No, non si tratta neppure di Greg Bear, troppo recente sia come autore che come libro.
mmm, diciamo che il titolo del libro, in inglese, ha qualche affinità con un router.....
Qualcosa di Asimov
Lady delle Gocciole Extra Dark
We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.
Nulla di Asimov, ma come già detto...di un amico
Michael Swanwick???
cmq per ora ti meriti il premio come libro più difficile.....
Visto che l'ora di dipartire e mettermi in coda, come ogni buon week end, alla volta del pargolo, in esilio sulle sassose spiagge liguri, si appresta sempre più...vi lascio con una buona porzione dui testo su cui riflettere: Quando gli uomini cominciarono a curiosare sulla superficie di Venere, trovarono gli scavi degli he....e.
Non trovarono gli he....e. Chiunque fossero gli he....e, in qualunque epoca fossero stati su Venere, se n'erano andati. Non era rimasto neppure un corpo in un sepolcro, da riesumare e sezionare. C'erano soltanto le gallerie, le caverne, i pochi e piccoli manufatti, le meraviglie tecnologiche su cui si scervellavano gli esseri umani nel tentativo di ricostruirle.
Poi qualcuno trovò una mappa he....e del sistema solare. C'erano Giove con le sue lune, e Marte, e i pianeti esterni, e la coppia Terra-Luna. E Venere, che era segnata in nero sulla lucente superficie azzurra della mappa in metallo he....e. E Mercurio; e un'altra cosa, l'unico oggetto segnato in nero oltre a Venere: un corpo orbitale che passava all'interno del perielio di Mercurio e all'esterno dell'orbita di Venere, inclinato di novanta gradi rispetto al piano dell'eclittica cosicché non si avvicinava mai di molto all'uno e all'altra. Era un corpo celeste che non era mai stato identificato dagli astronomi terrestri. Congettura: un asteroide, oppure una cometa — la differenza era puramente semantica — di cui gli he....e si erano interessati in modo particolare per chissà quale ragione.
Probabilmente prima o poi una sonda telescopica avrebbe seguito quell'indicazione, ma non fu necessario. Il famoso Sylvester Macklen — che fino a quel momento non era per nulla famoso, essendo solo uno dei tanti «ratti delle gallerie» di Venere — trovò un'astronave he....e e arrivò a G.....y, e vi morì. Ma riuscì a far sapere alla gente dov'era, facendo esplodere la sua nave. Perciò una sonda della NASA venne fatta deviare dalla cromosfera del sole, e G.....y venne raggiunto e occupato dall'uomo.
Dentro c'erano le stelle.
Dentro, per essere meno poetici e più precisi, c'erano quasi mille piccole astronavi che somigliavano un po' a funghi tondeggianti. Ce n'erano di parecchie forme e dimensioni. Le più piccole avevano la parte superiore a bottone, come i funghetti che si coltivano nelle gallerie dell'Wyoming dopo aver tirato fuori tutto lo scisto e che si comprano al supermercato. Le più grandi erano appuntite, come le spugnole. Dentro i cappelli dei funghi c'erano gli alloggi, e una sorgente d'energia che nessuno riusciva a comprendere. I gambi erano razzi chimici, un po' come le prime astronavi lunari.
Nessuno aveva mai capito come si muovevano i cappelli, o come si faceva a guidarli.
Era una delle cose che ci innervosivano tutti: il fatto di doverci affidare a qualcosa che nessuno capiva. Non eri letteralmente in grado di controllare una nave he....e, quando partivi. Le rotte erano incorporate nel sistema di guida, in un modo che nessuno aveva identificato: potevi scegliere una rotta, ma quando l'avevi scelta dovevi tenertela... e quando la sceglievi non sapevi dove ti avrebbe portato, come non puoi sapere cosa c'è nella tua scatola di Cracker-Joy fintanto che non l'apri.
Però funzionavano. Funzionavano ancora, dopo un periodo che — dicono — corrisponde forse a un milione d'anni.
Il primo che ebbe il fegato di salire a bordo di una di quelle navi e di tentare di farla partire, ci riuscì. La nave si sollevò dal suo cratere sulla superficie dell'asteroide. Divenne luminosa e sfocata, e sparì.
E tre mesi dopo ritornò, con a bordo l'astronauta stralunato, affamato e trionfante. Era andato a un'altra stella! Aveva orbitato intorno a un grande pianeta grigio cinto di turbinanti nubi gialle, era riuscito a invertire i comandi... ed era stato ricondotto nello stesso cratere dalla guida automatica incorporata.
Perciò fecero partire un'altra nave: questa volta una di quelle grosse, a forma di spugnola, con un equipaggio di quattro uomini e viveri e strumenti in abbondanza. Restarono assenti solo cinquanta giorni. In quel periodo non solo avevano raggiunto un altro sistema solare, ma avevano usato il modulo d'atterraggio per scendere sulla superficie di un pianeta. Non c'erano esseri viventi... ma ce n'erano stati.
Loro ne avevano trovato i resti. Non molti. Qualche cianfrusaglia malconcia, sulla cima di una montagna scampata alla distruzione generale che aveva colpito il pianeta. Tra la polvere radioattiva avevano raccolto un mattone, un bullone di ceramica, un oggetto semifuso che aveva l'aria di essere stato un flauto di cromo.
Allora incominciò la corsa alle stelle... e noi vi prendevamo parte.
Vi ricordo di riflettere sul router!
Un saluto a tutti ed a lunedì!
edit:
dimenticavo...non si tratta di Michael Swanwick
No, non si tratta neppure di Greg Bear, troppo recente sia come autore che come libro.
mmm, diciamo che il titolo del libro, in inglese, ha qualche affinità con un router.....
Con questo indizio e quelli precendenti sull'autore dico:
La porta dell'infinito ('Gateway' appunto) di Frederik Pohl, non l'ho letto ma me lo trovo sempre sotto gli occhi in biblioteca. " />
edit:considerato anche il nuovo brano, dove con un po' di fantasia si riesce a leggere heechee credo di averci preso ^^
Esatto.
A te la mano!!
Lo ammetto: mi ero dimenticata che toccasse a me, chiedo perdono. " />
Ecco qui:
'Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c'è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti'
mica è il signore degli anelli?
No ad entrambi, l'autore è italiano.
E' per caso Castelli di rabbia di Baricco?
Niente di così recente. L'autore è uno dei grandi della nostra letteratura, scrittore, poeta, critico e traduttore.
Le ultime lettere di Jacopo Ortis?
No, ora siamo troppo nel passato, il periodo è 1900/1950. L'autore è piemontese e la citazione è tratta dalla sua ultima opera.