In ritardo, ma non avevo tutta questa fretta di prendermi pomodori e uova marce
Joker (2019)
FIlm da 6 e 1/2, che sarebbe stato un bel 4 tondo se non per la prestazione superlativa dell'attore protagonista, e per colonna sonora che non posso che approvare. Ma lì ci si ferma.
Sicuramente una tipologia di film che con me personalmente non raggiungerà mai il massimo: il revisionismo o peggio l'esaltazione di un villain che non abbia già nel background originale una buona, ottima giustificazione alla sua malvagità passa, nel migliore dei casi, un messaggio che non condivido - ma almeno rende tragico un personaggio spaventoso. Dracula di FFC un bell'8 se lo prende anche da me : P
Nove volte su dieci purtroppo il tentativo si arena nel patetico.
In questo film peggio che mai: l'effetto patetico è voluto, cercato e forzato (imperdonabile lo stravolgimento di scene canon fondamentali, vedi il bacio al talk show), tanto che non sono riuscita nemmeno ad apprezzare appieno l'unica vera scena 'da Joker' (il finale) per quanto non c'entra nulla - come struttura - con il resto.
Troppo poco fluido anche il passaggio tra le scene di miseria fisica e morale estremamente realistiche (perlomeno molto belle come regia, per fortuna) e gli inserti della Gotham fantasy messe lì per i fan DC - dannosa e inutile soprattutto la scena con il piccolo Bruce, visto che avevano a disposizione il bel filone di Wayne senior da sfruttare.
Mi ha fatto l'effetto di vedere quasi due film distinti, e due ore mi son sembrate quattro, non in senso buono.
Non rimpiango troppo il prezzo del biglietto, ma l'occasione sprecata si.
Il 15/11/2019 at 18:28, JonSnow; dice:Joker (2019) - Voto: 9
...
''Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava, perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.''
Egli è infine libero, e tale libertà è il definitivo elemento responsivo a quesiti mai posti.
Joker di Joaquin Phoenix
Un gran bel film ,emotivamente devastante in cui Joaquin è uno Joker diverso da quelli finora portati sullo schermo .E' diverso dal grande Nicholson irritante come una zanzara tigre il cui morso lascia poco il segno, ed è diverso da quello ,terribile perchè rappresentava la gratuità feroce e compulsiva del male ,di un altro grande attore e cioè Ledger la cui crudeltà totale è davvero intollerabile anche perchè poco spiegabile.
In effetti non è un film tratto da un fumetto, ma è una lucida e feroce analisi su come un essere scenda nei suoi inferi ,un essere umano vessato in modo stomachevole nella sua infanzia ,caratterizzata da violenza gratuita che aveva rimosso anche con il supporto ( si fa per dire ) della madre adottiva che gli diceva di sorridere perchè era Happy.
Arthur sedato da farmaci
vive un'esistenza di grama solitudine in una società che non tollera i deboli ,i malati,i reietti ed in cui è angariato da chi è quasi come lui,dai bulletti di quartiere fino ad arrivare al grande magnate che dice di supportare i soggetti meno fortunati ma non lo fa.
Almeno i primi mostrano chi sono , ma peggiore è l'ipocrisia di chi vuole sembare un filantropo ma non lo è.E infatti Gotham ribolle ed è pronta a ribellarsi a chi crede di essere dalla parte del giusto avendo come leader un reietto che era perfettamente consapevole di Non essere , di non vivere,di essere trasparente finchè non era usato per scatenare i peggiori istinti di ragazzini che con la violenza volevano dimostrare di esistere o di disgustosi personaggi della classe media che si sentivano in diritto di poter mobbizzare una ragazza solo perchè donna sola e di sfogare la loro frustrazione su chi secondo loro non era in grado di difendersi.Joker ad un certo punto,anche privato dei farmaci di supporto e di un minimo di assistenza sociale perchè la politica aveva deciso che persone come lui erano rifiuti da buttare nel cassonetto e come tale andavano trattati,comincia la sua discesa verso l'inferno della sua consapevolezza,comincia ad ESSERE ,ad Esistere e ciò accade nel preciso momento in cui conosce il suo passato.
