6-Il Tibet fino a prova contraria (sinceramente me ne infischio delle comunicazioni ufficiali del governo cinese) è ancora considerabile uno Stato sovrano occupato militarmente.
Per il punto uno ci sono le contraddizioni che ho già presentato con in più quelle poste da Mornon e da Ser Balon.
Per il punto 6 invece si apre un altro fronte. La società delle nazioni, che dovrebbe essere l'ente super partes a cui rivolgersi come chiedeva Lord Beric, riconosce la sovranità della Cina sul Tibet, per cui il Tibet da questo punto di vista non è stato sovrano. La sovranità del resto è legato al concetto di stato, formato per l'appunto da territorio, popolazione e sovranità. In altre parole, qui si apre un bel controsenso.
Ovviamente tralasciando il fatto che nella società delle nazioni riesce davvero difficile crederci.
Le domande che ho voluto fare aprendo questa discussione sono:
- vi sembra giusta la decisione degli Stati Uniti, o vi pare dettata da spirito opportunistico?
- ritenete giusto il fatto che uno Stato possa giudicare un altro su un tema etico di questo genere, oppure dovrebbe essere un organismo internazionale/sovranazionale a farlo?
L'opportunismo mi pare evidente. Bisogna vedere se in questo caso è anche utile. E quì è difficile. Mi sembra evidente che la Cina stia diventando un problema mondiale. Come affrontarlo? Dialogo o linea dura? Se si sceglie il dialogo si ammette anche la possibilità che vengano fatte proporzionalmente delle piccole aperture al Governo cinese e in questo io vedo il senso della lista. Ovviamente questa teoria è buona come un'altra.
Ritengo giusto che uno Stato possa fare liste simili per il semplice fatto che nessuno può impedire a chicchesia di impedire a uno Stato di redigere liste. E' una lista che vale solo negli USA quindi non mi dà problema perchè credo che nei vari Governi mondiali di cose simili ce ne siano a bizzeffe.
Passo anche alla seconda domanda di Beric: ho un'opinione pessima anche dell'ONU (un organismo incaricato di promuovere la pace, e di fatto controllato dai 5 paesi che detengono una quota del 90% nel traffico internazionale di armi), perciò per quanto mi riguarda, sui diritti umani preferisco essere informato, e dare credibilità, ad associazioni che da anni si occupano di questi, come Amnesty International, che ogni anno pubblica un rapporto annuale, oppure Human Rights Watch.
Per il resto tendo a non fidarmi di pubblicazioni governative (nazionali o sovranazionali) che, volenti o nolenti, riflettono la linea politica dell'esecutivo di cui sono espressione.
Mi sento di condividere abbastanza questo intervento.
Aggiungo che l'ONU è ormai un meccanismo obsoleto. Il sistema dei membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza è un'immane idiozia che rende di fatto 5 Paesi più f***i degli altri. Poi in questi ultimi anni si è passati a corruzioni varie fino ad arrivare alla ridicola decisione di affidare alla Libia la Presidenza della Commissione Diritti Umani. No non vedo l'ONU più titolato delle singole nazioni.
Riguardo ai diritti umani ed alla situazione Cinese, queste sono le mie riflessioni:
3-le classifiche stilate dagli USA mi lasciano indifferente, dato che non sono di certo un paese che brilla per doti morali, un qualsiasi americano potrebbe venire eletto a presidente purché sia abbastanza ricco e con appoggi importanti da potersi permettere una campagna elettorale, l'unica disgrazia che potrebbe ostacolarlo sarebbe uno scandalo sessuale con tradimento della moglie ed affini. Invece se è il presidente di una delle più grandi fabbriche d'armi del paese con esportazioni massicce in paesi belligeranti a nessuno dà fastidio, anzi, è un bene se ciò gli ha permesso di arricchirsi al punto di potersi permettere una candidatura.
