Come delegati siamo più o meno a metà..per gli stati siamo un po' oltre la metà. Quelli "pesanti" bene o male hanno già votato, mancano il Texas e un paio di stati molto popolosi della costa est; per il resto sono soltanto stati poco popolosi.
Interessante testa a testa in casa democratica, difficile prevedere ora chi la spunterà: la Clinton deve giocarsela stato per stato. Per i repubblicani, Mc Cain sembra avanti, troppo margine su Huckabee.
Nuova vittoria di Obama questa volta nel Maine con il 59% contro il 40% della Clinton. Il computo dei delegati, che è comunque ufficioso a causa del complicato sistema elettorale, vede Hillary davanti con 1148 delegati e Obama dietro con 1121. A questo punto Obama ''vede'' la vittoria con le primarie di domani in tre Stati che dovrebbero vederlo ancora vincente. Al di là di questo stupisce il margine delle vittorie di Obama e si può tranquillamente dire che la macchina da guerra dei Clinton sia entrata in crisi visto che la senatrice ha sostituito il suo responsabile dello staff elettorale. Ma per battere Hillary bisogna tenere duro perchè ha già dimostrato di saper reagire. Un'altra curiosità: secondo i sondaggi Obama avrebbe molte più chances di Hillary di battere McCain in un'eventuale sfida finale.
Nel frattempo Bush ha espresso il suo appoggio per McCain nonostante fra i due non scorra buon sangue. E' un modo per il Partito Repubblicano di contrastare i democratici e far sì che l'elettorato più tradizionalista voti per McCain, in realtà poco amato da quelle parti.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
A questo punto Obama ''vede'' la vittoria con le primarie di domani in tre Stati che dovrebbero vederlo ancora vincente. Al di là di questo stupisce il margine delle vittorie di Obama e si può tranquillamente dire che la macchina da guerra dei Clinton sia entrata in crisi visto che la senatrice ha sostituito il suo responsabile dello staff elettorale.
A me non stupisce per niente. Il programma tra i due è molto simile, in contrapposizione forte con quello di Bush e quindi la differenza grande non la fanno gli argomenti. La differenza la fa la persona e la capacità oratoria che ha. Il discorso "Yes,we can" è diventato una canzone e credo sia entrato nella top ten dei discorsi politici americani degli ultimi 20 anni, indipendentemente da come andrà alla fine la campagna. Basta vedere i video più cliccati su youtube per "Obama" e "Clinton". Barack è riuscito a muovere la parte del partito democratico che di solito non si interessa di politica, i giovani, la Clinton non ci è riuscita e adesso che si lotta testa a testa c'è un effetto marea che sarà difficile arginare, imho.
A me non stupisce per niente. Il programma tra i due è molto simile, in contrapposizione forte con quello di Bush e quindi la differenza grande non la fanno gli argomenti. La differenza la fa la persona e la capacità oratoria che ha. Il discorso "Yes,we can" è diventato una canzone e credo sia entrato nella top ten dei discorsi politici americani degli ultimi 20 anni, indipendentemente da come andrà alla fine la campagna. Basta vedere i video più cliccati su youtube per "Obama" e "Clinton". Barack è riuscito a muovere la parte del partito democratico che di solito non si interessa di politica, i giovani, la Clinton non ci è riuscita e adesso che si lotta testa a testa c'è un effetto marea che sarà difficile arginare, imho.
a leggere commenti qualche settimana fa sembrava che la Clinton fosse in vantaggio disarmante delegati, invece a quanto pare non è così...
Non è escluso che sia tutta una tattica elettorale: la Clinton era data per favorita e vincente già da tempo, tanto che era già cominciata la campagna denigratoria nei suoi confronti... virare su Obama per i democratici potrebbe essere una tattica vincente proprio da questo punto di vista...
Mi sembra di vedere la scelta di McCain come quella del "perdere bene", per tirar fuori il pezzo grosso Giuliani tra 4 anni e puntare subito alla vittoria senza aspettare il doppio mandato democratico...
Risultati della notte.
Democratici
District of Columbia: Obama 75% Clinton 24%
Maryland: Obama 60% Clinton 37%
Virginia: Obama 64% Clinton 35%
Repubblicani
District of Columbia: McCain 68% Huckabee 17%
Maryland: McCain 55% Huckabee 29 %
Virginia: McCain 50% Huckabee 41%
Delegati
Democratici : Obama 1223 Clinton 1198
Repubblicani : McCain 821 Huckabee 241
Oramai l'onda anomala Barack Obama sta diventando sempre più difficile da gestire per Hillary. Sorprende l'incredibile percentuale ricevuta dal senatore nero in Columbia(lo stato della capitale Washington) con una percentuale ''alla Putin''... Ora nelle prossime tappe Hillary deve tenere o altrimenti la partita è chiusa. Facile vittoria di McCain che consolida il suo già granitico primato.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Romney ha ufficialmente appoggiato McCain, chiedendo ai suo 280 delegati di votare per lui. A questo punto il senatore dell'Arizona (che ha 827 delegati) è veramente ad un soffio dalla nomination che richiede 1191 delegati.
