Sì, infatti il rialzo dei prezzi e le criticità lungo la supply chain hanno radici nella prima ondata pandemica 2020 che ha fatto emergere l'estrema fragilità di modelli produttivi e distributivi dispersi e globali.
Il problema più grosso nel 2022 è stato il blocco delle produzioni cinesi e dei loro scali portuali che, sommandosi alle problematiche accumulate nei due anni precedente, hanno prodotto un ulteriore shock con ulteriori ritardi e incertezza nei tempi di fornitura e approvvigionamento. Tuttavia, è innegabile che il conflitto ha complicato lo scenario in due modi: per l'aumento dei costi energetici di cui hanno risentito un po' tutti - chi più chi meno - e per l'interruzione dei collegamenti intercontinentali di cui invece hanno risentito in particolare i Paesi Europei. Il tutto si intreccia con tematiche come la carenza di manodopera e di scarsa disponibilità nella capacità di trasporto. Tutto questo genera costi, su costi, su costi. Ho letto un interessante report realizzato da Reuters in collaborazione con Maersk sul tema.
Detto questo "l'Europa al macero" mi sembra una fantasiosa iperbole, sebbene sicuramente non è un'epoca felice. Il taglio degli interscambi commerciali con la Russia è critico "solo" per quel che riguarda l'energia, ma il punto è - e non lo dico solo io - che l'eccessiva dipendenza in tal senso dalla Russia era da tempo un'evidente debolezza. Paghiamo oggi il fatto di aver sottovalutato la questione esattamente come tante aziende pagano il fatto di aver decentralizzato produzione e distribuzione, creando catene troppo lunghe e per questo poco visibili e molto esposte al rischio di rottura.
Rispetto all'affermazione "quindi lasciamo che gli USA facciano quello che vogliono in giro per il mondo?" si potrebbe ribattere "quindi lasciamo che la Russia faccia quello che vuole in giro per l'Europa?". Non capisco la logica dietro questo ragionamento: dovremmo lasciare che la Russia invada e annetta forzatamente gli stati indipendenti che preferisce poiché gli USA farebbero o hanno fatto lo stesso (tra l'altro, non capisco a quale caso/i si faccia riferimento con questa affermazione)?
Le criticità dell'eccessiva dipendenza europea dalla Russia sui prodotti energetici furono anche segnalate da Draghi, in modo piuttosto secco, in un'intervista fatta qualche mese fa per il Corriere della Sera e da me linkata nella discussione a lui dedicata.
L' interscambio commerciale dovrebbe essere uno dei mezzi principali di convivenza pacifica degli stati. Decidere di punto in bianco di troncare decenni di scambi commerciali con la russia solo per sostituirli con altri fornitori non cambia molto la condizione di uno stato. Non tutti gli stati possono realizzare l' autarchia per problemi sia di mancanza di materie prime che di manodopera specializzata. La delocalizzazione è figlia della globalizzazione e ha fallito miseramente di fronte ai cambiamenti geopolitici. Trump durante i suoi 4 anni si era lamentato del fatto che le tende dei militari americani fossero fatte tutte in cina.. Un mondo interconnesso dove c' è un florido scambio di materie prime e prodotti finiti tra le nazioni è un' ottima cosa. Tutti gli stati democratici hanno degli stati autoritari con cui fanno scambi commerciali. La russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni all' europa che le paga di più.
3 ore fa, ziowalter1973 ha scritto:L' interscambio commerciale dovrebbe essere uno dei mezzi principali di convivenza pacifica degli stati. Decidere di punto in bianco di troncare decenni di scambi commerciali con la russia solo per sostituirli con altri fornitori non cambia molto la condizione di uno stato.
Una ragione di più per applicare la regola della moltiplicazione della fornitura : l'interscambio commerciale con più Paesi amplifica il concetto di convivenza pacifica. Vedo già un mondo di pace nel nome del dio petrolio. Suvvia, non nascondiamoci dietro un dito: il mercato ha a che fare con gli interessi economici, prima che con quelli diplomatici. Ognuno compra e vende alle condizioni che ritiene più convenienti ed è piuttosto intuitivo che la dipendenza da un solo fornitore è una condizione rischiosa.
3 ore fa, ziowalter1973 ha scritto:La delocalizzazione è figlia della globalizzazione e ha fallito miseramente di fronte ai cambiamenti geopolitici.
La delocalizzazione è fallita miseramente laddove si è perso il controllo della catena di fornitura. I cambiamenti geopolitici semplicemente rimescolano le carte, ridefinendo le relazioni commerciali per qualità e quantità - ognuno vende e compra alle condizioni che ritiene più convenienti -. Ci è voluta la pandemia per mettere in luce la fragilità del modello globalizzato.
