Forse non è il luogo più esatto, ma gliultimi scambi di messaggi su HP mi hanno fatto tornare in mente varie discussioni simili su altre newsletter.
C'è un problema fondamentale, e non solo nella letterattura fantasy, imputabile in buona parte ai traduttori: è la resa di un libro. Premesso che è quasiimossibile che una traduzione restituisca la stessa atmosfera e mantenga il livello dell'originale....a me hanno insegnato a tradurre comunque QUELLO CHE HA SCRITTO L'AUTORE. Invece mi imbatto continuamente in traduttori che alterano gli originali per ragioni più o meno discutibili.
Credo che il caso peggiore sia costituito da Quirino Principe e Francesco Saba Sardi che, traducendo "Lord of the Rings" e "The Silarillion", davanti a chi faceva loro notare gli errori madornali di traduzione ribattevano "traduco secondo la mia sensibilità, non secondo la lettera del testo"....!!!!!!! Come dire, non m'importa un fico secco di cosa scrive l'autore, secondo me suona meglio così...NO COMMENT!
Cito solo alcuni esempi:
"Elves" tradotto con "Gnomi" (LotR)
"Wolves" tradotto con "Volpi" (TS)
"the countless stars of heave's field/were mirrored in his silver shield" diventa "migliaia di stelle che in cielo raggiavano/nel suo elmo d'argento si rispecchiavano"
Sottigliezze? Forse, ma se le moltiplicate per svariate centinaia di volte sulle pagine dei due romanzi...cosa ottenete?
Del resto abbiamo scritto sulle traduzioni di Harry Potter...Ravenclaw che diventa Pecoranera è soltanto uno!
E se non sbaglio Altieri ha trasformato un cervo in un unicorno....
transaltor traytor diceva un adagio (di borges? mi pare)
Il problema, a quanto mi disse tempo fa una laureata in Inglese, e che le case editrici non vanno sui piú preparati, quanto piuttosto sui piú famosi/consigliati; sicuramente ci sono delle sviste (e in un lavoro come quello di traduzione è ovvio che capitino), quando però si arriva alla modifica volontaria del testo... meglio evitare commenti, vorrei sapere su quale criterio scelgono di saperne di piú dell'autore (salvo dove c'è qualche motivo pratico).
Altro problema è quando nella stessa saga si susseguono piú traduttori, e i secondi non vanno a vedere il lavoro dei precedenti, con ovvi risultato... non per nulla uno che conosco ha scelto di tradursi da sé alcuni fumetti
Credo che il caso peggiore sia costituito da Quirino Principe e Francesco Saba Sardi che, traducendo "Lord of the Rings" e "The Silarillion", davanti a chi faceva loro notare gli errori madornali di traduzione ribattevano "traduco secondo la mia sensibilità, non secondo la lettera del testo"
Saba Sardi si è sicuramente fatto numeri non da poco, però per quanto riguarda Il Signore degli Anelli ricordiamo che la traduzione è opera di Vicky Alliata di Villafranca, Quirino Principe l'ha solamente controllata Correggendo perle come "Torin Ochenscudo" per "Torin Oakshield"
"Elves" tradotto con "Gnomi"
È comunque interessante notare che in alcune versioni (originali) si parla di Gnomes, che poi mi pare diventino i Noldor (non so però se l'Alliata lo sapesse). Ovviamente questo genera comunque un ulteriore errore quando lo si usi indiscriminatamente per tutti gli Elfi
"Wolves" tradotto con "Volpi" (TS)
Per non parlare della lancia che diventa spada, e simili
E se non sbaglio Altieri ha trasformato un cervo in un unicorno
Confermo... è quello che (da Il Trono di Spade) 762ef936dd70330e738c5d0fd5f40e5d'762ef936dd70330e738c5d0fd5f40e5d
uccide la Meta-Lupa all'inizio.
per quanto riguarda Il Signore degli Anelli ricordiamo che la traduzione è opera di Vicky Alliata di Villafranca, Quirino Principe l'ha solamente controllata
No, le prime traduzioni sono opera di Quirino Principe...per intenderci, quella con la copertina bianca e nera, ed un riquadro in cui si intravedevano tre alberi in pure stile postmoderno (era la copia conservata nella biblioteca del mio liceo); quelle successive portano la firma di Vicky Alliata di Villafranca, e correggono gli errori più madornali (oltre a completare alcune poesie dalle quali erano stati tagliati gli ultimi versi). Ora è stato di nuovo Quirino Primcipe a dare il beneplacito alla "nuova traduzione" operata dalla Società Tolkeniana Italiana...peccato solo - e lo so da fonte diretta - che sia una traduzione nuova MOLTO per modo di dire...
