MI sono domandato, e ho esposto il quisito alla prof di italiano, a diversi miei amici, ora voglio dirlo a voi siccome nessuno è riuscito a darmi una risposta soddisfacente,
il quesito è questo,
Perceh se io prendo le distanze dagli ebrei, vengo dato per antisemita e/o razzista, mentre gli ebrei è una vita che prendono le distanze da noi...e non ji si puo dire nulla
es:
io sono un italiano cristiano
l'oro si dicono ebrei italiani
perche tutto questo???
questa sera non ci sono perche esco e vado a festegiare il comp della mia ragazza.. ^_^
le vostre risposte le leggero domani grazie..e scusate la mia ignoranza.
alla nostra :dart:
Rispondo prima io perchè se no nessuno comincia... è una discussione delicata...
Che cosa intendi con "prendere le distanze"?
A me non piacciono molti popoli, molte etnie, e fra questi gli italiani. In generale non mi piace pensare a un popolo perchè se io non sono come il clichè degli italiani vorrebbe, non vedo motivo di pensare a un clichè quando mi devo fare un'idea su una persona e vengo a sapere della sua nazionalità.
Però è un mio diritto considerare l'insieme delle caratteristiche salienti comunemente attribuite a un popolo come qualcosa che mi suscita un'opinione sfavorevole.
Se a uno non piacciono i baschi o solidarizza con i baschi non c'è niente di male, finchè non dà l'etichetta di "basco" a un basco senza volerne conoscere la vera personalità.
Lo stesso vale per arabi, ebrei, cinesi... c'è una notevole differenza tra l'essere razzisti e farsi un'opinione su un'etnia.
Razzismo è dire "sono inferiori" "fanno schifo" o "sono tutti ladri/sporchi/mendicanti" e associare a questo il "noi siamo decisamente migliori". Questo è razzismo.
Io dico: so poco/abbastanza/tanto di quella gente e non mi piacciono proprio.
Da noi è normale essere innamorati di qualsiasi cosa proveniente dal Giappone, ma se qualcuno dicesse che i giapponesi proprio non gli vanno a genio, un'ombra di sospetto di razzismo ci sarebbe. Se dici che i nigeriani non ti vanno giù, è più di un sospetto. Se dici che gli ebrei non ti piacciono per niente, sei razzista.
La risposta alla tua domanda potrebbe essere una forma di vittimismo, o un'ansia di correttezza politica portata all'eccesso.
Bisogna vedere cosa vuol dire prendere le distanze e soprattutto il perchè.
Spiega meglio cosa intendi con prendere le distanze.
Cmq tutti gli ebrei che ho conosciuto nella mia vita (pochi per la verità) si sono sempre identificati come ebrei: molti di questi a sentirli parlare sembra quasi che siano ospiti di questo paese. Questo probabilmente deriva da una cultura di una popolazione che è sempre stata ghettizzata e che ha mantanuto una volontà di identificarsi in ogni luogo del mondo. Conosco persone che non parlano più ad un figlio perchè ha sposato una non ebrea. Talasciando un commento su quest'ultima cosa, mi chiedo come mai se un italiano ed un ebreo hanno un figlio questo viene considerato automaticamente di sangue ebreo? se io domani scoprissi che uno dei miei genitori è ebreo non mi considererei tale, invece ho visto persone che dopo aver appreso di un nonno ebreo si sono dichiarate di sangue ebreo. Questa è una cosa che non ho mai capito
ragazzi, avete toccato un nodo mica da poco, e purtroppo non esistono risposte semplici.
Innanzitutto: che cosa significa prendere le distanze da qualcuno? Prendo ad esempio quanto dice Ilaria:
Però è un mio diritto considerare l'insieme delle caratteristiche salienti comunemente attribuite a un popolo come qualcosa che mi suscita un'opinione sfavorevole.
certamente è un nostro diritto trarre conclusioni di ordine individuale sulla base di dati sensoriali. Già di meno lo è farlo sulla base di informazioni di seconda mano, "di comune sentire", di mitologia metropolitana. Ogni essere umano ha le sue caratteristiche salienti a prescindere da razza (o sottospecie se preferite: ma è un dato di fatto che l'homo sapiens sia suddiviso in diverse sub-partizioni con caratteristiche, per quanto minuscole, proprie), cultura e ambiente in cui è cresciuto e bal bla bla. Conoscere dieci ebrei "testa di caxxo" non mi può attribuire in nessun modo il diritto di credere che tutti gli ebrei allora lo siano, per quanto questo sia esattamente il processo che in genere si mette in moto nell'essere umano medio (e parlo di tutti), in quanto i processi cognitivi analogici e spesso a priori sono una scorciatoia cognitiva "standard" del nostro processo di categorizzazione della realtà.
