Immagino sappiate tutti cosa sta succedendo.
Commenti? Analisi?
In generale la situazione richiede una riflessione sul capitalismo o no?
Che scenari prevedete?
A voi :shock:
secondo me richiede una riflessione non sul capitalismo in sè, ma su aspetti estremi del capitalismo.
è tutto abbastanza "semplice". Il mercato nasce per scambiare beni e servizi.
scambiando beni con beni (baratto) il mercato è inefficiente
scambiando beni con monete d'oro (un bene di lusso, raro) il mercato è molto sicuro, ma lento e non sfrutta tutte le opportunità
scambiando beni con pezzi di carta (un bene inferiore, praticamente infinito) il mercato è veloce, sfrutta tutte le opportunità, ed è sicuro fintanto che c'è fiducia in chi garantisce che dietro la carta c'è l'oro, o comunque una ricchezza "reale" (campi, immobili, miniere ecc.)
fino a pochi decenni fa il mercato era basato su questo terzo tipo di scambio.
Poi si è cominciato a scambiare la moneta (non più i beni!) con le cambiali. E poi le cambiali con altre cambiali. Le banche vendono i crediti e si accollano i debiti. E poi li rivendono. scambiando cambiali con altre cambiali.
Questo tipo di mercato non solo sfrutta tutte le opportunità, ma le crea dal nulla. Ma non si è più in grado di capire se tali opportunità sono reali o illusione, perchè si è perso ogni contatto non solo con i beni reali o le riserve auree, ma in alcuni casi anche con la moneta.
Il mercato è diventato velocissimo, ma non è una velocità fisiologica, è patologica: è diventato incontrollabile, i meccanismi sono imprevedibili anche per i più esperti e potenti.
Questo tipo di mercato non risponde più alla definizione di mercato... non vengono più scambiati beni o servizi, e nemmeno "promesse" (dobloni, dollari) che simboleggiano beni o servizi, magari non disponibili ma esistenti.
Vengono scambiati carte e cambiali che non hanno alcun legame con la ricchezza reale.
Questo non si chiama più Mercato, ma "Gioco d'azzardo"
Questo tipo di mercato non solo sfrutta tutte le opportunità, ma le crea dal nulla. Ma non si è più in grado di capire se tali opportunità sono reali o illusione, perchè si è perso ogni contatto non solo con i beni reali o le riserve auree, ma in alcuni casi anche con la moneta.Il mercato è diventato velocissimo, ma non è una velocità fisiologica, è patologica: è diventato incontrollabile, i meccanismi sono imprevedibili anche per i più esperti e potenti.
Appunto; si era arrivati ad un tale livello di entropia che più che di gioco d'azzardo sarebbe corretto parlare di roulette russa.
Più che una riflessione sul capitalismo tout court la situazione impone una riflessione sul capitalismo senza regole tanto in voga negli ultimi anni, anche perchè ora che il mercato libero e selvaggio non ha mantenuto le sue promesse di "magnifiche sorti e progressive" i suoi alfieri vanno a battere cassa dal tanto vituperato Stato...
ed in effetti il problema è stato proprio l'abbandono da parte dello stato, di tantissimi settori strategici del mercato, unito alla deregulation che attizza tanto gli economisti ma alla fine infinocchia la gente che lavora. senza un controllo e delle regole rigide e severe il mercato va in mano agli squali e agli sciacalli, che per mestiere rovinano le aziende e mandano a spasso le persone che vivono del loro salario. con la conseguenza che la gente non mangia, e che il mercato non diventa più efficiente, ma semplicemente una bolla di sapone. con buona pace del liberismo....
privatizzazioni: lo stato ha abbandonato settori vitali dell'economia, mettendoli in mano ai privato, in tutto o in parte. col risultato assurdo che, almeno n gran parte d'europa e specie in italia, lo stato vende le aziende più importanti, tipo enel o alitalia, ai privati per un tozzo di pane. mantiene una quota azionaria di minoranza e così dovrebbe partecipare all'attività. peccato però che la quota detenuta dallo stato non sia mai sufficiente per incidere davvero sugli investimenti, perchè gli azionisti privati vanno a fare fronte comune, ma sia una quota rilevante in caso di indebitamento. essendo lo stato l'azionista più solvibile, alla fine i debiti delle priavtizzate li paga lo stato, che però, paradossalmente, è il maggior garante della liquidità ma è quello che meno interviene nelle politiche aziendali. l'enel lo dimostra, e lo dimostrano le tante privatizzate che decidono e fanno senza criterio, salvo poi chiedere prestiti a fondo perduto. alla faccia del mercato, e dei teorici dello stato non interventista....
Insomma un ritorno al passato: tra caitalismo e marxismo, si sceglie la terza via.......
