Ma da un punto di vista imprenditoriale non sono i grandi centri a sbagliare, sono i piccoli a voler competere solo su quel piano.
Il servizio aggiuntivo e l'asset vero di una piccola libreria è il contatto diretto, il rapporto con il negoziante e la sua capacità di scovare il volume che cerchi. Tutte cose che difficilmente Feltrinelli è in grado di offrire
Non sono i piccoli negozi a voler competere sul piano dell'orario, è l'andamento generale del commercio a fare che questo sia importante, che lo voglia o no il piccolo negoziante.
Ci sono comunque diverse cose che mi vengono in mente. In primo luogo ti riporto una frase di Dany Snow R.
non so tu, ma io tengo pochi soldi. Io vado dove il libro costa meno o dove, alla peggio, almeno mi mettono i punti per avere sconti futuri. Mi frega assai del rapporto col commesso... io devo risparmiare su ogni minima cosa.
Nell'ultimo paio d'anni prima di essere assunta in libreria anch'io compravo i best sellers al supermercato per risparmiare il 20%, pur sapendo che così danneggiavo le librerie. Però erano i soldi in più che mi rimanevano in tasca ad interessarmi veramente.
Il libro è un articolo a prezzo imposto. In teoria dovresti pagarlo dappertutto la stessa cifra, ma la legge consente di fare sconti al cliente fino al 15%. Se vedi sconti superiori sono campagne volute dall'editore, non dal negozio, e quindi non rientrano in questa legge. Ma perché alcuni fanno gli sconti e altri no?
Quanto costa un libro ad una libreria? Beh, dipende, c'è libreria e libreria. Se un libro costa al cliente 10,00 euro, spesso le piccole librerie lo pagano all'editore 8,00 euro. Il che significa che per ogni copia che vendono gli rimangono in tasca 2,00 euro. I grossi gruppi, però, comprano molte più copie e, forti di questo fatto, spesso pagano lo stesso libro solo 6,00 euro, con un guadagno lordo di 4,00 euro a copia (quando parlo dei guadagni mi riferisco a cifre lorde, poi ci sono spese come gli stipendi ai dipendenti, l'illuminazione del negozio, le tasse, e via dicendo).
Se questo negozio fa uno sconto del 15%, vende il libro a 8,50 euro, e ha ancora un guadagno di 2,50 euro a copia. Cioé, fa pagare di meno al cliente e comunque guadagna di più delle piccole librerie. Come credi che un piccolo possa competere?
Se tutti quelli che hanno pochi soldi comprano i libri in sconto nei grossi centri e solo i libri rari nei piccoli negozi, pensi davvero che questi possano vivere? E pensi che vendere cinque libri "rari" da 20,00 euro l'uno in un giorno possa aiutare un negozio a far quadrare il bilancio, quando il grosso centro gli ha "fregato" la vendita di trenta copie di un best sellers?
Parli anche della capacità di scovare il volume che cerca il cliente. A meno che non entri nella libreria dove lavoro io le ultime due settimane prima di Natale, o in giugno, quando arrivano decine di studenti con liste lunghissime di libri da leggere durante le vacanze, io e le mie colleghe non abbiamo il minimo problema a dedicarti mezz'ora o più per cercare di capire ciò che ti serve e per aiutarti a trovarlo, a patto che tu faccia la tua richiesta con educazione. E sono convinta che potrebbero dire la stessa cosa molti altri grandi negozi. Non tutti, ci sono posti dove una tua domanda può essere accolta come una seccatura enorme, e tu un personaggio molesto da allontanare il più in fretta possibile, ma ti assicuro che non dappertutto è così. E l'esperienza del libraio, anche nei grossi centri, conta molto.
Giusto ieri sera una signora mi ha chiesto di un libro scritto da una donna, il cui protagonista era un medico con una doppia vita, diviso tra moglie e amante. Ha parlato anche di un film, con Penelope Cruz e Castellitto. Non ricordava altro. Forse da qualche parte le avrebbero detto che così era impossibile trovare il libro. E con un altro libro anch'io non sarei stata in grado di dare una risposta. Ma in questo caso la mia mente ha fatto "scrittrice+medico+moglie/amante+Castellitto" e ho potuto dare alla cliente il libro che voleva, "Non ti muovere" di Margaret Mazzantini, che è, tra l'altro la moglie di Castellitto.