Ultimi risultati.
Democratici
Hawaii: Obama 76% Clinton 24%
Wisconsin: Obama 58% Clinton 41%
Delegati: Obama 1301 Clinton 1239
Repubblicani
Washington: McCain 49% Huckabee 22%
Wisconsin: McCain 55% Huckabee 37%
Delegati: McCain 918 Huckabee 217
Continua la crisi di Hillary e continua soprattutto l'ascesa di Obama arrivato alla decima vittoria consecutiva. Ora per l'ex-first lady la Linea Maginot si chiama Ohio e Texas dove si vota il 4 marzo; se Obama sfonda questa linea per lei è finita, se regge la ''guerra'' può andare avanti. Per McCain una vittoria che è poco più di una formalità.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Se la Clinton non riesce a far bene in Texas credo possa dire addio a qualsiasi velleità:Obama sembra convincere molto di più l'elettorato democratico, ormai l'ha sopravanzata. Come già detto invece, giochi fatti per l'ex prigioniero in Vietnam McCain.
Non è escluso che sia tutta una tattica elettorale: la Clinton era data per favorita e vincente già da tempo, tanto che era già cominciata la campagna denigratoria nei suoi confronti... virare su Obama per i democratici potrebbe essere una tattica vincente proprio da questo punto di vista...
Può essere che io non ci abbia capito niente? :blink:
/me in modalità "tattica? che tattica?" ;) mode ON
la tattica vincente che intendevo è quella di rendere inutile lo sforzo di campagna denigratoria (che si fa sempre, da entrambe le parti) che era già cominciata per Hillary, data per vincente sicura... quindi uno scontro Obama-McCain vedrebbe il primo partire in vantaggio a livello di marketing elettorale, riducendo Hillary a scudo difensivo o specchietto per le allodole...
Omg adesso ho capito :blink: Geniale ;)
(la serata ha avuto i suoi trenta secondi di sprazzo intellettuale, e non è scontato)
Volevo chiedere una cosa sull' allineamento fra Hillary e McCain nel dire che Obama non ha esperienza: di per sè il messaggio è un po' poco (imho), ma se venisse ripetuto a tambur battente all'infinito senza repliche concrete potrebbe avere un qualche effetto?
E poi come si risponde a parole a qualcuno che ti accusa di dire solo parole? Anche Hillary dice che lei farà i fatti, ma qui e ora non è presidente e non li sta facendo...
Volevo chiedere una cosa sull' allineamento fra Hillary e McCain nel dire che Obama non ha esperienza: di per sè il messaggio è un po' poco (imho), ma se venisse ripetuto a tambur battente all'infinito senza repliche concrete potrebbe avere un qualche effetto?
E poi come si risponde a parole a qualcuno che ti accusa di dire solo parole? Anche Hillary dice che lei farà i fatti, ma qui e ora non è presidente e non li sta facendo...
Non credo possa avere effetto perchè è dall'inizio della campagna che Obama è accusato di essere inesperto e fin qui ha vinto.
Hillary tutto sommato può dire quello che dice perchè è già stata alla Casa Bianca con il marito per 8 anni e pare che il suo peso nelle decisioni di Bill fosse enorme. C'è chi parla addirittura di Hillary come il vero Presidente dell'era Clinton: Bill ci avrebbe messo il carisma e la popolarità ma tutte le decisioni passavano il vaglio della moglie.
Vorrei pensare cosa pensate poi di una questione. Alcuni giornalisti USA di sinistra mostrano preoccupazione verso il clima di Obamamania che sta dilagando nel Paese che sta degenerando in culto della personalità. Secondo voi questo può essere un pericolo? Dai suoi sostenitori Obama viene descritto con toni quasi messianici ed è stata messa in discussione la sua appartenenza a una confessione che di fatto propugna la superiorità della razza nera. La domanda di alcuni è: ''Chi è in realtà Barack Obama?''. Voi per esempio cosa ne pensate? Vi convince o pensate che sia solo ''fuffa''? Ecco io credo che in una sua eventuale sfida finale contro un repubblicano questi temi torneranno a galla...
A tal riguardo c'era un articolo molto interessante di Christopher Hitchens comparso sul Corriere della Sera che parla anche di questo. L'ho recuperato e lo copio qui sotto.
