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DRAGHI...
A di Alex Nimerya
creato il 17 gennaio 2008

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Iskall Ytterligare
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Iskall Ytterligare
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Inviato il 01 febbraio 2008 20:45
Stabilito (da noi) che gli antichi (e non parlo di romani, ma molto prima) avevano cmq meno fantasia di noi (cosa su cui sono pienamente d'accordo), anche le loro leggende non dovevano essere poi così fantasiose, un grosso fondo di verità ci deve essere stato.

I miti cosmogonici sono di una complessità notevole, eppure del tutto irreali.

 

Perchè, appunto come avete scritto, non può essere che da un estremo all'altro della tera si siano inventati le stesse cose.

E il diluvio universale?

Archetipi? :wub:



joramun
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joramun
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Inviato il 02 febbraio 2008 0:08

Allora,intervengo in questa discussione sul governatore della Banca d`Italia per dire.....eh?........come? :wub: ....non e`un topic sull`economia italiana?Si parla di lucertoloni sputafuoco?Ah...ok.....allora fatemi pensare un po:

Io penso che abbia ragione Balon a dire che molto probabilmente tutto il mito dei draghi nasce dal ritrovamento di reperti ossei che nell`antichita non si sapeva come spiegare..........pero io ai draghi (e ai fantasmi,e ai vampiri,e agli alieni) ci credo lo stesso.Secondo me la credenza si basa proprio sul fatto di non potersi basare su prove certe (altrimenti sarebbe accettazione dell`evidenza).

:D :D :D


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Lupo Solitario
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Lupo Solitario
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Inviato il 02 febbraio 2008 16:20
pero io ai draghi (e ai fantasmi,e ai vampiri,e agli alieni) ci credo lo stesso.Secondo me la credenza si basa proprio sul fatto di non potersi basare su prove certe (altrimenti sarebbe accettazione dell`evidenza).

 

Scusa non ho ben capito cosa intendi, potresti spiegarti meglio?

Io cmq a tutte queste cose credo fino ad un certo punto. Più che altro mi interessa sempre andare a vedere cosa c'è di vero o meno, da cosa derivano. Il fatto che un drago possa venire da dei ritrovamenti di scheletri enormi per me è quasi una prova che sia esistiti. Mi spego meglio: immaginiamo che nel 1000 a.c. viene ritrovato uno scheleto di un dinosauro (qualcosa che assomiglia ad un commodo gigante), chi viveva in quel periodo lo classifica come drago. Ebbene per loro quello che noi chiamiamo dinosauro, per loro era un drago (probabilmente nemmeno spaevano cosa fosse un dinosauro). Da lì si sviluppa un mito ecc. Ma loro qualcosa che è un drago lo hanno visto. Questa è la base veritieria che c'è dietro (e a cui vale la pena di credere). Non credo si possa pensar ai draghi tipo eragorn o il regno del fuoco (si sarebbe trovato qualcosa). Ma questo si (teoria che ho inventato sul momento per spiegare il ragionamento).


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Alex Nimerya
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Alex Nimerya
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Inviato il 14 febbraio 2008 22:33 Autore

Boia ragazzi che tristezza!

Ma..dico io,un pò di fantasia!quanto fatalismo!!Non dico che i draghi siano esistiti come li rappresentano i miti,insomma,per me non potevano certo volare (te lo immagini tirare su in volo una massa del genere?) o sputare fuoco,ma potevano essere semplicemente dei discendenti degli ultimi dinosauri,sterminati da quelli che poi diventarono i famosi cacciatori di draghi....magari erano anche più piccoli di un T-Rex,ma anche un pò più grandi di un elefante!!!!insomma sempre di dimensioni notevoli per un uomo dell'epoca che certamente non poteva avere le conoscenze che abbiamo noi oggi per poter classificare un bestione del genere!!possibile che tutti gli uomini siano stati allucinati nel solito delirio di mistiche creature?Poi guardate bene...è vero che i draghi orientali sono fisicamente diversi da quelli occidentali,ma hanno sempre qualcosa che li accomuna...i musi per esempio,sono tutti molto simili...gli artigli,le ali in alcuni casi,i draghi orientali non sempre le hanno...Io preferisco i "nostri",sono l'immagine della potenza,della possenza fisica!personalmente li adoro,belli (x alcuni brutti,dipende dai gusti) e cattivi come sono!!!Ma soprattutto mi piace sognarli ad occhi aperti,darei qualsiasi cosa per "carnificarli",sarebbe favoloso poterne vedere veramente uno (sto fantasticando non prendetemi troppo sul serio....).Per quel che riguarda i film,penso che un bel fantasy con tanti draghi fatti bene,manca proprio...Speravo tanto in Eragon,dato che c'erano anche attori molto validi,ma purtroppo non è stato all'altezza manco quello...."i giorni del fuoco",era fatto molto bene per quanto riguarda gli animaloni e gli effetti speciali,ma la trama...Dio mio che tristezza!uno scempio!con una buona sceneggiatura,ed un bravo autore,sarebbe stato mitico!il miglior film che ho visto con i draghi ad oggi è Dragonhart...spero tanto nel telefilm sulle cronache,che se non erro dovrebbe essere quasi certo....speriamo non rovinino tutto!baci a tutti <_<


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Alex Nimerya
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617 messaggi
Alex Nimerya
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617 messaggi
Inviato il 20 luglio 2008 14:51 Autore

Ehmm...rispolveriamo questo meraviglioso topic sulle creature più belle dell'immaginario umano...chiedo solennemente aiuto al mio secondo membro onorario...ALEXEY...dove ca..o sei?Io ti creo un topic sulle nostre creature preferite e tu mi tradisci così???!!!? >_>

Allora se andiamo su wikipedia ti danno sta bella spiegazione ,che poi è quello che si pensa un pò tutti:"Il drago è una creatura mitico-leggendaria, presente nell'immaginario collettivo di molte culture come essere sia malefico sia benefico. La presenza della figura mitologica del drago in moltissime culture in varie parti del mondo fa supporre che esso nasca come spiegazione del ritrovamento di fossili di dinosauro, altrimenti impossibili da spiegare."

