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S di Stefano
creato il 14 gennaio 2007

Questa discussione è stata archiviata, non è più possibile rispondere.
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Baccolo
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Inviato il 14 gennaio 2007 19:13 Autore

Non sono un pubblicitario ma ultimamente rimango scettico di fronte a certe campagne pubblicitarie:

Esce un nuovo autore e subito si grida al genio e badate non faccio riferimento solo alla solita Licia Troisi: basta leggere, ad esempio la quarta delle "Sette Gemme" del nostro Andrea. Che senso può avere enfatizzare le aspettative dei lettori? I quali saranno indubbiamente severi di fronte anche a un onesto e promettente scrittore?

Che senso può avere alimentare i sogni di tanti scrittori inediti come fa la Mondadori, divulgando la leggenda da sogno americano della pubblicazione "per caso" o per qualità della suddetta, quando non solo difficilmente Mondadori ripeterà il miracolo, ma è abbastana chiaro che criteri di merito e qualità non siano stati seguiti in quel caso?

Che senso possono avere le fascette che bardano certi romanzi? Dopo aver guardato quella colossale ciofeca del film Eragon, qualcuno dovrebbe comprare quell'immodo e poco originale tomo del Paolini? E guardando il "Grande fratello" chi si sentirebbe spinto a comprare 1984?


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Drogon
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Inviato il 15 gennaio 2007 15:39

Non sono un pubblicitario ma ultimamente rimango scettico di fronte a certe campagne pubblicitarie:

Esce un nuovo autore e subito si grida al genio e badate non faccio riferimento solo alla solita Licia Troisi: basta leggere, ad esempio la quarta delle "Sette Gemme" del nostro Andrea. Che senso può avere enfatizzare le aspettative dei lettori? I quali saranno indubbiamente severi di fronte anche a un onesto e promettente scrittore?

Che senso può avere alimentare i sogni di tanti scrittori inediti come fa la Mondadori, divulgando la leggenda da sogno americano della pubblicazione "per caso" o per qualità della suddetta, quando non solo difficilmente Mondadori ripeterà il miracolo, ma è abbastana chiaro che criteri di merito e qualità non siano stati seguiti in quel caso?

Che senso possono avere le fascette che bardano certi romanzi? Dopo aver guardato quella colossale ciofeca del film Eragon, qualcuno dovrebbe comprare quell'immodo e poco originale tomo del Paolini? E guardando il "Grande fratello" chi si sentirebbe spinto a comprare 1984?

sai le campagne pubblicitarie sono fatte solo per attirare sogni, il futuro dello scrittore credo importi poco alle case editrici (ovviamente parlo di scrittori giovani)... se il pubblico resterà deluso da questo libro comprerà qielòlo di un altro giovane quando arriverà... è più importante vendere subito che non sperare nella maturazione di uno scrittore ggiovane sperndo di raccoglierne poi i frutti....

questo vale per molti scrittori moderni, tra cui paolini e la troisi, che per me al momento non hanno ancora scritto nulla che valga la pena di essere letto veramente.....certo che in ottica futura sono promettenti.

 

detto questo: spero che nessuno compri eragon perchè anche se è meglio del film a me non è piaciuto e potrebbe gendere a far passare l'idea (già molto diffusa) fantasy= robetta.

non capisco molto il riferimento tra il grande fratello e 1984... direi che le differenze sono quantomeno enormi e che non si può programmare un programma come quello ad un libro splendido.... certo che se qualcuno decide di leggere 1984 gli fa solo che bene, è un libro bellissimo.

ciao :figo:


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Negróre
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Negróre
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Inviato il 15 gennaio 2007 16:01

La realtà è, caro Stefano, che purtroppo le case editrici seguono molto spesso criteri di promozione sottomessi a un mercato sovradimensionato. Sottomessi, quindi, a un sensazionalismo che fa ormai parte della nostra società tutta, oberata a tal punto che quasi nulla fa più notizia. Se ci pensi bene, questo modo di fare non appartiene alla sola editoria, ma al giornalismo, al marketing di qualsiasi azienda che voglia vendere un prodotto (che non sia un libro), alle riunioni aziendali (cui arrivi dopo corsi di formazione personale dove ti fanno camminare su braci ardenti - non è una leggenda, purtroppo, capita anche questo). Tutto è portato all'eccesso, perché altrimenti sembra di non avere le carte in regola.

