In generale ha ragione Bael, per arrivare al titolo che ti permette di fare quello che vuoi... ti tocca passare di qua, che ti piacciano gli esami o no.
E' la stessa identica cosa che provo in palestra tutti i giorni quando qualcosa non mi piace, ma alle gare ci arrivi così.
In ogni caso sono contenta della mia scelta, molti degli esami mi piacciono davvero e in ogni caso posso scegliere qualunque argomento per la tesi... tutto si può amministrare, quindi devo solo scegliere in che settore voglio buttarmi.
...
è questo il difficile.
non ho votato perchè non sono ancora iscritta... ma già so che l'amerò
nah... a univeristà finita e dopo un dottorato e con un postdottorato in corso si potrebbe pensare che io supporti il sistema...
...e nivec eno: fuggite ficnhè potete! L'univesrità italiana fa schifo, e le materie umanistiche non hanno mercato! Molto meglio il mondo del lavoro...
Quanto alle facoltà scientifiche... boh?
Quanto alle facoltà scientifiche... boh?
riporto quanto mi hanno raccontato degli ex alunni del mio liceo: con enorme onestà ammettevano che nemmeno il mercato scientifico italiano è roseo.. se hai fortuna finisci ad insegnare, o a fare lavori diversi da quelli che ti eri proposti (vedi: un fisico che fa il dirigente...molto richiesti, ma...).
quello che consola è che se dimostri di valere all'estero ti offrono assegni da 50000 euro, perchè l'università italiana all'estero vale ancora (e non so per quanto ancora) qualcosa.
Allora, parlo da studente che ha scelto un ramo tecnico-scientifico.
Dopo la laurea triennale mi sono effettivamente giunte proposte di lavoro, anche discretamente interessanti ed attinenti con la mia materia di studio.
Spero continui così anche dopo la laurea quinquennale...
L'unica certezza è che bisogna essere disposti a muoversi... All'estero, ma anche all'interno dell'Italia. Le proposte più interessanti che mi erano arrivate riguardavano Pisa, Lucca e Milano...
Però, insisto, se i risultati all'università ci sono, la situazione lavorativa potrebbe non essere così nera come la si tende a dipingere...
Quanto al problema di doversi adattare a fare un lavoro completamente differente dalla materia di studio, è un problema che ha coinvolto e coinvolge diverse persone che conosco, ma, non so se per fortuna o per altro, nelle proposte che mi erano arrivate vi erano precisi riferimenti al mio campo di studi.
Dall'altro lato, noto un progressivo degrado dell'università italiana. Ora come ora stiamo sopravvivendo, sia all'estero sia all'interno dei nostri confini, grazie alla fama dei nostri laureati pre-riforma, ma non ho idea di quanto tempo potrà ancora durare una cosa del genere...
Ho sottolineato nella prima frase che quello che ho scelto è tecnico-scientifico e non solo scientifico... Le facoltà prettamente scientifiche, oltre a prospettive di lavoro non del tutto rosee, soffrono anche della crisi della ricerca in Italia.
L'univesrità italiana fa schifo
Almeno in campo tecnico, prima del nuovo ordinamento c'erano degli istituti da cui si usciva con un'ottima preparazione, superiore a quella estera...
Boh, io sinceramente non so come facciate a dire che l'università italiana tutta faccia schifo, soprattutto a confrontarla con quella estera (qualcuno ha fatto Erasmus o Socrates o Overseas?!).
Personalmente credo che a lamentarsi (parlo chiaramente di ambiti scientifici o tecnici, le lauree umanistiche hanno ragionevolmente poco mercato,non avendo molte applicazioni economiche) si faccia sempre in tempo e che a volte ci si aspetti sempre troppo rispetto a ciò che si vale. Un buon percorso di laurea viene comunque premiato, imho, con un buon impiego, è interesse delle imprese avere gente preparata e competente. Poi è tutto da vedere se quella persona vale effettivamente.
Il grande problema dell'università italiana è, secondo me, la grande presenza tra i laureati di gente che in realtà sa fare poco o nulla, che nel lungo periodo sarà un male tremendo per le lauree di coloro che invece SONO capaci. Anche perchè i suddetti fancazzisti/parassiti/falsilaureati PRETENDONO un lavoro adeguato alla propria laurea, senza rendersi conto che la loro laurea è più un handicap che altro.
