@Euron Gioiagrigia beh, mi riferivo a casi piú eclatanti (e soprattutto fuori dal controllo di quei paesi che spingono maggiormente), ma anche cose come queste dimostrano come ben altro si potrebbe fare che picchiare sempre sugli stessi tasti.
Se non si picchiasse sempre sugli stessi tasti, da una parte e dall'altra, si perderebbe tutto l'aspetto politico e ideologico che vi è dietro.
Ovviamente so che ti riferivi ai casi più eclatanti, ma criticare Paesi non occidentali su questo tema farebbe entrare in contraddizione il progressismo per cui non si fa e non si deve fare.
11 ore fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:L'espressione Norimberga era eufemisticamente biasimevole quando veniva usata dai no vax in riferimento ai provvedimenti contro la pandemia e lo è anche in questo contesto, o in qualunque altro contesto meno grave della Shoah. Inoltre, mi sovviene di aggiungere che un'eventuale vendetta delle Natura verso noi inquinatori incalliti non coinvolgerebbe alcune persone, ma tutti noi.
Mai parlato di vendetta della Natura, che non mi risulta sia qualcosa di senziente.
Ma la sistematica violazione di protocolli, le leggi fatte apposta per favorire interessi economici a scapito del benessere delle persone, beh... ci sono nomi e cognomi ben precisi.
Già oggi le vittime - tanto nel senso di morti, quanto nel senso di gente costretta a emigrare, o che ha perso il sostentamento economico - del cambiamento climatico si misurano in milioni all'anno, tra le altre cose. L'operato politico di mantenere l'attuale direzione forse sembra più lontano, sfocato, rispetto al nazismo, anche perché, immagino, non c'è la figura apicale su cui far convergere l'attenzione.
Quando (ormai non è più questione di "se") i flussi migratori da un'Africa ormai inabitabile se non in fasce ristrettissime si misureranno a milioni di persone l'anno, quando metà delle città costiere saranno sommerse... beh, spero che ci si ricorderà che tutto questo poteva essere non dico evitato, ma combattuto e mitigato.
9 ore fa, Manifredde ha scritto:Non é che si possano neppure fare miracoli peró. Non fermi un treno merci di 1km in piena corsa solo perché c'é una frana piú avanti, pur con tutta la buona volontá, non é fattibile.
Infatti il tempo per agire era trent'anni fa.
Ciò non toglie che, per il bene delle generazioni future, sia necessario intervenire per limitare i danni.
9 ore fa, Manifredde ha scritto:Non sono quelli che gridano "ambientalisti buu" ad essere il problema, é l'inerzia di un mondo che non puó ribaltarsi in una generazione, soprattutto se quelli che spingono per farlo sono una piccola percentuale del totale.
Infatti il mondo doveva iniziare a cambiare molto prima, e se non è stato fatto non è solo per inerzia, è perché c'è chi ha voluto che le cose andassero in una determinata direzione. E chi grida "ambientalisti buu" (inteso nell'accezione di usare influenza mediatica in tal senso) è, a certi livelli di potere, esattamente chi insiste per andare avanti su questa strada.
8 ore fa, Euron Gioiagrigia ha scritto:Se non si picchiasse sempre sugli stessi tasti, da una parte e dall'altra, si perderebbe tutto l'aspetto politico e ideologico che vi è dietro.
Ovviamente so che ti riferivi ai casi più eclatanti, ma criticare Paesi non occidentali su questo tema farebbe entrare in contraddizione il progressismo per cui non si fa e non si deve fare.
A dire il vero il primo a cui chiederei di rendere conto non è di un Paese Occidentale, eppure mi ritengo progressista e non mi sento in nessuna contraddizione, pensa te.
Non confondere progressismo e rossobrunismo.
18 minuti fa, Lord Beric ha scritto:Infatti il mondo doveva iniziare a cambiare molto prima
Hai assolutamente ragione, ma siccome non é stato fermato il treno quando la radio ha annunciato la frana, non puoi pretendere di fermarlo ora solo perché la vedi.