È comunque interessante notare che in alcune versioni (originali) si parla di Gnomes, che poi mi pare diventino i Noldor (non so però se l'Alliata lo sapesse).
Sono le versioni stese e mai pubblicate, raccolte e ripubblicate poi da Christopher Tolkien nei "Racconti Incompiuti"...dove però è specificato che la parola Gnomes diviene "il nome con cui i Noldoli (Noldor) vengono conosciuti e chiamati nelle terre al di qua del mare"...ma siamo ancora nella fase in cui i Teleri sono chiamati Solosimpsi...fortuna che poi Tolkien decise di cambiare i nomi....
vorrei sapere su quale criterio scelgono di saperne di piú dell'autore (salvo dove c'è qualche motivo pratico).
Appunto...posso capire, anche se non condividere, i motivi per cui la traduttrice di Harry Potter traduce "Gryffindor" con "Grifon d'Oro", "Slytherin" con "Serpe Verde", "Huffle Puffle" con "Tasso Rosso" e "Ravenclaw" con "Corvo Nero":per rendere nei nomi la stessa immagine che conservano nella lingua originale, ma avvicinandola il più possibile al suo pubblico....ovviamente "slyterino" non avrebbe senso in italiano...e lo stesso discorso sui nomi di persona (Dumbledore=Silente; Snape=Piton; McGonagall=MaGranitt; Flitwick=Vitious)...ma perchè Longbottom deve diventare Paciock? Perchè il cane di Hagrid, Fang, viene ribattezzato Thor? E comunque a leggere HP in originale, si incontra un'atomosfera decisamente più cupa e meno infantile, che la traduttrice attenua parecchio...
transaltor traytor diceva un adagio
Pennac lo dice cosí: «alcuni [...] dei miei amici traduttori dubitano che "la finestra", "la janela", "das Fenster", "the window" o "la fenêtre" indichino esattamente la stessa cosa, poiché nessuna si affaccia sugli stessi rumori né si richiude sulle stesse musiche» (Ecco la Storia, Daniel Pennac, tradotto da Yasmina Melaouah, Feltrinelli)
le prime traduzioni sono opera di Quirino Principe...per intenderci, quella con la copertina bianca e nera, ed un riquadro in cui si intravedevano tre alberi in pure stile postmoderno (era la copia conservata nella biblioteca del mio liceo); quelle successive portano la firma di Vicky Alliata di Villafranca, e correggono gli errori più madornali
Cercherò ulteriori informazioni, io sapevo il contrario e ho anche avuto conferme in questo senso.
Tra parentesi, prima ancora della versione cui fai riferimento ce ne dovrebbe essere almeno un'altra: non assicuro e chiederò conferme, ma quella dell'Astrolabio mi pare sia precedente. Ti so dire che l'editore prima della Rusconi ai tempi disse alla Rusconi stessa "La traduttrice [...], Vicki Alliata, ha già tradotto il secondo romanzo della trilogia ed è pronta a farlo col terzo" (Minas Tirith 10, A. Cattabiani, STI - l'autore è chi ha ricevuto quella telefonata, quindi fonte diretta).
Aggiunta: "Ne affidai la cura a Quirino Principe [...] e l'edizione uscí impeccabile nel 1970 con una prefazione di Elémire Zolla" (op. cit.); la telefonata risale al 1969, e si parla dell'edizione già uscita
Ora è stato di nuovo Quirino Primcipe a dare il beneplacito alla "nuova traduzione" operata dalla Società Tolkeniana Italiana...peccato solo - e lo so da fonte diretta - che sia una traduzione nuova MOLTO per modo di dire
Vero: è stata una revisione, non una ripresa da zero del testo originale, con ovvie conseguenze.
