Caro diario,

ho letto una bellissima notizia prima di rivolgermi a te stasera e sono molto contento (e un po' invidioso) per l'arrivo di Mattia la prossima primavera. In un'altra pagina ho visto che non sono l'unico colpito da sfiga, ma questo è di poca consolazione (dannata sfiga). Comunque tornando a noi, stasera prendo spunto da una frase detta in chat per raccontarti brevemente di un mio difetto. Io credo di avere una malvagia memoria sensoriale o emotiva (le mie definizioni farebbero rabbrividire un qualsiasi analista). Non riesco a fare a meno di associare il mio stato d'animo con quello che faccio mentre lo vivo. Ti faccio qualche esempio. Da adolescente a me piaceva il caffè, però durante gli esami di terza media colto da ansia e terrore allo stato puro passai un paio di notti a drogarmi di caffeina per terminare il programma di esame. Da allora non riesco a tollerare nemmeno l'odore del caffè e non per la bevanda in sé.. ma perché associo a quella fragranza la mia ansia disperata di quei giorni. Se vado in un bar devo cercare di distrarmi dall'effluvio perché altrimenti mi diventa impossibile e intollerabile restare nel locale. Non mi piace più parlare al telefono. Io fui un grandissimo oratore da telefonino. Ci mangiavo anche parlando al telefono. Alcuni anni fa fu però al cellulare che si concluse un rapporto di amicizia per me importantissimo. Il telefono mi impediva di essere abbastanza sincero, diretto e non cogliendo nell'altra persona le reazioni a quel che dicevo tutto diventava insofferenza, rabbia e frustrazione. Da lì iniziò il mio rigetto per le telefonate. Mi sembra sempre di dover tener banco al telefono, ho paura di dire le cose sbagliate e di ferire qualcuno. Così io, oggi mi ritrovo con tanti telefoni.. tante opzioni gratuite frutto di scelte passate, ma che rimangono sprecate. Il mio ultimo problema di legame azione-sensazione è frutto e causa di un fastidioso blocco del lettore. Nel 2010 infatti lessi come un forsennato.. leggevo a qualsiasi ora, per dimenticare i problemi che vivevo, per estraniarmene, con risultati a volte quasi discreti. Ho conosciuto e amato autori a me ignoti e mi sono immerso in mondi meravigliosi, però.. ora non riesco a staccare l'idea di leggere dalla sofferenza che cercavo di accantonare prima della lettura e quella che mi attendeva dopo. Sai, penso che alcuni dei miei amici mi direbbero che è una scusa questa e non posso assicurarti che così non sia in realtà, ma ti giuro di esser sincero nel dirti che io penso sia così. Forse dovrei lottare contro questi blocchi, fare una cura d'urto. In altri casi ho superato con la razionalità altri piccoli problemi, ma questi non sono riuscito a prenderli ancora di petto. Sicuramente non lo farò col caffè, nei riguardi del quale, sono lieto di nutrire odio, ma mi dispiace non concedermi più le lunghe chiacchierate telefoniche e ancor meno mi piace dover affrontare un libro come se fosse uno degli accessori di un problema e non un ludico piacere. Mah, vedremo, certo sono strano forte a volte..

Forse è un bene che il nostro periodo di dialogo volga al termine.. di questo passo che arriverò a raccontarti? Troppe cose ti ho già detto.. troppe!!

A domani.

-6

Caro diario,

non voglio che Viserion smetta di scrivere il diario " />

Caro diario,

diceva Hesse: "Senza amore di sé nemmeno l'amore per gli altri è possibile. L'odio per se stessi è esattamente identico al flagrante egoismo, e conduce alla fine al medesimo crudele isolamento, alla medesima disperazione."

Oh se aveva ragione! Mi piacerebbe disporre di una colomba a cui affidare un messaggio per lei.. perché legga, perché sappia, perché comprenda e affinché una buona volta inizi ad amarsi.

Ho provato a compensare laddove potevo. Ho provato a incoraggiare, quando mi sembrava necessario. Ho provato persino a mettere da parte me stesso per darle respiro. Non è servito, ho fallito. Non sono il suo salvatore, non solo l'eroe che crede, ma soprattutto non trovo più in me la forza di volerla aiutare. E' spirito di sopravvivenza che mi anima, oppure una diversa forma di egoismo? In ogni caso, è difficile non sentirsi colpevoli.

A domani.

