... Qui chiedo semplicemente se la legge attuale è stata o meno violata e in che modo, ecco. :unsure:
Non è così semplice...anche perchè non conosco i dettagli nè i tempi con cui è stata condotta l'indagine.
Inoltre, bisognerebbe capire se sono stati secretati gli atti dai magistrati oppure no, perchè in questo secondo caso si profilerebbe solo una violazione del segreto istruttorio e, quindi, con risvolti penali molto diversi.
Infatti, nel momento in cui gli atti di indagine sono portati a conoscenza dell'imputato (e dei suoi difensori) sono - tecnicamente - pubblici, a meno che non sono stati secretati per esigenze istruttorie (non di salvaguardia della privacy).
Il problema però è proprio questo cioè che - in Italia - c'è una normativa sulla privacy lacunosa sotto molti aspetti (uno è proprio il rapporto tra atti giudiziari e tutela alla riservatezza) e, quindi, difficile da inquadrare.
Mi dispiace, non so darti una risposta esaustiva.
Grazie per il tentativo. :)
Chiedo comunque un giudizio politico sulla vicenda seguente: ieri il Parlamento, a maggioranza assoluta (315 voti), allo scopo di impedire le perquisizioni dell'ufficio della società Dolcedrago di Spinelli, ha stabilito che a telefonare al Ministero dell'Interno in modo da far pressioni per il rilascio di Ruby usando la storia della nipote di Mubarak era stato Silvio Berlusconi non in veste dell'uomo Silvio Berlusconi, ma in veste del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, convinto a torto o a ragione - rileggersi il toccante intervento del deputato pidiellino Paniz - che la persona arrestata fosse la parente di un capo di stato straniero. La salvaguardia delle relazioni internazionali - ragiona giustamente Paniz, in un attacco di realpolitick - passa anche da telefonate di questo tipo.
Ecco. La nipote di un capo di stato viene portata in Questura. La situazione è delicata, le relazioni internazionali devono essere preservate. Questo pensa il Presidente del Consiglio in quel frangente.
Qui scatta il giudizio di politica estera: le pressioni del Presidente del Consiglio per uno strappetto alle regole potevano essere finalizzate a contattare l'Ambasciata Egiziana e far prelevare zitti zitti Karima El Mahroug (Ruby) dalla Questura. Sarebbe la mossa più logica da fare, no? Invece, sempre allo scopo di preservare le relazioni internazionali sia chiaro, tali pressioni hanno condotto la nipote di Mubarak nelle mani di una giovane consigliera regionale lombarda che non ha fatto altro che portarla a casa di una prostituta brasiliana in possesso del numero privato del Presidente del Consiglio e che, sia detto come nota di colore, ha sul proprio cellulare il numero della suddetta nipote di Mubarak salvato come "Rubbi tr**a". Ora, se io fossi Mubarak, come ha secondo me giustamente ricordato Franceschini, e se trattassero mia nipote in questo modo, non penso che la prenderei bene, altro che relazioni internazionali...
Ieri il Parlamento ha dimostrato una volta di più di essere completamente scollato dalla realtà. Votando per salvare gli uffici del ragioniere del premier da una perquisizione, ha stabilito che ciò che accadde la notte dell'arresto di Ruby è stato un evento politico e non personale, ha stabilito che l'affido della minorenne Karima El Mahroug a Nicole Minetti e il fatto che poi Ruby sia stata portata a casa di Michelle da Conceicao, la prostituta brasiliana, sono state scelte di politica estera, volte, dice Paniz, alla preservazione dei rapporti internazionali.
Fosse per me chiederei un'interrogazione parlamentare immediata per sapere se 1) il Ministro degli Esteri fosse al corrente e approvasse queste scelte politiche 2) il Governo ritiene veramente che - nell'ipotesi in cui Karima fosse stata veramente la nipote di Mubarak come in buona fede il Presidente del Consiglio credeva - non contattare l'ambasciata egiziana e affidare la minore ad una prostituta fosse la scelta migliore.
Dai, siamo seri e prendiamo la barzelletta di Ruby nipote di Mubarak per quello che è: un insulto all'intelligenza. Non è neppure una cosa su cui discutere.
