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Sigmund Freud
di Joramun
creato il 26 novembre 2009

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Inviato il 01 marzo 2011 15:29

Ma cosa c'entra? :)

Guarda, ti faccio un esempio semplicissimo. Un mio amico sostiene che è diventato scurrile perché da piccolo non gli permettevano di dire parolacce. Ecco, giustificare la propria scurrilità adducendo un fantomatico complesso di questo tipo lo trovo da libro di serie B, nonché degno di psicologia da quattro soldi.

Stesso caso per me. Non mi permettevano di dire parolacce. E continuo a non dirle e trovo sia segno di buona educazione. Stesso evento, diversa reazione. Lui dice di essere rimasto traumatizzato, io dico che hanno fatto bene.

 

Sul caos deterministico (mi spiace, si chiama proprio così), per fare un esperimento si è portato la retta di carico in condizione tale da essere soggetta al fenomeno del caos. In questa situazione, a parità di tutto, ogni volta che si da avvio al circuito si ottengono risultati differenti. Ad esempio basta variare l'umidità, però volendo dopo riottenere lo stesso effetto, questo non succede perché nel frattempo è variata la temperatura, e così via. Adesso, l'effetto è dovuto al cambio di umidità, o al fatto che il sistema è fatto per comportarsi in questo modo? Prova a prendere un circuito normale e vedi cosa succede se cambi umidità. Praticamente niente. Di conseguenza quanto dicevamo in precedenza. E' successo un "trauma", ma questo trauma passa tranquillamente su un'altra persona (l'umidità), mentre una qualsiasi altra situazione poteva avere effetti anologhi (la mamma l'aveva guardato storto, la maestra l'aveva sgridato, è variata la temperatura, si è depositato un granello di polvere sul circuito).



joramun
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joramun
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Inviato il 01 marzo 2011 15:54 Autore
Sul caos deterministico (mi spiace, si chiama proprio così), per fare un esperimento si è portato la retta di carico in condizione tale da essere soggetta al fenomeno del caos. In questa situazione, a parità di tutto, ogni volta che si da avvio al circuito si ottengono risultati differenti. Ad esempio basta variare l'umidità, però volendo dopo riottenere lo stesso effetto, questo non succede perché nel frattempo è variata la temperatura, e così via. Adesso, l'effetto è dovuto al cambio di umidità, o al fatto che il sistema è fatto per comportarsi in questo modo? Prova a prendere un circuito normale e vedi cosa succede se cambi umidità. Praticamente niente. Di conseguenza quanto dicevamo in precedenza. E' successo un "trauma", ma questo trauma passa tranquillamente su un'altra persona (l'umidità), mentre una qualsiasi altra situazione poteva avere effetti anologhi (la mamma l'aveva guardato storto, la maestra l'aveva sgridato, è variata la temperatura, si è depositato un granello di polvere sul circuito).

Peccato che le persone non siano circuiti.

Un "trauma" non è un evento che la persona subisce,modellandosi rispetto ad esso passivamente.Al contrario...partecipano attivamente all'elaborazione del significato di quello specifico evento,e in base a tale interpretazione (che è sia cognitiva che emotiva) organizzano le loro reazioni al "trauma".

Nella costruzione della personalità nessun evento è isolato e sufficiente a se stesso:ciascuno è integrato e dipendente da tutti gli altri.

Guarda, ti faccio un esempio semplicissimo. Un mio amico sostiene che è diventato scurrile perché da piccolo non gli permettevano di dire parolacce. Ecco, giustificare la propria scurrilità adducendo un fantomatico complesso di questo tipo lo trovo da libro di serie B, nonché degno di psicologia da quattro soldi.

Stesso caso per me. Non mi permettevano di dire parolacce. E continuo a non dirle e trovo sia segno di buona educazione. Stesso evento, diversa reazione.

Il che è abbastanza ovvio visto che,verosimilmente,tu è il tuo amico siete due persone diverse

Quello che può essere valido per lui non lo è per te e viceversa


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Inviato il 01 marzo 2011 17:04

Nella costruzione della personalità nessun evento è isolato e sufficiente a se stesso:ciascuno è integrato e dipendente da tutti gli altri.