3 ore fa, ziowalter1973 ha scritto:Un mondo interconnesso dove c' è un florido scambio di materie prime e prodotti finiti tra le nazioni è un' ottima cosa. Tutti gli stati democratici hanno degli stati autoritari con cui fanno scambi commerciali. La russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni all' europa che le paga di più.
La cosa fenomenale di questo nostro mondo è che per fortuna in pochi hanno l'esclusiva su qualcosa per cui di solito ci sono sempre delle alternative che in una fase storica possono costare di più ma che ti permetto di riconfigurare il network di fornitura con un beneficio sul lungo periodo. Banalmente è quello che stanno facendo tantissime aziende in questo momento (re/nearshoring - near sourcing). Tuttavia, i più hanno smesso di guardare solo in fondo al singolo scontrino invece di considerare tutte le molte variabili che sostengono un business complesso.
La Russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni semplicemente perché c'è qualcuno (non tutti) disposto a pagare. La differenza è che prima vendeva a tutti ora solo a chi non ha ancora trovato un'alternativa. Ancora, perché nessuno vuole a libro paga un fornitore caro e inaffidabile. Un fornitore con un cattivo rating è in cima alla lista di quelli che vuoi rimpiazzare il prima possibile. E' questo che sta accadendo.
3 minuti fa, Maya ha scritto:La Russia ha tantissime materie prime che vende tramite triangolazioni semplicemente perché c'è qualcuno (non tutti) disposto a pagare. La differenza è che prima vendeva a tutti ora solo a chi non ha ancora trovato un'alternativa. Ancora, perché nessuno vuole a libro paga un fornitore caro e inaffidabile. Un fornitore con un cattivo rating è in cima alla lista di quelli che vuoi rimpiazzare il prima possibile. E' questo che sta accadendo.
Da cosa è data l' inaffidabilità di uno stato fornitore di materie prime? Dalla mancanza delle consegne? Dalle condizioni di produzione ecocompatibili? Dalle condizioni di lavoro nelle zone di produzione? Ho sempre trovato molto arbitraria l' accusa di inaffidabilità verso i vari stati.
11 minuti fa, ziowalter1973 ha scritto:Da cosa è data l' inaffidabilità di uno stato fornitore di materie prime? Dalla mancanza delle consegne? Dalle condizioni di produzione ecocompatibili? Dalle condizioni di lavoro nelle zone di produzione? Ho sempre trovato molto arbitraria l' accusa di inaffidabilità verso i vari stati.
Esattamente. Si considerano la stabilità politica, economica e sociale di uno stato, ma anche l'eventuale rischio geologico nel suo territorio, le condizioni del mercato del lavoro (vale a dire disponibilità di manodopera qualificata e risorse con competenze professionali elevate), il tessuto industriale e manifatturiero (qualità e quantità delle imprese), solidità ed estensione della sua rete infrastrutturale e così via. In altre parole, tutti i fattori e tutte le forze che possono impattare sulla supply chain ed eventualmente comprometterne la stabilità. Non si tratta quindi un'accusa arbitraria, ma di un'accurata analisi per la definizione del livello di rischio di un soggetto quale fornitore. Si chiama risk assessment ed è un approccio che, anche a seguito dell'esperienza pandemica, è sempre più diffusamente applicato.
https://tg24.sky.it/mondo/2023/03/03/lavrov-deriso-guerra-occidente-india
Lui incassa in modo eccezionale, ma quelle risate saranno la colonna sonora del film '50 smerdature dei russi'
In Bielorussia va tutto bene, e nulla fa pensare che lo Stato di diritto sia stato minimamente scalfito o peggio ancora violato. Ma proprio niente.
https://www.ilpost.it/2023/03/06/svetlana-tikhanovskaya-condanna/
https://www.difesaonline.it/geopolitica/analisi/lenigma-algerino-terza-parte
Terza parte di un serie sull'algeria e le sue dinamiche, soprattutto estere
Breve sondaggio : quanto sareste dispiaciuti /molto sorpresi se a fine guerra zelenski si rivelasse una sorta di padre padrone (tipo Orban) e che durante la guerra ha approfittato della crisi per riplasmare le cariche statali a suo uso ?
Mi dispiacerebbe molto ma alla fine con la NATO ricompattata, l'UE attiva in settori impensabili prima del 24/02/2022, una rinnovata attenzione all'importanza delle spese militari, la realizzazione dell' importanza di una autonomia strategica Europea, l'invincibile armata russa smerdata per quella tigre di carta che era, "putin uomo di pace" , sovranisti platealmente smascherati come cani del Cremlino, varie ed eventuali, direi che la bilancia sarebbe comunque positiva.
