Un bel corto sul tema:
Molto carino il corto.
Però ribadisco un paio delle cose che ho detto in precedenza: è ovvio che lo smartphone inteso alla maniera di quel video, ovvero come sostituto (consapevole o inconsapevole) delle interazioni sociali, metta una tristezza infinita e susciti più di una riflessione. Altra cosa è l'utilizzo con cognizione di causa, fatto perchè effettivamente lo smartphone risulta la soluzione più pratica.
Per dire: se lo uso in viaggio per ascoltare la musica, ne sto abusando? Se lo utilizzo quando faccio gli allenamenti per tenere il conto di calorie e chilometri, ne sto abusando? Se lo uso per fare le foto perchè una reflex non voglio portarmela in giro, nè sarei in grado di usarla, ne sto abusando? Alla fine per fare tutte queste cose dovrei comunque affidarmi a strumenti tecnologici, ed è solo per una mia scelta personale che ne utilizzo uno solo che li sostituisce tutti.
Infatti non c'è da demonizzare lo strumento: in quanto tale, non è positivo o negativo di per sè, ma dipende dall'uso che se ne fa.
Detto questo, mi pare evidente che la tendenza è l'andare verso l'aberrazione che, con una forzatura (o un'anticipazione), quel corto ci mostra.
Io vedo ragazzini seduti vicini che non si scambiano una parola, ognuno preso dal suo cellulare. Per non parlare di molte coppie.
Alcuni vivono in una sorta di Facebook ergo sum: esisto perchè sono un personaggio virtuale. Il momento non viene vissuto: si pensa a come "sfruttarlo" per la propria immagine virtuale.
Ci si fanno foto piuttosto che godere delle sensazioni, si va ad un concerto e invece di ballare, ascoltare, ecc. si sta fermi a riprendere col cellulare. Ogni secondo va bene per piazzare gli occhi su uno schermo.
Ho modo di conoscere adolescenti e teenagers. Togligli internet per 2 giorni, e iniziano a graffiare le pareti, manco gli eroinomani.
Tra non molto, si arriverà agli impianti direttamente sul corpo, e alla connessione h24.
Inizialmente volevo postare, anche per riequilibrare la discussione, sui vantaggi offerti dalla rete: persone che cambiano città o lavoro non sono destinate a perdersi o a conservare magari un mero rapporto epistolare, ma possono sentirsi quasi con la stessa frequenza di quando erano fisicamente più vicine; l'accesso alle enormi informazioni contenute nel web; gli strumenti di memoria e di calcolo che possono sostituire gli omologhi oggetti fisici con risparmio di risorse ambientali.
Poi, però, ho riflettuto un attimo e ho applicato questi concetti al titolo del topic, ovvero cellulari, ipo, tablet e via dicendo. Ovvero dispositivi portatili.
Lo stacco enorme che si è avuto con gli smartphone e poi con i tablet (dal vantaggio ergonomico e oculare evidente rispetto ai primi), rispetto all'era dei computer, è il fatto che il tempo dedicato alla rete non è più qualcosa di limitato nel tempo e attivo, nel senso che eravamo noi a connetterci, o a sederci alla scrivania del pc, per decidere di essere reperibili.
Il cambio di paradigma consiste nel fatto che ora siamo connessi a prescindere, e quindi il nostro tempo di connessione smette di essere qualcosa di definito e attivo per diventare semplicemente un attributo di qualsiasi nostra azione. Quando uscì sul mercato l'ipad, ridendo e scherzando, dissi ai miei colleghi di lavoro che uno strumento usabile quando si è seduti sul wc non poteva che avere successo. Fuor di metafora, i tablet & co riempiono i buchi del nostro tempo in maniera facilissima e pervasiva, talmente pervasiva che diviene facile considerare buchi, appunto, il tempo passato in bagno, una pausa al semaforo, il tempo tra una portata e l'altra di un pranzo, il tempo tra una battuta e l'altra di una conversazione. Oggi si può sostenere una conversazione reale ed una virtuale contemporaneamente, volendo. In qualsiasi istante, qualsiasi cosa stiamo facendo, un amico di Rio De Janeiro può contattarci, e diventare improvvisamente reale e presente quanto il vicino di casa che suona il campanello.
A questo aggiungiamo magari i MMORPG, in cui ci si crea un'identità virtuale, magari quella dei nostri sogni, e si inizia a vivere una seconda vita.
In quest'ottica i vantaggi offerti dalla rete iniziano ad andare a scapito della vita reale. Una persona che non vede l'ora di finire di mangiare per connettersi è dipendente. Una che fa fatica a dormire se prima non ha esaurito tutte le conversazioni con i contatti internet è dipendente.
Rispetto a dipendenze come alcol, fumo o droghe, tuttavia, i suoi effetti sono meno evidenti, e viene facile mascherarli o giustificarli. Salvo casi patologici di persone che smettono di mangiare o dormire, o perdono completamente contatto con la realtà, tutto quello che avviene è una modifica delle scale valoriali a tutto vantaggio del nostro io virtuale. Un po' alla volta, una priorità alla volta.
Un fenomeno, quindi difficile da contrastare anche se lo si volesse (e dubito che lo si voglia, penso che per molti tutto questo sia visto come opportunità), e proprio per questo credo che gli scenari futuristici disegnati da Manifredde e Metamorfo siano - in un futuro più o meno lontano - destinati a trasformarsi in realtà salvo eventi ad oggi non prevedibili.
Con le conseguenze filosofiche già ben descritte: la definizione dell'io, dell'anima e del corpo, il concetto di visibilità ed esistenza, la ridefinizione stessa di esperienza: se io mi interfaccio con una serie di webcam strategicamente posizionate nelle vie di Parigi, sto facendo turismo? O magari la religione, e la definizione di peccato.
Ieri ero al cinema.
All'intervallo vado in bagno. Torno, e posso vedere tutta la sala dall'alto.
Una scena che fino a pochissimi anni fa sarebbe stata da fantascienza: un uniforme lampeggiare di telefoni. Praticamente ogni persona era intenta ad usare il proprio.
Devo dire che la cosa mi ha colpito, e dice molto su come si evolvera a breve questa situazione, visti i continui progressi e stravolgimenti nella vita delle persone. Sarà connessione h24, probabilmente con uso di nanotecnologie ed innesti.
Tra l'altro, anche durante la proiezione del film, vedevo in continuo usare i telefoni (sono parecchio luminosi, e nel buio della sala attraggono la vista) e qualcuno, anche vicino a dove sedevo io, ha continuato ad usarli a lungo anche durante il film.
Soltanto un altro esempio, per dire che ora che c'è anche la connessione internet, c'è tanta gente che non stacca più gli occhi dal telefono per l'intera giornata. Perfino il tempo di un film diventa troppo per staccarsi dal telefono.
Ieri ero al cinema.
All'intervallo vado in bagno. Torno, e posso vedere tutta la sala dall'alto.
Una scena che fino a pochissimi anni fa sarebbe stata da fantascienza: un uniforme lampeggiare di telefoni. Praticamente ogni persona era intenta ad usare il proprio.
Devo dire che la cosa mi ha colpito, e dice molto su come si evolvera a breve questa situazione, visti i continui progressi e stravolgimenti nella vita delle persone. Sarà connessione h24, probabilmente con uso di nanotecnologie ed innesti.
Tra l'altro, anche durante la proiezione del film, vedevo in continuo usare i telefoni (sono parecchio luminosi, e nel buio della sala attraggono la vista) e qualcuno, anche vicino a dove sedevo io, ha continuato ad usarli a lungo anche durante il film.
Soltanto un altro esempio, per dire che ora che c'è anche la connessione internet, c'è tanta gente che non stacca più gli occhi dal telefono per l'intera giornata. Perfino il tempo di un film diventa troppo per staccarsi dal telefono.