-5

Caro diario,

da quando non abito più a Palermo, come sai non riesco più a praticare una delle mie passioni più grandi, ossia il cinema. Quello vero intendo, da sala, con poltroncina.. con fastidi tipici, ma soprattutto con schermo degno per una visione goduriosa. C'è un film che io ho consigliato sulla fiducia la scorsa settimana o poco più, la cui visione però ha generato pareri contrastanti. Il film in question si intitola Cloud Atlas e visto che ho letto da parte di chi l'ha apprezzato giudizi molto positivi, mi sono deciso e ho trovato il modo di vederlo. La possibilità ce l'avevo già da alcuni giorni, ma soltanto oggi sono riuscito a trovare un pomeriggio per guardarlo per bene e senza interruzioni (giacché è davvero lunghissimo). Ebbene, devo schierarmi con chi ha dato parere positivo. Complice anche una buona predisposizione d'animo (insolita per me il fine settimana), mi sono ritrovato invischiato in tutte quelle storie che il film contiene riuscendo a seguirne le trame. Nei titoli di coda ho poi visto ogni personaggio interpretato da ciascun attore e devo ammettere che uno o due per attore mi erano sfuggiti. Mi è piaciuta l'idea di trattare, o meglio maltrattare la linearità temporale. Comunque, non starò qui a farti una recensione né a parlarti ulteriormente del film. Volevo giusto condividere con te il piacevole e curioso retrogusto che la visione di questo strano film mi ha lasciato. Per questa notte ti lascio con 2 citazione dal film.. che un po' raccontano anche me.

“Essere vuol dire essere percepiti, pertanto conoscere se stessi è possibile solo attraverso gli occhi degli altri. La natura della nostra vita immortale è nelle conseguenze delle nostre parole e azioni, che continuano a suddividersi nell’arco di tutto il tempo.”

“La nostra vita non è nostra, da grembo a tomba, siamo legati ad altri, passati e presenti, e da ogni crimine e ogni gentilezza generiamo il nostro futuro”

A domani.

-4

Caro diario,

Asimov diceva che non c'è bisogno di viaggiare nel tempo per essere degli storici. A me sinceramente dell'esser storico importa ben poco, ma sin da piccolo ho sempre sognato di viaggiare nel tempo. Il mio eccessivo spirito critico mi portava sempre a fare autocritica, spesso eccessiva e inclemente. Inoltre nonostante soppesi ogni scelta come se fosse vitale, finisco sempre col chiedermi cosa avrei ottenuto operando scelte differenti. Mi rendo conto che si tratta di un circolo vizioso, perché ogni azione ne scatena mille altre in risposta, ma non riesco a farne a meno. Così ho sempre immaginato di poter scrivere e riscrivere il mio passato coi viaggi nel tempo. Serie tv, cartoni animati, film e ovviamente libri che contemplassero e contemplino un salto nel futuro o nel passato mi coinvolgono in modi che non riesco nemmeno a spiegare del tutto. Da piccolo finii per rompere un orologio da tasca che mio nonno aveva lasciato a mio padre prima di morire perché in una serie tv, c'era un uomo che con un aggeggio simile si muoveva avanti e indietro nel tempo. Ovviamente nessuno ebbe mai modo di sospettare di me, perché nascosi i pezzi distrutti dell'orologio e molti anni dopo finsi di trovarli e con stupore denunciai ai miei l'accaduto. Non arrivai a incolpare mio fratello, ma tutti pensarono fosse stata colpa sua. Un'estate della mia fanciullezza costruii la mia rudimentale macchina del tempo in campagna, con delle sedie e dei grossi cerchioni di una bici arrugginita. Nelle intenzioni voleva essere come la macchina del famoso film (poi ripresa e omaggiata nel telefim the big bang theory). Ho persino smontato il pomello del cambio di una vecchia auto, una 128 per poter avviare la singolare macchina. Naturalmente il mio povero fratello minore era precettato sotto minaccia di ripercussioni fisiche e non poteva che farmi da assistente. Non so di preciso a cosa corrisponda questo desiderio di esplorazione (e di manipolazione) del tempo. Un po' penso nasca dalla cronaca insoddisfazione della natura umana, della mia natura. Un po' è la voglia di rivalsa rispetto a quanto non ho gradito. O forse è solo l'ennesima passione prima sussurrata alle orecchie, poi nutrita e infine sfruttata dall'industria del cinema tv e dagli scrittori. Sai che ti dico? Chi se ne frega! A me piace.. e questo è quel che conta.

A domani.

