C'è una parte che vi è piaciuta tantissimo e che rileggete più volte? Copiatela qui se vi va. " />
Io questa potrei recitarvela a memoria ormai xD (Spero che non venga tagliata nella terza stagione T_T' ci rimarrei troppo male)
...afferrò l'impugnatura della spada lunga di Cleos con entrambe le mani, si
puntò con un piede sul cadavere e tirò. La lama non era neppure uscita dal fodero
del tutto che lui stava
già muovendosi con una rotazione del busto. Fece compiere alla spada un arco ascendente rapido e
letale. Clang! Il tintinnare secco, da far incrinare le ossa, dell'acciaio
contro altro acciaio. In qualche
modo, Brienne era riuscita a estrarre la sua lama in tempo.
Jaime rise. «Niente male, donzella.»
«Dammi quella spada, Sterminatore di re.»
«Ma certo che te la darò.»
Jarme schizzò in piedi e andò all'assalto, la spada lunga come una cosa viva nella sua stretta. Brienne
saltò indietro, parando il colpo. Lui la seguì, senza rallentare l'assalto. Nel momento in cui lei deviava un
fendente, quello successivo le stava già calando addosso. Le lame si baciarono, si separarono, si
baciarono di nuovo. Il sangue nelle vene di Jaime cantava. Era questa la sua ragione
di esistere: non si
sentiva mai altrettanto vivo quanto nel mezzo di un combattimento, con la morte in bilico su ogni
affondo.
"Visto che ho i polsi incatenati, la donzella potrebbe anche restare
in piedi... per un po'." Il
tratto di catena lo costringeva alla presa a due mani, imponendo un peso e un allungo inferiori a quelli di
una vera spada lunga a due mani, ma che importanza aveva? La spada del cugino Cleos bastava e
avanzava comunque a porre fine a questa Brienne di Tarth.
Alto, basso, discendente rovescio, Jaime le scatenò contro una grandinata d'acciaio. Destra, sinistra,
montante trasverso. Le lame
pestavano talmente duro da lanciare nembi di scintille a ogni impatto.
Stoccata, fendente, sgualembro ascendente. Sempre all'attacco,
perforando la sua guardia, evasione sul
fianco e scivolata,
rientro e colpo, rientro e colpo, impennata, calata, più rapido,
sempre più rapido...
Fino a quando, senza fiato, Jaime arretrò e abbassò a terra la punta della spada, lasciando a Brienne un
momento di respiro.
«Niente affatto male» le concesse «... per una donzella.»
Brienne fece un breve respiro, i suoi occhi che lo studiavano, guardinghi. «Non intendo farti del male,
Sterminatore di re.»
«Come se tu potessi riuscirci...»
In un tintinnio di catene, Jaime fece vorticare la lama alta sopra
la testa e tornò all'attacco. Non fu in
grado di dire per quanto tempo durò. Minuti, forse. O forse intere ore. Il tempo perde significato
quando le spade si risvegliano. La costrinse lontano dal cadavere di Cleos, la costrinse verso la strada, la
costrinse negli alberi. Brienne inciampò in una radice affiorante e, per un momento,
Jaime fu certo che
quella sarebbe stata la fine. Ma invece di cadere, la donzella andò in appoggio su un ginocchio, e non
perse un colpo. La sua spada salì a bloccare un fendente che l'avrebbe
squarciata dalla spalla al pube. E
poi si lanciò al contrattacco,
respingendo colpo su colpo, tornando a rimettersi in piedi.
Così continuò la danza dell'acciaio. Jaime la inchiodò contro una quercia. E imprecò quando lei gli
scappò via da sotto. La seguì
in un basso torrente strangolato da fradice foglie morte. L'acciaio
cantò,
tintinnò, urlò, scintillò e fiammeggiò. La donna guerriera
grugnì come una scrofa a ogni colpo e a ogni
contraccolpo, eppure Jaime Lannister non riuscì mai a toccarla. Pareva che Brienne di Tarth fosse
circondata da un'impenetrabile gabbia di ferro.
«Proprio niente male.» Jaime fece un'altra pausa, appena un attimo per riprendere fiato, deviando a
destra.
«Per una donzella?»
«Per uno scudiero, dico io. Uno ancora inesperto.» Jaime fece una risata rauca, priva d'aria. «Andiamo,
mia dolcezza, forza: la musica continua a suonare. Posso avere questo ballo, mia lady?»
