io sono fatto cosù e cosò". Interessante, certo, ma non stiamo più esaminando Bonaventura.
potresti; ma è veramente difficilissimo.
dovresti passare metà della tua vita a cercare di ricreare il contesto storico in cui si muoveva bonaventura, come quel contesto ha influenzato bonaventura, quali fatti si decisivi per il giudizio si potrebbero essere verificati, considerando tutte le variabili possibili.
se x + y + z, e Bonaventura X, allora GIUDIZIO UNO
se x + y, e Bonaventura z-B, allora GIUDIZIO DUE
insomma per arrivare a giudicare un oscura scaramuccia di un oscuro capitano di ventura, dovresti trascorre un anno a fare ricerche sull'epoca, sul personaggio, e fare un incrocio di possibilità incredibile, da cui probabilemente ricaverai una gamma di giudizi amplissima, dal "Bonaventura forse era un Santo se mai ce n'è stato uno" a "Bonaventura era il più turpe assassino del XV° secolo"
non voglio pensare a come procedi quandovai giudicare Napoleone, o Churchill, o Berlusconi, o Bush.
1) la cultura dove si cresce influenza la mentalità, e 2) non conosciamo il contesto particolare del singolo, dovresti giungere alla conclusione che 3) Bonaventura non è giudicabile. Dopotutto, mica c'è l'obbligo del giudizio. Si può sempre rispondere "non lo so".
infatti quella è la conclusione logica. però giudicare è il sale della vita e della discussione, quindi "me tocca".
ora, se prima di giudicare Mussolini andassi a fare quel bello schemetto di cui sopra (analisi incrocita delle varie mentalità, della loro influenza su Benito, di come le esperienze di Benito hanno "recepito" quelle mentalità, elencazione probabilistica di fatti ignoti ma che se presenti potrebbero essere rilevanti al fine del giudizio), azione per azione, dalla marcia su roma alle leggi razziali, alla morte, e se poi incrociassi a loro volta tutti questi passaggi seguendo lo schema di sopra... beh, potrei ammettere che la gamma delle conclusioni possibili (centinaia di migliaia, considerando solo quella plausibili e non quelle assurde o improbabili, immagino) avrebbero un valore notevole.
ma si tratta del lavoro di una vita. nemmeno il massimo esperto su Mussolini è mai arrivato a tanto.
quindi, preferisco di gran lunga il massacrare? non bbuonno! rispetto a un analisi superficialissima e supponente (beh, la mentalità dell'epoca non prevedeva diritti umani come li intendiamo noi, il nazionalismo non aveva ancora rilevato il suo potenziale devastante, certo Mussolini non lo posso condannare come condanno Bush).
dai, un po' di sincerità... anche tu giudichi moralmente i personaggi storici, e fondamentalmente li giudichi a pelle, proprio come faccio io, senza nemmeno immaginare di andare a fare queste analisi complessissime (che se ci fossero, ed avessero un grado di completezza elevato, sarebbero senz'altro valide)... non cercare di nasconderti dietro un dito, dicendo "eh, ma io contestualizzo", perchè è una contestualizzazione non seria, e una contestualizzazione scelta arbitrariamente, (anche qui per simpatia, a stomaco) tra le migliaia di contestualizzazioni possibili
Non godi di autocoscienza totale, Balon. Non poi seguire tutti i processi di pensiero giù giù fino ai confini con il biologico...io sì, perfettamente.
dai, anche tu sei caduto nella trappolona mediatica della psicologia? in quella grande trovata di marketing meglio conosciuta con il nome di psicoanalisi e inconscio? ma per favore...
Ti lascio l'ultima parola - ammesso che si possa definire tale. Cosa vuoi che ti dica? Per me sarebbe come cercare di convincere una teiera di non essere un sonetto. Mi devo fermare qui, altrimenti i moderatori mi mettono le barrette... :shock:
Ti lascio l'ultima parola - ammesso che si possa definire tale. Cosa vuoi che ti dica? Per me sarebbe come cercare di convincere una teiera di non essere un sonetto. Mi devo fermare qui, altrimenti i moderatori mi mettono le barrette...