“Per tutta la vita non ho mai saputo se esistevo veramente, ma esisto, e le persone iniziano a notarlo! “ (Arthur Fleck)
Allora diventa lucido e determinato iscenando spesso una danza macabra perchè sa perfettamente cosa ha bisogno di fare,cosa deve fare per liberarsi dalle infrastrutture ipocrite che lo hanno fasciato come una mummia facendogli perdere la consapevolezza di se ( ed in questo le mancate carezze di una madre inqualificabile , che gli mente fin quasi alla fine, hanno un ruolo chiave visto che esse sono fondamentali per instillare in un lattante il concetto del sè diverso dall'ambiente esterno)
Solo vendicandosi dei torti subiti a tutto tondo e su tutti egli raggiunge una sua dimensione che lo soddisfa, quella del mostro non raffinato alla Lecter ma ugualmente feroce che tutta la popolazione dei reietti di Gotham elegge a proprio capo.Film bellissimo con un grandioso Pheonix che anche fisicamente riesce a dare grande verosimigliaza alla nascita di un cattivo non più solo un cartone stereotipato.
E Gotham brucia essendo tutta o quasi banlieue: quella remota - dove il lavoro scarseggia e i conflitti si aggravano - e quella vicina alle periferie ,terra di approdo della classe media espulsa dal centro, dove i confini si fanno labili e l’abbandono è totale ma che importa ?Facciamoci 4 risate nello show di Murray anche lui profondamente ipocrita e assassino per audience di chi non ha nessuno che lo difenda
Voto 9 da vedere assolutamente
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
9 hours fa, Lyra Stark dice:Ecco questo è un fenomeno cui si sta assistendo ormai prepotentemente da anni vuoi anche per la questione che "pure i cattivi hanno le loro giustificazioni" o meglio i cattivi non esistono ma esistono le sfumature. Vero da un certo punto di vista ma ciò non toglie gravità e sdegno alle azioni che alcuni compiono. Per non parlare di rendere i malvagi affascinanti e simpatici, trasformandoli in una versione friendly che trasforma in marachelle e barzellette pure le loro gesta o comunque ne mina la gravità per censura morale.
Personalmente non nutro alcun amore né interesse per il personaggio che trovo solo negativo quindi il film non mi attira. Trovo invece preoccupante che questa figura sia divenuta beniamino delle masse soprattutto di giovani.
Sono d'accordo con quanto scrivi sul giustificazionismo e il contestualismo dilagante di questi tempi (al cinema quanto nei refrain politici), ma non penso se ne si possa parlare in relazione a questo film. Anzi, credo che l'atteggiamento a cui fai riferimento (deprecabile) sia attribuibile soltanto a qualcuno che ne abbia completamente travisato il significato scambiando il Joker di Phoenix con una specie di eroe rivoluzionario e il film come una crociata contro le brutture dei capitalisti kattivi.
Invece a parer mio quella è solo una lettura estremamente superficiale e per di più scorretta.
Non credo ,da quello che ho capito nel film si condanna tutti e si fa capire che in Gotham nessuno è puro e senza peccato .
Inoltre siamo sicuri che tutta la storia non si svolga nella mente malata di Joker come per darsi una giustificazione ?
Insomma il film va interpretato a 360 gradi cercando di coglierne ogni indizio e ogni sfumatura .
E in ogni caso l’interpretazione di Phoenix è fatta per suscitare empatia : indubbiamente ,ma alla fine assistiamo alla nascita di un criminale che è rinchiuso in un manicomio e che riesce ad aggregare chi ha vari problemi di adattamento compresi quelli che vogliono distruggere per distruggere .
Insomma stiamo parlando di Joker l’antagonista del cavaliere oscuro mica di un Ser Gregor Clegane alias la montagna ...
Ringrazio il mio caro amico JonSnow; per aver ideato e creato le immagini dei miei bellissimi ed elegantissimi avatar e firma
;
« I am a wolf and I fear nobody. »
''They were insulting Jon and you sat there and listened.''