Opinione personale ovviamente, ma non mi sento di sparare a zero su tutta l'università italiana, soprattutto visto quanto è in grado di fare in un ateneo come Bologna (che però, in effetti, assorbe insieme a Milano e Roma il 70% delle risorse italiane per l'univ ).
Ciauz
Boh, io sinceramente non so come facciate a dire che l'università italiana tutta faccia schifo, soprattutto a confrontarla con quella estera (qualcuno ha fatto Erasmus o Socrates o Overseas?!)
Proprio perché ho fatto un Erasmus mi sono permesso di dire che l'università italiana sia in fase di degenerazione...
Premesso che l'università in Francia è quanto di meno organizzato possa esistere sulla Terra, per lo meno lì viene operata una selezione discretamente intelligente (così rispondo al tuo problema di sovraffollamento di laureati), che permette uno standard qualitativo sufficientemente alto.
Proprio per quello parlavo del fatto che stiamo sopravvivendo grazie alla fama del vecchio ordinamento.
In primo luogo il nuovo, almeno nella mia facoltà, non regge assolutamente il confronto.
Secondariamente, l'incremento del numero dei laureati, unito all'abbassamento del livello medio, non può che accrescere la sfiducia nei confronti dell'istituzione, e anche nei confronti del singolo laureato, da parte del mondo lavorativo...
sinceramente non so come facciate a dire che l'università italiana tutta faccia schifo
Non so se tutta faccia schifo, spero di no, il problema è che il nuovo ordinamento ha oggettivamente portato a un sistema in cui, almeno per quanto ho sentito, ci sono buchi cognitivi non da poco, e in cui l'alto numero di esami (magari sette, arretrati esclusi, in quattordici settimane) rende difficile se non impossibile approfondire per proprio conto, e questo senza considerare quanto effettivamente si assorbe delle materie studiate...
Perfetto Matte, allora vediamo di migliorare la nostra di università, magari mettendo un blocco selettivo all'ingresso (sputtanando la ridicola, imho, idea della sinistra universitaria che sia INGIUSTO fare accedere a quelle che sono oggettivamente risorse limitate soltanto le persone più valide e con più probabilità di sfruttare quelle stesse risorse).
Prendiamo spunto dalle università straniere nei loro punti di forza, ma non c'è alcun bisogno di fasciarci la testa su tutta la linea.
Anche perchè ci sono differenze abissali da ateneo ad ateneo.
il nuovo ordinamento ha oggettivamente portato a un sistema in cui, almeno per quanto ho sentito, ci sono buchi cognitivi non da poco
Credo di averne già discusso da altre parti. I buchi cognitivi sono, imho, assolutamente coerenti col fatto che si è voluto dare la possibilità di interrompere il proprio percorso di studio dopo tre anni. Piuttosto, il problema è l'integrazione tra le specilistiche e la preparazione della triennale (solitamente più tecnica e meno teorica). Se mal fatta, questa cosa può portare ad una grossa difficoltà ad affrontare le specialistiche proprio a causa di quei buchi di preparazione. Sinceramente però faccio fatica a trovare una soluzione generale, anche perchè credo molto dipenda dalla materia.
Ciauz
sputtanando la ridicola, imho, idea della sinistra universitaria che sia INGIUSTO fare accedere a quelle che sono oggettivamente risorse limitate soltanto le persone più valide e con più probabilità di sfruttare quelle stesse risorse
Prolema: almeno stando a quanto ho sentito, essere esclusi da un esame di selezione è una cosa che facilmente si aggira, basta fare ricorso al TAR, per questioni di diritto allo studio e simili (con unica eccezione la Normale di Pisa, se ben ricordo)...
I buchi cognitivi sono, imho, assolutamente coerenti col fatto che si è voluto dare la possibilità di interrompere il proprio percorso di studio dopo tre anni
Il problema è che questi buchi si ripercuoto su altri corsi del triennio, e che non poche volte sono relative a cosa che si sono fatte, ma che non si è avuto il tempo materiale di assorbire.
