Non ho trovato topic sui libri in questione (il che non vuol dire che non ci sia viste le mie croniche difficoltà con la funzione di ricerca) quindi provvedo ad aprire una discussione.
Li ho letti quasi di malavoglia bollandoli prematuramente come il classico "fantasy per ragazzini" ma devo dire che invece sono stati una bella sorpresa.
Premetto che i due libri sono molto diversi tra di loro.
L'Ultimo Elfo e' in effetti un libro per ragazzi e non a caso la Salani lo ha inserito all'interno della collana Istrici (ovvero la narrativa per bambini grandicelli), ma è comunque un libro piacevole, dotato di grandi momenti di ironia e che non si limita a scopiazzare Tolkien, ma aggiunge elementi innovativi.
E' comunque un libro piacevole, originale e leggero che nella seconda parta vira comunque verso una trama più profonda.
In pratica (almeno a mio avviso) l'Ultimo Elfo è il necessario prologo alle vicende dell'Ultimo Orco.
Nell'Ultimo Orco i temi sono quelli del libero arbitrio, dell'odio che nasce dalla paura e dall'ignoranza, dell'amore e della morte, della guerra e dei sui inganni. il tutto raccontato con uno stile epico che però non scade mai nel facile pathos preconfezionato.
Il tutto raccontato da un autrice che usa la lingua (e qui si parla in senso figurato si evitino le facile battute) in modo meraviglioso, caratterizzando bene i personaggi e facendosi perdonare le piccole forzature alla trama che a volte (sempre a mio modesto parere) emergono.
Un'ultima annotazione di merito per Rankstrail, la figura dell'eroe sudicio e cupo che in un mondo a pezzi si costruisce una sua etica distinguendo fra sfumature sempre meno nette di bene e male.
Se mi dovessi lanciare in un paragone ardito potrei dire (sapendo che questo potrebbe portarmi alla pubblica crocifissione) che lo stile De Mari ricorda parecchio quello di Gemmell, o forse un Gemmell per ragazzi.
Qualcuno di voi li ha letti? Cosa ne pensate?
Io ho letto il suo "Il drago come realtà". Non ne sono rimasta folgorata, probabilmente perché avevo appena finito "Il mondo incantato" di Bruno Bettelheim, e nel paragone la De Mari perde un po'.
Però è una persona intelligente, e anche se i suoi libri possono essere letti tranquillamente dai ragazzi i contenuti importanti, per chi ha voglia di vederli, ci sono.
La narrativa, per lei, non è solo evasione, ma anche terapia. Un punto di vista interessante, soprattutto per gli amanti di un genere bistrattato come la fantasy, unito ad un'esposizione chara e scorrevole. Forse un giorno leggerò anche i romanzi.
Adesso ho letto anch'io il Drago come realtà.
Perfettamente concorde con la tua analisi. Anzi io sarei anche un pò più severo. Qualche buona idea, circondata da opinioni personali spacciate come verità assolute, molto autoreferenziale dà pure l'idea di essere stato scritto molto in fretta per sfruttare il traino dei romanzi.
Assolutamente non paragonabile a Bettelheim.
Però ripeto i romanzi sono tutta un'altra cosa.
Possibile che li abbia letto solo io?
Continuo ad andare OT parlando del Drago, ma è l'unico suo libro che ho letto. Qui c'è una mia recensione:
Letti entrambi; mi sono piaciuti, e molto, sia per lo stile di scrittura, sia per la trattazione della storia in sé; è anche interessante come diverse cose del primo trovino altre interpretazioni e motivazioni nel secondo, e acome a volte singole frasi abbiano dietro di sé azioni molto significative.
Confermo che L'Ultimo Elfo è "prologo" a L'Ultimo Orco (sebbene le vicende di questo si incrocino col primo libro, invece che essere cronologicamente successive).
Ho letto anche La Bestia e la Bella: diverso e molto breve, ma comunque interessante.
Non ho ancora letto Il Drago Come Realtà, ma ho ottime speranze: ho sentito due volte la conferenza trattante quegli argomenti, ed è stata un'esperienza veramente interessante: persona preparata, simpatica, disponibile (ovviamente, per il poco che ho potuto parlarle), in grado di esporre le sue tesi, interessanti, in modo coinvolgente e chiaro.