E' di un altro forum la mia considerazione che ormai il primo criterio in base al quale viene presentato un nuovo romanzo è il numero di copie vendute all'estero. Come se la popolarità fosse conseguente della qualità (mentre invece molto spesso la popolarità è conseguenza di un testo facile e avvincente, più che di qualità).

 

In questo calderone, esiste un modo di fare editoria che è ormai sorpassato, a mio avviso. Ed è quello che attuava la vecchia Nord. Modo con cui io ho fatto a pugni da subito, ma a cui per contratto non potevo che sottostare (il mio potere era sul testo, non sulla "confezione" del testo e il modo di promuovere il tutto).

"La Rocca dei Silenzi", quello sì è uscito come era giusto che fosse! (E guarda caso è rimasto perlopiù inosservato...) La cosa è stata possibile grazie a una comunione di vedute tra l'editor e me: sobrietà, essenzialità, niente strilli. Se l'editor non fosse stato di quest'avviso, ancora una volta mi sarei dovuto sottomettere.

Il primo a restarci male (non tanto con "Le sette gemme", che certo non è stato presentato come il fantasy che ha rivoluzionato il genere... era ancora una cosa accettabile, anche se io avrei riscritto tutto, eliminando l'enfasi) sono stato io, a causa dei commenti di alcuni lettori inseriti ne "L'arcimago Lork" (è accaduto con un mio romanzo proprio ciò che io detestavo di più: un paragone assurdo con "Il Signore degli Anelli", privo di fondamento, che insultava il Professore e danneggiava me). E sono stato il primo a capire che avrebbero portato soltanto male (cosa che non posso dimostrare, ma di cui sono convinto a tutt'oggi).

 

Ma teorie e opinioni contano poco. Scendiamo sul concreto. Chi di voi, aspiranti scrittori, non firmerebbe un contratto che rispetta il testo e lascia tutto il resto in mano all'editore (che comunque ti consulta, ma alla fine ha l'ultima parola - l'editore non è un mostro, ma è chiaro che ha una sua esperienza e difficilmente la mette in discussione col primo che capita)?

La mia unica preoccupazione è stata rivolta al testo. I testi, pregi e difetti, sono miei. Avendo scelto di non usare uno pseudonimo (come mi era stato chiesto, guarda un po'...), questo mi conforta. Ma se avessi potuto scegliere...

 

A questo coesistere forzato di più visioni del "libro" come "oggetto da vendere", io ho ovviato a modo mio. Ma ho potuto farlo perché ho placato la smania di dimostrare agli altri - e, soprattutto, a me stesso - che potevo farcela. Quieto interiormente, ora sono totalmente libero in qualsiasi scelta. Anche in quella di smettere di scrivere (cosa che potrebbe apparire scellerata a chi, diversamente da me, è acora inedito - dal momento che proprio adesso, dopo quattro romanzi pubblicati, appariva il caso di continuare con vigore).

 

Meditate, ragazzi. Meditate. :figo:

 

 

Un sorriso a tutti,

e approfitto per augurarvi un fantastico 2007,

Andrea


L
Lupo Solitario
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Lupo Solitario
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Inviato il 16 gennaio 2007 15:14

Scusate l'OT, ma non ho capito una cosa. Andrea hai smesso di scrivere? no perchè io voglio sapere come diavolo vanno avanti le cose in quei racconti, mi sembra che avevi lasciato diverse porte aperte..........


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Red Snow
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Inviato il 16 gennaio 2007 16:03

OT

Scusate l'OT, ma non ho capito una cosa. Andrea hai smesso di scrivere? no perchè io voglio sapere come diavolo vanno avanti le cose in quei racconti, mi sembra che avevi lasciato diverse porte aperte..........

 

http://www.negrore.com/considerazioni/cons_47.htm

;)


L
Lord Lupo
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Lord Lupo
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Inviato il 18 gennaio 2007 10:19

La realtà è, caro Stefano, che purtroppo le case editrici seguono molto spesso criteri di promozione sottomessi a un mercato sovradimensionato. Sottomessi, quindi, a un sensazionalismo che fa ormai parte della nostra società tutta, oberata a tal punto che quasi nulla fa più notizia. Se ci pensi bene, questo modo di fare non appartiene alla sola editoria, ma al giornalismo, al marketing di qualsiasi azienda che voglia vendere un prodotto (che non sia un libro), alle riunioni aziendali (cui arrivi dopo corsi di formazione personale dove ti fanno camminare su braci ardenti - non è una leggenda, purtroppo, capita anche questo). Tutto è portato all'eccesso, perché altrimenti sembra di non avere le carte in regola.