La nostra politica farà pure schifo ma quanto meno non siamo tanto ipocriti da criticare uno perché tradisce la moglie e sorvolare sul fatto che la sua ricchezza sia derivata dalla sofferenza di altri.
4-tra gli USA e la Cina, o Cuba, o la Siria, non vedo grandissime differenze sotto certi punti di vista, ne vedo sotto altri però. Nelle carceri di questi paesi quotidianamente si vivono realtà che per esempio per gli USA sono un unicum delle carceri speciali come Guantànamo. In questi paesi la maggior parte della popolazione vive ai limiti della povertà, mentre l'élite dirigente vive nel lusso, negli Stati Uniti l'élite è composta spesso da multimiliardari, ma la stragrande maggioranza della popolazione non è costretta alla fame, anzi, spesso ha un reddito medio molto buono.
Questi paesi sono retti da un regime, bene o male negli USA vi è un sistema democratico nel quale possono alternarsi tanto un donnaiolo come Clinton quanto un guerrafondaio come Bush, le elezioni non sono state falsate da brogli, né da pressioni esercitate militarmente. Che piaccia o meno, Bush è stato scelto dagli americani, Sadat, Castro, Hu Jintao e gli altri sono al potere perché appartengono al regime e chi gli si oppone ha come uniche speranze il silenzio, l'esilio o la morte.
Negli USA l'informazione non è monopolizzata da un regime, anzi, in un modo o nell'altro l'informazione e la controinformazione con qualsiasi mezzo si danno quotidianamente battaglia, in quei paesi il governo può prendersi la briga di eliminare l'informazione indipendente senza che nessuno possa recriminare.
7-mi disgusta il fatto che per motivi prettamente economici tutti gli stati democratici/occidentali abbiano voltato la testa dall'altra parte di fronte alla repressione cinese della rivolta tibetana, proprio a pochi giorni da una specie di mobilitazione di massa delle diplomazie a favore dell'indipendenza del Kosovo. Questo dimostra che il valore di una nazione non si misura agli occhi del mondo in nessun altro modo all'infuori di ciò che può offrire in termini di mercato o di strategia.
Punto 3. Questa è una forzatura. Allora perchè Clinton è diventato Presidente? Perchè Romney non ha neanche preso la nomination? Perchè Obama è in testa? E' vero che la ricchezza in America conta ma non diamo una visione caricaturale. Si tratta di finanziamenti privati per lo più dovuti alla gente comune che versa spontaneamente i propri soldi nelle tasche dei candidati. Siamo sicuri che sia più corretto il sistema del finanziamento pubblico ai partiti dove tu cittadino sei costretto a pagare delle tasse per foraggiare politici che magari non voterai nemmeno?
Punto 4. Tutte le differenze che hai elencato rendono gli USA nemmeno paragonabili a Stati quali la Cina o la Siria.
Punto 7. Sul Kosovo non c'è stata mobilitazione di massa. Uno Stato si è autoproclamato indipendente. Alcuni lo hanno riconosciuto altri no. E i giochi di interesse stanno nell'uno e nell'altro campo. La Cina è un po' diversa. I motivi non sono solo economici(anche se poi quando l'economia va male ci mettiamo a piangere) ma anche politici e pratici come ho già detto più sopra. Siamo sicuri che per ottenere qualcosa in favore del Tibet bisogna per forza fare la voce grossa? Per esempio riguardo alle Olimpiadi è lo stesso Dalai Lama a non invitare al boicottaggio perchè questo isolerebbe la Cina e la renderebbe più aggresiva. Prendere decisioni simile non è semplice e il rischio di fare sempre la cosa sbagliata è pressochè certo. Fai guerra alla Cina? Sei un sanguinario. Tratti con la Cina? Sei un viscido approfittatore. Non fai nulla? Sei un Ponzio Pilato. Fai i tuoi interessi? Sei un egoista. Boicotti? Rischi di aggravare la situazione e così via.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Sharingan, intendevo dire che negli USA conta più quanti soldi hai che come li hai fatti, idem il discorso della correttezza morale di facciata, se tradisci la moglie sei un viscido b******o, se vendi armi sei un industriale come tanti.