Con un grugnito, fu lei a venire all'assalto, la lama che mulinava.
E all'improvviso, lui dovette lottare per
non ricevere sulla propria pelle il bacio dell'acciaio. Uno dei fendenti di Brienne gli scavò un solco nella
fronte, il sangue gli ruscellò sull'occhio destro. "Che gli Estranei se la portino alla dannazione, e Delta
delle Acque assieme con lei!" Quella fottuta cella oscurata, era stato là sotto che la sua abilità di
spadaccino si era prima arrugginita
e poi putrefatta. E quelle dannate catene non aiutavano di certo.
Adesso Jaime aveva un occhio chiuso, non sentiva più le spalle a causa della grandine di colpi che aveva
parato, i polsi gli dolevano sotto il peso della catena, dei ceppi, della spada. E a ogni nuovo colpo, la
spada lunga diventava sempre più pesante.
Jaime non stava più falciando con la medesima rapidità di
prima, né sollevando l'acciaio altrettanto in alto. Lo sapeva, lo vedeva.
"È più forte di me... "
Una consapevolezza raggelante. Robert Baratheon era stato più forte di lui, questo era certo. E anche
Gerold Hightower, il Toro Bianco, nei suoi giorni di gloria. E ser Arthur Dayne, la Spada
dell'alba. E tra
i vivi, Grande Jon Umber era più forte di lui, e anche il Cinghiale Selvaggio di Crakehall, e di sicuro
entrambi i fratelli Clegane. La forza della Montagna che cavalca era oltre l'umano. Ma nulla di tutto
questo aveva importanza. Con la velocità,
con la bravura, Jaime era comunque in grado di batterli tutti,
tutti quanti. Ma questa che aveva di fronte adesso era una donna. Un'immensa mucca di donna,
d'accordo, ma anche così... a tutti gli effetti, avrebbe dovuto essere lei a cedere.
Ma lei non stava affatto cedendo.
«Arrenditi, Sterminatore di re!» Brienne lo spinse di nuovo indietro, ad affondare fino alle ginocchia nel
torrente. «Getta quella spada!»
Sotto il piede di Jaime, una pietra viscida ruotò all'improvviso. E lui si ritrovò a cadere. Tramutò
l'inaspettato scivolone in un tuffo improvviso in avanti. La punta della sua spada, deviata dalla parata di
Brienne, riuscì ad aprirsi di poco la strada nella parte superiore della coscia di lei. Un fiore rosso si
allargò sulla stoffa bagnata. Per un momento, per un breve momento, Jaime assaporò la vista del sangue
della donzella. Poi il suo ginocchio batté duramente contro una roccia del fondale. Il dolore fu
accecante.
Brienne gli fu addosso in un ribollire di spuma, gli strappò la spada dalle mani con un calcio.
«Arrenditi!»
Jaime la caricò di spalla contro le gambe, trascinandola a crollare sopra di lui. Rotolarono uno sull'altra,
scalciando, picchiando pugni.
Alla fine, Brienne gli si sedette sopra. Jaime riuscì a toglierle la daga dal
fodero. L'istante in cui stava per affondargliela nel ventre, Brienne gli afferrò il polso al volo e lo pestò
contro una roccia, talmente
forte che Jaime ebbe l'impressione che il braccio gli fosse stato sradicato via
dall'articolazione della spalla. La mano libera di Brienne s'inchiodò sulla sua faccia, dita aperte, come
artigli.
«Arrenditi!» Gli cacciò sotto la testa, la tenne sotto, la tirò su. « Arrenditi!»
Jaime le sputò un fiotto d'acqua in faccia. Una spinta, un tonfo liquido, e lui fu nuovamente sotto,
scalciando a vuoto, lottando per respirare. Venne trascinato fuori. «Arrenditi... o ti affogo!»
«Ma come, tu che infrangi un giuramento?» ringhiò lui. «Tu... come me?»
Lei lo lasciò andare di colpo, Jaime tornò a crollare in un vortice
di spruzzi.
E poi, dal bosco, venne una sbracata eruzione di risate.
Brienne schizzò in piedi. Dalla vita in giù, era ridotta a un pastone
di fango e sangue, aveva i vestiti
strappati, la faccia rossa. "È imbarazzata come se ci avessero scoperti a scopare invece che a batterci."
