Ovvero: io credo che l'ostacolo al rinnovamento non sia nella figura del segretario, quale dei tre possa essere. Credo invece sia nella marea di capi e capetti che non sono in grado di pensare al di là del proprio orticello. Penso quindi che l'espressione del voto in sé stessa sia un'arma in più data al vincitore delle primarie per perseguire il proprio obiettivo del partito.
Volenti o nolenti, nel PD si è scelto che il leader non verrà nominato per imposizione divina (Berlusconi, Di Pietro, Bossi), o da un congresso chiuso (Ferrero, Casini), ma, al costo di un euro, dai cittadini.
Questo vuol dire che la forza di un leader sarà misurata in primo luogo dai voti: quelli ricevuti e quelli totali della competizione.
Questo è - allo stesso tempo - anche il limite del sistema. Ripeto, il segretario del PD non dovrebbe aspirare a fare il premier per cui la legittimazione deve averla principalmente proprio dai "capi e capetti" piuttosto che dal popolo. Il _vero_ segretario è quello che sarà in grado di tenere _unito_ il partito e, nel contempo, far crescere i consensi in vista delle elezioni, non quello che piace di più al popolo (che, ricordiamo, è spesso volubile ed alquanto distratto).
Probabilmente andrebbe rivisto qualcosa, imho.
Andrete a votare?
C'è un candidato che preferite?
Cosa ne pensate in generale del PD, di come si sta muovendo, di quello che potrà essere, etc...?
Giuro non ho letto tutto ma rispondo alle tre domande:
1) Forse
2) Franceschini, l'unico che abbia appoggiato la Serracchiani anche se tutti e due mi stanno un pò deludendo. Aggiungo solo che per me Franceschini sembra quello più vicino alla gente, più che al partito per questo voterei lui >_>
3) In generale il PD ora non si sta muovendo. Non attacca quando dovrebbe, è troppo moderato, dovrebbe essere più incisivo.
Prospetto nel futuro una scissione nel PD dove i cattolici margheritini rutelliani finiranno in un unico partito insieme a Casini e all'UDC ricostruendo, almeno in parte, la DC. Il resto dovrà fare pace con i "comunisti" se vuole ancora avere dei voti, perchè dalle Europee fallimentari per la sinistra (di nuovo) è venuto fuori che servirebbe un partito coeso, e che buona parte degli italiani non si riconoscono in nessuna forza politica attuale. Se il PD tornasse a fare quello che faceva l'Ulivo di Prodi, cioè a fare da collante tra le varie forze politiche di sinistra, cercando di rendere, in questo modo, coeso anche il movimento di sinistra estrema credo che una coalizione di centro-sinistra possa tornare al governo.
E ovviamente bisognerà fare la pace anche con Di Pietro, ha raddoppiato i suoi voti alle europee rispetto alle Politiche e alle Amministrative precedenti. Se contiamo che hanno votato ben pochi italiani possibile che questa percentuale cresca ancora di più.
Se davvero la Sinistra in generale e il PD più in particolare vogliono veramente tornare al governo allora devono tornare ad essere coesi e SERI.
Modificato per l'aggiunta :wub:
Oltre a non essere collusi con mafia e centrodestra come ora.
Una considerazione del genere è contraria al regolamento Beth. Ti invito ad argomentare una simile affermazione e a fornire un fonte attendibile per la stessa. Allusioni e affermazioni prive di fonti che le giustifichino non sono ammissibili. Per ulteriori dubbi in merito, ti invito ad esprimere le tue eventuali perplessità nel topic in rilievo proprio in Approdo.
Buona continuazione. Grazie.
Addio Got
"Lo scempio ha due teste"
1. Non andrò a votare.
2 - 3. Se proprio devo, tra i tre preferisco Bersani, ma non credo vada bene così come Franceschini non andava bene perché non sono persone attorno cui si può creare un consenso. Bersani dice cose giuste a volte, molto sensate e anche pratiche e le condivido, ma l'atteggiamento con cui si propone non è giusto, almeno secondo me.
Secondo me Veltroni era la persona giusta, ma il PD è troppo prono alle correnti e correntine al suo interno e quindi gli elementi hanno fatto con le mani e con i piedi per delegittimarlo e farlo dimettere.
D'altronde conviene questo alla classe dirigente del PD: non avere un leader forte permette ad ognuno di mettersi in mostra, portare in campo i suoi distinguo e i suoi perché e farsi vedere dalla folla.
Ovviamente questo va a scapito non tanto del partito (che il suo seguito di votanti lo avrà più meno sempre), ma delle idee che si dovrebbero portare in campo per sistemare il nostro paese.
La cosa che mi piace del PD è il fatto che si "vorrebbe" partire dal basso, far partecipare la gente, ma il problema sta nella classe dirigente, che non riesce a trovare un punto di sintesi in base alle indicazioni di chi ha votato.
Troppe differenze, sembra un po' un raggruppamento di persone tanto per fare che un insieme di persone serie che tendono a progetti e idee comuni.
Credevo nel progetto del PD all'inizio, ma ora sono solo molto amareggiato e quindi seguo sempre meno le vicende e sempre con più distacco.
Ora come ora credo che nel giro di 1 o 2 anni il PD si disgregherà in tanti partitini come prima nell'era Prodi.