Invece se ce ne andiamo un pò in giro per il web...:

La storia dei Draghi

Fin dagli albori dei tempi, i miti e le leggende sono state popolate di mostri incantati, dalla forza sovrannaturale. I più potenti erano i draghi.

Essi avevano incredibili poteri sovrannaturali e, soprattutto, erano

malvagi e distruttivi. In ogni mito, in ogni leggenda occidentale, il drago fa la parte del cattivo. L’origine dei draghi si perde nei meandri della storia dell’uomo: infatti compaiono nelle leggende di popoli del passato, sia europei che orientali, ma la loro concezione è notevolmente differente; mentre nelle zone occidentali i draghi erano considerati l’incarnazione del male, portatori di distruzione e morte, in oriente erano visti come potenti creature benefiche.

I draghi sono sempre stati descritti come delle creature simili a enormi serpenti, con grandi arti anteriori e posteriori, dotati di fauci enormi e artigli taglienti.

Normalmente venivano descritti con il corpo pieno di squame protettive e capaci nella maggior parte dei casi di sputare fuoco e di volare grazie a grandi e potenti ali.

Nelle leggende, i draghi sono visti come creature prodigiose: si riteneva che le ossa, così come il loro sangue, potessero avere elevate proprietà curative.

Il loro sviluppo poteva durare molti secoli prima di raggiungere la piena maturità, si narrava che un uovo di drago impiegasse non meno di un secolo per schiudersi; inoltre solo dopo altre centinaia di anni il drago raggiungerà il suo massimo sviluppo con la crescita sulla testa di lunghe corna ramificate.

Naturalmente, grazie alla loro grande longevità, queste creature, che è estremamente riduttivo chiamare semplicemente “animali”, acquisivano una conoscenza e una saggezza senza pari… eh già, perché il Drago ha anche un’intelligenza superiore a quella dell’uomo!

Perché dunque si è giunti all’idea del drago come di incarnazione del caos, come creatura che distrugge e non crea?

Questo tipo di pensiero risale anch’esso agli albori del tempo.

I Draghi nella storia

Come detto in precedenza, la figura del drago nelle zone occidentali era sinonimo di carestia, distruzione e morte.

In Europa i draghi erano simbolo di lotta, di violenza e di guerra: infatti la loro immagine veniva spesso utilizzata come araldo in battaglia; sono innumerevoli i riferimenti storici e le leggende legate ai draghi, la maggior parte dei quali risalenti al medioevo.

Moltissime sono le fonti storiche ed i manoscritti che testimoniano la presenza de "la bestia per eccellenza" nel vecchio continente.

Nei Bestiari ad esempio, ci sono descrizioni dettagliate sull'aspetto e sulle abitudini dei draghi, i quali erano soliti usare come tana, grotte in cima a montagne o in territori molto impervi da dove uscivano molto raramente; è anche noto che al solo ruggito del drago, tutti gli animali, compresi i leoni, correvano terrorizzati nelle loro tane.

C'è un'immagine di un drago che solleva da terra un elefante ed è tratta da un autentico Bestiario medievale.

Secondo la tradizione occidentale, l'estinzione dei draghi, risale proprio al medioevo dove, cavalieri erranti, avventurieri in cerca di gloria e cacciatori di draghi dedicavano la loro vita alla lotta contro queste bestie, decretandone lo sterminio. E' molto celebre la storia di San Giorgio (immagine qui sotto) l'uccisore di draghi.

Non ha bisogno di presentazione la ancestrale ed impari lotta dell'uomo contro il drago. Il drago come simbolo del Male in Europa dunque, per capirne il motivo basta ricordare i massacri e le carestie che portavano i draghi medievali al loro passaggio; quale migliore arma contro la manifestazione del male se non la Santità? Si pensi dunque alle leggende di San Marcello vescovo di Parigi, di San Romano e della Gargouille di Rouen, di San Silvestro che libera Roma dal drago dall' alito velenoso, che vive in una grotta profonda per accedere alla quale bisogna scendere centinaia di gradini...

Importante anche la storia di Santa Marta che sconfisse un drago chiamato Tarasca: la leggenda racconta che nei tempi in cui Santa Marta stava evangelizzando la Provenza, un terribile ed enorme drago chiamato “Tarasca”, devastasse le fertili pianure della valle del Rodano e impedisse agli uomini di vivere tranquilli in quei luoghi. La Santa, venuta a conoscenza del fatto, inseguì la bestia nelle profondità dei boschi e la domò cospargendola di Acqua Benedetta e segnandola con il Segno della Croce. Infine, mansueta e addomesticata, legò alla sua cintura la coda del mostro e lo portò nell’odierna città di Tarascona, che dal drago prese il nome. La popolazione si vendicò dei soprusi e delle barbarie lapidando il drago.

Da allora ogni 29 giugno la Chiesa ricorda Santa Marta e nella città di Tarascona si tiene una solenne processione aperta dal fantoccio dell’impressionante Tarasca con le fauci spalancate. Nei pressi una ragazza vestita di bianco benedice il mostro, che alla fine viene legato e sopraffatto.