Naturalmente non deve degenerare in una dittatura come il fascismo o il nazismo, ma limitandoci ad analizzare il sistema economico del partito nazionalsocialista ne emerge un economia forte a metà tra il capitalismo di stato e la privatizzazione.
Insomma un ritorno al passato: tra caitalismo e marxismo, si sceglie la terza via.......
Naturalmente non deve degenerare in una dittatura come il fascismo o il nazismo, ma limitandoci ad analizzare il sistema economico del partito nazionalsocialista ne emerge un economia forte a metà tra il capitalismo di stato e la privatizzazione.
ma anche no....
l'unica cosa che può fare il nazionalsocalismo è riempire il secchio della spazzatura, per come la vedo. anche perchè l'economia di quel periodo era fondata sul riarmo e la futura guerra.
basterebbe capire che non è la società che deve rendere il mercato più efficiente, ma è il mercato regolamentato che deve rendere la società migliore. e non lo fa, perchè sposta ricchezza in modo iniquo, quando è reale, oppure la distribuisce a tutti quando è fittizia e quindi una fregatura. sarebbe tempo che gli stati tornassero ad intervenire in economia, attraverso tutti i sistemi che hanno. è ormai chiaro che il mercato libero è un'utopia tanto quanto la società socialista...
Naturalmente ci vorrebe anche una seria regolamntazione per gli intervanti statali, perchè è impensabile intervenire continuamente per aiutare economicamente l'industria italiana come si è sempre fatto!
Dopotutto è dalla metà dell'ottocento che appena tira aria cattiva lo stato interviene in aiuto dell'industria che in questo modo non è mai riuscita ad adeguarsi in modo concorrenziale al mercato.
è ormai chiaro che il mercato libero è un'utopia tanto quanto la società socialista...
solo se tradisce i suoi scopi: non alloca più beni e risorse a chi è disposto a pagare per averli, ma alloca cambiali di cambali di cambiali, che promettono altre cambiali, cambiali che hanno perso contatto con beni e risorse.
Il scienza economica non è matematica pura, e nemmeno una serie di dogmi; anzi in buona parte è pragmatica ed empirista.
fino a un certo punto è salutare fare jogging, oltre un certo limite ti spacchi il cuore; fino a un certo punto può essere fisiologico "separare" la moneta dai beni, oltre un certo limite diventa patologico.
E lo Stato deve fare in modo che non si superi questo limite.
Non occorre tornare a nazionalizzare le imprese, basta fare in modo che Banche e Borsa non superino i sopracitati limiti.
Sul nazional-socialismo: secondo me se reimpostato in modo logico e razionale, cioè purgandolo da tutti gli aspetti di fanatismo ideologico, potrebbe essere la strada giusta.
Uno Stato vigile, inesorabile contro chi trasgredisce le regole e i limiti, ma che lasci la più ampia autonomia ai negozi giuridici tra privati.
7 risposte su 80 visite, direi che è interessante...
Cosa ne pensate dei provvedimenti presi (= iniezioni di liquidità) per arginare la crisi?
Ho trovato questo sui mercati over the counter, come vi sembrano?
http://it.wikipedia.org/wiki/Over_the_counter
Per chi vuole, posto la parte sui derivati:
Premettendo come al solito che l'economia non la digerisco molto, direi questo:
Il capitalismo non morirà, solo sarà corretto per impedire che accadano ancora cose come queste.
Nel complesso mi sembra lampante che il capitalismo produca una ricchezza superiore e un maggior benessere, quindi perchè farne a meno?
C'è un'alternativa a parte il socialismo che ha già fallito?
Quante sono state le gravi crisi del sistema fra il secolo scorso e l'inizio di questo? Mi sembra di capire 2: quella del 29 e quella attuale. Ora una crisi grave ogni 70 anni circa è sufficiente a dire che l'impianto generale del sistema è sbagliato?
Infine un timore. Che da questa crisi si accentuino le misure stataliste e protezioniste dei vari Governi. E queste misure anche da un punto di vista dei rapporti tra Stati non ha mai portato nulla di buono o sbaglio?
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Balon, è un'utopia quella che proponi. :stralol:
Il punto è che nessuno realmente vuole che le cose cambino.
Quando diversi anni fa ci fu lo scandalo Enron, è forse lecito pensare che la grande società di consulenza Arthur Andersen non fosse a conoscenza di quanto stava succedendo? Eppure questa società sopravvisse con il nome di Andersen Consulting e oggi è conosciuta come Accenture.
Il punto è: il broker che propone il titolo avvelenato alla vecchietta dovrebbe stare in galera o no? Il genio della finanza che ha inventato la cartolarizzazione o la cessione del credito dovrebbe stare in galera o no?