Ovvero: non é la mia generazione ad aver "atteso tanto", e credo di poter dire che stiamo giá pagando parecchio per l'esplosione dei consumi e i boom degli anni 70, 80 e (anche) 90.
(Che si debba fare la nostra parte, ovviamente sono d'accordissimo e cerco di farla nel mio piccolo, solo vorrei piú pragmatismo e meno isterismi tanto in voga oggi).
4 minuti fa, Manifredde ha scritto:Hai assolutamente ragione, ma siccome non é stato fermato il treno quando la radio ha annunciato la frana, non puoi pretendere di fermarlo ora solo perché la vedi.
Ovvero: non é la mia generazione ad aver "atteso tanto", e credo di poter dire che stiamo giá pagando parecchio per l'esplosione dei consumi e i boom degli anni 70, 80 e (anche) 90.
(Che si debba fare la nostra parte, ovviamente sono d'accordissimo e cerco di farla nel mio piccolo, solo vorrei piú pragmatismo e meno isterismi tanto in voga oggi).
Certo, da un lato c'è l'isterismo che porta la gente a pensare "se tanto siamo tutti morti perché devo fare qualcosa", dall'altro tuttavia c'è chi continua con il negazionismo più spinto, o nella sua evoluzione in stile "ah il cambiamento climatico c'è ma a noi fa solo del bene". Quando al contrario è dimostrato che l'area mediterranea, e quella alpina/subalpina in particolare, è tipo sul podio mondiale di quelle che stanno subendo gli effetti peggiori.
E d'altra parte è inevitabile che più tardi si agisce più le contromisure devono diventare invasive e impopolari, se si vuole ottenere qualcosa.
Sai come finirà? Che quando tra 10, 20, 30 anni, dovremo fronteggiare emergenze veramente gravissime, chi si azzarderà a dire "l'avevamo detto, se solo ci aveste dato retta quando potevate" verrà additato, da chi oggi reclama il diritto inalienabile a inquinare col SUV in centro a Milano [saluto Vittorione che ci segue sempre ] come "l'avvoltoio che invece che aiutare nell'emergenza fa il professorone per racimolare consenso".
E io invece spererei, anche in modo molto naif, che ci fosse giustizia su questa cosa.
Avevo scritto un romanzo. Poi mi sono ricordato della mia prima regola: "non farsi intrappolare in polemiche"
Il 3/11/2023 at 16:15, Lord Beric ha scritto:E d'altra parte è inevitabile che più tardi si agisce più le contromisure devono diventare invasive e impopolari, se si vuole ottenere qualcosa.
Le iniziative, per me, possono essere impopolari quanto vuoi. Ma devono essere sostenibili. Ovvero: i cambiamenti a cui stai chiamando le persone, queste persone devono poterseli permettere. Chi si poteva prima permettere una sw da 20k euro, non può improvvisamente permettersi una sw da 45k solo perchè le vuoi elettriche. E anche se potesse, neppure le troverebbe!
Il 3/11/2023 at 16:15, Lord Beric ha scritto:reclama il diritto inalienabile a inquinare col SUV in centro a Milano
magari vietassero i suv da 70k euro! Invece, a cambiare auto è l'operaio che ha la punto da 20 anni perchè grazie alla crisi economica prima, il covid poi e ora la crisi energetica con conseguente inflazione, ha perso il lavoro magari un paio di volte.
Stanno operando esattamente come hanno fatto quei geni qualche anno fa per risanare i conti e abbassare lo spread: invece di recuperare l'evaso e ottimizzare le spese, hanno alzato le tasse. Facile decidere, quando si fan sempre pagare gli stessi!
Anche ora non vedo nessun tentativo davvero creativo di ottimizzare, prima che vietare. Vedo ancora i pacchetti monodose nei supermercati con più plastica che prodotto, ancora negozi con riscaldamento a palla e le porte aperte, ancora navi da crocera enormi nei cantieri navali, dove sono gli incentivi per i pannelli solari da "balcone"? Ho 15 metri di esposizione a sud e ovest, e i prezzi sono tanto alti che neppure capisco se pareggerei. Perchè invece che gli incentivi sulle auto per ricchi, non "regalano" pannelli solari a chi ne trarrebbe vantggio? Un paio di migliaia di euro, nel nostro caso, e ci riempirei i balconi o quasi ( mi pare che il singolo stava sui 300 quando ho guardato). Molto meno degli incenti vi per l'auto per ricchi.