La votazione del Parlamento: la maggioranza si è messa in una posizione per cui un colpo preso da una persona (Berlusconi) significa la fine per tutti. Ergo, si fa tutto il necessario per impedire anche solo la possibilità che accada. Se questo "necessario" significa impedire di appurare i fatti, far finta di credere alla barzelletta Ruby/Mubarak...che insabbiamento sia. Lo avrebbero fatto pure in presenza di accuse più gravi.
Non ci sono uomini a cui interessa conoscere e far conoscere la verità, esistono politici a cui interessa restare avvinghiati alla poltrona.
Lo stesso Berlusconi, se non avesse niente da nascondere, dovrebbe essere il primo a lasciare che vengano appurati i fatti, in modo da ripulire la sua immagine e ritrovare un minimo di onorabilità e dignità.
Dai, siamo seri e prendiamo la barzelletta di Ruby nipote di Mubarak per quello che è: un insulto all'intelligenza. Non è neppure una cosa su cui discutere.
La votazione del Parlamento: la maggioranza si è messa in una posizione per cui un colpo preso da una persona (Berlusconi) significa la fine per tutti. Ergo, si fa tutto il necessario per impedire anche solo la possibilità che accada. Se questo "necessario" significa impedire di appurare i fatti, far finta di credere alla barzelletta Ruby/Mubarak...che insabbiamento sia. Lo avrebbero fatto pure in presenza di accuse più gravi.
Non ci sono uomini a cui interessa conoscere e far conoscere la verità, esistono politici a cui interessa restare avvinghiati alla poltrona.
Lo stesso Berlusconi, se non avesse niente da nascondere, dovrebbe essere il primo a lasciare che vengano appurati i fatti, in modo da ripulire la sua immagine e ritrovare un minimo di onorabilità e dignità.
Quello che dici è vero, ma lasciar cadere la cosa come una boutade non ha senso. La maggioranza ha scelto, per motivi sui cui ho un'idea - la tua - ma che ovviamente di cui non possiamo avere la certezza, di considerare l'affido di Ruby alla Minetti e il suo successivo trasporto a casa della De Conceicao come atti di politica estera.
Se dobbiamo vivere nel teatro dell'assurdo allora facciamolo fino in fondo: liquidare la cosa come "ma lo sappiamo tutti che non era politica estera, ridiamoci sopra e non pensiamoci più" significa fargliela passare liscia. Io dico invece: "questa è quella che voi, con un voto alla Camera, avete chiamato politica estera? Benissimo, allora io elettore e cittadino valuto la vostra politica estera."
Perché se non si fa così, si finisce con il far passare ogni cosa: non ci sarà danno personale, perché si è deciso che era un atto politico, non ci sarà danno politico, perché è talmente poco credibile che fosse un atto politico che nessuno valuterà la politica estera del Governo da questo caso.
Invece i parlamentari devono essere messi di fronte alle conseguenze delle loro azioni. Hai votato per considerare il trasporto della presunta nipote di un capo di Stato a casa di una prostituta come un atto politico? E allora io te lo valuto come tale, e giudico la tua capacità di governare in base a questo atto. Se Berlusconi chiede di essere giudicato per come è capace a governare, e poi considera questa storia come un fatto politico, allora chiede espressamente di essere giudicato politicamente sulla sua condotta in questa storia.
Al di là di quanto detto da Beric, bisogna aggiungere (sembra un paradosso) che Ruby non è la nipote di Mubarak, nè vi erano indizi apparenti che lo dimostrassero. Qualora vi fosse stata anche una sol vaga possibilità che la tizia in questione potesse essere parente di Mubarak, allora anche questa scusa poteva avere una minima probabilità di credibilità. Ma, per quanto ne sappiamo, Berlusconi le avrebbe creduto e basta. In pratica una ragazza dai tratti arabi gli si presenta come nipote di Mubarak e lui le crede così, sulla fiducia. Perchè? Boh....
Invece i parlamentari devono essere messi di fronte alle conseguenze delle loro azioni. Hai votato per considerare il trasporto della presunta nipote di un capo di Stato a casa di una prostituta come un atto politico? E allora io te lo valuto come tale, e giudico la tua capacità di governare in base a questo atto. Se Berlusconi chiede di essere giudicato per come è capace a governare, e poi considera questa storia come un fatto politico, allora chiede espressamente di essere giudicato politicamente sulla sua condotta in questa storia.