''Offend them and Jon loses his army.''
''Not if they lose their heads first.''
« Leave just ONE wolf alive and sheeps will NEVER be safe. »
« When the snows fall and the white winds blow, the lone wolf dies, but the pack survives. »
''I lupi sani e le donne sane hanno in comune talune caratteristiche psichiche: sensibilità acuta, spirito giocoso, e grande devozione. Lupi e donne sono affini per natura, sono curiosi di sapere e possiedono grande forza e resistenza. Sono profondamente intuitivi e si occupano intensamente dei loro piccoli, del compagno, del gruppo. Sono esperti nell'arte di adattarsi a circostanze sempre mutevoli; sono fieramente gagliardi e molto coraggiosi. Eppure le due specie sono state entrambe perseguitate''.
Come dicevo nell'analisi postata in precedenza,
Joker (2019) - Voto: 9
Ogni fotogramma è così vivido nel rappresentare la miseria dell'individuo, e l'interrelazione di quella stessa miseria con quella insita nella società di cui è parte passiva e attiva in un'indefinita assenza di tempo. Profondamente comune, brutalmente ecumenico. Società e uomo mai si scindono, pur essendo due entità diversamente costituite, assaporando la condivisione del sempre verde degrado. E così ogni istante non può che essere permeato da un senso di profonda angoscia, da ansie di rituale e inevitabile accadimento. Il circoscriversi di un essere assuefatto nella sua stessa debolezza apparente, ricettore passivo di un diverso susseguirsi. Pelle ed ossa che diventano immagini di una simbolica e sconcertante fragilità, interconnessione tra un rachitismo fisico e il consolidarsi di una vulnerabilità astratta.
La silenziosa apertura alla possibilità di scelta, all'attribuzione di ogni responsabilità, brillantemente diramata nel senso di un'ineluttabile empatia. L'ambivalente e controverso dilemma, la spartizione delle colpe. La società, di cui la prevaricazione e il predominio sono lussuriosi amanti, che rigetta l'individuo non conforme, ma al tempo stesso l'individuo non conforme che rigetta una società che non lo rispecchia. Ancora, la società come un dispotico contenitore di situazioni e assetti precedente organizzati, l'individuo come un caotico recipiente di idee solamente accennate, concettualmente privo di collocazione. Il mutuale fallimento dell'integrarsi e dell'integrare, ove altrettanto mutuale è il peso della comune colpa. Essere al cospetto di un ambiente in cui non ci si identifica ma di cui si è irrimediabilmente parte significa dunque soccombere alla responsabilità di vagare in un'area poco nitida e allontanarsi sempre più dalla comprensione.
E così Arthur semplicemente è. Indissolubilmente intrappolato nella beffa di un risata che è connaturata nei suoni di un sofferente e perenne ragliare. Incapace di relazionarsi all'esistenza, ai suoi pari. Incapace di relazionarsi a sé stesso. Uno spietato residuo in carne di un'educazione mancata, disgregata dal vuoto costituito dall'assenza di autentici modelli di riferimento. Un essere che non si è mai affacciato ai prodromi di un sillabario emozionale, mai indotto, di riflesso, alla formazione di esigenze motivazionali e relazionali, mai realmente sospinto alla creazione della propria morale e alla nascita del proprio quanto autentico Io. Mai realmente evoluto; prigioniero consapevole e al tempo stesso inconsapevole in una sfera emotiva profondamente infantile, disorganizzata e candida, afflitta da un errato e disturbante scambio madre-figlio. La sua mente è dunque un disordinato giardino di pulsioni incontrollate e di convinzioni monche, la cui emancipazione non è stata mai realmente raggiunta, ma solo vagamente sfiorata. La moltitudine dei suoi comportamenti più accennati non sono che il riflesso di un'infanzia in cui egli stesso è violentemente cristallizzato. Un essere vittima della peggiore delle barbarie: l'impossibilità di formarsi, l'impossibilità di un'autonomia mentale, spirituale e sociale.
Lo stesso rapporto materno, da adulto, è il basico reflusso di un soggetto la cui incapacità relazionale è controversa istanza di mancata evoluzione. Egli accoglie su di sé il peso di una madre delirante; l'accudire l'altro come unico esercizio d'amore semplicista, ma profondamente enfatico nella sua disarmante purezza, devoto e costante nel prendersi cura del simbolo e della maggior causa delle sue falle sociali e di qualsivoglia scambio interpersonale. Mai banalmente egli si perde nell'incedere in sé stesso, ma sempre drammaticamente vincolato alla propria tragedia, e così i suoi poco elaborati meccanismi di difesa.
Egli vive nel paradosso di un identità profondamente immatura e solo parzialmente formata, un paradosso altrettanto costituito dall'essere una forma addensata nella solitudine che ricerca tuttavia in modo costante e pedissequo la vicinanza del prossimo, scontrandosi di conseguenza con il rinnovato censimento di un'altrettanto organizzata indifferenza che tende a respingerlo e a isolarne maggiormente l'essere, alimentando il dubbio del suo configurarsi come vittima del presupposto sociale. Così Arthur è emblema di una condanna, e ogni prova d'empatia viene smembrata e ricostituita in una costante incursione nella psichedelica non-esistenza. Preciso e inconfutabile, le sue parole e le sue gesta lo rendono eternamente adagiato in una logorroica furia, il sincopante ed evidente bisogno di enfatizzare il proprio esistere.
Crudele e veritiero, l'emanazione di una solitudine profondamente equilibrata nel suo perenne conflitto. La raffigurazione dello sfero di Empedocle, solo ma stabilmente legato alla proiezione e alla stabilità di sé.
Ogni parte del suo essere lentamente gocciola nel patologico, mutazione in una creatura manchevole di censura morale, dedito al disfacimento della convenzione. Nell'omicidio egli riscopre la conseguenza della propria incapacità a creare ed edificare, e dunque l'avversa inclinazione al distruggere. La componente mnemonica è soltanto accennata dai singulti della rimozione. Una fragile creatura che incamera ed esercita una violenza già latente in sé stessa, disseppellita in una raccapricciante metamorfosi.
Quasi con grazia Arthur consegue nel poco credibile riferimento di una visione destabilizzata. La sua struttura identitaria diviene la testimonianza di un perverso divenire. La trasgressione è dunque pura e sperimentale didattica, il respiro derivato dall'allentamento di ogni principio costrittivo.
Il suo sorriso rosso è dunque dipinto che irride la boria di fallimentari convenzioni. Mediante la sua armoniosa danza diffonde l'effetto di un'allucinazione collettiva, l'anarchia dell'individuo che assorbe ogni residua priorità sociale in una spirale di depravazione, assoluzione e colpevolezza.
Sono le parole di Charles Dickens ad essere ultimo emblema di un'esistenza drammatica, di un qualcuno il cui unico desiderio era rappresentato dal far sì che gli altri ridessero con lui e non di lui;
''Risero alcuni di quel mutamento, ma egli li lasciava ridere e non vi badava, perché sapeva bene che molte cose buone, su questo mondo, cominciano sempre col muovere il riso in certa gente.''
Egli è infine libero, e tale libertà è il definitivo elemento responsivo a quesiti mai posti.
il Joker di Phoenix è il risultato di un fallimento evolutivo, relazionale e di una mancata integrazione alla società. La pellicola è in questo vezzosa, adopera sottili strati di vulnerabilità emotiva e visiva per diffondere una struttura narrativa che induca ad adibire le sue azioni e la sua identità all'interno di una meccanica che lo configuri come vittima e simbolo di disagio. Se al netto di ciò c'è comunque una logica parziale e riesca nell'intento - perché difatti l'assenza di empatia è un atto grave per un essere umano in una società civile, che ne inficia tutte le azioni e lo rende distante dalla vicendevole comprensione del dolore - permane comunque impossibile scinderlo da una dimensione di responsabilità oggettiva, che egli ha tanto nelle efferatezze che compie, tanto nel non essersi integrato e adattato in maniera sana alla società che lo ha respinto, ma che egli stesso ha respinto. Si tratta di un'identità monca, profondamente segnata dall'impossibilità di svilupparsi in canoni etici e morali di un certo tipo, altrettanto resa fallace da una personalità le cui sensazioni e pulsioni sono difatti oggetto di una regressione alla sfera infantile, ove lo spettro emotivo è estremamente ristretto ad emozioni essenzialmente basiche, ridotte, ma di elevata intensità. Il suo divenire sfocia nella perversione perché distorti sono stati tutti i suoi riferimenti sin dall'inizio, come poco sane le evidenze relazionali di cui è stato consapevole e inconsapevole partecipe. Non è riuscito ad emergere né a formare il suo Io in una circostanza sana e fruttuosa, pertanto il suo stesso essere e i tratti della sua personalità, quello stesso Io, sono un surrogato di evidenze del processo di cui sopra. Non è mai riuscito a evolvere né a sublimarsi.
Tutto ciò rende quindi possibile provare pena per lui e riscontrarne le angosce in un ciclo di azioni ed eventi essenzialmente mortificanti e dilanianti, ma al tempo stesso rende impossibile esularlo da responsabilità evidenti che egli ha e sono circoscritte. Non è un soggetto innocente, nemmeno a livello metaforico. E' parte di un costrutto di meccaniche disfunzionali, e ne è anche parte attiva. Non è il colpevole, ma uno dei tanti colpevoli.
Contribuire a mitizzarlo e ad elevarne le gesta sotto una luce positiva diviene un esercizio ambiguo e pericoloso, oltre a significare aver recepito il film sotto una luce particolarmente allarmante.
« I did what I thought was right. » Jon Snow
« There are no men like me. Only me. » - Jaime Lannister
« No one can protect me. No one can protect anyone. It's true, I am a slow learner, but I learn. Winterfell is Our Home, we have to fight for it. » - Sansa Stark
« Leave one wolf alive and the sheep will never be safe. » - Arya Stark
« A good act does not wash out the bad, nor a bad act the good. » - Stannis Baratheon
Take my Heart when You go _ Take Mine in It's Place.
Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via, dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo, dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai. Ti salverò da ogni malinconia, perché sei un essere speciale. Ed io avrò cura di te.
Il 11/10/2019 at 12:34, Lady Monica dice:Per il messaggio di fondo. Mi porta rabbia prche mostra esattamente lo scollamento tra i poveri e i ricchi è come questi ultimi vengano lasciati indietro. Il film è ambientato negli anni 80, ma è come se fosse adesso. Viviamo in una società dove i ricchi (il signor wayne nello specifico del film) vuole migliorare la città ma nello stesso tempo insulta chi manifesta per il proprio miglioramento personale. Si elargiscono aiuti senza sistemare i problemi di fondo.
Arthur necessità di aiuto, ma siccome è un poveraccio non ne riceve. Viene tagliato il walfere, non prende piu le medicine e sbam va "stranamente" fuori di testa perche in fondo a nessuno frega niente di uno come lui.
Sono perfettamente d'accordo con voi ma appunto come dimostra l'intervento qui sopra, che non condivido, non tutti danno la stessa interpretazione.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
the lone wolf dies, but the pack survives
Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
Io invece ho apprezzato il film proprio perché da un background ad Arthur con cui lo spettatore è portato ad empatizzare. Di solito nei film si vedono i cattivi che sono cattivi "perché sì", mentre nella vita reale nulla è bianco o nero e uno non nasce cattivo ma lo diventa a causa delle circostanze in cui vive. Famiglie disfunzionali, traumi infantili, problemi psicologici gravi... non giustificano la persona a diventare un sadico assassino ma danno un contesto a quello che la persona fa.
Poi io non credo che stiamo assistendo a un'idealizzazione del cattivo e al suo renderlo un esempio per i giovani. I cattivi dei film da che mondo è mondo sono sempre stati i personaggi più affascinanti.
Non credo che i ragazzini che 20 anni fa si vestivano da Darth Vader a carnevale oggi siano dei maniaci.