E' di un altro forum la mia considerazione che ormai il primo criterio in base al quale viene presentato un nuovo romanzo è il numero di copie vendute all'estero. Come se la popolarità fosse conseguente della qualità (mentre invece molto spesso la popolarità è conseguenza di un testo facile e avvincente, più che di qualità).

 

In questo calderone, esiste un modo di fare editoria che è ormai sorpassato, a mio avviso. Ed è quello che attuava la vecchia Nord. Modo con cui io ho fatto a pugni da subito, ma a cui per contratto non potevo che sottostare (il mio potere era sul testo, non sulla "confezione" del testo e il modo di promuovere il tutto).

"La Rocca dei Silenzi", quello sì è uscito come era giusto che fosse! (E guarda caso è rimasto perlopiù inosservato...) La cosa è stata possibile grazie a una comunione di vedute tra l'editor e me: sobrietà, essenzialità, niente strilli. Se l'editor non fosse stato di quest'avviso, ancora una volta mi sarei dovuto sottomettere.

Il primo a restarci male (non tanto con "Le sette gemme", che certo non è stato presentato come il fantasy che ha rivoluzionato il genere... era ancora una cosa accettabile, anche se io avrei riscritto tutto, eliminando l'enfasi) sono stato io, a causa dei commenti di alcuni lettori inseriti ne "L'arcimago Lork" (è accaduto con un mio romanzo proprio ciò che io detestavo di più: un paragone assurdo con "Il Signore degli Anelli", privo di fondamento, che insultava il Professore e danneggiava me). E sono stato il primo a capire che avrebbero portato soltanto male (cosa che non posso dimostrare, ma di cui sono convinto a tutt'oggi).

 

Ma teorie e opinioni contano poco. Scendiamo sul concreto. Chi di voi, aspiranti scrittori, non firmerebbe un contratto che rispetta il testo e lascia tutto il resto in mano all'editore (che comunque ti consulta, ma alla fine ha l'ultima parola - l'editore non è un mostro, ma è chiaro che ha una sua esperienza e difficilmente la mette in discussione col primo che capita)?

La mia unica preoccupazione è stata rivolta al testo. I testi, pregi e difetti, sono miei. Avendo scelto di non usare uno pseudonimo (come mi era stato chiesto, guarda un po'...), questo mi conforta. Ma se avessi potuto scegliere...

 

A questo coesistere forzato di più visioni del "libro" come "oggetto da vendere", io ho ovviato a modo mio. Ma ho potuto farlo perché ho placato la smania di dimostrare agli altri - e, soprattutto, a me stesso - che potevo farcela. Quieto interiormente, ora sono totalmente libero in qualsiasi scelta. Anche in quella di smettere di scrivere (cosa che potrebbe apparire scellerata a chi, diversamente da me, è acora inedito - dal momento che proprio adesso, dopo quattro romanzi pubblicati, appariva il caso di continuare con vigore).

 

Meditate, ragazzi. Meditate. ^_^

 

Bè, in effetti, nessuno mai si farebbe scappare l'occasione di pubblicare - con la clausola espressa di "non interferenza" sui contenuti - un proprio scritto; perlomeno chi è all'esordio.

Probabilmente - però - è il caso che anche lo scrittore cominci ad adeguarsi alla nuova realtà editoriale, magari - che so - estendendo la predetta clausola a tutte le parti scritte del libro e, quindi, anche ai vari risvolti e quarte di copertina. La promozione resterebbe ancora in mano agli "orchi", la _presentazione_ diverebbe di competenza dello scrittore; il quale potrà, ovviamente, anche decidere che sia l'editore ad occuparsene. In verità, non ho molta esperienza nel campo ma - imho - potrebbe rappresentare un piccolo passo verso una nuova direzione...

Per quanto riguarda la tua decisione di non scrivere più, io penso - forse in controtendenza - che non sia vero che colui che smette lo fa perchè non ha più nulla da dire (scrivere). Mi sa tanto di luogo comune. Al contrario, credo che la scelta - libera ed incondizionata - lo identifica come una persona ancora ricca interiormente, la quale è in cerca, probabilmente, solo di nuovo modo per esprimersi. Per cui non resta che augurarti un sincero "in bocca al lupo"...