-3

Caro diario,

a un mese di distanza ora si è svegliata la bella addormentata e si è presentata a casa dei miei per farmi visita. Eh no, non va così. Non fai finta di non sapere nulla per tutto il periodo in cui hai i tuoi cari venuti da lontano per poi salvare la faccia quando ormai casa tua è vuota e tutti quanti, ma proprio tutti, hanno già fatto "la parte". Io proprio le odio le visite di circostanza, ma ancora di più odio chi offende la mia intelligenza mostrando un'ipocrisia rara come poche altre. Così mia cara, adorata.. no, non voglio vederti. Non voglio che tu mi venga a far visita qui, dove abito adesso, che per inciso è dietro casa tua. Se vuoi darmi a intendere di non aver capito nulla dopo quella sera, hai veramente la faccia di bronzo. Già in passato ho dovuto sopportare i tuoi modi, quando mentisti, ma lo feci per quieto vivere. Inventasti cose non fatte e spacciasti per buone azioni dei gesti di mero opportunismo. La verità la so io e se solo avessi una coscienza la sapresti anche tu: sei una brutta persona e mi dispiace solo di non essermene accorto quando ero piccolo. Lo sai ci devo sbattere le corna e rompermele anche prima di capire. Ha ragione tua sorella.. sei un lupo travestito da agnello, quell'aria angelica è una finzione, esattamente come il bene che fingi di volermi pubblicamente. Vuoi mantenere le apparenze? Bene, fallo pure con chi vuoi, ma non con me. Io non voglio vederti, non voglio fingere cortesia quando il mio unico proposito nei tuoi riguardi è quello di insultarti. Lasciami in pace.. lasciami continuare a vivere senza vederti. Racconta pure che sono stato io, il selvaggio, a non volerti vedere, ma lasciami stare!

Scusa caro diario.. ti ho usato per parlare a una persona che non leggerà mai queste pagine, ma sono stato tutta la sera storto e finalmente ho capito perché.. almeno ora mi sono sfogato.

A domani.

-2

Caro diario,

la mia stanchezza mi spinge a rivolgerti una breve considerazione.

Diceva Tolstoj: “Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente. La calma è una vigliaccheria dell'anima.„

Ebbene mi dichiaro colpevole di vigliaccheria.. per mia colpa, per mia colpa, per mia massima colpa.

Ci siamo quasi caro diario (per ora ti affido un ps nel caso in cui una vecchia conoscenza passasse da queste parti). A domani.

-1

PS: Amico quale fosti, tu hai iniziato e poi continuato a non sopportarmi finché ho avuto buone intenzioni nei tuoi riguardi. Quando ho smesso di credere in te e non sono più tornato sui miei passi, hai lamentato che io ce l'avessi con te. Hai persino detto che fui io a scegliere.. forse in parte hai ragione, scelsi anch'io, ma non quando credi tu. La scelta fu operata molto prima, solo che non fui abbastanza coraggioso da metterla in atto nel momento giusto. Scusami se quindi ti ho dato l'illusione di poter sopportare ogni cosa quando in me era già nato il germe della fine della nostra amicizia.

Caro diario. se quello che dicono Tolstoj e Viserion è vero allora ho vissuto con onore...

mi fa piacere, dato che io ho sempre creduto di essere scema e basta " />

domani mi metto a scrivere il remake di Guerra e pace o magari Anna Karenina, che mi piacerebbe di più, se non ci fosse Anna Karenina

Caro diario è da un pò che ti seguo ma non ti avevo ancora scritto,

inizio subito con delle lagne, non è un gran periodo, e oggi in particolare faccio fatica a vedere il lato positivo delle cose o almeno la loro utilità. Per questa volta va così, se poi magari un giorno capirò l'utilità di questa perdita di tempo te lo farò sapere.

Caro diario,

questo è l'ultima pagina che scrivo. Inizialmente avevo previsto che alla fine di questo ciclo di chiacchierate ti avrei raccontato quello che mi ha portato a scriverti dopo così tanto tempo, ma ho via via perso la convinzione di farlo. In fondo ho evitato di rendere partecipi degli eventi anche gli amici più cari, quindi non penso che avrebbe alcun senso farlo adesso. Mi limiterò quindi a un breve bilancio del 2012 e del mese trascorso in tua compagnia. Durante lo scorso anno, i miei cani, amati adorati.. sono scappati di casa per colpa di una svista di mio padre che ha lasciato aperto il portone. A nulla è servito cercarli dappertutto e allertare mezzo paese (il nostro paesino). Billy e Chiara così, dopo 9 anni, sono spariti nel nulla. A questo aggiungi anche il brutto di non aver potuto godermeli nei mesi precedenti la fuga e sparizione perché mi ero già trasferito e abitavo già per conto mio. Sempre durante lo stesso anno ho dovuto affrontare un drastico ridimensionamento dei miei piani. Un po' per le condizioni fisiche non esaltanti e molto più per la maledetta burocrazia italiana. Ho perso il raduno e i soldi che ci avevo investito perché sono peggiorato fisicamente e non ho voluto sfidare la sorte. Infine il 24 dicembre sono accadute le due cose peggiori: quella che mi ha riguardato e la sparizione del mio Tommy. E' proprio questo che mi lascia interdetto e pensieroso. Sono stato poco bene, ho vissuto la più brutta vigilia della mia vita, con tanta paura mia e della mia famiglia.. e al ritorno a casa, ho rivisto il mio gatto per un paio di minuti prima che sparisse nel nulla. Mi sono rivolto a te per una promessa fatta a me stesso e a dio. Ti ho raccontato ogni giorno quel che mi succedeva, quel che vivevo a livello di anima più che di fisico. Quel che non ti ho detto è che fisicamente sono tornato a stare come prima. Il problema fisico presentatosi è rientrato e anche se ho trascorso tante notti insonni in preda alla paura che potesse succedere nuovamente, adesso sono più tranquillo. Mi sento più solo, perché non ho nessuno ad aspettarmi al mio risveglio, nessuno che si metta in piedi dietro la porta a chiamarmi, insomma senza Tommy casa mia è più vuota e silenziosa. A volte mi sento perso, perché non posso condividere le mie paure con nessun altro per paura di pesare sulle sue preoccupazioni divenendone parte e perché devo cercare di preservare gli altri da me quando non sto bene. Infine sono spesso confuso su troppe cose. Mi sembra di perdere di vista quel che è davvero importante in favore di altro e di volgermi più del dovuto al passato anziché orientarmi verso il futuro.