Ps: e cmq anche a destra non dovrebbero stare allegri: finita l'era Berlusconi, AN rivendicherà il suo spazio e la sua identità, quindi anche il PDL finirà in una bolla di sapone.
Tolgo l'affermazione. >_>
Non mi riconosco in questo partito e non condivido gran parte delle affermazioni fatte dai leader del PD negli ultimi mesi e, a dire il vero, l'ultima volta in cui mi sono sentito fiero del c-sx è stato con le liberalizzazioni di Bersani. Quindi uno da votare ce l'avrei in fondo, in fondo..Bersani però ha un'idea di partito lontanissima dalla mia, ancora più lontana di quella prospettataci da Veltroni, che pure con i suoi "ma anche" non era proprio chiarissima. Comunque sia, a prescindere da chi vincerà questa sfida credo che finchè il PD non scioglierà alcuni nodi:
- alleanza con UDC >_>
- alleanza con "sinistra radicale" :(
- Indirizzo ambientalista e piano energetico: nucleare??? :wub:
- Ruolo all'interno del partito di queste persone: Bassolino, Iervolino, Rutelli, Binetti, D'Alema, La Torre, Chiamparino (il PD del Nord???)
- rapporto con Di Pietro
- modo di fare opposizione. Il PdmenoL sembra troppo reale in alcuni casi.
E' inutile pensare che questi leader potranno risollevare le sorti del Pd.
Quindi vorrei anticipare gli eventi e creare una base che pregiudichi fortemente alcune scelte. Mi piacerebbe votare molto Marino perchè a questo punto se il gioco delle correnti varrà nella scelta della linea politica meglio avere a fianco di Bersani un Marino forte che metta i suoi uomini negli organi del partito piuttosto che qualche rutelliano doc che riconosca come suo diretto superiore il Papa.
D'altronde conviene questo alla classe dirigente del PD: non avere un leader forte permette ad ognuno di mettersi in mostra, portare in campo i suoi distinguo e i suoi perché e farsi vedere dalla folla.Ovviamente questo va a scapito non tanto del partito (che il suo seguito di votanti lo avrà più meno sempre), ma delle idee che si dovrebbero portare in campo per sistemare il nostro paese.
>_>
Veramente,da che mondo è mondo,il confronto promuove lo sviluppo di nuove idee,non lo ostacola......
Uhm.... di questo non sono sicuro. Il problema è che uno può avere anche delle ottime idee, ma se non ha la forza personale di imporre (democraticamente) le proprie idee al resto del partito rischia di finire stritolato in mille correnti e correntine varie. Cioè in questo senso il programma può nascere solo da una leadership forte e carismatica, altrimenti basterà il primo Mastella che capita per far crollare tutto.
Spiacente ma la penso all'opposto.Vengono prima le idee,poi un leader capace di portarle avanti.Meglio un partito con idee valide e un leader mediocre che il contrario.Anche perchè il contrario è il partito di Berlusconi.
3) In generale il PD ora non si sta muovendo. Non attacca quando dovrebbe, è troppo moderato, dovrebbe essere più incisivo.
Sento spesso questa critica. In concreto a cosa si riferisce? Cioè cosa dovrebbe fare "di più incisivo" il PD? Partendo dal presupposto che Berlusconi ha la maggioranza ed è (numericamente) forte non vedo quali particolari accorgimenti potrebbe prendere il PD. E poi per far cosa?
Il problema IMO è più all'interno che all'esterno.
Se il PD tornasse a fare quello che faceva l'Ulivo di Prodi, cioè a fare da collante tra le varie forze politiche di sinistra, cercando di rendere, in questo modo, coeso anche il movimento di sinistra estrema credo che una coalizione di centro-sinistra possa tornare al governo.
E farebbe la fine che ha fatto nel passato. Maggioranze ballerine, senatori che passano da una parte all'altra, crisi di Governo, etc...
Secondo me Veltroni era la persona giusta, ma il PD è troppo prono alle correnti e correntine al suo interno e quindi gli elementi hanno fatto con le mani e con i piedi per delegittimarlo e farlo dimettere.
Però anche Veltroni ha un po' accettato questa situazione. Alle scorse primarie ha accettato di farsi supportare dalle correnti, ha preferito questa comoda via e ha rinunciato a "fare la guerra" ai vari caporioni.
- Ruolo all'interno del partito di queste persone: Bassolino, Iervolino, Rutelli, Binetti, D'Alema, La Torre, Chiamparino (il PD del Nord???)
Qual è il nesso tra queste persone? Cioè le hai messe nello stesso insieme perchè le giudichi negativamente.?>_>
L'idea di Chiamparino comunque non era male.
Mi piacerebbe votare molto Marino perchè a questo punto se il gioco delle correnti varrà nella scelta della linea politica meglio avere a fianco di Bersani un Marino forte che metta i suoi uomini negli organi del partito piuttosto che qualche rutelliano doc che riconosca come suo diretto superiore il Papa.
Quindi dai per scontata la vittoria di Bersani con conseguente appoggio di Marino?
Comunque ci sono cattolici anche con Bersani, nè sono così convinto della laicità di Bersani (che è molto vicino a CL).