La cosa non mi stupirebbe più del tanto, in fondo l'Ucraina non ha una lunghissima tradizione democratica alle spalle e i tempi di guerra non sono il massimo per il mantenimento dei principi democratici tuttavia a differenza dell'ungheria o della Polonia l'ucraina non avrebbe nessun diritto di veto per papparsi i fondi a sbaffo e sputare nel piatto da cui ha mangiato , se vuole che l'occidente ricostruisca il paese, se vuole fare parte del club ci sono degli standard da rispettare...
1 ora fa, osservatore dal nord ha scritto:Breve sondaggio : quanto sareste dispiaciuti /molto sorpresi se a fine guerra zelenski si rivelasse una sorta di padre padrone (tipo Orban) e che durante la guerra ha approfittato della crisi per riplasmare le cariche statali a suo uso ?
se le cose andranno come credo, dell'Ucraina rimarrà solo Kiev e l'etmanato cosacco originario e poco più, governato dal generale Zaluzhny. Comunque vadano le cose zelenskij uscirà di scena.
1 ora fa, osservatore dal nord ha scritto:Breve sondaggio : quanto sareste dispiaciuti /molto sorpresi se a fine guerra zelenski si rivelasse una sorta di padre padrone (tipo Orban) e che durante la guerra ha approfittato della crisi per riplasmare le cariche statali a suo uso ?
Non so quanta importanza potrebbe avere perché comunque ci potrebbero volere anni prima di vedere la fine della guerra.
Ho ascoltato un podcast in cui Daniele Raineri, un giornalista inviato di guerra ed esperto del caso, distingueva tra "cessate il fuoco" e "fine della guerra". Se per il primo si spera e auspica che si possa arrivare a breve, il conflitto - anche se disarmato - durerà molto a lungo. Gli ucraini sono (giustamente) furibondi. Non se la faranno passare facilmente e soprattutto ci vorranno decenni prima che possano nuovamente fidarsi dei russi. A loro volta, i russi avranno a lungo il dente avvelenato e non credo che rinunceranno alla loro campagna anti-occidentale, anti-Nato, ecc. Se non per convinzione, per non perdere la faccia. Per la fine della guerra ci vuole un cessate il fuoco e probabilmente un cambio generazionale e per allora comunque Putin, Zelensky ecc. saranno tutti "storia passata".
Nello stesso podcast (forse avevo postato il link un po' di tempo fa), il giornalista in questione rimarcava anche un dato che lui ha rilevato da osservatore sul campo. In Italia, in parte in Occidente, gira questa immagine di Zelensky burattinaio, "la guerra voluta da Zelensky", "basterebbe che Zelensky mettesse la parola fine", ecc. Raineri, che ha passato buona parte del 2022 in Ucraina e in diverse parti dell'Ucraina, afferma che questa narrazione sia completamente scollegata dalla realtà. Secondo lui, per quello che ha visto e sentito, Zelensky sta semplicemente facendo quello che il popolo ucraino si aspetta da lui. Se non lo facesse, se firmasse una resa, se mettesse la parola fine a condizioni non accettabili, probabilmente sarebbe sostituito. Lo sarebbe anche solo alla prima dimostrazione di cedimento, in questo momento. Inoltre, un resa ucraina non sarebbe la fine della guerra, ma l'inizio di una sanguinosa guerriglia perché gli ucraini hanno tutta l'intenzione di difendere ogni centimetro del loro Paese a costo di combattere con le pietre e i coltelli da cucina. Questo è quello che sostiene Daniele Raineri e mi sembra uno scenario coerente con quanto altro ho letto in merito.
44 minuti fa, Maya ha scritto:Lo sarebbe anche solo alla prima dimostrazione di cedimento, in questo momento
Il che spiegherebbe quest'accanimento terapeutico su Bakmuth, anche a costo di rimuovere il comandante che l'ha difesa in maniera più che egregia in questi ultimi mesi e che, è facile immaginare, non fosse particolarmente d'accordo nell'impegnare le riserve per una difesa ad oltranza.
Su bakhmut sembra proprio uno di quei casi in cui l'immaginario e la politica superano le fredde esigenze dei militari. Comunque sono pessimista che gli ucraini abbiano le forze per riconquistare il corridoio crimea-donbass, soprattutto con i russi che continuano a fortificare tutte le zone conquistate. Eppure sarebbe l'unica offensiva che metterebbe seriamente in crisi i russi visto che toglierebbe loro l'unico successo a livello strategico ottenuto