ma no, dai... è solo che non riesci a seguire i tuoi pensieri fino al biologico, in realtà nell'inconsio del subconscio vorresti proseguire... stai ragionando su basi incomplete e imperfette, questo non significa che devi smettere di ragionare! :shock:
p.s. anche tu hai le barrette? io ne ho due ormai da tempi immemorabili... quando si decideranno a togliermele, sono diventato così buono... :shock:
Ti lascio l'ultima parola - ammesso che si possa definire tale. Cosa vuoi che ti dica? Per me sarebbe come cercare di convincere una teiera di non essere un sonetto. Mi devo fermare qui, altrimenti i moderatori mi mettono le barrette...ma no, dai... è solo che non riesci a seguire i tuoi pensieri fino al biologico, in realtà nell'inconsio del subconscio vorresti proseguire... stai ragionando su basi incomplete e imperfette, questo non significa che devi smettere di ragionare! :shock:
D'accordo. Ho un bell'aneddoto su Napoleone Bonaparte. Lo vuoi sentire? Mi piacerebbe vedere come lo interpreti.
dai, anche tu sei caduto nella trappolona mediatica della psicologia? in quella grande trovata di marketing meglio conosciuta con il nome di psicoanalisi e inconscio? ma per favore...
E questa trappolona mediatica funziona cosi bene.....pensa che ci sono perfino degli idioti che ne hanno fatto un corso di laurea,e altri (ancora più idioti) che ci si iscrivono pure...... :shock: :shock: :wub: .....
ora, se prima di giudicare Mussolini andassi a fare quel bello schemetto di cui sopra (analisi incrocita delle varie mentalità, della loro influenza su Benito, di come le esperienze di Benito hanno "recepito" quelle mentalità, elencazione probabilistica di fatti ignoti ma che se presenti potrebbero essere rilevanti al fine del giudizio), azione per azione, dalla marcia su roma alle leggi razziali, alla morte, e se poi incrociassi a loro volta tutti questi passaggi seguendo lo schema di sopra... beh, potrei ammettere che la gamma delle conclusioni possibili (centinaia di migliaia, considerando solo quella plausibili e non quelle assurde o improbabili, immagino) avrebbero un valore notevole.
ma si tratta del lavoro di una vita. nemmeno il massimo esperto su Mussolini è mai arrivato a tanto.
C'è la storiografia che applica proprio questo metodo.Ti sembrerà strano ma c'è gente che si laurea proprio per scassarsi i ma**ni ed acquisire le competenze necessarie per fare l'analisi che tu esemplifichi qui sopra.
Però.....scemi pure loro.....basterebbe fare "Non-massacrare - bbuono. Massacrare - nobbuono".... ^_^
quindi, preferisco di gran lunga il massacrare? non bbuonno! rispetto a un analisi superficialissima e supponente (beh, la mentalità dell'epoca non prevedeva diritti umani come li intendiamo noi, il nazionalismo non aveva ancora rilevato il suo potenziale devastante, certo Mussolini non lo posso condannare come condanno Bush).
massacrare? non bbuonno! è una analisi superficialissima e supponente,mentre quello riportato tra parentesi è un ottimo esempio del lavoro di uno storico.
Grazie Joramun, era quello che avrei detto io - ma a che serve? :shock:
E questa trappolona mediatica funziona cosi bene.....pensa che ci sono perfino degli idioti che ne hanno fatto un corso di laurea,e altri (ancora più idioti) che ci si iscrivono pure......
robe da pazzi, eh? (notare il sottile umorismo)
C'è la storiografia che applica proprio questo metodo.Ti sembrerà strano ma c'è gente che si laurea proprio per scassarsi i ma**ni ed acquisire le competenze necessarie per fare l'analisi che tu esemplifichi qui sopra.
quindi la storiografia adesso da giudizi morali. me l'ero persa.
forse non hai seguito bene; questo metodo va benissimo per capire alcune le tendenze generali, forse perfino alcuni parzialissimi aspetti dell'agire di Mussolini stesso.
Ma il giudizio morale è cosa ben più complessa.
Ad esempio: paragonando il tuo corpo a una tendenza storica e una tua cellula al singolo che la vive: se mangi otto chili di peperoni prima di andare a letto è probabile che avrai un sonno inquieto, percdhè il tuo corpo reagirà in un certo modo. Ci sarà una spiegazione medica. Bello, utile da sapere.
Ma servono analisi ben più approfondite e specifiche per capire come, chessò, una singola cellula X del cervelleto inferiore reagirà ai peperoni.
e ancora più complessi per capire se il giorno dopo la sua attività è più influenzata dai peperoni oppure dalla belle ragazza che passa.
stessa cosa per le persone. E' relativamente semplice studiare e capire i flussi generali, ben più difficile seguire e capire il movimento della goccia all'interno del fiume.
non c'è anche una teoria scientifica per sta roba qui? quelli che studiano i movimenti degli stormi di rondini e delle code al supermercato?
D'accordo. Ho un bell'aneddoto su Napoleone Bonaparte. Lo vuoi sentire? Mi piacerebbe vedere come lo interpreti.
sotto con l'Imperatore!
