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Evoluzione
J di jack fortunello
creato il 30 novembre 2005

Questa discussione è stata archiviata, non è più possibile rispondere.
K
khal Rakharo
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khal Rakharo
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K

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3943 messaggi
Inviato il 30 novembre 2005 21:19

Capperi Damien... hai detto poche cose che non sapevo, ma le hai dette in un modo che non sarei mai stato capace di fare. Non così su due piedi in questo forum, magari a casa con documentazione abbondante, ma non ne sono certo.

 

<_< bravo bravo ^_^


D
Damien Amfar
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2812 messaggi
Damien Amfar
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2812 messaggi
Inviato il 30 novembre 2005 21:31
Dunque... Provo a darti un'idea dei numeri in gioco...

La matematica attuale spiega perfettamente due corpi che interagiscono, come due pianeti nello spazio.

Con tre corpi siamo decisamente in difficoltà (problema noto di meccanica celeste, come penso possano confermare eventuali fisici-astronomi)...

Non sappiamo descrivere quattro o più corpi che interagiscono.

 

In una sola cellula, invece, ce ne sono 100000. E tutti devono fare la loro parte, altrimenti l'insieme non funziona.

La cosa straordinaria non è tanto che questi 100000 elementi si siano trovati improvvisamente nella posizione giusta, ma che abbiano iniziato a "funzionare" di concerto, dando origine alla cellula.

Ora, questo problema non è fondamentalmente scomponibile in sottoproblemi più semplici analoghi. La complessità emerge dall'interazione tra le parti.

Raggiungere un simile risultato senza guida è quantomeno improbabile...

 

Riposto dopo aver letto quanto sopra.

 

Allora, questa è, fondamentalmente, la critica portata dall'intelligent design, quantomeno dai biologi e chimici che la sostengono (ci sono poi fazioni di matematici e quant'altro).

 

E' la questione della complessità minima. L'evoluzione potrebbe, secondo questa teoria, andare all'indietro fino ad un certo punto, ma poi fermarsi quando trova strutture intrensicamente complesse, come un dito (che non servirebbe alla sua funzione se non fosse sia muscolarmente formato, sensibile al calore, coperto di pelle, articolato a quel modo etc etc: tutto contemporaneamente, perchè un dito che non si può muovere è inutile, così come un dito senza sostegno interno o un dito che non ha capacità tattili), non riconducibili ad una mutazione, ma neanche ad un progressivo accrescersi di un vantaggio evolutivo inizialmente minimo.

In effetti l'argomentazione ha un suo senso.

Pensate però ad un batterio che abbia una falange in grado di scandagliare il territorio circostante (non è raro).

E' un organo tattile, in un certo qual modo è un dito.

Ora, quell'organo tattile è compatibile con l'evoluzione in questo senso: esso non nasce come tale. Il batterio progenitore (una diversa specie) di quello che stiamo esaminando avrebbe sviluppato, nel corso delle generazioni una spirula, necessaria per muoversi, a partire dal suo gene di "forma" (più allungato, con delle escrescenze etc etc). Una volta accertato il vantaggio evolutivo della spirula sarebbe intervenuta una mutazione che avrebbe comportato un cambiamento di funzione (si sarebbe aggiunta l'innervazione).

Ed ecco il dito funzionante.

 

Non credo di averlo spiegato benissimo, non ho il "Le scienze" dove l'ho letto sottomano, giuro che vi dico su che numero si possa trovare una discussione a riguardo.

 

 

 

 

 

 

 

Ciauz <_<



Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
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Lord Beric
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Guardiani della Notte

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Inviato il 30 novembre 2005 21:32

Bel post, Mik <_<

 

Allora, concordo su quasi tutto.

 

Mi fa un po' riflettere il tuo discorso sull'universo imperfetto...

In primo luogo non sappiamo se la vita sia il fine ultimo dell'universo, ma in fin dei conti poco importa...

Quello che volevo dire prende spunto da qui: se io, programmando, voglio creare un fiocco di neve credibile in maniera esaustiva, ci metterò qualche allegro migliaio di righe di codice...

Se invece non pretendo di ottenere subito il risultato, ma mi affido a "regole di creazione", deterministiche o aleatorie, posso ridurre il programma a poche righe, e creare il mio fiocco di neve in un numero più o meno lungo di iterazioni.