Sbaglio o dico una cosa simile? Che un "trauma" non può essere usato come causa per giustificare quanto accade (ossia che non è sufficiente a se stesso). Perché il trauma avviene su una persona che ha propria capacità di assorbimento/reazione, così come ha una propria capacità di reagire agli stimoli esterni, caratteristica dipendente dal genotipo e da quanto il fenotipo (l'ambiente) può influire sul genotipo (meccanismo in gran parte regolato dalla tempra, nonché spesso dalla cocciutaggine).

 

Per l'esempio del circuito di chua, guarda che non sono stato io a tirare in ballo l'effetto butterfly :)

(che comunque è calzante).

 

Quello che Ser Balon cerca di far passare è il concetto di trauma come causa. Bene, un professore mi boccia all'esame e io divento un serial killer di professori. Ebbene, qui la bocciatura all'esame non è la causa, la causa è che il soggetto non sta bene con la testa. Perché a quel punto può tranquillamente diventare serial killer perché gli sono stati messi cattivi voti. Oppure può dare fuori di testa per altri motivi, e cominciare a prendersela con i netturbini. Perché? Perché una volta un netturbino lo ha fatto aspettare dietro l'autocompattatore e non gli ha nemmeno chiesto scusa.



joramun
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Inviato il 01 marzo 2011 18:19 Autore
Sbaglio o dico una cosa simile? Che un "trauma" non può essere usato come causa per giustificare quanto accade (ossia che non è sufficiente a se stesso). Perché il trauma avviene su una persona che ha propria capacità di assorbimento/reazione, così come ha una propria capacità di reagire agli stimoli esterni

No...perchè tu dici che il "trauma" non c'entra nulla.Io (non so se anche Balon) dico che c'entra eccome,ma in una maniera che è diversa per ciascun individuo:l'evento "la mamma mi toglie i colori" sarà un evento critico se capita a me,irrilevante se capita a te,con effetti positivi se capita a Balon,e via cosi all'infinito...E questo perchè il "trauma" non capita nel vuoto,ma in un ecosistema interiore che al tempo stesso modifica (la percezione di quel dato evento) e viene modificato.

E questo meccanismo è incredibilmente specifico,perchè la sensibilità a tali traumi è relativa al singolo e,come dicevo prima,ciò che è "critico" per me,può non esserlo per te e viceversa.Quindi anche il concetto di "generalizzabilità dello stimolo" è psicologicamente parlando un assurdità.

Comunque sul fatto che il trauma non è sufficiente a se stesso ci siamo....ma....

caratteristica dipendente dal genotipo e da quanto il fenotipo (l'ambiente) può influire sul genotipo

....questa è veramente bella grossa!

Esattamente come i "traumi",neppure l'aspetto biologico è sufficiente a se stesso nel dare una spiegazione del comportamento umano.L'aspetto biologico determina l'azione umana a livello generale,non l'azione umana a livello specifico.

Un piromane si eccita sessualmente nel vedere una casa in fiamme....

La maggior parte delle persone si eccita sessualmente nel vedere il proprio partner nudo....

Alla base c'è lo stesso processo biologico,preciso e identico.....ma avresti il coraggio di dire che si tratta dello stesso comportamento?


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Inviato il 01 marzo 2011 19:22

Joramun, non ci capiamo o mi esprimo male?

L'evento è critico se capita a me, non se capita a te etc... va bene, ti riporto:

"il trauma avviene su una persona che ha propria capacità di assorbimento/reazione, così come ha una propria capacità di reagire agli stimoli esterni" Forse andava meglio se scrivevo "l'evento potenzialmente traumatizzante avviene su persone che hanno una propria capacità di assorbimento/reazione e quindi di superamento o meno dell'evento, così come hanno una propria capacità di reagire agli stimoli esterni"

E del resto l'esempio che ho fatto è chiaro: "Bene, un professore mi boccia all'esame e io divento un serial killer di professori. Ebbene, qui la bocciatura all'esame non è la causa, la causa è che il soggetto non sta bene con la testa. Perché a quel punto può tranquillamente diventare serial killer perché gli sono stati messi cattivi voti. Oppure può dare fuori di testa per altri motivi, e cominciare a prendersela con i netturbini. Perché? Perché una volta un netturbino lo ha fatto aspettare dietro l'autocompattatore e non gli ha nemmeno chiesto scusa."

Comunque sul fatto che il trauma non è sufficiente a se stesso ci siamo
E' il tema che sto portando avanti...