 

Il più famoso Santo uccisore dei draghi è, naturalmente, Giorgio, Santo-soldato protettore dell’Inghilterra. Della sua storia si conosce ben poco: visse, nella zona di Diospolis, in Palestina; fu decapitato a Nicomedia per ordine di Daziano Preside, nell’ambito delle persecuzioni di Diocleziano, intorno all’anno 287. Nel XII secolo, importata dai Crociati, cominciò a circolare la leggenda secondo la quale San Giorgio, giunto a Silene (Libia) dalla Cappadocia, aveva ucciso un drago in procinto di divorare una principessa legata ad uno scoglio. Giorgio diventò l’uccisore di draghi per eccellenza, e fu adottato come patrono dell’Inghilterra da Edoardo III intorno al 1348. Il “Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii” racconta che San Giorgio ha vissuto in Brianza, dalle parti di Asso. Un drago imperversava da Erba fino in Valassina, ammorbando l’aria con il suo fiato pestifero e facendo strage di armenti. Quando ebbe divorato tutte le pecore di Crevenna, la gente del paese cominciò a offrirgli come cibo i giovani del villaggio, i quali venivano estratti a sorte; il destino volle che tra le vittime designate vi fosse anche la principessa Cleodolinda di Morchiuso, fu lasciata legata presso una pianta di sambuco. San Giorgio giunse in suo soccorso dalla Valbrona, e, per ammansire la belva, le gettò tra le fauci alcuni dolcetti ricoperti con i petali dei fiori del sambuco. Il drago, docile come un cagnolino, seguì tranquillamente Giorgio fino al villaggio; qui, di fronte al castello, il Santo lo decapitò con un solo colpo di spada, e la testa del mostro rotolò fino al Lago di Pusiano. In ricordo dell’avvenimento, ancora oggi il 24 Aprile, giorno di San Giorgio, in Brianza si preparano i “Pan meitt de San Giorg”, dolci di farina gialla e bianca, latte, burro e fiori essiccati di sambuco. I Pan meitt si gustano tradizionalmente con la panna: per questo l’eroico San Giorgio, patrono dell’Inghilterra, dei militari, dei boy-scout e di Ferrara, è anche il protettore dei lattai lombardi, che un tempo tenevano in negozio un altarino a lui dedicato.

 

C'è anche un'altra leggenda che ci teniamo a citare, racconta l'impresa di Sant'Efflem.

Si narra che un principe avesse individuato la tana di un Drago che terrorizzava i suoi sudditi e in qualità di sovrano aveva il dovere morale di difenderli uccidendo o scacciando la bestia. Nella sua impresa chiese l'aiuto a Efflem, il parroco della sua città che a quel tempo ancora non era Santo, e i due si diressero insieme verso la tana del Drago per porre fine alle sue malefatte. Arrivati davanti la tana però il Principe si fece prendere da un profondo terrore, sentiva il respiro del Drago che da solo bastava a far tremare di paura qualsiasi uomo. A questo punto intervenne il Chierico che disse al Principe di non aver paura, perchè chi era sotto la benedizione di Dio non doveva temere nulla. Il Principe però era immobilizzato, allora Efflem dopo essersi fatto il segno della Croce entrò nella tana del Drago che quando lo vide non solo non riuscì ad attaccarlo, ma si precipitò fuori dalla tana, scappando lontano, fino ad arrivare sulle rive dell'oceano dove si racconta che vomitò sangue.

Questo mostra come il male (nel caso specifico il Drago) ha paura più dello scudo interiore di fede che non delle spade e delle armature!

Altre importanti storie sui draghi riguardano i paesi nordici; come omettere la leggenda di Beowulf?

Secoli fa, quando ancora gli eroi dominavano le terre del Nord, una figura vestita di stracci avanzava carponi lungo una spiaggia rocciosa della Scandinavia alla ricerca di una via per arrampicarsi sulla scogliera soprastante. Era uno schiavo che fuggiva dal suo padrone, un signore del regno dei Geat e, sebbene di lui non si sappia nemmeno il nome, le sue gesta epiche cambiarono il destino del suo popolo”. Nella prima parte della leggenda, lo schiavo vagando lungo la riva si imbatte in un enorme tumulo di pietre, forse tomba di un antico re. Trova l’entrata e penetra nel tumulo. “Si trovava in una stanza del tesoro, dove erano ammassate le ricchezze di una potente e sconosciuta tribù del passato. Braccialetti d’oro a forma di serpente, spille in filigrana d’argento, spade di ferro dall’impugnatura dorata, coppe in ceramica rossa di Samo, amuleti dell’antico dio Thor, monete luccicanti riempivano l’intera caverna. Stava già per avventarsi su quelle meraviglie, quando qualcosa gli gelò il sangue, bloccando ogni suo movimento”. Ed ecco apparire il drago. “avvolto in grandi spire, era acquattato sulle zampe dai lunghi artigli; i fianchi squamosi luccicavano, le ali membranose erano piegate, la grande testa riposava sul pavimento della caverna e le pesanti palpebre erano chiuse su occhi vecchi di secoli”. A questo punto lo schiavo non vuole altro che tornare dal suo padrone, così prende una coppa d’oro per farsi perdonare e fugge dal tumulo. “Quello schiavo, però, disturbando il guardiano del tesoro, aveva decretato la fine del suo popolo. Infatti il drago poteva vedere e sapere tutto, così, quando si risvegliò si accorse subito del furto commesso e avvertì immediatamente l’odore di carne mortale.

Lentamente, trascinò le proprie pesanti spire lungo lo stretto passaggio che conduceva fuori dalla sua tana e, alla luce ormai fioca della sera, osservò la landa desolata alla ricerca delle tracce lasciate dai piedi dell’intruso; appena ebbe trovato ciò che cercava, con un grido e un getto di fuoco, s’innalzò in volo, sbattendo le grandi ali verso il regno dei Geat. Sorvolò tutti i villaggi e le sue urla agghiaccianti fecero precipitare gli abitanti fuori dalle case, i volti cinerei levati verso il cielo; sopra di loro, il drago volteggiava in una danza di morte, lanciando il suo grido terrificante mentre iniziava la discesa.

I suoi colpi furono rapidi e terribili: sputando lingue di fuoco, investì i tetti delle case e scomparve in lontananza. In quella terra, tutte le abitazioni, anche quella del re, erano costruite in legno, canne e paglia, furono perciò facili bersagli per il fuoco del drago. In tutto il regno dei Geat, quella notte il cielo venne rischiarato da alte lingue di fuoco che si levavano dai villaggi, che bruciavano come pire funerarie.

