Infatti, sei decisamente fuori strada.
Flush, vita di un cane di Virginia Woolf?
No. L'autore è un uomo.
Io sono un gatto, di Natsume Soseki?
E Menevyn centra il bersaglio e vince il piatto!
Erano i primi di novembre e all’alba l’oscurità della notte durava ancora nella via ma il vento, con meraviglia del negoziante, imperversava già. Gli sbatté con violenza il grembiule in faccia mentre si chinava a raccogliere le due cassette di latte dal bordo del marciapiede. Ansimando, **** trascinò fino alla porta i pesanti recipienti. Nel vano, un voluminoso sacco marrone pieno di panini di pasta dura e la testa grigia, il volto stizzoso della poilisheh che se ne stava rannicchiata là ad aspettare di farsene dare uno.
No.
Menevyn, mi sa che sei il solo che l'ha letto...
Beh, so che non è notissimo...
Ok, il libro è Il commesso, di Bernard Malamud. L'ho letto qualche mese fa, il romanzo ha i suoi anni (e la copia stessa che ho letto), quindi preferisco cambiare. Ecco:
In un angolo del garage avevo trovato un blocco di calcestruzzo ed ero riuscito a smuoverlo. Lo trascinavo piano piano sul liscio fondo di cemento, solo che nella mia mente indossavo una canotta di pelle animale (leopardo, immagino) e trasportavo il blocco senza fatica da una parte all'altra della pista centrale del circo. La folla numerosa era ammutolita. Un occhio di bue brillante di luce azzurrognola incorniciava la mia strabiliante impresa. I loro volti stupefatti la dicevano tutta: mai avevano visto un bambino così incredibilmente forte.
«E ha solo due anni!», mormorò qualcuno sbalordito.
Non sapevo che nel lato inferiore del blocco di calcestruzzo le vespe avevano costruito un piccolo nido. Una di esse, scocciata forse dell'imprevisto trasloco, volò fuori a pungermi un orecchio. Il dolore fu folgorante, come un'inalazione venefica. Fu il peggior dolore mai sofferto nella mia breve vita, ma rimase al suo culmine solo per pochi secondi. Quando mi lasciai cadere il blocco sul piede scalzo maciullandomi tutte e cinque le dita, mi scordai totalmente della vespa. Io non ricordo se fui portato da un medico, né lo ricorda mia zia Ethelyn (zio Oren, al quale sicuramente apparteneva il Perfido Blocco, è scomparso da quasi vent'anni), ma ricorda la puntura, le dita schiacciate e la mia reazione.
«Che strilli, Stephen!» mi ha detto. «Eri in voce, quel giorno.»
mmmmhh....è per caso Il tamburo di latta di Gunther Grass?
No.
Il protagonista del libro è l'autore stesso, che, tra le altre cose, racconta qualche aneddoto su di sè.