 

 

Quanto al discorso sulla selezione naturale, tu stesso hai detto che la si può studiare solo intuitivamente: equazioni vincolate fortemente non lineari, dipendenza sensibile dalle condizioni iniziali, inmpossibilità di ricondurre diversi aspetti ad un unico modello. Non mi pare conoscenza, questa...

Chi opera la selezione? L'ambiente? Quindi gli organismi viventi non ne fanno parte? O forse l'ambiente si autoseleziona?

Inoltre hai posto una relazione fondamentale: quella tra selezione e comportamento... Quali sono i legami tra l'una e l'altro? Come si sviluppa il comportamento?

Ecco... Per queste ragioni dico che a volte la selezione viene tirata in ballo come deus ex machina, quando in realtà non si hanno ancora le idee molto chiare su cosa sia e soprattutto come funzioni...


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Lord dei Pan di Stelle - Lord Comandante dei Peluche

The best fantasy is written in the language of dreams. It is alive as dreams are alive, more real than real... for a moment at least... that long magic moment before we wake.
Fantasy is silver and scarlet, indigo and azure, obsidian veined with gold and lapis lazuli. Reality is plywood and plastic, done up in mud brown and olive drab.
Fantasy tastes of habaneros and honey, cinnamon and cloves, rare red meat and wines as sweet as summer. Reality is beans and tofu, and ashes at the end.
Reality is the strip malls of Burbank, the smokestacks of Cleveland, a parking garage in Newark. Fantasy is the towers of Minas Tirith, the ancient stones of Gormenghast, the halls of Camelot.
Fantasy flies on the wings of Icarus, reality on Southwest Airlines.
Why do our dreams become so much smaller when they finally come true?
We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

[George R. R. Martin]


Lord Beric
Custode dei Corvi Messaggeri
Guardiani della Notte
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Lord Beric
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Inviato il 30 novembre 2005 21:45
Pensate però ad un batterio che abbia una falange in grado di scandagliare il territorio circostante (non è raro).

E' un organo tattile, in un certo qual modo è un dito.

Ora, quell'organo tattile è compatibile con l'evoluzione in questo senso: esso non nasce come tale. Il batterio progenitore (una diversa specie) di quello che stiamo esaminando avrebbe sviluppato, nel corso delle generazioni una spirula, necessaria per muoversi, a partire dal suo gene di "forma" (più allungato, con delle escrescenze etc etc). Una volta accertato il vantaggio evolutivo della spirula sarebbe intervenuta una mutazione che avrebbe comportato un cambiamento di funzione (si sarebbe aggiunta l'innervazione).

Ed ecco il dito funzionante.

Mik, quello che tu hai descritto mi pare sia il processo di specializzazione. Ora, non ci vedo nulla di male nel fatto che una spirula diventi un dito.

Dico semplicemente che un dito è più della somma delle componenti, dal momento che il suo "essere dito" dipende tanto dall'interazione di queste componenti quando dal loro semplice esserci...

 

 

Chiedo scusa per i due post consecutivi... <_<


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Mornon
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Inviato il 30 novembre 2005 21:52
Le probabilità sono probabilità, punto. Una cosa ha probabilità p ex-ante ed è sempre certa o non certa ex post. Un evento, dopo che si è verificato non è più un evento probabilistico ma un dato

 

Piú che "Probabilità di certezza" forse si deve parlare di ragionevole certezza; penso che volesse intendere che anche a fronte di un evento l'unico modo per essere assolutamente certi che a parità di condizioni si ripeta è ripeterlo, e cosí avanti per ogni ripetizione; magari "probabilità di certezza" non sarà giusto, ma forse indica il concetto <_<

 

 

In una sola cellula, invece, ce ne sono 100000. E tutti devono fare la loro parte, altrimenti l'insieme non funziona.

La cosa straordinaria non è tanto che questi 100000 elementi si siano trovati improvvisamente nella posizione giusta, ma che abbiano iniziato a "funzionare" di concerto, dando origine alla cellula.

Ora, questo problema non è fondamentalmente scomponibile in sottoproblemi più semplici analoghi. La complessità emerge dall'interazione tra le parti.