Sul punto 4 intendevo dire che è vero che in certe situazioni gli USA trascurano i diritti umani come in certi paesi, solo che in quei paesi è la normalità mentre negli USA è l'eccezione.
Sul Kosovo tutti gli stati si sono schierati, chi a favore e chi contro, sul Tibet nessuno ha aperto bocca, lì è il punto.
Sul fatto che l'ONU sia ormai un'istituzione di cartapesta ci sono pochi dubbi...
@ Mornon&Exall
In poche culture la cruda schiavitù è stata una prassi comune:
nel regno egizio erano i prigionieri di guerra a servire come manodopera schiavile nelle "grandi opere" o nei campi (oggi finiscono a Guantànamo) e spesso dopo anni di "servizio" veniva loro offerta la possibilità di ritornare in patria o integrarsi nella società egiziana;
A Roma gli schiavi lavoravano come domestici nelle abitazioni o come impiegati negli uffici pubblici, ricevevano vitto, alloggio, vestiario ed una minima somma di denaro che avrebbe permesso in seguito a loro di comprarsi la libertà;
In Grecia la schiavitù per debiti venne abolita nel VII secolo a.C.
Per i prigionieri di guerra (non di etnia greca) la prassi era di poco dissimile da quella romana.
Non vedo dunque anche nell'antichità nessuna forma di crudele schiavitù, più che altro una formula di "contratto a tempo indeterminato" con il singolo o lo Stato. Nessuno nell'antichità aveva interesse a torturare uno schiavo perché era più utile da essere razionale ed autonomo che da macchina.
Il concetto di schiavo come bestia senz'anima da trattare al limite della sussistenza è risalente alla schiavitù dei neri africani da parte dei civilissimi europei nell'età moderna.
Quindi non trovo difficoltà ad asserire che alcuni diritti anche se in alcune formule fortemente limitati siano da sempre comuni a tutte le culture dell'umanità.
Risposta veloce sulla questione della schiavitù, non si facevano solo schiavi in spedizioni di guerra e simili, che anche se non condivido posso in parte concepire, c'erano vere e proprie razzie per procurarsi le braccia da lavoro a buon mercato. Le condizioni quasi favorevoli che hai descritto erano applicabili come hai detto agli schiavi domestici, ma c'erano anche quelli rurali, trattati pressappoco come bestie (incatenati etc.) o per le miniere. Molti schiavi vedevano la possibilità di divenire gladiatore un sogno per sfuggire alle miniere.
Questo per quanto riguarda Roma e la Grecia.
Se guardiamo agli ottomani moltissimi schiavi finivano al remo delle galee (già che ci siamo sfato il mito che Roma utilizzasse schiavi al remo, è una bufala indegna). E gli schiavi venivano dalle attività dei barbareschi nel mediterraneo.
Ancora, e siamo in piena civiltà cristiana, è sotto gli occhi di tutti la tratta degli schiavi delll'africa nera. Non erano prigionieri di guerra. Certo, spesso c'erano complicità o veri e propri accordi con i capi tribù, però non si può parlare nemmeno in questo caso di prigionieri di guerra.
Cade quindi l'ultimo asseto :D
se tradisci la moglie sei un viscido b******o, se vendi armi sei un industriale come tanti
Se vendi armi in generale, o in casi specifici?
In poche culture la cruda schiavitù è stata una prassi comune
Ne basta una per far venire meno l'assolutezza, e ce ne sono state di piú. Del resto, il fatto che la Grecia abbia abolito la schiavitú per debiti implica che prima ci fosse, quindi non si può parlare di cultura contraria.