Nell'intervallo spesso lo faccio anche io, di solito per vedere i risultati delle partite xD
Invece durante il film mi da fastidio vedere quelli davanti o accanto che lo usano facendo tutta quella luce...tanti non guardano nemmeno il film per lunghi tratti!!
No beh chi guarda il telefono durante il film è da fucilazione. Io non ho problemi a dirlo se ce l'ho davanti o comunque vicino, ma a una certa distanza non si può fare niente, a meno che tu non ti metta urlare per tutta la sala. Poi comunque per l'educazione in sala ci sarebbe da aprire un capitolo a parte..
P.s. volevo anche andare OT per sottlineare uno scroscio di applausi durante Lo Hobbit: La desolazione di Smaug nella scena trashissima in cui Legolas fa il fenomeno contro gli orchi. Ma per favore..
Riprendo la discussione, perlatro molto ben fatta ed argomentata, per suggerire un libro, "Nell'acquario di Facebook", del Collettivo Ippolita. La critica spietata al popolare social network si interseca con un discorso di più ampia portata sulla diffusione delle nuove tecnologie e sui cambiamenti sociologici ed antropologici che esse stanno velocemente producendo.
Leggendo questo libro ho scoperto, tra le altre cose, che la smania di stare sempre al proprio device, astraendosi dalla realtà, ha un nome ben preciso coniato dagli piscologi/sociologi che studiano la materia : distrattenzione. La distrattenzione è un pò l'altra faccia della medaglia del multitasking, ossia la capacità di fare più cose contemporaneamente, tipica di chi vive immerso nelle nuove tecnologie. Addirittura questo scritto preconizza una mutazione fisiologica nell'essere umano derivante dall'utilizzo dei nuovi strumenti elettronici: il potenziamento della vista a danno di altri sensi, per via dell'uso intensivo degli schermi digitali, e lo sviluppo di una particolare manualità delle dita per via della digitazione su touchscreen.
Scusate, ma da futuro informatico devo entrare nella discussione per difendere a spada tratta quello che la tecnologia ci offre. Cominciamo con un'immagine che ho visto circolare sui vari social network ultimamente:
Dopo questa piccola divagazione, voglio aggiungere che tutti questi discorsi sulla perdita dell'io, o del contatto con la realtà, mi sembrano esagerazioni campate in aria. La realtà c'è, la conosciamo e la viviamo tutti i giorni. La tecnologia, e internet, fanno parte di questa realtà. Non sono cose slegate, non sono rifugi eterei - come li si vuole spacciare - in cui chi non si trova bene nella realtà si può andare a nascondere. Una persona che ha problemi nella sua vita, continuerà ad averli anche online. Un ossessivo compulsivo sempre attaccato al cellulare sarebbe ossessivo compulsivo anche se il cellulare non esistesse.
Le esagerazioni che si fanno su questo piano sono incredibili, e soprattutto per i comportamenti di persone che non sanno quando smettere si va a criticare uno strumento magnifico come può essere uno smartphone o la rete. Io vi sfiderei davvero a trovare qualcuno che la sera esce per stare attaccato al tablet, e la risposta sarebbe che non esiste, perché anche se riuscite a trovare qualcuno che riesce a ritagliarsi del tempo per controllare qualche notifica o qualche conversazione nei momenti morti della serata, la verità è che per il resto del tempo sarebbe ben conscio di essere intorno ad altre persone e di essere in un ambiente in cui si socializza. I casi patologici, come detto sopra, rimarrebbero casi patologici anche se fossimo nell'età della pietra.