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sesshoumaru
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Inviato il 18 gennaio 2007 11:57

Che senso può avere alimentare i sogni di tanti scrittori inediti come fa la Mondadori, divulgando la leggenda da sogno americano della pubblicazione "per caso" o per qualità della suddetta, quando non solo difficilmente Mondadori ripeterà il miracolo, ma è abbastana chiaro che criteri di merito e qualità non siano stati seguiti in quel caso?

 

In base a cosa lo dici ? Quali sarebbero allora i criteri seguiti ?


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Baccolo
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Inviato il 18 gennaio 2007 12:18 Autore

Cavolo, mi sono perso un sacco di risposte e ora devo rispondere a tutti.

A proposito di 1984, se una si aspetta la biografia di Taricone dubito rimarrà soddisfatto del romanzo in questione ( che ritengo bellissimo per la cronaca)

Sulla necessità di vendere tutto subito, attenzione, nel fantasy ci sono le trilogie e anche la curiosità ha un limite.

Su Licia Troisi non sono l'unico a pensarla cosi seshomaru, l'ho detto altrove, ed è un mio parere, figuriamoci. Cha la pubblicazione di un libro non segua sempre criteri di qualità è un fatto che non puoi contestare. Ma le case editrici sono aziende con spese e ricavi e la cosa non è strana.

Per il resto vedo autori nuovi affiorare altrove ma non in Mondadori: speriamo che prima o poi ci ricaschino.

E che in molti inediti manchi talento ti posso dimostrare, anche link alla mano, che non è così.


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Bael il Bardo
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Inviato il 18 gennaio 2007 12:24

Come come?!?! ^_^

 

Non vuoi più scrivere?!?!?! ^_^

 

E io rimarrò tutta la vita ad aspettare il seguito della Rocca dei Silenzi?!?!?! (libro che peraltro ho adorato e che sto facendo leggere a destra e a sinistra)

 

Come disse Anakin alla fine di Episodio III: Nuuuuuuuuuuuuuu ^_^


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sesshoumaru
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Inviato il 18 gennaio 2007 12:27

Cavolo, mi sono perso un sacco di risposte e ora devo rispondere a tutti.

A proposito di 1984, se una si aspetta la biografia di Taricone dubito rimarrà soddisfatto del romanzo in questione ( che ritengo bellissimo per la cronaca)

Sulla necessità di vendere tutto subito, attenzione, nel fantasy ci sono le trilogie e anche la curiosità ha un limite.

Su Licia Troisi non sono l'unico a pensarla cosi seshomaru, l'ho detto altrove, ed è un mio parere, figuriamoci. Cha la pubblicazione di un libro non segua sempre criteri di qualità è un fatto che non puoi contestare. Ma le case editrici sono aziende con spese e ricavi e la cosa non è strana.

Per il resto vedo autori nuovi affiorare altrove ma non in Mondadori: speriamo che prima o poi ci ricaschino.

E che in molti inediti manchi talento ti posso dimostrare, anche link alla mano, che non è così.

 

Ho capito ma "abbastanza chiaro" indica una verità riconosciuta da tutti, non un parere personale, ti sei chiarito comunque e sei ovviamente libero di pensarla come vuoi.

La Mondadori deve prima di tutto vendere libri, se gli viene presentato un inedito che può vendere vedrai che lo pubblicano , sarebbe per loro controproducente non pubblicarlo.


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Inviato il 18 gennaio 2007 12:59 Autore

Caro seshomaru, non facciamo dell'esegesi spicciola, non sono stato io ma Licia, non mi ricordo dove, a dire che la sua Trilogia non è stata accolta benissimo dalla Critica. Immagino avesse una personale definizione di cosa fosse "la critica". Nel fantasy credo che con critica non si intenda nemmeno la pletora di giornalisti che scrivono recensioni, ma il giudizio di persone che hanno alle spalle qualche lettura fantasy


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Inviato il 18 gennaio 2007 13:10

Nel fantasy credo che con critica non si intenda nemmeno la pletora di giornalisti che scrivono recensioni, ma il giudizio di persone che hanno alle spalle qualche lettura fantasy

 

I primi hanno per lo più ignorato le cronache, tra i secondi invece ci sono stati pareri positivi E negativi, basta farsi un giro ad esempio su bol o ibs per verificarlo.

Poi è indubbiamente vero che tra gli estimatori di Licia ci sono molti che non hanno mai letto null'altro di Fantasy, cosa che ai tuoi occhi li rende poco affidabili nel giudicare il libro, ma non ci sono solo loro.