Raggiungere un simile risultato senza guida è quantomeno improbabile

 

Non dico di no, semplicemente ho il dubbio - passibilissimo di errore, ovvio - che resterebbe improbabile anche a fronte di un altissimo numero di ripetizioni ^_^


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Damien Amfar
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Damien Amfar
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Inviato il 30 novembre 2005 22:06
Se invece non pretendo di ottenere subito il risultato, ma mi affido a "regole di creazione", deterministiche o aleatorie, posso ridurre il programma a poche righe, e creare il mio fiocco di neve in un numero più o meno lungo di iterazioni.

 

Vabbè, ma qui si sta parlando di evoluzionismo o dell'esistenza di dio? :)

 

No perchè sono due questioni diverse e, tra l'altro, due problemi con soluzioni assolutamente non collegate.

 

 

tu stesso hai detto che la si può studiare solo intuitivamente

 

Assolutamente no. Io ho detto che il formalismo matematico necessario è troppo complesso, sicuramente per il forum, ma anche, in alcuni casi, per me che faccio scienze statistiche. Ed è molto complesso anche per il mio compagno di stanza fisico sanitario che la guerra tra le molecole la studia naso a naso.

 

Non mi pare conoscenza, questa...

 

Solo perchè per estetica matematica credi che sia necessario un unico modello, cosa che non è minimamente detta.

 

Chi opera la selezione? L'ambiente? Quindi gli organismi viventi non ne fanno parte? O forse l'ambiente si autoseleziona?

 

L'ambiente non esiste. Come il cucchiaio di matrix. L'ambiente è il nome che diamo alle N (maiuscolo e molto grande) risposte individuali dei componenti delle varie specie. Ma non esiste l'ambiente. Il comportamento degli individui determina la situazione, più l'influenza di tutto ciò che non è sotto il loro "controllo" (inteso come tutto ciò che non possono influenzare, tipo il tempo meteorologico).

 

Ecco... Per queste ragioni dico che a volte la selezione viene tirata in ballo come deus ex machina, quando in realtà non si hanno ancora le idee molto chiare su cosa sia e soprattutto come funzioni...

 

Questo è in parte vero. La verità è che se da un lato tantissimi fenomeni sfruttano i principi di selezione, mutazione e sopravvivenza (come dicevo, il progresso scientifico: selezione delle teorie più solide e creazione intuitiva di nuove spiegazioni) ma questo non significa che si sia in grado di spiegarli. A volte il processo di evoluzione è semplice e non serve molta matematica a spiegarlo. L'evoluzione naturale è applicata ad un contesto enormemente complesso e se uno non è uno specialista il formalismo matematico non solo non lo conosce, ma non può neanche lontanamente intuirlo ;)

 

Dico semplicemente che un dito è più della somma delle componenti, dal momento che il suo "essere dito" dipende tanto dall'interazione di queste componenti quando dal loro semplice esserci...

 

Ma non è che qualcosa spinga l'essere a sviluppare il dito, non c'è una forma a cui la specie tende. Se ci fosse avresti ragione a fare questa obiezione, ma visto che semplicemente le specie si adattano alle condizioni...

Se il dito fosse un'inutile e considerevole dispendio di energia chi non ce lo dovesse avere sarebbe in una situazione di vantaggio evolutivo (più energia per fare qualcosa di utile) e il tratto del dito non si tramanderebbe. Ed è una struttura complessa.

Tu ora vedi il dito e pensi: "utile", ma non è scritto da nessuna parte. Pensa alla struttura dei polmoni, se arriveremo a produrre quantità di CO2 dell'ordine di metà del volume dell'atmosfera sarà molto meglio avere una produzione di energia basata sulla sintesi clorofilliana che non sulla nostra polmonare.

Spero di essermi spiegato, questo punto è spesso controverso.

 

 

 

 

 

 

 

Ciauz :lol:

 

 

MOD:

Piú che "Probabilità di certezza" forse si deve parlare di ragionevole certezza; penso che volesse intendere che anche a fronte di un evento l'unico modo per essere assolutamente certi che a parità di condizioni si ripeta è ripeterlo, e cosí avanti per ogni ripetizione; magari "probabilità di certezza" non sarà giusto, ma forse indica il concetto

 

Sì sì, avevo capito, non era un rimprovero ad Ale, assolutamente. Semplicemente mi era saltato all'occhio l'ossimoro.