Un annetto fa un'altra signora voleva un libro di cui aveva sentito parlare, ma ricordava solo che era ambientato a Barcellona. Come si fa a rispondere ad una domanda così? Fortuna, certo, ma bisogna anche voler provare. E non cambia niente che nelle mie tasche non entri un solo centesimo in più se riesco a vendere quel libro o se fallisco. Semplicemente, se posso, non mi piace mandare via nessuno scontento. In quel caso il libro era "L'ombra del vento", di Carlos Ruiz Zafon. e se l'ho trovato è stato solo perché era il libro del momento, e un paio d'ore prima, incuriosita dalle vendite altissime, l'avevo preso in mano e avevo letto il risvolto di copertina per capire di cosa parlasse. Fortuna, ma anche curiosità nel guardare cosa c'è in negozio.
Una volta un'altra signora aveva bisogno di una foto di un dipinto famoso che raffigura Napoleone a cavallo. Non sapeva altro. Però io ho studiato storia dell'arte, e so benissimo che il pittore ufficiale di Napoleone era David. Sfortunatamente su di lui non avevo nessuna monografia. Ma David appartiene alla corrente neoclassica, e avevo un libro sul Neoclassicismo. L'ho aperto, e dentro c'era una magnifica foto del dipinto che voleva la signora.
Sono solo tre esempi, ma potrebbero essercene tantissimi altri. Non sono un mago, e non sto dicento che trovo tutto. L'altro giorno un'altra persona voleva un libro di cui ricordava semplicemente la copertina: un volto con una lacrima. Non ho idea di cosa volesse, e non sapevo come cercarlo. In questo casi in genere ci consultiamo fra noi, per vedere se qualcuno capisce cos'è, ma di solito il cliente esce senza libro. Però proviamo davvero ad aiutarlo.
La consulenza non cambia tra il grosso centro e il piccolo, ma cambia a seconda delle persone che trovi. E di come tu ti poni. Ti assicuro che se vieni e osi dirmi di fare in fretta perché hai la macchina in doppia fila, io faccio tutto il più lentamente possibile, sperando che tu prenda la multa. Io parcheggio sempre in modo corretto, perché tu devi sentirti libero di fare i comodi tuoi e poi mettere fretta a me?
Probabilmente si poteva fare il pomeriggio di chiusura e poi apertura da mezzanotte all'una (ovviamente pagati come straordinari)..
Poi lo spieghi tu alla vecchietta che esce solo di giorno che hai chiuso il negozio, creandole un disagio, per dei fanatici che non possono aspettare qualche ora? Magari la vecchietta in questione fa anche fatica a camminare, ed è uscita apposta per venire da te...
è ovvio che ai dipendenti vengono pagati gli straordinari, ma a mio avviso la cifra che si riceve non compensa il disagio di stare lì fino a quell'ora. è il negozio quello che guadagna cifre significative da una tale apertura, non il dipendente.
Si vuole imporre l'apertura la domenica e orari più ampi. Non solo per quello che dice kindra, ovvero il confronto con i grandi centri ma per un po' si è stati vicino a legiferare in tal senso.
Il che è altrettanto orrendo che impedire l'apertura domenicale, a mio modo di vedere.
Sei un cattolico praticante? Io no, ma secondo la religione cattolica la domenica è il "giorno del Signore". Quanta gente che ne è convinta è costratta a lavorare quel giorno?
Tieni presente che io lavoro di domenica perché la mia scelta, anni fa, è stata fra lavorare di domenica o non lavorare affatto.
Ora devo proprio scappare. Leggerò gli altri messaggi più tardi.
Mi sono informato sui contratti di lavoro: per i contratti a tempo determinato c'è un limite di mesi (forse ventiquattro) oltre il quale o il contratto diventa a tempo indeterminato, oppure si deve assumere un altro dipendente, licenziando il primo; il cambiamento è che ora non c'è limite al numero di volte per cui si può fare questo senza trasformare il contratto in tempo indeterminato, però non dovrebbe essere possibile mantenere oltre quel limite temporale (gli ipotetici ventiquattro mesi) una stessa persona a tempo determinato all'interno della stessa azienda.