L’interrogativo, in termini nudi e crudi, suona così: il segreto sta in ciò che egli è o in ciò che non è? Oppure, parafrasando: a fare la differenza è quel che egli dice o quel che, non dice?
Il senatore dell'Illinois Barack Obama è l'odierno beneficiario di un vero e proprio tsunami di idiozie.
L'uomo invoca di tanto in tanto la fiducia di tutti gli americani — senza distinzione di razza, colore della pelle, credo religioso e compagnia bella — ma inneggia anche — stando almeno ai suoi discorsi più recenti — a una vittoria per la comunità nera, il tutto mentre i suoi sostenitori — quelli di pelle bianca in primis — si commuovono all'idea di insediare finalmente un afro-americano alla Casa Bianca.
Restano un po' in disparte i guru elettorali di Hillary Clinton che, incapaci di suscitare lo stesso entusiasmo e orgoglio identitario attorno a questa donna raggrinzita e permalosa, forse rimpiangono di non aver puntato a sufficienza sull'idea che, in realtà, «il nostro primo presidente nero» fu proprio il suo sbandato consorte.
O forse no.
Nessuno avverte una nota patetica e imbarazzante, in tanta enfasi attorno a sfumature così banali?
E perché mai, a dirla tutta, chi ha avuto una madre di pelle bianca andrebbe annoverato tra i neri?
A questo sono valsi tutti gli sforzi e i sacrifici profusi per superare la sentenza Plessy-Ferguson e proclamare l'illegittimità della segregazione razziale?
Saremmo forse pronti, ipotizzando che sua madre vantasse anche origini ebraiche, a incoronare Obama quale «primo presidente ebreo» degli Stati Uniti d'America?
Più si insisterà nel celebrare la mera identità di Obama come una «conquista», più si darà prova dell'incapacità di emanciparsi dalle vecchie categorie identitarie che hanno imprigionato il pensiero illuminato.
Non si può propriamente sostenere che lo stesso senatore Obama strizzi l'occhio a quanti tirano in ballo il colore della pelle.
Uno tra i capitoli più interessanti della sua affascinante autobiografia racconta il giorno in cui Alan Keyes, il suo sfidante repubblicano (e nero) nelle elezioni a senatore dell'Illinois, lo accusò di non possedere sufficiente «negritudine», non essendo un discendente degli schiavi d'America!
Scegliendo di accusare il colpo a cuor — pardon, color — leggero, Obama è riuscito a segnare una pietra miliare. Non si rischia, tuttavia, di ricadere nell1 insulso errore di Keyes ogni qual volta sbandieriamo la pigmentazione del senatore?
Se tanta era la voglia di un presidente (o almeno un vice) «nero», già molti anni fa si sarebbe potuto incoronare en masse Angela Davis (che fu anche, tra l'altro, la prima donna a candidarsi in una lista nazionale) — o i reverendi Jesse Jackson o Al Sharpton. Perché, dunque, nulla di tutto ciò è avvenuto? La politica, forse, ha fatto la sua parte?
Si dà il caso che, appena la scorsa settimana, il Kenya — Paese d'origine del padre di Obama — sia stato sconvolto da scontri politici contrassegnati da spiacevoli derive ispirate dal tribalismo più violento e sadico.
Ebbene, dinanzi agli elogi verso un candidato «nero», un keniota resterebbe perplesso quanto lo sarebbero tutti (o quasi) i miei lettori europei se invitati a votare per la «grande speranza bianca».
E se un turista di pelle bianca in Kenya non sarebbe probabilmente in grado di distinguere a colpo d'occhio un Kikuyu da un Luo, un keniota lo farebbe senza alcuna difficoltà.
Si è ormai definitivamente conclusa l'epoca in cui, negli Stati Uniti, un polacco-americano non avrebbe mai votato per un candidato di nome tedesco, o in cui gli Sharks di «West Side Story» erano ai ferri corti con i Jets. Tutto ciò è dovuto al fatto che (mutuando la definizione di nazione coniata da Ernest Renan) si è consensualmente deciso di dimenticare parecchie cose, tenendone a mente altre.
E noi, in quale direzione ci stiamo muovendo oggi?
Il senatore Barack Obama è membro della Trinity United Church of Christ di Chicago.
Vi consiglio caldamente un giro da brivido sul suo sito web (www.tucc.org).
Guidata dal tipo di individuo che la stampa sovente (e cautamente) tratteggia come flamboyant—il sedicente reverendo dottor Jeremiah A. Wright Jr. — questa stravagante gang si autodefinisce «orgogliosamente nera e fieramente cristiana» (www.tucc.org/about.htm) e predica di un «popolo eletto» la cui natura è, con tutta evidenza, «afrocentrica».