Tra l'altro, aspettatevi i seguiti: usciranno " />
Trovato 'l'ultimo orco'. Bello!
Non quoto quello che avete scritto prima (tanto sono sostanzialmente d'accordo) ma volevo evidenziare - se la cosa non era già compresa nel paragone con Gemmel, che non conosco! - che tutto il libro è punteggiato di sana ironia più della media dei fantasy che ho letto, senza per questo rovinare la trama nei momenti più seri o epici...valore aggiunto!
tra l'altro è un libro che si potrebbe inserire nel discorso dei perfetti stereotipi utilizzati in modo originale...non mi ricordo se anche questo è stato detto ">
Ho letto solo "L'ultimo orco", non ho letto "l'ultimo elfo" perchè non l'ho trovato in bibblioteca, comunque anche letto da solo non da problemi al lettore, molto bello, il protagonista è realistico e la storia appassiona, si vede che è fatto per ragazzi ma comunque non è una storia banale!
Io ho letto il suo "Il drago come realtà". Non ne sono rimasta folgorata, probabilmente perché avevo appena finito "Il mondo incantato" di Bruno Bettelheim, e nel paragone la De Mari perde un po'.
Però è una persona intelligente, e anche se i suoi libri possono essere letti tranquillamente dai ragazzi i contenuti importanti, per chi ha voglia di vederli, ci sono.
La narrativa, per lei, non è solo evasione, ma anche terapia. Un punto di vista interessante, soprattutto per gli amanti di un genere bistrattato come la fantasy, unito ad un'esposizione chara e scorrevole. Forse un giorno leggerò anche i romanzi.
Anch'io lo sto leggendo, sembra più costruito su rimembranze e flussi di coscienza piuttosto che su una tesi solida. Lo dovrò recensire per la rivista per cui collaboro e temo che il giudizio non sarà positivo.
La tesi mi pare fondata, si basa su conoscenze mediche e sugli effetti che determinate cose, tra cui le fiabe (ma non solo: il dolore, la mancanza di Sole), hanno sul cervello umano; non so se riesco ad apprezzarla per la lettura del libro in sé o per le due volte che ho seguito la conferenza in cui trattava quel tema, però...Anch'io lo sto leggendo, sembra più costruito su rimembranze e flussi di coscienza piuttosto che su una tesi solida
La tesi mi pare fondata, si basa su conoscenze mediche e sugli effetti che determinate cose, tra cui le fiabe (ma non solo: il dolore, la mancanza di Sole), hanno sul cervello umano; non so se riesco ad apprezzarla per la lettura del libro in sé o per le due volte che ho seguito la conferenza in cui trattava quel tema, però...Anch'io lo sto leggendo, sembra più costruito su rimembranze e flussi di coscienza piuttosto che su una tesi solida
Non ho strumenti per valutare l'aspetto medico del saggio, ma l'uomo è comunque inserito in un contesto storico-culturale e a questo mi riferivo a proposito di "tesi solida". E' difficile parlare con concretezza di fantastico, ma le citazioni, che spaziano dalla storia recente a quella antica, dal mito, all'ambito favolistico, sembrano appigli per dimostrare una argomentazione già precostituita. Ci sono, poi, affermazioni francamente abominevoli:
il nesso tra epica e nazionalismo, la rivoluzione americana interpretata come "la prima rivoluzione contadina ben riuscita", e l'affermazione della presunta mancanza di favole nell'antichità: come se le miriadi di miti presenti e rielaborati nelle varie località fossero nulla.
Tanto di cappello per il tentativo e sopratutto per l'originale chiave di lettura, quando, però, esce dall'intimità del corpo umano e si butta all'esterno inizio ad avere qualche dubbio.