Non vedo dunque anche nell'antichità nessuna forma di crudele schiavitù, più che altro una formula di "contratto a tempo indeterminato" con il singolo o lo Stato. Nessuno nell'antichità aveva interesse a torturare uno schiavo perché era più utile da essere razionale ed autonomo che da macchina.Il concetto di schiavo come bestia senz'anima da trattare al limite della sussistenza è risalente alla schiavitù dei neri africani da parte dei civilissimi europei nell'età moderna
A parte quanto detto da Exall, allora definiamo di cosa stiamo parlando: "schiavitú" è un concetto generale che va oltre quei trattamenti, e visto che di schiavitú hai parlato sulla schiavitú ho risposto; inoltre, cosa c'entra che non lo vedi nell'antichità? Anche fosse, le società piú o meno moderne sono sempre società, quindi vanno valutate anch'esse, assieme a quelle antiche.
Parentesi: un contratto a tempo determinato senza possibilità di scelta e penso decisamente sottopagato; un modo decisamente particolare di essere contro la schiavitú.
Quindi non trovo difficoltà ad asserire che alcuni diritti anche se in alcune formule fortemente limitati siano da sempre comuni a tutte le culture dell'umanità
Non trovi difficoltà ad asserire che ci siano diritti comuni a tutte le culture, nonostante tu stesso abbia fatto vedere come ci siano state culture che non li condividevano? :D
Ma scusate, secondo voi ha senso parlare di "assolutezza diritti umani" riferendosi alle culture (cosa che come abbiamo visto è ricca di contraddizioni)?
Non sarebbe più coerente parlare di "assolutezza dei diritti umani" riferendosi ai singoli individui?
Nel tema schiavitù, torture, desaparecidos, io ci vedo qualcosa di assoluto: ai greci piaceva schiavizzare, agli inquisitori torturare, ai dittatori sudamericani buttar la gente in mare dagli elicotteri. Tutto relativo.
Ma a nessuno dei greci piaceva diventare schiavo dei barbari, a nessuno degli inquisitori essere a sua volta torturato, e Pinochet avrebbe preferito evitare un volo di 200 metri senza paracadute.
I diritti umani assoluti e intangibili forse andrebbero definiti come "tutela contro quei comportamenti che sono considerati universalmente, da ogni uomo, in qualsiasi tempo e luogo, come lesivi della sua persona e inaccettabili"
in sostanza tali diritti sarebbero
1. all'integrità fisica (no torture, no violenza arbitraria)
2. alla libertà "fisica" (no schiavitù o improgionamento arbitrario)
3. alla proprietà (no privazione forzata di beni contro la volontà)
4. a formare e mantenere una famiglia (chi vorebbe essere privato dei sui affetti più cari? nessuno)
andrebbero invece esclusi dalla categoria "diritti universali"
1. riconoscimento della personalità giuridica: potrebbero esserci categorie di persone che ritengono più conveniente o divertente difinirsi come apolidi (perchè devo x forza appartenere a uno stato, scusa?)
2. l'uguaglianza davanti alla legge: non è assoluto, in quanto molte persone ritengono o ritenevano giuste tali discriminazioni (anche subirle, se esse sono previste da una legge accettata)
3. libertà di pensiero e religione; c'è chi ritiene che la rinuncia alla libertà di pensiero/religione/espressione/asociazione sia un giusto prezzo da pagare per creare una società ordinata e sicura
4. all'istruzione: perchè? potrei anche volere che le scuole vengano chiuse, o ritenere la mia stessa educazione come "lavaggio del cervello"
I diritti umani assoluti e intangibili forse andrebbero definiti come "tutela contro quei comportamenti che sono considerati universalmente, da ogni uomo, in qualsiasi tempo e luogo, come lesivi della sua persona e inaccettabili"
Questo concetto è estremamente simile alla risposta che diedi qualche tempo fa in una discussione altrove, proponendo una sorta di definizione di male che fosse "piú assoluta", slegata dalla moralità; l'idea mi trova concorde, e grossomodo si riconduce al "Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te" di biblica memoria; il grosso problema, anche ignorando le eccezioni stile masochisti, è rappresentato per esempio da quelle culture in cui il sacrificando era contendo di essere sacrificato, perché convinto della religione, ecc.; oppure, a oggi, quelli che si fanno saltare in aria. Secondo quella definizione, far saltare in aria gli altri non lederebbe diritti umani.