Sono le versioni stese e mai pubblicate, raccolte e ripubblicate poi da Christopher Tolkien nei "Racconti Incompiuti"...dove però è specificato che la parola Gnomes diviene "il nome con cui i Noldoli (Noldor) vengono conosciuti e chiamati nelle terre al di qua del mare"...ma siamo ancora nella fase in cui i Teleri sono chiamati Solosimpsi...fortuna che poi Tolkien decise di cambiare i nomi
Solosimpi Comunque, è vero che si trova in quelle versioni (ma ricordiamo che anche Il Silmarillion è postumo, "montato" da Christopher Tolkien, non è detto che Tolkien avrebbe usato quelle versioni), però trovo interessante il fatto; sarei curioso di sapere se l'Alliata, nel tradurre l'opera, fosse a conoscenza di questo fatto (anche perché Gnomes aveva una sua logica).
God! Le traduzioni, queste sconosciute!!!!
Non so descrivere la mia insofferenza verso quei traduttori a dir poco approssimativi, o addirittura fantasiosi!!!
Vedi, appunto la lancia che diventa spada.... etc, etc, etc.
Per parte mia, sostengo che un traduttore debba assolutamente essere in grado di "calarsi" in ciò che sta traducendo per carpirne "l'essenza"; ergo, dovrebbe leggersi l'opera approfonditamente prima di affacciarsi alla traduzione.
E, comunque, in fase traduttiva, oltre ai vari monolingue o bilingue, (soprattutto per controllare sinonimi e via discorrendo), dovrebbe premunirsi di un bel dizionario di Italiano, per essere sicuro che, (in caso di termini piuttosto arcaici o "astrusi"), quanto scrive abbia un senso compiuto.....
Purtroppo, però, i traduttori hanno un termine entro cui consegnare il lavoro relativamente breve, (lo so perché conosco una persona che fa la traduttrice per una casa editrice londinese), ed ecco spiegato il perché della grave approssimazione delle traduzioni. In ogni caso, non giustificabile......
Però, l'Italiano, o meglio la Grammatica Italiana, dove la mettiamo?
A voi non è mai capitato di leggere libri con i congiuntivi sbagliati oppure notare (errore che, ahimé, sta diventando sempre più comune ), l'uso errato o inappropriato dei pronomi relativi?
Uno scempio!!!!!!
Kisses
Però, l'Italiano, o meglio la Grammatica Italiana, dove la mettiamo?
Il problema, a quanto mi diceva una mia conoscente laureata in lingue, è anche che ci sono vari traduttori che magari conoscono anche benissimo l'Inglese, ma questa conoscenze non si rispecchia sull'Italiano, con ovvie conseguenze sulla qualità della traduzione...
Sicuramente poi anche la conoscenza dell'opera è importante (nell'opera di Tolkien ci sono personaggi femminili che vengono trattati come personaggi maschili, almeno in alcune versioni), il problema è che leggere tutta l'opera richiede tempo, e non so quanto le case editrici siano disposte a darlo
A voi non è mai capitato di leggere libri con i congiuntivi sbagliati
Harry Potter?
Il problema, a quanto mi diceva una mia conoscente laureata in lingue, è anche che ci sono vari traduttori che magari conoscono anche benissimo l'Inglese, ma questa conoscenze non si rispecchia sull'Italiano, con ovvie conseguenze sulla qualità della traduzione...
Vero.
Ma è altrettanto vero che per laurearsi in Lingue, è necessario superare un esame di Lingua e Letteratura Italiana che si compone di uno scritto e di un orale....è un esame obbligatorio.... E, comunque, a prescindere da questo, si presume che ogni laureato abbia una conoscenza della propria lingua, non dico impeccabile perché non è vero, ma almeno sufficiente a non commettere certi erroracci elementari....