Uhm.... di questo non sono sicuro. Il problema è che uno può avere anche delle ottime idee, ma se non ha la forza personale di imporre (democraticamente) le proprie idee al resto del partito rischia di finire stritolato in mille correnti e correntine varie. Cioè in questo senso il programma può nascere solo da una leadership forte e carismatica, altrimenti basterà il primo Mastella che capita per far crollare tutto.Spiacente ma la penso all'opposto.Vengono prima le idee,poi un leader capace di portarle avanti.Meglio un partito con idee valide e un leader mediocre che il contrario.Anche perchè il contrario è il partito di Berlusconi.
Non ho proposto un'alternativa secca. Non è un'equivalenza secca leader forte = 0 principi VS leader debole = miniera di valori. Quello che voglio semplicemente dire è che la leadership è utile a prevalere nella competizione politica. Obama ha vinto perchè ha carisma e anche perchè proponeva qualcosa di diverso. Ma tra lui e la Clinton la differenza era molto scarsa; lui ha vinto perchè l'ha superata in appeal/carisma.
Insomma se un leader è forte sarà meglio no?
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Veramente,da che mondo è mondo,il confronto promuove lo sviluppo di nuove idee,non lo ostacola......
Non volevo assolutamente dire che non ci deve essere dibattito all'interno del partito, anzi credo proprio che questo sia necessario oltre che sufficiente alla vita del partito stesso.
Credo però che alla fine si debba arrivare a un punto di sintesi e serve qualcuno forte che possa tagliare la testa al toro, prendendo una decisione sull'argomento.
Altrimenti si rimane a dibattere a vita e non si raggiunge nessun obiettivo, rimanendo di fatto fermi al principio.
Il leader, eletto dalla base elettorale del partito, secondo può dare una garanzia in tal senso (tagliare la testa al toro al momento opportuno, ma non il dibattito), mentre un leader calato dall'alto sceglie una strada e quella è senza "se e ma".
l problema IMO è più all'interno che all'esterno.
Concordo: prima occorre sistemare le questioni "interne" (quelle citate Prete Rosso ad esempio) poi dare prospettive e alternative al paese.
Ma le questioni "interne" non è possibile risolverle in 10 anni, bisogna fare presto ed andare spediti, senno la gente si stufa di una situazione che non la tange minimamente e non capisce.
Non ho proposto un'alternativa secca. Non è un'equivalenza secca leader forte = 0 principi VS leader debole = miniera di valori. Quello che voglio semplicemente dire è che la leadership è utile a prevalere nella competizione politica. Obama ha vinto perchè ha carisma e anche perchè proponeva qualcosa di diverso. Ma tra lui e la Clinton la differenza era molto scarsa; lui ha vinto perchè l'ha superata in appeal/carisma.
Insomma se un leader è forte sarà meglio no?
Anche io la penso così: leader forte eletto dagli elettori del partito in un partito che prima dibatte gli argomenti poi decide di andare in un senso ben preciso.
Formula ottima, ma forse un po' utopistica...almeno in Italia.
Però anche Veltroni ha un po' accettato questa situazione. Alle scorse primarie ha accettato di farsi supportare dalle correnti, ha preferito questa comoda via e ha rinunciato a "fare la guerra" ai vari caporioni.
- Ruolo all'interno del partito di queste persone: Bassolino, Iervolino, Rutelli, Binetti, D'Alema, La Torre, Chiamparino (il PD del Nord???)
Qual è il nesso tra queste persone? Cioè le hai messe nello stesso insieme perchè le giudichi negativamente.?:wub:
Le ho inserite in questo calderone perchè, tutte per motivi diversi naturalmente, hanno minato la credibilità di un partito e in alcuni frangenti le loro opinioni hanno avuto più peso di quelle del segretario, prima Veltroni e poi Franceschini. Avrei potuto aggiungerne altri, molti altri, ma sul momento mi sono venuti questi. Se Bersani mettesse le cose in chiaro con loro il Pd farebbe già un passo avanti notevole, imho.
L'idea di Chiamparino comunque non era male.
Bah. La Lega Nord esiste già. Crearne una di "sinistra" non rientra nello spirito di inclusione che dovrebbe avere il Pd nel quale mi piacerebbe stare. Poi può darsi che non riesca a vederne i lati positivi, ma io a votare un Pd del Sud proprio non mi ci vedo. >_>
Mi piacerebbe votare molto Marino perchè a questo punto se il gioco delle correnti varrà nella scelta della linea politica meglio avere a fianco di Bersani un Marino forte che metta i suoi uomini negli organi del partito piuttosto che qualche rutelliano doc che riconosca come suo diretto superiore il Papa.
Quindi dai per scontata la vittoria di Bersani con conseguente appoggio di Marino?
Comunque ci sono cattolici anche con Bersani, nè sono così convinto della laicità di Bersani (che è molto vicino a CL).
Non ci metto la mano sul fuoco che Bersani vinca, ma direi che tra i due è quello che potrebbe avere la "piattaforma" (era da tanto che volevo dirlo) più forte. Però se, con Bersani segretario, Marino ottenesse un buon risultato il Pd (anche Bersani) non potrebbe più nascondersi dietro la libertà di coscienza, ecc., ecc. nei temi bioetici, dei diritti civili e della laicità. Emergerebbe una posizione dominante chiara e sarebbe anche giusto che, eliminate le frange più estreme, sia a sinistra che al centro, il Pd tutto insieme rispecchi tale posizione. E se l'atteggiamento di Bersani nei confronti di questi temi sensibili dovrà fare i conti con la forza dei suoi avversari, preferisco che questo sia Marino e non Franceschini+Rutelli.