Mah...
Ah ma nessuna polemica, nel merito delle proposte sono perfettamente d'accordo con te.
Il problema che ne faccio io è puramente politico.
Esempio banale. La Merkel si batté a lungo affinché le soglie delle emissioni per le varie categorie Euro delle auto fossero dipendenti dalla cilindrata, come se per il pianeta fosse importante distinguere e tollerare la CO2 generata da un SUV della Porsche o da una Mini. E lo fece su esplicita pressione dell'industria automobilistica tedesca.
L'elettrico non costa come il termico? Vero, ma la politica può intervenire per azzerare le differenze, o ridurle sensibilmente, e non lo fa. Serve una montagna di soldi? Vero, ma è un infinitesimo di quanti ne serviranno in futuro per far fronte alle emergenze.
Sui pannelli poi hai ragionissima da vendere, gli incentivi sono bassi, il prezzo a cui vendi l'energia elettrica in eccesso è irrisorio, e gli accumulatori costano ancora troppo. Anche lì spazio di manovra politico ce ne sarebbe tanto, ma nessuno è intervenuto.
Per capire come siamo poi messi in Italia, avevamo una quindicina di anni fa una serie di start-up fiorenti nell'ambito dell'eolico. La politica intervenne per mettere paletti assurdi che non erano compatibili con gli standard sviluppati nel nostro Paese... ma che guarda caso andavano perfettamente bene per le turbine e le eliche prodotte in Cina. E non erano paletti dettati da motivazioni ambientali. Hanno distrutto una filiera economica dalle ricadute - in termini di benefici ambientali, occupazione e know-how - notevoli. E per cosa? Per qualche finanziamento arrivato da Pechino? Ecco, a me piacerebbe che qualcuno di coloro che hanno operato in questo modo pagasse.
Perché se anche se il nesso sembra flebile, ciò che stiamo iniziando a pagare in termini di costi ambientali ha le sue origini anche lì.
Il problema di fondo è che per molte forze politiche lo status quo (che non significa cercare di fermare il treno, e nemmeno mantenerlo alla stessa andatura, ma letteralmente accelerarlo) è la via, per ideologia o per interesse economico sottostante. Stiamo iniziando a pagarlo caro.
Il 6/11/2023 at 00:17, Manifredde ha scritto:Le iniziative, per me, possono essere impopolari quanto vuoi. Ma devono essere sostenibili. Ovvero: i cambiamenti a cui stai chiamando le persone, queste persone devono poterseli permettere. Chi si poteva prima permettere una sw da 20k euro, non può improvvisamente permettersi una sw da 45k solo perchè le vuoi elettriche. E anche se potesse, neppure le troverebbe!
Scusa se ti quoto nuovamente, ma penso che riguardo a questa parte citata siano emblematiche le parole della neopresidente dell'ARPA Lombardia, Lucia Lo Palo:
Io non credo che il cambiamento climatico sia frutto dell’uomo. Credo invece che frutto dell'uomo sia la mala gestione della qualità dell’ambiente. Dell'uomo, non delle istituzioni che da diversi anni stanno seguendo una linea di consapevolezza di quella che deve essere la gestione dell'ambiente.
Al di là del negazionismo climatico su cui vabbé lasciamo perdere, ricorda: la mala gestione dell'ambiente è colpa genericamente dell'uomo, di te cittadino, non delle valenti istituzioni.
Solo per portare un esempio della mia avversione per alcune politiche "green" e in particolare per quelle che riguardano la mobilitá, e giusto perché per caso ne ho letto oggi:
In breve: Opel Astra elettrica, prezzo di partenza 39.900 euro. Anche con 5k di incentivi, si arriva a 34.500 euro.