Sul lavoro interinale, la persona non dovrebbe essere dipendente della ditta in cui lavora, ma di un'altra: ora devo ancora informarmi bene, ma praticamente c'è una ditta che fornisce lavoro, e la persona è dipendente di questa, che fornisce il lavoratore a una seconda ditta: la persona lavora in questa seconda ditta, ma è dipendente della prima. Anche qui quindi la seconda ditta (in questo caso la libreria, se fossero contratti di lavoro interinale) potrebbe teoricamente mandare via il lavoratore, ma comunque la persona manterrebbe il suo contratto con la ditta (la prima) di cui è dipendente.
Ora cercherò ulteriori informazioni
Sei un cattolico praticante? Io no, ma secondo la religione cattolica la domenica è il "giorno del Signore". Quanta gente che ne è convinta è costratta a lavorare quel giorno?
E quanta gente che è convinta che il Sabato sia giorno sacro è costretta a lavorare quel giorno?
Il fatto è che sempre un'imposizione è, e lo imponi ai cattolici come ai non cattolici (perché sarebbe giusto imporre ai non cattolici, e ingiusto imporre ai cattolici?); con la differenza che imporre di non aprire è un'imposizione dello stato, lasciare la libertà di scegliere se aprire o meno no.
Inoltre, come detto sopra per le altre religioni i giorni sacri sarebbero altri; anche considerando che l'Italia è uno stato laico, e che quindi far entrare elementi di fede, oltretutto di una sola fede, nel decidere le leggi è questione delicata, sarebbe sensato che la legge imponesse la non apertura in un giorno per le credenze di uno specifico culto?
con la differenza che imporre di non aprire è un'imposizione dello stato, lasciare la libertà di scegliere se aprire o meno no.
E questa da dove salta fuori?
Si è parlato nella discussione che lo stato non vuole imporre di non aprire ma esattamente il contrario perchè altrimenti non si spiegherebbe come esercizi pubblici tipo bar non chiudano nel giorno di riposo che gli spetterebbe. Oppure come le librerie siano state aperte l'Epifania, per non parlare dei centri commerciali.
Il rischio è che lo stato imponga aperture 7 giorni su 7 o giù di lì.
Ve la ricordate l'uscita dell'anno scorso di Berlusconi? Diceva di voler far coincidere tutte le feste con la domenica così ci sarebbe stata più produttività perchè se lui lavora senza sosta potevano farlo anche gli altri. Se lui lo vuole fare lo faccia, è suo diritto ma è diritto di tutti gli altri poter riposare e godersi le feste.
Martina condivido tutto quello che hai detto, e dico anche qualcosa di più : Harry Potter non lo compro nè oggi, nè domani nè mai , per diversi motivi (tra cui c'è il fatto che la storia m'ha scocciato ) ma soprattutto perchè tutta questa pubblicita mi sembra eccessiva e fatta per fare il lavaggio del cervello ai bambini .
Lo fanno coi giocattoli ed è brutto, lo fanno coi libri, oggetti per me sacri, e mi fa ancora più schifo .
kiottonissimi
Sanza
Come credi che un piccolo possa competere?
Infatti ho detto che non può competere su questo piano. Le economie di scala (che è la cosa che tu hai spiegato molto bene) si realizzano in mercati dai grandi volumi (ovvero quelli più commerciali ed in cui ho detto che i piccoli commercianti non possono competere. Magari hai letto distrattamente ciò che ho scritto).
La questione della piccola libreria specializzata è in realtà un principio vecchio, lo stesso per cui i negozi di alimentari si stanno ora specializzando nei prodotti tipici, nella ricerca sul territorio, tutte cose che la Coop non fa e non può fare. E in questo modo sopravvivono.
A bologna io vedo innumerevoli librerie specializzate nei più diversi campi, ognuna di esse NON tratta che pochi titoli commerciali, particolarmente legati al suo genere e che quindi hanno alta probabilità di essere acquistati contestualmente al prodotto di punta, che non è un libro da 20 euro ma magari un trattato di filosofia a tiratura limitata che di euro ne costa 50 o 60. Vedi bene che la struttura dei costi e i relativi profitti sono diverse. Poi, ripeto, non so se questo è effettivamente vincente nel mercato dei librai (ho una formazione economica ma non lavoro alla mondadori).