 

 

 

 

Riciao


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Mornon
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Inviato il 30 novembre 2005 22:22
Sì sì, avevo capito, non era un rimprovero ad Ale, assolutamente. Semplicemente mi era saltato all'occhio l'ossimoro

 

Come il "relativamente assoluto", quando si parla di qualcosa che in un dato ambiente è assoluto :lol:

Comunque... se non si è certi che una cosa sia certa ( :) ), non si può parlare di probabilità di certezza? Studiamo un fenomeno, tu hai piú basi delle mie, non ha la tua risposta piú probabilità della mia di dare certezza, di corrispondere al vero? ;)



Lord Beric
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Lord Beric
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Inviato il 30 novembre 2005 22:23

Non mi riferivo assolutamente all'esistenza di un qualche dio... Semplicemente ho scritto che un universo dove non siano descritte le forme, ma le regole per giungere ad esse, è estremamente più semplice :lol:

Che poi ci sia dietro il caso, la necessità, o Dio, non lo so.

D'altra parte avrei potuto dire che ci deve essere un Dio dietro alla parola "perfetto" che hai usato tu... ;)

 

 

Quanto alla selezione, il mio discorso sul formalismo non era per estetica matematica, anche se ammetto che trovare una bella serie di equazioni sicuramente semplifica la vita...

Solo che troppo spesso mi è capitato di sentire gente che, per non parlare di fenomeni che non sapeva spiegare, si rifugiava dietro alle parole magiche "avviene per selezione naturale", come se quello fosse un fenomeno di origine divina che non necessita di essere spiegato e compreso.

 

 

Condivido in pieno la definizione che hai dato di ambiente.

Ovviamente non pretendevo una risposta alle domande che ho posto su come avviene la selezione, dato che sono in massima parte ancora questioni apertissime... Soprattutto le relazioni che le legano al comportamento...

 

 

No, non credo neppure io alla causa finale... Ma mi pare continuiamo a parlare dello stesso argomento a livelli differenti... Io mi limito a dire che determinate strutture non possono essere studiate scomponendole nei loro minimi termini, dal momento che sono più della somma di questi termini, tutto qui. In effetti, sono d'acccordo con tutti gli esempi che hai portato, dal dito ai polmoni... Ma tu parli di un "come funziona", io di un "com'è", o forse più di un "come non è"... :)


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We read fantasy to find the colors again, I think. To taste strong spices and hear the songs the sirens sang. There is something old and true in fantasy that speaks to something deep within us, to the child who dreamt that one day he would hunt the forests of the night, and feast beneath the hollow hills, and find a love to last forever somewhere south of Oz and north of Shangri-La.
They can keep their heaven. When I die, I'd sooner go to Middle-earth.

 

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Damien Amfar
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Damien Amfar
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Inviato il 30 novembre 2005 22:31

Allora, sarò breve perchè è OT :)

 

Il problema è che è diverso parlare di probabilità e di probabilità condizionate. Un evento ha probabilità intrinseca di realizzarsi e questo dipende dalla struttura del fenomeno, non dai se e dai ma, ma proprio dal fatto che i fenomeni siano variabili e un evento ne descriva solo UNA realizzazione.

Quando discutiamo sulle possibili cause dei fenomeni ci mettiamo di fronte al teorema di Bayes (nell'approccio di Laplace) sulla probabilità che l'evento si verifichi per una specifica causa (quella che propongo io) o per un altra (quella che proponi tu).

E qui la questione è profondamente diversa, non bisognerebbe confrontare le probabilità delle ipotesi (che è quello che fai discutendo della verosimiglianza di una spiegazione) quanto un prodotto più complesso ;)http://it.wikipedia.org/wiki/Teorema_di_Bayes

Ma sfido chiunque a conoscere tutte le possibili spiegazioni dell'evento B :lol: (sarebbe il denominatore).

 

Quindi sì, in generale la mia risposta è probabilmente più giusta della tua, ma questo mi sembrava ovvio ed assodato ormai :D :D :D

 

Scherzo ovviamente ;)

 

 

 

 

Ciauz ^_^


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xaytar
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xaytar
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Inviato il 30 novembre 2005 22:41

Mik, ammetto umilmente di aver perso il ragionamento in risposta alla domanda di Mornon :) (fermo restando che il senso di quello che avevo detto l'ha spiegato meglio lui, e che hai ragione sull'ossimoro)

 

seconda domanda sull'evoluzione: secondo me l'abitudine di "etichettare" le "specie" rischia di fuorviare la comprensione della situazione, per quanto utile e necessaria... che ne pensate?