E' un mio diritto pensarlo, è vero, ma non è assolutamente certo che poi questo pensiero rappresenti la realtà: è solo uno stereotipo mentale per permettermi di avere l'illusione di dominare la realtà, ma non è certo la realtà.
Inoltre è opinione diffusa presso gli addetti ai lavori che proprio queste scorciatoie cognitive, che finiscono inevitabilmente per creare schematismi svalutativi, nel loro processo di diffusione sociale costituiscano la base di ogni pregiudizio destinato a sfociare nel razzismo.
Ora, venendo al problema diretto, la negazione dell'Altro fa pure parte del procedimento di distinzione di sè (es: "io sono Ariano, loro sono Ebrei"; ma anche "io sono Ebreo, loro goyim"). Hai ragione, Sandor, nel dire che gli ebrei lo fanno, e alla grande. Gli Ebrei sono probabilmente tra i primissimi popoli della storia, almeno di quella documentata e sostenuta da un abbondante malloppo scritto a supporto, ad aevre fatto appello a procedimenti di definizione di sè per negazione. Gli ebrei sono i primi "razzisti" della storia, e non c'è dubbio che una parte della nostra odierna "cultura del razzismo" abbia radici, e profondissime pure, nella cultura ebraica. E qui ci sarebbe da dilungarsi sulle radici culturali ebreo-cristiane dell'identità europea, assenti nella nostra carta identitaria ma ben presenti nella nostra identià fattuale. Ma non mi dilungherò.
Chi ha ragione, dunque? Chi si emargina per conservare la propria diversità/specificità, creando muri per primo, o chi aborrendo questi muri li lascia emarginare,rivanga queste distinzioni?
E' un problema aperto. I pedagogisti interculurali propongono l'utopica soluzione di una società appunto "interculturale", dove ogni cultura mantenga la propria specificità ma restando aperta alle altre e non chiuda il dialogo, ma che si disponga al cambiamento e alle dinamiche di integrazione in maniera pacifica, e tutto questo mantenendo se stessi intatti, per quanto non pregiudizialmente chiusi all'idea del cambiamento.
Ora vi chiedo: vi sembra possibile? fattibile? realizzabile?
Concordo sull'ideale portata di una simile utopia. Ma il cammino dell'umanità è ancora troppo indietro in questo, specie quando c'è chi si sente Ebreo prima che Italiano, e viceversa ovviamente.
E' proprio un bel probelma.
Molto d'accordo con il nostro Doran Nymerios...
Sul formarsi un'opinione su un popolo, penso che sia necessario conoscerlo.
Se mi chiedi cosa ne penso dei congolesi ti rispondo che non ne ho la più pallida idea, se mi chiedi lo stesso dei cinesi ti attacco venti righe di post ^^;;
Quello che dicevi tu del "comune sentire" secondo me parte dall'ignoranza: se conosci gli usi e le tradizioni, la lingua, la musica, il carattere di un'etnia... beh allora non hai bisogno del comune sentire per decidere se ti piacciono o non ti piacciono.
Esiste gente che ama i giapponesi per sentito dire, e li difende ardentemente senza nemmeno sapere di cosa sta parlando. E' razzismo al contrario.
Di solito le cose non dovrebbero essere così categoriche, nel senso che di tutti i popoli puoi apprezzare qualcosa e concludere che hanno quello di bello anche se il resto non ti sfagiola. C'è però poi una questione di sensibilità personale: se sei più vicino per modo di essere agli scandinavi è difficile che gli arabi ti entusiasmino, se ti senti affine agli aborigeni australiani, difficile che gli americani ti piacciano (esempi imbastiti sul momento). E' un'innocente questione di gusti, come per quelli che trovano il francese moscio o raffinato... L'importante è non generalizzare.
Quanto agli ebrei, non capisco perchè qualificarsi come appartenente a un gruppo etnico (se lo è) possa dire qualcosa sul conto di quella persona: se ciascuno di noi rappresentasse l'"essere italiano" metteremmo un bel po' di confusione in testa al resto del mondo...
Per rispondere alla domanda di Lupo, tiro fuori una faccenda francese: i figli di gente emigrata dai paesi arabi perchè non in sintonia con le teocrazie islamiche, in molti casi diventano integralisti o mettono il velo. Perchè? L'appartenenza a un gruppo con un'identità molto ben definita può supplire alla mancanza di una propria solida identità sociale: gli immigrati di seconda generazione non sono ben inseriti, hanno difficoltà sul lavoro e nella creazione di un ambiente sociale adatto a loro, e quindi possono esprimere il disagio attraverso un'"etichetta" che li rassicura e gli dice cosa fare.
Ci possono essere persone come te, che se scoprissero un genitore ebreo non gli importerebbe di meno, ma suppongo tu abbia la tua vita e la tua identità.