E la domanda a me sorge spontanea: a chi é rivolta? Non a quelli che compravano monovolumi come la Zafira o la Touran (dal prezzo simile), perché le dimensioni non sono le stesse. Non a quelli che compravano la Astra standard, perché questa costa quasi il doppio di quanto costavano quelle auto fino a pochi anni fa. Non a quelli che spendevano cifre simili per Audi e Bmw, perché una Astra non é una Audi o una Bmw o una Alfa con il pubblico di benestanti affezionati che si tengono il proprio brand preferito per decenni.
Quindi per chi? Mi vengono in mente diverse possibilitá, e davvero poche di queste necessiterebbero di incentivi speciali. Forse soltanto qualcuno che per lavoro si debba spostare tantissimo, che non riceve un'auto aziendale e che conti alla mano recupererebbe nel lungo periodo. Ma non saranno certo loro a salvare il pianeta comprando auto elettriche invece che termiche.
2 ore fa, Manifredde ha scritto:Solo per portare un esempio della mia avversione per alcune politiche "green" e in particolare per quelle che riguardano la mobilitá, e giusto perché per caso ne ho letto oggi:
In breve: Opel Astra elettrica, prezzo di partenza 39.900 euro. Anche con 5k di incentivi, si arriva a 34.500 euro.
E la domanda a me sorge spontanea: a chi é rivolta? Non a quelli che compravano monovolumi come la Zafira o la Touran (dal prezzo simile), perché le dimensioni non sono le stesse. Non a quelli che compravano la Astra standard, perché questa costa quasi il doppio di quanto costavano quelle auto fino a pochi anni fa. Non a quelli che spendevano cifre simili per Audi e Bmw, perché una Astra non é una Audi o una Bmw o una Alfa con il pubblico di benestanti affezionati che si tengono il proprio brand preferito per decenni.
Quindi per chi? Mi vengono in mente diverse possibilitá, e davvero poche di queste necessiterebbero di incentivi speciali. Forse soltanto qualcuno che per lavoro si debba spostare tantissimo, che non riceve un'auto aziendale e che conti alla mano recupererebbe nel lungo periodo. Ma non saranno certo loro a salvare il pianeta comprando auto elettriche invece che termiche.
Concordo in pieno, tranne su una cosa: queste non vanno proprio chiamate politiche green.
Politica green sarebbero massicci investimenti in R&D per avere nel minor tempo possibile una Punto (o equivalente) che possa costare una cifra paragonabile all'equivalente termica, tanto per restare nel mondo automotive.
Penso che parlare di "opportunità" o meno di attivare delle iniziative (o politiche) "green" sia semplicemente anacronistico. Il tempo in cui potevamo fare valutazioni di questo tipo appartengono a un'era in cui avevamo quattro stagioni, i 30 gradi li salutavamo dopo Ferragosto e le precipitazioni erano un fenomeno naturale più o meno regolare per cadenza e capienza. Insomma, qui non si tratta più di capire se conviene fare o non fare determinati passi, oppure se certe decisioni debbano o no essere prese.
Detto questo le mosse politiche andrebbero meglio armonizzate. Soluzioni del tipo "dall'anno/giorno X si fa così e basta" - penso al blocco delle auto Diesel - rischiano nella migliore delle ipotesi di vanificare lo sforzo - 'ché tanto di fronte all'evidenza dell'impraticabilità dell'attuazione ci si arrende a deroghe, eccezioni... - nella peggiore di generare strappi economici e sociali notevoli.
3 ore fa, Manifredde ha scritto:Solo per portare un esempio della mia avversione per alcune politiche "green" e in particolare per quelle che riguardano la mobilitá, e giusto perché per caso ne ho letto oggi:
Queste sono azioni di "marketing" che indicano quali costruttori credono davvero nella transizione e quali no. Per ora, nessuno - mi pare - ha azzardato un posizionamento di prezzo verso il basso, riducendo all'osso l'allestimento per recuperare il maggior costo della propulsione ibrida/elettrica. Magari questo accade perché i consumatori e le consumatrici sono ancora poco disponibili a rinunciare a certi dispositivi - anche banalmente di infotainment - pur di avere una motorizzazione più "pulita" il che probabilmente ci crediamo poco anche noi.
