Io penso che sia sempre arduo parlare di rivoluzioni...il termine "rivoluzione" da sempre un'idea di svolta epocale (io penso sempre alla rivoluzione copernicana ^_^), che avviene - francamente - sempre meno spesso sopratutto in campo lettarario, il quale è un continuo riciclo di idee, temi e stili.
Tolkien ha saputo innovare (giammai inventare!) un genere divenuto - in quell'epoca - desueto e ghettizzato. In verità, vi erano altri autori che scrivevano quella che dopo sarebbe stata denominata fantasy ma erano pochi-e-per-pochi. Egli, innanzitutto, ha creato una Storia capace di coinvolgere emotivamente milioni di lettori (per di più eterogenei): già questa è un'impresa non da poco; poi ha dato vita ad alcuni personaggi che - sebbene concedano qualcosa all'indagine introspettiva pura - rimangono ancora oggi memorabili. Ad esempio, personalmente quando sento la parola 'mago' la associo istantaneamente a Gandalf, anche prima di pensare a Merlino, icona della magia per tantissimo tempo. Frodo e gollum, poi, non hanno - imho - eguali nella letteratura del genere; Bombadil, gli elfi, ma ancor di più i numenoreani (intesi come razza) hanno un fascino irresistibile. Certo, gli altri presentano aspetti più sacrificati, ma lo scopo è stato - imho - quello di dare più enfasi alla trama nel suo complesso.
E' chiaro, quindi, che dopo Tolkien un possibile (forse unico) filone evolutivo avrebbe potuto incentrarsi maggiormente sui personaggi, approfondendone psicologia e storie personali. In realtà pochi lo hanno fatto: in parte Moorcock e Gemmell, Le Guin, Donaldson, Jordan (più banalmente) e Martin, tra quelli che ho letto finora e di cui ho ricordo. Martin potrebbe - visto il successo che sta avendo - inaugurare un nuovo filone, che penalizza però un po' troppo (imho) l'elemento puramente magico e, quindi, fantastico. Vedremo, in ogni caso non si tratterà di una rivoluzione.
Ilyn, la rivoluzione di Tolkien sarebbe stata quindi quella di scrivere un poema epico (o la sua trasfigurazione) in un mondo che si sa essere fittizio?
Un po' come il calcio di oggi sta all'arena degli antichi Romani?
Per nulla, in quel caso allora sì che vi sarebbe continuità.
Io direi piuttosto come le piramidi di Las Vegas stanno a quelle egiziane: hanno in comune solo la forma. La rievocazione, l'omaggio, la riproposizione fittizia di una realtà passata non vanno assolutamente confusi con l'evoluzione, che è tutt'altra cosa. L'evoluzione di un poema omerico può benissimo essere ambientato ai giorni nostri e può fare tranquillamente a meno di magie, mostri e divinità. L'Omero contemporaneo dovrebbe stare a noi come quello antico (se mai è esistito) stava agli antichi, proprio come un mitra sta a noi quanto una spada a loro.
Non ho una cultura vastissima, lo ammetto, ma credo che l'originalità di Tolkien stia più che altro nell'essersi costruito in casa (e con competenza) tutta una serie di miti inesistenti, e di averli poi usati come sfondo per la sua favola. Mi viene in mente Lovecraft, che ha fatto un lavoro simile, ma è un modo di procedere che non credo affatto risalga indietro di millenni. Così come per la fantascienza. Il fantasy è l'ulteriore evoluzione, continuando col paragone architettonico, della piramide del Nevada costruita da Tolkien. Se quest'ultima all'interno era piena di cunicoli, geroglifici e sarcofagi anche se finti, quelle costruite successivamente sono quasi vuote. Ma le vere piramidi di oggi sicuramente non hanno la stessa forma di quelle del passato.
Un'altra innovazione di Tolkien rispetto a tutti gli altri autori "fantasy sensu lato" prima di lui: il protagonista. Frodo non è un eroe come Ulisse o Beowulf, ma un ridicolo mezzouomo di campagna. Tolkien è il primo nel genere (almeno credo, correggetemi se sbaglio) a prendere un personaggio umilissimo e innalzarlo poi ai più grandi onori narrativi.