Jaime strisciò sulle rocce, raggiunse il basso fondale e si tolse il sangue dalla faccia con le mani sempre
incatenate. Uomini
armati erano apparsi su entrambe le rive del torrente. "Niente di cui stupirsi: abbiamo
fatto baccano sufficiente a svegliare
un drago."
«Amici miei, lieto d'incontrarvi» disse allegramente Jaime. «Le mie scuse se vi ho disturbato. Mi avete
colto mentre davo una lezione
a mia moglie.»
Se non sbaglio c'era una discussione simile tempo fa. Comunque la mia preferita in assoluto é quella con Sam che sente i tre corni. Non ho i libri con me attualmente, quindi non posso riportarla...
Neanche io ho modo di riportare il passo esatto ora, ma la parte che ho riletto di più è senz'altro l'ultimo capitolo di Arya in ASOS, in particolare il momento in cui lascia il Mastino.
Credo di averlo già scritto, ma sto già facendo tutti gli scongiuri possibili perchè rendano bene quella parte nel telefilm " />
Sicuramente la fine del POV di catelyn,nelle nozze rosse,ke tristezza
I passi che preferisco sono davvero molti e forse riuscirei a postarli in questo thread soltanto nel corso di una rilettura della saga.
Uno dei tanti che mi è piaciuto è il momento in cui Jon Snow regala Ago ad Arya, salutandola per sempre.
personalmente mi piace molto la parte dove muore robb da me riletta molte e molte volte
-Una figlia.- Gli occhi di Brienne si riempirono di lacrime.
-E' giusto. Una figlia che possa cantare per lui, allietare la sua casa e dargli dei nipoti.
Merita anche un figlio, forte e valoroso, che onori il suo nome.
Ma Galladon è affogato quando io avevo quattro anni e lui otto, e Alysanne e Arianne sono morte nella culla.
Sono l'unica figlia che gli dèi gli hanno lasciato.
Una mostruosa creatura, che non è né un figlio né una figlia.-
Tutta la sua storia le sgorgò fuori dalle labbra come sangue nero sulle labbra.
I tradimenti e i fidanzamenti, Ronnet il Rosso e la sua rosa, Lord Renly che ballava con lei, la scommessa sulla sua verginità, le lacrime amare che versò la notte in cui il suo re sposò Margaery Tyrell, la grande mischia a Ponteamaro, la cappa arcobaleno di cui era andata così orgogliosa, l'ombra nel padiglione del re, Delta delle Acque e Lady Catelyn, la traversata del Tridente, il duello con Jaime nel bosco, i Guitti Sanguinari, Jaime che gridava "Zaffiri", Jaime nella tinozza di Harrenhal avvolto dal vapore, il sapore del sangue di Vargo Hoat quando lei gli aveva staccato l'orecchio con un morso, la fossa dell'orso, Jaime che saltava giù dalla sabbia, il lungo viaggio verso Approdo del Re, Sansa Stark, il voto che aveva fatto a Jaime, il voto che aveva fatto a Lady Stark, Giuramento, Duskendale, Maidenpool, Dick lo Svelto e la Chela Spezzata, i Sussurri, gli uomini che aveva ucciso ...
-La devo trovare.- concluse. -Ci sono altre persone che la cercano, tutti la vogliono catturare per venderla alla regina. Devo trovarla prima io. L'ho promesso a Jaime. Lui ha chiamato la mia spada Giuramento. Devo cercare di salvarla... o morire nel tentativo.-
Questa è la parte che preferisco, dovuta dal fatto che adoro Brienne e la voglio sul trono! " />
E' una parte emozionante e carica di tensione, un bellissimo riassunto della sua vita. ^^
uh mamma, l'ho riletta proprio 10 minuti fa *__________* adoro!!-Una figlia.- Gli occhi di Brienne si riempirono di lacrime.
-E' giusto. Una figlia che possa cantare per lui, allietare la sua casa e dargli dei nipoti.
Merita anche un figlio, forte e valoroso, che onori il suo nome.
Ma Galladon è affogato quando io avevo quattro anni e lui otto, e Alysanne e Arianne sono morte nella culla.
Sono l'unica figlia che gli dèi gli hanno lasciato.