Semplicemente ci sono dei personaggi, delle icone che rappresentano il male e lo esorcizzano, un po' come i gargoyle sulle chiese gotiche.
Questa è l'unica Odissea: gli Argonauti partono in cerca della realtà per trovare, alla fine,
colui che la sta sognando. (Il pappagallo dalle sette lingue)
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo. ( Virgilio - Eneide )
Tutte le fini sono il mio inizio, tutti i cammini sono il mio sentiero.
(benedettini disertori)
Hai detto bene possono spiegare perché una persona è così ma non giustificano le sue azioni. E comunque il discorso è valido fino a un certo punto. Molte persone normali con famiglie per quanto possibile normali (ne esistono? ognuna ha i propri casini) compiono atti orrendi senza avere infanzie traumatiche alle spalle. Li compiono per scelta. Il problema è che forse non ne percepiscono la gravità. O quantomeno non se ne curano.
Certo i gargoyle e chi per essi erano delle icone con quella funzione ma funzionavano così bene, così come i cattivi stereotipati o non approfonditi delle fiabe, perché non si stava là tanto a chiedersi le loro motivazioni e a psicanalizzarli. Erano un simbolo e un monito e un esempio da non seguire. Anche nelle tragedie greche, dove c'era maggiore approfondimento dei personaggi, decisamente piu umani o sfaccettati com'è di moda, venivano messi in scena atti contro la morale, ma anche in questo caso la funzione catartica serviva ad ammonire il pubblico proprio a non seguire certi esempi.
Darth Vader rientra in parte nel discorso perché comunque alla fine della sua favola ammette di aver sbagliato e paga per i suoi errori. È il primo a riconoscere che il suo comportamento non va seguito.
In tutto ciò emerge come non siano l'empatia o la contestualizzazione il problema, ma la mancanza di una sorta di ammonimento riguardo certi personaggi o comportamenti. Così come scrivevo in relazione ad altri fenomeni si rischia la banalizzazione, o peggio ancora l'abitudine.
Ad ogni modo il mio discorso di proospettiva molto ampia probabilmente, così come avevo avvertito, esula abbastanza dal mero contesto in cui è nato e forse non è il caso di proseguirlo qui.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
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Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
1 hour fa, Lyra Stark dice:In tutto ciò emerge come non siano l'empatia o la contestualizzazione il problema, ma la mancanza di una sorta di ammonimento riguardo certi personaggi o comportamenti.
Io ti consiglio comunque di vedere il film, per farti un'idea diretta sul fatto che dicevi
Io non trovo che in Joker ci sia stato un tentativo di "esaltare" o tantomeno giustificare le azioni efferate in generale (in teoria, una persona mediamente dotata di intelletto, dovrebbe essere in grado di capire da sé che - detta molto banalmente - quelle sono cose sbagliate e esempi da non seguire). L'ammonimento di cui parli, ammesso che sia necessario per un regista porsi il problema di averne inserito uno, è spesso già racchiuso nella brutta fine che il cattivo fa.
4 minutes fa, ryer dice:Io non trovo che in Joker ci sia stato un tentativo di "esaltare" o tantomeno giustificare le azioni efferate in generale
Esatto. Il film non dà nessuna giustificazione sullo scivolamento della follia di Joker, la mostra solamente. Come ha detto JonSnow, lui è colpevole tra i colpevoli.
L'empatia che lo spettatore può nutrire verso di lui è un meraviglioso inganno visto che, alla fine, il comportamento di Joker porta una città al disastro che di certo non riallinea la differenza sociale tra ricchi e poveri.
Mah sinceramente io non necessito che un film mi insegni un'etica. Me la sono costruita nella vita. Tuttavia può far riflettere su alcune cose a cui solitamente non pensi.
2 hours fa, Lyra Stark dice:Hai detto bene possono spiegare perché una persona è così ma non giustificano le sue azioni. E comunque il discorso è valido fino a un certo punto. Molte persone normali con famiglie per quanto possibile normali (ne esistono? ognuna ha i propri casini) compiono atti orrendi senza avere infanzie traumatiche alle spalle. Li compiono per scelta. Il problema è che forse non ne percepiscono la gravità. O quantomeno non se ne curano.