La stessa congregazione vende libri ispirati al creazionismo, e sulla home page del suo sito web campeggia un link a «Goodsearch» (wiyw.goodsearch.com), un motore di ricerca — con tanto di aureola a suggello del logo — che annuncia con trionfante euforia: «Ogni volta che cerchi o compri on line la nostra Chiesa si arricchisce!»-.
Tutto (o quasi) ciò che la Trinity United predica è innocuo e soporifero, un po' come i demenziali proclami del governatore Mike Huckabee, per cui il suo successo in Iowa è paragonabile al «miracolo» dei pani e dei pesci.
Senza tralasciare, poi, che lo stesso sito web propone al visitatore un volume intitolato «Bad girls of the Bible. Exploring women of questionable virtue» (Cattive ragazze della Bibbia: un viaggio attorno a figure femminili di discutibile virtù), che ho subito aggiunto al mio carrello.
Resta il fatto, però, che nessuno — e per nessuna ragione — può pretendere di venire preso sul serio e, al contempo, avere minimamente a che fare con un contesto così dozzinale e retrivo.
E tutto il facile chiacchiericcio intorno al leader che unisce e non divide perde ogni significato, se un giorno si dice una cosa e quello successivo il suo esatto contrario.
Il sottoscritto brontola ormai da mesi davanti a personaggi come Mitt Romney, che deve ancora rispondere a una sfilza di interrogativi relativi al retroterra assolutamente razzista della Chiesa cui appartiene o Huckabee, il quale ha mostrato pubblicamente di non comprendere neppure il fondamento di un principio — la teoria-spartiacque dell'evoluzione attraverso la selezione naturale — in cui sostiene di non credere.
Non pochi democratici mi danno ragione al riguardo ma diventano improvvisamente muti allorché il senatore Obama decide di giurare fedeltà a una Chiesa di fanatici e con una profonda connotazione etnica.
Il tacito accordo in virtù del quale la comunità nera viene consegnata all'egida dei predicatori, costituisce di per sé una forma di accondiscendenza razzista.
E l'incauta santificazione di Martin Luther King jr. ha dato adito a una grossolana rilettura storica che cancella i grandi eroi (bianchi e neri) laici — Bayard Rustin, A. Philip Randolph e Walter Reuther — che organizzarono di fatto la marcia su Washington. Ma ha anche accordato un lasciapassare a tutti quei demagoghi che, in un modo o nell'altro, riescono a fregiarsi del titolo di «reverendo».
Gli elettori di pelle bianca che, seppure inconsciamente, indulgono all'idea che la comunità nera non desideri niente di meglio che prestar fede ai predicatori, non soltanto calpestano la dignità dei loro fratelli e sorelle di colore, ma danno anche man forte ai ministri o diaconi di pelle bianca che ricorrono allo stesso stratagemma, da Jimmy Carter a Mike Huckabee.
Prima del New Hampshire, i caucus dell' Iowa di inizio 2008 non avevano messo il suggello al vecchio incubo razziale dell'America, bensì segnato l'ennesima tappa di un lungo e travagliato periplo attorno alla devozione, all'«elevazione» e ai bifidi parolai dell'ottimismo.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Ma nessuno dice più niente?
Domani è il 4 marzo!
Ma nessuno dice più niente?
Domani è il 4 marzo!
Già è il Giorno del Giudizio per Hillary e Obama. Voto in 4 Stati ma soprattutto in Texas e Ohio. Se Obama vince in tutti e 2 va ''in finale''. Quindi Hillary è all'ultima spiaggia.
Intanto in questi giorni se le sono date di santa ragione. Prima è sbucata fuori una foto di Obama vestito in abiti ''mussulmani'', poi Hillary ha mandato in onda uno spot volto a impressionare l'opinione pubblica in cui si immaginano scenari apocalittici qualora vincesse il suo avversario. Intanto Obama ha dovuto fronteggiare lo sgradito appoggio di un mezzo-matto leader islamico e il rinvio a giudizio di un suo importante finanziatore e consigliere.
Intanto McCain si è distinto per i seguenti motivi:
1. Presunto scandalo sessuale
2. Alla domanda cosa fare con l'Iran ha canticchiato un motivetto dei Beach Boys dicendo: ''Bomb bomb Iran''
3. Ha proposto l'esclusione della Russia dalla Nato
4. Si è augurato che ''Castro incontri presto Marx''.
Incomincio a dubitare sulla bontà di McCain come Presidente... nel dubbio meglio che vinca un democratico, và...
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »