Il ricatto

Io sono sempre breve quando commento " /> Bel film, ben fatto ritmo incalzante mette quasi ansia. Non mi è piaciuta la fine però, si interrompe così di botto. Non che il finale non vada bene, ma mi ha lasciato una sensazione come di incompletezza..forse sarebbe bastata anche una scena in più. Però un bel film, certo non voglio dire sia chissà quale capolavoro, ma mi è piaciuto. Non è nemmeno tanto lungo, è un'ora e mezza di cui 10-12 minuti di titoli di coda e quasi 5 interminabili minuti di titoli all'inizio

La parete di fango, di Stanley Kramer. Con Tony Curtis, Sidney Poitier, Lon Chaney jr, Theodore Bikel, Charles McGraw. In seguito ad un incidente avuto dal camion con il quale stavano tornando in carcere, due evasi riescono a fuggire legati ai polsi da una catena d'acciaio. Braccati dalla polizia, dovranno venire meno ai loro dissapori per sperare di riuscire nella fuga. Teso dramma d'impegno civile che si concentra soprattutto sul contrastato rapporto tra i due protagonisti, che indaga nella complessità dell'intolleranza razziale e che regala alcune sequenze iconiche. Peccato per una narrazione che, dopo un inizio convincente, si sfalda in sentieri improbabili nell'ultima mezzora, ma le interpretazioni di Curtis e Poitier (entrambi candidati all'Oscar) lasciano il segno. Ruvido.

I vivi e i morti, di Roger Corman. Con Vincent Price, Mark Damon, Myrna Fahey, Harry Ellerbe. Philip Winthrop si reca in visita alla casa degli Usher per rivedere la sua fidanzata, che ha presto intenzione di sposare. Ma il fratello della donna è convinto che sulla magione e la sua famiglia vi sia una maledizione, e se la sorella se ne andrà la porterà con sé con conseguenze terribili per il mondo intero. Il primo film di Corman tratto da Edgar Allan Poe è un dramma horror gotico di grande fascino che punta sull'introspezione dei personaggi, i cui caratteri vengono ottimamente caratterizzati grazie anche ad una narrazione in crescendo che offre momenti di rara tensione emotiva e deflagra in un finale spettacolare. Il fascino superbo dell'ambientazione è pareggiato dalla prova di un gigantesco Vincent Price. Conturbante.

I maghi del terrore, di Roger Corman. Con Vincent Price, Boris Karloff, Peter Lorre, Hazel Court, Jack Nicholson, Olive Sturgess. Il potente mago Craven aiuta un collega, trasformato in un corvo dal perfido dottor Scarabus, a ritornare alla forma umana. Craven inoltre scopre che lo spirito della moglie, da lui creduta morta da anni, si trova in realtà nel castello di Scarabus. Insieme i due maghi si recheranno nella magione per scoprire la verità. Corman gioca col genere da lui prediletto confenzionando una commedia "horror" divertente e irresistibile, ispirata al classico di Poe e sceneggiata da Richard Matheson, ricca di tante gag geniali che trovano l'apoteosi nei minuti finali, con lungo scontro a colpi di magia tra Craven e Scarabus. Il cast (in cui compare anche in giovanissimo Jack Nicholson) vede la "lotta" tra tre interpreti volti chiavi del filone come Price, Karloff e Lorre, tutti in grandissima forma. Delizioso.

L'abominevole dr. Phibes, di Robert Fuest. Con Vincent Price, Joseph Cotten, Terry Thomas, Virginia North, Sean Bury. Alcuni medici che anni prima operarono una donna, deceduta in seguito all'operazione e moglie del dr. Phibes, cominciano a morire uno dopo l'altro in strane circostanze, che sembrano ricordare le 10 piaghe d'Egitto. Il marito, ritenuto morto anch'esso in un incidente stradale, è in realtà sopravvissuto per organizzare la sua vendetta. Tra ironia e grottesco, un classico dell'horror settantiano non privo di sequenze disturbanti innalzate però da una soprendente originalità nella messa in scena, con un Vincent Price ancora una volta maestoso in un personaggio tanto inquietante quanto affascinante. Nei panni del capo-chirurgo un Joseph Cotten anziano ma sempre convincente. Inventivo.

Frustrazione, di Robert Fuest. Con Vincent Price, Peter Cushing, Fiona Lewis, Robert Quarry, Peter Jeffrey. Il dr. Phibes si risveglia dopo tre anni di "letargo" per andare alla ricerca dalla sorgente della vita, segnata su una mappa che conduce in Egitto. Ma l'antico papiro con le indicazioni per giungervi è stato rubato e ora è nelle mani dal ricco Biederbeck, uomo d'affari alla ricerca della vita eterna. Un sequel diverso ma complementare per il personaggio di Phibes (sempre il grande Price) che diverte e appassiona con un ritmo maggiore e un'ambientazione esotica di grande fascino, senza tralasciare la genialità delle esecuzioni-torture cui sono sottoposte le vittime. E con un finale di grande suggestione. All'altezza.

È arrivata la felicità, di Frank Capra. Con Gary Cooper, Jean Arthur, George Bancroft, Lionel Stander, Douglass Dumbrille, Raymond Walburn, H.B. Warner. Un giovane suonatore di tromba cresciuto in un piccolo paesino diventa improvvisamente ricchissimo, ereditando 20 milioni di dollari. Giunto in città è subito circondato da arrivisti ed imbroglioni che cercano di fregarlo per estorcergli il denaro, e conosce la bella Babe, ignaro che la donna è in realtà un'astuta giornalista... Commedia edificante nel classico e avvolgente stile di Capra, in cui è ancora una volta un uomo comune a lottare contro un sistema in cui spesso vincono solo i più furbi. Mai retorico, con una sottotraccia comica non preponderante ma capace di regalare sequenze magistrali come quelle in tribunale, è il veicolo perfetto per Gary Cooper e Jean Arthur, qui coppia affiatata. Oscar come miglior regia. Confortante.

J'ai tué ma mère, di Xavier Dolan. Con Anne Dorval, Xavier Dolan, Patricia Tulasne, François Arnaud, Suzanne Clément. Hubert ha sedici anni e vive con la madre, dopo che il padre li ha abbandonati quando lui era ancora un bambino. Ma i rapporti tra la donna e il figlio sono sempre più tesi, e la loro vita insieme diviene ogni giorno un nuovo campo di battaglia. Aveva esordito come attore già a 5 anni in una serie tv, ma il ruolo che gli ha dato visibilità è stato quello di Martyrs. A vent'anni Xavier Dolan, vero e proprio autore-prodigio, esordisce anche dietro la macchina da presa, affidandosi la parte di co-protagonista. Un film che, pur ancor privo di qualche ingenuità, prepara la strada alle sue opere future, dimostrando tutta la sua versatilità anche in fase di sceneggiatura, dalla quale escono personaggi ottimamente caratterizzati e una storia tanto "piccola" e intima quanto ricolma di significati. Come pure nel suo successivo, splendido per chi scrive, Les Amours imaginaires, Dolan utilizza alla perfezione la componente sonora, con canzoni rock-pop d'atmosfera che sottolineano col giusto tempismo alcune delle scene chiave. Ammirevole.

Giulio Cesare, di Joseph L. Mankiewicz. Con James Mason, Greer Garson, Deborah Kerr, Marlon Brando, John Gielgud, Louis Calhern. Nel 44 a.C. Cassio e Bruto, insieme ad altri senatori, organizzano una congiura contro Giulio Cesare, assassinandolo a tradimento nel giorno delle Idi di marzo. Marco Antonio, protetto e grande amico di Cesare, conquista il favore del popolo mettendolo contro gli assassini e dando il via ad un aspro conflitto. Dal classico di Shakespeare, Mankiewicz realizza un'opera fedele che, seppur peccando di eccessiva verbosità (soprattutto nella prima parte) risulta di notevole livello grazie alle superbe interpretazioni di un grande cast (Brando, Mason, Gielgud, Calhern, Kerr) e ad una messa in scena potente e sontuosa che ci regala anche coinvolgenti scene di massa con gran numero di comparse. Un dramma storico che, affidandosi alla fonte originaria, si concentra soprattutti sugli uomini e sui loro tormenti,gelosie e vendette. Risonante.