Riporto anche qui quello che ho già scritto su Città Democratica.
Ieri, 12 settembre, il giornalista dell'Unità Spataro ha intervistato il candidato I. Marino alla Festa dell'Unità di Bologna. Tolte le insulse domande sul premier, sono stati affrontati alcuni argomenti importanti. Sono stata piacevolmente colpita dal suo modo diretto e preciso, senza troppi giri di parole o ribaltamenti delle domande, con cui ha affrontato l'intervista. Va però specificato, a onor di cronaca, che l'intervistatore non ha posto domande particolarmente fastidiose e che si è spesso soffermato a fare domande, a mio parere del tutto inutili e faziose su Silvio quando il pubblico e lo stesso Marino erano più interessati a parlare di altro. Non mi soffermerò quindi sulle frecciatine fatte al Premier, quanto piuttosto sui temi realmente importanti.
- Nucleare a differenza di Franceschini e Bersani, che non hanno espresso una posizione ben definita, Marino ribadisce un NO secco al ritorno al nucleare, sia perché in netto contrasto con la volontà popolare espressa nel referendum, sia dichiarando di voler rispettare gli accordi del 20-20-20 utilizzando le nuove tecnologie per lo sfruttamento delle risorse rinnovabile messe a disposizione, tra gli altri, dal premio nobel Rubbia e dai ricercatori del Politecnico di Torino.
- Sanità sottolineando l'immenso valore del diritto alla salute che tutti gli "individui" in Italia hanno, potendo disporre dell'accesso al sistema sanitario, Marino ha evidenziato l'assoluta necessità di estromettere la politica dalle nomine negli ospedali. Citando le sue stesse parole nessuno entrando in una sala operatoria deve temere che il primario che l'opererà sia lì non perché è il più bravo e meritevole ma perché è amico del segretario del partito. Altro punto fondamentale su questo tema è stata l'assoluta necessità di uniformare la qualità del servizio sanitario a livelli accettabili su tutto il territorio nazionale, senza dover costringere le persone ai cosidetti "viaggi della salute" accessibili solo ai più facoltosi.
-Immigrazione citando i dati forniti dallo stesso ministro dell'interno Maroni, ha mostrato come l'ingresso via mare rappresenti solo il 12% di tutto il flusso di clandestini in Italia. La stragrande maggioranza entra nel territorio nazionale passando le frontiere con l'utilizzo di passaporti falsi. Si evince quindi il bisogno stanziare fondi per dotare la polizia di frontiera di strumenti informatici e tecnologici, come ad esempio quelli utilizzati in USA, che gli permettano di contrastare questo fenomeno. Per quanto riguarda prettamente il problema dei clandestini provenienti dal Nord Africa, dal momento che l'Italia è geograficamente più propensa al loro sbarco, Marino suggerisce che, invece di andare in giro a dare pacche sulle spalle ai premier europei, si richiedano fondi o comunque un'equa ripartizione dei costi dell'immigrazione tra gli stati comunitari. Ultimo punto su questo tema è l'importanza del rispetto della dignità dell'individuo. Citando l'art. 32 della costituzione, Marino ha sottolineato una volta di più, come in Italia non è un diritto dei cittadini la salute, ma un diritto degli individui. Si è perciò soffermato sull'inutilità e su quanto possano rivelarsi controproducenti leggi come quella sul divieto di prestare cure mediche ai clandestini. Come lui stesso ha fatto notare al deputato europeo Borghezio, se il clandestino affetto da TBC non si fa curare per paura della denucnia e circola tranquillamente su autobus, treni o in qualsiasi luogo pubblico, non basterà il suo fazzoletto verde a renderlo immune da un possibile contagio.
- Libertà d'informazione Marino è salito sul palco con al braccio la fascetta rossa di solidarietà ai giornalisti. Ha ribadito quanto sia importante la libertà di informazione e di critica e che lui stesso si è trovato a difendere giornalisiti di testate "avverse" che lo hanno criticato, secondo il principio voltairiano del "io credo che tu abbia torto ma mi batterò perché tu possa esprimere la tua opinione". Si è poi soffermato sulla vicenda "nomine rai 3". Marino si è detto contrario alle nomine decise al tavolo politico dove spesso ci si vende per qualche minuto di diretta in più; nel caso specifico, tuttavia, ha riconosciuto l'ipocrisia di coloro che vogliono l'uscita della politica dalle nomine rai solo nel momento in cui le nomine per rai 1 e rai 2 sono già state fatte (dalla maggioranza parlamentare) e mancano solo quelle per rai 3.
- Temi eticamente sensibili che, a parer suo, dopo la Rivoluzione francese dovrebbero semplicemente chiamarsi Diritti civili. Marino ha affrontato due diverse problematiche: adozioni per single e coppie omosessuali e testamento biologico. Per quanto riguarda il primo tema, si è dichiarato favorevole alle adozioni per i single mantenendo lo stesso rigore valido per le coppie; per quanto riguarda gli omosessuali ha ripetuto a Bologna quello che già aveva affermato al suo comizio al Gay Village (unico tra i tre candidati ad aver accettato l'invito) ovvero che non preclude in senso assoluto questa possibilità ma non si sente di concederla fino a quando non sarà certo che non possano esserci ripercussioni sullo sviluppo psicofisico del bambino. Infine, per il secondo tema si è espresso in favore della libera scelta dell'individuo di ricevere o rifiutare determinate terapie, come tra l'altro è chiaramente espresso dalla Costituzione italiana.
-Crisi economica Marino, dichiarando di trovare assurde le affermazioni di Tremonti prima sull'inesistenza della crisi e ora sulla sua imminente risoluzione, si è praticamente mantenuto sulla stessa linea di pensiero degli altri due candidati portando come possibili soluzione il salario minimo garantito e un rimodellamento degli ammortizzatori sociali per contratti flessibili. Ha poi fatto notare come intraprendere una politica di incentivo sull'industrializzazione delle tecnologie made in Italy sullo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile possa aprire nuove frontiere per lo sviluppo e l'occupazione, secondo quanto ha già affermato Obama naturalmente in scala maggiore.
- Alleanze del PD Marino ha subitamente escluso la possibilità di un'alleanza con l'UDC fino a che le reciproche posizione rimarranno così distanti sui temi eticamente sensibili e sulla giustizia. Ha avuto un'apertura verso la sinistra radicale.
-Vita interna del PD Marino ha bollato le correnti come il male assoluto del partito auspicando la creazione di un'unica "corrente dei circoli". A questo proposito auspica l'utilizzo massiccio dei circoli per dettare la linea del partito sui temi più importanti sottolineando come i politici debbano sentirsi vincolati a sostenere le decisioni prese dai circoli quali che siano le opinioni personali in proposito (ogni riferimento alla Binetti non era puramente casuale).
-Legge elettorale Su questo tema assai vasto, le proposte di Marino sono state due: i cittadini debbano poter scegliere i candidati esprimendo il voto di preferenza; in subordine se questo non è possibile che almeno sia possibile all'interno del PD attraverso le primarie. Infine si augura caldamente un ritorno al sistema maggioritario uninominale.
-Conflitto di interessi Marino ha manifestato la sua volontà di introdurre una legge sul conflitto d'interessi a tutti i livelli, dall'assessore comunale al presidente del consiglio. Ha apertamente criticato i suoi rivali in quanto adesso sbandierano il problema del conflitto d'interessi di Berlusconi, ma quando hanno avuto la possibilità durante la legislazione di sinistra dal '96 al 2001 di fare qualcosa di veramente concreto contro questo problema non hanno fatto nulla (ndr Marino è stato eletto in Parlamento per la prima volta nel 2006).
Devo dire che mi sono ritrovata in accordo con lui praticamente su ogni punto affrontato. Mi ha particolarmente colpita la sua affermazione sulle adozioni alle coppie omosessuali che rispecchia esattamente il mio pensiero, cosa che trovavo difficile all'interno della sinistra. Assolutamente d'accordo con lui per quanto riguarda la politica energetica e sanitaria. Mi aspettavo qualcosa di più sul fronte della politica del lavoro. Mi sarebbe piaciuto sentire qualcosa anche sui temi della giustizia e della scuola, ma ahimè l'intervistatore non si è soffermato su questi punti.
In definitiva, salvo ripensamenti dell'ultim'ora, Ignazio Marino avrà il mio voto alle primarie.
Lady delle Gocciole Extra Dark
We are only human, and the gods have fashioned us for love. That is our great glory, and our great tragedy.
Dunque:
- Nucleare a differenza di Franceschini e Bersani, che non hanno espresso una posizione ben definita, Marino ribadisce un NO secco al ritorno al nucleare, sia perché in netto contrasto con la volontà popolare espressa nel referendum, sia dichiarando di voler rispettare gli accordi del 20-20-20 utilizzando le nuove tecnologie per lo sfruttamento delle risorse rinnovabile messe a disposizione, tra gli altri, dal premio nobel Rubbia e dai ricercatori del Politecnico di Torino.
Non so Bersani ma Franceschini mi pare abbia chiaramente detto che è contrario al nucleare.
Per quanto mi riguarda sono abbastanza favorevole al nucleare, o perlomeno non vedo il motivo di essere contrario senza se e senza ma.
- Sanità sottolineando l'immenso valore del diritto alla salute che tutti gli "individui" in Italia hanno, potendo disporre dell'accesso al sistema sanitario, Marino ha evidenziato l'assoluta necessità di estromettere la politica dalle nomine negli ospedali. Citando le sue stesse parole nessuno entrando in una sala operatoria deve temere che il primario che l'opererà sia lì non perché è il più bravo e meritevole ma perché è amico del segretario del partito. Altro punto fondamentale su questo tema è stata l'assoluta necessità di uniformare la qualità del servizio sanitario a livelli accettabili su tutto il territorio nazionale, senza dover costringere le persone ai cosidetti "viaggi della salute" accessibili solo ai più facoltosi.
Sulla politica d'accordo, ma vale anche per qualsiasi ente pubblico e non (Rai in testa). L'uniformità del servizio dipende: in che modo si uniforma il servizio? Per l'OMS l'Italia ha il secondo miglior sistema sanitario del mondo.