Non commento la questione della Rivoluzione Americana, onestamente dovrei rispolverare i miei ricordi di Storia, ma il nesso tra epica a identità nazionale (o intendevi "nazionalismo" inteso in senso dispregiativo?) non mi pare cosí campato in aria, né tantomeno abominevole: dire che la nazione sia identificabile anche tramite la sua letteratura, i suoi miti, mi pare sensato, e non vedo cosa negherebbe la possibilità che tale identità sia nata anche dal mito (forse piú in un rapporto di mutua dipendenza: il mito aiutava l'identità, e l'identità aiutava il mito).il nesso tra epica e nazionalismo, la rivoluzione americana interpretata come "la prima rivoluzione contadina ben riuscita"
Il mito mi pare sia qualcosa che va oltre la fiaba: tra Cappuccetto Rosso e la mitologia norrena mi pare ci siano differenze non da poco.l'affermazione della presunta mancanza di favole nell'antichità: come se le miriadi di miti presenti e rielaborati nelle varie località fossero nulla
Il suo punto, mentre altri sostengono il contrario, è proprio che quelle fiabe esistevano, e semplicemente non sono state tramandate.
Il concetto di "nazione" è nato nel romanticismo, ed è successivo alla stessa idea di Europa che nasce, se vogliamo, con Carlo Magno. E' dunque difficile fare collegamenti con ciò che non esiste. Il particolarismo greco non puo' certo essere definito nazionalismo in senso stretto. Piu' che all'epica, ai giorni nostri, si è spesso fatto appello alla grandezza del passato, come "l'elmo di Scipio" potrebbe testimoniare ;-) Solo chi, come i tedeschi, non aveva un'antichità particolarmente edificante, ha dovuto riesumare la propria tradizione mitologica.
A proposito del "Mito" noi conosciamo quelli che le fonti scritte ci hanno riportato, ma nell'antichità ne esistevano infinite rielaborazioni, con protagonisti divini, eroici ma anche umani. Ovviamente la traduzione cristiana ha mutato un po' le cose... quindi negare l'esistenza di un patrimonio favolistico in ambito antico mi sembra sbagliato. Come si può pensare un'infazia priva di favole?
Di per sé una cosa può esistere senza che l'Uomo ne abbia il concetto; il caso della nazione ovviamente è un discorso complesso, ma nel dire che la nazione trova identità anche nel mito (nel senso che la nazione è caratterizzata anche dalla comunanza di mitologia), che è caratterizzata anche da esso, e che anche da questo possa aver avuto origine (nel rapporto di mutua dipendenza sopra accennato), non penso ci siano errori, quantomeno non certi. E non penso che lei intendesse dire che dal mito sono nate le nazioni come ora; almeno, né libro né conferenze mi hanno dato questa impressione.Il concetto di "nazione" è nato nel romanticismo, ed è successivo alla stessa idea di Europa che nasce, se vogliamo, con Carlo Magno. E' dunque difficile fare collegamenti con ciò che non esiste
Ripeto: lei sostiene l'esistenza delle fiabe, che semplicemente non sono state tramandate, e contesta chi sostiene il contrario.negare l'esistenza di un patrimonio favolistico in ambito antico mi sembra sbagliato. Come si può pensare un'infazia priva di favole?
Come ho già scritto, forse una cosa simile puo' ritrovarsi nel mondo greco, ma con le dovute distinzioni. L'Ateniese si sentiva diverso dallo Spartano essendo di schiatta ionica e non dorica, ma erano altre le distinzioni che pesavano. Nel famoso discorso di Pericle riportato da Tucidite è lo stesso statista a mettere in chiaro quali erano le differenze che davvero contavano. Uscendo dal mondo greco il discorso della De Mari perde del tutto di significato. Del resto lei non offre molti esempi per suffragare l'ipotesi del nesso epica-nazionalismo, hai tu esempi da offrirmi, legati al mondo antico? Per quanto riguarda le fiabe e le favole, la De Mari le distingue, ma ribadisco, sia esso un concetto suo o preso a prestito da altri, affermare che le fiabe non esistessero prima della caduta dell'impero romano è assurdo. Non tutti i miti decantano le virtù guerriere degli eroi, pensa soltanto a Filemone e Bauci e al loro incontro con Zeus. L'argumentum ex silentio che la De Mari utilizza è privo di significato: non solo il patrimonio orale, come quello scritto dell'antichità ci è giunto molto rarefatto, ma , per esempio, nessun tempio greco o romano ci è giunto "colorato", cio' non vuol dire che queste strutture non fossero dipinte come è stato dimostrato dai moderni studiosi.