Il fatto è che la confusione è tale che la battaglia è già di fatto "non-politica". Le presunte foto di Berlusconi mezzo nudo, circondato da ragazze in tanga fa molto più paura di qualsiasi giudizio politico sulla vicenda. Le tue riflessioni sono giuste, ma ormai la partita è una guerra a chi picchia più forte, nella quale le questioni politiche sono del tutto estranee alla posta in gioco. Oltre a questo Berlusconi ha sempre dimostrato che, per fuggire ai processi, è disposto a scamparla con i cavilli avvocateschi, ad ulteriore dimostrazione che egli stesso se ne infischia del giudizio di merito.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
La proposta di Lord Beric è giusta, ma si basa sul presupposto che gli italiani che votano siano informati e capiscano di politica. Il presupposto, purtroppo, non sussiste: la maggioranza dei votanti non capisce di politica ed è ignorante, motivo per cui, come dice Sharingan, la battaglia viene condotta su un piano "non politico", cercando di coinvolgere i votanti italiani su argomenti di natura prettamente morale.
Direi anche grettamente morale, perchè sulla questione moralità ci sarebbero cose ben più gravi: assoluzioni per prescrizione, amici e collaboratori incriminati per mafia, una rete televisiva abusiva, amici e stipendiati in parlamento, e mille altre cose.
La battaglia sulla moralità è poi paradossale: puntando sull'ignoranza e la credulità, Berlusconi può dire che credeva che la ragazzina marocchina che si portava a casa fosse nipote di un governatore egiziano, che lui è fidanzato da anni con una donna casta e pura, e che non ha mai fatto sesso a pagamento (quando le intercettazioni, per esempio quelle della D'Addario, sono su youtube).
In ultima analisi, non è una battaglia politica, non è una battaglia basata sulla verità, e neppure sulla razionalità: è una battaglia per conquistare l'italiano che non sa, che non vuole sapere, e che sceglie la parte in cui stare in base a messaggi immediati di natura primitiva.
Per restare in argomento senza parlare sempre dello stesso personaggio, prendiamone in considerazione un altro: Casini.
Disse pubblicamente che, se Cuffaro fosse stato condannato definitivamente per reati di stampo mafioso, si sarebbe assunto la responsabilità politica per averlo candidato e sempre difeso (responsabilità politica significa dimissioni).
Cuffaro è stato condannato. Casini non solo non si è difeso, non si è scusato, non ha preso le distanze. Incalzato, l'unica cosa che ha avuto da dire, è che Cuffaro è una persona che dà lezioni di dignità e di stile. Una persona condannata per reati legati alla mafia!
Ciò impedirà che l'elettore italiano UDC non voti Casini? No. Egli non sa tutto ciò, e se lo sa, non capisce la gravità del fatto.
Gli stranieri ci stanno studiando, per comprendere come sia possibile che gli elettori italiani votino personaggi come Berlusconi e Casini, contro ogni evidenza. Non riescono a capirci.
Ho ascoltato il discorso di Saviano, e mi ha suscitato una domanda: mi chiedo quanto questi discorsi colpiscano quella parte d’Italia che si vorrebbe cambiare.
Discorso ottimo, ma quanto la parte ignorante del paese ha voglia di ascoltare mezzora di discorso, e quanto riesce a seguirlo?
E’ un’antica questione: arrivare a comunicare con la parte più ignorante e indifferente del paese.
I giacobini della fine del ‘700 non riuscirono ad insegnare al popolo le parole indipendenza, democrazia, repubblica, e quanto arrivava dalla Francia rivoluzionaria. I Mazziniani fallirono anch’essi.
Entrambi non volevano “abbassarsi” al livello del loro uditorio, non volevano rinunciare alla loro “intellettualità”.
La storia dimostra che invece i populisti, i Mussolini, i Berlusconi, fanno breccia in quella parte della popolazione.
Tra gli altri motivi, c’è anche una comunicazione diversa, non intellettuale, ma fatta di slogan brevi e semplici, immagini, mimica facciale, importanza ai toni piuttosto che alle parole.
Forse, l’errore è proprio il non voler adottare quella forma di comunicazione più “bassa”, ma più efficace.
13/02/2011: Libertà d'informazione in Italia:
Leggo i siti di Corriere della Sera e Repubblica: immagini di centinaia di migliaia di donne in piazza in tutta Italia, Piazza del Popolo a Roma stracolma.
E' una notizia? Un giornale dovrebbe dare questa notizia?
Pare di no: leggo i siti di Libero e Il Giornale: neppure una riga, per i "giornalisti" di queste testate, è una cosa che non sta succedendo.