Tolkien è il primo nel genere (almeno credo, correggetemi se sbaglio) a prendere un personaggio umilissimo e innalzarlo poi ai più grandi onori narrativi.
Eh, proprio per questo è nata la discussione sul "genere" :-) Di quale genere stiamo parlando?
Se lo paragoniamo (per me erroneamente) ad Achille, Enea, Beowulf, Artù e via dicendo, quindi all'epica, Frodo sembra veramente rivoluzionario. Ma se prendiamo come riferimento i bambini protagonisti delle fiabe? Allora diventa quasi uno stereotipo.
E' indubbio che T. attinge sia dall'epica che dalla fiaba. Imho, però Frodo si diversifica dai protaganisti di entrambi i generi, compresa la fiaba. introduce, infatti, alcuni elementi nuovi rispetto ad essa:
Frodo non è umano e non è un bambino nè un principe; ma sopratutto, alla fine, non trionfa, non riceve alcun premio (tangibile, perlomeno), non si sposa, diventa addirittura secondario rispetto ad altri personaggi.
Ho parlato di fiabe e favole del passato infatti, non dei cartoni della Walt Disney :-)
Premesso che fiaba e favola sono generi differenti tra loro, non mi è molto chiaro il motivo della tua allusione alla Disney; ti riferisci a qualche fiaba "del passato" in particolare >_>
A me sembrava avessi generalizzato facendo riferimento a "i bambini protagonisti delle fiabe" ^_^
ti faccio notare che il fantasy è letteratura vera e propria.....
Lo è per noi che lo leggiamo, che scriviamo su questo forum, che ne discutiamo, lo è anche per tanti altri, ma "tecnicamente" parlando un gran numero di critici letterari inseriscono fantasy, fantascienza, un certo tipo di romanzi d'avventura (salgari, leblanc, leroux, doyle, christie...tanto per intenderci) o di romanzi rosa o di serie fumetti in quella che viene definita "paraletteratura", un concetto a mio avviso assurdo, ma, ti ripeto, tuttora vigente.
Questi generi raramente in Italia vengono citati, studiati, fatti oggetto di corsi universitari (a volte capita, ma è solo grazie a qualche rara mente progressista e illuminata).
Quanto al resto, per me il fantasy è letteratura a pieno titolo e quello che oggi definiamo così è l'anello contemporaneo di una catena che risale parecchio indietro nel tempo con modalità (intendendo stili, scegliere prosa o versi secondo l'uso del tempo) differenti, ma temi e anche immagini che ciclicamente ritornano.
nani, elfi sono tanto diversi da ciclopi, sirene o centauri? tradizione nordica contro tradizione mediterranea...ma dov'è la differenza di fondo?
P.S mi sfugge il discorso su manzoni. cosa intendevi dire?
semplicemente che tolkien ha messo in prosa ciò che prima era in versi... ha scritto un romanzo.
non conoscevo questa storia della paraletteratura... mi infrmerò. grazie
ciao >_>
Tolkien è il primo nel genere (almeno credo, correggetemi se sbaglio) a prendere un personaggio umilissimo e innalzarlo poi ai più grandi onori narrativi.Eh, proprio per questo è nata la discussione sul "genere" :-) Di quale genere stiamo parlando?
Se lo paragoniamo (per me erroneamente) ad Achille, Enea, Beowulf, Artù e via dicendo, quindi all'epica, Frodo sembra veramente rivoluzionario. Ma se prendiamo come riferimento i bambini protagonisti delle fiabe? Allora diventa quasi uno stereotipo.
Tra Signore degli Anelli e Odissea, o Beowulf, la differenza è il protagonista. Tra Signore degli Anelli e Biancaneve, o Esopo, la differenza sta nel carattere epico del racconto (una storia su vasta scala, ossia si parla di avvenimenti che hanno luogo e importanza su un ampio arco di tempo e spazio - per esempio una guerra).
Gradirei una dissertazione sulla differenza tra fiaba e favola, grazie >_> (e se qualcuno non concorda con la mia definizioncina sul carattere epico scritta adesso su due piedi, mi delucidi per favore)
ti riferisci a qualche fiaba "del passato" in particolare?