Piú che altro, ma questo sarebbe una sorta di "universalità media", si potrebbe ragionare sulla media; nel senso, sebbene ci sia chi è felice di farsi saltare in aria, mediamente l'Uomo non è propriamente entusiasta all'idea. Questo concetto potrebbe inoltre includere anche almeno parte delle cose che hai escluso.
2. l'uguaglianza davanti alla legge: non è assoluto, in quanto molte persone ritengono o ritenevano giuste tali discriminazioni (anche subirle, se esse sono previste da una legge accettata)
Comprendi in questo anche la discriminazione di giudizio (a parità di reato e condizioni, uno viene assolto solo perché ricco, e l'altro condannato solo perché povero)?
Comprendi in questo anche la discriminazione di giudizio (a parità di reato e condizioni, uno viene assolto solo perché ricco, e l'altro condannato solo perché povero)?
pensavo ad esempio all'immunità di cui godono il Presidente della Repubblica e le altre alte cariche dello Stato. Sono sì discriminazioni, ma previste dalla stessa legge.
oppure a altre regole derivanti da situazione di gerarchia molto forte (es militari)
comunque no, non comprendo il caso che hai proposto, in quanto si tradurrebbe in una violazione arbitraria o della libertà o della proprietà dell'individuo.
grosso problema, anche ignorando le eccezioni stile masochisti, è rappresentato per esempio da quelle culture in cui il sacrificando era contendo di essere sacrificato, perché convinto della religione, ecc.; oppure, a oggi, quelli che si fanno saltare in aria. Secondo quella definizione, far saltare in aria gli altri non lederebbe diritti umani.
il sacrificando era contendo di essere sacrificato: se non va contro la sua volontà, è una specie di suicidio... non mi sembra sia lesivo nei confornti di nessuno, a parte sé stesso
caso analogo è quello del kamikaze, con la differenza che causa la morte di altri individui. Ma visto che a nessun uomo (mi riferisco alle vittime dei terroristi) piace che altri disponga della sua vita contro la propria volontà, credo che il caso dei kamikaz rientri nel "diritto all'integrità fisica".
In sostanza bisognerebbe tutelare chi non vuole diventare kamikaze o vittima dei kamikaze stessi, ma non chi vuole suicidarsi o menomarsi.
Il mio excursus storico era proprio volto a dimostrare che molte culture antiche cui la schiavitù è attribuita trattavano i loro schiavi molto meglio di quanto trattavano gli europei i loro schiavi nell'età moderna, nonostante fossero vissuti molti secoli dopo e pregni della cultura cristiana...insomma il concetto è che la mancanza di rispetto e la cattiveria deliberata sono prodotti più che altro della cultura moderna...così come le armi di distruzione di massa sono figlie di una cultura in cui la guerra non risparmia più nessuno e l'odio può portare al genocidio di popoli interi.
Il mio concetto si riallaccia per molti aspetti al discorso di Balon...
il sacrificando era contendo di essere sacrificato: se non va contro la sua volontà, è una specie di suicidio... non mi sembra sia lesivo nei confornti di nessuno, a parte sé stessocaso analogo è quello del kamikaze, con la differenza che causa la morte di altri individui. Ma visto che a nessun uomo (mi riferisco alle vittime dei terroristi) piace che altri disponga della sua vita contro la propria volontà, credo che il caso dei kamikaz rientri nel "diritto all'integrità fisica".