Wristcutters - Una storia d'amore, di Goran Dukic. Con Patrick Fugit, Shea Whigham, Shannyn Sossamon, Tom Waits, Will Arnett, Leslie Bibb, John Hawkes, Mark Boone Junior, Sarah Roemer, Nick Offerman. Il giovane Zia, disperato per la fine della sua storia d'amore con Desiréé, decide di togliersi la vita, ma si risveglia in una sorta di "purgatorio" assai simile alla vita terrena, con l'unica differenza che nessuno riesce ad essere felice. Quando scopre che anche la sua ex-fidanzata si è suicidata, Zia si mette in viaggio insieme ad un amico alla sua ricerca, ma durante il tragitto i due incontrano Mikal, una bella autostoppista. La ragazza, morta per overdose e non per intenzione, sta cercando di trovare "coloro che comandano" il luogo per farsi rimandare indietro... Bizzarro road-movie che, sotto l'alito da commedia, comunque graffiante e mai banale, nasconde anche significati molto più profondi sul reale significato della vita. Non privo di un riuscito surrealismo, e ricco di personaggi e situazioni simpatiche e originali, Wristcutters può inoltre contare su un'idonea colonna sonora e su un buon cast, su cui spiccano il sempre grande Tom Waits e la splendida Shannyn Sossamon, la cui bellezza particolare illumina letteralmente lo schermo. Amabile.

Snowpiercer, di Bong Joon-ho. Con Chris Evans, Kang-ho Song, Ed Harris, John Hurt, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, Ko A-sung, Kenny Doughty, Ewen Bremner. 2031. In seguito ad una nuova era glaciale i pochi sopravvissuti sono costretti a vivere su un treno, lo Snowpiercer, che continua a spostarsi in giro per il mondo producendo così energia. Gli abitanti delle ultime carrozze vivono in una costante povertà e sono oggetto di soprusi e ingiustizie da parte dei ricchi, che hanno al loro comando ingenti forze militari. Un giorno Curtis decide di opporsi e lancia una rivolta che cambierà per sempre il corso delle cose. Il film più costoso mai realizzato in Corea del Sud, pur frutto di una co-produzione internazionale, vede il grande regista Bong Joon-ho cimentarsi con la trasposizione di un graphic novel francese apprezzato dalla critica. Snowpiercer è un film maestoso che, attraverso metafore e paradossi, analizza gli strati sociali della realtà odierna, tra le vittime e gli approfittatori, innescando un solenne e rabbioso canto di libertà che parte, come spesso nelle rivoluzioni, dai ceti più bassi. Il treno, rappresentazione ragionata e intelligente che rispecchia l'umanità, è il mezzo perfetto per quest'opera che usa la fantascienza (e la violenza, necessaria e mai gratuita) a scopi più profondi e ricchi di sfaccettature. Tecnicamente impeccabile, la pellicola può inoltre contare su un cast strepitoso, da un convincente Chris Evans all'attore feticcio del regista, il sempre superbo Kang-ho Song, e con una colonna sonora che non si dimentica. Meraviglioso.