 

terza domanda: mai sentito parlare dei Memi?

 

chiudo con le domande e vado a gozzovigliare un pò :lol:


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Damien Amfar
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Damien Amfar
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Inviato il 30 novembre 2005 23:01

Scusate i post successivi, ma non ho tempo in questo periodo per girare sul forum e mi spiace. Stasera che posso mi scateno XDDDDD :)

 

 

Semplicemente ho scritto che un universo dove non siano descritte le forme, ma le regole per giungere ad esse, è estremamente più semplice

 

Beh, Matte qualcuno che formula delle leggi per raggiungere uno stato (un obiettivo, la necessità non ha obiettivi di lungo periodo) ha una coscienza (e quindi non è il caso), per esclusione alla tua domanda a risposta multipla mi viene da rispondere dio. Poi non dico tu intenda il dio cattolico piuttosto che quello indù, semplicemente dico un essere superiore. Ma pur sempre un dio.

 

Solo che troppo spesso mi è capitato di sentire gente che, per non parlare di fenomeni che non sapeva spiegare, si rifugiava dietro alle parole magiche "avviene per selezione naturale", come se quello fosse un fenomeno di origine divina che non necessita di essere spiegato e compreso.

 

Beh, l'intuitività è uno dei pregi, a mio modo di vedere, dell'evoluzionismo. Il problema che poni è quello di quantificare gli effetti ed è molto distante da quella che può essere una chiaccherata tra amici, è un problema da ricerca universitaria. Però il concetto rimane, sarà numericamente una black box, ma applicando quei principi comunque si capisce come si arriva allo stato successivo.

 

 

Io mi limito a dire che determinate strutture non possono essere studiate scomponendole nei loro minimi termini, dal momento che sono più della somma di questi termini, tutto qui. In effetti, sono d'acccordo con tutti gli esempi che hai portato, dal dito ai polmoni... Ma tu parli di un "come funziona", io di un "com'è", o forse più di un "come non è"...

 

Il come sia o come non sia, ed il fatto che il "totale" sia più "grande" della somma degli addendi, rientrano nell'obiezione a cui ho risposto prima. Questo senza considerare che un organismo è il più classico dei sistemi ad interazioni multiple, con effetti moltiplicativi e non additivi (faccio un esempio: se il cuore non funziona, contributo 0, l'uomo muore, il prodotto s'annulla).

E' il fatto che li valutiamo come dei vantaggi, attualmente, che ci fa sembrare queste strutture come difficili da prodursi, ma solo perchè non abbiamo l'attenzione di guardare a casi di evoluzione non convergente.

La percentuale di grasso corporeo, che ha una forte influenza genetica, è un buon esempio. In parole povere i neri sono in media meno predisposti ad accumulare grasso di noi bianchi, con tutte le conseguenze positive che questo comporta (rischi d'infarto, malattie cardiovascolari e quant'altro). Ora, accade che un nero con 5 kili di sovrappeso (sparo un numero a caso) rischi, a causa dello stesso allele che ha abituato il suo corpo ad avere meno grasso in circolo, molto di più di un bianco nelle stesse condizioni.

E' chiaramente un effetto complesso, frutto di selezione (arcaica), ed ha un "totale" piuttosto controverso, che non è interpretabile nè come positivo nè come negativo e, nonostante questo, sembra persistere nel tempo. Vogliamo scommettere però che c'è una differenza tra le medie di popolazione a riguardo tra neri africani e afroamericani?! ;)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ciauz :lol:


M
Mornon
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Inviato il 30 novembre 2005 23:08
Il problema è che è diverso parlare di probabilità e di probabilità condizionate. Un evento ha probabilità intrinseca di realizzarsi e questo dipende dalla struttura del fenomeno, non dai se e dai ma, ma proprio dal fatto che i fenomeni siano variabili e un evento ne descriva solo UNA realizzazione.

Quando discutiamo sulle possibili cause dei fenomeni ci mettiamo di fronte al teorema di Bayes (nell'approccio di Laplace) sulla probabilità che l'evento si verifichi per una specifica causa (quella che propongo io) o per un altra (quella che proponi tu).