Rispondevo a te, che vedevi queste innovazioni in Frodo:
introduce, infatti, alcuni elementi nuovi rispetto ad essa:Frodo non è umano e non è un bambino nè un principe; ma sopratutto, alla fine, non trionfa, non riceve alcun premio (tangibile, perlomeno), non si sposa, diventa addirittura secondario rispetto ad altri personaggi.
Frodo non è un bambino ma ne ha comunque l'aspetto, a volte l'ingenuità e in più, come forse volevi dire a proposito della differenza tra fiaba e favola, esistono tante favole in cui i protagonisti non sono umani. Anche in quella di Pinocchio il protagonista non era umano. Non era un principe e alla fine non si sposava. Anzi, nella prima versione non trionfava nemmeno: veniva impiccato. A parte il finale, anche Pollicino e Hansel e Gretel erano umili e non si sposavano. Idem per Cappuccetto Rosso, che se non sbaglio non riceve nessun "premio tangibile" se non la sua stessa vita. Il Pifferaio Magico non ha un lieto fine, e ho nominato alcune delle fiabe più famose in assoluto.
È evidente quindi che questi non siano elementi innovativi.
Frodo non è un bambino ma ne ha comunque l'aspetto, a volte l'ingenuità e in più, come forse volevi dire a proposito della differenza tra fiaba e favola, esistono tante favole in cui i protagonisti non sono umani. Anche in quella di Pinocchio il protagonista non era umano. Non era un principe e alla fine non si sposava. Anzi, nella prima versione non trionfava nemmeno: veniva impiccato. A parte il finale, anche Pollicino e Hansel e Gretel erano umili e non si sposavano. Idem per Cappuccetto Rosso, che se non sbaglio non riceve nessun "premio tangibile" se non la sua stessa vita. Il Pifferaio Magico non ha un lieto fine, e ho nominato alcune delle fiabe più famose in assoluto.
È evidente quindi che questi non siano elementi innovativi.
facciamo così allora: citami una Fiaba in cui le vicissitudini del protagonista siano assimilabili a quelle di Frodo. Sopratutto riguardo ad un aspetto: ad un certo punto della storia Frodo perde il suo 'status' di protagonista/eroe perchè fallisce la sua prova. Inoltre, il fatto che Frodo _sembri_ un bambino non vuol dire nulla perchè non lo è; e lo dimostra anche...
Sulla differenza tra Fiaba e Favola, dicendo che Frodo non è umano mi riferivo al fatto che Tolkien ha inventato una nuova razza, gli hobbit. Nelle Fiabe i protagonisti sono umani, nelle Favole (quasi sempre) no; nelle Favole ci sono pochissimi personaggi ed hanno una finalità unicamente moralizzatrice; sono, inoltre, componimenti brevi ed appartengono - al contrario delle Fiabe - alla tradizione scritta. E' vero spesso, vengono confusi con le Fiabe ma - imho - i generi vanno distinti.
facciamo così allora: citami una Fiaba in cui le vicissitudini del protagonista siano assimilabili a quelle di Frodo. Sopratutto riguardo ad un aspetto: ad un certo punto della storia Frodo perde il suo 'status' di protagonista/eroe perchè fallisce la sua prova.
Cappuccetto Rosso.
Inoltre, il fatto che Frodo _sembri_ un bambino non vuol dire nulla perchè non lo è
Ci stiamo un po' perdendo nei dettagli.
Siamo d'accordo col fatto che gli hobbit non siano bambini, ma a me sembra chiarissimo che nell'universo di Tolkien assolvano alla stessa funzione. Evitiamo allora di dire bambini e hobbit e diciamo: esseri fisicamente innocui (per i nostri canoni), un po' ingenui e dall'animo più puro. Mi sembra che questa definizione possa valere per entrambi, no? E di solito non sono così anche i protagonisti delle fiabe?
Bel dibattito, non c’è che dire!