Niente sfuggì alla furia del drago, e, quando giunse l’alba, le case dei Geat erano ridotte in cenere; dai villaggi si innalzavano sottili fili di fumo accompagnati dagli strazianti lamenti delle donne”. A questo punto il re dei Geat, il mitico Beowulf ma molto più anziano, si arma, si reca al tumulo del drago assieme ai suoi migliori combattenti e affronta il mostro. Solo uno dei compagni del re parteciperà allo scontro, il nobile Wiglaf, e così il re e il drago si uccideranno a vicenda.

Questo è un classico esempio di leggenda sui draghi, tanto più che in Scandinavia, attorno al 1000 a.C. (l’epoca descritta nella leggenda) ci fu un immane incendio, che sembrerebbe provare l’esistenza del drago. Tuttavia, analizzando la leggenda, si scoprono alcuni dettagli che potrebbero ribaltare la situazione e scambiare i ruoli di protagonista e antagonista.

Innanzitutto l’evento scatenante della vicenda: il furto della coppa d’oro. Come è chiaro, qui quello che subisce il sopruso è il drago, che, accortosi del furto, esce per riappropriarsi del manufatto e punisce gli uomini con l’incendio devastante, anche se con troppa severità… anche persone estranee al furto vengono coinvolte nella vendetta del Drago.

Nessuno dice che il leone è crudele perché uccide la gazzella. Può sembrare crudele, ma non lo è. Così è per il drago che, non dobbiamo dimenticarlo, non segue la logica umana. Per il drago della leggenda l’uomo ha commesso un torto, dunque l’uomo va punito. Può sembrarci ingiusto, ma come ci insegna Einstein tutto dipende dal punto di vista.

Nelle leggende mesopotamiche, si narra di due esseri primordiali: Apsu, spirito dell’acqua corrente e del vuoto, e Tiamat, spirito dell’acqua salmastra e del caos. L’aspetto di Tiamat era quello di una creatura fatta dall’unione di parti del corpo di tutte le creature che dovevano nascere: possedeva le fauci del coccodrillo, i denti del leone, le ali del pipistrello, le zampe della lucertola, gli artigli dell’aquila, il corpo del pitone e le corna del toro. Se formiamo un’immagine mentale di questa creatura, ci accorgeremo che risponde perfettamente alla nostra idea di drago.

Secondo la leggenda, dall’unione di Apsu e Tiamat nacquero gli dei, uno dei quali uccise il padre, Apsu. In preda a furia animalesca, Tiamat diede alla luce molti mostri, il cui compito sarebbe stato quello di perseguitare gli dei.

Per difendersi, gli dei nominarono campione Marduk, uno della loro razza; lo armarono con potenti armi e lo inviarono contro Tiamat. Marduk uccise la madre in un epico scontro, poi catturò i mostri da lei generati e li rinchiuse negli inferi.

Come si può ben vedere, anche in questa leggenda è il drago a subire un torto: in questo caso Tiamat perde il marito per causa dei suoi figli, e vuole punirli. Gli uomini di quei tempi, però, erano come bambini: ancora capaci di essere terrorizzati dalla furia degli elementi, di cui non concepivano le cause. Gli unici a ergersi tra loro e la potenza devastante della natura, incarnata nei draghi, si ergevano gli dei. E’ chiaro quindi che essi vedevano nel drago, ovvero Tiamat, il nemico e negli dei la salvezza.

Anche in Egitto, all’epoca dei Faraoni, c’era la credenza che ogni volta che Ra, il dio sole, “tramontava” entrava in realtà negli inferi, combatteva contro Apopi, il drago degli abissi, e usciva vittorioso. Questa è un’evoluzione del mito mesopotamico, e già comincia a delinearsi il pensiero del drago come essere malvagio e caotico.

Anche gli dei della Grecia combatterono contro un drago: era Tifone, ed aveva mille teste e un’immane bocca che vomitava fuoco e fiamme. Solo Zeus ebbe il coraggio di affrontare il mostro, definito Titano. Lo condusse fino oltre il mar ionio ed infine ebbe la meglio su di lui, scagliandogli contro un enorme macigno. Ma la leggenda vuole che Tifone non morì: continuò infatti a vomitare fuoco e fiamme da sotto il macigno, divenuto isola, e questa è la ragione delle eruzioni dell’Etna secondo i miti greci. Come si può vedere, già al tempo di Achille e Agamennone l’evoluzione del concetto di drago era compiuta: da madre primordiale e incontrollabile, fonte di vita e di morte, come era la Tiamat mesopotamica, si era ormai giunti al concetto odierno: il drago era un mostro terribile e incontrollato, che vomitava fuoco e vapori venefici, che distruggeva ogni cosa al suo passaggio (i tifoni hanno preso il nome proprio dal drago Tifone), che uccideva e terrorizzava le razze del mondo, perfino gli dei.

I Romani dipingevano sui loro stendardi i Dracones, i vichinghi chiamavano le loro imbarcazioni Drakkar, tutti nomi che indicavano la figura del drago.

I draghi “comuni”, invece, dovettero fin da subito lottare con grandi eroi. Riemersi dagli inferi al tempo degli antichi greci, dovettero subito battersi con eroi come Giasone, Ercole e addirittura con gli dei. A volte però le divinità li assoldavano come guardie di un particolare posto, o come creature da mandare in battaglia.

Con la caduta dei greci e l’avvento dell’Impero romano, di loro si perse quasi ogni notizia, salvo alcuni avvistamenti di Plinio il Vecchio. In Europa di loro si tornerà a parlare nel medioevo, specialmente nell’Alto medioevo, dove molti eroi inizieranno a cacciare i draghi, uccidendone la maggior parte e causandone l’estinzione. In tutti quegli anni però i draghi non erano scomparsi: essi si fecero vivi migrati a nord, e per secoli avevano devastato la Scandinavia e la Russia. Fu forse in quegli anni che le loro fila persero il maggior numero di draghi: infatti dal nord si levarono grandissimi eroi, come Beowulf, che ne uccisero moltissimi.