Detto questo, nella valutazione per l'acquisto di una nuova automobile sempre più spesso si dovranno considerare anche costi, benefici e svantaggi nella gestione di breve, medio e lungo periodo. Lo avremmo dovuto fare anche prima, ma nell'attuale contesto mi pare miope ignorare questo aspetto. Qui alcuni vantaggi che sembra consentano di recuperare nel breve periodo il maggior costo di acquisto di un'auto ibrida/elettrica: https://ecoverso.org/blog/blog/quanto-si-risparmia-con-un-auto-ibrida-o-elettrica/#:~:text=I costi complessivi nel triennio,infatti occorrono circa 2550 euro.
Concludo riprendendo la riflessione di Lucia La Palo, proposta @Lord Beric: bisogna prima cambiare la testa delle persone. per un diverso passo di marcia, dobbiamo smettere di cercare alibi al nostro non fare, non scegliere, non cambiare.Tuttavia, è abbastanza certo che politiche nate nel clamore e cresciute nel bisogno di un'immediata e diffusa approvazione potrebbero essere più deleterie che inutili.
Il 3/11/2023 at 15:40, Lord Beric ha scritto:Ma la sistematica violazione di protocolli, le leggi fatte apposta per favorire interessi economici a scapito del benessere delle persone, beh... ci sono nomi e cognomi ben precisi.
Allora ti chiederei di farli, altrimenti parliamo solo di metafisica.
Il 3/11/2023 at 15:40, Lord Beric ha scritto:L'operato politico di mantenere l'attuale direzione forse sembra più lontano, sfocato, rispetto al nazismo, anche perché, immagino, non c'è la figura apicale su cui far convergere l'attenzione.
Ah, ho capito: siamo anche messi peggio che negli anni Trenta. Fesso io a non essermene accorto.
Il 3/11/2023 at 15:40, Lord Beric ha scritto:beh, spero che ci si ricorderà che tutto questo poteva essere non dico evitato, ma combattuto e mitigato.
Forse sarà ricordato, ma per portare a cosa?
In ogni caso, se vogliamo trovare un colpevole per questa situazione occorre fare in verità una cosa molto semplice: guardarci allo specchio. Chi è che consuma così tanto? Tutti noi. Neanche la persona più istericamente ecologista lo è davvero, perché possiederà nella sua tasca uno smartphone assemblato in Cina da operai sottopagati e costituito da materiali estratti chissà dove e con chissà quale lavorazione scellerata. Per non parlare di tutte quelle persone che se ne vanno in giro con il loro bel monopattino elettrico, pensando di aiutare l'ambiente ma ignorando dove e come è realizzato. Del resto il mostro consumista non può mica fermarsi con l'urgenza ambientale, ma al contrario adattarsi e cercare nuovi fronti su cui svilupparsi. Mica si porta a fine vita un qualunque oggetto in modo da usarlo il più possibile e limitare la necessità di produrre cose nuove con materiali vergini: tutto deve essere "nuovo" e "aggiornato", cosa del resto coerente con un mondo culturalmente e valorialmente fluido dove avere un punto di riferimento significa essere vecchi e reazionari.
Il 10/11/2023 at 23:31, Euron Gioiagrigia ha scritto:Allora ti chiederei di farli, altrimenti parliamo solo di metafisica.
Ho citato un paio di post fa la Merkel in merito ai tetti per le emissioni automobilistiche, pian piano ne faccio altri.
Giusto per citare un caso tutto italiano, il Governo Berlusconi IV, con il decreto legislativo 155/2010, altrimenti noto come Salva-ILVA, art. 9, comma 2, consentiva alla suddetta ILVA di evitare gli adempimenti ambientali necessari per evitare la diffusione nell'ambiente - tra le altre cose - di benzo[a]pirene.
Nello stesso periodo in cui l'IARC riclassificava tale sostanza da 2B a 1 (ovvero da Possibly carcinogenic to humans a Carcinogenic to humans), il governo italiano diceva che un'azienda tutto sommato non è tenuta ad alcun adeguamento di tipo ambientale se considerato troppo oneroso economicamente.