Tolkien rivoluzionario? Sì, perché pur rimanendo su schemi tradizionali (il re taumaturgo ad esempio) introduce molte novità : gli elfi leggiadri (non folletti svolazzanti) e i draghi creature pensanti (non bestie selvagge) ma soprattutto, come detto anche da molti, porta alla ribalta gli “umili”, ben lontani dagli stereotipi dell’eroe senza macchia e senza paura. Ed anche il lieto fine non proprio tale è forse l’ammonimento più forte al lettore che non sta leggendo una favoletta…
Moorcock crea un eroe unico, non umano, alla ricerca forse proprio dell’umanità; propone il concetto di “multiverso”, in cui si intrecciano le vicende di personagg di mondi differenti.
Howard ribalta la figura del barbaro, modello di virtù a fronte della “civiltà” corrotta (Per Crom! In Cimmeria nessuno patisce la fame di inverno, mentre nelle terre cosiddette civili ho visto mendicanti morire vicino a magazzini zeppi di cibo!). [certi aforismi di Conan sono meravigliosi!!!]
Di Turtledove la vera rivoluzione è stato aver proposto un medioevo fantastico/ucronico di matrice bizantina, a fronte della reiterate gesta cavalleresche alla Artù e Sigfrido.
Difendo Harry Potter perché leggerlo mi ha fatto tornare bambino (e qui mi aspetto fischi e insulti): non scherzo, mi sembrava di avere di nuovo 11 anni. Inoltre è scritto bene, è educativo e propone valori “degni”.
Sapete quale sarebbe la vera rivoluzione italiana? Un fantasy che si fondi su elementi mitologici greco-romani invece di quelli nordico-scandinavi.
facciamo così allora: citami una Fiaba in cui le vicissitudini del protagonista siano assimilabili a quelle di Frodo. Sopratutto riguardo ad un aspetto: ad un certo punto della storia Frodo perde il suo 'status' di protagonista/eroe perchè fallisce la sua prova.
Cappuccetto Rosso.
Inoltre, il fatto che Frodo _sembri_ un bambino non vuol dire nulla perchè non lo èCi stiamo un po' perdendo nei dettagli.
Siamo d'accordo col fatto che gli hobbit non siano bambini, ma a me sembra chiarissimo che nell'universo di Tolkien assolvano alla stessa funzione. Evitiamo allora di dire bambini e hobbit e diciamo: esseri fisicamente innocui (per i nostri canoni), un po' ingenui e dall'animo più puro. Mi sembra che questa definizione possa valere per entrambi, no? E di solito non sono così anche i protagonisti delle fiabe?
>_> mi dispiace, pur considerando le diverse versioni della Fiaba, di affinità ne vedo ben poche...
Riguardo agli hobbit, non sono convinto della loro natura infantile. Mostrano, nel corso della storia, di non esserlo (anche se gli altri lo credono) con parole ed azioni. Certo, un bambino che legge il libro li sentirà subito vicini; ma un adulto - imho - potrà scorgerne le differenze. Per esempio, se leggi Harry Potter noterai subito la differenza di maturità. Nelle fiabe, poi, i protagonosti sono privi di spessore psicologico. Anche per questo, T. si presta a diversi livelli di lettura ed ha avuto un successo planetario.
P.s.: probabilmente è meglio continuare il discorso privatamente...
mi dispiace, pur considerando le diverse versioni della Fiaba, di affinità ne vedo ben poche...
Mi chiedi di non risponderti più in pubblico e liquidi così la mia analogia? Invece stiamo parlando di aspetti rivoluzionari o presunti tali. Se secondo te fallire una missione e perdere il ruolo dell'eroe alla fine è una novità assoluta, ti invito a ripensare a Cappuccetto Rosso. Detta così lo so che viene da ridere, ma fai attenzione: la protagonista ha una missione, portare l'oggetto x al luogo y (vogliamo chiamarla quest?). Alla fine, proprio quando è arrivata a destinazione, fallisce il suo obiettivo, viene mangiata dal lupo e il ruolo dell'eroe passa nelle mani del boscaiolo che salva sia lei che la nonna. È esattamente quello che mi hai chiesto.
Riguardo agli hobbit, non sono convinto della loro natura infantile.
E allora mi arrendo :-)