Inoltre, i contatti sociali che si fanno in rete non perdono di valore solo perché sono stati fatti attraverso la rete. Io ad esempio ho molti amici sparsi per l'Italia, e posso rimanerci in contatto giornalmente perché ho a disposizione la rete e lo smartphone. La mia ragazza attualmente sta insegnando italiano in America e rimarrà lì fino a maggio, ma grazie a Whatsapp posso parlarci ogni giorno e grazie a Skype posso vederla e conversarci. Certo, manca il contatto umano e le sensazioni che provi a stare fisicamente accanto ad una persona - ma in situazioni come queste è meglio quello che ci offre la rete o il nulla? I miei amici se la dovrebbero prendere perché quando usciamo la sera potrei tirar fuori il telefono e controllare una risposta? I miei genitori se la dovrebbero prendere se facessi tardi per la cena perché magari sono su Skype in quel momento? Il fatto che io abbia un rapporto estensivo con la rete che mi permette di rimanere in contatto con una persona che si trova dall'altra parte del mondo mi sta rendendo antisociale?
Le risposte che mi sono dato io sono tutte no, ed anzi, questi strumenti sono qualcosa che potenziano le nostre capacità di socializzare e di rimanere in contatto con le nostre conoscenze, ed in nessun modo li demonizzerei per l'uso sbagliato che ne possono fare alcuni.
Pubblicità del catalogo IKEA:
La dipendenza dai dispositivi connessi (ma è più giusto, secondo me, parlare di dipendenza da connessione), è qualcosa che ha a che fare, secondo me, con la solitudine individuale che caratterizza il nostro tempo.
Siamo soli in mezzo a mille persone, complice la mass-medialità abbiamo di fronte dei paradigmi di "io" cui è difficile adeguarsi concretamente e tutto questo genera frustrazione e spinge a voler vivere al di fuori di sé e del reale, in un mondo "ideale" che diventa possibile in un contesto "virtuale".
Tutto questo è male? E' bene? Tutto questo è.
E' presumibile che il fenomeno continui a crescere laddove la vita , tra crisi economica, insoddisfazioni personali ecc., appaia davvero poco attraente.
E' anche presumibile che ad un certo punto- arrivi qualcosa di nuovo che rimpiazzi questo "trend" e/o qualche "pioniere" che suggerisca nuove via per la ricerca della soddisfazione personale.
Non dobbiamo dimenticare che da molto tempo, l'uomo occidentale si muove sui più alti gradini della piramide dei bisogni di Maslow. Quando ci sentiamo sfamati, al caldo, genericamente sane ed al sicuro, ci focalizziamo sulla ricerca di appartenenza, sull'acquisizione di stima e sull'autorealizzazione.
E' anche possibile che la prolungata incertezza legata alla crisi, ci riporti a focalizzarci di più sui bisogni primari, disintossicandoci dall'"overdose" da 'web social life'
In ogni caso, non rischierei di buttare il bimbo con l'acqua sporca del bagnetto. Io protendo per vedere in tutto questo un 'opportunità che non tutti sanno ancora bene come sfruttare al meglio.
Mi sento di condividere il messaggio di Devilmoon. La cosiddetta "dipendenza" ha varie sfaccettature, secondo me, e non bisogna bollare l'utilizzo di questi strumenti come sbagliato a prescindere.
Io sono il primo a non possedere un tablet e a non volerlo, ma semplicemente perchè non mi interessa avere un altro strumento per collegarmi quando ho già un computer e uno smartphone. In generale preferisco avere un pc per controllare più velocemente e meglio ciò che mi interessa, anzichè un dispositivo mobile, ma questo ovviamente non può valere per chi è quasi sempre impegnato fuori casa. Come diceva un utente nella prima pagina (credo Joramun), se vado a correre e il mio smartphone/iPod può semplificarmi il percorso di dimagrimento e/o allenamento attraverso il conteggio dei km, delle calorie e quant'altro, perchè non dovrei farlo?
Ma andiamo con ordine: c'è uso e uso. Noi stessi utenti di un forum che tratta argomenti di nostro fervido interesse, abbiamo la possibilità di essere sempre aggiornati sulle news e i movimenti dello scrittore a cui abbiamo "giurato fedeltà". Se ipoteticamente tagliassimo questo contatto, sarebbe un tentativo anomalo di auto-isolamento che personalmente non condivido.