E proprio nelle lande del nord essi guadagneranno l’appellativo di malvagi e infidi: essi comparivano infatti all’improvviso, magari dopo essere cresciuti all’insaputa di tutti nell’umidità dei pozzi o nei pressi delle paludi.

Tipologie di Draghi

Le prime leggende sui draghi, quelle mesopotamiche, parlano di grandi mostri alati, nerissimi oppure blu profondo. I draghi della notte e degli abissi. I primi due draghi ad essere concepiti furono uno nero e l’altro blu: essi sono in pratica le due razze più antiche.

I Draghi Neri sono da sempre sinonimo di malvagità e astuzia. Essi sono la reincarnazione del male astuto, che serpeggia, da contrapporsi al male dirompente, simboleggiato dalla forza dirompente dei draghi rossi, che forse discendono dai essi.

Il primo drago nero di cui si abbia notizia, la già citata Tiamat, denotava molte delle caratteristiche proprie dei draghi rossi e che invece tendono ad essere assenti in un drago nero. Secondo la leggenda, Tiamat generò un esercito di mostri da scagliare contro i suoi figli, gli dei, e i draghi neri, fatti a sua somiglianza, popolarono il pianeta. Anche se in altre leggende la storia cambia, tuttavia i draghi come oggi li conosciamo, quelli con le ali da pipistrello e gli artigli da aquila, discenderebbero da Tiamat.

Stando alle fonti dell’epoca, una volta cresciuti, i draghi neri, in preda alla fame, divoravano qualsiasi cosa capitasse loro a tiro: greggi, carne umana e quant’altro. Trattamento speciale era riservato alle vacche: i draghi mordevano i loro capezzoli, golosissimi del latte, e i lamenti strazianti delle mucche erano udibili per chilometri. Molte volte per liberare una terra da questo particolare flagello, giungevano eroi da molto lontano: ne è l’esempio un villaggio nel sud dell’attuale Danimarca che venne salvato da un eroe vichingo, giunto in cerca d’onore, con la sua nave e la sua micidiale ascia a sfidare il mostro. Con il tempo, i draghi rossi e i neri si fecero nuovamente vivi nel nord Europa: i rossi nella zona dell’Inghilterra, i neri nella Scandinavia.

Nel frattempo, l’Impero romano cadde, scesero i barbari dalle vaste pianure della Russia e della Germania, e con loro scesero anche i draghi. In Europa però giunsero in maggioranza draghi rossi, che diedero luogo a quasi tutte le leggende con i loro scontri titanici. I draghi neri, in minor numero, non amavano affrontare il nemico in duelli, ma preferivano colpire da posizioni sicure. Ben presto, ai draghi neri bastava volare sopra a una città per scatenare grandiosi incendi o carestie. Ma così, mentre molte città presero il nome dal drago che le aveva flagellate (la parola worm, verme-serpente, o orme, dallo stesso significato, si trovano infatti in Worms Head, Great Ormes Head, Ormesleigh, Ormeskirk, Wormelow, Wormeslea e tanti altri), il ricordo dei draghi neri scomparve confondendosi con quello dei grandi cataclismi naturali, ed essi cessarono di popolare le leggende. Di fatto, fu la loro estinzione.

Le uniche gesta che furono quindi ricordate, furono i grandi massacri e le carestie che questi draghi portarono, ed essi si guadagnarono quindi gli appellativi di malvagi e vili: malvagi per le stragi, vili perché raramente affrontavano faccia a faccia i loro avversari.

Questa è la storia dei draghi in occidente. In oriente, i draghi nacquero da leggende completamente diverse, come diverso fu il loro ruolo.

All’origine dunque i draghi erano neri, tuttavia come dice la leggenda Marduk li precipitò nell’inferno, e i draghi, arroventati dalle fiamme, svilupparono due caratteristiche: la loro pelle divenne rossa e guadagnarono l’immunità al fuoco: era la nascita dei draghi rossi, che uscirono dagli inferi nelle leggende greche. Ma non tutti i draghi furono catturati da Marduk: alcuni sfuggirono, e continuarono a popolare il mondo. Essi furono i Grandi Dragoni, e avrebbero trascorso il resto della storia nascosti nelle loro tane, agendo nell’ombra, invincibili. Non tutti i draghi inoltre emersero dagli inferi subito: alcuni, i più potenti, furono rinchiusi per altre ere ancora, e quando emersero la loro pelle coriacea era ormai completamente nera. Essi furono i draghi neri che conosciamo, avversari temibili eppur destinati a scomparire.

Un discorso a parte lo merita l’Idra. Con molta probabilità è solo una delle tante sottospecie di draghi neri. La loro caratteristica più conosciuta è che quando una testa viene decapitata, al suo posto ne può ricrescere un numero variabile, da esemplare a esemplare, compreso tra due e sette. Pochi invece sanno che le idre possiedono anche la capacità di soffiare acido sui loro bersagli e, soprattutto, quella poco comune tra i draghi neri di respirare sott’acqua. Molte leggende nordiche narrano infatti di idre degli abissi, per non parlare poi di Scylla (o Scilla), uno dei due mostri che causò la fine di tutti i compagni di Ulisse, nella celeberrima Odissea. Il mostro può infatti essere identificato come un’idra, o meglio come una delle tante fanciulle che ebbe la punizione di essere tramutata in mostro.

Impossibile non citare lo scontro tra Ercole e l’Idra di Lerna, dove il figlio di Zeus dovette ricorrere al fuoco per impedire la continua rinascita delle teste dell’idra.

Le Idre vengono descritte come le più malvagie di tutti i draghi: mentre un normale drago nero uccide per istinto, un’idra può farlo per puro divertimento, ed è molto raro trovare negli scritti antichi un’idra che non trascorra il suo tempo in questo modo.