Comunque la si pensi, queste persone in galera non ci sono. Anzi: quello che oggi si dice dei consulenti della Lehman è: "sono in gamba, troveranno in fretta un altro lavoro".
La politica non dovrebbe essere solo arbitro del mercato, ma dovrebbe avere una funzione moralizzatrice. Il vincente non deve essere colui che è più in gamba indistintamente, ma colui che è più in gamba in ciò che è considerato "buono". E lo Stato dovrebbe far capire che il "buono" non vuol dire saper fregare la vecchietta di Kansas City con l'ultimo prodotto derivato, ma mettersi in gioco per un'economia più solida.
Purtroppo non è così e non sarà mai così; gli Stati non hanno il potere economico di intervenire sul mercato. Forse non ci si rende conto della cosa, ma le masse di denaro mosse abitualmente in un solo giorno sulle Piazze sopravanzano il PIL annuo di svariati stati anche industrializzati. Quale ente nazionale potrebbe mai avere il potere di intervenire? Aggiungiamo a questo le meravigliose agenzie di rating, i famosi controllori evidentemente incapaci che davano AAA a chi metteva in gioco mutui subprime...
La politica dovrebbe riappropriarsi del suo ruolo, ma o è troppo debole per intervenire o è interessata a non farlo.
se crolla la fiducia nella cambiali di quattordicesimo livello e nella borsa, l'economia potrebbe tornare su binari più sicuri.
Ricordiamoci che qualunque cambiale, dalla conchiglia del polinesiano al contratto del broker del kansas, è una promessa; e se non c'è fiducia, la promessa vale zero.
Quindi lo Stato per riappropriarsi di un ruole non dirigenziale, ma perlomeno arbitrale, non dovrebbe fare altro che sfruttare il potere dei mass media per denigrare questo sistema di cambiali...
anche se non riuscirà a convincere tutti, già convincendo una percentuale sostanziosa di piccoli investitori ridurrebbe notevolmente l'impatto di queste crisi.
Tuttavia, mi duole dirlo, in questo è uno di quei casi in cui la democrazia "imbriglia" l'azione dello Stato... ci vorrebbe un Roosvelt
D'accordissimo col discorso di Balon:questa crisi è determinata dal fatto che non c'è più un rapporto immediato tra beni effettivi e valore di mercato.
L'altro giorno,non ricordo dove,sentivo dire che oramai quando vai a comprare qualcosa di un certo valore (macchine,case,mobilia ed elettrodomestici costosi),quasi quasi quelli del negozio si terrorizzano se cerchi di pagare in contanti o tramite assegni (con una liquidita immediata insomma):cercano sempre di appiopparti il finanziamento,la rateizzazione......
Sulla soluzione la vedo più come Beric però.....non c'è bisogno di "nazificare" lo Stato:basta che quest'ultimo recuperi il proprio ruolo di garante di certi limiti e certe regole inviolabili......che è proprio il discorso che faceva Beric di moralizzare l'azione dei mercati e di chi ci opera.
:stralol: :( :wub:
che è proprio il discorso che faceva Beric di moralizzare l'azione dei mercati e di chi ci opera.
ho sempre avuto il dubbio che per chi sceglie la carriera di manager/banchiere/broker la moralità non sia proprio in cima alla lista dei valori...
senza offesa per nessuno, sarebbe come cercare di "moralizzare" i bordelli... :stralol:
Per carità, nessuno pensa di far diventare un missionario un agente di borsa... :stralol:
Tuttavia il concetto di cosa è buono e cosa no non lo decidono i broker, ma i media. Se lo Stato (non mi riferisco all'Italia, ma in generale) lo volesse veramente, potrebbe fornire un'immagine molto diversa del meraviglioso mondo della finanza.
Se oltre a far vedere il top manager trentenne in completino Armani nella sua villa a Beverly Hills comprata con le stock options facessero vedere anche la fine che fanno le persone "buggerate" da costoro, l'opinione pubblica sarebbe un po' differente.
Credo non sia da sottovalutare il fattore di immagine e fiducia. Un'istituto di credito ha bisogno che i cittadini si fidino di lui. Se passa l'immagine che i promotori finanziari sono pescecani, le prime a rimetterci saranno le banche stesse.
Non ci vorrebbe molto, se ci fosse la volontà di farlo. E invece abbiamo visto come il potere politico, oltre a non essere in grado di contrastare il ptoere economico sul suo campo, non abbia interesse a farlo nemmeno sul terreno di propria competenza; perché i banchieri sono grandi elettori, perché finanziano le campagne elettorali, perché il politico ha interessi personali nella tal banca eccetera eccetera eccetera.