Quell'episodio che tu accenni sul quadro di Napoleone è un ottimo esempio. In un grande centro è un caso totalmente isolato, in una libreria specializzata il commesso potrebbe essere proprio un esperto del genere di interesse.
Il fatto è che sempre un'imposizione è, e lo imponi ai cattolici come ai non cattolici (perché sarebbe giusto imporre ai non cattolici, e ingiusto imporre ai cattolici?); con la differenza che imporre di non aprire è un'imposizione dello stato, lasciare la libertà di scegliere se aprire o meno no.
Matteo com'è incredibilmente liberale questa affermazione
Ciauz
Martina condivido tutto quello che hai detto, e dico anche qualcosa di più : Harry Potter non lo compro nè oggi, nè domani nè mai , per diversi motivi (tra cui c'è il fatto che la storia m'ha scocciato ) ma soprattutto perchè tutta questa pubblicita mi sembra eccessiva e fatta per fare il lavaggio del cervello ai bambini .Lo fanno coi giocattoli ed è brutto, lo fanno coi libri, oggetti per me sacri, e mi fa ancora più schifo .
kiottonissimi
Sanza
Un altro esempio di come la troppa pubblicità abbia anche nuociuto ad harry potter, molti di quelli che potrebbero essere il vero target non lo leggono per principio.
Ma, io tutte queste critiche alla grande distribuzione non le capirò mai, visto che si tramutano in un puro vantaggio per il consumatore...
Oggi a Bologna posso scegliere:
Voglio risparmiare: faccio la spesa in un iper
Voglio fare la spesa sottocasa: negozietto
Voglio (o sono obbligato a) fare la spesa di domenica, o alle 9.30 di sera, oppure voglio la consegna della spesa a domicilio: vado al pakistano
Voglio il prodotto particolare o specifico: vado alla bottega al Quadrilatero.
Tutto questo per il consumatore è puro vantaggio, e lo è anche per il mercato del lavoro, visto che la grande distribuzione ha creato una valanga di posti.
Gli unici che si possono lamentare sono i bottegai che non sono stati capaci di rinnovare l'offerta, ma sinceramente non è che per una frazione della popolazione tutti gli altri si possono andare a far friggere...
Some people choose to see the ugliness in this world, the disarray. I choose to see the beauty. To believe there is an order to our days. A purpose.
Ma, io tutte queste critiche alla grande distribuzione non le capirò mai, visto che si tramutano in un puro vantaggio per il consumatore...
Oggi a Bologna posso scegliere:
Voglio risparmiare: faccio la spesa in un iper
Voglio fare la spesa sottocasa: negozietto
Voglio (o sono obbligato a) fare la spesa di domenica, o alle 9.30 di sera, oppure voglio la consegna della spesa a domicilio: vado al pakistano
Voglio il prodotto particolare o specifico: vado alla bottega al Quadrilatero.
Tutto questo per il consumatore è puro vantaggio, e lo è anche per il mercato del lavoro, visto che la grande distribuzione ha creato una valanga di posti.
Gli unici che si possono lamentare sono i bottegai che non sono stati capaci di rinnovare l'offerta, ma sinceramente non è che per una frazione della popolazione tutti gli altri si possono andare a far friggere...
Quoto, quoto, quoto...
Sono i negozianti che si devono adattare al mercato (in questo caso i librai), non i clienti che hanno il sacrosanto diritto di scegliere dove fare i propri acquisti...
per restare in tema di librerie:
- se sto cercando un libro di un determinato genere, vado in una piccola libreria e mi
faccio consigliare (presupponendo che il libraio sia informato e competente, cosa che
presuppongono tutti coloro che vanno in una libreria).
- Se devo comprare un libro di cui conosco il titolo, che mi interessa solo per leggerlo, non collezzionarlo, vado in una grande libreria dove me lo prendo col 20% di sconto..
riguardo all'altro episodio quello del signore che ha sborsato 27 euro per harry potter è cmunque un fenomeno molto diffuso!persino io cerco di non perdermi se il libro o fumetto mi interessa la prima edizione
Fatti suoi. L'ho citato semplicemente per far capire che sono tante le assurdità che ruotano intorno ad un libro di successo. Se uno spende i suoi soldi per un oggetto che in realtà non gli serve, significa che se lo può permettere. E non è un problema mio qual è il modo che sceglie per spendere soldi.
bè anche a me tange ben poco era solo per far notare che è una mania diffusa!