Una mostruosa creatura, che non è né un figlio né una figlia.-
Tutta la sua storia le sgorgò fuori dalle labbra come sangue nero sulle labbra.
I tradimenti e i fidanzamenti, Ronnet il Rosso e la sua rosa, Lord Renly che ballava con lei, la scommessa sulla sua verginità, le lacrime amare che versò la notte in cui il suo re sposò Margaery Tyrell, la grande mischia a Ponteamaro, la cappa arcobaleno di cui era andata così orgogliosa, l'ombra nel padiglione del re, Delta delle Acque e Lady Catelyn, la traversata del Tridente, il duello con Jaime nel bosco, i Guitti Sanguinari, Jaime che gridava "Zaffiri", Jaime nella tinozza di Harrenhal avvolto dal vapore, il sapore del sangue di Vargo Hoat quando lei gli aveva staccato l'orecchio con un morso, la fossa dell'orso, Jaime che saltava giù dalla sabbia, il lungo viaggio verso Approdo del Re, Sansa Stark, il voto che aveva fatto a Jaime, il voto che aveva fatto a Lady Stark, Giuramento, Duskendale, Maidenpool, Dick lo Svelto e la Chela Spezzata, i Sussurri, gli uomini che aveva ucciso ...
-La devo trovare.- concluse. -Ci sono altre persone che la cercano, tutti la vogliono catturare per venderla alla regina. Devo trovarla prima io. L'ho promesso a Jaime. Lui ha chiamato la mia spada Giuramento. Devo cercare di salvarla... o morire nel tentativo.-
Questa è la parte che preferisco, dovuta dal fatto che adoro Brienne e la voglio sul trono! " />
E' una parte emozionante e carica di tensione, un bellissimo riassunto della sua vita. ^^
Brienne e Hunt xD ahah " />
«Certo, è un rischio... se tuo padre si risposa, e se la moglie è fertile, e se il nuovo nato è maschio. Ho fatto scommesse anche peggiori.»
«E le hai perse. Fa' questo gioco con qualcun altro, cavaliere.»
«Parla così una fanciulla che non ha mai fatto questo gioco con nessuno. Una volta che cominci, cambierai idea. Al buio, sei bella come qualsiasi altra donna. Le tue labbra sono fatte per essere baciate.»
«Sono solo labbra» ribatté Brienne. «Le labbra sono tutte uguali.»
«E tutte le labbra sono fatte per essere baciate» aggiunse Hunt allegramente. «Non sbarrare la porta della tua stanza questa notte, e mi infilerò nel tuo letto a darti prova di ciò che dico.»
«Fallo, e quando te ne andrai sarai un eunuco.» Brienne si alzò e si allontanò da lui.
La moglie del dorniano era bionda come l'oro
e più caldo della Primavera era il suo bacio.
Ma la lama del dorniano era acciaio nero,
e terribile era il suo bacio.
La moglie del dorniano cantava facendo il bagno,
dolce come una pesca era la sua voce.
Ma la lama del dorniano cantava la sua canzone,
freddo come una sanguisuga era il suo morso.
Mentre al suolo giaceva, con le tenebre attorno,
e il sapore del sangue sulla lingua,
i suoi fratelli furono accanto a lui, e per lui pregarono,
così lui rise e sorrise e per loro cantò:
"Fratelli,oh fratelli, i miei giorni sono alla fine,
la mia vita ha preso la lama del dorniano.
Ma questo nulla importa, che tutti gli uomini devo morire,
e gustato io ho la moglie del dorniano!"
La adoro, ci ho anche scritto una canzone liberamente ispirata!
«Ser, mia signora?» intervenne Podrick. «Un uomo spezzato è lo stesso di un fuorilegge?»
«Più o meno» rispose Brienne.