Il 10/11/2023 at 23:31, Euron Gioiagrigia ha scritto:Forse sarà ricordato, ma per portare a cosa?
In ogni caso, se vogliamo trovare un colpevole per questa situazione occorre fare in verità una cosa molto semplice: guardarci allo specchio. Chi è che consuma così tanto? Tutti noi. Neanche la persona più istericamente ecologista lo è davvero, perché possiederà nella sua tasca uno smartphone assemblato in Cina da operai sottopagati e costituito da materiali estratti chissà dove e con chissà quale lavorazione scellerata. Per non parlare di tutte quelle persone che se ne vanno in giro con il loro bel monopattino elettrico, pensando di aiutare l'ambiente ma ignorando dove e come è realizzato. Del resto il mostro consumista non può mica fermarsi con l'urgenza ambientale, ma al contrario adattarsi e cercare nuovi fronti su cui svilupparsi. Mica si porta a fine vita un qualunque oggetto in modo da usarlo il più possibile e limitare la necessità di produrre cose nuove con materiali vergini: tutto deve essere "nuovo" e "aggiornato", cosa del resto coerente con un mondo culturalmente e valorialmente fluido dove avere un punto di riferimento significa essere vecchi e reazionari.
Il 9/11/2023 at 18:48, Maya ha scritto:Penso che parlare di "opportunità" o meno di attivare delle iniziative (o politiche) "green" sia semplicemente anacronistico. Il tempo in cui potevamo fare valutazioni di questo tipo appartengono a un'era in cui avevamo quattro stagioni, i 30 gradi li salutavamo dopo Ferragosto e le precipitazioni erano un fenomeno naturale più o meno regolare per cadenza e capienza. Insomma, qui non si tratta più di capire se conviene fare o non fare determinati passi, oppure se certe decisioni debbano o no essere prese.
Concludo riprendendo la riflessione di Lucia La Palo, proposta @Lord Beric: bisogna prima cambiare la testa delle persone. per un diverso passo di marcia, dobbiamo smettere di cercare alibi al nostro non fare, non scegliere, non cambiare.Tuttavia, è abbastanza certo che politiche nate nel clamore e cresciute nel bisogno di un'immediata e diffusa approvazione potrebbero essere più deleterie che inutili.
Personalmente sono il primo ad avere ben presente la responsabilità individuale, non nell'ottica di eliminare la propria impronta ambientale, ma - e qui rispondo a Euron - di ridurla e renderla sostenibile.
Però è innegabile che una classe politica che, allo scopo di mantenere consenso, continua a mandare messaggi falsamente rassicuranti, assolutori verso qualsiasi forma di responsabilità, e refrattari verso ogni forma di azione, non aiuta di certo. E anzi ha una gravissima responsabilità.
Il 9/11/2023 at 17:23, Lord Beric ha scritto:Politica green sarebbero massicci investimenti in R&D per avere nel minor tempo possibile una Punto (o equivalente) che possa costare una cifra paragonabile all'equivalente termica, tanto per restare nel mondo automotive.
Esatto. Se tutti i governi d'europa, negli ultimi 15 anni, avessero stanziato una cifra tutto sommato sostenibile in uno sforzo congiunto per sviluppare tecnologie accettabili *con la garanzia da parte dei costruttori* che poi le auto avrebbero avuto prezzi paragonabili a quelli delle termiche, forse saremmo giá arrivati all'obbiettivo.
Ma come avresti ottenuto questo risultato, senza intrometterti nelle logiche industriali in un modo incompatibile con un mercato occidentale? Alla fine, se ci fossimo limitati a dare un sacco di soldi alle industrie, questi se li sarebbero intascati e basta, lo sappiamo benissimo. Si sarebbero potute forse finanziare le universitá e i centri di ricerca, che in cambio avrebbero dato i brevetti in licenza *solo* a determinate condizioni etc.
Ecco in che senso dicevo che si sarebbe dovuta mettere in campo un pó di immaginazione, invece che far piovere soldi dal cielo per permettere a chi ha 40k euro da spendere in una auto di comprarne una a 35k...