Le idre inoltre, nelle leggende medioevali, sono spesso cavalcate da perfidi stregoni, che trovarono in quel perfido animale un perfetto destriero. Sebbene siano generalmente più grandi e forti di un normale drago, tuttavia non possiedono alcuna forma di magia, infatti tra le rare leggende di scontri tra idra e drago, quest’ultimo ha sempre avuto la meglio.

Dei Grandi Dragoni, data la loro quasi assoluta permanenza nei meandri della terra, pochi ebbero la sfortuna di incontrarli e di vedere il loro aspetto. Ci sono infatti giunte per certe solo due descrizioni: quella già fatta di Tiamat, modello degli attuali draghi di tutte le specie, e quella di Tifone. Quest’ultimo aveva un corpo massiccio, camminava eretto su due zampe ed era alto quanto una montagna. Era dotato di cento teste, e aveva una grandissima bocca nel petto, dalla quale vomitava fuoco e gas venefici. Anche le sue teste erano dotate di fauci, dai denti affilatissimi, tuttavia esse non avevano la capacità di sputare fuoco, e per di più litigavano tra di loro.

Le due descrizioni, per la verità, sembrano avere due soli aspetti in comune, il colore nero e le dimensioni colossali.

I draghi neri “comuni” invece assomigliano tutti a Tiamat, seppure superano raramente la lunghezza di venti metri, esclusa la coda. Essi hanno un’apertura alare grande a volte più della loro lunghezza, e sono di solito muniti anche di corna e di una coda irta di aculei. La loro schiena è percorsa da una linea di scaglie ossee appuntite, utili nel combattimento contro altri draghi. Il loro muso non presenta grandi caratteristiche, tranne forse gli occhi, che a differenza degli altri draghi, che li hanno simili alle lucertole, nei draghi neri ricordano più quelli di una tigre o di un leone. Stando alle fonti, sono in grado di attaccare il nemico con una vasta gamma di soffi: fuoco, acido, gas mortali e bava appiccicosa.

Alcuni draghi neri differiscono però in forma: sono quei draghi cresciuti nei pozzi, che emergono con sembianze di serpenti immani, ricoperti di scaglie. Questo tipo di drago nero, sebbene non possieda la capacità del soffio, non è meno temibile degli altri draghi: può infatti stritolare il nemico come un boa e i muscoli delle fauci sono così sviluppati da permettergli di troncare una quercia con un sol morso.

Dei Grandi Dragoni si accenna in poche leggende, e soprattutto non ci è giunta storia in cui uno di loro venga abbattuto: in sostanza l’unico Grande Dragone a perire fu proprio Tiamat.

I Grandi Dragoni sarebbero generalmente femmine, con rarissime eccezioni: essi vivrebbero in antri profondissimi, molto vicini al nucleo della Terra: anche loro sono infatti immuni al fuoco come i loro cugini tornati dagli inferi, ma i Grandi Dragoni hanno un’arma in più. A differenza dei draghi comuni, hanno ereditato da Tiamat il dono della magia. I Grandi Dragoni si circondano di servitori, arruolati tra le altre creature della natura: essi le usano per difendere gli accessi alla loro tana e per svolgere incarichi nel mondo in superficie. Essi non escono infatti quasi mai in superficie: odiando essi la luce solare e preferendo il caldo tepore del magma incandescente, preferiscono sonnecchiare nelle grotte o, per fortuna raramente, “nuotare” nel magma. Quando lo fanno, scatenano tremende eruzioni vulcaniche e terremoti devastanti. Tifone, anche lui già citato, fu intrappolato da Zeus nel magma con l’isola di Sicilia: il re degli dèi pensava di fermare il drago-titano, ma si sbagliava.

Conclusione

 

E’ mai esistita la “Bestia per eccellenza”? Oppure si tratta solo di leggenda?

Se i Draghi sono davvero esistiti, perché non sono mai stati ritrovati scheletri o fossili o loro resti come è avvenuto per i dinosauri?

La risposta sarebbe semplice; innanzitutto perché il drago era un animale estremamente raro, le fonti parlano chiaro su questo punto, e poi, nonostante i dinosauri avessero popolato la Terra per milioni di anni (provate ad immaginare quanti miliardi di individui ne sono esistiti al contrario dei rarissimi draghi), è stato possibile ritrovare solo quegli scheletri di dinosauro che si sono conservati grazie ad una serie incredibile di combinazioni ambientali chiamata “fossilizzazione” ed è, al contrario di quello che si può pensare, molto molto rara! Per esempio: un esemplare morto in un terreno fangoso con speciali proprietà geologiche, il quale fango, per una serie di combinazioni è riuscito a coprire la carcassa prima che altre specie se ne cibassero e che successivamente lo ha indurito (proprio con il processo di fossilizzazione) impedendo la decomposizione della carcassa… anche le ossa, se non si fossilizzano, durano ben poco all’aria aperta o sottoterra!!!

Infine, stando alle tradizioni, l’uomo ha da sempre cacciato il drago ed una volta sconfitto, smembrato il corpo e utilizzato le sue ossa, scaglie o quant’altro. Questo “smembramento” non è affatto inverosimile per le culture dell’epoca, soprattutto se calcoliamo che anche ai giorni nostri ogni parte del maiale viene utilizzata, persino gli occhi. Per non parlare delle tigri utilizzate dai cinesi come rimedi per moltissime patologie o come afrodisiaci… addirittura se ne usa la bile!

Come può, il drago, apparire in tutte le culture? Com’è possibile che popoli che non sono mai venuti in contatto tra loro abbiano conoscono il drago?

Sono domande a cui nessuno è mai riuscito a dare risposta.

Il drago non è presente solo nella cultura medioevale occidentale, come in genere si crede, ma ci sono molte, moltissime fonti che dimostrano la sua esistenza in tutte le culture, anche in quelle centro-americane precolombiane (Maya, Aztechi, Incas), popoli che non sono mai entrati in contatto con culture europee se non al momento della loro estinzione; in Cina, il drago è popolare ancora oggi, ma risale agli albori della tradizione cinese; notare che anche la Cina non entrò mai in contatto con culture occidentali e non subì alcuna influenza da loro, e la dimostrazione è proprio il drago cinese, il quale ha caratteristiche fisiche leggermente diverse da quello europeo.