E poi anche la perfetta conoscienza dell'inglese...sarebbe meglio dire inglese moderno: studi Chauser e Shakespeare, ad esempio, al I° ed al II° anno e quindi, o sei un'appassionato di arcaicismi e parole obsolete, oppure certi termini non te li puoi ricordare a distanza di "enne" anni.....Quindi, se ti capita di dover tradurre Tolkien, già citato, comprendo che possa esserci una certa difficoltà...
Ne "Lo Hobbit Annotato" ci sono alcune note che sottolineano l'utilizzo di alcuni termini obsoleti, ora non ho il libro a portata di mano e quindi non te lo do per certo, ma una di queste note deve trovarsi proprio tra le prime pagine...... credo.....
Inoltre, traducendo alcuni brani in successione riguardanti Isildur, sono incappata in un buon numero di arcaicismi.....ora come ora mi viene in mente "weregild" termine che, in genere, non si trova né sui monolingue né sui classici biligue; in casi come questi o possiedi l' "Old English Dictionary", oppure hai studiato Beowulf, ad esempio (ma anche qualcosa di un po' meno antico), e non hai difficoltà a tradurlo...
Un altro paio di maniche sono invece quelle parole "inventate" appositamente dall'autore per dare l'idea di qualcosa (vedi in italiano, ad esempio Rosso Malpelo...mi sono sempre chiesta come si traducesse questo nome in altre lingue )...in questi casi, a mio avviso, si può davvero rischiare di cadere nella banalità
Harry Potter?
No, mi dispiace, ma Harry Potter non mi piace
Kisses
è altrettanto vero che per laurearsi in Lingue, è necessario superare un esame di Lingua e Letteratura Italiana che si compone di uno scritto e di un orale....è un esame obbligatorio..
Conosco gli esami di lingua all'università...quelli del vecchio ordinamento almeno. uno dei motivi per cui ho cambiato carriera è stato che ho capito in fretta che l'ultima cosa che si cercava di fare era insegnarti una lingua straniera, e di conseguenza si otteneva di tutto meno che impararla.
se ti capita di dover tradurre Tolkien, già citato, comprendo che possa esserci una certa difficoltà...
Buffo...ho trovato Tolkien ed i suoi termini arcaici più semplic e scorrevoli di molti altri autori moderni...ma sono uno storico, e forse è l'abitudine a termini tecnici particolari in italiano a facilitarmeli in inglese
ora come ora mi viene in mente "weregild" termine che, in genere, non si trova né sui monolingue né sui classici biligue; in casi come questi o possiedi l' "Old English Dictionary", oppure hai studiato Beowulf, ad esempio (ma anche qualcosa di un po' meno antico), e non hai difficoltà a tradurlo...
Guidrigildo, senza bisogno di dizionari di sorta, a meno che on si voglia fare un confronto di sicurezza. Esisteva in italiano, e credo che lo Zanichelli lo riporti ancora, ed è la traduzione letterale del termine germanico...è l'istituzione di pagare in denaro la vita di un uomo, quella che prima veniva regolata dalla faida. Basta un ricordo di storia medievale, anche elementare...
ci sono alcune note che sottolineano l'utilizzo di alcuni termini obsoleti, ora non ho il libro a portata di mano e quindi non te lo do per certo, ma una di queste note deve trovarsi proprio tra le prime pagine.....
J.R.R. Tolkien, "la realtà attraverso la trasparenza", è lui stesso a spiegare di aver scelto di usare un linguaggio arcaicizzante e termini desueti per creare un'atmosfera piùadatta al contesto...e fa gli esempi di come un linguaggiopiù discorsivo e contemporaneo sarebbe risultato molto meno accettabile. Non si può pretendere di tradurre un libro simile senza tener conto di queste caratteristiche...
1) l'ultima cosa che si cercava di fare era insegnarti una lingua straniera, e di conseguenza si otteneva di tutto meno che impararla.
2) Buffo...ho trovato Tolkien ed i suoi termini arcaici più semplic e scorrevoli di molti altri autori moderni...ma sono uno storico, e forse è l'abitudine a termini tecnici particolari in italiano a facilitarmeli in inglese
3) Guidrigildo, senza bisogno di dizionari di sorta, a meno che on si voglia fare un confronto di sicurezza. Esisteva in italiano, e credo che lo Zanichelli lo riporti ancora, ed è la traduzione letterale del termine germanico...è l'istituzione di pagare in denaro la vita di un uomo, quella che prima veniva regolata dalla faida. Basta un ricordo di storia medievale, anche elementare...