 

Esattamente come i "traumi",neppure l'aspetto biologico è sufficiente a se stesso nel dare una spiegazione del comportamento umano.L'aspetto biologico determina l'azione umana a livello generale,non l'azione umana a livello specifico.

Per aspetto biologico immagino intendi il genotipo. Già ho detto che non è l'unica cosa a incidere, ma agisce insieme all'ambiente (fenotipo). Per cui cosa ci trovi di grosso non l'ho capito.

Il comportamento nello specifico è attribuibile alla combinazione dei due meccanismi, oltre ai fattori contingenti. Manca qualcosa?


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Inviato il 01 marzo 2011 20:23
"Bene, un professore mi boccia all'esame e io divento un serial killer di professori. Ebbene, qui la bocciatura all'esame non è la causa, la causa è che il soggetto non sta bene con la testa. Perché a quel punto può tranquillamente diventare serial killer perché gli sono stati messi cattivi voti. Oppure può dare fuori di testa per altri motivi, e cominciare a prendersela con i netturbini. Perché? Perché una volta un netturbino lo ha fatto aspettare dietro l'autocompattatore e non gli ha nemmeno chiesto scusa."

 

scusa, ma stai confondendo alla grande il piano ipotetico con il piano concreto.

 

facendo un esempio estremo: se Tizio (che non ci sta tanto con la testa, che potrebbe sclerare con i netturbini da un momento all'altro, che ha i nervi a fior di pelle e una personalità fragile, disturbata, che è geneticamente predisposto a comportamenti irrazionali, violenti, patologici e chi né ha più ne metta), che però ha condotta una vita più o meno normale fino al giorno x (magari ci saranno alcuni comportamenti sintomatici... colleziona capelli, parla da solo, ha scoppi d'ira se i netturbini lo fanno aspettare mezzo secondo, ma niente di che), il fatidico giorno x torna a casa e trova la moglie a letto con 5 netturbini. A questo punto esce con calma di casa, prende la macchina, va nella sua casa in campagna, prende la sua doppietta, torna a casa e ammazza la moglie. Quindi esce di casa e comincia a sparare ai passanti.

 

il suo comportamento è sintomatico di gravi disturbi mentali pregressi? sì, evidentemente, chi lo nega.

fermo restando che il suo comportamento è un sintomo, neghi che il suo comportamento (sparare a moglie e passanti) sia stato causato dall'aver trovato la moglie a letto? Neghi che ci sia un nesso causale tra i due eventi?

E non venirmi a dire che poteva andare fuori di testa allo stesso modo se la moglie non gli aveva preparato la cena o se il gatto aveva fatto pipì sul divano, perchè è irrilevante. Ci potevano essere 10mila concause potenziale per il suo partire di testa, chi lo nega. Ma ciò che importa è che la causa concreta, la "causa scatenante" del suo comportamento è stato, tra i 100mila traumi che poteva subire e che potevano scatenare la sua incontrollata violenza, è stato proprio l'aver trovato la moglie che lo tradiva.

 

 

ora, non credo che tu possa seriamente negare il nesso causale in questo caso.

 

con i traumi "a lunga incubazione" ti è indubbiamente più facile (la mamma mi lavava la bocca con il sapone se dicevo parolacce, sono diventato sboccato) e in effetti non è una conseguenza deterministica, anzi. Tuttavia se:

- la persona è geneticamente predisposta a non superare questi piccoli traumi

- non beneficia di correttivi

- subisce dei traumi "ulteriori" (le maestre dell'asilo lo prendono a sculacciate perché dice parolacce)

- e via via una serie di altre esperienze

beh, non vedo perché classificare la saponata in bocca come irrilevante. In concreto non è stata irrilevante, anche se potenzialmente, su un altra persona, a parità di condizioni, poteva esserlo.


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Inviato il 01 marzo 2011 23:38

La classifico come irrilevante perché se non c'era quello c'era altro. Ha detto una parolaccia e ha avuto uno schiaffo! Oppure la maestra gli ha dato una solenne strigliata davanti a tutti di conseguenza odia le maestre e tira parolacce a non finire... insomma, nel grande calderone della vita questi eventi hanno la valenza di un'onda nel mare. Normalmente danno un contributo che è considerabile come rumore di fondo. Se invece diventano tali da diventare un maremoto, è perché il fondo non è stabile.