Mi rendo conto che il problema é complesso, cosí come mi rendo conto che ci sono fior fiore di politici e tecnici pagati un bel pó ad occuparsene, e se abbiamo potuto spendere 10mld per mandare il Webb in L2, o per costruirel'LHC e scovarci il bosone di Higgs, magari con 10 mld avremmo anche potuto tirare fuori un motore elettrico abbastanza economico da alimentarci auto abbordabili.
Invece no: divieti, assurdi incentivi, sensi di colpa e mano al portafogli delle persone...
Sono sincera: se 15 anni fa un costruttore mi avesse garantito che le auto elettriche/ibride avrebbero raggiunto in questo arco di tempo il prezzo del vetture a propulsione termica avrei pensato a una mossa di marketing da imbonitore televisivo. Non credo sia realmente possibile e "onesto" dare "garanzie" di questo tipo. Quello che si può dire è che se si raggiungono maturità tecnologica e massa critica nella produzione/vendita, a fronte di una domanda crescente/stabile, il prezzo si ridimensiona.
Detto questo, la carenza di infrastrutture per la ricarica mi pare un tema quasi più rilevante. Senza una infrastruttura adeguata infatti le persone non comprano le vetture a prescindere dal loro prezzo, la domanda resta scarsa, l'efficienza produttiva non si raggiunge o si raggiunge molto lentamente perché le vendite dei prodotti "non green" devono sostenere lo sviluppo anche di quelli "green". Così i prezzi restano alti più lungo e la conversione del parco circolante - in particolare in grave momento di crisi economico - avviene più lentamente e non necessariamente nella direzione voluta.
Non è assolutamente detto che una politica realmente interessata a spingere verso una rapida transizione debba intromettersi nello logiche industriali. Se esiste una domanda di mercato, i produttori hanno tutto l'interesse a soddisfarla e ben venga quindi la partecipazione delle istituzioni in un progetto di ampia visione.
La buona notizia è che una certa sensibilità rispetto al tema c'è e i dati cosiddetti di "sentiment" lo dimostrano a più livelli. D'altro canto, mancano volontà e possibilità diffuse di pagare di più per un prodotto (non solo automobile) più sostenibile. Famiglie che in questo momento fanno fatica ad arrivare a fine mese non possono permettersi di spendere anche solo pochi euro in più per il detersivo di filiera sostenibile, figuriamoci per una vettura che non si sa neppure dove ricaricare! Poi ci sono tutti quei piccoli gesti che invece non costano nulla se non impegno (magari solo mentale) e che non facciamo comunque, ma questa è un'altra storia.
In tutto questo è evidente che la politica debba fare la sua parte nel realizzare le condizioni per cui l'evidente sensibilità rispetto alle tematiche di sostenibilità ambientale e sociale diventino una domanda forte. E, no, non basta mettere un divieto con entrata in vigore in tempi stretti (non dovremmo stare qui a dirlo. Eppure...)
Ritorno su quanto detto: iniziative istituzionali sono necessarie e, anzi, ritengo a dir poco pericolose posizioni politiche deresponsabilizzanti e negazioniste. Tuttavia, ogni intervento dovrebbe essere costruito tenendo conto non solo dell'obiettivo, ma della strada da percorrere per arrivarci. Ad esempio, ignorare che 12 anni non basteranno per convertire l'intera filiera automobilistica europea è assurdamente miope. Il rischio non è "solo" di mandare a rotoli un settore cruciale per l'economica dell'UE (aziende chiuse, persone a casa, famiglie in difficoltà ecc.), ma persino di mancare il traguardo della transizione ecologica.
Infine, rispetto alla questione "gli danno i soldi e se li intascano ecc.": ora, io capisco che il "flop" (voglio usare un eufemismo) del Bonus 110 ci ha resi ancora più scettici rispetto a questi strumenti, ma non è impossibile definire incentivi o sgravi ragionati e condizionati dal raggiungimento di obiettivi dimostrati e certificati. Volendo si può offrire un supporto mirato e funzionale a chi davvero si sta muovendo nella direzione richiesta.