Ci sono lavori in cui purtroppo bisogna essere presenti ogni giorno. Chi lavora con gli animali non può permettersi ferie se nessuno lo può sostituire, così come gli ospedali devono continuare a funzionare, e ci devono sempre essere vigili del fuoco pronti ad intervenire in caso di necessità. Alcuni lavori richiedono sempre la presenza di alcune persone, altri a mio giudizio no.
Anche se mi sono lamentata, so benissimo che ci sono persone che a livello lavorativo stanno peggio di me. Mi spiace per loro.
Credo che la differenza sia questa: a me non dispiace affatto per me.
Sono un medico e attualmente lavoro in rianimazione... come ben capirai, non esistono feste comandate. Quando c'è la passione e l'amore per il lavoro non esistono sabati o domeniche.
Se però non trovassi il tempo di stare con il mio ragazzo, beh... non ci sarebbe passione o amore per il lavoro che potrebbe ripagarmi quel tempo.
Per il resto, cito MezzoUomo e Lewyn in pieno.
Credo che siano poche le persone che possano capire quello che intendevi dire Kindra.
Personalmente credo che sia stato travisato il senso della discussione.
Se non sbaglio intendevi dire che la mania diffusa della gente di acquistare qualsiasi cosa a qualsiasi ora ritenga più opportuno, si riflette sulla qualità della vita di chi opera all'interno di strutture che vista l'esigenza del consumatore si adoprano sempre più a soddisfarlo. Ora dal punto di vista di un economista è ovviamente corretta la posizione delle aziende.
Ma da un punto di vista umano?
Il cosiddetto "commesso" oramai è diventato uno schiavo delle "esigenze" delle persone, qualunque esse siano.
Poi non importa che il commesso debba lavorare su turni sempre più assurdi tali da compromettere seriamente la sua qualità della vita.
Non importa che la maggior parte siano costretti a lavorare, (costretti è la parola giusta non un'esagerazione) mentre il resto delle propria famiglia è a casa, solo ed esclusivamente perchè il resto delle persone non ha di meglio da fare che andare a fare un giro al supermercato, libreria o negozio d'abbigliamento che dir si voglia la domenica o nei giorni festivi.
Ovviamente la pretesa del consumatore è suffragata dal fatto che tutti questi negozi sono aperti "SOLO" 12/13 ore al giorno per 6 giorni la settimana (esclusa la domenica); quindi come può il "povero consumatore" andare a fare acquisti? Ovviamente lo stesso lavora dalle 72 alle 78 ore settimanali e quindi si ritrova solo la domenica (o mattina del 6 gennaio) per poter acquistare i prodotti a lui necessari.
Ho sentito di cosumatori che sono morti di fame perchè il supermercato è rimasto chiuso la domenica e loro, lavorando per 15 giorni di fila, non hanno potuto acquistare il necessario alla loro sopravvivenza.
Altri invece hanno rinunciato a mandare i loro figli a scuola per lo stesso problema; la libreria era chiusa la domenica e non avevano tempo di acquistare i libri per i loro figli.
Ho visto che alcuni girano addirittura nudi!!
Ora a parte il sarcasmo rendiamoci conto che la situazione lavorativa attuale lascia poca scelta al lavoratore. Nessuno ha sentito parlare di contratti di apprendistato? Contratti a progetto? Ma soprattutto riguardo al contratto part-time avete idea di cosa sia la "flessibilità e L'elasticità".
Penso proprio di no altrimenti non avrei letto alcune affermazioni in questa discussione?
Per una maggiore conoscenza del problema provate a leggervi il CCNL del terziario, poi magari ne riparliamo.
Ma da un punto di vista umano?
Concordo, come ho detto la questione non è banale. Il problema è che non riguarda affatto il povero commesso, ma chiunque lavori oggi.
Da un punto di vista economico vietare l'apertura dei negozi la domenica (ma addirittura limitare in un qualsivoglia modo l'orario di apertura) ha un nome: rigidità. E non esiste motivo al mondo per cui bisognerebbe introdurla.
Socialmente invece la questione è più complessa. Se da un lato nulla dovrebbe significare per gli individui la possibilità di fare acquisti in ogni momento del giorno e della settimana questo, abbinato alla splendente vuotezza dei nostri concittadini (che non sanno davvero come occupare il tempo), diviene un problema, perchè carica di un significato ludico lo "shopping". Una cosa di per se, le donne me ne vorranno di certo, aberrante.