4) J.R.R. Tolkien, "la realtà attraverso la trasparenza", è lui stesso a spiegare di aver scelto di usare un linguaggio arcaicizzante e termini desueti per creare un'atmosfera piùadatta al contesto...e fa gli esempi di come un linguaggiopiù discorsivo e contemporaneo sarebbe risultato molto meno accettabile. Non si può pretendere di tradurre un libro simile senza tener conto di queste caratteristiche...
Scusa se ho ridotto il tuo intervento ad una serie di punti numerati, ma in questo modo mi è più comodo risponderti.
Dunque...
1) Parole Sante!!!! Per me il problema non si pone, senza falsa modestia, in inglese me la cavo piuttosto bene.......Comunque escluderei dalla lista Russo che, invece, per ciò che concerne la mia università almeno, viene insegnato piuttosto bene (e deve!! )
2) Parlavo in generale, mica tutti sono storici abituati a termini antichi e/o in disuso ormai......
3) Idem come sopra; anch'io non ho avuto bisogno del dizionario perché conoscevo già il termine, ma parlando in generale mi è parso inutile specificarlo.....
4) Lo so, grazie. Volevo soltanto portare un esempio pratico.....
Kisses
Comunque escluderei dalla lista Russo che, invece, per ciò che concerne la mia università almeno, viene insegnato piuttosto bene (e deve!! wacko.gif )
Dove? Dove? io sono stato uno di quelli che dopo due anni di studio ha rinunciato...proprio perchè il muro che ti veniva opposto era tale da provocare abbandoni in massa. La media di ripetizione dell'esame di lingua russa 1 era di 8 volte...
Il mio corso di partenza era di 26 persone, ridotte a 11 al momento dell'esame, passate in 5 al primo colpo di cui: 1 polacca, 1 bulgara, 1 italo-ungherese con nonna che viveva nella Vojvodina, 1 italiana della Svizzera cresciuta trilingue....mi pare che sia abbastanza indicativo.
in inglese me la cavo piuttosto bene.
Anch'io, ma per imparare bene il tedesco ho finito colcaricarmi lo zaino in spalla e sono andato a Gottingen...e ci dovrei tornare, visto che sto arrugginendomin po' troppo. E lo spagnolo universitario che avevo si è rivelato notevolmente diverso da quello realmente usato a Valladolid, nel mio anno di Erasmus...
è altrettanto vero che per laurearsi in Lingue, è necessario superare un esame di Lingua e Letteratura Italiana che si compone di uno scritto e di un orale....è un esame obbligatorio.... E, comunque, a prescindere da questo, si presume che ogni laureato abbia una conoscenza della propria lingua, non dico impeccabile perché non è vero, ma almeno sufficiente a non commettere certi erroracci elementari
Il problema è semplicemente uno: un (numerale) simile esame quanta preparazione dà? Salvo università linguistiche, non so quante facciano corsi per spiegare cosa sia l'Italiano, e alle scuole elementari/medie/superiori troppi insegnanti non riescono a trasmettere bene la materia (come in molte altre, del resto), e - pur in buona fede - insegnano cose linguisticamente sbagliate. Consigli su come scrivere in buon Italiano, non so quanti ne abbiano avuti, soprattutto in numero sufficiente; e quanti arrivano alle superiori senza saper scrivere bene penso non sia un mistero.
L'assurdo si raggiunge anche quando anche persone che studiano (o sono uscite) da facoltà linguistiche usano criteri per decidere cosa sia sbagliato a dir poco illogici, arrivando magari sulla "base" di questi a dare contro anche ai migliori linguisti esistiti..
Un altro paio di maniche sono invece quelle parole "inventate" appositamente dall'autore per dare l'idea di qualcosa (vedi in italiano, ad esempio Rosso Malpelo...mi sono sempre chiesta come si traducesse questo nome in altre lingue
Bella domanda; in caso di "impossibilità" di tradurlo/renderlo la possibilità di lasciarlo inalterato mettendo una nota mi pare, ancora, la migliore; un esempio di cose che nelle traduzioni mi ha lasciato dubbio è perché se un personaggio in originale si chiama Slip (scivolone) in Italiano non venga tradotto "Scivolone": sembra stupido o buffo? Perché, agli inglesi non sembrerà parimenti stupido o buffo Slip? L'ipotesi che ho sentito è che in Inglese è piú "naturale" per la lingua trasformare in nomi le varie parole, ma non so quanto sia vero...
Guidrigildo, senza bisogno di dizionari di sorta, a meno che on si voglia fare un confronto di sicurezza [...] Basta un ricordo di storia medievale, anche elementare
Confermo, su Il Treccani appare, però non so quanto basti un ricordo anche elementare, per un simile termine
Non si può pretendere di tradurre un libro simile senza tener conto di queste caratteristiche
Purtroppo, nel tradurlo a volte si è arrivati all'eccesso, usando termini aulici anche quando nell'originale non ci sono, non traducendone altri, ecc...
Dove? Dove? io sono stato uno di quelli che dopo due anni di studio ha rinunciato...proprio perchè il muro che ti veniva opposto era tale da provocare abbandoni in massa. La media di ripetizione dell'esame di lingua russa 1 era di 8 volte...
Il mio corso di partenza era di 26 persone, ridotte a 11 al momento dell'esame, passate in 5 al primo colpo di cui: 1 polacca, 1 bulgara, 1 italo-ungherese con nonna che viveva nella Vojvodina, 1 italiana della Svizzera cresciuta trilingue....mi pare che sia abbastanza indicativo.
Mamma mia, altro che scoraggiarsi e rinunciare........
Non so dove tu abbia studiato ma, parlando della mia realtà universitaria, i corsi di Russo, soprattutto quelli del primo e del secondo anno, sono condotti molto bene e c'è anche un'abbondante percentuale di riuscita in sede di esame.....
Anyway....
Salvo università linguisticheAppunto A parte i canonici corsi di laurea in Lingue, sono appunto quel genere di università che preparano i futuri traduttori.....o almeno così dovrebbe essere...
Comunque quello che dici è assolutamente vero.....purtroppo....
L'ipotesi che ho sentito è che in Inglese è piú "naturale" per la lingua trasformare in nomi le varie parole, ma non so quanto sia vero...Be, in effetti dovrebbe essere così.....sotto questo punto di vista, l'inglese è una lingua molto versatile e più portata, (ma questa è solo una mia personalissima opinione), a creare neologismi....
Kisses
A parte i canonici corsi di laurea in Lingue, sono appunto quel genere di università che preparano i futuri traduttori
Però se uno segue Inglese e non Italiano, un singolo corso che preparazione può dare?
sotto questo punto di vista, l'inglese è una lingua molto versatile e più portata, (ma questa è solo una mia personalissima opinione), a creare neologismi
In questo caso non mi pare questione di neologismi: è come se io volessi chiamare mio figlio "Libro"/Book, tanto per dire, e questo risultasse un nome piú normale in Inghilterra che in Italia. Perché Splip dovrebbe essere per gli Inglesi un nome di persona piú normale di quanto "Scivolone" lo sia per gli italiani?
getto un pò di benzina sul fuoco.
Segnalo come peggior esempio recente di traduzione, lo scempio perpetrato ai danni di Jordan in Fuochi del Cielo dalla semianalfabeta Valeria Ciocci.
Milan Kundera ha più volte ribadito di temere enormemente la traduzione dei suoi libri, tanto da curare le edizioni straniere in prima persona (Kundera conosce diverse lingue), collaborando attivamente con il traduttore.
In Fuochi del Cielo un'iniziale nota dell'autore sembra aver dato carta bianca alla traduttrice. Mi vengono i brividi alla sola idea. Per fortuna Il Signore del Caos ha una traduzione migliore (ci sono voluti anche sei mesi in più...), ma ancora perfettibile. Noi lettori fantasy siamo così bistrattati da non avere il diritto di leggere una'opera tradotta con cognizione di causa? Non penso proprio.