Però questi due casi fanno vedere come "Non mi piacerebbe che mi venisse fatto" non è un metro assoluto, in quanto il sacrificando voleva essere sacrificato; ovvio che questo implica che fosse la sua volontà, ma anche le cose positive sono possono essere la volontà di chi le riceve (e, in mancanza di questa, possono diventare moleste).
Il mio excursus storico era proprio volto a dimostrare che molte culture antiche cui la schiavitù è attribuita trattavano i loro schiavi molto meglio di quanto trattavano gli europei i loro schiavi nell'età moderna, nonostante fossero vissuti molti secoli dopo e pregni della cultura cristiana...insomma il concetto è che la mancanza di rispetto e la cattiveria deliberata sono prodotti più che altro della cultura moderna...così come le armi di distruzione di massa sono figlie di una cultura in cui la guerra non risparmia più nessuno e l'odio può portare al genocidio di popoli interi
L'ho capito, ma il punto è che (1) allora stai parlando di un determinato tipo di schiavitú, e non di schiavituú in generale (da vedere se poi in passato fosse effettivamente totalmente assente un simile comportamento); e (2) se c'è stato in qualche cultura, antica moderna o che altro, allora non è esatto dire che ogni cultura era contraria a una simile cosa.
Però questi due casi fanno vedere come "Non mi piacerebbe che mi venisse fatto" non è un metro assoluto, in quanto il sacrificando voleva essere sacrificato; ovvio che questo implica che fosse la sua volontà, ma anche le cose positive sono possono essere la volontà di chi le riceve (e, in mancanza di questa, possono diventare moleste).
Infondo credo che nemmeno al più feroce dei kamikaze piacerebbe se un marines imbottito di tritolo si facesse saltare per aria al mercato uccidendo la moglie e i figli del kamikaze stesso.
A nessuno, neanche al più abbietto e recidivo criminale piace subire atti criminosi (a parte pazzi e masochisti)... in questo senso è "assoluto"
a nessuno piace subire atti criminosi di notevole gravità, quindi forse la tutela da atti criminosi di notevole gravità può essere annoverato trai diritti assoluti.
Il mio excursus storico era proprio volto a dimostrare che molte culture antiche cui la schiavitù è attribuita trattavano i loro schiavi molto meglio di quanto trattavano gli europei i loro schiavi nell'età moderna, nonostante fossero vissuti molti secoli dopo e pregni della cultura cristiana...insomma il concetto è che la mancanza di rispetto e la cattiveria deliberata sono prodotti più che altro della cultura moderna...così come le armi di distruzione di massa sono figlie di una cultura in cui la guerra non risparmia più nessuno e l'odio può portare al genocidio di popoli interiL'ho capito, ma il punto è che (1) allora stai parlando di un determinato tipo di schiavitú, e non di schiavitú in generale (da vedere se poi in passato fosse effettivamente totalmente assente un simile comportamento); e (2) se c'è stato in qualche cultura, antica moderna o che altro, allora non è esatto dire che ogni cultura era contraria a una simile cosa.
I casi isolati esistono sempre, spesso sono l'eccezione che conferma la regola...il fatto che la schiavitù sia comparsa in forme più violente in una società di etica cristiana è indicativo proprio del fatto che casi simili possono fiorire anche nella società più attenta ai diritti umani con ciò sottolineando la straordinarietà dei casi rispetto alla cultura diffusa e dominante dell'epoca.