Bisogna riconoscere che molti ragazzi in piena adolescenza sono sempre fissati con Facebook, Instagram e roba varia. Alcuni, purtroppo, sono paragonabili a persone anziane che non sanno (giustamente) accendere un pc o comporre un numero telefonico. Ogni adolescente ha avuto le sue fisse e poi ne è uscito, nella quasi totalità dei casi. Ciò che secondo me non dovrebbe mancare è un'educazione (educazione, non pressione) da parte dei genitori affinchè non si abusi di questi social, perchè se si abusa si rischia di diventare capaci solo di loggarsi su fb, ma se chiedo di scrivermi un tema su Word vanno in panne.
Però gli indubbi vantaggi legati alla rete ci sono e vanno riconosciuti. Dalla comunicazione attraverso webcam o messaggistica con amici lontani, alla musica sempre a portata di mano, alla ricerca su Google quando abbiamo bisogno di sapere qualcosa.
L'esempio del cinema è fastidioso anche per me, perchè si presume che se tu paghi un biglietto per vedere un film dovresti almeno avere la decenza, se non di godertelo tu, di farlo godere agli altri. In particolare ricordo che quando vidi i Doni della Morte Parte 2 tre anni fa avrei voluto scuoiare i maleducati che mi facevano addirittura perdere battute del film. Ma purtroppo questi sono solo esempi di inciviltà che tutti noi conosciamo e affrontiamo nella vita.
A me comunque è capitato di notare, nel corso degli ultimi anni, che molta gente fuori casa pensa a tutt'altro che a messaggiare o scattare foto a raffica per Instragram. I tempi morti sono un'altra cosa, io stesso posso concedermi un attimo per controllare Tapatalk se non sto facendo nulla di meglio che attendere che la pizza mi sia servita, ma non mi sognerei mai di portare il cellulare quando sono in palestra. Rimane a casa e ciao, alle volte mi dimentico pure che l'ho messo in carica.
Sarà che non bisogna mai generalizzare...
La cosa più sconcertate è vedere gente di tutte le età (ma soprattutto giovani) alle otto meno dieci sull'autobus a smanettare con stì caxxo di iphone/ipad/tablet/ecc., e io ne ho visti. E ovviamente stanno tutti su Facebook. Ma che cavolo avete da condividere di primo mattino? Vabbè...
Si può stare ore in fila (o addirittura notti intere) per essere i primi acquistare un cellulare o un Iphone o altra roba del genere? Prenderlo in tutta tranquillità pochi giorno dopo, no?
Sto tipo australiano si sarà fatto chissà quante ore di fila per essere il primo e quando lo scarta... http://www.youtube.com/watch?v=7lhXOgJ8ahA
Io sono il primo a difendere la tecnologia e la libertà di uso, le infinite possibilità che da.
Ma c'è un limite a tutto.
Se al tavolo del pub io smetto un attimo di parlare e vedo che quelli al tavolo con me prendono subito il cell e vanno a smanettare per i cavoli loro io mi arrabbio e pure molto (siete avvisati per il raduno :PPP). Se invece stiamo parlando e non ci ricordiamo una cosa ben venga andare subito a cercare su google. E non c'entra l'educazione perchè le stesse persone se arrivano in ritardo si scusano (esempio del piffero ma che denota una certa educazione); è il concetto di stare insieme che viene deformato dalla "connessione internet" cosi come il concetto del fare foto a destra e a manca per far vedere cosa stai facendo, con chi e perchè.
E' un modo osceno (e secondo me è il termine corretto) di usare le potenzialità della rete e sopratutto di sprecare il tempo a guardare le cose attraverso uno smartphone piuttosto che attraverso i propri occhi (che forse è un peccato maggiore).