Hai evidenziato il punto: ciò che agli occhi di un bambino è traumatico non lo necessariamente per un altro. Ci sono persone che diventano degli str***i patologici da adulte anche solo se la mamma da piccoli non li abbracciava abbastanza secondo loro. Altre che sopravvivono a cose indicibili e diventano ancora più forti. Noi ci costruiamo la personalità in base a come reagiamo emotivamente alla vita e ci sono infinite variabili come sono infinite ed uniche le persone.
Tutto questo ovviamente accade a livello subconscio ed è anche molto molto difficile capire, accettare soprattutto, perché ci comportiamo in un modo e non in un altro e accettare soprattutto che ben poco di quello che facciamo o diciamo è davvero nostro, ma è il risultato di ripetuti, innumerevoli "lavaggi mentali" ottenuti attraverso la crescita e le relazioni con la famiglia prima e la società poi.
Infatti c'è anche un motivo per cui questo film attira alcuni (come me per esempio) e in altri come @Lyra Stark crea fastidio.
Comunque, forse sto divagando.
Questa è l'unica Odissea: gli Argonauti partono in cerca della realtà per trovare, alla fine,
colui che la sta sognando. (Il pappagallo dalle sette lingue)
Flectere si nequeo superos, Acheronta movebo. ( Virgilio - Eneide )
Tutte le fini sono il mio inizio, tutti i cammini sono il mio sentiero.
(benedettini disertori)
20 hours fa, Iceandfire dice:Inoltre siamo sicuri che tutta la storia non si svolga nella mente malata di Joker come per darsi una giustificazione ?
Interessante ipotesi. Io comunque credo che tutto quello che accada sia vero, perché sarebbe coerente con lo stile realista e sporco del film.
4 hours fa, Oathkeeper dice:Mah sinceramente io non necessito che un film mi insegni un'etica. Me la sono costruita nella vita. Tuttavia può far riflettere su alcune cose a cui solitamente non pensi.
Sì appunto.. immagino ci saremmo persi molte cose se tutta l'industria cinematografica si fosse sempre occupata di insegnare o meno un'etica allo spettatore
Diciamo che alla base dei miei logorroici ragionamenti ci sono anche fatti. Per esempio laddove citavo la mitizzazione di un personaggio di per sé dalle connotazioni negative (Joker è come minimo un criminale) specie presso i più giovani, vi basti pensare che è stato oggetto di molti simpatici spettacolini nelle discoteche in quel di Halloween. E rendere un criminale il protagonista di spettacolini discotecari con la consorte Harley (pure lei mitizzata e assurta a nuovo mito delle ragazzine quand'anche è al minimo una persona molto disturbata) diciamo che come minimo mi dà da pensare ecco.
Pure io non baso la mia etica sui film ma perché ho avuto modo di formarla nel tempo con insegnamenti (quando ancora si usava darli) ed esperienze. Se però passi a un tre/quindicenne l'idea che un pazzoide criminale è prima di tutto simpatico e divertente nella sua follia la gravitá degli atti che compie rischia di passare in secondo piano.
Questo ovviamente non riguarda tanto il film ma più una mia considerazione generale sul fenomeno e sul fatto che questo personaggio ogni volta sembra ammaliare tanto il pubblico, specie quello giovane, giusto per spiegare la mia linea di pensiero che tanto pare avere colpito.
E' sempre un dispiacere che quando tutti i lupi dovrebbero sollevarsi, un posto possa rimanere vuoto.
A man might befriend a wolf, even break a wolf, but no man could truly tame a wolf.
When the snows fall and the white winds blow,
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Stark è grigio e Greyjoy è nero
Ma sembra che il vento sia in entrambi
30 minutes fa, Lyra Stark dice:Se però passi a un tre/quindicenne l'idea che un pazzoide criminale è prima di tutto simpatico e divertente nella sua follia la gravitá degli atti che compie rischia di passare in secondo piano.
Questo però non è colpa del film ma della società vuota in cui viviamo.