E qui la questione è profondamente diversa, non bisognerebbe confrontare le probabilità delle ipotesi (che è quello che fai discutendo della verosimiglianza di una spiegazione) quanto un prodotto più complesso

 

In teoria (nell'ipotesi che si possa definire quel prodotto con tutte le spiegazioni, ecc.), nell'esempio fatto, se la tua conclusione avesse una probabilità assoluta piú alta della mia, non si potrebbe dire che ha piú probabilità di essere certa? :)

 

 

Quindi sì, in generale la mia risposta è probabilmente più giusta della tua, ma questo mi sembrava ovvio ed assodato ormai

 

E io che avevo dato a te l'ipotizzata risposta per non darla a me che scrivevo ;)

 

 

terza domanda: mai sentito parlare dei Memi?

 

Se sí, ho rimosso tutto a parte il nome :lol:


D
Damien Amfar
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Damien Amfar
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Inviato il 30 novembre 2005 23:20

No, avrebbe più probabilità di realizzarsi (o meglio di essere l'effettiva causa del fenomeno). Ma qui si torna al discorso di Popper sulla certezza delle teorie (e le spiegazioni sono teorie): sono al massimo non false.

 

 

Non ho idea di chi sia Memi XD

 

 

 

 

Ciauz :)



Lord Beric
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Lord Beric
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Inviato il 30 novembre 2005 23:50
Beh, Matte qualcuno che formula delle leggi per raggiungere uno stato (un obiettivo, la necessità non ha obiettivi di lungo periodo) ha una coscienza (e quindi non è il caso), per esclusione alla tua domanda a risposta multipla mi viene da rispondere dio. Poi non dico tu intenda il dio cattolico piuttosto che quello indù, semplicemente dico un essere superiore. Ma pur sempre un dio.

 

Una legge necessita di un Dio, quindi? O la legge è Dio? Un concetto a priori del cosmo deve essere Dio? Ma allora lo è anche il caso, o sbaglio?

Inoltre una regola deve necessariamente avere un fine?

 

 

Il come sia o come non sia, ed il fatto che il "totale" sia più "grande" della somma degli addendi, rientrano nell'obiezione a cui ho risposto prima. Questo senza considerare che un organismo è il più classico dei sistemi ad interazioni multiple, con effetti moltiplicativi e non additivi (faccio un esempio: se il cuore non funziona, contributo 0, l'uomo muore, il prodotto s'annulla).

E' il fatto che li valutiamo come dei vantaggi, attualmente, che ci fa sembrare queste strutture come difficili da prodursi, ma solo perchè non abbiamo l'attenzione di guardare a casi di evoluzione non convergente.

 

Quindi è la visione olistica che non condividi?

(vero il discorso sulla moltiplicatività degli effetti, in ogni caso :) )

Il vedere una struttura difficile a prodursi, come dici tu, è vero in un problema di ottimizzazione.

Mi viene in mente l'esempio classico del TSP, dove si hanno una serie di percorsi dello stesso tipo, tutti equiprobabili, e si deve tirar fuori quello più corto.

Creare un cammino è semplice. Cercare l'ottimo è difficilissimo.

Ora, se le mutazioni sono casuali, allora non c'è problema.

Ma se una variazione risponde a determinati stimoli, dobbiamo pensare si muova in una cerca direzione, sia dotata di un fine. Un fine transitorio, un'esigenza da soddisfare, ma in ogni caso un ottimo verso cui tendere.

 

Voglio dire... Se le giraffe mangiano le foglie di acacia, le piante inizieranno a prendere contromisure evolutive mirate, non di certo casuali... Come lo fanno? Cosa permette loro di capire la direzione verso cui muoversi?

Tra l'altro, mi riallaccio qui al discorso sulla nostra fondamentale ignoranza degli aspetti della selezione... :lol:

 

 

seconda domanda sull'evoluzione: secondo me l'abitudine di "etichettare" le "specie" rischia di fuorviare la comprensione della situazione, per quanto utile e necessaria... che ne pensate?

 

Pienamente d'accordo. Ogni individuo, ad un sufficiente grado di dettaglio, fa specie a sé...


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jack fortunello
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Inviato il 01 dicembre 2005 0:35 Autore

allora ragazzi provo a fare un po' di chiarezza,verrò inevitabilmente subissato di post, ma provo a spiegare alcune tappe base: la teoria evoluzionistica che ha smosso le acque è stata quella di Darwin che ha fatto un collage delle precedenti e ha fornito prove a sostegno di ciò che diceva.