Orsù ma anche il giornale (o quantomento il sito web) ne parla!
Infatti la home titola a caratteri cubitali.
"VERGOGNA QUELLA PIAZZA"
Berlusconi a tutto campo: stronca come "faziosa" la manifestazione delle donne e replica a Fini.
In seguito prosegue
Quelle minorenni usate
dalla sinistra in corteo
Tutte contro il premier
In piazza mamme che indottrinavano le figlie: "Quando uno sbaglia se ne deve andare". E ai tanti slogan anti Berlusconi si aggiungono quelli che inneggiano a Boccassini e Fiorillo: le pm milanesi eroine del popolo rosa
Ovviamente l'articolo prosegue, ma non credo sia il caso di riportarlo per interno.
Sì, dopo che è finita, qualche riga è stata spesa, col tono e i contenuti che sappiamo.
Ne ha parlato persino fede, per 20 secondi prima del meteo...
http://www.youtube.com/watch?v=GtJZCVwsirI
La stampa estera:
http://www.repubblica.it/politica/2011/02/14/news/rassegna_14_febbraio-12438687/?ref=HREA-1
Articolo di Luca Ricolfi su "La Stampa". Lo condivido dalla prima all'ultima riga, perchè è quello che ho sempre sostenuto io. I dati elettorali e non solo, sono molto più convincenti di tante spiegazioni antropologiche che hanno l'unico scopo di gonfiare a dismisura l'ego di una cerchia di cittadini che si considerano al di sopra degli altri.
Da quando nella politica italiana è entrato Silvio Berlusconi, ossia dal 1994, la cultura di sinistra ha sviluppato un suo peculiare racconto dell'Italia. Secondo questo racconto chi vota a sinistra sarebbe «la parte migliore del Paese», mentre la parte che sceglie il centrodestra sarebbe la parte peggiore, evidentemente maggioritaria.
La teoria delle due Italie scattò subito, nel 1994, allorché la «gioiosa macchina da guerra» di Occhetto fu inaspettatamente sconfitta dal neonato partito di Silvio Berlusconi.
E da allora mise radici, costruendo pezzo dopo pezzo una narrazione della storia nazionale al centro della quale vi è l'idea di una vera e propria mutazione antropologica degli italiani, traviati fin dagli anni 80 dal consumismo e dalla tv commerciale. Una narrazione che, nel 2001, si arricchirà di un nuovo importante tassello, con la teoria di Umberto Eco secondo cui gli elettori di centrodestra rientrerebbero in due categorie: l'Elettorato Motivato, che vota in base ai propri interessi egoistici e a propri pregiudizi contro stranieri e meridionali, e l'Elettorato Affascinato, «che ha fondato il proprio sistema di valori sull'educazione strisciante impartita da decenni dalle televisioni, e non solo da quelle di Berlusconi». Due elettorati cui non avrebbe neppure senso parlare, visto che non si informano leggendo i giornali seri e «salendo in treno comperano indifferentemente una rivista di destra o di sinistra purché ci sia un sedere in copertina».
Vista da questa prospettiva, la vittoria del 1994, come tutte quelle successive, non sarebbe un incidente di percorso, ma l'amaro sbocco di processi di degenerazione del tessuto civile dell'Italia iniziati molti anni prima. Uno schema, quello dell'Italia traviata dal consumismo e dai media, apparentemente nuovo ma in realtà già allora vecchio di trent'anni. Era stato infatti Pasolini, molti anni fa, a denunciare - ma senza disprezzo, e con ben altra umanità - la «scomparsa delle lucciole», immagine con cui soleva descrivere la dissoluzione dell'umile Italia fin dai primi anni 60, con l'estinzione delle culture popolari sotto l'incalzare del benessere e delle migrazioni interne.