Piuttosto, il problema è l'integrazione tra le specilistiche e la preparazione della triennale (solitamente più tecnica e meno teorica)
Triennale in cui si fanno pochissimi laboratori, tra l'altro, alla faccia della preparazione tecnica
Se mal fatta, questa cosa può portare ad una grossa difficoltà ad affrontare le specialistiche proprio a causa di quei buchi di preparazione
Sicuramente, soprattutto quando nella specialistica ti ritrovi la seconda parte di un corso affrontato nel triennio.
faccio fatica a trovare una soluzione generale, anche perchè credo molto dipenda dalla materia
Nonché dal corso di laurea e dallo stesso professore
Mah, la riforma ad Y potrebbe apportare un miglioramento in questo senso, ma staremo a vedere...
Per il resto, concordo con le tue osservazioni.
Quanto al blocco selettivo di cui parlavi, beh... In Francia, in un ateneo, entrano magari 30 persone e se ne laureano 28...
Prima in Italia ne entravano 100 e se ne laureavano magari 15, ora se ne laureano 99 e tre quarti... Questo problema è venuto alla luce con il nuovo ordinamento.
la riforma ad Y potrebbe apportare un miglioramento in questo senso
Perché, secondo te? Spezzare ulteriormente non potrebbe aumentare i buchi creati dalla prima divisione?
X medicina so ke a priori dovrò farmi il c**o blu se la sceglierò,
mi ricordo un certo discorsetto di una certa persona...
cioè.. proprio... ti ha distrutto moralmente quel giorno
Prolema: almeno stando a quanto ho sentito, essere esclusi da un esame di selezione è una cosa che facilmente si aggira, basta fare ricorso al TAR, per questioni di diritto allo studio e simili (con unica eccezione la Normale di Pisa, se ben ricordo)...
Problema: la gente dovrebbe imparare a non trovare sempre la scorciatoia più facile per evitare di riconoscere con se stessi che si è fallito o si è inadatti a fare qualcosa. Comunque, non credo che con una sentenza del TAR si riesca ad entrare a medicina, quindi non vedo come si possa entrare, che so, a Scienze della Comunicazione. A meno di vizi nella forma o nella sostanza dei test
Ma a quel punto sarebbe giustificato il ricorso.
Il problema è che questi buchi si ripercuoto su altri corsi del triennio, e che non poche volte sono relative a cosa che si sono fatte, ma che non si è avuto il tempo materiale di assorbire.
Guarda, nel mio piccolo posso dirti che, nonostante il taglio dei programmi e la ristrutturazione del mio corso di laurea sia al secondo che al terzo anno, è assolutamente possibile progettare dei programmi integri, coerenti e completi, che eliminino questo problema. Certo è necessario che i PROFESSORI responsabili di esami e programmi siano in grado di farlo, e non è così banale come sembra. Anche qui paghiamo un accesso non propriamente meritocratico a posizioni di responsabilità
Triennale in cui si fanno pochissimi laboratori, tra l'altro, alla faccia della preparazione tecnica
Anche qui, dipende dai professori. Io ho corsi in cui di laboratorio se ne fa anche troppo, perdendo un sacco di tempo a smanettare col pc (che molti dei miei colleghi, peraltro, non sanno usare per nulla ).
Quanto al blocco selettivo di cui parlavi, beh... In Francia, in un ateneo, entrano magari 30 persone e se ne laureano 28...
Prima in Italia ne entravano 100 e se ne laureavano magari 15, ora se ne laureano 99 e tre quarti... Questo problema è venuto alla luce con il nuovo ordinamento.
E fare in modo che si assomigli un po' di più ai francesi (solo ed esclusivamente su questo aspetto, dio mi scampi dall'andare in giro con la baguette sotto il braccio )?!
Problema aggiuntivo è che il volume di iscritti all'università è aumentato con le triennali, ma aumentato di gente che vuol finire prima possibile, in cui si annida, imho, una percentuale maggiore di fancazzisti (non distorcete quel che dico, non sto insinuando che chiunque si fermi alla triennale è un fancazzista)
Ciauz