L'evoluzione per Darwin si può riassumere in tre parole "cambiamento con discendenza": ovvero quegli individuiche hanno alcune caratteristiche diverse dagli altri membri della stessa specie, che possono sembrare inutili, a causa di fattori esterni (cambiamenti climatici..), riescono a sopravvivere e queste caratteristiche vengono ereditate dai successori. Per Darwin la selezione naturale è una specie di filtro, diciamo così che estingue alcuni membri di una specie e ne favorisce alcuni che creeranno una nuova specie.

L'evoluzione non è lineare me è piuttosto qualcosa di discontinuo che procede a balzi: per milioni di anni gli individui mantengono intatte le caratteristiche biologiche e, solo nel corso di alcuni millenni, a causa di fenomeni esterni come catastrofi o mutamenti ambientali o di habitat, alcuni membri di una specie possono SPECIARSi ovvero formare una nuova specie..

Comunque di solito, quando cambia il clima (glaciazioni) le specie "inseguono l'habitat" (ovvero migrano dove c'è un clima a loro favorevole)o si estinguono.E'raro che si origini una nuova specie, o meglio non basta il cambiamento climatico.

Affinchè ci sia la SPECIAZIONE è necessario l'ISOLAMENTO RIPRODUTTIVO:ovvero quelli individui di quella specie devono riprodursi tra di loro senza influssi esterni...Un esempio è la formazione della specie homo sapoens sapiens avvenuta in Africa: a seguito di cambiamenti climatici, la foresta equatoriale si è diradata formando tante foreste isolate tra loro e in una di questa una popolazione ha iniziato a cambiare caratteristiche rispetto ai propri genitori. Ad esempio la forma del cranio è diventata più rotonda, (il cranio del progenitore del sapiens sapiens, l'homo ergaster aveva forma ovale), c'è stata una riorganizzazione del cervello...Logicamente questo isolamento è durato migliaia e migliaia di anni prima che si arrivasse a una separazione netta tra sapiens sapiens ed ergaster...è una specie di catena e solo l'ultimo anello ha differenze nette dal primo...

Il dibattito tra creazionismo e darwinismo è rimasto stagnante fino alla metà del '900 dove il dibattito si è acceso tra NEODARWINISTI o più semplicemente biologi, e ULTRADARWINISTI o più semplicemente genetisti.

I primi osservano le specie, ma in generale il MACRO, ovvero gli habitat.....i secondi si concentrano solo sul MICRO (cellule, molecole).

I primi sostengono che la riproduzione non è lo scopo della vita:ad esempio un animale (non consideriamo l'uomo che sarebbe un macello), se vive bene, quindi è nutrito ecc ecc..è avvantaggiato nei confronti degli altri e quindi può riprodursi (perchè ad esempio ha colori più vistosi, caccia meglio ecc..). Quindi le sue caratteristiche potrebbero generare una nuova specie MA SOLO IN CASO DI ISOLAMENTO RIPRODUTTIVO (magari a causa di cambiamenti climatici)...Vivo bene, quindi mi riproduco

Gli ultradarwinisti sostengono che gli alleli (quindi ragioniamo a livello micro) siano delle entità che spingono gli esseri viventi (che quindi funzionano da veicolo) a riprodursi, permettendo la riproduzione del dna...la loro visione si incentra sull'importanza della riproduzione più che della "qualità della vita":sostengono che chi si riproduce di più vive meglio...

SIA neo che ultra darwinisti hanno accantonato il creazionismo, non tanto sulla scintilla che ha creato l'universo e la vita, quanto sullo SVILUPPO della vita stessa.

Entrambi concordano che ci sia stata l'evoluzione, intesa un processo discontinuo, non lento e graduale ma improvviso. Non accettano l'ipotesi creazionistica in quanto, a dispetto di prove biologiche,fossili, tettoniche,climatiche, di ciò che dice mia nonna, estinzioni di massa, gli indivisui sarebbero rimasti uguali a quando è scoppiata la vita......

io ho provato a fare chiarezza ma, per ragioni di tempo, spazio, mia ignoranza, ora tarda, ho inevitabilmente tralasciato qualcosa..spero che se arriverete fino qui abbiate le idee un po' più chiare e se vi interessa l'argomento, leggete il libro che vi ho consigliato...


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