E’ bene precisare che le testimonianze storiche non si limitano a leggende tramandate oralmente, ma sono giunti sino a noi innumerevoli riscontri: testi e cronache dell’epoca, dipinti, nomi di città (come visto in precedenza), per non parlare dei Bestiari, insomma, non solo le segnalazioni sono moltissime, ma anche da parte di illustri scrittori di tutti i tempi: storici, filosofi, cronisti, letterati, studiosi e persino dalla Chiesa dell’epoca tramite i Santi uccisori di draghi.

Dagli indigeni del centro America alle culture dell’estremo oriente, dalla Scandinavia all’Egitto, le testimonianze, gli avvistamenti furono moltissimi.

Se analizziamo le fonti storiche, esse sono talmente numerose e dettagliate da far impallidire quelle di alcuni eventi storici comunemente riconosciuti tali!

Che i draghi siano davvero esistiti, in ere ormai dimenticate?

 

 

Ok....spero di avervi reso sto topic un pò più interessante...Il testo sopra riportato è tratto dal sito Bluedragon.it se volete visitarlo....Ciauzzz


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Skie Lannister
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Inviato il 20 luglio 2008 17:16

Ok,quale presidentessa del club,non potevo non farlo...ragazzi,sbizzarritevi!su questo topic si parla solo di loro....e parto subito con una domanda:secondo voi sono esistiti o sono solo tutte leggende?Per me erano reali,magari non potevano sputare fuoco,ma vi immaginate se un uomo dell'epoca si fosse trovato davanti ad un dinosauro?(perchè secondo me altro non sono che gli ultimi dinosauri sopravvissuti all'era glaciale....)non posso credere che siano tutte coincidenze...e voi?Baci

 

beh, che siano sopravvisuti alla glaciazione....bisognrebbe che prima siano sopravvisuti un'altra sessantina di milioni di anni... <_<

scherzi a parte, la leggenda dei draghi nascerebbe, pare, proprio da rinvenimenti di fossili di dinosauro, specialmente dei teschi. basterebbe un teschio ben conservato di un carnivoro per cominciare a parlare di drago.

e teniamo anche conto della memoria genetica. siamo i discendenti di quei piccoli timidi mammiferi che avevano un sacro terrore dei dinoasuri, per cui per noi il male è sempre sottoforma di rettile, proprio perchè ci fa paura a livello cellulare. tra qst, i primi rinvenimenti di fossili, e l'immaginazione di qualche poeta, il gioco è fatto


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khal Rakharo
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Inviato il 20 luglio 2008 19:34

la leggenda dei draghi nascerebbe, pare, proprio da rinvenimenti di fossili di dinosauro, specialmente dei teschi. basterebbe un teschio ben conservato di un carnivoro per cominciare a parlare di drago.

e teniamo anche conto della memoria genetica. siamo i discendenti di quei piccoli timidi mammiferi che avevano un sacro terrore dei dinoasuri, per cui per noi il male è sempre sottoforma di rettile, proprio perchè ci fa paura a livello cellulare. tra qst, i primi rinvenimenti di fossili, e l'immaginazione di qualche poeta, il gioco è fatto

Che la leggenda dei draghi nasca probabilmente da rinvenimenti di fossili è probabile, anche se è bene non sottovalutare la semplice fantasia della gente nell'inventare mostri.

Riguardo a una memoria genetica, beh, mi fa un po' sorridere come spiegazione... l'istinto è cambiato parecchio in 65 milioni di anni e innumerevoli stadi di evoluzione intermedia. (Mi lancerei piuttosto in una spiegazione che si basa sul ribrezzo causato dai rettili e dalla loro pelle squamosa e fredda, probabilmente associato a un'idea di "malato" da contrapporre a una morbida pelle o pelliccia "sana"; ma è solo un'idea che mi è venuta su due piedi, non saprei proprio.) È anche vero che a molte persone fanno naturalmente paura i serpenti; ma d'altra parte tartarughe e lucertole non ispirano nessun sentimento negativo, e tanta gente ha paura anche dei ragni senza che in un passato lontano ragni giganteschi fossero predatori dei nostri antenati <_<


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Iskall Ytterligare
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Inviato il 20 luglio 2008 20:02

Aggiungo alle motivazioni biologiche quelle culturali.

Se ci fosse un archetipo dettato dall'istinto di sopravvivenza sarebbe universale, cioè valido per tutta la specie umana. Eppure nella cultura cinese e in tutte le sue culture satellite il drago è visto come un'entità assolutamente benigna, senza nessuna connotazione di minaccia. Per la cultura indiana una sorta di serpente è all'origine del mondo, e ci sono altri esempi.

In pratica non hanno più paura del drago di quanto i Lannister non ne abbiano dei leoni, cioè è un simbolo di virtù positive del tutto a prescindere dal possibile rapporto di predazione.


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sharingan
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Inviato il 21 luglio 2008 10:38

Ma nessuno ha letto questa notizia? Link


 

« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »

 

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Inviato il 21 luglio 2008 15:17

la leggenda dei draghi nascerebbe, pare, proprio da rinvenimenti di fossili di dinosauro, specialmente dei teschi. basterebbe un teschio ben conservato di un carnivoro per cominciare a parlare di drago.

e teniamo anche conto della memoria genetica. siamo i discendenti di quei piccoli timidi mammiferi che avevano un sacro terrore dei dinoasuri, per cui per noi il male è sempre sottoforma di rettile, proprio perchè ci fa paura a livello cellulare. tra qst, i primi rinvenimenti di fossili, e l'immaginazione di qualche poeta, il gioco è fatto

Che la leggenda dei draghi nasca probabilmente da rinvenimenti di fossili è probabile, anche se è bene non sottovalutare la semplice fantasia della gente nell'inventare mostri.