- Libertà d'informazione Marino è salito sul palco con al braccio la fascetta rossa di solidarietà ai giornalisti. Ha ribadito quanto sia importante la libertà di informazione e di critica e che lui stesso si è trovato a difendere giornalisiti di testate "avverse" che lo hanno criticato, secondo il principio voltairiano del "io credo che tu abbia torto ma mi batterò perché tu possa esprimere la tua opinione". Si è poi soffermato sulla vicenda "nomine rai 3". Marino si è detto contrario alle nomine decise al tavolo politico dove spesso ci si vende per qualche minuto di diretta in più; nel caso specifico, tuttavia, ha riconosciuto l'ipocrisia di coloro che vogliono l'uscita della politica dalle nomine rai solo nel momento in cui le nomine per rai 1 e rai 2 sono già state fatte (dalla maggioranza parlamentare) e mancano solo quelle per rai 3.
D'accordo in principio, anche se non vedo tutta questa limitazione della libertà di stampa.
-Crisi economica Marino, dichiarando di trovare assurde le affermazioni di Tremonti prima sull'inesistenza della crisi e ora sulla sua imminente risoluzione, si è praticamente mantenuto sulla stessa linea di pensiero degli altri due candidati portando come possibili soluzione il salario minimo garantito e un rimodellamento degli ammortizzatori sociali per contratti flessibili. Ha poi fatto notare come intraprendere una politica di incentivo sull'industrializzazione delle tecnologie made in Italy sullo sfruttamento delle fonti di energia rinnovabile possa aprire nuove frontiere per lo sviluppo e l'occupazione, secondo quanto ha già affermato Obama naturalmente in scala maggiore.
Troppo di sinistra. Vedo poche istanze liberali ma è un vizio di ognuno dei tra candidati.
- Alleanze del PD Marino ha subitamente escluso la possibilità di un'alleanza con l'UDC fino a che le reciproche posizione rimarranno così distanti sui temi eticamente sensibili e sulla giustizia. Ha avuto un'apertura verso la sinistra radicale.
Contrario a qualsiasi accordo con la sinistra radicale. Un partito post-ideologico non si può alleare con chi ritiene Chavez un simbolo di progresso sociale.
-Vita interna del PD Marino ha bollato le correnti come il male assoluto del partito auspicando la creazione di un'unica "corrente dei circoli". A questo proposito auspica l'utilizzo massiccio dei circoli per dettare la linea del partito sui temi più importanti sottolineando come i politici debbano sentirsi vincolati a sostenere le decisioni prese dai circoli quali che siano le opinioni personali in proposito (ogni riferimento alla Binetti non era puramente casuale).
Impraticabile e nemmeno del tutto corretta. Giusto che la "Base" partecipi alla democrazia del partito, ma fino a un certo punto. Le primarie sono un buon punto d'arrivo, oltre io non andrei.
-Legge elettorale Su questo tema assai vasto, le proposte di Marino sono state due: i cittadini debbano poter scegliere i candidati esprimendo il voto di preferenza; in subordine se questo non è possibile che almeno sia possibile all'interno del PD attraverso le primarie. Infine si augura caldamente un ritorno al sistema maggioritario uninominale.
Abbastanza d'accordo, anche se il voto di preferenza ha anche dei punti deboli, primo fra i quali l'incidenza del voto di scambio.
-Conflitto di interessi Marino ha manifestato la sua volontà di introdurre una legge sul conflitto d'interessi a tutti i livelli, dall'assessore comunale al presidente del consiglio. Ha apertamente criticato i suoi rivali in quanto adesso sbandierano il problema del conflitto d'interessi di Berlusconi, ma quando hanno avuto la possibilità durante la legislazione di sinistra dal '96 al 2001 di fare qualcosa di veramente concreto contro questo problema non hanno fatto nulla (ndr Marino è stato eletto in Parlamento per la prima volta nel 2006).
La sostanza del discorso è corretta, sono meno sicuro che una tale legge sarebbe applicabile anche a livello comunale.
Insomma nel complesso il programma di Marino mi convince solo in parte. :blink:
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »
Per quanto mi riguarda sono abbastanza favorevole al nucleare, o perlomeno non vedo il motivo di essere contrario senza se e senza ma.
Bisogna investire sul risparmio energetico.Quando una casa spreca il 50% dell'energia che le viene fornita,mettersi a pensare di costruire nuove centrali (di qualsiasi tipo),è ridicolo.......
Quanto alla contrarietà al nucleare nello specifico.....dico solo......guardate quà :wub: link
Tra l'altro,a proposito di Report,non so se sapete che la Rai ha deciso di togliere la tutela legale alla trasmissione della Gabanelli..... :blink: :shock: :blink:
D'accordo in principio, anche se non vedo tutta questa limitazione della libertà di stampa.
La lottizzazione (che tu stesso confermi dicendo "Sulla politica d'accordo, ma vale anche per qualsiasi ente pubblico e non (Rai in testa)")è già di per sè un evidente limitazione della libertà di stampa....
Troppo di sinistra.
ERA ORA,CAVOLO............. :indica: :mellow: -_- ;)
Quanto alla contrarietà al nucleare nello specifico.....dico solo......guardate quà :blink: link
Grandissimo servizio. Consiglio a tutti di vederlo. Grazie Joramun per averlo segnalato.
Sul Corriere della Sera si è sviluppato un dibattito sul PD e più in particolare su ciò che ha da offrire alla società. Il politologo Panebianco ha scritto un'editoriale molto critico e oggi hanno risposto a questo sia Pierluigi Castagnetti (ex-Margherita e sostenitore di Franceschini) che Ignazio Marino. Questo l'editoriale:
Un'offerta inesistente
Il Partito democratico si avvia verso il congresso. La lotta precongressuale è stata aspra ma ciò non è servito a guarire la malattia di quel partito: la scarsa credibilità della sua «offerta politica» complessiva, l'assenza di un insieme di idee e di proposte potenzialmente in grado di convincere una parte rilevante di quegli elettori che, fin qui, si sono tenuti alla larga dal Partito democratico. Di più: mi pare che ci sia, in settori significativi del Pd, la sfiducia nella possibilità stessa che una forte offerta politica possa essere confezionata. Come altro si può interpretare il fatto che il gruppo dirigente oggi non speri, per vincere di nuovo, nelle virtù e nelle capacità proprie ma unicamente negli incidenti di percorso altrui? Non è forse vero che, per tornare al governo, il Pd si affida solo alla speranza di una uscita di scena di Berlusconi e della disgregazione del centrodestra? Non è forse vero che esso ripone le proprie chances, anziché nella capacità di attrarre elettori, in quella di attrarre alleati? Puntare tutte le proprie carte, piuttosto che sulle possibilità di sfondamento nell'arena elettorale, sulle manovre nell'arena parlamentare, significa sostituire la tattica alla strategia, sperare che il tatticismo e le capacità manovriere possano sopperire ai ritardi culturali e alle inadeguatezze politiche.
Quando Massimo D'Alema dice che un partito del 27-30 per cento può andare al governo solo costruendo alleanze, rivela la sua sfiducia nelle possibilità di crescita autonoma del partito. Una sfiducia della quale è peraltro facile identificare l'origine: va cercata in una pagina di storia ormai chiusa, quella del partito comunista. Non critico D'Alema per questo: tutti noi siamo condizionati dalle nostre esperienze passate. Ma è un fatto che pensare che un partito del 30 per cento sia condannato a rimanere tale è un portato di quella esperienza. All'epoca del bipolarismo Usa/Urss il Partito comunista non aveva possibilità di espansione al di là di una certa soglia elettorale. Poteva accrescere la propria influenza politica e, eventualmente, entrare nell'area di governo, solo grazie alla sua capacità di costruire alleanze. È quello schema che, consapevolmente o meno, D'Alema oggi ripropone. Ma nel mondo attuale, senza più conventio ad excludendum, guerra fredda e partiti comunisti, quello schema dovrebbe essere buttato via. Perché, nelle nuove condizioni, un partito del 27/30 per cento (alle precedenti elezioni) può benissimo, se azzecca la proposta politica, se intercetta la domanda del Paese, sfiorare la maggioranza dei consensi (e magari, se poi governa male, tornare al 27 per cento o anche meno alle elezioni successive). Capisco il fatto che, in politica, le proposte degli avversari siano sbagliate per principio. Ma la verità è che l'idea del «partito a vocazione maggioritaria» di Walter Veltroni non era affatto sbagliata. Nasceva dalla presa d'atto che, nel dopo guerra fredda, un partito di sinistra (non comunista), se centra la proposta politica, può benissimo giocarsela «alla pari» con la destra. L'idea era eccellente ma venne realizzata male. La proposta politica non fu abbastanza innovativa e ci fu l'errore dell’alleanza con Di Pietro.
Certo, poi ci vogliono anche le alleanze. Ma le alleanze vengono dopo la proposta politica. È nella proposta politica la vera debolezza del Pd. Ne deriva un circolo vizioso: la debolezza dell'offerta politica genera problemi di identità che alimentano la sfiducia, la quale a sua volta impedisce di agire creativamente per modificare l'offerta politica. Faccio solo l’esempio di un problema nel quale la debolezza, di visione e di proposte, del Pd è evidente: la questione dell'immigrazione. Si tratta di una questione decisiva. Nel XXI secolo è uno dei due o tre temi su cui ci si gioca, in Europa, il destino politico. I punti di criticità sono due: il problema dell'immigrazione clandestina e quello dell'immigrazione islamica. Sull'immigrazione clandestina il Pd balbetta. Affiorano qui i cascami di ammuffiti terzomondismi di origine comunista e cattolica. La sola cosa che il Pd sa fare è accusare di razzismo il governo. Ma davvero la politica detta dei respingimenti (in presenza di una colpevole latitanza dell'Unione Europea nel contrasto all'immigrazione clandestina) può essere così liquidata? Zapatero, il premier spagnolo, non risulta iscritto alla Lega Nord. Ma tratta con la massima durezza l'immigrazione clandestina. Non è forse nell'interesse dei Paesi europei mandare messaggi chiari alle organizzazioni criminali che gestiscono il traffico di esseri umani? E, ancora, davvero il reato di clandestinità (che esiste in tante democrazie) è una infamia? Che lo descriva così qualche vescovo poco interessato al fatto che l'Italia possieda dei confini (il reato di clandestinità è proprio questo: la dichiarazione secondo cui i confini dello Stato non sono una finzione o una barzelletta) è comprensibile, ma se lo fa un partito di opposizione esso si condanna a non diventare forza di governo. C'è poi la questione dell'immigrazione islamica. Bisognerebbe smetterla di gridare all'islamofobia tutte le volte che qualcuno ricorda che l'immigrazione islamica è quella che comporta le maggiori difficoltà di integrazione e, in prospettiva, i rischi più seri. Come dovrebbero insegnarci le imprudenti politiche della Gran Bretagna e dell'Olanda, «dialogo» e «accoglienza» non risolvono il problema. Perché non ci siano penosi risvegli fra qualche anno, occorre dettare condizioni chiare. Ma quelli del Pd, quando discutono di immigrazione, sembrano disinteressati al tema. Era solo un esempio, anche se rilevante. Costruire una offerta politica adeguata ai tempi può essere, per il Pd, una impresa faticosa, destinata anche a suscitare forti conflitti interni. Ma, almeno, sarebbero conflitti da cui potrebbero nascere serie elaborazioni culturali e sforzi di immaginazione politica. Molto meglio che stare seduti sul greto del fiume, ripetendo fino alla noia vecchi slogan, e aspettando, inerti, di vedere passare sull'acqua il cadavere del nemico.