Insomma, voglio dire che è mezzo secolo che «alla sinistra non piacciono gli italiani», per riprendere il titolo del saggio con cui, fin dal 1994, lo storico Giovanni Belardelli (sulla rivista «il Mulino») fissò la sindrome della cultura di sinistra, incapace di darsi una ragione politica dei propri insuccessi, e perciò incline a dipingere l'Italia come un Paese abitato da una maggioranza di opportunisti, di malfattori, o di ignavi. E tuttavia ora, forse per la prima volta, qualcosa si sta muovendo. Qualcosa, molto lentamente, sta cambiando. Non già nei piani alti della politica, nelle segreterie dei partiti, nei palazzi del potere, bensì fra la gente comune, e fra le energie più giovani del Paese. Roberto Saviano, ad esempio, l'altro giorno al Palasharp, alla manifestazione per chiedere le dimissioni del premier, ha sentito il bisogno di dire: «Smettiamo di sentirci una minoranza in un Paese criminale, siamo un Paese per bene con una minoranza criminale». Se Saviano ha sentito il bisogno di esortare il popolo di sinistra a «smettere di credere» di essere una minoranza, vuol dire che quella credenza ancora c'è, sopravvive, nelle menti e nei cuori: una sorta di «pochi ma buoni», una rabbiosa riedizione del «molti nemici, molto onore» di mussoliniana memoria.
La sindrome della «minoranza virtuosa» è tuttora molto radicata nella cultura politica della sinistra. Ma anche qui, persino fra i politici di professione, qualcosa si sta muovendo. L'alibi dell'indegnità degli italiani comincia a scricchiolare. Matteo Renzi, sindaco di Firenze, rimproverato da un po' tutti i suoi compagni di partito (compreso il giovane «rottamatore» Pippo Civati) per essersi contaminato incontrando Berlusconi ad Arcore, ha risposto ai suoi critici più o meno così: se vogliamo vincere non possiamo partire dall'assunto che l'altra metà degli italiani, quella che non ci vota, sia costituita da cittadini irrecuperabili, dobbiamo rispettarli e conquistarli.
Saviano e Renzi hanno ragione. Così come hanno ragione quanti, in piazza o non in piazza, non si stancano di ripetere che l'Italia non è quella che emerge dai festini di Arcore e dalle intercettazioni, o quella che la cultura di sinistra si figura ogni volta che l'esito del voto punisce i progressisti. L'Italia non è berlusconiana quanto si pensa sul piano del costume (un recente sondaggio di Mannheimer certifica che il sogno di una carriera nel mondo dello spettacolo attira effettivamente solo 1 ragazza su 100). Ma non lo è neppure sul piano del consenso elettorale. Contrariamente a quanto molti credono, il berlusconismo - inteso come fiducia incondizionata nei confronti di Berlusconi - è sempre stato un fenomeno marginale. Fatto 100 il corpo elettorale, il voto al partito di Berlusconi non è mai andato oltre il 20%, e il sostegno esplicito al leader, espresso in un voto di preferenza (come alle ultime Europee), si aggira intorno al 6%. Per non parlare del trend più recente, che mostra un Pdl che attira circa il 18% del corpo elettorale, e un premier che ottiene la sufficienza da meno di un cittadino su tre.
Se questa è la realtà, occorre che la sinistra faccia un serio esame di coscienza. Che provi a inventare un altro racconto degli ultimi trent'anni. Un racconto senza alibi e autoindulgenze, un po' più rispettoso degli italiani e un po' più abrasivo su sé stessa. Perché se l'Italia non è, né è mai stata, il Paese moralmente degradato tante volte descritto in questi anni. Se il consenso al leader Berlusconi non è mai stato plebiscitario. Se i suoi fan non sono mai stati tantissimi. Se oggi 2 italiani su 3 non danno la sufficienza a Berlusconi, e appena 1 su 20 lo promuove a pieni voti. Se, a dispetto di tutto ciò, i sondaggi rivelano che il giudizio dei cittadini sull'opposizione è ancora più negativo - molto più negativo - di quello sul governo. Beh, se tutto questo è vero, allora vuol dire che i problemi politici dell'Italia non stanno solo nei comportamenti del premier e nelle insufficienze del suo governo, ma anche nella difficoltà dell'opposizione di trovare, finalmente, un'idea, un programma e un volto che convincano quella metà dell'Italia che non è berlusconiana ma, per ora, non se la sente di votare a sinistra.
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Ragazzi, credo si sia perso leggermente di vista l'argomento primario di questa discussione, capisco perfettamente che, dato il soggetto, è facile allargare gli orizzonti finendo così OT...
Tuttavia, mi preme ricordarvi che esiste già una discussione in merito all'affidabilità delle fonti ed anche una che ha per oggetto i telegiornali italiani; inoltre, se vi va di approfondire l'argomento "Berlusconi ed i suoi guai" :wacko: potete sempre aprire un nuovo topic.....
Tnx ;)