Insomma, una catena di concause. Si può decidere fino a quando risalire, se l'autore non ha tanta voglia di sforzarsi le meningi, si ferma a un complesso del tubo e lo chiama causa, se invece è un autore serio, è in grado di comprendere che proprio volendo si tratta di una concausa e che non è altro che espressione di debolezze ben peggiori e su un livello molto a monte.

Per cui apprezzo molto di più una bella storia condita con il conflitto interno baggins/tuc (pretese di caratterizzazione decisamente basse), piuttosto che leggere di Cersei che fa una serie di sciocchezze una dietro l'altra perché si ricorda che c'era una profezia e bla bla bla (pretese di caratterizzazione alte, ma mal realizzate). Poi può pure fare una serie di sciocchezze che non finiscono mai, ma veramente mal si conciliano con la Cersei presentata inizialmente, e non si spiegano per niente con la storiella della profezia.


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Ser Balon Swann
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Inviato il 02 marzo 2011 0:53
La classifico come irrilevante perché se non c'era quello c'era altro.

 

e chi lo dice? non puoi saperlo. Poteva non esserci niente. O poteva esserci un vento di intensità uguale e contraria che non si è verificato.

 

in concreto c'è stato quello, la tua teoria che "ci sarebbe stato qualcos'altro" mi sembra una cosa buttata lì, senza molto senso, una specie di determinismo zoppo, in quanto meramente ipotetico.

 

è possibile che potesse esserci dell'altro, magari anche probabile, ma di fatto c'è stata la lavata di bocca e la sgridata della maestra, e stop.

Questi eventi hanno causato il famoso maremoto,

 

che poi il terreno fosse fertile per i germogli del turpiloquio, chi lo nega, ma ammettere l'effetto causale non nega il fatto che il terreno fosse fertile, e viceversa.

 

 

che poi, stiamo generalizzando in modo imho forviante, divindendo le persone tra "forti" e "deboli" tout court. Non esiste praticamente nessuno così. La verità è che ognuno di noi ha debolezze a monte, ma limitate ad alcuni aspetti.

per esempio, c'è chi può rimane traumatizzato da eventi di natura sessuale ma magari essere saldo come una roccia davanti a eventi che riguardano la morte. E viceversa. C'è chi ha il sacrosanto terrore del dolore ma non ha la minima paura di non essere accettato o essere inadeguato. E viceversa. E via via.

 

Un evento particolarmente traumatico in uno di questi ambiti, beh, non dico che porta a diventare serial killer, ma può lasciare tracce.

 

e la tua teoria sul "si sarebbe comunque verificato un altro evento traumatico" diventa decisamente barcollante, in quanto se non si parla di "generici eventi potenzialmente traumatici" ma "specifici eventi potenzilamente traumatici".

specifici in quanto devono essere di particolare natura e genere, per scatenera "il maremoto".

 

un evento traumatico diventa così (oltre che un sintomo, ripeto) anche una vera e propria causa, in quanto potrebbe essere addirittura improbabile che se ne verifichi un secondo.

 

per esempio: a me fanno ribrezzo le farfalle. La contrario ragni, mosche, api... non mi danno fastidio. Cioè, non che mi piacciono, ma se mi svolazzano intorno non mi agito e non mi scompongo. Ne ho visti e ne ho ammazzati la mia buona dose, se diventano troppo molesti (per dire: insetti ne ho toccati - per esempio il verme quando sono andato a pescare -e ne ho visti spiaccicati sul muro a bizzeffe).

Tuttavia, le farfalle mi inquietano molto. Non è che divento isterico, ma al contrario degli altri insetti, mi disturba che si avvicinino. Perchè? Quando ero bambino (5-6 anni, direi), in campagna, una farfalla è caduta per terra. Aveva tipo l'ala spezzata. Ricordo che mia nonna mi ha "costretto" a prenderla in mano e portarla da qualche parte. La farfalla tremava, si contorceva. Mi ha fatto abbastanza schifo.

Ora, da quel giorno le farfalle mi fanno schifo.

Domanda: è un sintomo di una mia congenita fobia per gli insetti? Può darsi, gli insetti non mi piacciono. Se invece di una farfalla fosse stata un ape, probabilmente avrei ribrezzo delle api. Ma come detto, a parte le farfalle la mia reazione agli insetti è perfettamente controllata e tranquilla, sia esteriormente che interiormente. Quindi non è una fobia così marcata, "patologica". Per niente.