Il clan del terrore, di Jacques Tourneur. Con Vincent Price, Boris Karloff, Peter Lorre, Basil Rathbone, Joyce Jameson, Joe E. Brown. Il proprietario di un'agenzia di pompe funebri, prossimo allo sfratto, cerca di aumentare guadagni procurandosi da solo i clienti, uccidendoli nella notte. Le cose si complicano quando decide di assassinare proprio il proprietario della sua casa... Raffinatissima commedia nera di Tourneur, che gioca inteligentemente col demenziale in un un susseguirsi di gag che strappano risa e sorrisi, curando anche con attenzione l'accentuata caratterizzazione dei personaggi. Al resto pensa il cast, col trio di leggende Price - Karloff - Lorre nuovamente insieme con l'aggiunta del grande Basil Rathbone (storico interprete di Sherlock Holmes). Dilettevole.

https://www.youtube.com/watch?v=GftG38uhJAo

Pulp Fiction al CINEMA!! e NON è tagliato!! lo dico eprchè il circuito The Space fece uno scempio de Le Iene...stavolta tutto ok invece

Il nostro agente all'Avana, di Carol Reed. Con Maureen O'Hara, Alec Guinness, Ernie Kovacs, Noel Coward, Burl Ives, Ralph Richardson. Un commerciante di aspirapolveri inglese, residente da qualche anno a Cuba, viene scelto dal servizio segreto britannico come informatore. L'uomo, dapprima riluttante, accetta l'incarico ma incapace di agire come un vero 007, comincia a inventarsi notizie e particolari su presunte scoperte nemiche, mettendo in pericolo anche la sua stessa vita. Tratto dal romanzo di Graham Greene, uno spy-movie tendente alla farsa che però esplode nella sua carica comica solo in poche occasioni, rimandendo un po' smorzata dall'intreccio spionistico che ad un certo punto sfiora il paradosso. Reed però dirige come di par suo e il cast, comprimari d'eccellenza inclusi, svolge il suo lavoro egregiamente, rendendo la pellicola seppur imperfetta comunque piacevole alla visione. Fruibile.

Blindness,di Fernando Meirelles. Con Julianne Moore, Mark Ruffalo, Alice Braga, Danny Glover, Gael García Bernal, Sandra Oh, Joe Pingue, Yusuke Iseya, Yoshino Kimura, Don McKellar. Un uomo che sta guidando diventa improvvisamente cieco. E' solo il primo caso di un'epidemia che ben presto colpisce gran parte della popolazione, costringendo il governo al drastico provvedimento di rinchiudere in quarantena tutti gli infetti. Ma mentre al di fuori della struttura scelta come luongo di internamento la cecità continua ad espandersi, all'interno di essa i malati sono costretti a subire le peggiori privazioni umane, che aumentano quando nell'edificio arriva anche una banda di criminali spietati, ciechi anch'essi, che comincia a spadroneggiare con la forza. L'unica speranza per tutti rimane far affidamento su una donna, moglie di un oculista, fintasi cieca per restare insieme al compagno ma che in realtà è ancora in grado di vedere. Pur privo dell'intensa forza originaria dello splendido romanzo di José Saramago, Blindness è un ottimo adattamento che non fa sconti, riportando anche le sequenze più crude del libro con una certa potenza visionaria di grande fascino. Un'umanità allo sbaraglio che, anche nelle situazioni più tragiche, riesce ancora a dividersi e ad abbandonarsi a crudeltà e violenza, ma è anche capace di sinceri e genuini gesti d'amore. Un dramma potente che utilizza l'epidemia come specchio della società, dove ognuno ha smarrito le proprie certezze e la vista non è l'unica cosa che finisce persa nell'epidemia. Mereilles mette in scena la storia tagliando poco e concentrandosi bene sui suoi protagonisti, guidati da una sempre bellissima / bravissima Julianne Moore. Fedele.

Visto Captain America: The winter Soldier:

Non sono un grande fan di Captain America, ma il film mi è piaciuto, molto scenografico e con ottimi effetti speciali, era di tempi (comunque abbastanza recenti di The Avengers) che non vedevo un film Marvel.

Ovviamente non ci si aspetta discorsi filosofici e situazioni che ti fanno pensare troppo, ma è ottimo per passare un paio d'ora con le care vecchie scazzottate dei film con i supereroi come protagonisti.