Ma il giudizio morale è cosa ben più complessa.
Semplice o complesso che sia,non può prescindere dalla conoscenza e dall'analisi dei fatti e del loro contesto.Altrimenti è un giudizio campato in aria........
robe da pazzi, eh? (notare il sottile umorismo)
Cioè? :shock:
Ad esempio: paragonando il tuo corpo a una tendenza storica e una tua cellula al singolo che la vive: se mangi otto chili di peperoni prima di andare a letto è probabile che avrai un sonno inquieto, perchè il tuo corpo reagirà in un certo modo. Ci sarà una spiegazione medica. Bello, utile da sapere.Ma servono analisi ben più approfondite e specifiche per capire come, chessò, una singola cellula X del cervelleto inferiore reagirà ai peperoni.
e ancora più complessi per capire se il giorno dopo la sua attività è più influenzata dai peperoni oppure dalla belle ragazza che passa.
A parte che mi piacerebbe davvero conoscere questo corpo in cui le cellule del cervelletto "reagiscono ai peperoni".....
L'esempio che fai è perfetto per chiarire come una data constatazione possa essere più o meno fondata a seconda del livello di conoscenza e di approfondimento che c'è dietro:
-se mangi otto chili di peperoni prima di andare a letto è probabile che avrai un sonno inquieto, percdhè il tuo corpo reagirà in un certo modo. Ci sarà una spiegazione medica. Bello, utile da sapere. :affermazione vera ma basata su dati e conoscenze molto approssimate.
-Ma servono analisi ben più approfondite e specifiche per capire come, chessò, una singola cellula X del cervelleto inferiore reagirà ai peperoni :affermazione vera (tranne per la parte del cervelletto e dei peperoni),ma basata su dei dati e conoscenze più approfonditi.
-e ancora più complessi per capire se il giorno dopo la sua attività è più influenzata dai peperoni oppure dalla belle ragazza che passa :affermazione basata su un livello di conoscenze approfondito,tale da consentire anche una relazione con altri elementi.
Il punto è che se ci risparmiassimo i passaggi 2 e 3,perchè applicare il passaggio 1 è semplice ed economico,saremmo già tutti morti di indigestione.
Semplice o complesso che sia,non può prescindere dalla conoscenza e dall'analisi dei fatti e del loro contesto.Altrimenti è un giudizio campato in aria........
ma non ce la farai mai.
a meno che non ti metti adesso, ore 19.30 del 2 maggio 2009, e insieme a un team di esperti non cominciate ad applicare quel metodo di cui si parlava.
forse, se lavorate bene e in fretta, fra una ventina di anni potreste avere fra le meni un qualche migliaio di probabili giudizi morali che possano calzare a Napoleone.
non so se bazzicherò ancora sul forum, ma in caso sarò felicissimo di sentire quanto hai elaborato.
poi resta da discutere con quale criterio si debba scegliere tra queste migliaia di giudizi morali elaborati dall'analisi incrociati di fatti conosciuti, fatti supposti, componenti della mentalità dell'epoca, la loro rispettiva influenza sul soggetto, traumi educazione sogni difetti fisici amori vizi del soggetto. ma lasciamo perdere quest'ultimo punto.
dicevo, se si pervenisse a un tale grado di complessità e approfondimento, sarei il primo ad applaudire e tenere in seria considerazione un tuo eventuale giudizio basato su questa ricerca
invece il citare due banalità storiche tanto per atteggiarsi "immersi nella mentalità del tempo e del soggetto" (Napoleone era trattato dagli aristocratici come un inferiore alla scuola di brienne; soffriva insonnia: queste due componenti avranno forse influito nella sua avventata scelta di fucilare il duca di Enghien, uno dei massimi esponenti dell'aristocrazia?), che di complesso non hanno proprio nulla se non crearne l'illusione, applico la mia mentalità e finisce tutto qui.
farò ora un paragone un po' scurrile, ma efficace... in quanto a seghe mentali (e anche seg*e reali) se proprio devo cominciarmene a fare una allora la porto a termine (vedi i vent'anni di studio) per avere un bel risultato, altrimenti non la comincio neanche, fa solo ridere, se poi pretendi di aver raggiunto il "bel risultato" dopo aver solo abbassato la zip.
sotto con l'Imperatore!
No, niente. Non ho più voglia di raccontare tutto in dettaglio. È quello dove ha piantato in asso non so chi, dicendo più o meno: "Non riuscirò mai a convincerti che hai torto, e anche se ci riuscissi non ne ricaverei soddisfazione". Tu come lo interpreteresti? Perché Napoleone ha detto una cosa del genere? Giudica pure con lo stomaco.