Riguardo a una memoria genetica, beh, mi fa un po' sorridere come spiegazione... l'istinto è cambiato parecchio in 65 milioni di anni e innumerevoli stadi di evoluzione intermedia. (Mi lancerei piuttosto in una spiegazione che si basa sul ribrezzo causato dai rettili e dalla loro pelle squamosa e fredda, probabilmente associato a un'idea di "malato" da contrapporre a una morbida pelle o pelliccia "sana"; ma è solo un'idea che mi è venuta su due piedi, non saprei proprio.) È anche vero che a molte persone fanno naturalmente paura i serpenti; ma d'altra parte tartarughe e lucertole non ispirano nessun sentimento negativo, e tanta gente ha paura anche dei ragni senza che in un passato lontano ragni giganteschi fossero predatori dei nostri antenati <_<

 

 

vero, ma se vai a guardare bene, il male è sempre rappresentato come un serpentone, o cmq un rettile, uno di quelli carnivori per intenderci. e la memoria biologica non è una boutade, anzi. pare che oggi nell'altro sesso ci attraggano ancora quei caratteri che ci distinguevano dal neanderthal, ed un motivo ci sarà, specialmente perchè il male come rettile è una costante in tutto il mondo. le tartarughe non ispirano ribrezzo perchè semplicemente sono utili, visto che si mangiano anche, e non sono predatori pericolosi o, peggio, velenosi, come nel caso dei ragni.


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Inviato il 21 luglio 2008 15:21
il male è sempre rappresentato come un serpentone, o cmq un rettile

Non è per niente vero, come ho detto prima nelle culture orientali il serpente, il serpentone o il drago sono tutte figure positive, senza ambiguità.

 

e la memoria biologica non è una boutade, anzi. pare che oggi nell'altro sesso ci attraggano ancora quei caratteri che ci distinguevano dal neanderthal, ed un motivo ci sarà, specialmente perchè il male come rettile è una costante in tutto il mondo.

Proprio perchè queste cose ereditate da un lontano passato sono patrimonio comune a tutti gli esseri umani, il fatto che il rettile non sia il male in tutte le culture senza eccezioni esclude la possibilità di una "memoria biologica" al riguardo.

 

non sono predatori pericolosi o, peggio, velenosi, come nel caso dei ragni.

Ci sono spiegazioni psicanalitiche precise per l'aracnofobia, e una buona parte della popolazione non ne soffre. Io non ho mai avuto paura nè ribrezzo dei ragni, mi manca forse un pezzo di memoria biologica?


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Inviato il 21 luglio 2008 16:25
il male è sempre rappresentato come un serpentone, o cmq un rettile

Non è per niente vero, come ho detto prima nelle culture orientali il serpente, il serpentone o il drago sono tutte figure positive, senza ambiguità.

 

e la memoria biologica non è una boutade, anzi. pare che oggi nell'altro sesso ci attraggano ancora quei caratteri che ci distinguevano dal neanderthal, ed un motivo ci sarà, specialmente perchè il male come rettile è una costante in tutto il mondo.

Proprio perchè queste cose ereditate da un lontano passato sono patrimonio comune a tutti gli esseri umani, il fatto che il rettile non sia il male in tutte le culture senza eccezioni esclude la possibilità di una "memoria biologica" al riguardo.

 

non sono predatori pericolosi o, peggio, velenosi, come nel caso dei ragni.

Ci sono spiegazioni psicanalitiche precise per l'aracnofobia, e una buona parte della popolazione non ne soffre. Io non ho mai avuto paura nè ribrezzo dei ragni, mi manca forse un pezzo di memoria biologica?

 

mica ho detto che nel frattempo nulla è cambiato. cmq, per quanto riguarda i rettili positivi, una spiegazione psicologica c'è: si prende ciò di cui più si ha paura (nel caso un lucertolone di 50 tonnellate) e lo si innalza a divinità protettrice, sperando che, se deve far danni, li faccia ai tuoi nemici (sto semplificando, eh!).

le cause dell'aracnofobia sono ovviamente tante, a me fanno schifo le farfalle...bbrrrr....

in ogni caso, è chiaro che la ragione primitva per cui la gente ha, nel migliore dei casi, timore dei ragni, è perchè sono velenosi. e qst paura è molto più accentuata in europa, dove le specie velenose di serpenti o ragni sono molto minori che nel resto del mondo, in medio oriente per esempio.

cmq la memoria biologica è qualcosa di collettivo, che ovviamente tende ad avere anche parecchie eccezioni, ma non per qst è qualcosa che non esiste.

per tornare IT, una delle cause del mito dei draghi potrebbe proprio essere qst, proprio perchè il drago è una figura mondiale e comune a tutte le culture.


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Inviato il 21 luglio 2008 18:19
una delle cause del mito dei draghi potrebbe proprio essere qst, proprio perchè il drago è una figura mondiale e comune a tutte le culture

Anche gli indiani d'America? Gli atzechi avevano Quetzalcoatl (uccello o serpente con piume di Quetzal), ma non so quanto sia classificabile Drago; stessa cosa altre popolazioni precolombiane. In Africa? Gli Inuit? <_<


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Inviato il 21 luglio 2008 20:09

beh non è che tutte indisintamente abbiano creato draghi. chiaramente è solo l'indicazione di una tendenza piuttosto uniforme. chiaro che, tutto sommato, il drago sia più facile da immaginare se trovil il cranio di un t-rex...


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Inviato il 21 luglio 2008 20:13
non è che tutte indisintamente abbiano creato draghi. chiaramente è solo l'indicazione di una tendenza piuttosto uniforme

Il fatto è che, se inuit, africani, popoli precolombiani, indiani d'America, ecc., non hanno un Drago, dire che è un qualcosa di comune a tutte le culture, parlare di tendenza uniforme, inizia a farsi difficile; anche perché si toglierebbero le Americhe, l'Africa e l'Artide, che iniziano a essere un bel pezzo di mondo <_<


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