Una persona che ha serie difficoltà a trovare il proprio posto al mondo, può aggrapparvisi come a una risposta.
grazie per aver risposto,
intendo per prendere le distanze a non voler "immischiarmi" con sudetta razza,
per esempio se dicessi non voglio una moglie ebrea sono detto antisemita, se non voglio andare a vedere il museo nel ghetto sono un antisemita...ecc ecc..ora ho fatto due esempi banali..
insomma quando si parla di loro la gente è pronta a darti del razzista appena pronunci la parola ebreo, in un senso negativo.
ma gli ebrei non sono italianI? tedeschi? europei? americani?..ecc ecc???
anche lo shoa ( per carita so che è stato qualcosa di inconcepibile, ed è giusto ricordare, ma non pensate che venga sfruttato?per esempio si ricorda solo i campi di cocentramento nazisti, ma i gulag..russi non se li ricorda nessuno..hanno fatto il triplo delle vittime naziste..ma a nessuno frega nulla)
a parte questo ho un altro esempio da mostrarvi:
la collega di mia madre ha un figlio che studia in una scuola ebrea ( vogliamo far chiudere quelle musulmane ma facciamo restare aperte queste??? ) , e ha raccontato che il profesore ha obligato la classe a vedere un film-documentario sui campi di concentramento ( hai cristiani) mentre i ragazzi ebrei stavano fuori a fumarsi le sigherette infischiandosene del fim, e in piu quando si rivolgono a questi studenti cristiani, ( sia ragazzi che profesori) li fanno sentire come se fossero stati loro a fare questo stermineo come se dovessero chiedere scusa in qualche modo.
io rispetto le vittime di quel martirio, ma alla nuova generazione di ebrei sinceramente non mi sento in dovere di chiedere scusa...
naturalmente non posso far di tutta l'erba un fascio pero mi chiedo puo un razzista accusarmi di razismo?
:dart:
Talasciando un commento su quest'ultima cosa, mi chiedo come mai se un italiano ed un ebreo hanno un figlio questo viene considerato automaticamente di sangue ebreo? se io domani scoprissi che uno dei miei genitori è ebreo non mi considererei tale, invece ho visto persone che dopo aver appreso di un nonno ebreo si sono dichiarate di sangue ebreo. Questa è una cosa che non ho mai capito
le cose non sono tecnicamente così: è ebreo solo il figlio di madre ebrea.
La cosa assurda è il richiamo etnico a una scelta di carattere religioso. Anche a fronte di un certo grado di "purezza razziale" che dalla cacciata dalla Palestina hanno tentato di mantenere, fa sorridere che dopo duemila anni si possano ancora identificare Ebrei per nascita. Tanto più che non è nemmeno un criterio così duro e rigido, perchè in presenza di un solo genitore ebreo, nella fattispecie maschio, un bambino potrebbe tranquillamente non doversi considerare Ebreo in base alla legge ebraica. E che ne è della metà del suo sangue, allora? Svanito come acqua nell'immeticciamento con una goy? Ma fatemi il piacere...
Svanita quindi la possibilità di rintracciare una radice "genetica" solida, l'unica distinzione che avrebbe senso sarebbe quella di carattere culturale. Salvo poi presentarsi l'inconveniente che i fratelli Cohen (ebrei loro stessi) sbeffeggiano con tanta ironia nel Grande Lebowski: Walther, che si è fatto ebreo quando ha sposato Cinthia, ebrea, rimane ebreo dopo il divorzio oppure no? Questa è in soldoni la rappresentazione di una delle nevrosi ebraiche, ovvero la difficoltà se non l'impossibilità di riconoscere se stessi oggigiorno, e gli ebrei americani, molto più ironici e sensibili alle contraddizioni della loro condizione di quanto non lo siano gli ebrei europei, ne ritraggono i contorni nella letteratura, nel cinema, nel teatro. Insomma, affrontano il problema, consapevoli della difficoltà di definizione e forse (non si sa mai a cosa possa portare la continua riflessione) della possibilità di metterla in discussione una volta per tutte.
Quanto detto per gli Ebrei, caso unico nella storia se non altro per la stessa difficoltà nel definirli, vale in realtà per tutti. Se ci si arrovellasse con meno fetricismo dietro a questioni identitarie collettive (dopotutto l'epoca dei grandi Stati nazionali è tramontata), per scoprire che l'identità e la dignità è dell'individuo singolo, forse si riuscirebbe a uscire dall'impasse cui sembrano condannati gli esiti moderni del multiculturalismo... Questa è almeno la mia opinione, ma vedo che non sono il solo a pensarlo :dart:
Esiste gente che ama i giapponesi per sentito dire, e li difende ardentemente senza nemmeno sapere di cosa sta parlando. E' razzismo al contrario.
perfetto ^_^
Mi sembra che Sandor C abbia ragione: l'antisemitismo oggi viene tirato in ballo troppo spesso senza che ce ne sia bisogno. In particolare lo stato di Israele giustifica troppe porcate dicendo "chi non è d'accordo è antisemita".