Ora: se quella farfalla non fosse caduta l'ala spezzata davanti a me, o mia nonna non fosse stata presente, o non mi avesse costretto a prendarla in mano, io avrei ribrezzo per le farfalle?

Io non credo. E' quasi impossibile che, nei seguenti 3-4 anni della mia infanzia, un episodio simile (costrizione ad osservare da vicino l'agonia di un animale) si verificasse nuovamente. E posso assicurarti che se si verificasse adesso, non troverebbe terreno fertile per traumatizzarmi.

 

Quindi, pur ammettendo e non concedendo che io fossi e sia geneticamente e deterministicamente predisposto a schifare le farfalle, non credo di dire qualcosa di superficiale quando affermo che la mia piccola avventura con la farfalla dall'ala spezzata è CAUSA del fatto che io, qui ed ora, concretamente, trovi le farfalle ripugnanti. Concordi?



joramun
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Inviato il 02 marzo 2011 1:59 Autore
Manca qualcosa?

Manca che se te ne esci con "La classifico come irrilevante perché se non c'era quello c'era altro." mi sa che non è che ci siamo proprio capiti....

Ripeto:lo stimolo non è generalizzabile.Se uno viene traumatizzato dalla mamma che gli toglie i pastelli,è perchè quell'evento (e non un altro) è saliente per lui....vuoi perchè quel soggetto ha dei vissuti particolari legati ai suoi pastelli,vuoi per una scarsa tolleranza (anche biologicamente parlando,non dico di no) allo stress,vuoi perchè cresciuto in un contesto educativo particolare....o molto più probabilmente,per tutte queste cose messe assieme.

Ma comunque ha gia spiegato tutto Balon,in maniera perfetta....non devo aggiungere altro... ^_^ ^_^ ^_^

Quindi,ritornando al discorso della caratterizzazione,mi pare ovvio che ricostruire tutta questa catena di eventi aumenti lo spessore e la profondità di un personaggio,rendendolo più vivo.Per quanto mi riguarda,meglio che dire "vabbè,tanto un trauma vale l'altro...a sto punto dimmi direttamente 'Tizio è quello matto','Caio è quello simpatico' e risparmiamoci le perdite di tempo


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Inviato il 02 marzo 2011 19:42

Quindi, pur ammettendo e non concedendo che io fossi e sia geneticamente e deterministicamente predisposto a schifare le farfalle, non credo di dire qualcosa di superficiale quando affermo che la mia piccola avventura con la farfalla dall'ala spezzata è CAUSA del fatto che io, qui ed ora, concretamente, trovi le farfalle ripugnanti. Concordi?

Fondamentalmente si. Però a questo punto dipende dove vogliamo arrivare. Se dopo questo episodio si preferisce stare lontani dalle farfalle, è segno di una tempra piuttosto debole, e la cosa finisce qui. Se partendo da questo col tempo si cominciano a sterminare le farfalle, chiamare in causa l'episodio della farfalla come causa comincia ad essere fuori luogo. Lì la causa non è il trauma della farfalla, c'è qualche rotella che manca. Se poi dall'episodio della farfalla si cominciano a sterminare gli insetti, o qualsiasi altro insieme o sotto insieme, ebbene la testa proprio non quadra.


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Ser Balon Swann
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Inviato il 02 marzo 2011 22:14
Fondamentalmente si. Però a questo punto dipende dove vogliamo arrivare. Se dopo questo episodio si preferisce stare lontani dalle farfalle, è segno di una tempra piuttosto debole

 

tempra debole... se tutte le persone che "preferiscono stare lontani" da un qualche tipo di insetto, o sapore/odore, o preferiscono evitare determinate situazioni hanno la tempra debole, beh, non credo di conoscere nessuno non dico dalla tempra forte, ma neanche dalla tempra normale

 

a me sembra che tu stia facendo un po' lo "spaccone"... dai, dimmi in quali corpi di mercenari hai servito durante le guerre dei diamanti in africa, rambo de noantri... o quali insetti "preferisci stare vicino"... :stralol: scommetto che fin da quando avevi 3 anni hai rinunciato ai peluche per dormire con tarantole e vedove nere :blink:

 

 

e la cosa finisce qui. Se partendo da questo col tempo si cominciano a sterminare le farfalle, chiamare in causa l'episodio della farfalla come causa comincia ad essere fuori luogo.

 

potrebbe finire qui, certo.

ma potrebbe anche non finire qui.

 

se ipotizziamo un anno dopo l'episodio, correndo per i prati, fossi inciampato e caduto in un cespuglio, e da quel cespuglio si fosse levato un nugolo di farfalle, e magari mi fossero finite sotto i vestiti e in faccia, invece che un certo disgusto avrei potuto cominciare a provare una vera e propria paura e insofferenza.

 

se poi stupidamente mi fossi confidato con qualcuno che ritenevo amico e questi si fosse poi rivelato un deficiente, e avesse organizzato uno scherzo pesantissimo a base di farfalle, della serie che me ne piazzava una falena nel panino che io poi avrei mangiato... beh, diciamo che avrebbe potuto cominciare a diventare una cosa seria.

 

aggiungici magari un genitore alcolizzato che quando provo a confidagli questa paura mi da del ricchione e mi prende a cinghiate, e la ricetta è pronta per uno sterminatore di farfalle.

 

e senza un chissà quale "debole tempra". Certo alla base c'è un non-amore per gli insetti (cosa abbastanza normale), ma perché questo non-amore si trasformi in paura o odio patologico non è necessario che il soggetto si sia fuori di testa. Basta semplicemente subire una serie di sfortunati eventi.

 

tornando a Cersei, a me sembra che sia reso in modo decente... piccolo trauma giovanile, che è rimasto sopito fino a AFFC, sembra senza troppe conseguenze; poi morte del figlio e del padre e allontanamento dal resto della famiglia nel giro di poche settimane, paranoia e insicurezza che aumentano, ritrovamente delle monete Tyrell, l'invidia per Margarey si trasforma in paura e odio...

 

ovviamente Cersei non ha una tempra d'acciaio. Ma non è nemmeno una povera mentecatta genetica.

semplicemente si verificano una serie di eventi e coincidenze negative (improbabili certo ma possibili) che riportano alla luce il trauma giovanile.

 

ora, ammetto che può essere esagerato come descritto da Martin: ma è una semplice esagerazione, non qualcosa di intrinsecamente assurdo o sbagliato.



joramun
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Inviato il 02 marzo 2011 23:03 Autore
Fondamentalmente si. Però a questo punto dipende dove vogliamo arrivare. Se dopo questo episodio si preferisce stare lontani dalle farfalle, è segno di una tempra piuttosto debole

Mah...onestamente non mi azzardo a stabilire se una persona è debole o meno (ammesso che tale termine abbia un significato in psicologia) basandomi su quali eventi lo traumatizzano...

1- perchè 90 volte su 100 non è l'evento in sè che è traumatizzante,ma tutta la "costellazione" di situazioni e sensazioni che il soggetto associa ad esso.

2-perchè,a parte Bossi e pochi altri cultori del "celhodurismo",abbiamo tutti le nostre piccole debolezze che ci influenzano in mille modi diversi...

Se partendo da questo col tempo si cominciano a sterminare le farfalle, chiamare in causa l'episodio della farfalla come causa comincia ad essere fuori luogo. Lì la causa non è il trauma della farfalla, c'è qualche rotella che manca.

Tutti e due possono essere considerati cause.Assieme ai genitori,al modello educativo,al contesto sociale,ad un certo livello di predisposizione e mille altre cose che possono entrarci.

Inoltre mi pare abbastanza superfluo dire che senza l'episodio della farfalla,l'aggressività non si sarebbe potuta sfogare sulle farfalle.

Mi pare ovvia la specificita tra evento e atteggiamento conseguente


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Inviato il 03 marzo 2011 19:43

Ser Balon, mi spiace ma la tempra consiste proprio in questo, ossia nella capacità di reazionarsi ad eventi potenzialmente traumatici. Esempio, prendiamo un cane al quale è pestata la zampa mentre cade un fulmine. Se ha una tempra forte, si disinteresserà completamente del fulmine. Se è normale, i primi tempi nel momento in cui cade un fulmine si guarderà attorno, e col tempo probabilmente finirà per dimenticarsene. Se la tempra è debole, si trascinerà il timore a vita, timore che potrebbe sfociare in vera e propria paura per cui potrebbe tranquillamente abbaiare ogni volta che cade un fulmine.

Poi si possono fare svariate miriadi di esempi. Una persona può dire di avere paura delle api perché è stato punto. Bene, penso che quasi tutti siano stati punti da un'ape, però reagiscono in maniera differente. Per cui, associare il concetto di causa alla puntura da parte dell'insetto è quantomeno parziale.