Ecco, caro diario.. come vedi in un mese non è poi successo molto eppure mi sento molto diverso rispetto a prima. Non se se questo periodo sia servito in qualche modo a me e mi auguro di non aver costituito una scocciatura per chi ogni giorno si è ritrovato a leggere dei fatti miei. Sono però contento di aver scelto te invece che un blog o facebook. Alla fine passo più tempo da queste parti che da qualsiasi altra parte.. quindi è come fossi realmente a casa mia.

Alla prossima.. forse.

FINE

Caro diario,

Vorrei poter dare un abbraccio fortissimo a Viserion il Sommo. Ma tanto forte.

Caro Diario di Barriera,

Mi sento una persona meschina e pure un poco stronza.

Stavo per rispondere male ad una persona, poi non l'ho fatto, e adesso mi sento in colpa solo per averci pensato. Questa disoccupazione fa male, uccide dentro e ti rende... più vulnerabile del solito e non è per niente bello.

E vabbè

Caro Diario,

lo dico in inglese che fa un pelo più figo: Today is the Day.

Caro diario, è la prima volta che ti scrivo... Alla buon'ora!

La frase di Lady Robyn mi ha fatto sorridere perchè è la stessa che io e le amiche dell'università diciamo sempre quando ci decidiamo a fare qualcosa di importante... E a propositò di università, non ne posso davvero più: quasi non mi interessano più i risultati, basta che questo maledettissimo periodo di esami finisca, ormai sto diventando una versione femminile di Leopardi con tanto di gobba...

Ogni tanto mi chiedo se la mia scelta sia stata quella giusta... Ma sono convinta di sì, nonostante la fatica che costa!

Caro Diario,

stasera Napoli brucia. La Città della Scienza non c'è più. Uno dei prodotti più belli di quella parte pulita e sana e bella della città sta sparendo tra le fiamme e il fumo. Se apro la finestra ne posso sentire l'odore.

Era nata dai resti dell'Italsider, era un segno di rinascita, era il quartiere che si riprendeva i suoi spazi, che faceva qualcosa di innovativo, di bello, per i cittadini, per i bambini, per la scienza. Era speranza.

Stava già morendo, in questi anni. Sempre meno fondi, sempre meno progetti, sempre più licenziamenti. Ma finchè c'era - finchè esisteva - finchè continuava ad essere, almeno sulla carta, "il più grande museo interattivo di scienza" d'Italia (cito a memoria dall'homepage del sito... che ora non si apre più...) - era ancora speranza. Era ancora il segno che qualcosa di bello, e di nuovo, e di concreto, e di moderno, questa città lo sapeva fare. Ora...

Quando muore anche la speranza è un giorno triste... E' uno dei giorni più tristi degli ultimi tempi, per Napoli...

E magari a una fetta della cittadinanza non gliene fregherà neanche niente...

Ho il cuore a pezzi. Non ho voglia di pensare a come o chi... il perchè me lo chiedo... ma non ho forze di provare a cercare una ragione... il mio cuore non la vede...

C'erano anche i ricordi, dentro quella struttura. Il più forte è quello di me bambina all'inaugurazione, con la scuola. C'eravamo andati a piedi, era così vicino... E poi tutte le altre visite, negli anni, ogni volta che aggiungevano qualcosa. E quella volta, a fare dimostrazione di tiro con l'arco con la società... E c'ero stata anche con Pietro, c'era una mostra di dinosauri... E poi Ciro aveva lavorato con Giocoonda e il Ludobus per una giornata di gioco per bambini e famiglie...

Se ne parlava così tanto, ai tempi, quando nacque, ne eravamo tutti così fieri, doveva allargarsi, ingrandirsi, espandersi, fare sempre di più...

E ora brucia.

Mi sento stupida e ridondante. Ma ho la testa che mi scoppia e il cuore che piange, piange, piange.