La "critica" a cui si riferiva Licia era probabilmente rappresentata dal solo Silvio Sosio.


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Inviato il 18 gennaio 2007 13:18 Autore

I primi hanno per lo più ignorato le cronache, tra i secondi invece ci sono stati pareri positivi E negativi, basta farsi un giro ad esempio su bol o ibs per verificarlo.

Poi è indubbiamente vero che tra gli estimatori di Licia ci sono molti che non hanno mai letto null'altro di Fantasy, cosa che ai tuoi occhi li rende poco affidabili nel giudicare il libro, ma non ci sono solo loro.

La "critica" a cui si riferiva Licia era probabilmente rappresentata dal solo Silvio Sosio.

 

Oddio su IBS e BOL mi sembra che il numero dei minorenni che hanno espresso gradimento sia altissimo. Su it.arti.fantasy se ne parla generlamente molto male, su FM non saprei, non ricordo... io ero tra i detrattori ma c'erano anche coloro che apprezzavano. Tornando in topic, a tuo parere definire un autore alle prime armi, che sia Licia o un altro, un genio che ha rinnovato il genere lo aiuta o lo danneggia?


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Inviato il 18 gennaio 2007 13:27

I primi hanno per lo più ignorato le cronache, tra i secondi invece ci sono stati pareri positivi E negativi, basta farsi un giro ad esempio su bol o ibs per verificarlo.

Poi è indubbiamente vero che tra gli estimatori di Licia ci sono molti che non hanno mai letto null'altro di Fantasy, cosa che ai tuoi occhi li rende poco affidabili nel giudicare il libro, ma non ci sono solo loro.

La "critica" a cui si riferiva Licia era probabilmente rappresentata dal solo Silvio Sosio.

 

Oddio su IBS e BOL mi sembra che il numero dei minorenni che hanno espresso gradimento sia altissimo. Su it.arti.fantasy se ne parla generlamente molto male, su FM non saprei, non ricordo... io ero tra i detrattori ma c'erano anche coloro che apprezzavano. Tornando in topic, a tuo parere definire un autore alle prime armi, che sia Licia o un altro, un genio che ha rinnovato il genere lo aiuta o lo danneggia?

 

Nessuno dei due.

Una quarta di copertina del genere potrà attirare l'attenzione di chi tipicamente non frequenta granchè le librerie, ossia di un lettore non abituale. Quando questo si verifica non vedo danno che possa essere causato all'autore o al lettore, semmai vedo solo benefici per entrambi.

Il lettore un po' più scafato ha imparato da anni che i commenti della casa hanno poco significato, eventualmente da più peso al commento di qualche autore famoso se presente in quarta di copertina, difficilmente quindi acquisterà il volume convinto di trovarsi davanti a un genio o a un fenomeno, semplicemente avrà i suoi parametri per valutare il libro e non sarà granchè influenzabile.


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Inviato il 18 gennaio 2007 14:06 Autore

Non condivido... la pubblicità è fatta di slogan a effetto, e chi si occupa di comunicazione utilizza la stessa enfasi della quarta.

E a differenza delle copertine, si attribuisce ai mezzi di comunicazione una autorevolezza eccessiva. Una sorta di riproposizione del vecchio adagio "l'ha detto la tv."

Ci cascano in tanti. Non leggi, forse, delle recensioni prima di andare al cinema? Eppure hai criteri personali per giudicare, no?

Non credi che la pubblicità possa creare "un gusto" invece di limitarsi a propagandarlo? Io si'. Non credi che la pubblicità tenda a uniformare, invece che a valorizzare la diversità? Io si'. A proposito di quest'ultimo punto ti faccio un esempio concreto: su it.arti.fantasy ho discusso con Francesco Falconi, che sicuramente conosci anche tu visto che Licia è andata alla sua presentazione. Non ho criticato il romanzo, che per inciso non ho letto, ma lo scarso coraggio della Curcio che come primo romanzo fantasy ha scelto di puntare su un racconto rivolto ai bambini. Esulando dalla qualità del romanzo, quali considerazioni commerciali possono avere spinto l'editore a fare questa scelta? Credo che non ci sia bisogno di darti una risposta. Se nessun editore sceglie la stada di Achille, togliamo al fantasy il suo pregio maggiore, la fantasia. E se ancoriamo un genere a un fnomeno passeggero facciamo del male non solo ai lettori ma anche agli scrittori


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