Sarà che nella mia realtà non vedo assolutamente nemmeno l'ombra di razzismo contro gli ebrei (mentre ne vedo contro altre etnie), ma mi pare che questi spesso o facciano del vittimismo o che ne approfittino.
Non ho bisogno di precisare cosa penso di razzismo e Shoah.
vogliamo far chiudere quelle musulmane ma facciamo restare aperte queste????
questo perchè nessuno pensa che in una scuola ebraica si insegni a disprezzare l'occidente, a fabbricare bombe e a collegare cellule suicide in giro per il mondo...
io rispetto le vittime di quel martirio, ma alla nuova generazione di ebrei sinceramente non mi sento in dovere di chiedere scusa...
io nemmeno alla vecchia. Sono consapevole che hanno sofferto, e che quanto è successo è inconcepibile. Ma non è una mia colpa, ergo nessuna scusa da parte mia. Rivangare il passato attraverso il senso di colpa generalizzato è un ricatto morale e il monito di un eterno debito da saldare.
Mi spiace, non è così. Questa è solo ipocrisia e imposizione politica di un controllo etico. Ne faccio anche a meno, potendo.
Ognuno di noi si impegni invece ad agire da uomo e a impedire che una cosa del genere possa ripetersi. In questo modo si onora davvero la memoria.
Godetevi questa, Natalia Ginzburg - ebrea- raccontava come il padre odiasse i negri- sic!- per lui sinonimo di idiozia, tanto da fargli coniare il neologismo di "negrigure", ossia figure da negro- sic!.
Oppure Primo Levi racconta in Se questo è un uomo di come gli altri ebrei lo prendessero in giro perchè non parlava Yddish...
Perchè queste cose non vengono dette? Perchè gli Ebrei in Italia hanno culturalmente contato moltissimo da sempre, ed hanno maturato una discreta coda di paglia...
ti correggo: gli Ebrei contano tantissimo ovunque in Occidente, motivo per cui è stato creato arbitrariamente uno stato di Israele e per cui si celebra la memoria degli Ebrei ma non di altre forme di dissidenza e minoranza che pure ebbero a patire - e nei loro stessi termini - sotto il nazismo, per non parlare di tutte le minoranze oggetto di sistematico genocidio (primi tra tutti i pellerossa, ma anche Curdi, Armeni e via dicendo), ma che non appartenendo agli esiti politici della seconda guerra mondiale (e quindi non essendo strumentali alla condanna di certe ideologie, e solo quelle) e non avendo peso economico o politico nel panorama delle potenze occidentali, non hanno diritto a una loro memoria.
Se Questa E' Memoria (per parafrasare le ottime parole di un ottimo scrittore e uomo).
vogliamo far chiudere quelle musulmane ma facciamo restare aperte queste????
questo perchè nessuno pensa che in una scuola ebraica si insegni a disprezzare l'occidente, a fabbricare bombe e a collegare cellule suicide in giro per il mondo...
beh ma ufficialmente scrivono di far chiudere le scuole mussulmane oltre per i pericoli di terorismo, anche per far in modo che si INTEGRINO nel nostro paese, ebbene gli ebrei sono qui da prima di loro eppure.....
non con questo difendo le scuole mussulmane, anzi, le condanno ma anche queste scuole ebraiche voglio dire da quello che sento dire....
Mi sembra che Sandor C abbia ragione: l'antisemitismo oggi viene tirato in ballo troppo spesso senza che ce ne sia bisogno. In particolare lo stato di Israele giustifica troppe porcate dicendo "chi non è d'accordo è antisemita".
Sarà che nella mia realtà non vedo assolutamente nemmeno l'ombra di razzismo contro gli ebrei (mentre ne vedo contro altre etnie), ma mi pare che questi spesso o facciano del vittimismo o che ne approfittino.
quoto completamente.
cmq questo succede in tutta europa, ma in Italia siamo particolarmente bravi
<IMHO>
Ognuno di noi è libero di prendere le distanze da chiunque se lo desidera. Se ha avuto a che fare con una persona....Bianco, nero, giallo, ebreo, musulmano, africano, cinese, italiano, iberico....etc...e la ritiene da evitare per motivi suoi...non sarò io a giudicarlo.
L'antisemitismo entra in gioco se una persona evita un'altra a priori, per discriminazione di razza. Se uno di noi evita un'altro solo perchè appartiene ad una razza che non apprezza, senza sapere nulla di quella persona, allora è antisemita.
Come fate notare l'antisemitismo è pratica diffusa qui tra noi, ma anche tra molti di loro verso di noi. Che loro sbaglino però non deve essere una giustificazione per fare altrettanto.
<IMHO>
Ciao
Bry :figo: