Probabilmente devo scriverlo in modo piu' diretto, perche' la gente lo capisca: gli off topic NON VANNO ALIMENTATI.
purtroppo in questo caso non resisto e vado avanti con un solo commento off topic
Recentemente è uscito un libro che parlava del famigerato "contratto con gli italiani", immagino ve lo ricordiate. Citava numeri e cifre e fonti e segnalava che l'unica promessa rispettata è stata quella delle pensioni
La promessa era di 500 euro al mese come minimo. Mia madre prende 420 euro, e ho una zia che ne prende 350.
Cara Kindra, leggo solo ora il tuo sfogo che - pur essendo del tutto legittimo - non posso condividere.
Connotazioni politiche a parte, il tuo messaggio evidenzia - imho - un problema di fondo che si tende ad ignorare e cioè il fatto che per garantire lavoro a più persone è necessario incentivare l'impresa e ciò non è possibile farlo se non con una Economia di mercato di stampo capitalista e sappiamo tutti cosa questo significa. Se lo stare aperti di notte procura un vantaggio economico all'imprenditore è giusto che stia aperto come è' chiaro che venga, di conseguenza, richiesto un sacrificio al lavoratore; e te lo sta dicendo uno che per tre anni ha lavorato per 4 giorni la settimana (ogni settimana) a circa 1000 km da casa...bisogna uscire dall'ottica dei "bravi datori di lavoro" perchè in una economia basata sul capitale essi sarannno bravi solo fino a quando i loro guadagni saranno alti. Piuttosto il lavoratore - a tutti i livelli - dovrebbe cercare di specializzarsi e rendersi indispensabile al datore per poter avere più forza contrattuale...è difficile - lo so - ma è l'unica arma a nostra disposizione. Per esempio nell'unica libreria del mio paese lavora un commesso che pur essendo un bravo ragazzo non capisce una mazza, nè si informa. Non sa consigliare i libri giusti, in poche parole non offre un servizio per il consumatore. Questo - è evidente - produce una perdita economica al datore che non sarà incentivato mai ad investire maggiormente a meno che non decide di mandare via quel dipendente inefficiente; ma se lo fa è chiaramente un bastardo...
L'alternativa sarebbe quella di diventare imprenditori noi stessi...ma ne abbiamo il coraggio?
da una relazione datata ieri sull'economia comasca:
più della metà dei lavoratori sono precari
questo si traduce in
1.instabilità sociale
2.intabilità economica
3. fragilità del sistema economico, anche italiano.
non si tratta solo di economia di mercato, ma di dignità.
C'è un bellissimo saggio di Amartya Sen (premio nobel per l'economia) chhe scrive sulle disuguaglianze e sulle disparità di mettere a frutto le capacità personali che queste originano.
non credo che sia solo un problema di specializzazione. sarebbe bello
Non sono un economista (figuriamoci se mi metto a contraddire un Nobel...), parlo solo per esperienza personale e ti dico che vedo molta incompetenza nel mondo del lavoro, a tutti i livelli, sia nel pubblico che nel privato (per questo parlo di specializzarsi). La precarietà può, a lungo andare, originare situazioni umilianti ma anche l'inamovibilità può essere (e spesso lo è) degenerante. Credo - ma è solo la mia umile opinione - che noi italiani dovremmo cominciare a scrollarci di dosso il mito del posto fisso e immutabile per tutta la vita perchè se pensiamo che così potremo mettere a frutto le nostre capacità personali siamo freschi.
Ah, quando parlo di specializzarsi mi riferisco sopratutto a livello pratico e non (perlomeno all'inizio) teorico (vedi master & Co.). Questo significa accettare anche contratti scadenti (all'inizio) che però possono servire a farti imparare una disciplina. Questo chiaramente comporta un sacrificio e ho notato che pochi sono disposti a farlo. Ti potrei fare parecchi esempi (oltre al mio) ma mi limito ad un paio:
1) mia cognata, neolaureata in "Assistente sociale" a Pescara, le offrono un contratto di formazione di sei mesi rinnovabili presso l'Inpdap (mi pare, non ricordo bene; comunque un Ente pubblico nazionale) a Roma...senza conoscenza ed esperienza, solo curriculum studiorum...Quanti avrebbero accettato? non lo so, ma lei non lo ha fatto ed adesso a sei mesi dalla laurea è ancora disoccupata
2) un caro amico, terza media, operaio non trovava lavoro e non voleva lasciare il suo paese natale...poi disperato ha deciso di andare a Parma dove aveva un appoggio; comincia a lavorare in una fabbrica, si specializza (tornitore) ed adesso dopo ha un regolare contratto (a tempo determinato, ovviamente) e guadagna circa 3.000,00 (si, avete capito bene) euro al mese. Si è sposato ed ha comprato casa.
Ma, esempi a parte, quello che voglio dire è che c'è poco spirito di sacrificio...si vuole subito arrivare senza sacrificarsi o rischiare.
caro amico,
sembri risolvere la cosa riducendola alla volonatrietà o meno di sopportare sacrifici. ma la precarietà non è solo apprendistato, ma sta diventando una variabile strutturale del nostro sistema economico. detta brutalmente: anche se tra dieci anni avrò dato prova di aver ben imparato il mio mestiere (nel mio caso la sociologa) e di essere brava a farlo temo mi sarà offerto un contratto atipico, a tempo determinato ecc in breve precario.
e questo non perchè non sono disposta a fare sacrifici, ma perchècosterei meno al mio datore di lavoro e allo stato.
sarei senza alcun genere di garanzia: ferie, malattia ecc sono per lo più affari velleitari, per non parlare del lusso di una gravidanza...
l'accesso al credito è pregiudicato: dareisti un mutuo a chi ha un contratto che scade dopo tre mesi (anche sapendo che il datore di lavoro lo rinnova di tre mesi in tre mesi)?
tra quarant'anni, quando avrò raggiunto i limiti di età e non potro più lavorare cosa mi garantirà una vecchiaia dignitosa?
in breve: questa gestione della forza lavoro crea sacche di povertà strutturali.
caro amico, fosse solo una questione di fare sacrifici per poter raggiungere un risultato, non tanto per il miraggio anacronistico del posto fisso (sono d'accordo con te che sia ora di scrollarsi di dosso un mito), ma per stare nella posizione di poter fare previsioni un minimo stabili sulla propria vita.
questo mi provoca un'enorme amarezza e anche rabbia: non solo non sai che cosa potrai fare da qui a tre mesi, ma come fare a sapere cosa vali o avere stima di te?
se sono andata out topic me ne scuso
Tutta la mia solidarietà per il discorso lavorativo...
per quanto riguarda la prima parte del post, non condivido.
Che intorno al maghetto ci csia un enorme battage pubblicitario è palese,
che questo sia necessariamente un male è una tua opinione (evitiamo il discorso dei costi che vanno ad incidere sul prezzo dei volumi...posso fare esempi di case molto blasonate che non fanno quasi pubblicità e vendono i loro libri a prezzi elevati)
Se qualcuno compra il libro perchè "bisogna averlo", non è un tuo problema,
anche in questo caso vale il discorso: ognuno i soldi li spende come vuole.
caro amico,[cut]
Carissima, comprendo la tua rabbia ed amarezza, la nostra (io ho 30 anni) è una generazione sfortunata. Io non conosco la situazione dei sociologi ma posso dirti la mia (avvocato): precario a vita!
Non posso fare alcuna previsione per il futuro, vivo in affitto, sono sposato ed ho una bambina di 5 mesi. Non ti sto ad elencare i sacrifici che faccio quotidianamente (sarebbe deprimente per tutti) eppure ti dico che mi avevano offerto un posto di lavoro a tempo indeterminato a Milano (io sono pugliese) a partire da circa 1000 euro al mese ed ho rifiutato...non so se ho sbagliato però un'opportunità l'ho avuta. Questo voglio dire: ho notato che spesso, anche i miei amici, hanno avuto un'opportunità seria e non tutti l'hanno colta o perchè poco remunerativa, o perchè troppo lontana da casa, ecc. Alcuni l'hanno fatto e la loro vita è cambiata radicalmente perchè han dovuto emigrare. E i vivo in una realtà allucinante dove c'è molto lavoro nero e tantissima disoccupazione (intorno al 30%!).
Certo non nego che ci siano situazioni limite che mortificano il lavoratore però credo sia inevitabile in un periodo di transizione come il nostro. Personalmente (ma è solo una mia opinione, o forse la speranza di un illuso) credo che tra dieci anni potrò contare su una sicurezza maggiore e - perchè no - acquistare una casa mia; se accadrà sarò sicuro che il merito sarà stato solo mio...all'ipotesi che non accada non ci voglio neanche pensare. Ti dico - però - che in un periodo come questo siamo troppo legati all'iniziativa dei privati, gli unici che, nel bene o nel male, possono creare posti di lavoro. E' ovvio che i benefici per questi ultimi vadano contemperati con i diritti inalienabili del lavoratore ma in una situazioni di crisi è necessario pure sapersi accontentare.
Kindra sn assolutamente d'accordo con te su tutto. E stai tranquilla che la mia libreria nn verrà neanche sfiorata da un libro della Rowling
Raga,visti gli ot per altro interessanti,che ne dite di aprire una discussione nuova di zecca sul tema della precarietà/flessibilità? Altrimenti sarà opportuno che io modifichi un poco il titolo =PPP