Questa la risposta di Marino:
Gentile direttore,ieri Angelo Panebianco ci ha offerto un stimolante punto di vista sul partito democratico. Con una certa brutalità ci ammonisce sulla “scarsa credibilità dell’offerta politica, sull’assenza di un insieme di idee e proposte potenzialmente in grado di convincere una parte rilevante di elettori”. Approfitto dello stimolo per proporre alcune riflessioni.
L’idea del partito con “respiro” maggioritario, che difendo, significa capacità di offrire all’Italia un racconto politico – fatto di valori, idee e proposte – forte e strategico, proprio per competere, come suggerisce Panebianco, nella sfida elettorale e di rappresentanza non sul piano tattico degli accordi partitici (che semmai vengono dopo).
Il Pd o è partito autonomo, forte e aggregatore, o non è. E se pensiamo che per vincere dobbiamo decidere delle alleanze prima di sapere chi siamo, chi siamo non lo sapremo mai. Ecco perché ho detto che mi sembra difficile, oggi, un’alleanza strategica con l’Udc, da cui ci dividono valori identitari (altra cosa la possibilità di progetti locali, sulla base di programmi amministrativi comuni e dell’autonomia di ogni territorio).
Il Pd (che ho in mente) è una forza che non teme di compiere scelte chiare sui temi che oggi dividono, di dire che stiamo dalla parte dei diritti delle persone, che difendiamo un’idea di laicità come metodo di discussione e decisione, senza sentirsi depositari della verità, ma con il dubbio che permette di ascoltare l’altro e di rispettare le decisioni prese a maggioranza.
I diritti civili, la vasta sfera di questioni che toccano la vita, la salute, le libertà delle persone e l’equilibrio con l’ambiente non sono temi marginali, ma indicano, appunto, la nostra identità di forza progressista.
Ci sono poi le idee sui temi in una visione alternativa al modello semplificato di Berlusconi. “Si è si, no è no, tutto il resto è del maligno” dice una frase del Vangelo a me cara, ed è a questo principio che si ispira il programma che propongo. Si può essere d’accordo o meno, ma sfido a trovare ancora le vecchie ambiguità: no al nucleare, ad esempio, o si ad un mercato del lavoro flessibile e sicuro, con contratto unico, salario minimo garantito e reddito di cittadinanza. O, ancora, no ad ogni forma di intromissione della politica nelle nomine, dalla Rai alla sanità. Si ai collegi uninominali per riqualificare la rappresentanza. Sono solo esempi, ma indicano la strada: non dire quello che conviene, né seguire il senso comune sondaggistico, ma affermare quello che crediamo giusto.
Ancora un esempio, sull’immigrazione, che Panebianco indica giustamente come tema decisivo. L’immigrazione è una risorsa per l’Italia, economica e sociale, di cui oggi non possiamo fare a meno. Si parla tanto di respingimenti, che rifiutiamo, ma dobbiamo sapere che non è dal mare che arriva la maggioranza dei clandestini. Non è con la propaganda che si risolvono i problemi. Propongo quattro cose: permessi di soggiorno temporanei per la ricerca di lavoro, metodi rigidi di controllo e verifica degli ingressi – sul modello americano, con documenti elettronici, controllo di iride e impronte digitali, fermezza assoluta per chi non rispetta le regole – jus soli per far essere italiano chi nasce e cresce da noi, diritto di voto amministrativo.
Metto solo la risposta di Marino perchè lui è uno dei tre candidati. Quella di Castagnetti è qui: Link.
Non condivido molte delle idee di Marino ma almeno sul metodo posso essere d'accordo. Un partito deve prima formare la propria identità e poi fare le alleanze basandosi su questa. Altrimenti il risultato può essere simile a quello del PdL e della Lega Nord dove il piccolo (la Lega) detta l'agenda al grosso (il PdL).
« I met a traveller from an antique land
Who said: Two vast and trunkless legs of stone
Stand in the desert. Near them on the sand,
Half sunk, a shatter'd visage lies, whose frown
And wrinkled lip and sneer of cold command
Tell that its sculptor well those passions read
Which yet survive, stamp'd on these lifeless things,
The hand that mock'd them and the heart that fed.
And on the pedestal these words appear:
"My name is Ozymandias, king of kings:
Look on my works, ye Mighty, and despair!"
Nothing beside remains. Round the decay
Of that colossal wreck, boundless and bare,
The lone and level sands stretch far away. »