Septon Meribald non era d'accordo. «Ci sono molti tipi di fuorilegge, così come ci sono molti tipi di uccelli. Un piro piro maculato e un'aquila marina hanno entrambi le ali, ma non sono uguali. I cantastorie spesso narrano le gesta di uomini giusti costretti ad andare contro la legge per combattere un lord malvagio, ma la maggior parte dei fuorilegge assomiglia più a quel Mastino predatore di cui tanto si parla che non al Lord della Folgore. Sono uomini crudeli, mossi dall'avidità, avvelenati dalla crudeltà, uomini che disprezzano gli dèi e pensano solo a se stessi. Gli uomini spezzati invece meritano di più la nostra compassione, anche se possono essere altrettanto pericolosi. Quasi tutti vengono dal popolino, gente semplice che non si è mai allontanata più di un miglio dalla casa in cui sono nati, almeno fino a quando un lord li ha radunati per condurli in guerra. Malamente addestrati e poveramente vestiti, marciano così sotto il suo vessillo, spesso muniti di armi non migliori di una falce o di una zappa affilata, oppure di una mazza che si sono costruiti legando una pietra a un bastone con qualche stringa di cuoio. I fratelli marciano a fianco dei fratelli, i figli con i padri, gli amici con gli amici. Hanno udito le canzoni e le storie, per cui vanno alla guerra levando i cuori, sognando tutte le meraviglie che vedranno, la gloria e le ricchezze che conquisteranno. La guerra sembra loro una magnifica avventura, la più grande che potranno mai conoscere.
«Poi scoprono l'odore della battaglia.
«Per alcuni basta questo a spezzarli. Altri vanno avanti anni, fino a quando non perdono il conto delle battaglie in cui hanno combattuto, ma perfino chi ha combattuto cento battaglie può spezzarsi alla centounesima. I fratelli vedono morire i fratelli, i padri perdono i figli, gli amici guardano gli amici cercare di tenersi dentro le budella dopo essere stati sventrati da un colpo d'ascia.
«Vedono il lord che li ha condotti fin là venire abbattuto; e odono qualche altro lord gridare loro che adesso appartengono a lui. Restano feriti, e quando quella ferita è quasi guarita, ne subiscono un'altra. Non c'è mai abbastanza da mangiare, le scarpe cadono a pezzi durante la marcia, i vestiti sono laceri e putridi, metà di loro finisce per cacarsi nelle brache per aver bevuto acqua infetta.
«Se vogliono stivali nuovi o un mantello più caldo, o magari un mezzo elmo arrugginito, sono costretti a depredare i morti, e in breve cominciano a rubare anche ai vivi, al popolino sulle cui terre ora stanno combattendo, gente come erano loro un tempo. Macellano le loro pecore e rubano i loro polli, e a quel punto manca solo un passo perché inizino a portare via anche le loro figlie. E poi, un giorno, si guardano attorno e vedono che tutti i loro amici, i loro congiunti non ci sono più, si rendono conto che stanno combattendo fianco a fianco di estranei, sotto vessilli che riconoscono a stento. Non sanno più dove si trovano, non hanno idea di come tornare a casa, il lord per il quale combattono non conosce nemmeno i loro nomi, eppure eccolo che arriva, gridando di serrare i ranghi, di formare una fila con lance, falci e zappe affilate, di non cedere nemmeno un pollice di terreno. E poi piombano loro addosso i cavalieri: uomini senza volto, interamente coperti d'acciaio, e il rombo di ferro della loro carica sembra riempire tutto l'universo...
«E così un uomo si spezza.
«Si volta e fugge, oppure, quando è tutto finito, striscia sui cadaveri dei caduti, o scompare nel nero della notte, alla ricerca di un posto dove nascondersi. Ormai, ogni pensiero di casa è svanito, e re, lord e dèi significano molto meno di quello stinco di carne avariata che gli permetterà di sopravvivere un altro giorno, o di quell'otre di vino cattivo in cui per poche ore annegherà la disperazione. L'uomo spezzato vive giorno per giorno, da un pasto all'altro, più bestia, ormai, che uomo. Lady Brienne non sbaglia. In tempi come questi, il viandante deve guardare con cautela gli uomini spezzati, e dovrebbe temerli... ma anche avere compassione di loro.»
Meribald tacque. Un profondo silenzio era calato sul piccolo gruppo.
Brienne sentiva il vento frusciare tra i rami di alcuni salici e, in lontananza, il richiamo di una folaga. Udiva il respiro leggermente affannoso di Cane, mentre avanzava con la lingua penzolante a fianco del septon e del suo asino. Il silenzio continuò, fino a quando Brienne chiese: «E tu, quanti anni avevi quando ti hanno trascinato in guerra?».
«Sai, non ero tanto più vecchio del tuo scudiero» rispose Meribald. «Troppo giovane per la guerra, in verità, ma i miei fratelli ci andavano, e io non volevo restare indietro. William disse che potevo fargli da scudiero: io, uno sguattero armato di un coltello da cucina rubato in una locanda. Morì sulle Stepstones, senza aver assestato neanche un colpo. Fu la febbre a ucciderlo, così come accadde a mio fratello Robin. Owen morì con la testa spaccata da una mazza, e il suo amico John Pox venne impiccato per stupro.»
«La guerra dei re Novesoldi?» chiese Hyle Hunt.
«La chiamarono così, anche se io non vidi mai un re, e non ricevetti neanche un soldo. Però fu una guerra. Questo sì.»
Da "L'ombra della profezia"
La sua stanza da letto era nera come la pece. Sansa sbarrò la porta e avanzò a tentoni nelle tenebre fino ad arrivare alla finestra. Quando aprì letende il respiro le si mozzò in gola. Il cielo a sud era un caleidoscopio di colori in costante mutamento, riflesso degli immani incendi che ardevano sulla terra. Turbinanti maree verdi scivolavano sullo sfondo delle nuvole, e sprazzi di luce arancione salivano verso il cielo. I rossi e i gialli delle fiamme normali lottavano con le sfumature di smeraldo e giada dell'altofuoco, ogni colore pulsava e poi svaniva, eserciti di ombre nascevano e perivano da un istante all'altro. Nel giro di pochi momenti, albe verdi cedevano il posto a tramonti arancione. L'aria stessa sapeva di bruciato come a volte capitava con una pentola lasciata troppo a lungo sul fuoco, anche dopo che la zuppa è evaporata. Braci vorticavano nella notte, simili a sciami di lucciole. Sansa arretrò dalla finestra, ritirandosi verso il letto in cerca di sicurezza. "Andrò a dormire" disse a se stessa. "E quando mi sveglierò, sarà un nuovo giorno, e il cielo sarà tornato a essere blu. I combattimenti saranno cessati e qualcuno verrà a dirmi se dovrò vivere o morire." «Lady» mormorò con un filo di voce, chiedendosi se avrebbe rivisto la sua piccola lupa una volta che anche lei fosse morta. Poi qualcosa si mosse dietro di lei e una mano si serrò attorno al suo polso. Sansa cercò di urlare. Un'altra mano le coprì la bocca, soffocando le sue grida. Le dita erano dure, ricoperte di calli. Ed erano viscide di sangue. «Uccellino» una voce simile al raschiare dell'ubriaco. «Sapevo che saresti venuta.» Fuori, la danza dei turbini di giada offuscava le stelle, riempiendo lastanza di bagliori. Per un momento, lei lo vide, tutto nero contro il verde. Il sangue che gli copriva la faccia era scuro come catrame, gli occhi accesida un lampo ferale. Poi la luminescenza verdastra si dissipò, e lui fu solouna massa di tenebre avvolto in una cappa bianca tutta macchiata. «Se urli ti uccido» Sandor Clegane, il Mastino, le tolse la mano dalla bocca. «Farai bene a crederci.» Il suo respiro veniva fuori in rantoli. Afferrò la caraffa di vino che aveva appoggiato al suo comodino da notte. Bevve una lunga sorsata. «Non t'interessa sapere chi sta vincendo la battaglia,uccellino?» «Chi?» Sansa era troppo terrorizzata per opporsi.«So soltanto chi ha perduto» il Mastino rise. «Io.» "Non l'ho mai visto così ubriaco. Stava dormendo nel mio letto. Ma che cosa vuole da me?" «Che cosa hai perduto?» «Tutto.» La metà ustionata della sua faccia era una maschera di sangue raggrumato. «Maledetto nano. Avrei dovuto ucciderlo anni fa.» «è morto, dicono.» «Morto. No. Col ca**o che è morto. Io non lo voglio morto.» Gettò daparte la caraffa vuota. «Lo voglio bruciato. Se gli dei mi ascoltano, saranno loro a bruciarlo, ma io non sarò qui per vederlo. Sto andando.» «Andando?» Sansa cercò di divincolarsi. Niente da fare. La presa di Clegane era una morsa di ferro. «L'uccellino ripete tutto quello che sente. Sì: sto andando via.» «E dove?» «Lontano da qui. Lontano dai fuochi. Fuori dalla Porta di Ferro, immagino. E poi da qualche parte a nord, da qualsiasi parte.» «Non riuscirai a uscire» disse Sansa. «La regina ha sigillato il Fortino di Maegor, e anche le porte della città sono sbarrate.» «Non per me. Io ho il mantello bianco. E ho questa.» Diede qualche colpetto all'elsa della spada. «L'uomo che cercherà di fermarmi è un uomo morto. A meno che già non sia avvolto dalle fiamme.» Fece una risata amara. «Perché sei venuto qui?» «Mi hai promesso una canzone, uccellino. O hai dimenticato?» Sansa non aveva idea di che cosa intendesse dire. Non poteva cantareper lui qui, adesso, con il cielo pieno di fiamme, con uomini che morivano a centinaia, a migliaia. «Non posso» gli disse, «Lasciami andare, mi stai facendo paura.» «Tutto ti fa paura. Guardami. Guardami!» Il sangue copriva la parte peggiore delle cicatrici, ma i suoi occhi erano lividi, sbarrati e spaventosi. L'angolo bruciato della sua bocca a tratti si contraeva. Sansa sentiva il suo odore, un misto di sudore, vino acido, vomito e soprattutto sangue, sangue, sangue. «Io potrei tenerti al sicuro» rantolò il Mastino. «Tutti quanti hanno paura di me. Nessuno ti farà mai più del male. Se lo faranno, io li ucciderò.» Clegane l'attirò a sé. Per un momento, Sansa fu certa che l'avrebbe baciata. Era troppo forte per combatterlo. Chiuse gli occhi, aspettando che passasse ma non accadde nulla. «Proprio non riesci a guardarmi, vero?» lo sentì dire. Poi il Mastino la tirò violentemente per un braccio, facendola roteare su se stessa e gettandolasul letto. «Avrò quella canzone. Florian e Jonquil, hai detto.» Snudò la daga, gliela puntò alla gola. «Canta, uccellino, canta, se vuoi vivere.» Sansa aveva la gola secca, contratta dalla paura. Tutte le canzoni che conosceva erano come svanite dalla sua mente. "Ti prego, non uccidermi" avrebbe voluto urlare. "Ti prego." Poteva percepirlo ruotare la punta d'acciaio, premendola contro la sua gola. Fu quasi sul punto di chiudere nuovamente gli occhi, ma poi la memoria tornò. Non era la canzone di Floriane Jonquil, ma era pur sempre una canzone. La sua stessa voce le parve cosìflebile, incerta, tremante. "Dolce Madre, fonte di pietà, risparmia i nostri figli dalla guerra, noi ti preghiamo, ferma le spade e ferma le frecce, lascia che abbiano giorni migliori. Dolce Madre, forza delle donne, aiuta le nostre figlie in questa tribolazione, calma il furore e lenisci la furia, insegna a tutte noi una via più gentile." Aveva dimenticato le altre strofe. Quando la sua voce venne meno, Sansa temette che lui stesse per ucciderla. Ma un momento dopo, il Mastino abbassò la lama, senza dire nulla. Un istinto ignoto la spinse ad allungare una mano verso di lui, a toccargli la guancia. La stanza era troppo tenebrosa perché lei potesse vederlo. Le sue dite percepirono l'appiccicoso del sangue, e anche qualcos'altro di liquido. Qualcosa che non era sangue. «Uccellino...» disse un'ultima volta, la sua voce aspra come l'acciaio strisciato contro la roccia. Poi si alzò dal letto. Sansa udì il suono di una stoffa lacerata, seguito da un lieve rumore di passi che si allontanavano. Quando anche lei scese dal letto, dopo lunghi momenti, era sola. Sul pavimento c'era il suo mantello, tutto attorcigliato, la stoffa bianca macchiata di sangue e annerita dal fuoco. Fuori, il cielo si era fatto più scuro, ormai solo pochi spettri verdi si ostinavano a danzare contro le stelle. Si era levato un vento gelido, che faceva sbattere le imposte. Sansa aveva freddo. Spiegò la cappa lacerata e si raggomitolò dentro di essa sul pavimento, tremando.
(La regina dei draghi)
Ma scusate volete dirmi che voi tutti vi siete presi i libri e vi siete copiati su internet parola per parola tutti i vostri passi preferiti con la tastiera? " /> " />
Noooo non mi voglio così tanto male "> ho trovato il passo su internet e ho copia-incollato!