L'evento potenzialmente trauamtico può cambiare, ma la tempra è quella, per cui la causa è tranquillamente associabile alle caratteristiche della persona.

Che poi il fatto che abbia detto che è sintomo di una tempre debole non implica che io ne abbia una forte, per cui la menata successiva te la potevi risparmiare :)


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Ser Balon Swann
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Inviato il 03 marzo 2011 20:14
Che poi il fatto che abbia detto che è sintomo di una tempre debole non implica che io ne abbia una forte, per cui la menata successiva te la potevi risparmiare

 

e invece no, perchè la connotazione "debole" presuppone che ci sia un ben più vasta categoria, la categoria "standard, normale", presa come paramentro per definire come "deboli" e "forti" le eccezioni negative e positive di questa categoria.

 

se tu dici che "preferire di evitare contatti ravvicinati con insetti" (e non scappare urlando - aka paura -) ma semplicemente provare un moto di disgusto, è un comportamento debole, signfica che c'è una categoria "standard" che si pone nei confronti degli insetti con totale indifferenza (che gli si posino sui capelli o meno è indifferente, che siano appolaiati sulle mura di casa è totalmente indifferente eccetera) nonché una categoria "forte" che cerca o quantomeno apprezza contatti ravvicinati con insetti :lol:

 

a me sembra che la realtà sia ben diversa, e sia abbastanza comune provare un certo disgusto (non paura) per determinati insetti. Negare questo dato abbastanza risaputo , direi quasi un luogo comune, definendo debolezza lo schifo per gli insetti, non può che farti apparire come uno che si atteggia macho...

 

in riferimento agli insetti, direi anzi che la mera indifferenza è la situazione "forte", mentre il disgusto la situazione "normale", in quanto conseguenza dell'istinto innato schifare bestie pelose e potenzialmente velenose (bestia puzzolente/piena di pus/con strane protuberanze -> occhio cattiva da mangiare) mentre l'amore per gli insetti (tipo quelli che hanno la tarantola in casa) un comportamento leggermente "strano"... non dico malato ma insomma.

 

in conclusione, secondo me il tuo discorso sulla "debolezza genetica" è valido, ma non è l'unica spiegazione possibile. Se da un piccolo trauma scleri alla grande è quasi sicuramente un sintomo di una patologia, diciamo pure genetica, sottostante.

però è possibile anche che da un piccolo trauma ne segua causalmente uno medio, e poi uno grande, e poi un grandissimo, e anche una persona geneticamente normale finisca per sclerare.

 

ovvio che lo sclero è causato dall'ultimo e grandissimo trauma, ma dovendo ripercorrere narrativamente il percorso che ha portato allo sclero il nostro personaggio, perchè non citare il primo e piccolo trauma, che causalmente non è stato decisivo ma nemmeno irrilevante? Anzi, è proprio all'origine di tutto?


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Inviato il 03 marzo 2011 20:32

None :)

Confondi il concetto di forte con quello di una tempra forte. Uno che dopo quell'episodio magari cerca di ritrovarsi in quella situazione, per vedere come reagisce o per dimostrarsi di non aver timore, non ha una tempra forte. Perché tutto sommato è conscio del fatto che non si sente propriamente indifferente.

Per cui, il concetto di tempra forte non implica assolutamente che si è un macho.

Ritorniamo all'ape che punge. Io sono stato punto, ero piccolo, in montagna. Semplicemente stavo prendendo un piatto e quando il braccio è tornato vicino al fianco ho sentito un dolore fortissimo (hanno dovuto estrarre il pungiglione col coltello). Adesso in caso di tempra debole avrei potuto tranquillamente prendere ad odiare le montagne, o provare ribrezzo terribile per le api (il che unito alla mancanza di rotelle mi avrebbe potuto indurre a fare stragi di api). In caso di tempra normale, una classica reazione è quella di essere guardinghi. Tempra elevata invece anche se successivamente si viene sfiorati da un'ape la cosa è alquanto indifferente. Ma ciò non implica che si vada a cercare il contatto o se ne provi piacere.

Bene, dopo quell'episodio, non provo il minimo risentimento verso le api, anzi quando ho la possibilità di stare sdraiato in un prato mi piace vedere con che dedizione lavorano sui fiori, anche se si trovano a pochi centimetri di distanza.


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14 anni fa
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13 anni fa

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