Infondo credo che nemmeno al più feroce dei kamikaze piacerebbe se un marines imbottito di tritolo si facesse saltare per aria al mercato uccidendo la moglie e i figli del kamikaze stesso.A nessuno, neanche al più abbietto e recidivo criminale piace subire atti criminosi (a parte pazzi e masochisti)... in questo senso è "assoluto"
a nessuno piace subire atti criminosi di notevole gravità, quindi forse la tutela da atti criminosi di notevole gravità può essere annoverato trai diritti assoluti
Su questo sarebbe interessante sapere se i genitori fieri che il figlio sarebbe stato sacrificato sono una finzione narrativa o una realtà storica; perché, se fosse realtà storica, allora il non essere sacrificati non rientrerebbe tra i diritti "universali", secondo la definizione in discussione :huh:
I casi isolati esistono sempre, spesso sono l'eccezione che conferma la regola
Si potrebbe rispondere che una regola non ha bisogno di eccezioni, per essere confermata :D Il punto è che il concetto stesso di "assoluto", di "universale", esclude la presenza di eccezioni; perché va da sé che, se una cosa non è valida nella nazione X, allora non può essere universale. Si può sostenere che ci sono molti valori che a oggi sono condivisi da diverse nazioni e da diverse culture, e su questo potrei anche essere d'accordo; ma sostenere che "ci sono alcuni diritti inviolabili condivisibili da tutte le culture" è un'altra cosa, e la Storia stessa lo nega. Sicuramente, non si può parlare genericamente di "schiavitú", come fatto inizialmente.
il fatto che la schiavitù sia comparsa in forme più violente in una società di etica cristiana è indicativo proprio del fatto che casi simili possono fiorire anche nella società più attenta ai diritti umani con ciò sottolineando la straordinarietà dei casi rispetto alla cultura diffusa e dominante dell'epoca
Una schiavitú che comprendeva quante nazioni? Tra fornitori e utilizzatori, America, Inghilterra, Spagna, Portogallo... durata quanto? Quattro, cinque secoli (periodo di coinvolgimento dell'America)? Inizia a sembrarmi un po' troppo per parlare di caso straordinario, di eccezione; e l'etica cristiana di cui parli non mi pare indicare particolare straordinarietà, se non altro visto che nemmeno la cattolicissima Spagna si è fatta tanti problemi.
Comunque, anche fosse stato un caso straordinario, questo non toglierebbe una cosa: c'è stato, e quindi viene meno la presunta assolutezza. Nel valutare l'estensione di una cosa non si devono considerare solo le culture piú antiche, anche quelle piú recenti e quelle odierne pesano.
Su questo sarebbe interessante sapere se i genitori fieri che il figlio sarebbe stato sacrificato sono una finzione narrativa o una realtà storica; perché, se fosse realtà storica, allora il non essere sacrificati non rientrerebbe tra i diritti "universali", secondo la definizione in discussione
Hai toccato un punto molto importante e controverso: fino a che punto si può disporre della propria persona? Verrebbe da dire che se ne può disporre in qualunque modo, a patto che non si danneggi il prossimo (kamikaze)... tuttavia non è forse vero che il maya che si sacrifica oppure un suicida oppure chi abbandona tutto e parte all'avventura cagiona un immenso danno psicologico ed economico a genitori/coniuge/figli?
Chi si suicida, priva la famiglia di importanti risorse economiche e affettive... potrebbe quasi essere considerato un atteggiamento criminoso, in effetti...
comunque, per tornare alla definizione in questione, no, l'essere sacrificati volontariamente non rientrebbe nella categoria "diritti assoluti", siano i genitori consenzienti o meno, in quanto manca poprio "l'assolutezza": per alcuni si può disporre della propria vita, per altri bisogna salvaguardare gli interessi dei terzi... chi abbia ragione non importa, il fatto è che manca l'assolutezza
Mornon, hai proprio toccato il termine esatto, nazioni. Quando un atto contrario a principi universali della natura umana è concepito ed attuato da un governo, sia esso un singolo monarca o un gruppo dirigente, il discorso è ben diverso da un comportamento integrato nel substrato culturale di una popolazione. All'epoca il Papa si espresse duramente contro la schiavitù ma i Re fecero orecchie da mercante. Allo stesso modo ciò si può rileggere nel nazismo.
In base alle obiezioni che mi stai muovendo si potrebbe dire che dal tuo punto di vista tutto il popolo tedesco negli anni 30-40 aveva nel proprio dna culturale l'antisemitismo, l'odio razziale e la tendenza al genocidio.