"Che hobby hai?"
"Mah, spendo dei soldi..."
Degradante.
La verità è che riempire la propria vita di un significato che non abbia un riflesso solo nella macchina che guidiamo o nelle scarpe che portiamo farebbe star meglio sia noi, che i poveri commessi. Quindi se non lo volete fare per voi, fatelo per gli altri, diventate delle persone migliori
Per una maggiore conoscenza del problema provate a leggervi il CCNL del terziario, poi magari ne riparliamo.
Fatto, appena pochi giorni fa. E vista la pratica da anni.
Che il commesso rischi la vita per rendere possibile l'attività commerciale mi sembra un po' esagerato. I medici, gli aeroportuali, i poliziotti, i ferrovieri, tutta questa gente che lavora di notte, che ha il ritmo giornaliero totalmente sballato che dovrebbe fare allora?
Perchè il commercio dovrebbe essere diverso, ma soprattutto, perchè chi è socialmente utile dovrebbe pagare uno scotto (aggravando la situazione. Tu fai una che serve in modo particolare la collettività, e io di mazzio trattandoti come una bestia)?
Cerchiamo di essere un po' più obiettivi su...
Ciauz
Stiamo parlando di necessità.
Non posso decidere a che ora stare male, non posso decidere a che ora prendere l'aereo o il treno e non posso decidere a che ora dovranno intervenire le forze dell'ordine.
Posso organizzarmi per andare a fare acquisti.
Converrai che è un discorso diverso.
Che il commesso rischi la vita per rendere possibile l'attività commerciale mi sembra un po' esagerato.
Chi l'ha mai detto?
Riguardo alla rigidità voglio farti una domanda.
Fino a qualche anno fa i negozi, supermercati, ecc. aprivano alle 8:30/9:00 chiudevano alle 12:30/13:00 riaprivano alle 14:00/15:30 chiudevano alle 19:00/20:00. In questi anni nessuno faceva acquisti?
Dal punto di vista del mercato del lavoro, secondo te, l'introduzione delle deroghe facoltative delle festività hanno aumentato i posti di lavoro?
Se è così perchè per mandare avanti un ipermercato di circa 8500 mq fino a due anni fa occorrevano circa 320 persone ora ne occorrono solo circa 270?
Tutto questo per il consumatore è puro vantaggio, e lo è anche per il mercato del lavoro, visto che la grande distribuzione ha creato una valanga di posti.
Forse nelle grandi città questo può essere vero, ma nelle zone di provincia l'apertura di grandi centri commerciali ha ammazzato moltissimi negozi privati, mettendo in ginocchio i centri delle cittadine.
Molti dicono che la grande distribuzione o le multinazionali sono una cosa buona e x questo motivo ricevono in centivi dallo stato, ma quelli che dicono così non capiscono che l'italia è fatta da aziende medio-piccole che con questo andazzo stanno morendo.
Io penso che sia meglio un paese fatto da molti piccoli imprenditori-proprietari che un paese fatto da soli dipendenti......
è solo l'ennesima dimostrazione che il mondo gira intondo ai soldi, come ci dicevano da piccoli. E abbiamo imparato a sorvolare questa frase come le leggende su babbo natale, forse perchè troppo semplice e sbrigativa. Per quanto mi riguarda, sono sempre meno liberista; mi rivolta lo stomaco il fatto che possa trovare il nuovo libro di harry potter a mezzanotte e magari non un Aulin, ma d'altronde queste sono le leggi di mercato, il mondo è questo... se vi va bene godetene, se non vi va bene mettetevi l'anima in pace e gioite del fatto che tra qualche tempo le cose cambieranno, anche se voi non ci sarete più...
per il discordo della mania... non lo trovo scandaloso; mi piace harry potter, non esageratemente come alcuni fanatici... ma ci sono fanatici di qualsiasi cosa. alcuni fanatici sono pericolosi, non assecondiamoli, altri no... oppure è saggio non assecondare mai il fanatismo? Paternalismo? Vivi e lascia vivere? Un dilemma che non risolverà nessuno qui, in questi giorni.. il resto son chiacchiere vuote, comprese le mie.